Destra di Popolo.net

LA PARITA’ DI GENERE DISARTICOLA IL M5S E SCATTA L’ALLARME QUOTE ROSA

Gennaio 20th, 2018 Riccardo Fucile

MOLTI PARLAMENTARI USCENTI NON VERRANNO RIELETTI PERCHE’ LA SECONDA IN LISTA DEVE ESSERE UNA DONNA

Chi è dentro e chi è fuori. Ma soprattutto “in che posto della lista finisco? Nel mio collegio arriverà  prima una donna o un uomo?”.
L’alternanza di genere ha disarticolato la geografia M5s e aperto gli occhi sulla scarsa presenza di donne nel Movimento, nonostante i pentastellati siano sempre stati attenti alle quote rosa e alla rappresentanza femminile.
Basti pensare che i sindaci di due grandi città , come Roma e Torino, sono donne, che la loro rappresentanza parlamentare sia tra le più nutrite e all’assemblea regionale siciliana il 50% delle donne è M5s.
Adesso però la nuova legge elettorale ha creato un vuoto che si è proiettato sulla formazione delle liste ancora al vaglio dello staff di Luigi Di Maio.
Nella Fabbrica delle idee, nelle pause caffè tra una lezione e l’altra, i dubbi rimbalzano da capannello in capannello.
I parlamentari uscenti, arrivati a Pescara per “Villaggio Rousseau”, ma anche gli attivisti perlopiù aspiranti candidati, sono tutti in attesa del giudizio. Cioè del responso della selezione online che somiglia molto a una tombola, data l’incertezza dei click e l’ambizione di arrivare primo o secondo della lista, dal momento che difficilmente in un collegio può scattare un terzo seggio.
E quindi, “sappiamo già  che molti parlamentari non saranno rieletti, ci saranno invece più donne, alcune poche conosciute”, e cala la tristezza sugli occhi del deputato.
Il motivo risiede nella nuova legge elettorale, che prevede per la prima volta l’alternanza di genere nelle liste proporzionali e inoltre nelle posizioni di capolista e nel complesso dei collegi uninominali i candidati di ciascun genere devono essere compresi tra il 40% e il 60% del totale. I numeri sono chiari a tutti.
“Alla Camera siamo 88 deputati, di cui solo trenta sono donne”, osserva un parlamentare grillino che ormai da mesi non pensa ad altro, come del resto tutti gli altri: “Cinque anni fa non era prevista l’alternanza uomo-donna ma adesso cambia tutto”.
Per questo i deputati e senatori, travestiti da insegnanti nella scuola di formazione di Pescara, sono inquieti.
Un esempio tra tutti è l’Abruzzo, ma si può parlare anche della Sicilia o della Calabria. Ad esempio proprio nella regione dove è in corso la tre giorni grillina i deputati uscenti sono tre: Daniele Del Grosso, Gianluca Vacca e Andrea Colletti. Nessuna deputata eletta.
“Tra noi tre solo il capolista ha la possibilità  di essere eletto, poi salirà  la seconda che è una donna, il terzo non può farcela”, spiega Vacca ragionando per ipotesi s’intende: “In Abruzzo però siamo forti e abbiamo possibilità  di vincere nell’uninominale, quindi il terzo e il quinto della lista potrebbe provare a vincere il corpo a corpo con gli altri partiti, ma chi può dirlo…”.
In Abruzzo poi c’è stata una crisi tutta al femminile. Alle parlamentarie si sono presentate solo quattro donne, un paio delle quali con i documenti non in ordine.
Quindi è stata fatta una deroga al regolamento che ha permesso a chi ha più di quarant’anni di candidarsi alla Camera.
L’allarme quote è scattato un po’ ovunque.
In Sicilia nel collegio che comprende Messina e Catania ci sono due deputati uscenti Francesco D’Uva e Alessio Villarosa, che si ipotizza arrivino primo e terzo, tra loro si giocano il posto due attiviste già  candidate alle regionali e che non sono state elette: “Lo dicono i numeri. Prenderemo due seggi, difficile che il terzo scatti. Uno dei due è fuori”.
In Puglia altri due deputati stanno con il fiato sospeso e sono Giuseppe L’Abbate ed Emanuele Scagliusi. Quest’ultimo osserva: “Uno dei due probabilmente non sarà  eletto e invece entrerà  alla Camera una donna meno conosciuta. Da noi per esempio c’erano attiviste candidate ma non tantissime e il Rosatellum obbliga all’alternanza”.
Al contrario contrario per il Senato in Sicilia ci sono candidate donne che si contendono il primo posto in lista, come Nunzia Catalfo e Ornella Bertorotta nel collegio che comprende Catania.
A proposito di Palazzo Madama dallo staff   fanno notare come sia cambiata la mappa anagrafica M5s: “L’età  degli iscritti è salita e infatti i candidati alle parlamentarie per il Senato (obbligatorio candidarsi a Palazzo Madama se si hanno più di 40 anni) sono tre-quattro volte di più di quelli della Camera”.
Oltre all’incertezza sul posto in lista, tutti nel palazzo congressi di Pescara vogliono sapere come Di Maio si prepara a dare il grande annuncio. “Tutti noi nelle spiazzale e il capo politico dall’alto leggerà  i nomi dei vincitori?”, scherza il senatore Sergio Battelli.
E l’altro: “Ma no, leggerà  solo il primo e il secondo arrivato, quelli che hanno la possibilità  di essere eletti. Al massimo il terzo”.
Nella Fabbrica delle idee, nonostante il susseguirsi delle lezioni e dei corsi di formazioni, non si pensa ad altro, mentre le attiviste assaporano già  il profumo della vittoria.

