Destra di Popolo.net

“SMETTETELA DI BESTEMMMIARE PER FAVORE”, MAMMA AGGREDITA DA GANG DI BULLI ITALICI

Gennaio 8th, 2018 Riccardo Fucile

PICCHIATA DAVANTI AL FIGLIO DA 4 RAGAZZINI AL CENTRO COMMERCIALE LE GRU

“Smettetela di bestemmiare per favore”, la donna che si rivolge così a un gruppo di ragazzini un po’ troppo agitati nel parcheggio multipiano delle Gru, insieme al figlio, non si aspettava certo di essere aggredita e presa a calci e pugni.
La mamma era tornata nel parcheggio dopo aver fatto la spesa insieme al figlio piccolo che assiste all’aggressione
Quattro ragazzini la accerchiano, sono tutti giovanissimi. La più piccola è una ragazza e ha appena 15 anni. Gli altri hanno al massimo 17 anni.
Sono tre ragazze e un ragazzo che vengono identificati uno dopo l’altro dai carabinieri con l’aiuto della direzione del centro commerciale di via Crea, a Grugliasco. Sono stati tutti denunciati per lesioni aggravate in concorso.
Era ancora autunno quando le indagini dei carabinieri si concentrano sul fenomeno e alzano il livello d’allerta su quel cono d’ombra che sembra avvolgere il parcheggio multipiano delle Gru dove già  in passato ci sono stati ragazzini violenti e vittime di bullismo.
Ma i controlli si allargano anche ad altri fenomeni e al circondario del centro commerciale. Un giorno trovano un ragazzino di 17 anni di Alpignano che gira armato di una pistola scacciacani senza tappo rosso e di un coltello a serramanico
E poi ci sono i furti, piccoli episodi di taccheggio che per il centro commerciale sono una piaga da anni: tra ottobre e dicembre i carabinieri hanno denunciato per furto aggravato 4 ragazzine sorprese a rubare da Claire’s, la catena che vende bigiotteria e accessori.
Sette ragazzini vengono segnalati alla prefettura come assuntori di droga perchè durante un controllo con i cani vengono trovati con addosso un grammo di marijuana a testa.

(da agenzie)

argomento: criminalità | Commenta »

PIROZZI: “PASSO INDIETRO SOLO SE SI CANDIDA LA MELONI, SE SI PRESENTA GASPARRI CORRO ANCHE IO”

Gennaio 8th, 2018 Riccardo Fucile

IL CENTRODESTRA NEL LAZIO NON HA ANCORA DECISO CHI CANDIDARE: SE LA LOMBARDIA VA ALLA LEGA, IL LAZIO SPETTA A FORZA ITALIA, MA C’E’ CHI VUOL FAR PERDERE GASPARRI… DIETRO IL SINDACO DI AMATRICE C’E’ SALVINI

“L’unica persona per la quale farei un passo indietro volentieri è Giorgia Meloni”. E’ quanto afferma, all’indomani del vertice di Arcore tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, il sindaco di Amatrice e candidato alla presidenza della Regione Lazio con la sua lista civica Sergio Pirozzi sulla possibilità  di tirarsi indietro dalla corsa per le regionali in favore di una candidatura condivisa del centrodestra.
Tra i candidati del centrodestra ‘papabili’ resta il nome del senatore di Fi Maurizio Gasparri, ma in tal caso Pirozzi non sarebbe disponibile a un passo indietro: “Solo di fronte a un atto d’amore per la propria Regione di un leader nazionale quale è Giorgia Meloni farei un passo indietro. Senza pretendere nulla in cambio. Altrimenti vado dritto fino alla fine. Abbiamo già  500 comitati e ho fatto più di 100 incontri pubblici. E io non prendo in giro le persone”.
La realtà  è che quando il candidato è di Forza Italia, gli alleati fanno la fronda, se invece è il loro pretendono massima fedeltà , in primis.
Poi c’e’ una parte di Forza Italia che non vuole Gasparri, a cominciare da Tajani. E infine molto dipende dalla Lombardia: se resta alla Lega , il Lazio va a Forza Italia, ma se decidessero per la Gelmini allora passa a Fratelli d’Italia.
Chiaro che la candidatura autonoma di Pirozzi indebolirebbe la coalizione.

