Dicembre 13th, 2017 Riccardo Fucile
SALVINI SPACCIA LA LEGGE PER QUELLO CHE NON E’, HA SOLO BISOGNO DI PRESENTARSI ALLE ELEZIONI CON LA STELLA DI LATTA DA SCERIFFO, BERLUSCONI FA FINTA DI NON SAPERE MA L’ORDINE L’HA DATO LUI PER FAR CAPIRE CHI COMANDA NEL CENTRODESTRA
Vediamo di spiegare il motivo per cui Matteo Salvini, pensando di essaere uno statista
internazionale, ha annunciato di aver sospeso il “tavolo del negoziato”con Berlusconi a seguito del voto contrario espresso in commissione da Forza Italia all’iter veloce per far approvare la legge Molteni sulla riforma che cancellerebbe (in teoria) lo sconto di pena per reati gravi per cui è previsto l’ergastolo.
Che Forza Italia non fosse d’accordo con la legge non è una novità , visto che alla Camera si era astenuta (favorevoli Lega, Pd, M5S e Fdi).
Il motivo lo aveva spiegato già allora l’onorevole Francesco Paolo Sisto: “Questa è una norma superflua, perchè l’articolo 442 già prevede la possibilità di comminare la pena in ergastolo. Noi non andiamo contro ciò che dice la Lega, siamo convinti si debba dare certezza alla pena e trovare la maniera di dare effettività al rapporto tra responsabilità e sanzione, ma le soluzioni non sono di travolgere i cardini del sistema. La nostra è una astensione meditata. I rimedi vanno trovati all’interno dei principi costituzionali».
Giuste o sbagliate che fossero, queste considerazioni erano note, quindi la sceneggiata di Salvini è stata costruita ad arte.
COSA E’ SUCCESSO OGGI
In realtà il no di Forza Italia non è stato sul merito della legge. La commissione Giustizia si è espressa infatti sulla trasformazione dell’esame del disegno di legge da referente a deliberante.
Più chiaramente, era accaduto che al termine dell’ultima conferenza dei capigruppo il ddl era rimasto fuori dal calendario dell’Aula (quello in cui il Pd ha fatto inserire il biotestamento all’inizio dell’ordine dei lavori e lo ius soli quasi alla fine).
Così la Lega ha chiesto in Aula al presidente Piero Grasso di poter esaminare il provvedimento dalla commissione in sede “deliberante”, cioè poterla approvare e farla diventare legge direttamente dalla commissione e senza l’Aula.
Grasso in quel contesto aveva risposto che è sempre stato d’accordo nell’esame deliberante delle commissioni quando il clima lo ha permesso e con il governo favorevole. Così il ddl Molteni è tornato in commissione Giustizia, anche con il Pd “morbido” su questo tema.
Ma a negare la “deliberante” sono stati due esponenti del centrodestra, l’ex sottosegretario della Giustizia Giacomo Caliendo (Forza Italia) e Carlo Giovanardi, ora iscritto al gruppo Idea, lo stesso di Gaetano Quagliariello.
MA COSA PREVEDE REALMENTE IL DDL MOLTENI?
Si tratta di un disegno di legge che regola la inapplicabilità del rito abbreviato (e quindi dei relativi sconti di pena di un terzo) ai reati considerati “gravissimi”
Al primo articolo prevede la modifica dell’articolo 438 del codice di procedura penale escludendo il giudizio abbreviato per reati per i quali la legge prevede la pena dell’ergastolo.
Se si procede per uno di questi delitti, l’imputato può comunque chiedere l’accesso al rito speciale, subordinando la richiesta a una diversa qualificazione del fatto come reato per il quale la legge non prevede l’ergastolo.
In sostanza, l’imputato può chiedere al Gup di valutare l’imputazione formulata dal Pm per eventualmente derubricare il reato in un delitto per il quale non sia previsto l’ergastolo e così consentire l’accesso al rito abbreviato e al conseguente sconto di pena.
Tanto in caso di rigetto della richiesta di integrazione delle prove, quanto di rigetto della richiesta di diversa qualificazione del fatto, l’imputato può riproporre le richieste fino a che in udienza preliminare non siano formulate le conclusioni.
