Gennaio 24th, 2018 Riccardo Fucile A DAVOS LA CANCELLIERA SI SCAGLIA CONTRO “IL PROTEZIONISMO E L’ISOLAZIONISMO” DEGLI USA
“Oggi, 100 anni dopo la catastrofe della Grande Guerra, dobbiamo chiederci se abbiamo davvero imparato la lezione della storia, e a me pare di no. L’unica risposta è la cooperazione e il multilateralismo”.
È Angela Merkel, alla vigilia dell’arrivo di Donald Trump a Davos, la prima leader europea a puntare il dito contro il protezionismo e l’isolazionismo caldeggiati dal presidente americano.
Nel pomeriggio parleranno anche il presidente francese Emmauel Macron e il premier italiano Paolo Gentiloni, che faranno interventi a favore della globalizzazione e del multilateralismo.
Secondo Merkel, si deve andare verso “la creazione di un mercato unico digitale”, dove “i dati vanno condivisi per dare prosperità a tutti”.
“Il protezionismo – ha scandito la cancelliera – non è la risposta” alle crisi che vive l’economia mondiale. Di fronte alla mancanza di reciprocità , ha spiegato Merkel, “dobbiamo trovare risposte multilaterali”, non seguire un percorso unilaterale “che porta all’isolamento”.
“Chiuderci, isolarci, non ci condurrà verso un futuro sereno”. Merkel ha successivamente indicato l’esempio della cooperazione con l’Africa e degli accordi con la Turchia sull’emergenza migranti per affermare un rifiuto delle politiche isolazioniste e dei “muri” avanzate dagli Stati Uniti sotto la guida di Trump.
Merkel ha auspicato “un’Unione europea sempre più integrata”, attribuendo al giovane presidente francese un ruolo centrale. Il progetto europeo – ha detto la cancelliera – è “chiaramente incoraggiato dall’elezione del presidente francese Emmanuel Macron, che ha dato all’Unione nuovo impeto che ci rafforzerà “.
Sul fronte dei Big Data, Merkel ha chiesto una svolta europea. “Siamo sotto pressione da parte delle grandi società statunitensi che accedono a un’enorme mole di dati. Chi controlla questi dati? […]. Gli europei non hanno ancora deciso come gestire questo problema, il pericolo è che ci muoviamo troppo tardi”.
Contro il protezionismo del presidente Usa si è espresso, un’intervista a Cnbc, anche il premier Gentiloni. “Rispetto totalmente il fatto che” Trump “sia stato eletto con l’idea di mettere l”America first’ e che stia cercando di andare in quella direzione. Ma, come europei e italiani, dobbiamo evidenziare il fatto che rispettare e proteggere gli interessi dei cittadini statunitensi, che è corretto, non può significare che noi mettiamo in discussione l’intelaiatura delle nostre relazioni commerciali – ad esempio – che si sono rivelati estremamente utili per la crescita”.
Il dibattito è aperto, ha aggiunto il presidente del Consiglio, ma “la base della discussione dovrebbe continuare a essere il sostegno all’apertura, al libero commercio, agli accordi e non al protezionismo”.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 24th, 2018 Riccardo Fucile GRILLINI AL 28%, CENTROSINISTRA AL 27%, LEU 6%… FORZA ITALIA QUATTRO PUNTI AVANTI ALLA LEGA
Anche le ultime rilevazioni dei sondaggi per le elezioni politiche 2018 danno una
situazione di sostanziale stabilità , dove il consenso tra centrosinistra e centrodestra è sostanzialmente stabile mentre è in lievissima crescita quello del MoVimento 5 Stelle; a sei settimane dal voto il distacco tra il centrodestra e gli altri appare incolmabile e potrebbe essere anche destinato ad allargarsi.
Il sondaggio EMG Acqua pubblicato oggi dal Giornale dà in crescita i grillini dello 0,2% mentre il centrodestra è a +0.1% e il centrosinistra a +0,2%.