(da agenzie)

argomento: elezioni | Commenta »

M5S, VIA PROGRAMMI DI VESPA E FAZIO DA CAMPAGNA ELETTORALE, MA DI MAIO VA “A PORTA A PORTA”

Gennaio 8th, 2018 Riccardo Fucile

LA SOLITA POLEMICA CHE SI PRESENTA OGNI TURNO ELETTORALE E LA SOLITA INCOERENZA DI CHI SI LAMENTA E POI CORRE IN TV

«Eliminare i programmi di infotainment dalla campagna elettorale oppure ricondurre tutti i programmi sotto testata a condizione che il conduttore abbia un contratto da giornalista»: sono le due soluzioni, che escluderebbero Vespa e Fazio, individuate dal M5S e annunciate dalla relatrice di minoranza al regolamento sulla par condicio, Mirella Liuzzi, in commissione di Vigilanza Rai.
Liuzzi ha ricordato che del tema si è parlato a dicembre, in occasione del parere sul contratto di servizio, e ha chiesto che gli altri partiti si esprimano.
Intanto però una nota della Rai annuncia che «Porta a Porta» su Rai1 apre, da martedì 9 gennaio, le interviste ai leader dei partiti.
Si comincia proprio con Luigi Di Maio candidato premier del Movimento 5 stelle. Mercoledì 10 gennaio alle 23.45 Bruno Vespa ospiterà  il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi e giovedì 11 gennaio alle 23.55 il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi».
In ogni caso il nodo verrà  sciolto domani quando la commissione è convocata per discutere e votare il Regolamento per la par condicio che se la proposta dei 5 stelle verrà  dichiarata inammissibile potrebbe ottenere anche l’unanimità .

(da agenzie)

argomento: Grillo | Commenta »

“IO, TERRORIZZATA IN TRENO DAGLI ULTRAS DEL VERONA”

Gennaio 8th, 2018 Riccardo Fucile

UNA CONSIGLIERA COMUNALE DI NAPOLI: “INNEGGIAVANO ALLA MORTE DEI MERIDIONALI, DICEVANO CHE SIAMO MONGOLOIDI E AFRICANI, CHE AMMAZZARCI NON E’ UN REATO”

“Ho dovuto sentirmi per più di 4 ore cori che inneggiavano alla morte mia in quanto meridionale, dicevano che puzzo, che siamo mongoloidi e africani (come se fosse un’offesa), che io sono una putt.. (poichè tutte le mamme meridionali lo sono) e che ammazzarci non è un reato”.
Questo è solo uno dei passaggi dello sfogo di Francesca Menna, consigliere comunale a Napoli del M5S che racconta su Facebook del suo viaggio   sul treno con i tifosi del Verona diretti a Napoli per la sfida di campionato contro gli azzurri (gara vinta poi da questi ultimi per due reti a zero).
“Mi sono trovata sul percorso da Verona a Bologna e da Bologna a Napoli con gli ultras del Verona, ci hanno terrorizzato tutto il tempo! Hanno iniziato a bere dalle 6 del mattino, ognuno di loro, infatti aveva una busta di plastica con almeno 20 lattine di birra a testa e ubriachi persi urlavano cori violenti e apprezzamenti volgari su ogni donna che passava”.
La consigliera ha specificato che tutto questo si è verificato su un treno Italo in prima classe.
Questa è l’immagine che diamo ai turisti stranieri che vengono in Italia, ma dato che i teppisti non erano immigrati ma fogna padana, nessuna istituzione ha pensato bene di intervenire, nessun politico sovranista ha speso un post per denunciare questa vergogna, nessun ministro degli Interni ha ritenuto di neutralizzare e denunciare la teppaglia.
E l’Italia del futuro, godetevela.