Ma non è vero che il rito abbreviato prima evitava l’ergastolo: nel caso di condanna all’ergastolo e all’isolamento diurno ad es, la pena era “solo” l’ergastolo.
E la nuova formulazione proposta non esclude la derubricazione e non annulla la possibilità di richiedere il rito abbreviato all’imputato.
Un comma poi prevede che nei delitti contro la persona, quando siano applicabili le aggravanti dell’aver agito per motivi abbietti o futili o dell’avere adoperato sevizie o dell’avere agito con crudeltà verso le persone, eventuali circostanze attenuanti che dovessero concorrere non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti.
La pena dovrà dunque essere calcolata prima applicando le aggravanti e solo dopo potrà essere diminuita, calcolando la diminuzione sulla pena risultante dall’aumento conseguente alle aggravanti.
Ci sarebbe di fatto un leggero inasprimento delle pene per reati contro la persona, ma non certo l’annullamento degli sconti derivanti dalle attenuanti.
UNA OPERAZIONE DI PROPAGANDA A RISCHIO DI INCOSTITUZIONALITA’
In conclusione: gli ergastolani sarebbero pochi di più ma il pericolo è che la norma sia incostituzionale perchè il rito abbreviato è nato per essere concesso a tutti (per sveltire i procedimenti) mentre qua si distinguerebbe tra tipi specifici di reati .
Ora è evidente che si tratta di un’operazione di facciata, utile a fini elettorali, tanto è vero che si sono uniformati anche Pd e M5S, ma che poco incide sull’iter processuale.
PERCHE’ FORZA ITALIA SI E’ OPPOSTA?
Motivi giuridici a parte, sarebbe arrivato un ordine ben preciso da Berlusconi in persona per affossare la legge tanto cara a Salvini.
I motivi sono sostanzialmente due.
Il primo: non dare alla Lega un’arma da utilizzare in campagna elettorale, ovvero quella di aver rafforzato le pene per i reati gravi.
Il secondo: avvertire il Carroccio e il suo segretario che a dettare la linea nel Centrodestra è Forza Italia e che Berlusconi non si fa scrivere l’agenda dall’alleato “populista”.
Alla fine resterà solo l’ennesimo scontro a gomitate per l’egemonia del centrodestra con un Salvini in difficoltà che cerca di recuperare voti e Berlusconi che è ritornato a bacchettare “i capricci” di Salvini, senza concedergli spazio.
argomento: elezioni | Commenta »
Dicembre 13th, 2017 Riccardo Fucile
UNA SCELTA AD ALTO IMPATTO IN LAZIO E LOMBARDIA… L’ENNESIMO ERRORE DEL PD
Ed election day sarà . Il 4 marzo 2018 gli elettori italiani saranno chiamati al voto sia per le Politiche che per le Regionali. Interessati due territori-chiave della penisola: Lazio e Lombardia, due regioni ad alta densità abitativa.
E si voterà per il rinnovo del consiglio regionale anche in Molise e Friuli Venezia Giulia, regione che però è a statuto speciale e potrà decidere autonomamente quando votare.
È questo l’esito dei contatti tra forze politiche, governo e Quirinale, contatti continui in questi giorni di fine legislatura.
L’election day non è un dettaglio del calendario istituzionale e politico a cavallo tra 2017-2018.
L’idea di votare nello stesso giorno per le politiche e le regionali, maturata nel governo, serve anche a risparmiare risorse pubbliche.
Ma la scelta non è indifferente per i partiti. Interessato all’election day il centrodestra: la coincidenza del voto nazionale e locale suggella l’alleanza tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia sia a livello nazionale che locale e dunque potrebbe fare da traino nelle urne.
E infatti oggi è dal centrodestra che la richiesta arriva esplicita. Matteo Salvini: “Ok il voto il 4 marzo ma con l’election day”.
Più freddo invece rispetto a questa idea il Pd. Almeno inizialmente.
Perchè a livello nazionale il partito di Matteo Renzi non è alleato di Liberi e Uguali di Pietro Grasso.
E invece nel Lazio il governatore uscente e ricandidato del Pd Nicola Zingaretti avrebbe tanto bisogno di non perdere l’alleanza larga di centrosinistra con cui finora ha governato: sarebbe un paradosso.
