Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile MARINA RIPA DI MEANA E’ MORTA DOPO 16 ANNI DI LOTTA CONTRO IL CANCRO
Lo aveva annunciato in un’intervista prima di Natale: “Questo sarà l’ultimo”, e così è stato.
Marina Elide Punturieri, coniugata Ripa di Meana e precedentemente nota come Marina Lante della Rovere, si è spenta oggi all’età di 76 anni.
Combatteva da 16 anni la sua battaglia contro il cancro.
Quando non c’erano ancora i social network, lei sapeva sempre come far parlare di sè, nel bene o nel male, dipendeva sempre da come si considerava ciò che faceva.
Gli organizzatori delle prime a La Scala, a Milano, la temevano, perchè lei, ogni volta, sapeva come stupire e sconvolgere i presenti e più di una volta è stata portata via dalle forze dell’ordine.
Un anno si presentò vestita tutta di bianco per poi cospargersi di vernice rossa fresca e protestare così contro le pellicce, una battaglia — quella animalista — che iniziò già negli anni Novanta quando si fece fotografare nuda dicendo che l’unica vera pelliccia che amava indossare era solo “quella lì”, tra le parti intime.
Anche alla Mostra del Cinema di Venezia sapeva come stupire, con vestiti sexy ma sempre di gran classe, con cappelli di ogni fattezza e misura, a fiori come forma di gabbia di uccello.
Nella sua vita — non breve ma non lunghissima — ha fatto di tutto: ha amato molte persone, ha odiato ed è stata odiata da tante altre; ha provocato, sorriso e detto quello che le pensava quando e come voleva, ha aiutato tante persone, ma — soprattutto — colei che è stata la “regina degli eccessi”, ha fatto la cosa più naturale del mondo: si è divertita moltissimo.
E scusate se è poco.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Costume | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile E CALENDA SU TWITTER IRONIZZA SULLA PROPOSTA
La campagna elettorale si preannuncia scoppiettante. Il ministro dello Sviluppo del
governo Gentiloni Carlo Calenda, che ha annunciato di non avere intenzione di ricandidarsi, su Twitter stamattina ha sfottuto una proposta del Partito Democratico anticipata in mattinata da Repubblica in cui si parlava di abolire il canone RAI.
Oltre a cancellare la “tassa sulla tv” , infatti, il segretario dem intende modificare i tetti pubblicitari che penalizzano Viale Mazzini rispetto alle emittenti private. E che favoriscono, ovviamente, anche Mediaset.
La proposta è già pronta. Sarà formalizzata di fronte al partito. E avrà una postilla che serve a tenere in piedi l’intero impianto. «
Nella fase transitoria — spiega il leader ai big renziani convocati al partito — lo Stato dovrà supplire al canone trasferendo tra un miliardo e mezzo e due miliardi all’anno alla Rai.
“È la stessa cifra che chiedevamo ai cittadini con questa brutta tassa. Abbiamo già individuato i tagli di spesa necessari per questa operazione».
Un paracadute utile a salvaguardare Viale Mazzini nella fase di transizione, altrimenti insostenibile. Una cifra che dovrà progressivamente ridursi fino a scomparire, appena la tv pubblica si sarà consolidata nel nuovo mercato pubblicitario, libero dai tetti del passato.
E sarà in grado di fare piena concorrenza ai colossi privati come Mediaset.
Calenda fa notare che se lo Stato deve supplire al canone dando i soldi alla RAI non ci sono molte differenze rispetto alla situazione attuale: sempre di soldi dei cittadini si tratta.
Per questo, spiega il ministro, così sarebbe soltanto una partita di giro anche se di questo probabilmente i cittadini non si accorgerebbero, visto che vedrebbero soltanto che non viene più addebitato il canone nella bolletta dell’elettricità .
Così come i “tagli di spesa” — che purtroppo non vengono esplicitati nell’articolo — di solito si risolvono in tagli nei servizi al cittadino, che andrebbe comunque a perderci. A meno che Renzi non abbia individuato qualche cosiddetta “spesa inutile” da tagliare. Nel qual caso sorgerebbe spontanea la domanda: perchè non lo ha fatto il PD al governo?
