Destra di Popolo.net

QUESTA E’ UNA SINDACA DELLA LEGA, ANCORA A PIEDE LIBERO FINO A CHE NON GOVERNERA’ UNA DESTRA CIVILE

Gennaio 28th, 2018 Riccardo Fucile

SU FB SCRIVE: “VISTO CHE E’ IL GIORNO DELLA MEMORIA, RICORDATEVI DI ANDARE A PIJARLO NEL CULO”… QUESTA E’ LA PRIMA CITTADINA DI GAZZADA SCHIANNO CHE DOVREBBE RAPPRESENTARE LE ISTITUZIONI

«È il giorno della memoria, ricordatevi di andare a pijarlo….». A scrivere la frase ieri in un post pubblicato sul proprio profilo Facebook è stata la sindaca leghista di Gazzada Schianno, Cristina Bertuletti.
Una frase già  commentata con durezza dall’Anpi e dall’Arcigay di Varese, che ne ha chiesto le dimissioni.
«Le persone che hanno sofferto e perso la vita nei lager -scrive Ester De Tomasi, presidente dell’Anpi della provincia di Varese- sono morte anche per fare in modo che tutti abbiano diritto di parola. Una libertà  usata nella maniera peggiore da chi scrive queste dichiarazioni vergognose».
Ma l’indignazione scorre sui social e sono centinaia i cittadini che ne chiedono le dimissioni.
Non è la prima volta che Cristina Bertuletti lascia sul proprio profilo post allucinanti.
Nel marzo del 2016 aveva scritto che la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan «meritava l’esecuzione capitale».
Nel marzo dello stesso anno aveva auspicato la reincarnazione del duce (che i leghisti li avrebbe appesi al muro, segno di una grave confusione mentale).
Il post relativo al giorno della memoria, per chi non è “amico” del sindaco su Facebook, non è visibile, mentre sono pubblici i post su iniziative contro lo Ius Soli o un post del novembre 2017: «Tutti a far colazione al bar dell’ospedale di Legnano! Dux lux», con una mano che ricorda il saluto fascista, tipico uso delle macchiette da avanspettacolo.
È infine dell’ottobre 2016 una sua intemerata contro chi salva i migranti, sempre su Fb: «Ma tutti i bravi cristiani, cattolici, uomini di Caritas e donne dalla profonda Fede… ma dove (…) siete???? Uscite dai vostri confessionali e pigliatevi un paio di extracomunitari clandestini. Così. Per amore della diversità  che è arricchimento. Per compiere la parola di Dio. Per dimostrare che non siete solo capaci a strapparvi le vesti come farisei quando noi razzisti parliamo di lanciafiamme».
Un delirio continuo a cui nessuna istituzione ha pensato di porre fine accompagnandola in una struttura sanitaria per un Tso o in alternativa al più vicino carcere circondariale.

(da agenzie)

argomento: LegaNord | Commenta »

I TABLET LEGHISTI DEL REFERENDUM IN LOMBARDIA? INUTILIZZABILI, SPUTTANATI 50 MILIONI DI EURO

Gennaio 28th, 2018 Riccardo Fucile

PESANO 2 KG E SONO TROPPO GOFFI PER I BAMBINI, PROBLEMI CON IL TIUCHSCREEN E IL SISTEMA OPERATIVO UBUNTU PER LE SCUOLE CHE LO STANNO SPERIMENTANDO… SENZA SOFTWARE NON SI POSSONO FARE LEZIONI

“È un investimento, non una spesa perchè i tablet rimarranno in dotazione alle scuole come strumento didattico” aveva detto Roberto Maroni presentando le “voting machine” fornite dalla società  Smartmatic.
In realtà  una spesa lo è sicuramente stata, visto che i 24.000 tablet sono costati 23 milioni di euro, a cui vanno aggiunti gli stipendi dei 7000 assistenti digitali formati appositamente che, insieme ai soldi spesi per la campagna e per gli agenti ai seggi, fanno un totale di circa 50 milioni di euro, cioè quasi il quadruplo di quanto speso dal collega Zaia per il referendum in Veneto col vecchio metodo carta e matita.
E l’investimento?
Considerando che i tablet si trovano ancora ammassati nei laboratori scolastici in attesa che qualcuno trovi un modo di usarli, forse non è il termine esatto.
Così come dopotutto non lo è la stessa parola “tablet”.
“Sono voting machine, meglio chiamarle con il proprio nome”, dice il dirigente scolastico Luciano Giorgi dell’Istituto comprensivo Erasmo da Rotterdam di Cisliano, uno dei 60 istituti (50 comprensivi e 10 scuole superiori) che hanno avuto in dotazione le prime 1500 macchine convertite per l’utilizzo scolastico.
“Non sono tablet e la conformazione è poco funzionale per gli alunni” spiega con un eufemismo, alludendo alla struttura elefantiaca dell’apparecchio “ma soprattutto il touchscreen è poco responsivo. Stiamo pensando a un utilizzo come registro elettronico per i professori, magari attaccando un mouse alla porta Usb…”.
Un tablet con il mouse è un controsenso in termini, ma i professori sono disperatamente alla ricerca di soluzioni creative per sfruttare il “regalo” di Roberto Maroni e le provano tutte.
“Se hai qualche idea ben venga…” aggiunge Paolo Camassa, responsabile tecnico del Liceo Volta di Milano.
“Il problema — dice — è soprattutto il touchscreen, bambini delle primarie hanno addirittura difficoltà  a premere con sufficiente forza sullo schermo”.
Lenti, goffi e pesanti. Con i loro 2kg di peso e le dimensioni di circa 25 cm per lato, “i tablet” di Maroni non sono certo oggettini portatili ma — ci scherza su Alfonso Iannice, vicepreside dell’Istituto comprensivo Buonarroti di Corsico — “alla fine non tutto il male vien per nuocere: sicuramente non ce li ruba nessuno ed è difficile per un bambino farli cadere. I veri problemi — continua Iannice — sono il touchscreen e il sistema operativo Ubuntu. Dobbiamo cercare programmi compatibili e non possiamo fare lezioni pratiche su Windows”.
Ubuntu è un sistema operativo open source distribuito con licenza GNU GPL che “non è proprio l’ideale per un processore Intel Atom Z8300 come quello presente nella voting-machine di Smartmatic” dice un ingegnere dell’UE specializzato su queste macchine. “Probabilmente lo scarso feedback tattile — mi spiega — è dovuto anche al driver non ottimizzato, chi ha pianificato l’utilizzo di Ubuntu su una piattaforma del genere ha commesso un grosso errore“. Nelle specifiche tecniche della macchina, alla voce OS, si consigliano infatti Windows 10 x86 e Android 5.1.
E chi ha deciso di utilizzare Ubuntu?
In Regione un tecnico che ha chiesto l’anonimato spiega che nel capitolato d’appalto era stato richiesto di installare un software open source per non pagare eventuali licenze commerciali. “Fatto sta che così, tra hardware e software, i tablet sono inutili per gli studenti” dico.
“Perchè non sono tablet — mi risponde il tecnico — tablet ce li avete chiamati voi della stampa, sono voting machine“.
“In realtà  tablet li ha chiamati Maroni”, facciamo notare “ma se sono voting machine e quindi inutilizzabili come semplici tablet, che ci fanno in una scuola?”, “non voglio entrare in discussioni politiche — taglia corto —, vedremo come risolvere il problema dopo un incontro con i dirigenti scolastici”.
L’incontro, nei piani, dovrebbe avvenire ai primi febbraio.
Maroni ha infatti spiegato che l’attuale fornitura di tablet è una sperimentazione che durerà  fino a gennaio, poi si farà  il punto della situazione per distribuire le altre 20.000 che al momento si trovano nei magazzini di Smartmatic.
Quattromila dovrebbero invece restare in Regione per i referendum sulle fusioni dei piccoli comuni. “Consegniamo queste voting machine a voi, affinchè ci diciate come funzionano, cosa serve di più, che cosa fare” sono state le sue parole ai dirigenti scolastici durante la consegna.
Visti i feedback è possibile anticipare le risposte: funzionano male, e difficilmente qualche accorgimento software cambierà  la situazione. Forse soltanto la sostituzione del sistema operativo potrebbe giovare un po’, ma vorrebbe dire sborsare altri soldi per le licenze (se non per l’OS, per gli applicativi). Quelle macchine sono infatti il modello VIU-800 di Smartmatic e sono voting machine dotate di una stampante termica e utilizzate anche per la registrazione biometrica, con tanto di sensori preposti. Insomma, non sono tablet.
D’altronde se a nessun altro paese finora era venuto in mente di utilizzarli come tali un motivo ci sarà .
Far passare queste macchine come utili alle scuole sembrerebbe piuttosto una scusa per far accettare una decisione insensata come il voto elettronico. Tra l’altro l’utilizzo di tali dispositivi, che gli istituti dovranno restituire in caso di nuove votazioni, comporta un rapporto continuativo con la società  Smartmatic, che dovrà  tornare per installare il software adatto.