Anche la rilevazione dell’Istituto Noto per Cartabianca dà numeri molto simili, a parte una lieve crescita del MoVimento 5 Stelle che rimane comunque nove punti percentuali sotto il centrodestra ma in questo sondaggio è sopra il centrosinistra unito.
Stabile anche Liberi e Uguali
Da segnalare anche i risultati delle due coalizioni, che vedono ancora, nel caso del centrodestra, Forza Italia come primo partito e la Lega come secondo: molto staccata è Fratelli d’Italia. La competizione interna al centrodestra è importante perchè chi vincerà tra i due potrà decidere il nome del presidente del Consiglio (e Salvini oggi ha aggiunto: anche quello del ministro dell’Economia).
Nel centrosinistra l’apporto di Bonino e Lorenzin si attesta sotto il 3% che sarebbe stato la soglia del proporzionale , i Verdi e i Socialisti sono ancora più in basso.
Rispetto al 2013, quando la grande cavalcata di Grillo toccò tutte le città italiane e le finanziarie di Monti collegate con gli scandali dei consigli regionali portarono acqua al mulino dei grillini, questa volta il MoVimento 5 Stelle non sembra riuscire a prendere il via con i ritmi necessari a ottenere il risultato che hanno fissato.
Il centrosinistra non ha speranze. Il centrodestra invece è ancora lontano dalla maggioranza in una delle due Camere, cosa che certificherebbe la sua vittoria.
Ma ci sono ancora sei settimane per riuscire a guadagnare altri voti.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 24th, 2018 Riccardo Fucile CHI VUOLE CINQUE COLLEGI, CHI SI ACCONTENTA DI UNO… IL TIMORE DEI CANDIDATI: “QUI RISCHIAMO UN FLOP”
“Che ti devo dire? Che siamo in alto mare, ecco. E che non ci stiamo capendo più nulla neanche noi”. A parlare è un candidato di Forza Italia al consiglio regionale del Lazio.
Dalle parti di Fratelli d’Italia la musica è più o meno la stessa.
Il timore, neanche troppo nascosto, è che veti e liti tra i tre leader nazionali per la scelta del candidato presidente per le Regionali stiano lentamente trasformando la contesa per il Lazio in una corsa a perdere.
E “se si perde i posti in consiglio per noi sono meno”, dice candidamente un esponente del partito della Meloni.
“Siamo bloccati. Non abbiamo stampato neanche il materiale elettorale perchè non sapendo chi appoggiare rischiamo di scrivere un nome per un altro. Abbiamo aperto i comitati, ma oltre alle nostre facce non possiamo indicare nessun presidente. E’ chiaro che così partiamo azzoppati e perdiamo quasi sicuramente, anche se Pirozzi ci facesse il favore di ritirarsi”.
E se la sconfitta è messa nelle ipotesi, la debaclè totale, con addirittura un arretramento numerico rispetto ai seggi del 2013, potrebbe diventare un bagno di sangue, anche economico.
Già , ma chi ci sta a correre per la presidenza sapendo già di perdere?
Posta l’ormai appurata indisponibilità di Pirozzi a ritirarsi, il candidato presidente dovrà accettare di correre azzoppato, mettendo in conto un meno 10, 15 per cento dei voti, quelli che appunto la “Lista dello Scarpone” rosicchierebbe al centrodestra soprattutto.
Non ci sta a fare il frontman di un centrodestra “sbriciolato”, Maurizio Gasparri.
Il nome buono sembrava essere quello di Stefano Parisi. Già candidato sindaco a Milano e leader di Energie per l’Italia, è stato messo in corsa da Ignazio La Russa, uno dei padri nobili di fratelli d Italia.
E Parisi, 62 anni romano di nascita ma milanese d’adozione, avrebbe detto anche sì, ma con delle condizioni: 4/5 collegi sicuri per lui e per i suoi nella corsa al Parlamento.
Il centrodestra avrebbe risposto picche e da qui, come il gioco (al massacro) dell’oca, la necessità di tornare indietro e di ripartire con la caccia.