(da “NextQuotidiano”)
argomento: RAI | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile ACCOLTA LA RICHIESTA DI GIUDIZIO IMMEDIATO CHE HA PERMESSO DI ANDARE OLTRE LE ELEZIONI
Il tribunale di Roma ha accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, ed ha fissato la prima udienza del processo al prossimo 21 giugno.
La Raggi è accusata di falso documentale: mentì all`Anticorruzione del Comune di Roma — secondo la procura di Roma — riguardo al caso di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele.
E l’accusa alla Raggi è relativa precisamente alle dichiarazioni all`Anac comunale, in cui il ruolo di Raffaele Marra era definito “di mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali”.
Una ricostruzione che secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Francesco Dall’Olio contrasta con il contenuto delle chat finite agli atti.
Per questo il 28 settembre scorso i pm avevano chiesto il rinvio a giudizio sia per Raggi sia per Raffaele Marra (accusato di abuso d’ufficio). E l’udienza preliminare doveva svolgersi il 9 gennaio.
Il 3 gennaio la richiesta di giudizio immediato della sindaca, motivata così su Facebook: “Desidero che sia accertata quanto prima la verità giuridica dei fatti. Sono certa della mia innocenza e non voglio sottrarmi ad alcun giudizio. Ho piena fiducia nella giustizia e credo fermamente che la trasparenza sia uno dei valori più importanti della nostra amministrazione”.
Il gup Raffaella De Pasquale ha accettato la richiesta così il 9 gennaio, in piena campagna elettorale, non ci sarà nessuna udienza e tutto, secondo il rito del giudizio immediato, inizierà il 21 giugno davanti al giudice monocratico.
Intanto Repubblica Roma oggi fa sapere che il 4 marzo, giorno in cui incidentalmente avranno luogo le elezioni politiche, si inaugurerà la stazione San Giovanni della Metro C.
Prevista inizialmente a dicembre del 2017, l’apertura della metro C a San Giovanni è stata fatta slittare alla seconda metà di marzo, a 11 mesi dall’apertura straordinaria al pubblico ma senza treni, dell’aprile dello scorso anno.
L’idea è balenata il 2 gennaio, allorchè il Consorzio Metro C ha ufficialmente comunicato a Roma Metropolitane di aver completato tutte le attività a carico dei costruttori.
In quel momento da Palazzo Senatorio è partito l’input a fare in fretta, a scegliere ogni scorciatoia praticabile per confezionare il prezioso regalo elettorale.
E pazienza se questa estate la sindaca aveva annunciato l’apertura della stazione prima per l’autunno, poi per fine anno, infine per metà febbraio: ora l’essenziale è non tardare un giorno di più.
Perciò gli uomini di Roma Metropolitane si sono messi all’opera: hanno trasmesso tutti i documenti alla Commissione Sicurezza (presso il ministero dei Trasporti) per la verifica tecnico-gestionale della tratta e l’emissione dell’obbligatorio nulla-osta di sicurezza. Un lavoro complesso che, salvo esame sprint, non si concluderà prima di fine mese. Nel frattempo, però, per bruciare i tempi, verrà chiesta alla Commissione di Collaudo presieduta da Andrea Monorchio la consegna anticipata della tratta.
Ad aggiungere un tocco di surrealtà al tutto c’è poi questa petizione del 2013 in cui i consiglieri M5S (tra cui Virginia Raggi) chiedevano di sospendere i lavori della metro C.
Bei tempi, eh?
(da “NextQuotidiano“)
argomento: Giustizia | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile L’OPERAZIONE NATA DA UN’INIZIATIVA DEI GIORNALISTI IN CASSA INTEGRAZIONE E’ STATA NOTIFICATA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA
La testata dell’Unità è stata pignorata. L’operazione è nata da un’iniziativa dei giornalisti
in cassa integrazione dallo scorso luglio, è stata notificata al Registro della stampa presso il Tribunale di Roma e della vicenda parla oggi Giorgio Meletti sul Fatto.