(da “il Fatto Quotidiano”)

argomento: denuncia | Commenta »

FAVA FATTO FUORI DALLE LISTE: “RESTO NELLA LEGA PER FARE OPPOSIZIONE A SALVINI”

Gennaio 28th, 2018 Riccardo Fucile

“NULLA DI GRAVE, TORNERO’ IN AZIENDA” E FA INTENDERE CHE LUI UN LAVORO CE L’HA… “LA OPPOSIZIONE INTERNA A SALVINI STA CRESCENDO”

«No, non sono stato convocato per firmare la candidatura e dubito che abbiano un ripensamento. Quindi sono fuori. Nulla di grave, tornerò in azienda». È sabato pomeriggio (27 gennaio). I leghisti di alto e basso livello della gerarchia del movimento di Salvini sono in fibrillazione per capire chi sarà  candidato nei collegi mantovani
Lui, Gianni Fava, assessore regionale uscente e per anni direttamente coinvolto nelle complicate e interminabili riunioni milanesi per stabilire le candidature, questa volta è ai giardini vicino a casa per godersi la giornata di sole.
A nulla sono serviti gli appelli dei sindaci di centrodestra e delle categorie economiche: la Lega non lo candida alle regionali.
«Ma no guardi, la prendo con filosofia, ci sono problemi più grandi. Politicamente resto della Lega Nord, per questo ho rifiutato le pur lusinghiere offerte di candidatura che mi sono arrivate da altre forze politiche. Io sono della Lega Nord, almeno fino a quando resterà  una minima traccia di ciò che è la Lega Nord. Resto nel consiglio federale fino a quando non mi cacceranno. Nel consiglio continuerò a rappresentare la minoranza del congresso, che più passa il tempo più cresce».
Insomma, l’immagine scherzosa che Fava vuole dare di sè all’inizio della conversazione («Sono ai giardini come un pensionato») non deve trarre d’inganno.
L’assessore regionale all’agricoltura, almeno fino alla fine di marzo, leader della minoranza resistente a Salvini non si ritira a vita privata, anche se ci dice che «tornerò nel mio studio a lavorare, credo ci siano ancora pratiche del 2006».
La Lega di Salvini non è la sua, non è quella delle origini e lui, Fava, non ha deposto le armi.
«Le cose sono andate così – spiega – a Milano il movimento mi aveva chiesto la disponibilità  a candidarmi per le regionali e io l’ho data. Da allora nessuna chiamata da Milano, nè, per la verità , io ne ho fatte a loro. A Milano sanno bene come cercarmi».
In ballo ci sono altre cose. Oggi il giudice dovrebbe esprimersi sul ricorso presentato dalla leghista Chiozzini che accusa Salvini di essersi candidato al congresso dopo il termine e quindi di ricoprire il ruolo di segretario in modo illegittimo.
C’è anche, soprattutto, la questione della Lega Salvini premier, partito fondato dal segretario leghista. «Una cosa mai vista – osserva Fava – l’abbiamo appreso dalla Gazzetta ufficiale in dicembre. Un segretario che fonda un altro partito. Ma ormai in quel movimento è così, è diventato una sorta di gulag. Non mi stupisce che sempre più militanti si riuniscano per studiare una class action. I militanti non staranno zitti».

(da “Gazzetta di Mantova”)

argomento: LegaNord | Commenta »

CALENDA RIDICOLIZZA SALVINI SUI DAZI: “IDEA FESSA E IRREALIZZABILE, TANTI ANNI A BRUXELLES A 20.000 EURO AL MESE E NON SA CHE I DAZI LI PUO’ METTERE SOLO LA UE”

Gennaio 28th, 2018 Riccardo Fucile

“NON SA DI COSA PARLA, L’ITALIA HA UN SURPLUS SUPERIORE A 50 MILIARDI, MENTRE GLI USA UN DEFICIT DI 500, SALVINI VUOLE DISTRUGGERE IL MADE IN ITALY”

“Dazi a protezione del made in Italy pur di difendere i lavoratori e gli imprenditori italiani”, sul modello di quanto deciso da Trump per le importazioni di alcuni prodotti cinesi.
La proposta demagogica e ridicola arriva dal leader della Lega, Matteo Salvini, la cui idea è che se “vuoi licenziare in Italia, produrre sottocosto all’estero e rivendere in Italia”, allora “paghi il 50% di tasse in più”.
Il tutto, ha annunciato il segretario del Carroccio, “se gli italiani mi sceglieranno come presidente”.
Il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda in un tweet ha fatto però la tara alla promessa elettorale assegnando a Salvini “il premio per la proposta più fessa e irrealizzabile“.
“Tre anni a Bruxelles a 20mila euro al mese in Commissione Commercio e non sa che i dazi li può mettere solo la Ue e che l’Italia ha un surplus (commerciale, ndr) superiore a 50 miliardi mentre gli Usa un deficit di 500″. Quindi, secondo Calenda, l’”obiettivo è distruggere il made in Italy”.
Salvini, durante il faccia a faccia di Giovanni Minoli su La7, ha contestato Berlusconi pure sulla flat tax, commettendo l’ennesima gaffe: “Al 23% lasci fuori la metà  degli italiani e così aiuti solo i ceti medio alti. Al 15% abbatti l’evasione e aiuti tutti. Ha funzionato in tutto il mondo ovunque è stata applicata: dalla Russia all’Ungheria agli Stati Uniti”.
Ma negli Stati Uniti la flat tax non c’è .

