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DE BENEDETTI CONTRO SCALFARI A LA7

Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile

“GLI HO DATO UN SACCO DI MILIARDI, E’ UN INGRATO”… E NE HA ANCHE PER REPUBBLICA

“Non voglio più commentare un signore molto anziano che non è più in grado di sostenere domande e risposte”. C’è stato un tempo in cui Carlo De Benedetti ed Eugenio Scalfari erano una coppia imprescindibile.
Quel tempo è evidentemente finito per sempre, visto quello che ha detto Carlo De Benedetti durante la trasmissione Otto e Mezzo su La7 riferendosi al fondatore di Repubblica, che aveva dichiarato di non dare peso alle critiche dell’ex editore. “Ha detto che se ne fotte delle mie critiche? Con me deve stare zitto, gli ho dato un pacco di miliardi, è un ingrato”, ha concluso.
Poi l’Ingegnere ha anche fatto sapere di aver sentito Berlusconi dopo una quindicina d’anni di silenzio perchè il Cavaliere era convinto che la dichiarazione di voto in suo favore da parte di Scalfari fosse una sua idea: “Secondo Berlusconi era un input partito da me e quindi mi ha detto: ‘Parliamoci, non ci sono i comunisti, è finita la guerra. Tu sei di sinistra, io di destra ma qui esistono altri problemi per il Paese’. Ma io gli ho detto che lui fa politica e io no e che non c’era niente da dirci”.
De Benedetti ha anche parlato del suo rapporto con Repubblica, definendolo assente: “Non farò un altro giornale perchè sono monogamo” ma i suoi rapporti con il quotidiano, ha spiegato, sono “assenti”, ha specificato “ed è per questo che soffro”.
In un altro passaggio De Benedetti ha lamentato: “Oggi il giornale sta perdendo la sua identità . La politica non viene fatta più su Repubblica e questo mi addolora profondamente”.
Anche dal quotidiano fanno sapere che dopo l’intervista rilasciata a Cazzullo sul Corriere della Sera “l’ingegnere è morto”…
Infine, De Benedetti, che aveva dichiarato chiusi i suoi rapporti con Renzi, ha fatto però sapere che ha intenzione di votare Partito Democratico contro il MoVimento 5 Stelle: “Se penso all’idea che Di Maio possa essere il premier di questo Paese — ha ammesso De Benedetti — dico che ha ragione mille volte Berlusconi a dire che dobbiamo scappare. Per il suo curriculum non è adatto a fare il presidente del Consiglio”.

(da agenzie)

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DJ FABIO, LA PROCURA DI MILANO CHIEDE L’ASSOLUZIONE PER CAPPATO

Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile

“HA RISPETTATO IL DESIDERIO DI MORIRE DI FABIANO, ERA DAVVERO CONVINTO DI METTERE FINE A TUTTO QUEL DOLORE”

Assoluzione, perchè il fatto non sussiste.
Ecco la richiesta della procura di Milano nel processo a Marco Cappato per la morte assistita di dj Fabo.
Ma più che di diritto si parla di umanità  nell’aula del tribunale. Non tanto di articoli di legge o di reati ma di dignità , libertà , dolore e desiderio.
Sulla base di questi ragionamenti, la procura chiede che l’esponente radicale non venga condannato. O, in subordine, l’invio degli atti del processo alla Corte Costituzionale per sollevare una questione di illegittimità  sull’articolo 580 che prevede il reato di aiuto al suicidio. D’altra parte per Cappato la procura aveva già  chiesto l’archiviazione (poi respinta) nel maggio del 2017.
L’intenzione dei magistrati si capisce bene dalle parole in aula dell’aggiunta Tiziana Siciliano. “Sarei davvero stupita – ha detto   se qualcuno qui avesse qualche dubbio sul fatto che Fabiano avesse deciso di mettere fine alla sua vita. Sulla questione del dubbio se ci sia stata agevolazione al suicidio, cerchiamo di capire che cosa sia suicidio e come nasce l’articolo 580. Dobbiamo chiederci a quale vita facciamo riferimento. Quanto artificiali siano delle vite che noi siamo chiamati a difendere. Ho visto dei polmoni respirare da soli su un tavolo, macchine che sostituiscono cuori… ma è vita questa?”.
“Noi abbiamo ricostruito la drammatica storia di Fabiano – ha detto ancora Siciliano –   che prima dell’incidente conduceva una vita meravigliosa, fatta di possibilità  e poi si è ridotta a una serie di gangli di dolore, privato della possibilità  di desiderare. Viene da dire, facendo una citazione letteraria, ‘se questo è un uomo’”.
E lo dice, Siciliano, prendendo in prestito la Costituzione, oltre che la letteratura. “La Costituzione repubblicana – chiarisce infatti – ci ha abituati a credere che un uomo è un pieno fruitore di tutti i diritti della personalità . Dignità  è poter essere uomo. Ma come può esserci dignità  se non c’è la libertà  di esercitarla?”.
Chiudendo la requisitoria, la pm ha citato anche Tommaso Moro “che per le sue idee, simili a quelle di Fabiani e di Cappato, venne giustiziato, 500 anni fa, per poi essere beatificato nel 1935. Speriamo che non si voglia far lo stesso per Cappato”.
E ancora, con una punta di amara ironia, Siciliano ha chiuso: “Se verrà  condannato Cappato, dovranno esserlo anche tutti gli altri famigliari e anche il portiere del palazzo che quella mattina aprì il portone a Fabiano, salutandolo per l’ultima volta, sapendo che andava a darsi la morte”.
Parla più della questione penale la collega Sara Arduini che dice: “Cappato non ha avuto alcun ruolo nella fase esecutiva del suicidio assistito di Fabiano Antoniani e non ha nemmeno rafforzato la sua volontà  di morire”
Il pm dopo avere ripetuto più volte come fosse “forte e granitica la volontà  di Fabiano di morire” in quanto dopo l’incidente stradale era rimasto cieco, paralizzato e senza la speranza di un lieve miglioramento, ha sottolineato più volte che Cappato “non ha in alcun modo rafforzato il proposito suicidiario di Fabo ma lo ha solo rispettato. Anzi lo ha addirittura ritardato cercando di coinvolgerlo nella sua lotta politica per tentare di dargli una nuova prospettiva di vita”.
I due pm originariamente avevano chiesto l’archiviazione della indagine a carico del rappresentante dell’associazione Luca Coscioni ma poi il gip Luigi Gargiulo aveva imposto l’imputazione coatta e l’esercizio dell’azione penale sostenendo che Cappato andasse accusato di aiuto al suicidio per avere addirittura rafforzato la volontà  del proposito di togliersi la vita.

