Destra di Popolo.net

SONDAGGIO IXE’: L’ARGINE DEGLI OVER 55 CHE BLOCCA I CINQUESTELLE

Gennaio 6th, 2018 Riccardo Fucile

IL MOVIMENTO NON RIESCE A SFONDARE NELLA FASCIA D’ETA’ PIU’ ANZIANA

Nel 2005 Niki Vendola sconfisse Emanuele Fitto alle elezioni regionali in Puglia per una manciata di voti: 14.000, pari allo 0,6%.
Mi piace osservarlo perchè allora, curiosamente, il profilo degli elettori di Vendola fino a poche settimane dal voto mostrava un andamento del tutto analogo a quello evidenziato oggi nel M5S: Vendola cioè primeggiava nei consensi nelle classi di età  inferiori ai 55 anni, ma scendeva a dimensioni preoccupanti fra gli over 55.
Il guaio glielo risolse la brillante agenzia di comunicazione che lo affiancava, inventandosi un manifesto con lui abbracciato ai suoi genitori (ovviamente over 55) e consentendo così ad una quota non marginale di elettori di trovare una chiave di identificazione.
Parrebbe che l’M5S alla vigilia della fase più calda della campagna elettorale di questo abbia bisogno: di un elemento di rassicurazione, di policies mirate, di un richiamo simbolico, che vadano al cuore di quell’elettorato ‘anziano’ che costituisce il baricentro e il prezioso discrimine del consenso politico in Italia.
Sia che si guardi al voto delle singole fasce di età , sia che si guardi alla composizione finale dell’odierna platea che vota Movimento 5 Stelle, ci si accorge infatti che il vero guaio, il vero muro da superare è costituito ‘dai vecchi’; i ‘giovani’ infatti lo votano in proporzioni bastevoli per farne la prima realtà  politica in Italia.
Dal canto suo il centro-destra con Lega e Fratelli d’Italia tiene il fronte più giovane, mentre con FI fa il pieno dei voti fra gli over 55, con percentuali che vanno oltre al 40%.
Relativamente omogeneo appare il voto per Liberi e Uguali, con una punta significativa fra chi ha meno di 35 anni.
Il PD invece mostra scarsa penetrazione fra gli under 45, risale nelle due fasce successive e infine raccoglie oltre 1/3 dei votanti fra gli over 65.
In sintesi, gli italiani -che sappiamo essere grandi lettori di Shakespeare- sembrano aver fatto proprie le ultime battute di Edgar in Re Lear: “La maturità  è tutto”.
Abbiamo di fronte due mesi scarsi per capire se sarà  veramente così.

(da “Huffingtonpost”)

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IL VADEMECUM PER I CANDIDATI A CINQUESTELLE

Gennaio 6th, 2018 Riccardo Fucile

NIENTE INTERVISTE, NIENTE TRASMISSIONI TELEVISIVE E NIENTE MATERIALE PUBBLICITARIO AUTONOMO

Diego Longhin su Repubblica oggi racconta le linee guida per gli aspiranti parlamentari, ovvero per la carica dei 15mila che si prepara a partecipare alla lotteria di Beppe.
Tra i divieti c’è quello alle interviste, per le quali va chiesto l’ok al candidato premier o allo staff comunicazione, e quello di presentarsi in luoghi o incontri non consoni.
Nelle norme si legge che si potranno usare sale gratuitamente a patto «che non sia state richieste contropartite di nessun tipo e che il proprietario o il responsabile legale, nel caso di sedi di associazioni o onlus, non sia mai stato eletto in un partito politico o che l’accostamento del proprio nome a quello del Movimento 5 Stelle non possa provocare imbarazzo o danno d’immagine a giudizio dello Staff Comunicazione nominato dal capo politico».
Un capitolo delicato è quello delle donazioni. Quattro i punti. Regole dettagliate.
I candidati possono accettarle a determinate condizioni. La prima: «L’importo contante non superi i 200 euro e sia rilasciata la ricevuta». La seconda: «Nessun soggetto può contribuire alla campagna elettorale con una donazione superiore a mille euro». La terza: «Le donazioni vangano rendicontate pubblicamente». La quarta: «Per importi superiori a 200 euro va effettuato un bonifico direttamente sul conto corrente del mandatario».
Gli aspetti su cui Di Maio e lo staff battono di più sono quelli comunicativi:
Nove i punti. Si percepisce la paura che le pattuglie di candidati inesperti, tra gaffe e interviste senza rete, provochino problemi e facciano perdere consensi.
Meglio il bavaglio. «I candidati potranno partecipare a trasmissioni televisive e radiofoniche locali secondo un calendario condiviso con gli altri candidati ed autorizzato dallo staff comunicazione nominato dal capo politico».
Vietata la tv nazionale «se non espressamente convocati dallo staff comunicazione».
Sì alla partecipazione ad incontri pubblici «organizzati esclusivamente in coordinamento con lo staff». Si usa solo il materiale realizzato a livello nazionale dal Movimento.
E i santini? Permessi, ma «il layout deve essere uguale per tutti».
L’unica cosa su cui Di Maio non mette becco sono i social: «I candidati potranno far uso dei propri spazi personali di comunicazione on line».