(da agenzie)

argomento: elezioni | Commenta »

DESISTENZA, QUELLA STRANA ARIA INTORNO ALLE LISTE DI FORZA ITALIA

Gennaio 28th, 2018 Riccardo Fucile

CARNEADI NELLE SFIDE CHIAVE CON IL PD, QUALCHE MISS E ATTENZIONE AGLI “IMPRESENTABILI”… LE LISTE PER LE LARGHE INTESE DI SILVIO IL TRANQUILLIZZATORE

C’è una strana aria di detente, direbbero gli anglosassoni, ovvero di desistenza, attorno alle liste di Forza Italia.
Desistenza nei confronti del Pd, in alcune sfide chiave. E più in generale un clima poco competitivo nei confronti del Pd: un “non facciamoci del male” oggi, in vista di un eventuale Nazareno domani.
Sono lontani i tempi dei comizi di Berlusconi che atterrava con l’elicottero a Gallipoli chiamando alla grande “cacciata” di D’Alema dal Parlamento. Ma anche nelle elezioni successive non era mai successo che contro i leader della sinistra venissero candidati innocui carneadi.
Stavolta invece contro Paolo Gentiloni, al collegio di Roma 1, sarà  candidato, in quota quarta gamba Luciano Ciocchetti.
Per carità , un certo radicamento ce l’ha, ma con tutto il rispetto non è propriamente classificabile nella casella dei big che impensieriscono.
L’alternativa, fino a ieri, era Paola Binetti. Ecco: è difficile non vedere nella scelta un modo per sdrammatizzare il conflitto in generale, ma anche un modo per tutelare l’integrità  del premier uscente in vista del dopo, quel “Gentiloni dopo Gentiloni” per cui tifa apertamente l’azienda e, diciamoci la verità , gran parte del mondo berlusconiano. Anche se dovesse perdere a Roma, Gentiloni verrebbe eletto da qualche altra parte, ma, insomma, sarebbe un po’ più azzoppato, meno integro, al momento del great game posto voto.
Contro Renzi a Firenze, il collegio è in quota Lega, e sarà  candidato l’economista no euro Claudio Borghi.
Contro “l’amico Pier” invece a Bologna Forza Italia ha indicato una signora dal nome Elisabetta Brunelli. Sfide che non hanno neanche un decimo del pathos rispetto a quelle che, negli stessi collegi, vanno in scena a sinistra.
Nell’ambito di questo clima in cui è tutelato il presidente uscente della commissione banche, rientra l’esclusione, inaspettata, dalle liste del Lazio di Andrea Augello, il grande accusatore della Boschi in commissione e regista dell’audizione di Ghizzoni.
Una esclusione ancora tutta da raccontare. Perchè c’è qualcosa che non torna.
Augello, fino a venerdì, era certo di essere “dentro”, stava raccogliendo firme, aveva garanzie, essendo uno dei principali portatori di voti nel Lazio, e non da oggi.
Poi, d’un tratto, il tratto di penna che lo ha depennato.
Nel Lazio le liste sono compilate dal duo Antonio Tajani e Lorenzo Cesa, che è riuscito a candidare candidato il suo segretario a Velletri, ma per far fuori uno di peso servono motivazioni pesante. Anche perchè, raccontano i ben informati, al tavolo delle liste si sono schierati a difesa di Augello i due capigruppo, Paolo Romani e Renato Brunetta.
A pensar male si fa peccato, ma certe volte ci si indovina. I più maliziosi vedono nell’operazione un chiaro segnale nazarenico, arrivato da “più in alto di Tajani”, perchè così come sono stati normalizzati i gruppi del Pd, trasformato in partito di Renzi, una speculare operazione è in atto in Forza Italia.
A ben vedere le liste c’è molta nomenklatura, già  eletta col Porcellum, un po’ di azienda da Galliani a Mulè a Pasquale Cannatelli (vicepresidente di Fininvest), tutto l’apparato politico comunicativo di Arcore, da Giacomoni a Licia Ronzulli a Valentino Valentini. Liste di fedelissimi, senza pesanti amministratori di territorio legati anche a Salvini che avrebbero difficoltà  a rompere con la Lega per paura perdere voti.
Pensate che oltre a una vecchia conoscenza come Lella Golfo, ex parlamentare e fondatrice della Fondazione Bellisario, torna anche Stefania Craxi che fece parte del governo Berlusconi nella legislatura 2001-2006.
Tra i nomi dati per certi anche Arturo Diaconale, consigliere di amministrazione Rai, che potrebbe coronare un sogno che coltiva dal ’96 quando, candidato con l’allora Polo delle Libertà , non ce la fece.
Liste normali, senza tanto nuovo che avanza, senza picchi, grande fantasia, anzi anche un po’ mediocri, perfette per le larghe intese.
E perfette per quel ruolo di tranquillizzatore, moderato ed europeista che il vecchio Silvio ha scelto di interpretare.
Neanche gli “impresentabili” sono quelli di una volta, ai tempi di Dell’Utri e Cosentino, Verdini, i “mostri”, la cui influenza politica era direttamente proporzionale alla pesantezza delle accuse giudiziarie.
Nel Sud c’è qualche indagato qua e là , qualche parente chiacchierato, a proposito farà  discutere la candidatura di Franco Rinaldi, il cognato di Genovese, ma la grande epopea giudiziaria manca. E chissà  se è anche un segno di perdita di consenso e potere, visti gli ultimi vent’anni.
E chissà  se lo è anche il numero ridotto di belle ragazze che vengono dal mondo dello spettacolo. C’è in Sicilia una ex concorrente di Miss Italia, Matilde Siracusano, una tronista, sempre in Sicilia, di Uomini e Donne, Ylenia Citino, e l’attuale coordinatrice del Molise che, anche lei partecipò a Miss Italia qualche anno fa.
Nulla di paragonabile rispetto ai tempi di “Forza Gnocca”. Forse anche questo un segnale di desistenza, o semplicemente del tempo che passa.

(da “Huffingtonpost”)

argomento: Berlusconi | Commenta »

DE RITA: “TUTTA LA POLITICA ITALIANA E’ MOSSA DAL RANCORE”

Gennaio 28th, 2018 Riccardo Fucile

INTERVISTA AL SOCIOLOGO: “IL RANCORE SI E’ COAGULATO INTORNO AL M5S”