(da agenzie)

argomento: Razzismo | Commenta »

RAZZISTI DELLA PORTA ACCANTO: UN ITALIANO SU DUE GIUSTIFICA VIOLENZE E AGGRESSIONI SUI SOCIAL

Gennaio 8th, 2018 Riccardo Fucile

DILAGANO OMOFOBIA E ANTISEMITISMO, MIGRANTI NEL MIRINO

Dei 55 italiani su cento che, rispondendo a un sondaggio di Swg (15 novembre 2017), hanno giustificato il razzismo, la gran parte probabilmente escluderebbe di essere razzista.
La domanda era diretta: «Determinate forme di razzismo e discriminazione possono essere giustificate?».
Per il 45 per cento è «no mai». Per il 29 «dipende dalle situazioni». Per il 16 «solo in pochi specifici casi». Per il 7 «nella maggior parte dei casi». Per il 3 «sempre».
§Se la domanda fosse stata «lei è razzista?» è presumibile che avrebbe risposto sì il 3 per cento per cui il razzismo è giustificabile sempre, e forse alcuni del 7 per cento per cui è accettabile nella maggior parte dei casi.
Il razzismo è una malattia insidiosa, dà  sintomi vaghi, talvolta deboli o indecifrabili: non si prende il razzismo come un’influenza, dall’oggi al domani.
Matteo Salvini esclude di essere razzista eppure il primo gennaio ha scritto un tweet che, nella sua apparente innocuità  (fra centinaia ben più aggressivi scritti dal capo leghista), spiega bene la noncuranza del pensiero e del linguaggio: «Vado a Messa a Bormio, e sento dire dal prete che bisogna “accogliere tutti i migranti”. Penso ai milioni di italiani senza casa e senza lavoro, al milione di bambini che in Italia vivono in povertà , e prego per loro».
Naturalmente è legittimo e per niente illogico ritenere che non si possano accogliere tutti i migranti, ma pregare per i poveri italiani sembra una trasposizione un po’ temeraria del sovranismo nella fede: è complicato pensare a un Dio che accolga preghiere in base al passaporto o al colore della pelle, ed è stupefacente intuire tanti cristiani disinvoltamente immemori della vocazione universalistica ed ecumenica del cristianesimo, costituzionalmente antirazzista.
Il linguaggio della politica
Anche Massimo Corsaro, deputato di centrodestra, ogni volta trasecola. Dopo il derby della settimana scorsa, ha dato dello zingaro all’ex allenatore del Torino, Sinisa Mihajlovic. Così come si era rivolto al collega ebreo, Emanuele Fiano, dicendo che portava le sopracciglia folte per nascondere i segni della circoncisione.
In entrambi i casi, Corsaro ha ammesso una certa intemperanza linguistica, dovuta alla foga, ma nessun cedimento al razzismo.
La novità  evidente è che certe cose, fino a pochi anni fa, un uomo delle istituzioni non si sarebbe nemmeno sognato di dirle e tantomeno l’avrebbe fatta franca.
La violenza quotidiana
Un’inchiesta dell’associazione Lunaria, presentata a Montecitorio lo scorso ottobre, ha registrato 1483 casi «di violenza razzista e discriminazione» tra il primo gennaio 2015 e il 31 maggio 2017.
Da gennaio 2007 ad aprile 2009, la stessa Lunaria ne aveva registrati 319. Di questi 1483 casi, 1197 vanno alla voce violenza verbale, e non bisogna per questo pensare che siano meno gravi: un anno fa Pateh Sabally, ventiduenne gambiano, decise di suicidarsi buttandosi nel Canal Grande a Venezia; da un vaporetto lo videro dimenarsi, nessuno si lanciò per salvarlo, alcuni gli fecero un video mentre affogava, qualcuno rideva e diceva «ueh Africa», qualcuno gli diceva «scemo», «negro».
Lo scorso giugno, in un centro estivo del riminese, una bambina cadde mentre giocava e due coetanei le dissero «ti sta bene che sei caduta, a terra devono stare i negri» e «io vicino a una negra non ci sto».
Lo scorso novembre, in provincia di Padova, in una partita fra quattordicenni un ragazzo nigeriano si sentì dire due volte «stai zitto negro» da un avversario che poi gli rifilò un pugno, e quando il nigeriano reagì fu espulso dall’arbitro. Sono episodi pescati alla rinfusa fra centinaia.
Se ne sono citati due consumati fra bambini o ragazzini per rendere l’idea dell’aria che tira.