(da “Huffingtonpost”)

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L’ARMATA BRANCALUSCONI ALLA CONQUISTA DI ROMA

Gennaio 20th, 2018 Riccardo Fucile

I MIRACOLI DELLA DEMOCRAZIA E DEL MARKETING AL SERVIZIO DEL BISUNTO DAL SIGNORE

La conquista di Roma non è mai stata un’impresa facile per nessuno.
E’ vero, storicamente per farlo (o almeno provarci) bisognava mettere insieme un potentissimo esercito, come fece Annibale (senza riuscirci), o come fece Attila, che pur sbaragliando i romani nella sua travolgente avanzata, appena giunto nei pressi di Roma… fiutò al volo i guai in cui si stava cacciando e fece rapidissima retromarcia verso i patrii lidi.
In tempi molto più recenti persino il gloriosissimo esercito alleato, sbarcato ad Anzio senza colpo ferire, ci pensò due volte prima di avanzare diritto verso la vicina Roma già  abbandonata mesi prima dal re fascista, ma subito occupata dalle truppe ariane del perfido dittatore razzista. E quella titubanza costò assai cara ai liberatori anglosassoni.
Quasi cinquant’anni dopo invece la conquista di Roma, benchè inaspettata, è risultata di facilità  pressochè irrisoria ad un cavaliere milanese di nome Brancalusconi armato solo di fanfaluche e televisioni.
Sono i miracoli della democrazia. Ma quel cavaliere seguiva una precisa logica: se sei così bravo nel marketing da convincere la gente a comprare qualunque boiata che vede in televisione, perchè non dovresti riuscire a convincerla a fare una cosa infinitamente più semplice e che non costa nulla (apparentemente) come quella di fargli mettere una crocetta sul tuo nome già  stampato sulla scheda elettorale?
E c’è una precisa tecnica per riuscirci. Benchè ormai sia vecchia, la tecnica di ripetere all’infinito in televisione che tu e i tuoi accoliti siete i benefattori mentre gli avversari sono degli “sfigati”, o peggio, dei truffatori, funziona ancora, basta scegliere i momenti e i programmi giusti.
Se poi si unisce a te il “celestiale” coro delle prefiche osannanti (adeguatamente retribuite) il messaggio diventa un’orazione e riesce a toccare il cuore anche degli elettori solitamente considerati “svegli”, oscurando la loro mente.
Detto, fatto! Lui ci ha provato raccontandone di tutti i colori in televisione e inviando a tutti il suo personalissimo fotoromanzo (edulcorato profondamente per far sognare tutti ad occhi aperti).
Ai fedeli di Santa Madre Chiesa ha raccontato di essere l’Unto, ai socialisti di aver visto il sole nascente illuminarsi ai suoi piedi, ai liberali di saper costruire la diga che ferma l’orrenda onda comunista, ai mercanti ha insinuato astutamente l’invidia dei suoi soldi, ai giovani e meno-giovani fancazzisti (oggi si dice così) è bastato riempire il piccolo schermo di ballerine semisvestite e ammiccanti per stenderli nel sogno vanesio di facili conquiste. E ha vinto.
Non da solo, beninteso, ma alleandosi con chi, come lui, non sarebbe mai riuscito a vincere da solo.