(da agenzie)

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SONDAGGIO EUROMEDIA: CENTRODESTRA 39%, CENTROSINISTRA 27,9%, M5S 26,3%

Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile

PARTITI: M5S 26,3%, PD 24,2%, FORZA ITALIA 18%, LEGA 13,5%, LIBERI E UGUALI 6%, FDI 4,4%, NOI CON L’ITALIA 2,4%, LORENZIN 1,2%, BONINO 1,8% INSIEME 0,4%

Il centrodestra ormai stabile al 39%, a un soffio dalla “soglia magica” del 40, che potrebbe garantire la maggioranza.
Il centrosinistra staccato di ben undici punti, fisso addirittura al 27,9%.
E poi il Movimento 5 stelle prima forza ma “solo”al 26,3%.
Sono i numeri dell’ultimo sondaggio di Euromedia. Una rilevazione effettuata su 800 casi rappresentativi della popolazione italiana maggiorenne e diffusa durante la trasmissione Porta a Porta. Dal quale emerge, ancora una volta, un dato: saranno gli elettori più anziani a decidere chi vincerà  le prossime elezioni politiche.
Tra gli elettori con un’età  compresa tra i 18 e i 24 anni, infatti, il centrodestra e il centrosinistra sono praticamente appaiati al 30%, con la coalizione guidata da Matteo Renzi in vantaggio di mezzo punto percentuale.
Confermata dalla rilevazione dell’istituto guidato da Alessandra Ghisleri un’altra tendenza già  emersa da altri sondaggi: tra i giovani il Movimento 5 stelle è di gran lunga il primo partito con il 34% dei voti. Segue il Pd al 27,6%, Forza Italia al 14,3%, Lega al 11,3% e poi Liberi e Uguali al 5%.
Situazione che cambia radicalmente quando si contano i voti degli over 24: i pentastellati perdono quasi otto punti, fermandosi al 26,3%, mentre il centrodestra schizza al 39% grazie alle performance di Forza Italia al 18%, Lega al 13,5%, Fratelli d’Italia al 4,4%, e Noi con l’Italia — la quarta gamba della coalizione — al 2,4%.
Tra gli elettori più maturi, invece, il Pd perde qualche punto, fermandosi al 24,2%.
A pesare sul risultato finale della coalizione, però, sono soprattutto le disastrose le performance degli alleati, almeno secondo la rilevazione di Euromedia: Civica popolare di Beatrice Lorenzin prenderebbe l’1,2%, +Europa di Emma Bonino e Bruno Tabacci l’1,8, Insieme — cioè Verdi e Socialisti — lo 0,4, Sà¼dtiroler Volkspartei lo 0,3%.
Il centrosinistra, tra l’altro, rimarrebbe staccato anche sommando i voti della formazione guidata da Pietro Grasso che è data al 6%.
Ancora alta la percentuale di indecisi che potrebbero astenersi dal voto: è al 32%, cioè un elettore su tre. Un dato che arriva al 45,2% se a essere intervistati sono gli under 24: non incideranno sulla vittoria finale e quasi uno su due non andrà  neanche a votare.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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GIORGIA MELONI E IL MAIALE DEI CASAMONICA

Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile

IN UN POST LA LEADER DI FDI LO AVEVA INDICATO COME EMBLEMA DEL DEGRADO DI ROMA, MA ORA SI SCOPRE CHE ERA SFUGGITO DA UNA PROPRIETA’ DEL CLAN E I GRILLINI ACCUSANO LA MELONI DI AVER VOLUTO SPORCARE L’IMMAGINE DELLA CITTA’

“Mi spiace che la campagna elettorale abbia spinto Giorgia Meloni a rilanciare l’immagine di un maiale in strada. La politica dovrebbe essere altro. Abbiamo scoperto che quel il maiale è di proprietà  di un membro della famiglia Casamonica che ha ammesso alla polizia locale di averne perso il controllo il giorno precedente”.
La sindaca di Roma, Virginia Raggi, chiude così la polemica cominciata nei giorni scorsi da Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia aveva rilanciato sulla propria pagina Facebook prima la foto di un maiale tra i cassonetti dei rifiuti e poi un video dello stesso animale che attraversava la strada nel quartiere della Romanina, alla periferia della Capitale.
“Il fallimento dell’amministrazione Raggi è ormai ben noto a tutti, tranne che al M5S, che invece di risolvere il problema rifiuti, continua a dare la colpa alle precedenti amministrazioni”, scriveva Meloni nel primo post, pubblicato l’11 gennaio, incolpando la sindaca di “rovinare l’immagine di Roma”.
Un’accusa rilanciata anche il giorno dopo: “Il M5S ha ragione: non è vero che con la Raggi a Roma nulla è cambiato. In questo video si vede bene che l’asfalto è stato rifatto”.
Un’ironia che ha finito per ritorcersi contro la leader di Fratelli d’Italia, visto che, spiega la stessa Raggi   nel corso della presentazione di un protocollo per aumentare la differenziata, la gestione dei rifiuti non c’entra nulla.
“Per sporcare l’immagine della Capitale, è stato utilizzato un animale che il clan Casamonica ha dichiarato, guarda caso, essere sfuggito al loro controllo il giorno precedente. Lo stesso maiale che, prontamente, è stato postato sul profilo Facebook della Meloni per denigrare l’amministrazione Raggi”, afferma in una nota il parlamentare M5s, Danilo Toninelli.
“Per la penosa Meloni — continua — che non ha argomenti politici validi per attaccare l’amministrazione della Capitale, e che usa questi mezzucci squallidi, è diventato un boomerang“.
Rincara la dose la parlamentare dei 5 stelle, Federica Daga: “Cosa non si fa in campagna elettorale – afferma -. Pur di sporcare l’immagine della giunta Raggi si utilizza un maiale, che poi è risultato essere di proprietà  del clan dei Casamonica e che, singolarmente, è sfuggito al controllo dei suoi padroni. Al di là  delle considerazioni e delle congetture che si possono fare, è stata un’operazione squallida, di cui la Meloni dovrebbe chiedere scusa a tutta la città “.
Il proprietario del maiale sarebbe dunque un membro della famiglia Casamonica.
Coinvolto nell’inchiesta su Mafia capitale, indicato come uno dei quattro clan che regnano su Roma dall’inchiesta del settimanale Espresso, il clan dei Casamonica è composto da famiglie sinti, etnia nomade ormai presente da decenni in Italia, originario dall’Abruzzo.
Negli Settanta le famiglie si trasferiscono a Roma, dove iniziano a specializzarsi nel racket e nell’usura nella periferie sudest della Capitale.
Negli anni Novanta fanno il salto di qualità , s’inseriscono nel mercato degli stupefacenti, prendono il sopravvento nella zona tra Anagnina e Tuscolano, si alleano con i clan dei Castelli, con alcuni affiliati alla ‘Ndrangheta dei Piromalli e Molè, con uomini della Banda della Magliana. Negli anni duemila il clan viene preso di mira dalle indagini della magistratura: decine di arresti tra il 2004 e e l’operazione Mondo di Mezzo, sequestri patrimoniali da decine di milioni.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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LISTE ELETTORALI DA INCUBO: ECCO ARMANDO ‘A PURPETTINA E GLI AMICI DI FRANCESCA PASCALE

Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile

TRA FIGLI DEI BIG E AMICI DEGLI AMICI.. MENTRE A SINISTRA CI SI INTERROGA SE PRESENTARE O MENO LE MOGLI

Primi imbarazzi da campagna elettorale, giusto come antipasto prima dell’inizio ufficiale il 29 gennaio.
Nel centrosinistra c’è il problema di un eccesso di offerta: non è unico il caso di Annarita Leonardi, dirigente Pd calabro, già  tra le star di una Leopolda, che è stata corteggiata per una candidatura anche da quelli di Mdp proprio mentre ferveva, tra i dem, la battaglia su chi collocare in un posto sicuro nel listino del collegio di Reggio Calabria, tra lei e Angela Marcianò, già  volto antimafia della giunta Falcomatà .
Nelle serate romane della sinistra-sinistra ferve invece il dibattito a sopracciglio alzato sull’ipotesi di candidare Elisabetta Piccolotti, già  portavoce dei giovani comunisti, oggi assessora alla Cultura a Foligno, e compagna del leader di Si-Sel Nicola Fratoianni.
Lei rappresenta il caso specifico di un tema più ampio: quale sia il corretto punto di confine tra aspirazioni politiche e parentele, specie nel caso più spinoso, quello mogli e mariti.
Si sente parecchio da queste parti l’effetto e l’influenza di Dario Franceschini, con relative note vicende biografico-elettorali.
Nel centrodestra, al contrario, la questione è eliminata in radice.
Si guardano altri orizzonti: nella Forza Italia campana, ad esempio, dopo che Mara Carfagna s’è battuta per il nome del compagno in lista, dopo che ai fedelissimi della Pascale non si son messi argini (li chiamano, le malelingue, «i femminielli di Francesca», come fosse una corrente), felici si accoglie l’idea di candidare il figlio di Luigi Cesaro detto “Giggino ‘a Purpetta”.
Il discendente è chiamato “Armando ‘a Purpettina”, il che già  esaurisce ogni dicibile.

(da “L’Espresso”)

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LAVORATORI SENZA STIPENDIO DA MESI, L’AMMINISTRATRICE DELLA SOCIETA’ SI REGALA UNA PORSCHE E LA ESIBISCE SU FB

Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile

LA RABBIA DEI DIPENDENTI DELLA SERVICEDENT: “LA COMMISSARIA SI E’ AUTOLIQUIDATA CON 400.000 EURO”

Tre post su Facebook, e alla Servicedent esplode contro gli amministratori straordinari la rabbia tenuta a freno per mesi: «Noi senza stipendio e loro si autoliquidano compensi per quasi 800 mila euro e ostentano pubblicamente la nuova auto di lusso».
E così, adesso, i dipendenti di una delle società  della galassia rimasta orfana di Maria Paola Canegrati – cioè la Lady Sorriso al centro di un’indagine per tangenti a pioggia nella sanità  – chiedono «che gli amministratori prefettizi e tutti i loro consulenti vengano sollevati immediatamente dal loro incarico».
La crisi del gruppo, che gestisce servizi odontoiatrici all’interno di ospedali e aziende sanitarie, coincide con l’arresto della titolare, nel febbraio 2016.
Al di là  del duro colpo all’immagine, infatti, le indagini giudiziarie bloccano alcuni contratti in corso con strutture pubbliche, la gestione viene affidata a due amministratori nominati dai prefetti di Milano e Monza e un paio di società  vengono presto dichiarate fallite.
Per i circa 400 lavoratori – ai quali si aggiungono altre 600 persone tra medici professionisti e collaboratori esterni – sono mesi duri: grande paura per il futuro e stipendi in pesante ritardo, il più allarmante dei sintomi di crisi aziendale. La busta paga di dicembre e la tredicesima, per esempio, non si sono ancora viste.
Anche per questo quando inizia a circolare la notizia che i due commissari (la commercialista Laura Arosio e l’avvocato Gianluca Minniti) si erano di fatto autoliquidati compensi complessivi per 393 mila euro a testa, dopo aver pagato puntualmente una rete di consulenti esterni che comprendeva anche un paio di parenti stretti, i malumori iniziano a prendere vigore.
Ma a scatenare una reazione rabbiosa è stato un post su Facebook comparso l’11 gennaio e scomparso soltanto dopo un paio di giorni.
Uno dei due amministratori straordinari, Laura Arosio, ha pubblicato sulla propria pagina una mappa in cui era riportato un punto, illustrato da poche parole di messaggio: «Alla grande presso Centro Porsche Milano est».
Seguono ora e luogo della visita al concessionario d’auto di lusso e un commento: «È fantastica da guidare. Evviva!!!!».
Poi altre foto, effettivamente di una Porsche, accompagnate da una sola parola: «Eccola».
Ma nel frattempo è già  partito il tam tam digitale tra i dipendenti e la rabbia lievita di ora in ora, fino a sfociare in una nuova lettera aperta con una trentina di firme: «Sappiamo che il 3 gennaio, nonostante una situazione di crisi di liquidità  che non consente neanche di pagare i medici e gli stipendi, ancora una volta, gli amministratori straordinari, hanno anticipato il loro interesse predisponendo il loro compenso di 786 mila euro e quello di tutti i loro consulenti per svariate altre decine di migliaia di euro, con avvenuto bonifico, utilizzando i soldi pervenuti da due delle Asst (Monza e Vimercate ) sotto loro supervisione».
Si dicono «consapevoli del fatto che gli amministratori straordinari abbiano certamente agito nel totale rispetto delle regole», ma sottolineano la «tempestività  con la quale hanno provveduto ad auto liquidare le proprie spettanze» e poi pongono una domanda retorica: «È opportuno che la dottoressa Arosio in data 11/01/2018 abbia pubblicato su un social network l’acquisto di un’auto di lusso mentre i dipendenti non hanno le possibilità  economiche di fare la spesa?».
Ma c’è di più. Ora i lavoratori chiedono che finisca il commissariamento. A giorni il tribunale di Monza valuterà  la richiesta di concordato presentato dalla proprietà  francese del gruppo, che ha messo sul tavolo altri 4 milioni».