Con Parisi oggi si farà un nuovo tentativo. Alternativa sempre buona è Gennaro Sangiuliano, giornalista del Tg1 che piace a Fratelli d’Italia e a Forza Italia.
Per convincerlo a fare il candidato (a perdere) potrebbe essere messa sul tavolo l’ipotesi paracadute di un collegio in Parlamento.
Resta esclusa, per ora, l’ipotesi di una convergenza su Pirozzi che avrebbe anche il placet di Salvini, ma ha anche il veto forte di Meloni e Berlusconi. Veto che il leader leghista ha fatto poi scendere sul candidato della Meloni, Fabio Rampelli.
(da “Roma Today”)
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Gennaio 24th, 2018 Riccardo Fucile LA CORTE EUROPEA: “DEVONO PAGARE I PRODUTTORI, NON I CITTADINI”… LE PENALITA’ DOVEVA PAGARLE I LADRONI PADANI RESPONSABILI NON ESSERE ADDEBITATE A TUTTI GLI ITALIANI
Adesso è ufficiale: sulle quote latte l’Italia ha violato le norme comunitarie. 
E’ inadempiente, e deve mettersi in regole.
Le penalità per l’eccesso di produzione tra il 1995 e il 2009 sono state fatte pagare a tutti gli italiani e non ai singoli responsabili, come richiesto dalle normative dell’Unione europea.
La Corte di giustizia dell’Ue ha accertato l’irregolarità italiana, e chiesto esplicitamente che il costo dello sforamento delle quote «sia effettivamente imputato ai produttori che hanno contribuito a ciascun superamento del livello consentito di produzione».
Non sarà facile, perchè dal 1995 a oggi molti allevatori sono usciti dal mercato, e rivalersi su di loro potrebbe risultare impossibile.
Ma l’Italia deve sanare la situazione, o la Commissione nei prossimi mesi potrà avviare una nuova causa con cui chiedere multe.
All’Italia non si contesta il pagamento delle penalità , ma il modo in cui sono state versate all’Unione.
La Commissione critica il mancato recupero di 1,3 miliardi di euro, cifra che le autorità nazionali hanno pagato all’Ue, ma senza procedere al successivo recupero a livello locale. I giudici di Lussemburgo riconoscono le ragioni dell’esecutivo comunitario: l’Italia non ha applicato il principio per cui «paga chi sbaglia».
Ciò è frutto dell’assenza di un sistema che assicuri la riscossione.
Dalla Corte di giustizia dell’Ue viene rimproverato «il non avere predisposto, in un lungo arco temporale (oltre 12 anni), i mezzi legislativi ed amministrativi idonei ad assicurare il regolare recupero del prelievo supplementare dai produttori responsabili della sovrapproduzione».
Non è vero quindi che l’Italia ha risolto la questione delle quote latte, come pure assicurò Luca Zaia nel 2009, quando ricopriva l’incarico di ministro per le Politiche agricole.
E’ vero che a partire dall’1 gennaio di quell’anno l’Italia ottenne dall’Ue la fine del regime delle quote latte per l’Italia, ma non venne affrontato il nodo degli «splafonatori», come riconosciuto dai giudici di Lussemburgo.
(da “La Stampa”)
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Gennaio 24th, 2018 Riccardo Fucile ESCLUSO DALLE LISTE DI FORZA ITALIA: “CI VORREBBE UN PO’ DI EDUCAZIONE”
Antonio Razzi ha appena scoperto che Forza Italia, inopinatamente, ha deciso di non ricandidarlo nonostante sia il parlamentare nettamente più rappresentativo della filosofia del partito. In un’intervista rilasciata a Repubblica allora lui si sfoga ricordando i suoi molti meriti, tra cui quello di aver riunito le due Coree:
Nessuna spiegazione?
«Ci vorrebbe un po’ di educazione. Ho lavorato per il bene del partito, per il bene degli italiani…»
Se lo dice lei…
«E non ho fatto uno sbaglio. Ho rappresentato come nessun altro il partito all’estero. Silvio Berlusconi! Alla grande l’ho rappresentato».
Quindi non se l’aspettava?