Le anime belle rivolgono appelli pieni di buone intenzioni: “Ma per uscire dal rancore, l’Italia avrebbe bisogno di una carica di libido che non ha più, un desiderio di crescere e possedere, la voluttà  di andare oltre se stessa”.
Fosse stato solo per l’ossessione della misurazione dei dati della realtà  italiana, cinquantaquattro anni fa, Giuseppe De Rita non avrebbe fondato il Censis: “Il 6 novembre del 1963 ricevetti la lettera di licenziamento della Svimez, la società  in cui ero diventato capo della sezione sociologica. Diciassette giorni dopo, ero davanti a un notaio per creare — insieme alle altre tredici persone licenziate — una società  di ricerche tutta mia. Non ce l’avrei mai fatta senza un impeto erotico, quell’energia che fa volere la vita. Del resto, è quello il periodo in cui ho fatto sette figli”.
Ogni anno, da allora, De Rita ha interpretato ogni piccola trasformazione della situazione italiana, scrivendo le considerazioni generali del rapporto Censis: una serie a puntate della storia nazionale, raccontata inventando parole che sono entrate nel lessico comune (“cetomedizzazione”, “sommerso”, “localismo”, “macchie di leopardo”) e hanno funzionato come luci accese all’improvviso su paesaggi complessissimi, immagini capaci di conferire un significato fulmineo a centinaia di pagine di tabelle, numeri, grafici, curve, statistiche e che hanno realizzato il miracolo di rendere la sociologia un feuilleton popolare: “Copiai l’idea a Guido Carli. Allora, tutti i giornali pubblicavano le considerazioni del governatore della banca d’Italia. Oggi, messe una dietro l’altra, anche le mie interpretazioni dimostrano che non sono state solo un rito”.
Le parole chiave del rapporto di quest’anno sono due: ripresa e rancore.
Lei l’ha mai provato, De Rita?
Renè Girard diceva che il rancore è il lutto di ciò che non è stato. Si prova quando si anela a qualcosa e non la si ottiene: una promozione, un aumento dello stipendio, un applauso. Mi è capitato di viverlo solo una volta, quando il professor Saraceno mi disse che non avrei più lavorato alla Svimez. Giravo il mondo come esperto internazionale. Stavo diventando qualcuno. Da un giorno all’altro, vidi sbarrata la strada della mia carriera. Fu tremendo. Perdonai Saraceno solo il giorno in cui andai al suo funerale.
Nel frattempo, cosa ne fece?
Anzichè rimpiangere come era stato bello, mi buttai, con rabbia, in una nuova impresa. Volevo dimostrare di non essere uno sprovveduto, un uomo senza qualità . Si può dire che, con il rancore, fondai il Censis.
Anche l’Italia può usarlo a suo favore?
Come ogni lutto, va affrontato reagendo. Il nostro paese, dopo essere riuscito a far espandere il ceto medio, è sospeso tra l’insoddisfazione di non crescere più e il terrore di fare un passo indietro. Il successo del Movimento 5 stelle alle elezioni del 2013 lo testimonia.
È la soluzione, politicizzare il rancore?
Dal rancore occorre fuggire. Farlo diventare un’arma della politica significa coltivarlo, non smuovendo la realtà  di un millimetro. Politicamente, il rancore degli ultimi dieci anni si è coagulato intorno ai 5 stelle. Ma, in realtà , tutta la politica italiana è mossa dal rancore.
Cioè?
La Lega era nata per fare la secessione e non è riuscita a realizzarla. È questo il suo lutto di ciò che non è stato. Un rancore che la muove anche oggi che è diventata sovranista e ha elevato Marine Le Pen a modello.
E il centrosinistra?
La cultura cattolica e la cultura comunista hanno fatto diventare gli operai e i contadini di un tempo impiegati pubblici, insegnanti, pensionati. Quando però il meccanismo si è bloccato, anzichè avere il coraggio di cambiare gioco, sono rimasti lì a coltivare quei ceti di riferimento, senza nemmeno provare a elaborare il lutto.
Berlusconi, invece?
Doveva fare la rivoluzione liberale e ha fallito. Tuttavia, egli è l’unico che non è rimasto bloccato di fronte al lutto. Semplicemente, se ne frega di superarlo. Ha la sovranità  dell’innocenza, benchè tanto innocente non sia.
Che pensa di internet?
Che ha reso incontrollabile l’espressione del rancore. Lo dico pur riconoscendo che se avessi dieci anni in meno mi precipiterei a capire come moltiplicarne le potenzialità . Non avendo più l’età , invece, noto che chiunque può scrivere su Facebook: “De Rita è un figlio di puttana”. Qualcun altro dirà : “Mi piace”. I social network sono il regno dello sputtanamento. Il cantico del rancore.
Vede vie d’uscita?
Mi sembra difficile che alle prossime elezioni si individui una strada che ci conduca fuori di qui. Credo, però, che considerare la velocità  essenziale alla nostra società  sia un grande errore. Per elaborare il lutto, è necessario del tempo. Invece, twittiamo in continuazione. Minuto per minuto. È come per la confessione: per la buona riuscita è necessario, prima, un esame di coscienza.
Da cosa dovremmo farci assolvere?
I buoni confessori ti spingono ad andare oltre ciò che ti ha fatto peccare. Nel tempo dei social network, invece, siamo tutti impantanati dentro noi stessi, e nessuna sollecitazione esterna ha la legittimità  di venirci a smuovere di lì. Non serve a niente l’appello del presidente della repubblica, nè quello del capo della Cei. Servirebbe l’energia che ti spinge a non dormire cinque notti di fila per scrivere un testo. Quella che ti fa mettere su un’impresa nuova. Cercare una donna. Un nuovo amore. In una parola: la vitalità . La nostra è una società  vecchia. Una società  che ha avuto un enorme calo del desiderio.
C’è un viagra che possiamo usare?
La supplenza della chimica è niente rispetto a quello che veramente servirebbe: un rinascimento della passione, un ritorno del desiderio folle di crescere, qualcosa di emotivamente travolgente. Sputtanare sui social network, invece, ti fa passare la voglia di andare a puttane, come ti fa passare qualsiasi altra voglia.
Le disuguaglianze giustificano la rabbia?
Lo sviluppo, insegnava Hirschman negli anni cinquanta, è uno squilibrio continuato. La ricostruzione, il miracolo economico, l’emigrazione, il consumismo e la reazione al consumismo, cioè il 68: la storia degli ultimi settant’anni è tutta squilibrata. Eppure, questo paese è andato avanti.
Lei da dove è partito?
Sono cresciuto ai giardinetti di San Giovanni, a Roma. I miei amici si chiamavano Scoparo, Bucalice, Amleto Figa Lunga. Ci rubavamo le donne. Ci picchiavamo. Tornavamo a giocare a pallone insieme. A dieci anni avevamo conosciuto la guerra. A dodici la paura fottuta dei tedeschi. A quattordici tutti a fare la comparsa a Cinecittà . Ogni frase, una parolaccia. Va a mori’ ammazzato. Fio de ‘na mignotta. La vita brulicava. I miei dicevano con orgoglio: “Siamo ceto medio”. Io, però, sono cresciuto come un popolano, in strada. Quando ho conosciuto mia moglie, sono diventato borghese. È lei che mi ha insegnato il valore della rispettabilità , il tono del comportamento, l’ordine come stile di vita.
Va ancora a messa?
Ogni domenica.
Come fa un uomo così razionale a essere così fedele?
Sono stato educato dai gesuiti e da rosminiani. Mi hanno insegnato a coltivare la fede e la ragione, l’una insieme all’altra. Perchè la fede senza ragione diventa semplice devozione.
Ha amato Ratzinger?
È il papa che ha beatificato Rosmini, che ha coltivato il rapporto tra fede e ragione, ma non ha saputo amministrare la Chiesa. Il grande papa, per me, non è stato lui. Nè lo è stato Giovanni Paolo II. È stato Pio VI, grande organizzatore dell’Istituzione e autore della più grande enciclica del secolo scorso: “Populorum progressio”.
Per lei, è più importante Cristo o la Chiesa?
La Chiesa. Nessuna istituzione vive due millenni se si fonda su una sola persona. La Chiesa è fatta di tantissimi uomini venuti dopo Cristo. Pietro, Paolo, Giovanni. E tutti i santi, i grandi papi come Giovanni XXIII, il pontefice della mia giovinezza. Certo, la chiesa è stata puttaniera, corrotta, disgraziata, contestata. Ma è arrivata fino a noi. Un profeta, da solo, non ce l’avrebbe mai fatta.
Le hanno rimproverato che — dopo aver denunciato i vizi italiani per anni — si è comportato in maniera familistica, facendo diventare suo figlio Giorgio segretario generale del Censis. Si è pentito?
Il Censis è una società  privata e non è tenuto a osservare il principio dei concorsi pubblici. Tuttavia, anche se lo avessimo fatto, non avremmo trovato nessuno con il profilo di mio figlio. Ho ritenuto che quella fosse la scelta giusta da fare e l’ho fatta. Chi se ne frega se qualche giornalista ha avuto da ridire. Credo di aver fatto bene. E i risultati sono lì a dimostrarlo.