Persino il renziano Giorgio Gori, candidato governatore in Lombardia, ha lanciato un appello per l’alleanza con gli ex Pd e le altre forze di sinistra.
Tutta da vedere, nel caso lombardo, perchè Gori è personalità del giro stretto di Renzi, più indigesta per gli ex Pd confluiti in ‘Liberi e uguali’.
Zingaretti invece ha un’altra storia politica, autonoma da Renzi: ex Ds, anche sotto questa dirigenza Pd può avere più filo da tessere per un’alleanza di centrosinistra. E’ per questo che il presidente della Regione Lazio insiste e nei prossimi giorni avrà contatti con Grasso o con i dirigenti regionali di Liberi e Uguali. Ad ogni modo, anche lui ha fatto pace con l’idea di election day per risparmiare risorse.
Dunque, una volta approvata la manovra economica in via definitiva (probabilmente il 23 in Senato, ultimo giorno utile prima di Natale), Paolo Gentiloni terrà la conferenza stampa di fine anno, il 28 dicembre.
Dopo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella scioglierà le Camere (come avevamo scritto qui) indicando la data del voto il 4 marzo: per Parlamento e Regioni interessate. Via alla campagna elettorale, tutto sommato abbastanza breve.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: elezioni | Commenta »
Dicembre 13th, 2017 Riccardo Fucile
MARIELLA IPPOLITO NON HA GRADITO LA STANZA AL QUARTO PIANO E SLOGGIA IL DIRIGENTE CHE STAVA AL QUATTORDICESIMO: “CON PIU’ LUCE SI LAVORA MEGLIO”
La sua stanza al quarto piano è poco luminosa. Quella al piano numero quattordici con la
terrazza che guarda su tutta la città , invece, è perfetta. Peccato sia già occupata da un dirigente.
Poco male, basta decidere di spostare il dipendente in questione e occupare il suo ufficio. Fa discutere il primo atto di Mariella Ippolito, nuovo assessore alla Famiglia della Regione Siciliana.
Nominata dal neogovernatore Nello Musumeci il 29 novembre, Ippolito si è insediata nei giorni scorsi negli uffici di via Trinacria a Palermo.
Solo che una volta varcata la soglia dell’assessorato si è accorta di un piccolo particolare: la sua stanza era al quarto piano. Poca luce, poca vista, non certo l’ambiente giusto per la numero uno dell’assessorato alla Famiglia.
Nello stesso stabile, però, c’èra un ufficio molto più cool: quello del dirigente generale Mario Candore. Uno spazio luminosissimo dal quale si domina l’intera città . Detto fatto dunque: al dirigente è stato chiesto di spostarsi.
E Ippolito ha avuto uno studio degno del suo incarico, anche se parecchi in assessorato non hanno preso bene il primo atto del nuovo capo.
La diretta interessata, però, non si preoccupa.
“Non ci trovo nulla di male— dice l’assessore a Repubblica — Rientra in una riorganizzazione del sistema di accoglienza di questo assessorato. Quando sono arrivata non c’era alcun filtro in portineria e non c’era alcuna privacy per il mio ruolo. Davanti alla porta mi sono trovata persone che non conoscevo e non sapevo nemmeno se erano dipendenti della Regione oppure esterni. Al quattordicesimo piano posso lavorare con più tranquillità . Inoltre penso che con più luce si lavora meglio. Tutto qui. Candore è stato gentilissimo e ha accettato il cambio di stanza con la massima collaborazione”.
Presidente dei farmacisti di Caltanissetta, Ippolito è stata indicata in giunta addirittura da Raffaele Lombardo, ed è una delle due sole donne del nuovo governo Musumeci.
Il governatore, però, evidentemente ci teneva ad accontentare Lombardo: pur di farle spazio ha dovuto negare una poltrona alla Lega, che non l’ha presa benissimo. Più o meno come i dipendenti dell’assessorato alla Famiglia.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Costume | Commenta »
Dicembre 13th, 2017 Riccardo Fucile
TUTTO DA RIFARE DOPO 25 ANNI E 400 MILIONI SPESI: SI DOVRA’ AMBIENTALIZZARE TUTTA L’AREA A TERRA
Il colpo di grazia sulla bonifica (fantasma) dei terreni di Bagnoli: è tutto da rifare.