«Mi sento ancora in forma, avrei potuto dare ancora tanto. Silvio mi diceva sempre “questa è la tua famiglia”. Però, dico io, in famiglia non ci si comporta così».
I parlamentari di Forza Italia sono stati convocati per firmare l’accettazione della candidatura. E lei non c’era…
«Non so nemmeno se è stata una decisione di Berlusconi, o di una delle sue pedine. Ma lui sa che la gente mi acclama, “Antonio di qua, Antonio di là ”, da Nord a Sud è tutta una ola. In Abruzzo mi dicono “meno male che ci sei tu che porti il nome della nostra terra nel mondo”».
Gli porterà rancore?
«No, quello mai».
Dieci anni in Parlamento. Qual è la cosa di cui è più fiero?
«L’amicizia con Kim Jong-Un. Ha visto che gli atleti delle due Coree sfileranno insieme alle Olimpiadi? Beh, a quel dialogo modestamente ho contributo pure io…».
Ora non esageri…
«I giocatori coreani venuti in Italia, alla Fiorentina, al Cagliari: ho avuto un ruolo pure lì…».
Mondo birbone!
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 24th, 2018 Riccardo Fucile SCOMPARSA DALLA SCENA, E’ PRONTA AL RITORNO… CANDIDATA A BOLZANO CONTRO LA BIANCOFIORE
Chi l’ha vista? Maria Elena Boschi dal 14 dicembre, giorno del letale confronto tv con
Marco Travaglio, è scomparsa dalle ribalte mediatiche, ma anche dalle piazze e dai giornali patinati.
Ordine di scuderia, arrivato dal Nazareno, valido almeno fino a che non si sia sciolto il rebus dei collegi. Perchè scegliere quello adatto per «Meb» non è cosa facile.
E non sarebbe stato facile nemmeno proteggerla (e nasconderla) nel listino proporzionale quando tutti i ministri si misureranno in collegi uninominali. Tanto che in queste ore si è deciso di darle un collegio.
Certo lei non è formalmente un ministro, solo un sottosegretario, ma usare questo distinguo per spiegare una sua esclusione dalla «gara» sarebbe stata una missione complicata.
Per questo sembra definitiva la scelta di un collegio uninominale a Bolzano dove si scontrerebbe con Michaela Biancofiore.
In ballo c’era anche il collegio di Firenze 2 per la Camera. Sarebbero tre o quattro invece le regioni dove candidarla anche nei listini proporzionali e tra queste sempre il Trentino Alto Adige, che offre le maggiori garanzie per l’accordo con la Svp.
Su tutto aleggia anche l’incognita della relazione finale della commissione Banche, che dovrebbe arrivare a fine mese e che potrebbe suscitare altre polemiche.
Altro motivo per rimanere in ombra, almeno per ora. Il destino di Maria Elena è dunque appeso a un solo filo, anche se d’acciaio, tirato da Renzi che non vuole abbandonarla anche per evitare di indebolire se stesso.
Non cambia per lei la parola d’ordine: low profile. La scelta di non farle saltare questo giro in Parlamento, in attesa di tempi più prosperi, continua a non piacere a un pezzo del partito che vede nel caso Etruria-Boschi una fonte inesauribile di guai e di emorragia di voti.
Una leva potente per gli avversari, a cominciare dal Movimento 5 Stelle, che con Di Maio inizia la campagna elettorale proprio ad Arezzo. Dove il sindaco ha annunciato di voler fare causa ai Boschi per danno di immagine.
Insomma tempi duri, ma lei non si piega anche se ha accettato di prendersi una pausa dalla ribalta come le hanno caldamente consigliato Renzi e Gentiloni, soprattutto dopo l’effetto boomerang che ha avuto lo scontro con Travaglio in tv chiesto proprio da Meb.
E in questa «pausa» forzata Maria Elena Boschi prepara il suo ritorno.
Una volta sciolto il nodo della candidatura dovrà tornare a farsi vedere.