Le istituzioni contagiate
L’aspetto più stupefacente del lavoro di Lunaria è che il maggior numero dei casi (615) ha per protagonisti «attori istituzionali».
Hanno spesso a che fare coi sindaci e le loro ordinanze teoricamente a tutela dell’ordine pubblico.
Nell’agosto 2016 il sindaco dem di Ventimiglia vietò la distribuzione di cibo ai migranti in attesa alla frontiera; nello stesso periodo la sindaca di Codigoro, Ferrara, (sempre Pd) propose tasse più alte per chi affittava appartamenti ai richiedenti asilo; nel settembre 2017 il sindaco leghista di Pontida, Bergamo, decise di riservare i parcheggi soltanto a donne comunitarie ed etero.
Sindaci di sinistra e di destra, tutti accomunati dallo stupore del giorno dopo, e dalla spiegazione che no, mica si trattava di razzismo.
Poi, naturalmente, ci sono anche le violenze fisiche: 84. Un solo esempio, notissimo: nel luglio 2016 Emmanuel Chidi Namdi, trentaseienne nigeriano, fuggito dalle persecuzioni d’estremismo islamico di Boko Haram, passeggiava per Fermo con Chinyery, la fidanzata ventiseienne, quando due del posto hanno preso a chiamarla «scimmia»; Emmanuel provò a difenderla e fu aggredito con una spranga e, caduto a terra, massacrato a calci e a pugni.
L’intolleranza via social
Fin qui si tratta di fatti di cronaca, ma poi c’è una frenetica attività  di razzismo quotidiano.
L’associazione Vox, in collaborazione con l’Università  degli Studi di Milano e La Sapienza di Roma, ha monitorato il social Twitter nel periodo che va dall’agosto 2015 al febbraio 2016, e ha trovato 412 mila tweet misogini, razzisti o omofobi.
Circa 42 mila tweet erano contro i migranti in quanto tali, soprattutto se musulmani. Secondo il Pew Research Center (Think Tank di Washington) il 68 per cento degli italiani è ostile ai musulmani, e del resto un’indagine di Ipsos evidenzia che in Italia la maggioranza è convinta che gli immigrati di religione musulmana siano oltre il 20 per cento della popolazione, quando invece la percentuale balla fra il 2,5 e il 3,5 per cento (secondo varie fonti, che tengono più o meno conto dell’immigrazione clandestina).
Così, per tornare all’inizio, al sondaggio di Swg, si scopre che tendenzialmente gli italiani preferiscono per vicino di casa un ebreo piuttosto che un musulmano, ma preferiscono un altro italiano piuttosto che un ebreo, qualsiasi cosa voglia dire, visto che gli ebrei in Italia sono quasi tutti italiani.
Cresce l’antisemitismo
E qui arriviamo all’ultimo studio, proposto dalla Anti Defamation League – Osservatorio antisemitismo Italia.
Nel 2016 i casi di antisemitismo in Italia sono stati 130, almeno quelli di cui si è venuti a conoscenza; dieci anni prima, nel 2006, erano stati 45.
«Dalla Palestina alla Patagonia… Gli avvoltoi giudei alla conquista del pianeta», «sionisti cancro dell’umanità », «semiti assassini rituali» si legge su vari profili Facebook dedicati alla riemergente lotta all’ebreo; nei dintorni dell’antico ghetto di Ferrara, poche settimane fa, via Voltapaletto è stata trasformata a vernice in via Hitler; all’ingresso del liceo Seneca di Roma, a ottobre è apparsa la scritta «ingresso ebrei».
Anche qui si potrebbe andare avanti per pagine, resta giusto lo spazio per dire che – sempre secondo l’Anti Defamation League – nel 2014 il 20 per cento degli italiani aveva sentimenti o pregiudizi antiebraici (come, per esempio, «gli ebrei muovono l’economia mondiale contro gli altri popoli»), e nel 2015 erano saliti al 29.
E per ricordare la manifestazione filopalestinese del 29 dicembre a Milano, piazza Cavour, dove immigrati musulmani hanno scandito un coro tradizionale: «Ebrei tremate, l’armata di Maometto ritornerà ».
Per sottolineare l’ovvio: nelle società  dove il razzismo cresce, chi lo subisce spesso poi lo alimenta, in un clima facilone, crudele ed epidemico in cui tutti hanno conquistato il diritto alla spudoratezza.