Nei prossimi mesi il Tribunale civile potrebbe procedere alla vendita coattiva di quello che appare l’unico bene aggredibile per soddisfare i creditori della società Unità srl. L’iniziativa porta la firma degli avvocati Iolanda Giordanelli e Valerie Stella De Caro.
I 28 giornalisti dell’Unità , in cassa integrazione dallo scorso mese di luglio, quando la testata ha cessato le pubblicazioni, reclamano il pagamento degli stipendi dei mesi di maggio e di giugno.
Nelle stesse condizioni ci sono anche 7 lavoratori non giornalisti, che versano in una situazione ancora più grave in quanto non hanno ancora percepito un solo euro del trattamento di cassa integrazione a causa di intoppi burocratici, non è chiaro se dovuti alla Pubblica amministrazione o alla stessa azienda.
La storia del quotidiano si interseca con quella della segreteria di Matteo Renzi nel Partito Democratico. In particolare i fatti degli ultimi anni:
Il giornale è tornato in edicola nel luglio 2015 su iniziativa del segretario del Pd Matteo Renzi grazie all’ingresso in campo di una nuova società partecipata perl’80 per cento dal gruppo Pessina, attivo nel settore delle costruzioni e per il restante 20 per cento dal Pd. All’inizio del 2017 il gruppo Pessina è salito al 90 per cento.
La nuova avventura è durata solo due anni e si è chiusa, a causa della scarsa diffusione del giornale e delle conseguenti difficoltà economiche, in un clima di rapporti pessimi tra i giornalisti e la società editrice,sfociato nel rifiuto da parte dell’azienda di pagare gli ultimi due mesi di stipendio.
A quel punto è iniziata la stagione delle carte bollate che adesso prospetta un finale spettacolare.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile BOOM DI ASCOLTI E SOCIAL INCANTATI: 5,7 MILIONI DI SPETTATORI E 23,8% DI SHARE… DOPO IL SUCCESSO DI BOLLE, ALTRO PICCO DI CONSENSI PER LA RAI
A pochi giorni dal boom di “Io ballo”, la trasmissione che ha visto trionfare negli ascolti e nei consensi la stella di Roberto Bolle, la Rai porta a casa un altro incredibile risultato.
Con 5 milioni 662mila spettatori e uno share del 23,8%, stavolta il mattatore è Alberto Angela.
Noto ai successi televisivi, il divulgatore è tornato in prima serata con “Meraviglie”: un viaggio in Italia in tre tappe – una al Nord, una al Centro e una al Sud – alla scoperta di dodici meraviglie d’Italia
Uno spettacolo che ha incantato anche il pubblico social – diventato insieme allo share sempre di più un dato reale di gradimento – portando #meraviglie e #albertoangela tra i trending topic italiani.
Durante e dopo la prima puntata, sono stati centinaia gli utenti che hanno voluto condividere l’entusiasmo per il programma dell’amato divulgatore al punto da coniare per lui l’hashtag #angelers, che riunisce tutti i suoi fan.
Tra le meraviglie mostrate nella prima puntata a catturare l’attenzione del pubblico c’è soprattuto la Sicilia e in particolare l’incontro con Andrea Camilleri.
E in tanti accolgono con un senso di patriottismo la bellezza d’Italia mostrata nelle “Meraviglie”, al punto da non far rimpiangere l’uscita dai Mondiali di calcio della nazionale italiana.