Invitalia, la società di proprietà del ministero dell’Economia che su incarico affidato dall’allora governo Renzi è il soggetto attuatore del programma di bonifica e rilancio dell’ex area industriale, ha pubblicato gli esiti delle attività di caratterizzazione effettuate nei mesi scorsi e validate da parte degli enti di controllo, come Ispra, Arpac e Arpav.
Il risultato non dà scampo: la bonifica di Bagnoli-Coroglio dovrà riguardare tutta l’area a terra, anche la zona che è stata già oggetto dei precedenti interventi.
La conferma di quanto sostenuto mesi fa nella perizia di oltre duecento pagine disposta dal Tribunale di Napoli, secondo cui gli interventi di bonifica a Bagnoli “così come realizzati, si ritiene abbiano compromesso la futura fruibilità dei luoghi”, perlomeno di quelli a destinazione d’uso residenziale “arrivando talora ad incrementare le concentrazioni inquinanti esistenti prima della bonifica”.
Come se 25 anni di polemiche, inchieste e 400 milioni di euro sprecati solo per le bonifiche non fossero mai trascorsi.
Non nasconde l’amarezza il presidente della Commissione trasparenza del Comune di Napoli, Mimmo Palmieri. “Sono avvilito — ha commentato a ilfattoquotidiano.it — per quanto si apprende da Invitalia, ma mi auguro che la questione venga approfondita dalla Corte dei Conti”.
Nel frattempo è stata confermata la pubblicazione, entro il prossimo 22 dicembre, della gara per l’affidamento del progetto di bonifica delle aree a terra, comprensivo dell’area di colmata e degli arenili.
A CHE PUNTO SIAMO
Se la scorsa primavera l’ex premier Matteo Renzi scriveva su Facebook che l’Arenile Nord di Bagnoli era stato “restituito ai napoletani” e che la promessa di bonificare, ripulire e recuperare stava diventando realtà , di fatto è tutto fermo a quel pezzo di spiaggia di fronte all’isolotto di Nisida, dove però vige il divieto di balneazione.
E resta la colmata, una collina di rifiuti industriali accumulati su 220 ettari sottratti al mare. La cabina di regia ha licenziato un progetto che ne prevede la rimozione insieme alla riconfigurazione della linea di costa.
E c’è lo stanziamento previsto all’epoca da Renzi di 272 milioni di euro per il risanamento di Bagnoli: 162 milioni per i terreni, 48 per il litorale, 59 per il mare. Che non basteranno, ancora di più se bisogna rifare tutto di nuovo.
DOPO GLI SPRECHI, SERVONO ALTRI SOLDI
Così, dopo aver avuto prova certa che gli interventi eseguiti finora non hanno prodotto i risultati sperati, bisognerà recuperare altre risorse.
Lo spiega la stessa Invitalia: “Sono state avviate le attività di analisi di rischio specifiche del sito che, in considerazione del livello attuale delle sostanze inquinanti presenti e del futuro utilizzo dei suoli, consentiranno di definire le più idonee modalità per effettuare le previste bonifiche, nonchè per aggiornare le stime del loro costo”.
Proseguono, nel frattempo, i test sperimentali in campo di ‘biofitoremediation’, con utilizzo di piante, funghi e batteri idonei a degradare la contaminazione rilevata e nei giorni scorsi sono stati completati anche i prelievi per la caratterizzazione dei sedimenti marini della baia, sui quali verranno effettuate le analisi di caratterizzazione chimico-fisiche ed ecotossicologiche e definite le volumetrie dei sedimenti da dragare.
Nella imminente conferenza di servizi, convocata dal Commissario di Governo Salvatore Nastasi per il prossimo 18 dicembre, Invitalia presenterà lo studio di fattibilità degli interventi di completamento di bonifica nell’area ex Eternit.
Certo, la notizia che le bonifiche finora fatte non sono servite a nulla, non è certo di buon auspicio. Nonostante Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, la scorsa estate, a pochi giorni dalla firma dell’accordo istituzionale tra Governo, Regione Campania e amministrazione comunale abbia confermato che il piano di riconversione dell’area di Bagnoli vale un miliardo di euro.