(da “La Stampa”)

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MARONI LASCIA LA PADAGNA E INIZIA LA LUNGA MARCIA SU ROMA: “SO COSA VUOL DIRE GOVERNARE”

Gennaio 8th, 2018 Riccardo Fucile

SE IL CANDIDATO DIVENTA FONTANA, L’EX SINDACO LEGHISTA CHE E’ RIUSCITO A PERDERE LE COMUNALI NELLA SUA VARESE, NE VEDREMO DELLE BELLE

Se non è l’inizio della lunga marcia di Roberto Maroni verso Roma poco ci manca: «So cosa vuol dire governare e assumere responsabilità  di governo. Per questo ho il timore che se vince Luigi Di Maio l’Italia finisce come spelacchio. Per me il candidato dei 5Stelle è Virginia Raggi al cubo».
Nel giorno in cui annuncia ufficialmente che non si candiderà  alla guida di Regione Lombardia il Governatore oramai uscente si lascia aperte porte importanti.
La motivazione ufficiale sono non meglio precisate «motivazioni personali»: «Questa decisione di non ricandidarmi non ha niente a che fare con la politica. Non ci sono tensioni con Matteo Salvini candidato premier. E a parte un raffreddore di stagione sto bene di salute».
Chi gli è molto vicino racconta che la corsa per Roma ai massimi livelli, Palazzo Chigi in cima a tutto, sarebbe stata favorita se non auspicata da Silvio Berlusconi.
Le considerazioni sono quelle di sempre: il leader di Forza Italia è troppo anziano per fare il premier, Matteo Salvini sposterebbe troppo la bilancia dell’alleanza verso la Lega.
Dalla sua Roberto Maroni ha esperienza di governo, è stato più volte ministro, è leghista ma non salviniano.
A chiedergli direttamente se Silvio Berlusconi glielo ha offerto nell’incontro avvenuto poche settimane fa ad Arcore, Roberto Maroni risponde misurando le parole con un sorriso: «Non è vero che me lo ha chiesto, magari lo ha pensato».
Di sicuro nell’ultima conferenza stampa dopo giunta a Palazzo Lombardia Roberto Maroni ripete più volte che non ricandidarsi in Regione non vuol dire che lascia la politica: «La mia decisione è questa e chiedo a tutti rispetto. Non ho richieste o pretese da fare alla politica. Con la politica ho una grande storia d’amore che va avanti da 25 anni. E come tutte le storie d’amore non finiscono mai. Sono naturalmente a disposizione se dovesse servire. Ma questo lo lascio decidere ad altri».