(da “NextQuotidiano”)

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NELLA CORSA ALLA POLTRONA I PERNACCHI SONO DIETRO L’ANGOLO

Gennaio 6th, 2018 Riccardo Fucile

RIFLESSIONI DI UN ELETTORE LIBERALE… IN POLITICA NON BASTA ESSERE ONESTI, OCCORRE ANCHE ESSERE PREPARATI E COERENTI

Elezioni Politiche2018… Me lo sto chiedendo da giorni…
Può davvero avere un senso – ed anche un pregio – rinnegare la propria storia personale, il contesto “ideale” e culturale di riferimento, il proprio percorso “pragmaticamente filosofico” pur di partecipare alla possibile conquista di uno scranno da parlamentare?
In tutta onestà , penso proprio di no!
Essere di destra, credere nella destra della legalità , del merito, del liberismo economico e della solidarietà  è molto più della mera ricerca del “potere ad ogni costo”
E’ vivere in armonia con se stessi e con la propria formazione.
E’ essere proseliti laici di valori pregnanti.
E’ essere “testimonianza viva”, ed anche nelle piccole cose..
La legalità  viene continuamente e variamente richiamata da (quasi) tutte le parti “in gioco”. Molti, per esempio, sono pronti a votare i grillini perchè “almeno sono (ma dire “sarebbero”, suonerebbe decisamente più corretto) “onesti”…
Si, ma di quale forma di onestà  stiamo parlando? Soltanto di quella “materiale” o anche – e soprattutto – di quella valoriale ed intellettuale? In tutta “onestà “, e perdonate l’allegoria, ritengo che non si possa mai riuscire a fare “l’amore a metà “. L’amore, o lo fai, o non lo fai!
La legalità  non è soltanto “fredda”, asettica ed astratta conformità  della condotta, positiva o negativa che essa sia, allo schema tipo, ma appassionato coinvolgimento anche di tutte le sue stratificazioni, sottostratificazioni e “premesse” possibili…
Non si può essere “uomini di legge”, senza essere (anche) onesti. Non si può essere onesti senza essere (anche) equilibrati ed equi. Non si può essere equi senza essere coerenti.
E la coerenza vale come “postulato concettuale”, ma anche – e soprattutto – come riferimento metodologico, perchè per fare “politica”, per arrivare a conquistare il cuore e la testa delle persone, per avere autentica dignità  quale “personaggio pubblico”, effettivo o in fieri, non basta essere “onesti”: bisogna essere preparati oltre che pregni di “armonica coerenza”…
Chi è di destra liberale non può inchinarsi – e concedersi – alla bandiera del qualunquismo populista a trazione ultra statalista.
Non può accettarlo nemmeno per gioco di potersi piegare al sostanziale sistema del “comando triumvirale” mascherato da finta democrazia partecipativa.
Non può sbraitare (e gridare) “onestà ” se non è pronto ad esserlo realmente, e soprattutto con se stesso. Non può buttarsi nella mischia rinnegandosi e svendendosi…
Ma “questo”, vale per me, ovviamente. E’ come la penso io…
La vita scorre velocemente. E’ ricca di sogni, di conquiste ma anche di cadute. Che ognuno la viva come crede.
Siamo, ognuno per proprio conto, artefici del nostro destino. L’importante è essere consapevoli che quando si sbaglia (o si sbaglierà ), il rumorosissimo coro dei “pernacchioni” farà  il suo ineluttabile percorso sapientemente irriverente…
Nel mio piccolo, da elettore col sogno della politica attiva, resto dove sto.
La politica mi piace studiarla. Nei limiti del possibile, capirla, rifletterla (soprattutto ad alta voce) e viverla, come impegno civico, anche sulla “mera” scorta delle coevi forme di partecipazione democratica a “trazione social”…
Voi, andate pure dove volete, ovviamente.
Ma fate attenzione a non sbagliare “strada”, però: i pernacchi sono esattamente dietro l’angolo e possono fare molti più danni di uno scranno mancato…