(da “il Corriere della Sera”)

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LE BUGIE DI BERLUSCONI SU FURTI E RAPINE, CON IL GOVERNO DI CENTRODESTRA SI COMMETTEVANO PIU’ REATI

Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile

NEGLI ULTIMI 4 ANNI SONO PASSATI DA 2.892.155 A 2.487.389… DURANTE IL GOVERNO BERLUSCONI ERANO AUMENTATI DA 2.709.888 A 2.763.012

Se il pelo sintetico ha preso il posto di quello naturale, il vizio di sparare numeri a caso Silvio Berlusconi non lo ha perso: “In Italia ogni 20 secondi accade un reato. Ogni minuto si verifica un reato di strada. Ogni 2 minuti un furto in appartamenti. Ogni 3 minuti un furto di automobile o motociclo. Ogni 4 minuti un furto in un negozio o in un supermercato. E addirittura ogni 2 giorni 3 rapine in banca di cui i giornali non danno nemmeno più notizia perchè è diventata un’abitudine”, ha detto il leader di Forza Italia imboccato sul tema sicurezza da Barbara D’Urso nell’intervista senza domande a Domenica Live.
Ma i dati del Viminale dicono che quando c’era lui si delinqueva di più: nel 2011, suo ultimo anno a Palazzo Chigi, erano stati commessi 2,7 milioni di reati contro i 2,4 del 2016.
Nell’ultimo Annuario delle Statistiche Ufficiali del ministero dell’Interno pubblicato a novembre 2017 e relativo all’anno 2016, si legge che “il numero dei delitti commessi sul territorio nazionale è risultato pari a 2.487.389, a fronte dei 2.687.249 del 2015, con un decremento pari al -7,44%“.
I furti sono stati 1.346.630 e “hanno fatto registrare, rispetto al 2015, una flessione pari al -7,99% (nel 2015 erano stati 1.463.527, ndr) in particolare risultano in diminuzione i furti in abitazione (-8,81%); i furti con strappo (-6,22%) ed i furti con destrezza (-6,39%), i furti in esercizi commerciali (-6,10%), i furti su auto in sosta (-7,42%), i furti di autovetture (-3,38%); nonchè i furti di automezzi pesanti trasportanti merci (-13,22%)”.
Una “rilevante diminuzione” è stata registrata anche nel comparto rapine in banca, che nel 2016 sono diminuite di un terzo: “A fronte delle 35.068 del 2015 — recita l’annuario del Viminale — nel 2016 se ne sono registrate 32.918 (-6,13%): in particolare, in decremento, risultano le rapine in banca (-28,73%), nelle abitazioni (-16,38%), negli esercizi commerciali (-9,16%) ed in pubblica via (-2,42%)”.
L’unica eccezione è relativa agli uffici postali, dove “si sono registrate 31 rapine in più (+9,66%)”.
Un identico trend era stato osservato nel 2015: secondo l’annuario del 2016, infatti, ” i furti hanno fatto registrare, rispetto al 2014, una flessione pari al -6,97%“.
Identico discorso per le rapine: “Una rilevante flessione si è ancora avuta per le rapine — si legge ancora — a fronte delle 39.236 del 2014, nel 2015 se ne sono infatti registrate 35.068 (-10,62%): in particolare, in decremento, risultano le rapine in esercizi commerciali (-13,58%) ed in pubblica via (-10,04%), negli uffici postali (-9,07%) e nelle abitazione (-4,52%); pressochè stazionarie, invece, quelle in banca (+0,13%)”.