Le alleanze hanno un costo, questo vale anche in politica, ma lui era un grande imprenditore e sapeva benissimo che quel prezzo si paga in poltrone e le poltrone, benchè costosissime per i contribuenti, le pagano i cittadini, mica lui.
E’ andata avanti così vent’anni, dentro e fuori da Palazzo Chigi, mentre il debito dello Stato saliva e mentre lui, i suoi alleati e molti altri, per strana coincidenza, si arricchivano.
Ma la ricchezza, il potere e le ballerine sono state anche la sua rovina, perchè ormai privo di freni inibitori invece di pensare ai gravi problemi del paese pensava solo a come rendere più interessanti quegli allegri festini serali in villa (una delle tante che ha) ai quali non voleva rinunciare mai e che qualcuno, ispirandosi alle danze esotiche, ha scherzosamente chiamato “Bunga-Bunga” senza pensare che avrebbe presto conquistato notorietà  globale (purtroppo molto negativa per il cavaliere e per l’Italia) e quindi anche tutta una serie di rovesci (dimissioni, divorzio, condanna e servizi sociali) che sembravano aver messo definitivamente la parola fine alla sua brillantissima carriera.
A salvarlo dall’oblio è arrivato però, miracolosamente, dalle terre un tempo dominate dai Medici, un giovanissimo e arrembante politico etichettato di “sinistra” ma ricco di idee, determinazione e, soprattutto, di egocentrico pragmatismo riformatore.
Ha avuto tutte le fortune quel “bamboccione”, salito al potere con la velocità  del fulmine profittando anche delle disgrazie accadute in successione a lui, il suo vero maestro, che veniva presto abbandonato anche dai suoi “fedelissimi”.
Ma adesso il vento è di nuovo girato, ora la sfortuna cade proprio sulla testa dell’altro, rovescio dopo rovescio.
E’ venuto perciò il momento della riscossa. Gli anni passano, ma non la voglia di vincere e lui, il cavaliere, sa come fare. Come? Con la solita tecnica dei “miracoli della democrazia”.
Certo, riuscire a mettere insieme un partito già  squinternato come oggi è Forza Italia con quello della Padania allargata allo stivale, con quello dei rimasugli tricolori rimasti fedeli ai fasti del suolo patrio e… alla misteriosa “quarta gamba” ancora da scoprire, non è impresa da poco, anzi è proprio un miracolo, ma per il cavalier Brancalusconi (l’Unto che diventa Bisunto) è cosa possibilissima, questi giochi di prestigio per mezzo di una politica telecomandata sono la sua specialità .
Per trasfondere fiducia al “suo popolo” spara già  percentuali di adesione da fantascienza, ma il suo potere ipnotico è notoriamente di grande efficacia e, unito a qualche promessa di facile presa sugli elettori meno preparati al canto delle sirene, può funzionare ancora.
Mettere nel sacco quell’arrogante toscano già  finito nella polvere, sarà  gioco da ragazzi, ma anche su quel pretenzioso neofita messo alla guida di invisibili truppe pentastellate non sarà  impossibile, dopo che si entrerà  nell’ultimo mese e verrà  circondato e soverchiato dai veterani delle sue falangi mediatiche.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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GENTILONI DI COLLEGIO E DI GOVERNO