Salvatore Totò Castello
Right BLU – La Destra Liberale

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NAUFRAGIO A NORD DI TRIPOLI, ALMENO 25 VITTIME: “SUPERSTITI PER ORE IN ACQUA IN ATTESA DI AIUTO”

Gennaio 6th, 2018 Riccardo Fucile

IN 85 SALVATI DALLA MARINA ITALIANA E DALLA ONG PROACTIVA ARMS… LA GUARDIA COSTIERA LIBICA NON E’ INTERVENUTA… SE NON AVESSIMO CACCIATO LE ONG UNA TRAGEDIA EVITABILE

Un nuovo naufragio nel Mediterraneo, il primo del 2018. Sarebbero almeno venticinque le vittime nell’affondamento di un gommone a poche miglia a nord di Tripoli. Il fondo dell’imbarcazione avrebbe letteralmente ceduto facendo cadere a mare decine di migranti.
Otto i corpi già  recuperati e 85 i superstiti ma le operazioni di soccorso sono ancora in atto. Secondo le prime testimonianze a bordo vi sarebbero state 150 persone, un peso troppo grande da sostenere per un gommone così malmesso. Se le cifre fossero esatte, il numero dei dispersi sarebbe di diverse decine.
§Ancora poco chiara sia la dinamica sia l’esatta entità  dell’incidente di cui ha dato notizia l’equipaggio della nave della Ong tedesca Sea Watch che ha ricevuto la richiesta di recarsi sul punto dell’incidente dove sarebbe già  presente una unità  della Marina militare italiana.
L’allarme è scattato intorno alle 11 quando un mezzo aereo inserito nel dispositivo della missione europea Sophia impegnato nel controllo del Mediterraneo centrale ha individuato un gommone in difficoltà . L’imbarcazione era già  semisommersa e si trovava a circa 40 miglia dalle coste libiche.
Nel punto indicato sono arrivate alcune unità  della Marina Militare italiana. I soccorritori sono riusciti a salvare 85 persone e hanno recuperato i cadaveri di 8 migranti.
Secondo la Ong spagnola Proactiva Arms i migranti avrebbero trascorso “ore in acqua” prima di essere salvati dai soccorritori della Guardia Costiera e della Marina Militare italiana.
Secondo gli spagnoli, i dispersi sarebbero decine.
«Inizia la conta dei morti annegati nel Mediterraneo nel 2018» prosegue polemicamente Proactiva che poi, con il suo fondatore Oscar Campos, parla di “tristezza e disperazione».
Vittime che si vanno a sommare alle oltre tremila che, secondo i dati dell’Oim, hanno perso la vita nel Mediterraneo nel 2017. Dall’inizio del 2018 sono invece oltre 400 le persone salvate davanti alla Libia: 333 sono i migranti soccorsi tra l’1 e il 4 gennaio e 86 sono quelli salvati oggi nel naufragio. Nello stesso periodo dell’anno scorso furono 729 i migranti soccorsi.