(da agenzie)
argomento: RAI | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile SALVINI E LA MELONI CONTRO IL MUSEO EGIZIO DI TORINO PERCHE’ FA LO SCONTO “DUE PER UNO” AGLI ARABI… SUGGERIAMO ALLA DIREZIONE DI FARE LA STESSA PROMOZIONE AI SOVRANISTI DA AVANSPETTACOLO
Al senso del ridicolo non c’è più un limite per i finti sovranisti italiani (quelli che se ne
fottono che un giovane ricercatore italiano venga torturato e ucciso da un regime militare straniero) e così non trovano di meglio che far ridere tutta Italia montando una delirante polemica per la campagna lanciata dal Museo Egizio di Torino che prevede un biglietto gratis agli arabi che si presentano alla biglietteria in coppia.
Campagna rilanciata con cartelloni apparsi in questi giorni sui bus cittadini, ritenuta dal direttore Christian Greco “un mezzo per condividere il prezioso patrimonio del museo con le genti del paese d’origine di quel patrimonio”.
Una normalissima operazione promozionale che al museo delle Cere dei sovranisti italiani scatena una serie di convulsioni e dichiarazioni da Bagaglino.
Fratelli d’Italia parla di “iniziativa assurda, ingiustificabile, discriminatoria nei confronti di chi non è arabo e anche offensiva nei confronti delle donne” ( cosa c’entrino le donne lo sanno solo loro…) e intimano a Gtt, la società di gestione del servizio pubblico, di “far togliere immediatamente tutti i cartelloni dai mezzi pubblici”, neanche ci fosse una foto oscena, roba da scompisciarsi dalle risate.
Giorgia Meloni su Fb aggiunge “Ricordiamo che il museo Egizio di Torino è finanziato coi soldi degli italiani. Il 4 marzo scegliete un governo di patrioti, votate Fratelli d’Italia”,
Qualcuno dovrebbe ricordarle che semmai sono gli italiani che hanno depredato l’Egitto e che guadagnano da decenni sulle loro tombe e sui loro reperti, ma ci rendiamo conto che per comprenderlo bisognerebbe aver letto almeno la brochure del Museo.
Poteva mancare a questo avanspettacolo un altro reperto del Museo delle Cere?
Ecco che si accoda Salvini in ritardo: “Razzismo contro gli italiani, pazzesco! Al Museo Egizio di Torino biglietti sconto solo per i visitatori arabi. Ma siamo matti? Qualcuno deve chiedere scusa e dimettersi” scrive su Facebook il leader della Lega.
Arriva anche la replica del Museo Egizio. “Abbiamo rilanciato questa campagna per il pubblico arabo convinti che il compito di tutti i musei del mondo sia quello di aumentare l’audience senza fermarsi davanti alla barriere della lingua e della religione. Non è un caso se le nostre audio-guide sono in sette lingue”.
Con queste parole la portavoce del Museo Egizio di Torino ribadisce l’importanza della campagna indirizzata al mondo arabo che offre ad ogni coppia che si presenta in biglietteria due biglietti al prezzo di uno.
“Per noi è un’operazione di marketing culturale, non certo politica – viene ancora specificato – e ci spiace se il nostro scopo non sia stato capito e che possa venir strumentalizzato. Si tratta di una campagna locale, mirata a raggiungere le migliaia di persone di lingua araba che risiedono a Torino e provincia, ma che è stata anche allargata ai social attraverso l’azione di un’agenzia nazionale specializzata in comunicazione etnica a cui abbiamo dato il mandato”.
Ma vediamo di cosa stiamo parlando.
Il Museo Egizio di Torino è il più antico museo, a livello mondiale, interamente dedicato alla civiltà nilotica ed è considerato, per valore e quantità dei reperti, il più importante del mondo dopo quello del Cairo.
Nel 2016 il museo ha fatto registrare 852 095 visitatori, risultando il decimo sito museale statale italiano più visitato.
Nel 2017 i Premi Travellers’ Choice di TripAdvisor classificano l’Egizio al primo posto tra i musei più apprezzati in Italia[, al nono in Europa e al quattordicesimo nel mondo.
QUANDO E COME NASCE
Nel 1759 un appassionato egittologo di Padova, Vitaliano Donati, si recò in Egitto per effettuarvi scavi e ritrovò vari reperti, che furono inviati a Torino.