Gennaio 20th, 2018 Riccardo Fucile

IL PREMIER SI CANDIDERA’ ALL’UNINOMINALE A ROMA E ANNUNCIA L’ACCORDO CON LA BONINO

“Ho deciso di candidarmi nel Collegio uninominale di Roma 1 alla Camera dei Deputati, accettando la proposta del mio partito. Spero di contribuire al risultato del Pd e della coalizione con le liste Più Europa, Civica Popolare e Insieme”. Lo annuncia, su Facebook, il premier Paolo Gentiloni.
“Mi candido al centro di Roma – spiega il premier – in una delle aree più belle e amate del mondo. L’area dei rioni storici del Centro e di quartieri che definiscono l’identità  della città , da Trastevere a Prati a Testaccio e altri ancora. Alla grande bellezza sono associati, come ovunque nella Capitale, diversi problemi. La qualità  e la pulizia delle strade; l’impatto del turismo, ricchezza da ben governare; le difficoltà  di molti residenti, specie più anziani. La sofferenza e il disagio. Bisogna affrontare con spirito di collaborazione questi problemi. E bisogna investire sul ruolo di Roma grande capitale universale, metropoli che lavora e che merita di essere motore di modernità  e innovazione”.
“La mia – sottolinea Gentiloni – sarà  naturalmente una campagna elettorale particolare. Sarò impegnato per far vincere il mio partito, come sempre hanno fatto i Presidenti del Consiglio. Ma lo farò senza sottrarre nulla agli impegni di Governo che restano fondamentali anche in queste settimane e che è mio dovere assolvere. Conto sulla comprensione degli elettori per il fatto che non mi sarà  possibile essere presente ovunque e in tutte le occasioni”.
Il Collegio Roma 1, conclude il premier, “non è considerato un Collegio “sicuro”. Di sicuro però è la parte della città  in cui abito da una vita e dove (momentaneamente) lavoro. Rappresentarla in Parlamento sarebbe una responsabilità  e un onore”.
Nel suo post su Facebook, Gentiloni anticipa anche la notizia dell’accordo con la lista Più Europa di Emma Bonino: “Spero di contribuire al risultato del Pd e della coalizione con le liste Più Europa, Civica Popolare e Insieme”, scrive il premier.

(da agenzie)

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VOTO DI SCAMBIO: INDAGATO IL DEPUTATO DI FORZA ITALIA CESARO, IL FIGLIO ARMANDO E LA CONSIGLIERA BENEDUCE