(da “Huffingtonpost”)

argomento: denuncia | Commenta »

TOMMASO CERNO: “LA CANDIDATURA CON AN? PER RIABILITARE PASOLINI IN FRIULI”

Gennaio 28th, 2018 Riccardo Fucile

“ALLORA QUELLA DESTRA ERA SENSIBILE AI DIRITTI CIVILI E FURONO GLI UNICI AD APPOGGIARE L’IDEA DI DEDICARE UN TEATRO ALLO SCRITTORE”

“Lo rivendico e ritrovandomi nella situazione di vent’anni fa rifarei la stessa cosa. Non sono mai stato vicino a quel partito, ma all’epoca è stato l’unico a voler appoggiare la mia battaglia per riabilitare Pasolini. Se mi fossi affidato alla sinistra mi avrebbero sbattuto la porta in faccia“.
Per Tommaso Cerno, ex condirettore di Repubblica adesso in corsa per il Pd al Senato, quella vecchia candidatura con An (alle comunali di Udine del 1995) è una medaglia, un passaggio cruciale perchè a lui, studente al primo anno di università , “la destra accese la scintilla della difesa dei diritti, di cui da allora mi sono sempre occupato battendomi proprio contro la destra reazionaria“.
Ma inevitabilmente, ora che da giornalista impegnato diventa paladino dem dei diritti civili, quella scelta va spiegata e messa in prospettiva.
Per arrivare a oggi, alla decisione di “metterci la faccia perchè non mi basta più stare in tribuna a fischiare l’arbitro”. E di farlo “non perchè mi ha convinto Renzi ma per la parola partito“. Perchè “in Italia la democrazia è bella ma la politica è considerata brutta e allora ci si chiama “movimento“, “lega“, “forza”. Solo uno si chiama partito, che è dove si prende parte, non c’è accordo su tutte le posizioni, c’è lo scontro democratico”.
Torniamo al 1995.
“A Udine”, racconta Cerno a ilfattoquotidiano.it, “mancava da 40 anni un teatro e io, ventenne radicale pannelliano e già  omosessuale dichiarato, in vista delle amministrative presentai a tutti i partiti un progetto culturale che prevedeva di farne realizzare uno a Gae Aulenti, nel centro della città , e dedicarlo a un friulano il cui nome allora in Friuli non si riusciva nemmeno a pronunciare. Suo fratello era morto a Porzà»s, lui era stato cacciato dal Partito comunista (per “indegnità  morale”, ndr)… Per me era il momento di far vedere che il Friuli gli chiedeva scusa“.
Ma?
“Ma tra il Pds, il Partito repubblicano e gli altri, solo An mi disse sì. Il mio amico Daniele Franz, nonostante negli anni del liceo fossimo su fronti opposti nelle battaglie studentesche, mi disse che per loro Pasolini era un simbolo che con tutte le sue contraddizioni e la sua voce unica andava recuperato”.
Così si candidò.
“Da indipendente. Ma vivevo a Venezia, non partecipai alla campagna. Vinse il centrosinistra. Che fece il teatro e lo dedicò a Giovanni da Udine, un allievo della scuola di Raffaello che nessuno conosceva. In compenso quella battaglia servì perchè qualche anno dopo Cervignano chiamò Pasolini il suo nuovo teatro”
Comunque, “in quel momento ho capito che tra l’ideale e la possibilità  di fare ci deve essere un percorso, e ho aderito pian piano non alla sinistra ma a un’idea del mondo in cui i diritti civili sono centrali”.
“Organizzai il Gay pride a Venezia perchè lì tutto il mondo l’avrebbe guardato… anni dopo da giornalista raccontai di Eluana Englaro, perchè nel frattempo Udine si era ricordata di essere la città  di Loris Fortuna ed è diventata la città  che ha accompagnato Eluana alla sospensione delle terapie mentre da destra Berlusconi diceva che avrebbe potuto rimanere incinta“.
Quanto al periodo da addetto stampa al ministero del commercio estero, con il sottosegretario Udeur Mauro Fabris, “ero un giornalista disoccupato, feci il mio lavoro”.
Poi la carriera giornalistica, L’Espresso, il Messaggero Veneto, Repubblica.
“Ma di fronte a questa Italia che negli ultimi due anni è cambiata in peggio, ha visto tornare il maschilismo, il conformismo, la paura della politica come confronto… ho bisogno di metterci la faccia, nel segno di quei diritti che su alcuni fronti sono aumentati ma su altri sono diminuiti, se abbiamo perso il diritto di andare a divertirci al Bataclan“. Così andrà  in Parlamento, con il partito “che ha il coraggio di chiamarsi con il suo nome”.
La legge sulle unioni civili è stata una svolta?
“Ci siamo arrivati in ritardo di 30 anni e non è la legge migliore del mondo, ma Renzi ha avuto il merito di essere stato il primo premier a porre la fiducia su un tema che riguardava diritti civili. Il governo Prodi, che era composto da persone come Bersani o D’Alema che oggi pontifica sui diritti civili, propose che i gay si sposassero spedendo una raccomandata a casa del compagno. Per Prodi, per quella sinistra che oggi si riconosce in Leu, non mi dovevo sposare in Comune di fronte all’ufficiale di stato civile ma all’ufficio postale: così funzionavano i Dico“.
Quanto allo stralcio della stepchild adoption, “ovviamente non possiamo aspettare altri 30 anni, dobbiamo legiferare per far sì che i figli di una coppia gay siano figli di entrambi. Ma, per come era scritto, quell’articolo della legge avrebbe creato discriminazione perchè riconosceva solo la genitorialità  ma non la formazione di una nuova famiglia con zii e nonni”.
E la magra figura sullo ius soli?
“Per me va ovviamente riconosciuta la cittadinanza a persone nate nel nostro paese da immigrati che lavorano secondo leggi dello stato, lavorano e pagano tasse. E ne sono convinto per ragioni diverse da quelle che si attribuiscono alla sinistra: la cittadinanza per me è l’attribuzione di un dovere, più che un diritto. E lo ius soli, peraltro non temperato come prevedeva il nostro ddl, ce l’hanno i Paesi con le regole più rigide in campo di immigrazione come gli Usa. Gli italiani hanno paura non del colore della pelle ma di uno Stato che non sa gestire la situazione: su questo la destra costruisce la campagna elettorale. Quindi è una battaglia da fare e da spiegare. Come quella per Pasolini”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

argomento: elezioni | Commenta »

IL GENETISTA: “LA RAZZA BIANCA? SENZA IMMIGRAZIONE GLI EUROPEI AVREBBERO LA PELLE SCURA”

Gennaio 28th, 2018 Riccardo Fucile

“LE RAZZE UMANE NON ESISTONO, CLASSIFICARE GLI UOMINI E’ IMPOSSIBILE, LA PELLE BIANCA FU PORTATA IN EUROPA DAL MEDIO ORIENTE E DAL NORD DELLA RUSSIA”