LE RESPONSABILITà€ DA ACCERTARE
“Credo che anche la Corte dei Conti — ha detto a ilfattoquotidiano.it il presidente della Commissione trasparenza del Comune di Napoli, Mimmo Palmieri — debba immediatamente perseguire i responsabili dei ritardi e del mancato recupero delle aree e fare luce sul modo in cui sono stati spesi 400 milioni, dato che le bonifiche nel sottosuolo non sono servite a nulla e che sono state trovate le stesse sostanze certificate 25 anni fa”.
Si tratta indubbiamente di un nuovo capitolo, che si aggiunge a quello su cui si sta cercando di far luce con il processo in corso davanti alla VI sezione del Tribunale di Napoli per la mancata bonifica di Bagnoli, in particolare delle aree un tempo occupate da Italsider ed Eternit. Le accuse sono di truffa, disastro ambientale, smaltimento illecito di rifiuti, falso ideologico e favoreggiamento.
A ottobre scorso il pm Stefania Buda ha chiesto otto condanne in quanto la bonifica di Bagnolifutura, la società di trasformazione urbana partecipata da enti locali nata nel 2002, avrebbe persino peggiorato la situazione ambientale dell’area.
Sono stati chiesti otto anni per Gianfranco Caligiuri, ex direttore tecnico di Bagnolifutura, quattro anni e mezzo per Mario Hubler, ex direttore generale della società , sei anni per Gianfranco Mascazzini, già consulente della Sogesid (società in house del ministero dell’Ambiente sostituita poi da Invitalia come soggetto attuatore dell’Accordo di programma per la bonifica e il rilancio di Bagnoli) ed ex direttore generale del ministero dell’Ambiente, cinque anni e mezzo per Sabatino Santangelo, ex presidente di Bagnolifutura ed ex vicesindaco di Napoli, 5 anni e 6 mesi per Maria Palumbo, direttore generale del centro campano tecnologia e ambiente, 5 anni per Maria Teresa Anna Celano, dirigente area ambiente della Provincia di Napoli, 5 anni e 8 mesi per Alfonso De Nardo, dirigente Arpac, e 5 anni per Giuseppe Pulli, coordinatore del dipartimento ambiente del Comune di Napoli. La sentenza è attesa prima della fine dell’anno.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Dicembre 13th, 2017 Riccardo Fucile
SONO ANNI CHE IL MONDO DEL LOW COAST FA UTILI ENORMI SCARICANDO SUI LAVORATORI E SULLA FISCALITA’ DEI SINGOLI PAESI.. LA GLOBALIZZAZIONE E’ LA TAVOLA IMBANDITA PER QUESTA GENTE CHE UMILIA IL LAVORO, LE PERSONE E I DIRITTI
“E’ indegno”, ha commentato il ministro Carlo Calenda quando ha saputo delle minacce di
Ryanair verso i piloti sul piede di guerra. Se scioperate — era il succo della lettera spedita dalla compagnia — dimenticatevi futuri aumenti in busta paga secondo l’accordo oppure trasferimenti o promozioni.
Già , è indegno, ma è il modello di business che il neoliberismo ha consentito in questi anni, lo stesso modello che oggi trasforma in notizia il fatto che Facebook pagherà le tasse nel Paese dove vende il suo servizio: ma tu pensa che notizia, pagano anche le tasse questi colossi! (Che poi non ne pagheranno nemmeno tanto di più perchè le magie fiscali non finiscono mai…).
E’ proprio sulla leva di dumping fiscale, lungamente tollerata dall’Europa a danno dei paesi membri, che certe big company hanno costruito il loro racconto “gratis” o “low cost”.
Indegna non è solo la lettera minatoria — un dettaglio del sistema GangBank — è tutto il modello di business dove nell’illusione del biglietto a basso costo si celano i trucchi e gli inganni.
Sono anni che Ryanair e il mondo del low cost scarica sui lavoratori e sulla fiscalità dei singoli Paesi quel viaggio alla portata di tutti i portafogli.
Ma davvero qualcuno pensava che nessuno pagasse un prezzo?
Questi modelli globali e low cost calpestano parecchi diritti e pure parecchi doveri, caro Calenda. E sapesse quante storie indegne sono tollerate in Italia dove si regalano banche a un euro, dove si fanno ponti d’oro alle multinazionali dalla bocca larga (“Porteremo lavoro”; e giù con sconti fiscali e regali vari che i nostri piccoli imprenditori si sognano!) e dove il lavoro può diventare persino un premio, perchè è capitato anche questo.