Flessione, peraltro in linea con quella documentata nel 2014 quando, secondo al’annuario statistico di quell’anno, “a fronte delle 43.754 rapine compiute nel corso del 2013, nel 2014 ne sono registrate 39.236 (-10,33%): in particolare, in forte decremento, le rapine in banca (-35,33%) ed in uffici postali (-19,95%), in flessione le rapine in abitazione (-11,33%), in esercizi commerciali (-10,04%) ed in pubblica via (-7,99%)”.
Quell’anno i reati erano stati complessivamente 2.812.936, in flessione del 2,74% rispetto ai 2.892.155 commessi nel 2013, primo anno del governo Letta.
Quando al governo c’era Silvio si delinqueva di più
I dati degli ultimi anni sono simili a quelli degli anni in cui governava il Cavaliere, se non leggermente migliori in quanto a progressione.
Secondo il Viminale nel 2008, anno in cui Berlusconi salì per l’ultima volta a Palazzo Chigi, “il numero dei delitti commessi sul territorio nazionale” era stato pari “2.709.888“, per flettere di poco nel 2009 (2.629.831), restare sugli stessi livelli nel 2010 (2.621.019) e aumentare nel 2011 (2.763.012), ultimo anno di governo.
Tutti valori più alti rispetto a quello registrato nel 2016: 2.487.389. Non solo: il numero di delitti complessivi e dei furti commessi nel 2011 era stato superiore a quello del 2008, segno che l’azione del governo in materia non era stata particolarmente efficace.
Ecco il confronto in dettaglio circa i reati complessivi, furti e rapine commessi in Italia negli ultimi anni.
REATI COMPLESSIVI
Nel 2008 erano stati 2.709.888
Nel 2011 erano stati 2.763.012
Nel 2013 erano stati 2.892.155
Nel 2016 erano stati 2.487.389
Dallo schema emerge come i reati complessivamente commessi tra il 2008, anno in cui Berlusconi torna per l’ultima volta a Palazzo Chigi, e il 2011 (a novembre viene sostituito da Mario Monti) fossero aumentati.
Il numero è quindi salito ancora nel 2013 e progressivamente diminuito fino al 2016, anno in cui sono stati commessi 275mila reati in meno rispetto all’ultimo anno del Berlusconi IV, quando in linea teorica l’azione di governo in tema di sicurezza avrebbe dovuto toccare il picco massimo.
FURTI
Nel 2008 erano stati 1.392.54
Nel 2011 erano stati 1.460.205
Nel 2013 erano stati 1.554.777
Nel 2016 erano stati 1.346.630
Stessa dinamica osservata sopra: i furti aumentarono durante l’ultimo governo del Cavaliere, per salire ancora all’inizio del governo Letta e poi diminuire fino al 2016, anno in cui sono stati registrati 114mila casi in meno rispetto all’ultimo anno del Berlusconi IV.
RAPINE
Nel 2008 erano state 45.857
Nel 2011 erano state 40.549
Nel 2013 erano state 43.754
Nel 2016 erano state 32.918
Nel IV governo Berlusconi diminuirono le rapine, tipologia di reato che negli anni successivi ha subito un calo consistente: nel 2016 sono state commesse 8mila rapine in meno rispetto al 2011