(da agenzie)

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CHE COERENZA: QUATTRO ANNI FA SALVINI IRONIZZAVA SUL PD CHE FACEVA ACCORDI CON UN CONDANNATO A 4 ANNI

Gennaio 8th, 2018 Riccardo Fucile

IERI LA LEGA HA STRETTO UN’ALLEANZA CON QUELLO STESSO CONDANNATO CHE TANTO DISPREZZAVA

Certi amori fanno giri immensi e poi ritornano. È il caso di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Oppure se preferite della Lega Nord e di Forza Italia.
Perchè nonostante Capitan Ruspa abbia tentato di costruire un partito personale in grado di raccogliere consensi anche a Sud del Po’, nonostante abbia fatto levare il suffisso “Nord” dalla Lega, Salvini sa che fuori dalla Padania non ha speranza di prendere voti.
E così la Lega 2.0 di Salvini si riduce a fare quello che ha sempre fatto la “vecchia” Lega di Umberto Bossi.
La prima volta è stata nel 1994, Bossi dichiarò che non avrebbe mai sostenuto Berlusconi perchè alla Presidenza del Consiglio ci doveva andare Roberto Maroni.
Tempo una quindicina di giorni e Lega Nord e Forza Italia si troveranno assieme al governo.
Ma solo fino a quando Bossi fece saltare il primo governo Berlusconi dicendo che “Berlusconi ha preso i soldi da Cosa Nostra” e accusando Berlusconi di essersi alleato con Fini e con i fascisti.
Dall’altra parte Silvio replicò con un “Non mi siederò mai più a un tavolo con Bossi, è una persona completamente inaffidabile”. Nel 1998 Bossi scriveva sulla Padania: “La Fininvest è nata da Cosa Nostra. Ci risponda Berlusconi, da dove vengono i suoi soldi?”.
Lo scambio di accuse e di insulti proseguì fino al al 2001 quando i due tornarono buoni amici (e vinsero le elezioni).
Nel 2011, un’altra frattura. Il governo Berlusconi cadde e arrivò Monti che in Parlamento ottenne i voti del PdL ma non della Lega che però rimase all’opposizione giusto il tempo di arrivare alle politiche del 2013 quando i due partiti si presentarono di nuovo assieme (ma persero).
Il Patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi sancì di nuovo la rottura dei rapporti tra Berlusconi e la Lega.
Nel 2013 Salvini scrisse su Facebook che i “kompagni del PD” erano al governo con un un condannato.
Anche questa volta però Salvini non fu in grado di tenere il broncio tanto a lungo anche perchè il patto del Nazareno va in frantumi (e anche Forza Italia, che perde pezzi). Novembre 2015: Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni sono assieme sul palco di Bologna. Salvini annuncia con orgoglio la riunificazione del centrodestra e iniziano le grandi manovre per conquistare la leadership.
Passa poco meno di un anno e dal raduno di Pontida del settembre 2016 il Capitano della Lega torna a tuonare contro Berlusconi: «Se qualcuno pensa che il futuro della Lega sia ancora quello di un partitino servo di qualcun altro, di Berlusconi o di Forza Italia, ha sbagliato a capire. Noi non saremo più schiavi di nessuno. Noi accordi al ribasso non ne faremo con nessuno».
In quell’occasione Salvini lanciò un duro monito a Forza Italia: «Deve scegliere se stare con noi o con la Merkel in Europa. O con noi sempre, oppure mai».
Il resto è storia recente. Storia che si è conclusa ieri con il patto siglato nella villa di Arcore .
Salvini insomma ritorna con il “Condannato Silvio Berlusconi” e sembra non essersi accorto che nel simbolo di Forza Italia è scritto “Berlusconi Presidente”.
Chissà  come faranno ora i “kompagni della Lega” a giustificare il fatto che sono al governo con un condannato in via definitiva.
Di sicuro questo non è un problema per Salvini, ha messo in moto la sua ruspa e ha rimosso quella frase dalla sua memoria.