(da agenzie)

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RAZZISTI, SIATE ALMENO COERENTI

Gennaio 6th, 2018 Riccardo Fucile

RISPARMIEREMMO TUTTI TEMPO E MAALOX

Come buon proposito per il 2018 chiederei un po’ di coerenza al club del “Io non sono razzista, ma…”. Non intendo qui criticare chi crede che le frontiere migliori siano quelle col filo spinato; o chi maledice il governo di turno che si arricchirebbe con gli esodi epocali; o chi semplicemente non vuole calpestare lo stesso suolo di negri, rom, rumeni, marocchini eccetera eccetera. E nemmeno difendere pseudo partiti dell’impunità , nel caso qualche ospite si macchiasse di crimini sul suolo italiano.
Chiedo solo un po’ di coerenza. Il cui etimo, scherzo del destino, è “stare unito, attaccato, insieme”. Ecco, rimanete attaccati a voi stessi.
Scrivete quello che volete insomma, ma fatelo secondo una logica. Risparmieremmo tutti in termini di tempo e di maalox.
Procedo con le esemplificazioni in materia.
Il luogo comune più celebre è quello di chi si strappa i capelli perchè i migranti “vengono qui a cazzeggiare, non a lavorare”.
Eppure, se si offre loro un lavoro (cosa che può avvenire solo dopo il riconoscimento di uno status di protezione internazionale, non prima di un anno, un anno e mezzo) ecco che “rubano il posto agli italiani”.
Allora vediamo se va bene farli lavorare gratis come volontari. È successo pochi giorni fa a Lagosanto, in provincia di Ferrara, dove vivo, su iniziativa dell’Auser locale.
Niente da fare: arrivano minacce di stracciare la tessera associativa e anche promesse di disdette per le cene comunitarie nel caso un rifugiato serva ai tavoli.
C’è quindi chi grida “gli stranieri a casa dei buonisti”. E allora i buonisti provano ad ospitarli a casa loro.
Ma trovano un sindaco, della Lega o del Pd, che minaccia di aumentare le tasse a chi si permette di aprire le porte di casa.
Il peana vale anche per il capitolo delinquenza. “Se fanno un furto gli italiani finiscono in galera, se lo fanno gli stranieri il giudice o il pm li libera subito”. Inutile far notare che al 30 novembre 2017 su un totale di 58.115 detenuti nelle carceri italiane, ben 19.903 sono stranieri (dati ministero di Giustizia). Peggio ancora. La risposta consueta è: “in galera c’è sovraffollamento perchè è pieno di stranieri, segno che delinquono più degli italiani”.
Veniamo al mantra dei finti profughi. “Vengono qui per bighellonare, non scappano da guerre. Infatti solo il 5% è davvero un richiedente asilo”.
Gli esiti delle 7.937 domande di asilo vagliate dal ministero dell’Interno nel novembre 2017 parlano di 641 rifugiati (8% del totale), 423 persone che hanno ottenuto la protezione sussidiaria (5%) e 1.982 cui è stata riconosciuta quella umanitaria (25%). Si sono visti negare la richiesta in 4.829 (61%). I dati sono omogenei dal 2015 ad oggi.
Per i san Tommaso, vedere il sito del ministero dell’Interno.
Un breve bignami per chi fatica a capire le differenziazioni sopraesposte.
Il rifugiato è chi chiede protezione a uno Stato estero nel timore fondato di essere perseguitato per motivi di razza, religione, cittadinanza, opinioni politiche.
La protezione sussidiaria viene concessa se sussistono fondati motivi di ritenere che il richiedente, se ritornasse nel paese di origine, correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno.
La protezione umanitaria si accorda quando ricorrono gravi motivi, in particolare di carattere umanitario, e non ricorrono i requisiti dei precedenti riconoscimenti.
Arrivati a questo punto ti fanno notare che sono “Tutti uomini, giovani forti e robusti”, lasciando intravedere un malcelato timore di contaminazione della specie.
Eppure, se arrivano solo donne, magari incinte all’ottavo mese, le cacciamo via con le barricate, come a Gorino.
Le ho intervistate quelle dodici donne che eroici pescatori volevano rispedire al mittente. Mi hanno raccontato le loro storie. Molti non crederebbero alle loro parole. Alle loro ferite forse sì. Una di loro, Abidemi, aveva la spalla combusta dall’acido. Forse un trucco splatter per commuovere gli ingenui occidentali.
Ma anche se qualche lacrimuccia può scendere per eccesso di empatia, eccoci a ricordare l’ultimo luogo comune: “un conto è salvarli, un conto riempirli di soldi. Li vedi che scendono dai barconi che hanno già  il cappellino di marca e l’i-phone”. Già , chiudiamo con un appunto su gadget, bei vestiti e smartphone.
Vi ricordate la foto di Aylan? Sì, quel bambino siriano trovato annegato sulle spiagge turche. Addosso aveva scarpette, jeans corti e maglietta rossa.
mancava qualcosa? Mancava un salvagente.
Il biglietto pagato dal padre non comprendeva il giubbotto di salvataggio. Il padre di Aylan aveva acquistato il tagliando più economico verso le coste greche. Immagino perchè non poteva permettersi di comperare per la moglie e i figli l’attrezzatura indispensabile a salvare le loro vite.
Già , perchè nell’immensa fiera della necrofilia che si snoda sui porti di sola andata di Africa e Asia vendono anche l’equipaggiamento necessario a scampare alla morte. Scampare.
Chi cerca scampo deve sperare di non essere così povero da terminare anzitempo la sua fuga.
Ecco il capo firmato che voleva Aylan, un salvagente.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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“LA RAGGI SI TENGA LA SUA MONNEZZA”: LA RIVOLTA CORRE LUNGO LA VIA EMILIA