Oggi, come 80 anni fa, c’è chi afferma di voler salvaguardare “la razza bianca a rischio”. Ma se nel 1938 “non era una bestemmia credere nella razza perchè ci credevano più o meno tutti”, nel 2018 lo è.
Perchè nel frattempo la genetica ha dimostrato che le razze umane non esistono, erano solo l’invenzione di qualche scienziato di “terza categoria”, come quelli che firmarono il Manifesto della Razza.
Classificare gli uomini in gruppi è impossibile.
Lo spiega al fattoquotidiano.it Guido Barbujani, genetista e professore all’università  di Ferrara, autore di 146 articoli su riviste internazionali e di sei saggi divulgativi: “Ognuno di noi ha il 99,9% del dna e un parente in comune con qualsiasi altra persona sulla Terra”. E probabilmente Attilio Fontana, leghista candidato a guidare la Regione Lombardia, non sa che la pelle bianca che lui vuole salvaguardare dall’immigrazione, non sarebbe mai esistita proprio senza i fenomeni migratori: “Gli studi genetici fatti sulle ossa fossili preistoriche dimostrano che se 7-8mila anni fa i migranti provenienti dal Medio Oriente e dal nord della Russia fossero stati bloccati, oggi in Europa saremmo tutti quanti scuri“.
Partiamo da un concetto. Le razze umane esistono?
No, nell’uomo non ci sono le razze. C’è una grande variabilità  e, come diceva l’antropologo americano Frank Livingstone — che nel 1962 fu il primo a pubblicare un articolo sulla non esistenza delle razze umane — le differenze ci sono, ma sono come sfumature in una tavolozza in cui non c’è mai una soluzione di continuità . Oggi grazie alla genetica abbiamo capito che ognuno di noi ha in comune con una qualunque altra persona sulla Terra il 99,9% del suo dna.
Nel suo libro “L’invenzione delle razze” scrive infatti che ognuno di noi ha un parente in comune con qualsiasi altra persona sulla Terra
Sì, è uno studio che hanno fatto degli americani. Stavano cercando di ricostruire le genealogie umane sulla base del dna e sono arrivati a capire che se torniamo indietro di 3mila anni circa mediamente troviamo un parente in comune con chiunque sulla Terra.
Quindi si può dire che siamo tutti africani?
Esatto, e non è una provocazione. Siamo tutti quanti figli di un gruppo molto piccolo di persone che 100mila anni fa è uscito dall’Africa e ha colonizzato la Terra. E’ una ricostruzione fedele della nostra storia.
E si può dire anche che siamo il frutto di tante migrazioni
È quello che sto tentando di dimostrare con il mio ultimo libro, Il giro del mondo in 6 milioni di anni, scritto con Andrea Brunelli. Le migrazioni che tanto preoccupano oggi non sono altro che la prosecuzione di una storia cominciata 6 milioni di anni fa quando fu fatta la prima migrazione: dagli alberi alla terra.
Perchè allora si usa ancora il termine razza?
Ci hanno spiegato che deriva da una parola francese, haraz, che si riferiva ai discendenti di uno stesso stallone, quindi si usava in ambito equino. E poi è passata a indicare un gruppo di animali, di piante, di persone, che si assomigliano tra di loro. E questo è proprio il problema: nell’uomo questi gruppi non si possono distinguere a livello biologico. Dal ‘700 in poi sono stati proposti tantissimi cataloghi e non ce ne sono due che indichino lo stesso numero di razze e la stessa definizione. La stessa persona, se classificata dal punto di vista della pelle finisce in una razza, in base a certi test del Dna finisce in un’altra razza e guardando al gruppo sanguigno ancora in una terza razza. È un sistema che non è coerente e la scienza invece richiede coerenza.
E quali erano allora le basi scientifiche che esattamente 80 anni fa portarono alle Leggi Razziali?
Gli scienziati che hanno firmato il Manifesto della Razza — il documento che aprì la strada alla promulgazione delle Leggi Razziali — non sapevano quello che dicevano, erano dei pessimi scienziati. E basta leggere il manifesto per capirlo: dopo aver detto che le razze esistono, quando devono definire la razza italiana, danno quattro definizioni diverse in quattro righe diverse. Secondo loro siamo ariani, quindi appartenenti a un gruppo che comprende anche buona parte dell’Asia, poi siamo italiani, due righe più sotto diventiamo mediterranei occidentali e nell’ultima riga siamo europei. Un pasticcio indecente. Erano scienziati di terza categoria che hanno firmato quel documento solo per compiacere Benito Mussolini.
Però oggi…
Oggi si sente ancora parlare di “razza italiana”, come ha detto l’esponente del Pd Patrizia Prestipino questa estate, o di “razza bianca”, un concetto espresso da Attilio Fontana, candidato del centrodestra alla Regione Lombardia, solo alcuni giorni fa.
Ma la preoccupazione di Attilio Fontana di bloccare l’immigrazione perchè salvaguardare la razza bianca ha qualche fondamento?
Le posso raccontare questo. Grazie agli studi genetici fatti sulle ossa fossili preistoriche, oggi sappiamo che gli europei fino a 7mila anni fa non avevano affatto la pelle bianca. Avevano la pelle scura e gli occhi azzurri. E la pelle chiara è arrivata con due ondate migratorie: una dal Medio Oriente e una dal nord della Russia. Insomma, niente migrazione, niente pelle bianca in Europa. Se 7-8mila anni fa i migranti fossero stati bloccati, oggi saremmo tutti quanti scuri. E questo è un dato di fatto.
Secondo Lei queste affermazioni sono frutto di ignoranza o di una consapevole strumentalizzazione?
Un po’ tutte e due. Però Fontana si è vantato dopo le sue esternazioni perchè il suo consenso è aumentato: vuol dire che c’è chi punta decisamente a buttarla sul razzismo per far breccia in un elettorato che ha bisogno più di un nemico da odiare che di un ragionamento da seguire.
E perchè la gente non capisce che le razze non esistono?
Io penso che sia perchè in realtà  in questi discorsi la genetica c’entra molto poco. Chi fa discorsi razzisti sta dicendo che secondo lui ci sono delle persone che possono essere discriminate in base al colore del pelle, al passaporto. “Padroni a casa nostra” significa non voler fare i conti con la complessità  del mondo in cui viviamo. È chiaro che costa fatica vivere con persone che hanno abitudini e costumi diversi. Ma finchè nel mondo esistono le disuguaglianze economiche ci sarà  sempre gente che cercherà  di venire qui da noi. I muri non pagano, perchè la gente continuerà  a venire.
Quindi come si può smettere di essere razzisti?
Partendo dalla consapevolezza che abbiamo tutti dei pregiudizi. Io una volta in Kenya mi sono ritrovato con una gomma a terra. C’erano 40 africani intorno a me e io ho chiesto aiuto all’unico bianco in circolazione. Il punto è cercare di mettersi nei panni degli altri. Ho vissuto anche tre anni in America e mi ricordo cosa loro pensano degli italiani: sono sessisti, mettono le mani nel culo delle donne. Forse la cosa migliore per abbassare il nostro livello di razzismo sarebbe viaggiare e misurarci con i pregiudizi che circolano su noi italiani. Quelli ti fanno capire cosa significa sentirsi discriminati.
E se dovesse spiegare questi concetti a un bambino?
A un bambino non spiegherei per esempio che abbiamo il 99,9% del Dna in comune. Cercherei di sottolineare che siamo tutti diversi ma che questo non significa che guardando una persona si riesca a capire chi è migliore e chi peggiore

(da “Il Fatto Quotidiano”)

argomento: Razzismo | Commenta »

ITALIANI POPOLO DI LAVORATORI? NO, SOLO I DANESI FANNO PEGGIO

Gennaio 28th, 2018 Riccardo Fucile

NEL NOSTRO PAESE SI LAVORA IN MEDIA 38,3 ORE A SETTIMANA, IN DANIMARCA 37,8… I PIU’ STAKANOVISTI SONO GLI INGLESI

Gli italiani sono poco stakanovisti e si piazzano al penultimo posto in Europa per media di ore lavorate la settimana.
A rilevarlo di dati di Eurostat secondo i quali un lavoratore dipendente a tempo pieno in Italia lavora in media 38,8 ore la settimana, circa un’ora e mezza in meno della media europea.
Tra i lavoratori indefessi invece gli inglesi, che registrano una media di 42,3 ore la settimana. Gli ultimi in classifica sono i danesi con 37,8 ore.
A incidere sulla performance degli italiani è però l’orario di lavoro del pubblico impiego, fissato per contratto nel nostro Paese a 36 ore e in particolare i risultati del settore dell’educazione.
Se si guarda all’industria, infatti, i lavoratori dipendenti del Belpaese con 40,5 ore medie lavorate alla settimana si trovano nella media europea (40,4) e risultano più ore in fabbrica anche rispetto ai tedeschi (39,8 ore).
Ma se si guarda alla Pubblica amministrazione l’Italia è il Paese nel quale si lavorano meno ore la settimana (37,2 in media) a fronte delle 39,6 medie in Ue.
L’Italia è ultima soprattutto per ore lavorate nel settore dell’educazione con 28,9 ore la settimana, circa dieci in meno della media Ue (38,1) e quasi 14 in meno del Regno Unito.
Nel settore degli alberghi e della ristorazione i lavoratori dipendenti italiani sono impegnati in media 41,5 ore la settimana in linea con la media europea (più dei tedeschi che segnano 41,2 ore) mentre nel trasporto le ore lavorate sono 40,6 contro le 41,6 medie in Ue.
Nel settore bancario e assicurativo i dipendenti italiani lavorano circa 39,4 ore (40,6 la media Ue).
Nella sanità  e servizi di cura i dipendenti sono impegnati per 37,5 ore in media, quasi due ore in media in meno rispetto alle 39,4 ore medie Ue (40,6 nel Regno Unito).
Il numero di ore lavorate cresce in modo consistente per i lavoratori autonomi.
In Italia gli indipendenti lavorano in media 45,8 ore la settimana a fronte delle 47,4 ore medie in Ue (54,1 in Belgio).
Tra questi lavorano di più in Italia quelli con dipendenti (48,7 ore a fronte delle 50,1 medie in Ue) rispetto a quelli senza dipendenti (44,5 ore a fronte delle 46,1 medie Ue).