(da “NextQuotidiano“)

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COSA VUOL FARE MARONI DA GRANDE?

Gennaio 8th, 2018 Riccardo Fucile

LA RINUNCIA ALLA LOMBARDIA APRE NUOIVI SCENARI: UN POSTO DA MINISTRO NEL GOVERNO BERLUSCONI O RISERVA DELLA REPUBBLICA DA SPENDERE IN CASO DI GRANDE COALIZIONE?…. SALVINI NON PUO’ STARE TRANQUILLO

Cosa vuole fare Roberto Maroni da grande? Ieri alla fine del vertice del centrodestra che ha certificato l’accordo tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia è arrivata anche l’indisponibilità  dell’attuale governatore della Lombardia a ricandidarsi in Regione.
La domanda che però ora attanaglia tutti i retroscenisti italiani è: cosa vuole fare da grande Maroni?
Il problema che potrebbe aver spinto l’ormai ex governatore al passo indietro, secondo alcuni, si chiama legge Severino.
Maroni è tra gli imputati a Milano al processo con al centro le presunte pressioni per far ottenere un contratto di lavoro e un viaggio a Tokyo a sue due ex collaboratrici dell’epoca in cui era ministro dell’Interno, Mara Carluccio e Maria Grazia Paturzo. In caso di condanna arriverebbe una sospensione già  in primo grado ed è chiaro che a quel punto il suo mandato sarebbe a rischio.
D’altro canto il suo correo è stato già  assolto in secondo grado e il processo, secondo i legali, sarebbe ora in discesa anche per lui.
In più, Maroni ha smentito che dietro la decisione ci fossero ragioni “di salute”, escludendo così le altre piste che potevano sorgere nell’indagine sul suo futuro politico.
Non ne rimane quindi che una: quella di ministro in un governo di centrodestra che sembra sempre più prossimo.
L’uomo che ha tentato di mordere la caviglia di un poliziotto in via Bellerio allo scopo di impedire la perquisizione della sede della Lega Nord quindi sarebbe una riserva della Repubblica, pronto a bere l’amaro calice del sacrificio di reggere un ministero di grande peso nel prossimo governo che vedrà  Silvio Berlusconi come deus ex machina.
E la vicenda non può non suonare come un campanello d’allarme per Matteo Salvini.
Al Consiglio Federale, ricorda oggi la Stampa, quando venne deciso l’abbandono della parola Nord accanto a Lega, Roberto Maroni era assente con Umberto Bossi.
Anche se ai molti che glielo chiedono il Governatore quasi ex ripete: «La mia decisione non è contro nessuno. Non farò mancare il mio impegno in campagna elettorale».
Nella posizione di ministro poi Maroni potrebbe ottenere anche altro.
Francesco Verderami sul Corriere della Sera segnalava che il vecchio Bobo potrebbe trasformarsi nel capofila dei «dialoganti» all’interno del Carroccio, e appoggiare il disegno di Berlusconi per sostenere un governo chiamato a gestire «nell’interesse del Paese» una fase di transizione.
Questo però potrebbe accadere soltanto nell’ipotesi che Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia non ottenessero i numeri necessari per governare e che li ottenesse una maggioranza composita (?) tra Partito Democratico e Forza Italia.
Il punto è però che ad oggi non basterebbero quei numeri per ottenere una maggioranza a meno che tutti i senatori dei collegi vinti dal centrodestra non diano l’ok (e a patto che lo facciano anche tutti quelli eletti dal Partito Democratico).
D’altro canto, come sappiamo, ci sarà  una divisione equa nei candidati nei collegi tra Forza Italia (che ne esprimerà  il 50% tenendo con sè quelli aderenti al quarto polo) e il resto della coalizione: un’approssimazione che ci permette di pensare che al Senato, ad esempio, ci saranno 34 o 35 senatori eletti in quota Forza Italia.
Visto che gli azzurri eleggerebbero così in totale 70 senatore e 80 li eleggerebbe il PD, ecco che siamo a pochi voti dalla maggioranza in Senato (ma quella alla Camera sarebbe ancora lontana).
In ogni caso è oggi prematuro fare questi conti perchè è più probabile che il centrodestra ottenga la maggioranza assoluta in almeno una delle due Camere.
Di certo lo spauracchio del governo con Renzi potrebbe aiutare a tenere a freno Salvini.
Il quale ieri ha sbandierato l’abolizione della legge Fornero come suo grande risultato ottenuto in cambio dell’apertura al quarto polo, anche se il comunicato congiunto parlava di fermare gli effetti deleteri della riforma, non la sua cancellazione.
Senza contare la totale assenza dell’Europa nell’ambito degli accordi programmatici. Magari non sarà  l’unico boccone amaro che Salvini dovrà  ingoiare.
Con il fantasma di Maroni alle spalle.