All’inizio dell’800, all’indomani delle campagne napoleoniche in Egitto, in tutta Europa scoppiò una vera e propria moda per il collezionismo di antichità egizie.
Bernardino Drovetti, piemontese, console generale di Francia durante l’occupazione in Egitto, collezionò in questo periodo oltre 8 000 pezzi tra statue, sarcofaghi, mummie, papiri, amuleti e monili vari.
Nel 1824 il re Carlo Felice acquistò questa grande collezione per la cifra di 400.000 lire e unendovi altri reperti di antichità classiche di Casa Savoia, tra cui la collezione Donati, diede vita al primo Museo Egizio del mondo.
Sul finire dell’Ottocento il direttore del museo, Ernesto Schiaparelli, avviò nuove acquisizioni e si mise personalmente a condurre importanti campagne di scavi in Egitto. In questo modo, intorno agli anni trenta del ‘900, la collezione arrivò a contare oltre 30000 pezzi in grado di testimoniare ed illustrare tutti i più importanti aspetti dell’Antico Egitto, dagli splendori delle arti agli oggetti comuni di uso quotidiano.
Il museo è dedicato esclusivamente all’arte egizia. Al suo interno si possono trovare mummie, papiri e tutto ciò che riguarda l’antico Egitto (compresi animali imbalsamati).
Dopo lavori di ristrutturazione e ampliamento, il 1 º aprile 2015 il museo, con un’estensione di 60 000 m ², completamente ristrutturato è stato nuovamente inaugurato con una superficie espositiva più che raddoppiata, una sala mostre, e aree per la didattica. Il museo risulta suddiviso in quattro piani (tre piani fuori terra e uno sotterraneo) con un percorso di visita cronologico. Alcuni di questi interventi di ampliamento sono stati realizzati grazie al Gioco del Lotto, in base a quanto regolato dalla legge 662/96.
Inoltre il museo è fornito di un’importante biblioteca, spazi di restauro e studio di mummie e papiri e dal giugno 2015 partecipa a una spedizione archeologica internazionale in Egitto.
Dopo un anno dalla riapertura, con il nuovo allestimento il risultato è di quasi 1 milione di visitatori, posizionandosi così tra i musei più visitati d’Italia.
Il biglietto di ingresso costa in media sui 15 euro: moltiplicate la cifra per 1 milione di visitatori e già capirete che si tratta di un museo in grado di mantenersi da solo, dando lavoro a decine di persone.
Ovviamente è più facile che il concetto lo capisca chi ha lavorato almeno una volta in vita sua.
Se poi si moltiplicano queste entrate per decine di anni, vi renderete conto di quanto i “reperti arabi” di cui ci siamo appropriati abbiano mantenuto migliaia di famiglie italiane che operano nel Museo e nell’indotto.
Se qualcuno deve proprio lamentarsi, forse dovrebbero farlo i “patrioti egiziani”, non quelli tarocco italiani, tanto per capirci.
Fermo restando che ogni struttura museale fa giustamente promozione nei modi commerciali che meglio ritiene: se invece che a cittadini arabi lo sconto fosse stato diretto a cittadini russi siamo certi che “i patrioti” non avrebbero avuto nulla da dire.
Un suggerimento però ci sentiamo di darlo alla direzione del Museo: provi a lanciare una promozione due x uno rivolta a una categoria in espansione, quelli dei “fasci da avanspettacolo”, alias coloro che del fascismo non hanno capito una mazza salvo copiarne gli aspetti folkloristici.
Una bella visita guidata ai sarcofaghi con possibilità di sosta all’interno potrebbe farli sentire realizzati.
E fategli lo sconto: inserirne due al prezzo di uno.
argomento: Razzismo | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile PRIMA NEGA DI ESSERE MARIUS MIDA, POI LO CONFERMA, MA DICE CHE ERANO FAKE
Mario Improta, il vignettista “ufficiale” del M5S noto ai più come Marione, parteciperà alle cliccarie del MoVimento 5 Stelle.