Gennaio 6th, 2018 Riccardo Fucile

LA RABBIA DEI CITTADINI: “STANCHI DI SOPPORTARE QUESTA PUZZA”… E UN SINDACO NEGA IL TRANSITO AI CAMION DIRETTI ALLA DISCARICA

All’inceneritore di Granarolo, uno dei tre impianti dell’Emilia scelti per smaltire le 15mila tonnellate di rifiuti romani, in qualche modo l’immondizia arriverà , ma per giungere fin qui dovrà  evitare il comune di Castenaso.
È il paese confinante, e il sindaco ha già  deciso che firmerà  l’ordinanza con cui sarà  vietato il passaggio della spazzatura attraverso il suo territorio.
Il motivo è che, pur trovandosi nel comune di Granarolo, l’impianto è molto più vicino all’abitato di Castenaso, che è investito direttamente dalle emissioni dell’inceneritore, come dimostrato anche da studi compiuti sulla qualità  dell’aria.
Ora che ai rifiuti autoctoni si aggiungono quelli della Capitale, i malumori della popolazione aumentano.
La gente, dai paesi alle porte di Bologna fino a Modena e Parma, le altre città  destinatarie in parti uguali dei rifiuti provenienti da Roma, già  convive malvolentieri coi termovalorizzatori quando bruciano l’immondizia locale, ma quando a finire nei loro impianti è la spazzatura di qualcun altro lo scontento aumenta.
«Che se li smaltiscano a Roma i loro rifiuti», brontola Federico, pensionato, fra una partita di biliardo e l’altra al bar Gioia di Castenaso, principale punto di ritrovo del paese. Qui ci convivono da più di quarant’anni con l’inceneritore, e notizie come queste rinfocolano vecchi malumori: «La sera, quando l’impianto brucia di più, si sentono odori strani qui, e noi dobbiamo sopportare tutto questo».
Mirko, 40 anni, artigiano, aggiunge: «Che se la tengano la loro spazzatura, ma qui tanto comanda Hera (la multiutility che gestisce l’impianto, ndr), e finchè arrivano i soldi. E poi si sa che gli inceneritori, per funzionare al meglio, hanno bisogno di essere riforniti di rifiuti. Era già  successo con quelli provenienti dalla Puglia, qualche anno fa».
Anche allora il sindaco Stefano Sermenghi aveva detto di no al passaggio nel suo territorio, un no simbolico, visto che i rifiuti faranno semplicemente un’altra strada, e ora si prepara a fare la stessa cosa: «Da noi è un problema molto sentito, anche perchè gli effluvi dell’inceneritore si dirigono per la maggior parte verso Castenaso – dice il sindaco -. Bisogna che con i rifiuti ognuno si prenda le sue responsabilità , e noi diremo no al transito di rifiuti extraterritoriali. Poi ci arriveranno passando da un’altra strada, ma almeno diamo un segnale».
Il sentimento dei suoi concittadini oscilla fra la rabbia e la rassegnazione: «La verità  è che nessuno vuole i rifiuti sul proprio territorio – commenta Stefano Lodi, un altro avventore del bar Gioia -. Qui però, se non pulisci casa per un giorno, ti ritrovi con un dito di polvere sui mobili, per non parlare delle malattie oncologiche di cui si sente parlare in certe zone del paese a ridosso dell’impianto».
È anche un affare lo smaltimento dell’immondizia altrui: saremmo nell’ordine dei 200 euro a tonnellata, quanto è stato pagato per bruciare i rifiuti dalla Puglia la volta scorsa, anche se da Hera non arrivano conferme, quindi l’importo complessivo dovrebbe aggirarsi intorno ai 3 milioni di euro.
Daniela Lo Conte, sindaco di Granarolo, è più conciliante: «Cinquemila tonnellate nel nostro impianto significa che parliamo di 10 camion al giorno. Poi è anche vero che, trattandosi di Roma, fa più notizia, anche perchè Roma è un’emergenza che fa scappare da ridere, nel senso che ormai è un’emergenza storica.
Le regioni dovrebbero essere autonome per lo smaltimento dei rifiuti, però c’è anche una responsabilità  dello Stato».
Il sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli aggiunge: «Questa vicenda ci insegna che la demagogia si scontra col mondo reale. Noi siamo autosufficienti, basta chiamare emergenza ciò che è strutturale, come nel caso di Roma.
A Modena la raccolta differenziata supera il 64% e il resto finisce nei termovalorizzatori. È comunque importante precisare che siamo di fronte a un aiuto limitato, che sta dentro ai flussi autorizzati. I 5 Stelle devono essere realistici: non basta dire no ai termovalorizzatori e poi andare in crisi, non possiamo continuare a mandare i nostri rifiuti in Germania».