(da “il Fatto Quotidiano”)

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LA DEMOCRAZIA E’ VIOLATA SE NON CANDIDANO ME: LA PROTESTA DEGLI ATTIVISTI M5S ESCLUSI DALLE PARLAMENTARIE

Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile

SUCCEDE QUELLO CHE E’ SEMPRE ACCADUTO CON GRILLO E CASALEGGIO, VE NE SIETE ACCORTI ORA? …. MA QUANDO CACCIAVANO GLI ALTRI STAVATE ZITTI, EH?

Prima vennero a prendere Tavolazzi, Favia e Salsi, e gli attivisti M5S dov’erano? Poi andarono a prendere i parlamentari ribelli, e gli attivisti M5S dove stavano? Quindi vennero a prendere i siciliani, i romani e i napoletani, e gli attivisti M5S che facevano? Infine vennero a prendere la Cassimatis, e gli attivisti M5S stavano tutti con Beppe.
Adesso vengono a prendere loro. E gli attivisti M5S “scoprono” che la democrazia è stata violata, vergogna!1!!
Piccolo antefatto necessario per comprendere cosa è accaduto ieri.
La Stampa ha raccontato il giorno dell’apertura delle Parlamentarie che delle quindicimila diconsi quindicimila candidature c’era stata una potente scrematura: alcuni dello staff parlamentare si sono dedicati a controllare l’incredibile mole di curruculum dopo la scrematura della Casaleggio che ha analizzato i certificati penali.
I collaboratori parlamentari hanno avuto il compito di analizzare il passato degli aspiranti candidati, passando in rassegna giornali, siti, agenzie e social network: «Abbiamo escluso chi aveva post omofobi, razzisti, fascisteggianti oppure chi insisteva con foto di donne nude». Spesso, racconta il quotidiano, li hanno scovati andando a ritroso. Perchè, forse in vista di una candidatura, per tutto il 2017 le bacheche non riportano massaggi imbarazzanti.
«Però basta andare al 2015, e trovi diversi candidati che condividevano frasi di Matteo Salvini. C’è il terrore che possano essere troll del Pd che piazza questi personaggi per screditare il progetto. Soprattutto tra i fantasmi del web, che non hanno altre tracce sul web».
Insomma, anche se nessuno gliel’ha detto — ma d’altro canto nessuno gli ha mai detto niente da quando stanno nel MoVimento 5 Stelle, hanno soltanto approvato quello che decidevano i capi — prima delle Parlamentarie c’è stata una severa selezione all’ingresso, che del resto il candidato premier Luigi Di Maio aveva spiegato chiaramente avrebbe fatto per non imbarcare piantagrane.
Ma da ieri molti attivisti del MoVimento 5 Stelle si sono invece accorti che la democrazia così è stata “violata”. Precisamente, è stata violata perchè hanno espulso loro, mentre quando cacciavano gli altri si trattava del giusto esercizio del potere da parte di Beppe Grillo, caro e illuminato leader.
E così in rete è nato l’hashtag #annullatetutto che raccoglie le lamentele pubbliche da parte degli attivisti esclusi.
Oggi si sono tutti accorti che c’è qualcosa che non va, e guarda caso è la stessa cosa che non riuscivano a vedere quando toccava agli altri.
C’è chi scrive che «se non dovessero essere annullate le primarie del MoVimento 5 Stelle sarebbe un attacco alla democrazia senza precedenti. Sono fuori candidati puliti, competenti e con anni di attivismo alle spalle. Se non dovessero essere annullate questa volta non basterà  un post del blog»: chissà  perchè, ma l’impressione è che quando bastò un post nel blog per fare fuori chi aveva persino vinto le primarie a Genova (Marika Cassimatis) queste stesse persone non si siano strappate i capelli.
Eppure era quello il momento giusto per evitare, perchè prima o poi tocca a tutti, come insegna il sermone del “Prima vennero…”.
C’è chi ad esempio si è accorto che il sistema non garantisce una seria selezione. Se n’è accorto oggi, non quando si candidò gente che credeva alle sirene o alle scie chimiche. Oppure che c’è la mano dei guru. Nun te se po’ nasconne gnente, Watson!
L’indignazione raggiunge livelli altissimi con chi chiede “il rispetto dei valori democratici di cui ci siamo sempre fatti portavoce” — come a Napoli, Roma e Genova probabilmente — e chi dice che Rousseau “si rivolta nella tomba” — oggi, non quando il Garante certifica che l’admin può vedere come votano gli iscritti.
E c’è chi dice che è iscritto al M5S dal 2013, certificato dal 2015 (ci hanno messo due anni per controllare una carta d’identità , ma è il bello della democrazia diretta da Grillo!12!), ha inviato “tempo fa delle mail e anche una pec senza ricevere alcun riscontro” (come è abitudine di Grillo & Casaleggio dalla notte dei tempi del blog) ma oh, adesso se mi escludete è uno scandalo, non si può mica fare.
Ci sono poi gli esclusi eccellenti. E per un Mario Improta detto Marione che accetta serenamente le regole del gioco (perchè evidentemente, a differenza di altri, le ha capite) ci sono invece decine di “lei non sa chi sono io”.
Andrea Mazzillo, ex assessore al bilancio della Giunta Raggi orribilmente defenestrato dalla sindaca per un dissenso politico sulla sorte di ATAC, promette fuoco e fiamme:   «Vediamo. Sono in molti a chiedere l’annullamento del voto». Lo chiederà  anche lei? «Ah certo, se dovessi essere escluso dal voto farò valere i miei diritti».
Quando i vari Canino, Motta, Palleschi, Caracciolo venivano cacciati dalle comunarie romane che incoronarono Virginia Raggi — finendo poi reintegrati dal tribunale — dov’era Mazzillo? Nel comitato elettorale di Virginia Raggi.
Ma il non plus ultra della comicità  lo raggiunge chi è talmente offeso da essere stato escluso che modifica il nome del suo gruppo ed esclude il M5S:
E c’è chi dice che sta ricevendo chiamate di “migliaia di attivisti” che non trovano il suo nome sulla scheda (migliaia…) e che è stata escluso forse perchè “pesto i piedi a qualcuno”.
È uno scandalo, signora mia. Come si permettono questi del 5 Stelle a fare la democrazia diretta da Grillo senza di me?