Gennaio 20th, 2018 Riccardo Fucile

PROMESSI PERSINO ABBONAMENTI IN PISCINA

Il deputato di Forza Italia Luigi Cesaro e due consiglieri regionali azzurri – Armando Cesaro, capogruppo e figlio di Luigi, e Flora Beneduce – hanno ricevuto avvisi di conclusione indagini da parte della procura di Napoli, per un’ipotesi di voto di scambio in relazione a fatti che, secondo la tesi accusatoria, sarebbero avvenuti tra il maggio ed il giugno del 2015, in occasione cioè delle ultime elezioni regionali.
Tra gli episodi contestati la presunta raccomandazione di un praticante per entrare in uno studio legale che Cesaro avrebbe promesso ad un elettore in cambio di voti per il figlio, ma anche il pagamento di abbonamenti ad alcuni elettori presso la piscina di Portici (Napoli) di proprietà  dei Cesaro.
Non è stato contestato invece alcun passaggio di danaro, come invece è accaduto per l’inchiesta gemella sul voto di scambio di cui si occupa la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che nel maggio dello scorso anno, aveva portato in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa i fratelli del deputato, Aniello e Raffaele.
Nella stessa inchiesta Luigi Cesaro è indagato per   minacce a pubblico ufficiale aggravate dal metodo mafioso.
La nuova accusa di voto di scambio arriva proprio mentre Cesaro è in ballo per ricandidarsi alle lezioni politiche del prossimo 4 marzo.
Tre anni fa, quando era stato coinvolto dall’ultima inchiesta giudiziaria, aveva annunciato l’intenzione di ritirarsi alla fine della legislatura.
Nelle ultime settimane, dunque, si è molto parlato di una candidatura del figlio Armando alla Camera dei Deputati. Adesso, però, Cesaro senior ci avrebbe ripensato: sarebbe pronto a correre al Senato. E a anche il figlio — che in ossequio al padre è soprannominato “a purpittina“, cioè la polpettina —   rimarrebbe in lizza per un posto a Montecitorio. Ipotesi che ha spaccato il partito in Campania.
Dai vertici di Forza Italia, però, è arrivato l’ordina di blindare i Cesaro. E il partito ha subito diffuso una nota per bollare l’inchiesta sui Cesaro come giustizia a orologeria.
In ogni caso Forza Italia pare essere intenzionata a candidare comunque i Cesaro. Nonostante siano coinvolti ii un’inchiesta per voto di scambio gli azzurri parlano di “libero consenso”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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IN DIFESA DEL MUSEO EGIZIO DI TORINO DALL’IGNORANZA LEGHISTA

Gennaio 20th, 2018 Riccardo Fucile

IL SOLITO ATTACCO PER ISTIGARE ALL’ODIO HA MANDATO FUORI USO IL CENTRALINO… OVVIAMENTE NESSUNO VA A PRELEVARE A CASA IL MANDANTE DEL REATO, MINNITI HA ALTRO DA FARE

Il Museo Egizio di Torino è sotto attacco. Negli ultimi giorni il suo centralino è fuori uso. I leghisti, per iniziativa del capo dei Giovani padani Andrea Crippa, hanno invitato a intasare il centralino del Museo, per contestare la bella iniziativa (una delle tante di questo straordinario Museo) che consente ai componenti della comunità  araba di visitare il Museo in coppia con il pagamento di un solo biglietto (è una promozione peraltro a tempo).
Si tratta di una strumentalizzazione vergognosa.
Forse bisogna ricordare ai leghisti che il Museo Egizio è un pezzo di Egitto in Italia, costituito grazie a scavi e acquisti effettuati nell’ambito di una politica colonialista d’altri tempi.
Non si tratta di mettere in discussione quella fase della nostra storia, ma non si può nemmeno ignorarla.
Bene ha fatto il Museo a ritenere che si dovessero favorire i componenti delle delle comunità  arabe (l’Egizio ha giustamente tutte le didascalie e i pannelli anche in arabo, oltre che in italiano e in inglese) nel conoscere questo pezzo di civiltà  egiziana presente a Torino.
È un atto altamente significativo, anche in termini di pacifica integrazione. In tal modo il Museo Egizio può rappresentare uno ‘strumento’ per risolvere conflitti, per favorire il dialogo pacifico attraverso la reciproca conoscenza e il rispetto.
Ricordo che l’Egizio è anche il Museo che ha intitolato una sala (in cui si documenta uno dei primi ‘sciprei’ dell’antichità ) a Giulio Regeni.
Ma tutto questo per la rozza propaganda leghista appare inconcepibile.
Totalmente falsa è anche la denuncia rivolta al Museo, che farebbe pagare agli Italiani con le loro tasse il biglietto agli arabi: l’Egizio non costa un solo euro allo Stato Italiano, è l’unico Museo in grado di autosostenersi, con introiti pari al 120% dei costi!
A questo proposito mi sembrano appropriate le parole di papa Francesco a proposito dei Musei: “I musei devono accogliere nuove forme d’arte. Devono spalancare le porte alle persone di tutto il mondo. Essere uno strumento di dialogo tra le culture e le religioni, uno strumento di pace. Essere vivi! Non polverose raccolte del passato solo per gli ‘eletti’ e i ‘sapienti’ ma una realtà  vitale che sappia custodire il passato per raccontarlo agli uomini di oggi”.
È triste assistere ad un tale imbarbarimento della battaglia elettorale, che non risparmia nemmeno i luoghi della cultura.
Esprimiamo piena solidarietà  al direttore Christian Greco e all’intero Museo Egizio, che sta svolgendo un’azione meritoria, nella ricerca, nella tutela e nella promozione dello sviluppo della cultura secondo i principi (art. 9) della nostra Costituzione.