La speranza è quella di essere letto, in fondo può contare su un buon numero di follower che non si perdono nessuna delle sue vignette.
Lui si dice pronto ad entrare in Parlamento e non vediamo l’ora di poter leggere il suo primo disegno di legge.
Nel frattempo però Marione deve fronteggiare le critiche che gli piovono addosso. Niente di nuovo sotto il sole visto che la “satira” di Marione (al pari di quella di Ghisberto) è da sempre oggetto di critiche feroci.
Una delle principali accuse mosse a Marione riguarda alcuni tweet volgari e diffamanti postati dall’account @mariusmida, che ora risulta disattivato.
Secondo molti il titolare di quell’account, che si faceva chiamare Marione e sfoggiava di fianco al nickname ben 5 stelle non è altri che Improta stesso.
Mida poi sarebbe secondo alcuni l’acronimo di Mario Improta Digital Arts (ed è possibile trovare ancora traccia su Internet di un disegno di Marione etichettato proprio come MIDA).
Marius Mida augurava alla Boldrini di venire stuprata
La questione è emersa anche durante l’intervista a Improta pubblicata da Repubblica di oggi. Ad un certo punto Matteo Pucciarelli chiedi a Marione cosa ne pensa degli screenshot che sono tornati a circolare in questi giorni e che riportano commenti sessisti (a lui attribuiti) su Laura Boldrini e Maria Elena Boschi.
Marione prende il coraggio a due mani e dice di non ricordare quei commenti (il che è assurdo visto che gli vengono rinfacciati da chiunque) spiegando che qualcuno avrebbe potuto modificare gli screenshot.
Inoltre aggiunge che non pensa quelle cose che si leggono ma che davvero non sopporta Boldrini e Boschi.
Su Twitter lei scrisse cose pesantissime, sessiste, su Boldrini e Boschi.
«Non ricordo quei commenti. Potrebbero aver modificato gli screenshot che girano».
Ma pensa quelle cose che si leggono negli screenshot?
«No… Però sono sincero, davvero non sopporto Boldrini e Boschi».
Ad esempio nel giugno del 2017 un utente Twitter chiedeva a Marione se era lui che augurava alla Presidente della Camera di essere stuprata. Improta rispondeva minacciando querele per diffamazione.
Successivamente spiegava che “non esiste nessun marius mida”.
In quel periodo l’account @mariusmida era già stato eliminato e quindi Marione — a ragione — può sostenere che non esiste nessun altro Marione.
Come nell’intervista a Repubblica Marione (quello vero) precisa di provare disgusto “per la Boldrini e per chiunque la difenda”.
Inoltre Marione ci tiene a farci sapere di non aver lettto “alcun augurio di stupro”. E non si capisce qui se il non aver letto è dovuto al fatto che “marius mida non esiste” o al fatto che secondo Marione quel tweet non si augura che la Boldrini venga stuprata.
Nel secondo caso, che pare più probabile, significherebbe che Marione sa dell’esistenza di @mariusmida.
Altrove Marione sostiene invece che i commenti attribuiti a lui e postati dall’account @mariusmida siano dei fake.
Cosa c’è scritto nei tweet fake di Marione
Le cose però si complicano se si scava appena un po’ più a fondo. A novembre del 2017 Marione ipotizzava il reato di “trattamento illecito di dati personali” e chiamava in causa la Polizia si Stato perchè un utente aveva scritto si essere in possesso di screenshot e url che collegano @marionecomix a @mariusmida. Non contento Improta invitò i suoi seguaci a segnalare l’account colpevole di stalkerarlo.
La cosa divertente è che è lo stesso Marione, un paio di tweet dopo a confermare che @mariusmida è un suo vecchio account.
A sconvolgere Marione però c’era il fatto che qualcuno stesse “monitorando e indagando” la sua persona. Certo, bisognerebbe prima dimostrare che raccogliere informazioni pubbliche e fare screenshot sia un reato.