(da agenzie)

argomento: Lavoro | Commenta »

« Previous Entries
  • Destra di Popolo.net
    Circolo Genovese di Cultura e Politica
    Diretto da Riccardo Fucile
    Scrivici: destradipopolo@gmail.com

  • Categorie

    • 100 giorni (5)
    • Aborto (20)
    • Acca Larentia (2)
    • Alcool (3)
    • Alemanno (150)
    • Alfano (315)
    • Alitalia (123)
    • Ambiente (341)
    • AN (210)
    • Animali (74)
    • Arancioni (2)
    • arte (175)
    • Attentato (329)
    • Auguri (13)
    • Batini (3)
    • Berlusconi (4.297)
    • Bersani (235)
    • Biasotti (12)
    • Boldrini (4)
    • Bossi (1.223)
    • Brambilla (38)
    • Brunetta (83)
    • Burlando (26)
    • Camogli (2)
    • canile (4)
    • Cappello (8)
    • Caprotti (2)
    • Caritas (6)
    • carovita (170)
    • casa (247)
    • Casini (120)
    • Centrodestra in Liguria (35)
    • Chiesa (276)
    • Cina (10)
    • Comune (343)
    • Coop (7)
    • Cossiga (7)
    • Costume (5.600)
    • criminalità (1.406)
    • democratici e progressisti (19)
    • denuncia (14.538)
    • destra (573)
    • destradipopolo (99)
    • Di Pietro (101)
    • Diritti civili (276)
    • don Gallo (9)
    • economia (2.333)
    • elezioni (3.305)
    • emergenza (3.081)
    • Energia (45)
    • Esselunga (2)
    • Esteri (784)
    • Eugenetica (3)
    • Europa (1.314)
    • Fassino (13)
    • federalismo (167)
    • Ferrara (21)
    • Ferretti (6)
    • ferrovie (133)
    • finanziaria (325)
    • Fini (825)
    • fioriere (5)
    • Fitto (27)
    • Fontana di Trevi (1)
    • Formigoni (90)
    • Forza Italia (596)
    • frana (9)
    • Fratelli d'Italia (292)
    • Futuro e Libertà (518)
    • g8 (25)
    • Gelmini (68)
    • Genova (546)
    • Giannino (10)
    • Giustizia (5.816)
    • governo (5.806)
    • Grasso (22)
    • Green Italia (1)
    • Grillo (2.942)
    • Idv (4)
    • Immigrazione (734)
    • indulto (14)
    • inflazione (26)
    • Ingroia (15)
    • Interviste (16)
    • la casta (1.397)
    • La Destra (45)
    • La Sapienza (5)
    • Lavoro (1.316)
    • LegaNord (2.417)
    • Letta Enrico (154)
    • Liberi e Uguali (10)
    • Libia (68)
    • Libri (33)
    • Liguria Futurista (25)
    • mafia (544)
    • manifesto (7)
    • Margherita (16)
    • Maroni (171)
    • Mastella (16)
    • Mattarella (60)
    • Meloni (14)
    • Milano (300)
    • Montezemolo (7)
    • Monti (358)
    • moschea (11)
    • Musso (10)
    • Muti (10)
    • Napoli (319)
    • Napolitano (220)
    • no global (5)
    • notte bianca (3)
    • Nuovo Centrodestra (2)
    • Obama (11)
    • olimpiadi (40)
    • Oliveri (4)
    • Pannella (29)
    • Papa (33)
    • Parlamento (1.428)
    • partito del popolo della libertà (30)
    • Partito Democratico (1.034)
    • PD (1.192)
    • PdL (2.781)
    • pedofilia (25)
    • Pensioni (129)
    • Politica (17.684)
    • polizia (253)
    • Porto (12)
    • povertà (502)
    • Presepe (14)
    • Primarie (149)
    • Prodi (52)
    • Provincia (139)
    • radici e valori (3.695)
    • RAI (359)
    • rapine (37)
    • Razzismo (1.410)
    • Referendum (200)
    • Regione (344)
    • Renzi (1.522)
    • Repetto (46)
    • Rifiuti (84)
    • rom (13)
    • Roma (1.126)
    • Rutelli (9)
    • san gottardo (4)
    • San Martino (3)
    • San Miniato (2)
    • sanità (306)
    • Sarkozy (43)
    • scuola (354)
    • Sestri Levante (2)
    • Sicurezza (454)
    • sindacati (162)
    • Sinistra arcobaleno (11)
    • Soru (4)
    • sprechi (319)
    • Stampa (373)
    • Storace (47)
    • subappalti (31)
    • televisione (244)
    • terremoto (402)
    • thyssenkrupp (3)
    • Tibet (2)
    • tredicesima (3)
    • Turismo (62)
    • Udc (64)
    • Università (128)
    • V-Day (2)
    • Veltroni (30)
    • Vendola (41)
    • Verdi (16)
    • Vincenzi (30)
    • violenza sulle donne (342)
    • Web (1)
    • Zingaretti (10)
    • zingari (14)
  • Archivi