Il tentativo è quello di togliersi le vesti della potente «preferita» per indossare quelli della paladina delle cause femminili, rispolverando la sua delega per le pari opportunità . «Perchè mi dovrebbero votare? Per esempio per quello che ho fatto per le donne», disse proprio nel suo ultimo intervento in tv.
E sembra questa la strada per ricostruirsi l’immagine, lontano dalle riforme istituzionali, lontano dalle banche, su un terreno sicuramente meno accidentato. E non è certo un caso che Lucia Annibali, la donna sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato, voluta da lei come suo consigliere giuridico, sia una delle candidate Pd.
Lucia Annibali che ha attaccato Marco Travaglio per avere usato il termine «acido» in un suo pezzo sulla fine della legislatura.
E basta aprire la pagina Facebook di «Meb» per accorgersi del cambiamento. I suoi post sono fino ad adesso l’unica prova dell’esistenza politica della Boschi.
Parlano di disparità di salari tra uomini e donne, ma anche di parità di trattamento fra persone di religione diversa in occasione della giornata della Memoria. L’operazione «nuova immagine» è cominciata.
(da “La Stampa”)
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Gennaio 24th, 2018 Riccardo Fucile “IL NOSTRO FOCUS E’ UN ALTRO, SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE”
La Casaleggio Associati non si occupera più del Movimento 5 Stelle.
A dirlo è Luca Eleuteri, socio fondatore e braccio destro di Davide Casaleggio, in un’intervista al Corriere della Sera, spiegando che “stiamo spostando il nostro focus dal settore dell’editoria digitale a quelli dell’intelligenza artificiale, dell’Internet delle cose e dell’integrazione fra punti fisici e punti digitali”.
Non c’è spazio per M5S nell’attività aziendale:
“È esattamente così. E ci tengo a sottolinearlo. Spero che con questo chiarimento d’ora in poi le forze politiche e i giornalisti la smettano di dire che la Casaleggio Associati si occupa ancora del Movimento. il primo grande passo è stato fatto quando Gianroberto ha donato la nostra creatura Rousseau all’omonima Associazione. E ora c’è la separazione definitiva, con la consegna del brand beppegrillo.it e i social media da milioni di utenti a Beppe Grillo. Il tutto senza prendere un euro. Non so quante società lo avrebbero fatto: il nostro è un gesto di amicizia” […] “L’Associazione Rousseau sta cercando una sua nuova sede. Il simbolo è a uso esclusivo dell’Associazione Rousseau, era stato registrato dalla Casaleggio Associati solo perchè all’epoca l’Associazione non esisteva, ma è giusto che passi di mano”.
Eleuteri parla della separazione da Beppe Grillo come una naturale “evoluzione” di un processo avviato da tempo, ma “i rapporti sono ottimi”. Un processo slegato dall’appuntamento elettorale.
“Il blog ha intrapreso dei cambiamenti rispetto a come è nato. Il blog è stato il cuore pulsante di un’avventura fantastica che abbiamo vissuto insieme anche come società , ma già nel 2016 con il blog delle Stelle aveva lasciato molto spazio alle questioni del Movimento riducendo quelle del Grillo artista. Ed ora Beppe recupera quella parte di sè”.
Per quanto riguarda il ruolo di Davide Casaleggio dentro M5S, Eleuteri spiega che le cose sono semplici:
“Nel tempo libero Davide presta le sue competenze a titolo gratuito all’Associazione Rousseau. Siamo abituati come imprenditori a inseguire i sogni e capiamo la sua passione”.
Il manager smentisce poi come “assolute falsità ” le asserzioni secondo cui la Casaleggio Associati intaschi i finanziamenti mensili che vengono corrisposti dai parlamentari M5S all’Associazione Rousseau. A bilancio, il distacco ha ragioni di costi.