Eppure il giorno prima Marione scriveva di non avere idea di chi fosse @mariusmida e accusava chi lo collegava a quell’account di diffamazione.
Nel frattempo su Twitter continuano a spuntare i commenti attribuiti a Marione.
C’è quello in cui accusa Greta e Vanessa (le due cooperanti rapite e poi liberate in Siria) di essere delle “escort” che sanno fare “pomp**i divini”.
In un altro tweet l’account che non esiste (o il commento fake, a seconda delle necessità ) definisce la Boschi “un’idiota” perchè “quale donna sana di mente farebbe pomp**i ad uno come Renzi”?
Secondo Marione si tratta di fake, così come “inesistente” era l’account @mariusmida. Magari un giorno sapremo la verità .
(da “NextQuotidiano”)
argomento: elezioni | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile TRA DERBY FRATICIDI E CANDIDATURE KAMIKAZE: LA BOSCHI CONTRO BORGHI AD AREZZO, LA CARFAGNA CONTRO DI MAIO IN CAMPANIA, D’ALEMA CONTRO BELLANOVA IN PUGLIA
Se le anticipazioni sono vere, ci sarà molto spettacolo alle prossime elezioni politiche.
Repubblica pubblica oggi una serie di ipotesi di sfide nei collegi uninominali che potrebbero contribuire ad aggiungere pepe alla campagna elettorale, anche perchè sono tutte sfide tra big: proprio per questo, a dire il vero, sembra davvero strano che tutti i politici che vengono citati decidano di sfidarsi in quei collegi viste le ripercussioni (mediatiche, visto che per ognuno ci sarà un paracadute nella lista proporzionale) che potrebbe avere il risultato.
In ogni caso, Matteo Renzi dopo molti annunci e ripensamenti pare aver finalmente deciso di volersi candidare al Senato nel collegio Toscana 1, uno dei sei dati per sicuri nelle ormai ex regioni rosse.
La parte divertente della vicenda è che Liberi e Uguali pensa di candidare contro Renzi la famosa “cugina” — in realtà una parente alla lontana — Elisa Simoni, che ha lasciato il PD qualche tempo fa.
Ancora più divertente il caso del collegio uninominale di Nola, dove secondo il quotidiano potrebbero sfidarsi nientemeno che Luigi Di Maio e Mara Carfagna, regina delle preferenze in Campania e sicuramente dotata di appeal mediatico anche superiore a quello del candidato premier M5S.
Non finisce qui. Anzi, possibilmente lo spettacolo aumenta nel duello che potrebbe vedere in scena Laura Boldrini e Paolo Gentiloni a Torino e Pietro Grasso, che oggi già parla dei governi dopo il voto, contro Maria Stella Gelmini in Lombardia.
Tutto da godere anche lo scontro tra Teresa Bellanova, sottosegretaria al lavoro e renziana di ferro, contro Massimo D’Alema in Puglia (il collegio di Gallipoli, dove il Lìder Maximo ha la sua base elettorale da secoli) e Pierluigi Bersani contro Pierferdinando Casini a Bologna, come anticipato in altri tempi.
Infine c’è lo spettacolo vero. Quello che promette Arezzo, dove Maria Elena Boschi potrebbe essere candidata con grandi rischi e pericoli a causa di Banca Etruria, anche perchè potrebbe scontrarsi con uno dei più forti candidati della Lega, ovvero quel Claudio Borghi già eletto in Toscana e consigliere comunale a Como.
Per tutti i candidati sarà sicuramente pronto un paracadute nel proporzionale nella malaugurata ipotesi di una sconfitta.
Ma per molti la mancata elezione all’uninominale potrebbe suonare come una campana a morto.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: elezioni | Commenta »
Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile IN UN AUDIO SE LA PRENDE CON I CANDIDATI CONSIGLIERI CHE NON DANNO CONTRIBUTI AL PROGRAMMA
«Allora ragazzi, facciamo che ci capiamo dall’inizio: vi siete candidati a ottobre, siamo a gennaio e vorrei capire il vostro contributo alla stesura del programma»: con l’affabilità che le è propria, Roberta Lombardi avrebbe detto proprio questo in un audio mandato sulla chat dei candidati alle elezioni del Lazio per cazziarli e accusarli di scarso impegno nella guerra per la Regione.