Giuliano Volpe
Archeologo, presidente del Consiglio Superiore Beni culturali e paesaggistici del MiBACT

(da “Huffingtonpost”)

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LA QUESTIONE DELLA RAZZA SPIEGATA A SALLUSTI (E FONTANA)

Gennaio 20th, 2018 Riccardo Fucile

L’88% DEL PATRIMONIO GENETICO DELL’UMANITA’ E’ COMUNE A TUTTI…CIASCUNO DI NOI E’ EREDE DI CENTINAIA DI MIGLIAIA DI ANNI DI SCAMBI GENETICI E QUINDI E’ METICCIATO QUANTO BASTA

Con una prosopopea che gli è tipica Alessandro Sallusti bolla come “razza di ignoranti”, oltre che di ipocrisia, coloro che hanno osato criticare le parole di Attilio Fontana, per il quale la razza bianca è a rischio.
Al di là  del fare sogghignare e sfregare le mani ad Adolf Hitler nella tomba, ciò che colpisce è il tono perentorio e ducesco con cui afferma «Tutte le “razze”, quindi, pari sono anche per la legge, e questo è pacifico, ma esistono.»
Con buona pace dei tanti genetisti che hanno dimostrato, con tanto di esperimenti e ricerche, come non sia possibile classificare gli umani in razze, la scienza, come diceva Einstein, può spezzare l’atomo, ma non scalfire un pregiudizio.
Il fatto che l’88% del patrimonio genetico dell’umanità  sia comune a tutti noi, non fa battere neppure un sopracciglio al nostro. Ignoranti sono coloro che non ci vogliono credere.
Si attacca, Sallusti, alla evidente diversità  umana e come smentirlo. Il problema è che quella diversità  non divide i “bianchi” dai “neri”, ma anche i biondi dai castani, quelli alti da quelli bassi, che però sono tutti bianchi.
Come la mettiamo allora? Che la distinzione funziona solo quando ci fa comodo?
Per guadagnare qualche voto in più.
Sarebbe bello che per quest’ultimo fine si proponesse qualcosa di meglio, non una pessima idea, riciclata peraltro dalla spazzatura del secolo scorso, che milioni di morti ha causato.
Per concludere, Sallusti si rifà  alla lingua italiana che prevede la parola razza e cita il Devoto-Oli dove si legge: «Razza: gruppo di individui di una specie contraddistinti da comuni caratteri esteriori ed ereditari».
Leggiamola bene questa definizione, seppure contestabile: parla di esseri umani? No, parla di individui della stessa specie, e nessuno nega che in molte specie animali esistano individui di razze differenti, per selezione naturale o artificiale (vedi cani e gatti).
Quanto ai caratteri ereditari, sarebbe bene sapere che ciascuno di noi è erede di centinaia di migliaia di anni scambi genetici e quindi talmente meticciato (per non dire imbastardito) quanto basta.
Sarebbe bello rileggersi il bellissimo dialogo di due personaggi di Gabriel Garcia Marquez in Dell’amore e di altri dèmoni :«Alla mia età , e con tanto di quel sangue mescolato, non so più con sicurezza di dove sono» disse Delaura, «Nè chi sono». «Nessuno lo sa in questi regni» disse Abrenuncio, «E credo che ci vorranno secoli per saperlo».
P.S. La lingua italiana prevede anche le parole: unicorno, befana, elfo e anfisabena, ma non per questo esistono.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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TRAVAGLIO A SALVINI: “ERAVATE CON BERLUSCONI QUANDO HA FATTO UN CONDONO E TRE SCUDI FISCALI”