“Posso sentire la mancanza di una grande intuizione come quella del blog se non venissero altre, di un amico che l’aveva avuto e non c’è più, ma come imprenditore, non della gestione di un blog di cui difficilmente ripagavi i costi”
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 24th, 2018 Riccardo Fucile DIPENDE DALL’USO DI UN’APP CHE SI TROVA SUL SITO PERSONALE DI SALVINI, MA SI RIVELA CONTROPRODUCENTE TRASMETTERE SEMPRE LE STESSE PAROLE
«Un Matteo #Salvini STREPITOSO su LA7! Siete d’accordo? #DiMartedi
#SalviniPremier»: ieri sera dopo la performance del leader della Lega da Giovanni Floris si è verificato un interessante fenomeno che dimostra in che modo è fatta tutta la gioiosa macchina da guerra messa su dal Carroccio per queste elezioni.
Gli account ufficiali della Lega e quello dello spin doctor di Salvini Luca Morisi hanno pubblicato un tweet in cui, con uno slogan rubato a Wanna Marchi, elogiavano l’intervento del leader
Subito dopo sono comparsi tutti insieme una serie di account che ripetevano la stessa cosa, con un entusiasmo identico e un wannamarchismo della stessa risma.L
Della storia si è accorto anche il direttore del Tg di La7 Enrico Mentana: «Se cercate su Twitter search li trovate tutti, tra le 10.45 e le 10.46. Qualcuno forse gli ha spiegato la forza del web e degli hashtag, non so. Chi gli ha messo in piedi questa catena di Sant’Antonio credeva forse di favorirlo. Ma non gli ha certo fatto un piacere».
Da dove vengono i tweet automatici su Matteo Salvini
David Puente sul suo blog ha spiegato che la pubblicazione dei tweet è stata diffusa da un’applicazione chiamata “LegaNordIllustrator” ospitata nel sito Matteosalvini.com (“http://matteosalvini.com/seguimitw.asp“).
E in un video ha mostrato il meccanismo: «Chiunque poteva associare il proprio account Twitter autorizzando l’applicazione, e garantendo così un retweet automatico di ogni post indicato dall’applicazione. Di fatto quella creata dal social media manager di Salvini è una botnet–in un certo senso ‘legale’, visto che gli utenti avevano volontariamente autorizzato l’utilizzo dell’applicazione».
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 24th, 2018 Riccardo Fucile UNA SERIE DI BALLE: DAI PARLAMENTARI “ONESTI” CHE SI DIMEZZANO LO STIPENDIO AL PARTITO “VIRTUOSO” CHE RINUNCIA AI RIMBORSI ELETTORALI FINO AL COMUNE DI ROMA CHE “NON RICORRE AGLI AFFIDAMENTI DIRETTI”
Grande sfida ieri sera a Otto e Mezzo. Ospiti di Lilli Gruber il leader della “quarta gamba” del centrodestra Maurizio Lupi e il deputato del MoVimento 5 Stelle Danilo Toninelli. I due sono stati protagonisti di un confronto a tratti duro e senza esclusione di colpi.
Del resto siamo in campagna elettorale e per contratto quando si va in televisione l’imperativo è asfaltare l’avversario. C’è da dire che con Lupi l’operazione non è complicata: è sufficiente rinfacciare a Forza Italia tutte le promesse non mantenute dal 1994 ad oggi.
Sarebbe bastato quindi raccontare la verità senza fronzoli e portare a casa il risultato.
Ma Toninelli al solito è un fiume in piena e ricorda agli spettatori e agli elettori che solo il MoVimento 5 Stelle ha “rifiutato i finanziamenti pubblici”.
È la solita storia dei 42 milioni di euro di rimborsi elettorali per le politiche 2013 ai quali il MoVimento avrebbe rinunciato.
In realtà a quei soldi il partito di Grillo non aveva diritto poichè al momento delle elezioni non aveva uno statuto, cosa che è nota almeno dal 2012 ovvero da quando è stata approvata la legge che regola i rimborsi elettorali che prevede che per ottenere i rimborsi i partiti (ma anche i movimenti) devono dotarsi di uno statuto, ovvero di quella cosa che per diversi anni il M5S si è rifiutato di avere.
Ma anche senza rimborsi elettorali i pentastellati sono riusciti lo stesso a far finanziare le proprie iniziative con i soldi pubblici.