Calenda sta cercando di umanizzarsi e fa come Ciaula che scopre la luna. Ci risparmi la parte, ministro.
Quando sarà raccontata tutta la finta favola delle compagnie low cost?
Quando svuoteremo il sacco dei soldi pubblici destinati agli aeroporti low cost “gonfiati” di passeggeri target di questo mercato?
Quando saranno svelati i by-pass fiscali — guarda caso sono tutti nella solita Irlanda o in altro Paese a maglie larghe — che tengono in piedi il giocattolo?
E’ ora di finirla con la predicazione del mondo moderno che lascia le mancette sul tavolo e si arricchisce con profitti generati da regole asimmetriche.
La globalizzazione è la tavola imbandita per questa gente. Gente che umilia il lavoro, le persone, i diritti.
E’ il demone finanziario che entra nell’economia reale, con la complicità di una classe politica corrotta culturalmente. Quelli che vogliono ribaltare le regole sono pochi; Calenda non è tra questi.
Se per il ministro confindustriale è indegno comprimere i diritti, allora tolga il disturbo perchè in Italia e in Europa le regole continuano a essere scritte proprio con quell’inchiostro lì.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Dicembre 13th, 2017 Riccardo Fucile
PECCATO CHE LA RAGGI ABBIA “TOLTO LA MANGIATOIA”, PERCHE’ ORA IL BUE E L’ASINELLO FAREBBERO COMODO
L’asilo nido di via Aquilanti nel quartiere Massimina nel XII Municipio è nuovo nuovo ma questo non significa che tutto funzioni bene. Anzi.
Inaugurato a settembre in pompa magna dalla Sindaca Virginia Raggi che ci spiegava il lavoro della giunta per «riportare le periferie al centro della città » con l’arrivo del freddo ha più di qualche problema di abitabilità .
Perchè la caldaia funziona a singhiozzo e quindi i termosifoni, se va bene, sono appena tiepidi. Il che visto che si tratta di una struttura che deve accogliere bambini molto piccolo diventa un problema enorme
La fretta di inaugurare una struttura che non era ancora pronta
Come riferisce Roma Today i genitori dei piccoli alunni della scuola hanno segnalato i malfunzionamenti della caldaia e dell’impianto di riscaldamento sin da settembre. C’era tutto il tempo a disposizione quindi per intervenire prima dell’arrivo del freddo che — come è noto a quasi tutti — si fa più intenso con l’avvicinarsi dell’inverno.
A Roma però l’Amministrazione comunale (e quella municipale) sembrano essere del tutto ignare dello scorrere delle stagioni e delle ricorrenze annuali. L’improvvisazione sembra essere la vera linea guida di chi governa la città .
La struttura era stata infatti consegnata al Comune nel 2015 ma per una serie di questioni non era mai stata messa in funzione.
Uno dei problemi era, a quanto pare, il conflitto d’interessi dell’attuale Presidente cinquestelle del consiglio municipale, titolare di alcune quote di una società che possiede un asilo nido privato a poca distanza.
Pare che sia stata proprio la pressione sul presunto conflitto d’interesse di Di Camillo a spingere l’Amministrazione municipale a prendere la decisione — a marzo — di trasferire gli alunni del nido di Via Pavolini in via Aquilanti.
Questo nonostante le perplessità di alcuni genitori sulla funzionalità della nuova struttura.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Roma | Commenta »
Dicembre 13th, 2017 Riccardo Fucile
TUTTI PAZZI PER VIRGINIA DOPO LA PRIMA AL TEATRO DELL’OPERA CON L’ABITO FIRMATO
Ieri sera la sindaca di Roma Virginia Raggi ha fatto il suo ingresso trionfale alla prima
dell’Opera di Roma dove è andata in scena La damnation de Faust di Hector Berlioz.
La sindaca ha attirato l’attenzione su di sè, apparendo in un abito impeccabilmente elegante e romantico, quasi da eroina della lirica ottocentesca disegnato da Guillermo Mariotto, direttore creativo della maison Gattinoni.
A completare la mise una cappa in velluto nero foderata in satin avorio, appartenuta ad Anna Magnani e proveniente dagli archivi Gattinoni.