(da “Nex Quotidiano“)

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NEL M5S LA RIVOLTA DEGLI ESCLUSI: “EPURAZIONI POLITICHE DI DI MAIO”

Gennaio 17th, 2018 Riccardo Fucile

MOLTI NON SONO RIUSCITI A VOTARE, FUORI ALCUNI USCENTI, IL DISEGNATORE MARIONE E L’EX ASSESSORE DELLA RAGGI

Già  pochi minuti dopo le dieci del mattino, il primo commento al post che avvia le parlamentarie sul blog di Beppe Grillo annuncia la valanga: «Non riesco a votare».
Poche ore dopo lo sfogo diventa collettivo e si intuisce che anche questa volta la piattaforma Rousseau potrebbe non aver funzionato.
Con un sospetto ulteriore che a poco a poco si insinua fino a diventare certezza. «In quanto candidato mi ritengo danneggiato dal malfunzionamento del sistema di voto. Il mio nome, come quello di altri, non compare nella lista. Gira voce che ci siano errori nel sistema», scrive dalla Sardegna Simone Gianardi.
Tanti, tantissimi tra coloro che si erano autocandidati non trovano il proprio nome. Un esercito di sconosciuti ma anche trombati eccellenti, rimasti vittime della nuova regola del M5S che assegna allo staff della Casaleggio Associati e a Luigi Di Maio l’ultima parola sulle candidature.
Anche qualche eletto uscente cade sotto la scure del capo politico e di Davide Casaleggio, in qualità  di coordinatori delle liste.
Il senatore sardo Roberto Cotti sulla propria esclusione risponde imbarazzato: «Se parlo sono fuori dal M5S».
È fuori anche Francesco Cariello, deputato pugliese, che però è meno diplomatico: «Escluso per una condanna politica». Spiega: «La responsabile della comunicazione del M5S (Ilaria Loquenzi, ndr) mi ha informato pochi giorni fa che, in base al nuovo regolamento, non sarei “candidabile” per via di una condanna penale, estinta per via dei “doppi benefici di legge”. Ho chiesto un confronto sul merito e non mi è stato concesso». Secondo lo staff avrebbe passato documenti riservati sulla contraffazione dell’olio d’oliva ai giornalisti.
A riesumare le cronache parlamentari degli ultimi 5 anni, Cotti risulta essere il parlamentare che più di altri si è battuto contro le basi militari americane in Sardegna, una campagna che potrebbe averlo allontanato dalla nuova dottrina filo-Usa di Di Maio.
Non solo, nei mesi della rivolta dei dissidenti, poi espulsi dal M5S, Cotti risultava quotidianamente nell’elenco dei malpancisti. Così anche Cariello.
Nell’era Di Maio, l’ordine piovuto dall’alto è: «Niente più piantagrane».
E infatti non c’è neanche l’ex assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, già  silurato dalla sindaca Virginia Raggi: «Stiamo verificando con lo staff di Rousseau dove si è verificato l’intoppo tecnico. Sono fiducioso».
Una speranza vana: su di lui peserebbe l’esperienza finita male in Campidoglio. Anche il vignettista di casa, Marione, nome d’arte di Mario Improta, è fuori dalla lista dei candidati romani. «Spero mi dicano il motivo» scrive su Twitter. E il motivo, spiegano dal M5S, sarebbero «alcune vecchie vignette dal sapore un po’ xenofobo».
Il M5S aveva fatto sapere che non ci sarebbe stato spazio per chi aveva precedenti penali, chi sostiene strampalate teorie scientifiche o aveva manifestato tesi imbarazzanti, lasciandone traccia sul web.
Tra chi sul blog lamenta di non trovare il proprio nome c’è Kilian Pileggi: lo staff ha trovato notizie di stampa su una sua presunta aggressione ai danni del sindaco del comune calabrese di Camini.
La confusione è tanta. In poche ore nasce un hashtag #annullatetutto, che cavalca lo sconcerto: «Presenti candidati che non hanno accettato di entrare in lista; assenti attivisti di lungo corso che hanno fornito la documentazione necessaria dopo la conferma dell’accettazione della candidatura; confini circoscrizionali errati. Questa da sette ore la situazione in Puglia. #annullatetutto nel rispetto dei valori democratici di cui ci siamo sempre fatti #portavoce».
Candidata a sua insaputa è l’attrice Claudia Federica Petrella. A Rimini, lo scorso settembre, era seduta al tavolo con Grillo. Qualche giorno fa aveva detto di aver ritirato la candidatura e invece: «Mi sono svegliata per votare, non vedevo l’ora di leggere i nomi e accingermi al voto e… sorpresa. Il M5S ha scelto me».
Anche Elio Lannutti, ex Idv, è in lista, a Roma.
Molti storici militanti, invece, sono rimasti fuori. Daniela Morfino, attivista da 9 anni a Palermo, chiede spiegazioni al capogruppo Giancarlo Cancelleri: «Sono stata esclusa senza motivo. Pesto i piedi a qualcuno? Voglio risposte, migliaia di attivisti mi stanno chiamando perchè non trovano il mio nome».
Domande che restano senza risposta.
Dalla Casaleggio tutto tace.

(da “La Stampa”)

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