(da “NextQuotidiano“)

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LE INDAGINI SULLE CASETTE PER I TERREMOTATI

Gennaio 8th, 2018 Riccardo Fucile

DITTE PRIVE DEL CERTIFICATO ANTIMAFIA, OPERAI SENZA CONTRATTO E SAE IN CONDIZIONI PIETOSE

Ditte prive del certificato antimafia, operai senza contratto nè professionalità  e casette per i terremotati che sono in condizioni pietose già  all’atto della consegna.
A distanza di 16 mesi dalla scossa del 24 agosto la ricostruzione non parte e l’emergenza non pare gestita a regola d’arte (eufemismo), tanto che, racconta oggi Giuliano Foschini su Repubblica, l’Autorità  Anticorruzione di Raffaele Cantone e due procure, Perugia e Macerata, hanno aperto indagini sulla realizzazione delle Sae, i moduli abitativi che sono l’unica speranza per gli sfollati di tornare in tempi brevi a vivere nei loro paesi. Nonostante il mega appalto unico Consip dovesse garantire qualità , legalità  e trasparenza, la gestione fa acqua da tutte le parti.
Il 22 agosto scorso Cantone ha inviato i finanzieri del Nucleo anticorruzione in due cantieri di Norcia, ad Ancarano e a Campi, per controllare chi stesse lavorando e come. Le anomalie sono venute subito a galla. Sul posto c’erano aziende del cui coinvolgimento le autorità  niente sapevano, perchè non avevano presentato la notifica preliminare di subappalto, cioè il documento che ne permette la tracciabilità .
Ad Ancarano la Essegi Linoleum stendeva la pavimentazione delle casette, e non figurava; la Extra srl montava arredi e mobili, e non figurava; la Autotrasporti Martinelli trasportava infissi, e non figurava. A Campi lavoravano le “invisibili” Società  Edilizia Campoluongo di San Cipriano d’Aversa, la Decoop, la Calcestruzzi Cipiccia, la Passeri. Nomi finiti nell’informativa che l’Anac ha girato alla procura di Perugia per approfondimenti. Ma a quale titolo quelle ditte erano lì?
Davanti ai finanzieri, i responsabili hanno risposto di essere “personale distaccato”: alcuni presso l’impresa esecutrice Kineo, altri presso le subappaltatrici di quest’ultima. Come se ciò bastasse a giustificare il fatto che a Campi e Ancarano non ci fosse neanche un operaio della Kineo Energy Facility, la consorziata alla quale il consorzio Cns (vincitore della gara Consip) ha affidato la realizzazione delle casette in Umbria.
Non solo. A una successiva verifica, gli inquirenti hanno scoperto che la metà  dei manovali non aveva un rapporto lavorativo con la ditta a cui dichiaravano di appartenere. Erano fantasmi, quindi. Mandati da chissà  chi. Abusivi.

(da “NextQuotidiano”)

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