(da “La Stampa”)

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IL SENSO PERDUTO PER LA NEVE E IL FASCINO ANTICO DELL’EPIFANIA BIANCA

Gennaio 6th, 2018 Riccardo Fucile

CHIAMIAMO I POMPIERI PER LIBERARCENE, MA FA PARTE DI NOI… LE MIE BEFANE SENZA REGALI E QUEL CARBONE ARDENTE PER I POLITICI

Eh sì… Volevo parlare della befana, visto che torna al tempo giusto. E lo fa con la neve, che finalmente arriva quando deve. L’epifania vera è questa, la neve. Come dice l’etimo greco, si è manifestata.
E tante volte non ha misura, non deve averla, non ha sentimento, vien giù d’inverno. Noi non abbiamo più il contatto con la neve perchè non abbiamo più tempo. E chiamiamo i vigili del fuoco per liberarci l’auto in cortile.
Non abbiamo più il «Senso di Smilla per la neve». E’ come il dolore, torna abbondante, ma porta bene, gioia.
E sapete perchè? Perchè è dentro di noi, fa parte della memoria biologica. Ci piace per questo. Un bimbo di 3 o 4 anni se la mangerebbe. Ce l’abbiamo dentro, come l’acqua di un torrente, come un bosco.
Mio nonno mi diceva: «La neve è come l’anima dell’uomo, si sporca subito». Lui voleva che io seguissi le sue orme, senza lasciar altre tracce nella neve, proprio per non sporcarla.
Solo che lui era alto un metro e 97 e per me voleva dire fare un salto dopo l’altro. Della neve non si ha nostalgia, ma memoria. Nostalgia che non ho neppure per la befana. Mi vengono in mente le mie befane d’antan che avevano anche una loro valenza che vi spiego.
Le invocazioni
C’è una leggenda qui da noi, nella montagna dove non nevica firmato, che la befana è una donna infelice ed eternamente vagante perchè non ha ricevuto il battesimo. Adesso vi racconto il perchè. È una storia del mio paese. Lei invocava San Giovanni Battista affinchè la battezzasse, lui non voleva e le consegnò due ceste. Le disse: «Vai a prenderle piene d’acqua così ti battezzo». La befana andava a riempire le ceste ma quando arrivava da San Giovanni le ceste erano vuote. Se fosse furba oggi a Cervinia caricherebbe le ceste di neve e richiamerebbe San Giovanni dicendogli: «Ecco scioglila e poi battezzami». Non credo la vedrete.
Quando ero piccolo non ho mai amato nè la befana nè il bambin Gesù.
Eravamo tre fratelli e mia mamma ci abbandonò in tenera età . E mio padre lo stesso. Mia nonna per cavarsela dall’imbarazzo e dal dolore che il bambin Gesù non ci portava regali e nemmeno la befana, diceva che eravamo stati cattivi e ci riempiva le calze di carbone (quello vero).
Una volta adulto ho capito il dolore di questa vecchia che non potendo farci regali perchè eravamo in miseria nera si salvava affermando che eravamo stati cattivi. Dunque, quella sera bruciavano i falò sulle piazze con sopra, come impalata, l’immagine della befana.
Nella parte che andava in fumo il più anziano del paese prevedeva il futuro di quell’anno. Ovviamente non ci azzeccava mai.
La befana aveva anche un valore di ripresa, cioè veniva a prendersi le feste. È anche per questo che nella mia infanzia non la sopportavo. Veniva a toglierci le piccole gioie di vedere gente muoversi, ridere.
In quel periodo era il tempo – e parlo fino agli Anni 60, poi ci fu il Vajont – di tirare con le slitte il letame sui campi. La befana aveva il compito di aprire la traccia nella neve fresca affinchè i montanari fossero agevolati.
C’erano molte credenze su questa donna, ad esempio che se la vedevi in faccia veramente per quell’anno non avevi più pace.