Con un abito del genere Raggi ha centrato l’obiettivo attirando l’attenzione di fotografi e ammiratori. C’è chi l’ha paragonata ad Anna Valle, chi alla Magnani oppure a Maria Callas.
In realtà anche lo scorso anno era riuscita a far parlare di sè, ma in un altro modo.
Alla prima del 2016 infatti la sindaca si era presentata in tailleur con la fascia tricolore sul tappeto rosso e se ne era andata prima dell’inizio della rappresentazione “per motivi di lavoro”. Quest’anno la Raggi ha deciso di cambiare registro (e musica) onorando la prima della stagione del Teatro dell’Opera di Roma con la sua presenza e un abito sfarzoso.
Siamo molto distanti dal francescanesimo del MoVimento predicato dal monaco Beppe Grillo. Ma non c’è nulla di male: gli obblighi istituzionali e la necessità politica impongono un abbigliamento consono.
Questo ragionamento vale per la Raggi così come per le varie Boschi, Agnese Landini o Bebe Vio. A parti invertite però i fan della sindaca e del M5S hanno spesso stigmatizzato e duramente criticato l’abbigliamento delle donne dei partiti politici avversari.
Da ieri invece i sostenitori della sindaca di Roma sono andati in estasi. Non è una novità perchè la naturale eleganza (ovvero non artefatta) e la bellezza della Raggi hanno da sempre molti estimatori.
Secondo molti pentastellati Virginia Raggi è, certamente non da ieri, la sesta stella del MoVimento 5 Stelle. La più brillante. E perchè no, anche una “meravigliosa femmina” o “una gran sorca” come scrive qualcuno sul profilo Instagram.
C’è chi azzarda addirittura sondaggi sull’indice di gradimento della sindaca basandosi sui like alla foto su Facebook.
Se la situazione a Roma non fosse drammatica ci sarebbe quasi da ridere. Ma il vento sta cambiando, signori
Bella perchè onesta, onesta perchè bella
Nella narrazione pentastellata l’onestà non è solo una qualità morale ma anche estetica. Va da sè quindi che la sindaca dell’onestà , che ha “tolto la mangiatoia” a tutti quelli che facevano affari rubando soldi ai romani non sia solo bella dentro e pulita fuori ma anche bellissima proprio in virtù della sua onestà .
Tutta Italia invidia a Roma la sua sindaca, non solo per la sua competenza e la sua trasparenza. E allora forza con “questo trend sexychic” vogliamo vedere la sindaca in abito lungo anche quando inaugura asili nido che poi lasciano gli alunni al gelo.
Insomma la scelta della Raggi di fare come fa la tanto odiata Ka$ta e di prendere parte a eventi d’alta classe e a party esclusivi sembra riscuotere il consenso dell’elettorato o almeno dei suoi sostenitori.
A dimostrazione che la bellezza della Raggi è la prova lampante delle sue capacità politiche c’è chi si avventura a immaginare che cosa sarebbe successo se ci fossero stati Brunetta o Giachetti. Servono altre dimostrazioni che se una politica è bella allora è anche brava?
Del resto è proprio quello che ci ha cercato di spiegare Silvio Berlusconi per vent’anni. Ne consegue che se Giachetti o Brunetta fossero belli allora di sicuro sarebbero anche onesti.
Pensate cosa avrebbero rischiato i romani se avessero eletto Giachetti o la Meloni, scrive qualcuno. Il giudizio estetico diventa anche un giudizio politico.
I bravi ragazzi dalla faccia pulita (Di Maio, Di Battista) rappresentano il volto nuovo della politica e del cambiamento.
La Raggi — Virginia turrita come la definisce qualcuno — diventa invece la Marianna (non Madia à§a va sans dire) della nuova repubblica romana dell’onestà .
(da “NextQuotidiano“)
argomento: Roma | Commenta »
Dicembre 13th, 2017 Riccardo Fucile
INDAGINE DOXA FOTOGRAFA IL FENOMENO: IL 22% FORNISCE SOLDI ALMENO 12 MESI L’ANNO
Il luogo comune per cui gli italiani si sentono in imbarazzo a parlare di denaro e sono generosi è confermato da una ricerca Doxa, commissionata da Circle Pay, applicazione per i pagamenti online.