Ad esempio diversi consiglieri regionali si fecero rimborsare le donazioni versate per sostenere Italia a 5 Stelle di Palermo. E Toninelli non menziona i fondi ricevuti — come prescrive la legge — dai gruppi parlamentari di Camera e Senato, nè dice come vengono spesi.
Toninelli ci tiene anche a farci sapere che i pentastellati si dimezzano lo stipendio: “io mi dimezzo gli stipendi, come tutti i miei colleghi, senza bisogno di una legge”.
Fino a qualche giorno fa ci sarebbe stato un metodo semplicissimo per verificare che Toninelli non sta raccontando tutta la verità .
Era infatti sufficiente andare sulla pagina TiRendiconto del blog di Grillo per visualizzare lo stato dei rimborsi e degli emolumenti percepiti dai parlamentari a 5 Stelle.
Da quando però è stato lanciato il nuovo blog di Grillo tutta la sezione rendiconti è scomparsa. A quanto pare gli esperti informatici a 5 Stelle devono ancora completare la migrazione dei dati da un blog all’altro.
Come già spiegato per i casi di Roberto Fico e Alfonso Bonafede il giochino dei 5 Stelle è semplice.
I parlamentari pentastellati hanno deciso di percepire 5mila euro lordi invece che i 10mila spettanti. Hanno dimezzato il lordo ma non il netto visto che Toninelli prende circa tremila euro al mese contro cinquemila.
Inoltre non hanno certo rinunciato ai rimborsi, con i quali si pagano vitto, alloggio e tutte le spese proprio come tutti gli altri parlamentari.
E non è che i 5 Stelle usufruiscano dei rimborsi spese (rendicontati al centesimo!1) in maniera più francescana e parca rispetto agli altri.
La stessa cosa succede anche a livello regionale, ad esempio in Toscana
Toninelli ha poi ricordato che il M5S ha appena vinto le elezioni amministrative al X Municipio di Roma, un segno inequivocabile che i cittadini hanno scelto di dare ancora fiducia a Virginia Raggi.
C’è però una cosa che il portavoce pentastellato dimentica: che quella fiducia è stata data anche in base alla promessa che ad Ostia non sarebbe arrivato nessun tritovagliatore. Quello che è successo però è che dopo le elezioni una delle prime decisioni prese dalla Presidente Giuliana Di Pillo è stata quella di far arrivare e attivare il TMB di Ostia. Toninelli ha ricordato che a Roma è tornata la legalità perchè il Comune è impegnato a fare bandi e non ricorre agli affidamenti diretti.
Questo però non è del tutto vero perchè la Giunta Raggi fa fatica a fare i bandi pubblici. Si va da quelli dimenticati a quelli annullati (come ad esempio quello per Roma Multiservizi) fino a quelli rinviati (quello per il servizio rimozione delle auto in divieto di sosta).
E non si tratta di casi isolati, a giugno il bando per la manutenzione del verde pubblico era stato sospeso perchè non a norma.
In altri casi l’Amministrazione comunale non ha esitato a ricorrere agli affidamenti diretti. È successo per Spelacchio, quello che Toninelli definisce “l’albero di Natale più simpatico e fotografato del mondo” che non è stato oggetto delle attenzioni dell’ANAC per la sua spiccata simpatia ma per il costo sostenuto dal Comune.
Riguardo agli affidamenti diretti invece Toninelli dovrebbe fare un salto all’XI Municipio dove lavori per 270mila euro sono stati frazionati per poter procedere senza gara.
Ci sono state poi le consuete scaramucce sui vitalizi dei parlamentari, che però sono stati aboliti nel 2012.
Per risparmiare ulteriormente Toninelli propone anche di risparmiare “centralizzando gli acquisti per la Pubblica Amministrazione”. Peccato che le centrali uniche di committenza siano già obbligatorie per legge per gli acquisti effettuati dalle PA.
E non è la prima volta che il M5S propone di fare qualcosa che era già stato fatto.
(da “NextQuotidiano”)
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