Quando diventai adulto e seppi la verità  sul bambin Gesù e sulla befana fui liberato come da un incubo e tutto si addolcì nel ricordo della nonna, che spacciandoci per cattivi risolveva a modo suo la mancanza di regali.
Dentro quella miseria che rasentava l’indigenza noi siamo cresciuti e se oggi la penso in un certo modo è anche perchè mi sono rassegnato a non avere regali da nessuno. Una cosa che mi spaventava fino ai 9-10 anni era che quella sera un uomo a turno tagliava il fondo di una gerla, vi saltava dentro e davanti metteva il fantoccio della befana: lui camminava con le sue gambe dentro la gerla ma spuntavano solo la testa e le spalle e sembrava fosse la befana a camminare nella gerla.
Poi fingevano che la stessa befana portasse lo stesso uomo dentro il falò e bruciasse con lui. Noi bambini, non sapendo che lui sgattaiolava prima, pensavamo si friggesse nelle fiamme. Non è che rimpianga quelle befane. Ogni tempo ha i suoi usi, oggi magari la befana va in giro con il tablet, ma non perde il suo fascino, soprattutto quando arriva il suo giorno e c’è tanta neve.
Dalle miniere del Belgio
Se fossi un befano oggi, sembra retorico ma purtroppo è così, a certi politici porterei carbone ardente.
Risparmierei per la quasi sua innocua dolcezza Gentiloni, ma per il resto non so se le miniere del Belgio possano dare carbone da regalare a tutti gli altri politici (a Berlusconi no soltanto carbone esausto).
A quelli che hanno rubato il carbone glielo metterei in mano. I banchieri, che hanno portato alla rovina la gente, li metterei a sedere con il culo nudo sui tizzoni appena levati dal fuoco.
Quelli non aspettano la befana per avere i regali, se li sono fatti da sè.
Sono convinto che, nonostante la frenesia di questa società , le feste di Natale e della befana danno ancora una piccola gioia di speranza. Quando noi ci auguriamo buon anno e buona continuazione il giorno della befana, dobbiamo sapere che il 50% delle cose che vanno male ce le crea il destino, o come dicevano i Greci il fato, la sorte, ma l’altro 50 ce lo andiamo a cercare.
Auguro a tutti un anno buono, mite e creativo.
Poi, succeda quel che succeda.

Mauro Corona
(da “La Stampa“)

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IL SITO DELLA LEGA VENDE VIAGRA ONLINE

Gennaio 6th, 2018 Riccardo Fucile

IL PORTALE DEL PARTITO (FORSE HACKERATO) ORA CURA LE DISFUNZIONI ERETTILI… PASSATI I TEMPI IN CUI L’AVEVA DURO

Cosa c’entra la Lega con il Viagra? Apparentemente nulla, ma da qualche ora il portale del partito è diventato un sito per vendere il Viagra e prodotti simili per la cura delle disfunzioni erettili.
A sottoporlo all’attenzione è il sito d’informazione BsNews.it ed è facilmente possibile verificarlo.
Basta digitare nel motore di ricerca di Google parole chiave come “leganord.org” e “viagra” o altre dello stesso contesto per venire reindirizzati a store online per chi desidera migliorare le proprie prestazioni sessuali.
Inoltre, l’url del dominio e quello delle sezioni inerenti il tesseramento alla Lega Nord includono pagine sulla vendita di viagra, cialis e decine e decine di rivenditori di prodotti per finalità  sessuali.
Attualmente non si conosce ancora l’autore della manomissione, non si esclude possa esserci stata una compromissione del codice url del sito a causa di un virus.