È di circa 800 milioni di euro la stima sui prestiti che ogni mese gli italiani fanno a familiari e amici. In questa cifra rientrano sia i pochi spiccioli che l’amico chiede per pagare il taxi quando scopre di essere rimasto senza contanti, sia veri e propri prestiti concessi per far fronte a difficoltà .
Il sondaggio Doxa è stato condotto nel mese di novembre 2017 con il metodo Cawi, su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta di 18-64 anni, e ha rilevato che il 22 per cento degli italiani presta denaro almeno una volta al mese ad amici e parenti. La percentuale sale al 60 per cento per chi concede prestiti qualche volta l’anno e tra questi il 18 per cento presta almeno 50 Euro.
A riprova che la disponibilità economica è ancora una questione di genere, sono gli uomini (il 22 per cento) a prestare quantità di denaro più ingenti, oltre i 50 euro, contro il 15 per cento delle donne. E ancora, la ricerca fotografa anche un’Italia nella quale a stare meglio è chi è più avanti con l’età , perchè è il 24 per cento delle persone di chi ha tra i 55 e i 64 anni a fare da banca per somme consistenti. I millennials prestano denaro più spesso (il 33 per cento), ma per cifre fino a 25 euro.
Ancora, il sondaggio di Doxa conferma anche il sistema di welfare familiare, la rete di genitori e nonni che sostiene chi è senza lavoro o con un reddito basso. Ogni mese, infatti, il 39 per cento degli italiani presta almeno dieci euro a familiari e amici. Il 18 per cento presta almeno 50 euro e il 7 per cento oltre 100 euro. Solo il 26 per cento, invece, chiede in prestito importi superiori ai 10 euro.
Quando si tratta di riavere indietro il prestito, imbarazzo e disagio sono gli stati d’animo prevalenti, soprattutto se si è donne.
In realtà i dati mostrano che difficilmente si chiede la restituzione di cifre inferiori ai 20 euro, pur se il 56 per cento si sente giustificato a farlo, ma solo il 38 per cento dichiara di essere tranquillo nel chiedere indietro del denaro.
La ricerca ha un finale più leggero, ma non meno interessante dal punto di vista sociologico.
§Gli intervistatori hanno infatti chiesto a quale personaggio pubblico italiano presterebbero dei soldi con la certezza di riaverli indietro. Al primo posto tra gli affidabili Francesco Totti, seguito da Valentino Rossi. Soltanto ultimo Gianluca Vacchi (nell’elenco figurano anche Pierfrancesco Favino, Luca Argentero, Vasco Rossi).
Sorge il dubbio che più che una questione di fiducia sia una questione di apparizioni televisive. O magari si conta sul fatto che i cucchiai di Francesco Totti gli abbiano assicurato denaro in quantità , anche da restituire.
(da “La Repubblica”)
argomento: Costume | Commenta »
Dicembre 13th, 2017 Riccardo Fucile
PER LA SERIE “NON SI SALVA NESSUNO”
E’ stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione Angelo Zuppante, 55 anni, già agente
nel primo gruppo della polizia municipale, quello del Centro storico, accusato dalla procura di violenza sessuale e stalking ai danni di una collega.
La sentenza è stata emessa dai giudici della prima sezione penale del tribunale al termine di una breve camera di consiglio.
Stando alla denuncia della donna, che chiese il trasferimento ad altra sede per evitare le attenzioni non gradite, l’imputato, in diverse circostanze e approfittando dell’assenza di testimoni, avrebbe tenuto un comportamento persecutorio e minaccioso con molestie avvenute anche all’interno dell’ufficio.
Un paio gli episodi contestati.
L’ex vigile urbano, per questa vicenda, venne arrestato dai carabinieri nel dicembre del 2015, proprio in tribunale, dove si era presentato per discutere il ricorso presentato contro il suo trasferimento che era stato disposto dal suo comando.
Ad eseguirlo furono i carabinieri del nucleo investigativo e i suoi colleghi della polizia locale.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori i problemi della donna sono andati avanti sino a che il suo dirigente territoriale, vedendola particolarmente turbata, è riuscito a farla confidare aiutandola a presentare una denuncia in procura.
(da agenzie)
argomento: criminalità | Commenta »