Gennaio 20th, 2018 Riccardo Fucile

“NON SONO CREDIBILI LE PROMESSE DELLA LEGA SULL’EVASIONE FISCALE, AVETE PROTETTO GLI EVASORI”

Battibecco educativo ieri a Otto e Mezzo (La7) tra il leader della Lega, Matteo Salvini, e il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, sull’alleanza tra Lega e Forza Italia.
Salvini insorge più volte durante il dibattito: “Quando ci sarà  Berlusconi, farete il processo a lui. Io sono qui a rappresentare un movimento che è quello che è cresciuto di più in questi anni”.
“Veramente siete alleati” — ribatte Travaglio — “Non sono credibili le promesse della Lega sull’evasione fiscale, perchè la Lega e tutto il centrodestra hanno votato un condono e tre scudi fiscali. Berlusconi, che era stato cacciato dalla porta, per rientrare dalla finestra, si sta presentando a livello internazionale come il contrario del se stesso negli ultimi 20 anni. Cioè come un moderato filo-europeista, obbediente agli accordi europei. Come fa Berlusconi, che ora sta promettendo alla Merkel, a questo e a quell’altro, che non farà  più lo sfasciacarrozze dell’Europa, come ha fatto per tanti anni?”.
“Prendo atto del fatto che non viene contestato Salvini e che la trasmissione è su Berlusconi” — ribadisce Salvini — “Di processi televisivi a Berlusconi ne avete fatti 150 e ne farete altri 150. Secondo me, sono noiosi”.
“Sto parlando del centrodestra, non solo di Berlusconi” — spiega il direttore del Fatto — “C’era la Lega quando lui faceva i condoni. I leghisti, secondo me, giustamente si vergognano di essere costretti a ripresentarsi un’altra volta con Berlusconi alleato”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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PIROZZI, LO SCARPONARO CHE ODIA LE TATE E VUOLE LE MAMME A CASA

Gennaio 20th, 2018 Riccardo Fucile

SUL TERREMOTO E’ LECITO COSTRUIRSI UNA CARRIERA POLITICA?… L’IMBARAZZANTE CAMPAGNA ELETTORALE NEL PASSATO REMOTO DEI DIRITTI E DELLE LIBERTA’