(da agenzie)

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MUSEI, OLTRE 50 MILIONI DI VISITATORI NEL 2017, E’ RECORD

Gennaio 6th, 2018 Riccardo Fucile

AUMENTO DELLE ENTRATE DEL 10%… IL TASSO DI CRESCITA MAGGIORE IN LIGURIA

I dati definitivi 2017 «segnano il nuovo record per i musei italiani: superata la soglia dei 50 mln di visitatori e incassi che sfiorano i 200 milioni di euro, con un incremento sul 2016 di circa +5 milioni di visitatori e di +20 milioni di euro».
Così il ministro Franceschini presenta i dati dell’Ufficio statistica del Mibact sui risultati dei musei statali 2017. I 5 luoghi della cultura statali più visitati si confermano Colosseo (oltre 7 mln), Pompei (3,4 mln), Uffizi (2,2 mln), Accademia di Firenze (1,6 mln) e Castel Sant’Angelo (1,1 mln). E i tassi di crescita dei visitatori più elevati sono stati registrati in Liguria.
Il record locale
La percentuale di visitatori di musei statali, in Liguria, da 203.262 del 2016 arriva a 255.958 nel 2017. Nel capoluogo, in particolare, gli aumenti più evidenti. Palazzo Reale si attesta tra i cinque posti della cultura nazionale più visitati in Italia e segna un più 14%. La bellezza dei forti e dei sentieri per raggiungerli fa sì che il Forte di Santa Tecla a Sanremo abbia un +178% e la Villa Romana del Varignano a Porto Venere superi ogni record con un +133%.
Il podio delle regioni: primo il Lazio
Sul podio delle regioni con il maggior numero di visitatori il Lazio (23.047.225), la Campania (8.782.715), la Toscana (7.042.018); i tassi di crescita dei visitatori più elevati sono stati registrati in Liguria (+26%), Puglia (+19,5%) e Friuli Venezia Giulia (15,4%).
Le parole del ministro e i dati regione per regione
Il bilancio della riforma dei musei – sottolinea Franceschini – è davvero eccezionale: dai 38 milioni del 2013 ai 50 milioni del 2017, i visitatori sono aumentati in quattro anni di circa 12 milioni (+31%) e gli incassi di circa 70 milioni di euro (+53%).
Risorse preziose che contribuiscono alla tutela del nostro patrimonio e che tornano regolarmente nelle casse dei musei attraverso un sistema che premia le migliori gestioni e garantisce le piccole realtà  con un fondo di perequazione nazionale.
I musei e i siti archeologici italiani stanno vivendo un momento di rinnovata vitalità  e al successo dei visitatori e degli incassi corrisponde una nuova centralità  nella vita culturale nazionale, un rafforzamento della ricerca e della produzione scientifica e un ritrovato legame con le scuole e con i territori.
Per il quarto anno consecutivo – dice ancora Franceschini – l’Italia viaggia in controtendenza rispetto al resto d’Europa con tassi di crescita a due cifre, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno che, anche nel 2017, hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione del trend nazionale».
«La Campania – fa notare Franceschini – è ormai stabile al secondo posto della classifica delle regioni più virtuose: la rinascita di Pompei è stata sicuramente da traino, ma sono state molto positive anche le altre esperienze delle gestioni autonome dalla Reggia di Caserta, al Museo archeologico Nazionale di Napoli, a Capodimonte, a Paestum. Nel 2017 tutti i musei hanno registrato significativi tassi di crescita, ma il patrimonio archeologico è stato il più visitato: circa un terzo dei visitatori si sono concentrati tra Pompei, Paestum, Colosseo, Fori, Ostia Antica, Ercolano, l’Appia antica e i grandi musei nazionali come Napoli, Taranto, Venezia e Reggio Calabria e il Museo nazionale romano».

(da agenzie)

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