    • Marzo 2023 (422)
    • Febbraio 2023 (505)
    • Gennaio 2023 (541)
    • Dicembre 2022 (525)
    • Novembre 2022 (526)
    • Ottobre 2022 (552)
    • Settembre 2022 (584)
    • Agosto 2022 (585)
    • Luglio 2022 (562)
    • Giugno 2022 (521)
    • Maggio 2022 (470)
    • Aprile 2022 (502)
    • Marzo 2022 (542)
    • Febbraio 2022 (494)
    • Gennaio 2022 (510)
    • Dicembre 2021 (488)
    • Novembre 2021 (599)
    • Ottobre 2021 (506)
    • Settembre 2021 (539)
    • Agosto 2021 (423)
    • Luglio 2021 (578)
    • Giugno 2021 (559)
    • Maggio 2021 (556)
    • Aprile 2021 (506)
    • Marzo 2021 (647)
    • Febbraio 2021 (570)
    • Gennaio 2021 (605)
    • Dicembre 2020 (619)
    • Novembre 2020 (575)
    • Ottobre 2020 (639)
    • Settembre 2020 (465)
    • Agosto 2020 (588)
    • Luglio 2020 (597)
    • Giugno 2020 (580)
    • Maggio 2020 (618)
    • Aprile 2020 (643)
    • Marzo 2020 (437)
    • Febbraio 2020 (593)
    • Gennaio 2020 (596)
    • Dicembre 2019 (542)
    • Novembre 2019 (316)
    • Ottobre 2019 (632)
    • Settembre 2019 (618)
    • Agosto 2019 (639)
    • Luglio 2019 (654)
    • Giugno 2019 (598)
    • Maggio 2019 (527)
    • Aprile 2019 (383)
    • Marzo 2019 (562)
    • Febbraio 2019 (598)
    • Gennaio 2019 (641)
    • Dicembre 2018 (623)
    • Novembre 2018 (603)
    • Ottobre 2018 (631)
    • Settembre 2018 (586)
    • Agosto 2018 (362)
    • Luglio 2018 (562)
    • Giugno 2018 (564)
    • Maggio 2018 (634)
    • Aprile 2018 (548)
    • Marzo 2018 (599)
    • Febbraio 2018 (572)
    • Gennaio 2018 (607)
    • Dicembre 2017 (579)
    • Novembre 2017 (634)
    • Ottobre 2017 (579)
    • Settembre 2017 (456)
    • Agosto 2017 (368)
    • Luglio 2017 (450)
    • Giugno 2017 (468)
    • Maggio 2017 (460)
    • Aprile 2017 (439)
    • Marzo 2017 (480)
    • Febbraio 2017 (420)
    • Gennaio 2017 (455)
    • Dicembre 2016 (438)
    • Novembre 2016 (438)
    • Ottobre 2016 (424)
    • Settembre 2016 (367)
    • Agosto 2016 (332)
    • Luglio 2016 (336)
    • Giugno 2016 (358)
    • Maggio 2016 (373)
    • Aprile 2016 (308)
    • Marzo 2016 (369)
    • Febbraio 2016 (337)
    • Gennaio 2016 (404)
    • Dicembre 2015 (412)
    • Novembre 2015 (401)
    • Ottobre 2015 (422)
    • Settembre 2015 (419)
    • Agosto 2015 (416)
    • Luglio 2015 (387)
    • Giugno 2015 (397)
    • Maggio 2015 (403)
    • Aprile 2015 (407)
    • Marzo 2015 (428)
    • Febbraio 2015 (417)
    • Gennaio 2015 (434)
    • Dicembre 2014 (454)
    • Novembre 2014 (437)
    • Ottobre 2014 (440)
    • Settembre 2014 (450)
    • Agosto 2014 (433)
    • Luglio 2014 (437)
    • Giugno 2014 (395)
    • Maggio 2014 (392)
    • Aprile 2014 (389)
    • Marzo 2014 (436)
    • Febbraio 2014 (386)
    • Gennaio 2014 (419)
    • Dicembre 2013 (367)
    • Novembre 2013 (395)
    • Ottobre 2013 (448)
    • Settembre 2013 (433)
    • Agosto 2013 (389)
    • Luglio 2013 (390)
    • Giugno 2013 (425)
    • Maggio 2013 (413)
    • Aprile 2013 (345)
    • Marzo 2013 (372)
    • Febbraio 2013 (293)
    • Gennaio 2013 (361)
    • Dicembre 2012 (364)
    • Novembre 2012 (336)
    • Ottobre 2012 (363)
    • Settembre 2012 (341)
    • Agosto 2012 (238)
    • Luglio 2012 (328)
    • Giugno 2012 (288)
    • Maggio 2012 (258)
    • Aprile 2012 (219)
    • Marzo 2012 (255)
    • Febbraio 2012 (247)
    • Gennaio 2012 (261)
    • Dicembre 2011 (228)
    • Novembre 2011 (270)
    • Ottobre 2011 (283)
    • Settembre 2011 (268)
    • Agosto 2011 (157)
    • Luglio 2011 (214)
    • Giugno 2011 (264)
    • Maggio 2011 (273)
    • Aprile 2011 (248)
    • Marzo 2011 (255)
    • Febbraio 2011 (234)
    • Gennaio 2011 (253)
    • Dicembre 2010 (237)
    • Novembre 2010 (187)
    • Ottobre 2010 (159)
    • Settembre 2010 (148)
    • Agosto 2010 (75)
    • Luglio 2010 (86)
    • Giugno 2010 (76)
    • Maggio 2010 (75)
    • Aprile 2010 (66)
    • Marzo 2010 (79)
    • Febbraio 2010 (73)
    • Gennaio 2010 (74)
    • Dicembre 2009 (74)
    • Novembre 2009 (83)
    • Ottobre 2009 (90)
    • Settembre 2009 (83)
    • Agosto 2009 (56)
    • Luglio 2009 (83)
    • Giugno 2009 (76)
    • Maggio 2009 (72)
    • Aprile 2009 (74)
    • Marzo 2009 (50)
    • Febbraio 2009 (69)
    • Gennaio 2009 (70)
    • Dicembre 2008 (75)
    • Novembre 2008 (77)
    • Ottobre 2008 (67)
    • Settembre 2008 (56)
    • Agosto 2008 (39)
    • Luglio 2008 (50)
    • Giugno 2008 (55)
    • Maggio 2008 (63)
    • Aprile 2008 (50)
    • Marzo 2008 (39)
    • Febbraio 2008 (35)
    • Gennaio 2008 (36)
    • Dicembre 2007 (25)
    • Novembre 2007 (22)
    • Ottobre 2007 (27)
    • Settembre 2007 (23)
  • Gennaio 2018
    LMMGVSD
    1234567
    891011121314
    15161718192021
    22232425262728
    293031 
    « Dic   Feb »
  • Leggi gli ultimi articoli inseriti

    • INTERVISTA A ELVIRA VIKHAREVA, L’EROICA ATTIVISTA ANTI-PUTIN AVVELENATA DAL CREMLINO: “QUESTO E’ UN REGIME DI ASSASSINI, MA LA COLPA E’ DI TUTTI NOI”
    • I VELENI DI ARCORE
    • MENTRE IL GOVERNO PENSA A FARE LA GUERRA ALLE ONG, IN UNA NOTTE A ROCCELLA IONICA SONO ARRIVATO 650 MIGRANTI
    • MARTA FASCINA STA CERCANDO UNA CASA CON RIFUGIO ANTIATOMICO E HA UNA LISTA DI PERSONE DA SALVARE IN CASO DI ATTACCO NUCLEARE
    • I SOLITI ITALIANI: SCENDE LA FIDUCIA NELLA UE, MA IL 70% NON VUOLE USCIRE DALL’EUROPA
    • L’EX CAPO DELLA POLIZIA GABRIELLI CRITICA IL GOVERNO: “PIANTEDOSI SU CUTRO? IO NON LO AVREI DETTO”
  • Commenti recenti

    • Log In

      • Accedi
      • Feed dei contenuti
      • Feed dei commenti
      • WordPress.org
    • Credits: G.I





    Usiamo i cookie anche di terze parti autorizzate. Continuando a navigare su questo sito, acconsenti al loro impiego in conformità alla nostra Cookie Policy.
    PreferenzeCONTINUA
    Manage consent

    Privacy Overview

    This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
    Necessary
    Sempre abilitato
    Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. These cookies ensure basic functionalities and security features of the website, anonymously.
    CookieDurataDescrizione
    cookielawinfo-checbox-analytics11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Analytics".
    cookielawinfo-checbox-functional11 monthsThe cookie is set by GDPR cookie consent to record the user consent for the cookies in the category "Functional".
    cookielawinfo-checbox-others11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Other.
    cookielawinfo-checkbox-necessary11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookies is used to store the user consent for the cookies in the category "Necessary".
    cookielawinfo-checkbox-performance11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Performance".
    viewed_cookie_policy11 monthsThe cookie is set by the GDPR Cookie Consent plugin and is used to store whether or not user has consented to the use of cookies. It does not store any personal data.
    Functional
    Functional cookies help to perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collect feedbacks, and other third-party features.
    Performance
    Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.
    Analytics
    Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.
    Advertisement
    Advertisement cookies are used to provide visitors with relevant ads and marketing campaigns. These cookies track visitors across websites and collect information to provide customized ads.
    Others
    Other uncategorized cookies are those that are being analyzed and have not been classified into a category as yet.
    ACCETTA E SALVA