Sul terremoto Pirozzi ci ha costruito molto. Perfino il nome della sua lista, dedicata allo Scarpone. Il simbolo, questo evidentemente il messaggio per gli elettori, di un uomo che per un anno e mezzo ha combattuto le gigantesche difficoltà  di una città  rasa al suolo dal sisma del Centro Italia.
Sollevando però, questo lo si dimentica troppo spesso, non poche polemiche (per esempio quelle sugli sms solidali, una bufala smontata dalla procura di Rieti).
E in fondo, qualora fosse eletto governatore, lasciando il suo comune nel pieno della difficile ricostruzione. Ma questa è un’altra storia.
Come è storia diversa delle sparate elettorali quella della ristrutturazione della scuola Capranica e dei presunti mancati controlli all’Hotel Roma e alla casa di riposo Don Minzoni. Tutti edifici venuti giù quella notte dell’agosto 2016.
Pirozzi è un uomo di vecchia destra. Alcune sue posizioni, perfino le più retrograde, non stupiscono. Specie per chi conosca la destra di quei territori
L’avventura regionale è però faccenda ben più dura e alla ribalta nazionale fornita dal terremoto occorre aggiungere una forte caratterizzazione politica. Per spingere ancora di più la sua candidatura, un po’ come la “razza bianca” di Attilio Fontana in Lombardia, Pirozzi ne sgancia quindi una al giorno. Due giorni fa sulle donne. Anzi, sulle mamme. L’occasione era d’altronde un incontro con i simpatizzanti del Popolo della famiglia all’Atlantico Live di Roma. Serviva dunque un bel viaggio nel tempo, un ritorno al passato dei diritti, dell’emancipazione, delle libertà  individuali femminili. Altro che politiche di genere: per Pirozzi con le mamme a casa il problema è risolto.
Lo “scarponaro” riesuma dalla tomba della vergogna “argomenti” che fa quasi senso dover recuperare: come se l’educazione dei figli fosse un’esclusiva delle mamme, come se queste non potessero legittimamente ambire a sposare le due sfere della loro esistenza, condividendone alla pari il peso con i padri.
Come se non fossero uguali agli uomini, in tutto e per tutto. Evidentemente c’è ancora da ribadirlo se un candidato alla Regione usa questa immondizia ancestrale per raggranellare il sostegno dei teocon all’amatriciana.
“Questa è la battaglia della mia vita” ha spiegato Pirozzi rispetto alla sua legittima candidatura alle prossime elezioni.
Secondo noi di battaglie della vita, per il sindaco di una città  distrutta dal terremoto, ce ne sarebbero di più dignitose da combattere.

(da “Wired”)

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A PIROZZI NON BASTA LA REGIONE LAZIO, HA PRESENTATO UNA LISTA ANCHE PER IL SENATO

Gennaio 20th, 2018 Riccardo Fucile

E’ EVIDENTE LO SCOPO DI DANNEGGIARE IL CENTRODESTRA ANCHE ALLE POLITICHE… E DICE DI AVER RICEVUTO UN MESSAGGIO INTIMIDATORIO

Per la circoscrizione Lazio del Senato è stato depositato al Viminale il simbolo “Sergio Pirozzi Presidente”.
Nel contrassegno è ben visibile l’orma di uno scarpone.
Una mossa che crea ulteriore scompiglio nel centrodestra, alla prese con la lite su chi candidare a governatore nel Lazio. Il caos tra gli alleati per la Regione rischia così di ripercuotersi anche a livello nazionale.
Due giorni fa era stato Francesco Storace, sostenitore del sindaco di Amatrice alla presidenza della Regione, a recapitare l’avviso ai partiti di centrodestra: “Leggo che il centrodestra è alla ricerca della maggioranza assoluta dei seggi per poter governare l’Italia. Mi chiedo perchè se ne vogliamo buttare una ventina alla Camera e una decina al Senato per il capriccio di perdere alle regionali del Lazio pur di non candidare Pirozzi”.
Il ragionamento è semplice: se non appoggiate il sindaco alle Regionali, rischiate di perdere anche le Politiche.
Tutto secondo programma, come avevamo preannunciato: In Lombardia Salvini ha imposto Fontana, come la Meloni fece con Musumeci in Sicilia. Il Lazio spettava a Forza Italia e spunta Pirozzi, sponsorizzato da Salvini per far perdere il centrodestra, come ormai ha capito persino la Meloni.
E dietro Pirozzi un altro grande sponsor, l’uscente Zingaretti con troppi amici in comune e un interesse evidente a spaccare il fronte avverso.
Nella telenovela non poteva mancare la lettera di minacce.
Il sindaco di Amatrice fa sapere, attraverso la sua pagina Facebook, di aver ricevuto un messaggio intimidatorio dai toni molto forti: “Ti facciamo fare la fine della tua Amatrice, ma dove c… credi di andare? Non vai da nessuna parte. Da solo non ce la farai, ti distruggeremo, montato del c….».
Questo, secondo quanto riferisce il primo cittadino del borgo distrutto dal terremoto del 2016, il testo dell’intimidazione.

(da agenzie)

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