Il problema, racconta il quotidiano, è che il programma elettorale di Roberta Lombardi, candidata M5S contro Nicola Zingaretti, Sergio Pirozzi (per ora) e un candidato del centrodestra che si deve ancora presentare (se mai lo farà , visto che il tempo passa e l’accordo non si trova), ancora non è pronto.
Per questo la candidata è arrabbiata e l’audio nella chat segreta riportato dal quotidiano romano lo conferma:
«Allora ragazzi, facciamo che ci capiamo dall’inizio: vi siete candidati a ottobre, siamo a gennaio e vorrei capire il vostro contributo alla stesura del programma. Se non queste sterili critiche in merito a errori, refusi scarsezze del programma che, sì è vero, c’erano, perchè evidentemente non abbiamo grosse idee: nè da parte dei sette consiglieri uscenti nè da parte dei candidati nuovi nè da parte dei sedicenti tavoli di lavoro».
Un’accusa pesante e netta, ma anche una mezza ammissione, da parte di Lombardi nei confronti sia dei consiglieri veterani sia degli aspiranti che puntano a un posto alla Pisana. La deputata uscente si sfoga con i suoi (?) «perchè il lavoro che è stato fatto è un lavoro di collazione, di contributi che in alcuni casi ci sono e in altri evidentemente no». Prendiamone consapevolezza, attacca la grillina che si rivolge così alla squadra che dovrebbe sostenerla portandole voti in giro per il Lazio: «Voglio capire da voi, oltre che criticare chi ha lavorato, cioè uno staff di volontari, cosa avete fatto come i contributi di valore per dare una sostanza al programma che porteremo in Regione Lazio? Aspetto vostre delucidazioni.Grazie».
Più interessante del (comprensibile) sfogo di Lombardi è il retroterra politico in cui nasce la guerriglia.
Gran parte dei candidati regionali, dopo l’accaduto, ha creato una chat per scambiarsi messaggi escludendo proprio la candidata.
E in tutto ciò è impossibile non vedere gli strascichi dei veleni che hanno incendiato le Regionarie laziali, con lo schieramento della consigliera Valentina Corrado appoggiata da Fabio Fucci, sindaco di Pomezia, e le polemiche sull’utilizzo dei canali ufficiali del MoVimento regionale per sponsorizzare la candidatura di Corrado.
La polemica sulla carta intestata
Intanto ieri il Partito Democratico è tornato all’attacco della candidata grillina, stavolta tirando fuori una lettera su carta intestata della Camera dei Deputati in cui la Lombardi chiede un incontro al direttore di una ASL laziale in occasione del suo tour negli ospedali del Lazio: “In occasione di tali visite avrei piacere di incontrarla per poter parlare delle problematiche inerenti la sanità laziale e dei possibili modi in cui la Regione potrebbe intervenire per migliorare la situazione attuale del servizio. Tale incontro potrebbe essere un’interessante occasione di dialogo per permetterci di implementare il programma del MoVimento 5 Stelle del Lazio”.
In una nota il deputato PD Marco Miccoli va all’attacco: “Ecco il vero volto dei ‘cittadini portavoce’ del Partito dei 5Stelle, assetati di potere e fruitori seriali di tutti i privilegi dei Deputati a cui non riescono a rinunciare neanche a Camere sciolte. L’onorevole Lombardi smetta di fare la propria campagna elettorale a spese dei cittadini italiani e si apra un comitato come hanno gia’ fatto gli altri candidati. E soprattutto, una volta tanto vada in cartoleria, come fanno tutte le persone normali, e si compri delle normali lettere, senza lo stemma della Camera dei Deputati. Ce la può fare, Onorevole Lombardi?”.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Grillo | Commenta »