Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile
POI TOCCA A ZUCCARO: “CHE FINE HA FATTO IL “MERO SOSPETTO” SULLE SETTE ONG CHE HA TANTO PUBBLICIZZATO NOVE MESI FA, CAUSANDO ALTRE VITTIME NEL MEDITERRANEO?”
Egregio Dottor Carmelo Zuccaro, Procuratore della Repubblica di Catania, sono il cittadino
Roberto Saviano che a distanza di nove mesi le chiede: che fine ha fatto il Suo “mero sospetto” su alcune ONG che operavano nel Mediterraneo?
Da nove mesi aspettiamo di sapere cosa ne sia stato del fascicolo conoscitivo sulle 7 ONG attive nel Mediterraneo con le loro 13 imbarcazioni che ha tanto pubblicizzato lo sorso aprile.
Lo scorso aprile, ad ascoltare le dichiarazioni di Zuccaro c’era il politico sciacallo che ha aperto la strada al governo sciacallo perchè, in questa continua guerra elettorale, ogni occasione è utile a raschiare consenso.
Raschiare, non ottenere, non vincere, non convincere l’elettore. Raschiare, come gli animali che penzolano in fondo alla catena alimentare.
Ora vi racconto la storia di come, dalle dichiarazioni ardite di un magistrato che non ha disdegnato un po’ di ribalta, la nostra politica sia riuscita a racimolare un consenso effimero sulla pelle di chi muore di stenti e di torture.
E vi racconto anche la storia di chi, dopo aver cavalcato l’onda, credendo di averla fatta franca, si rimangia tutto: “Chi io? Mai detta una cosa del genere!”.
(Nell’immagine trovate le foto dei protagonisti di questa triste vicenda, i post di Luigi Di Maio sulle ONG definite più volte “taxi del mare” e poi la dichiarazione di ieri alla DPA in cui Di Maio sostiene: “Non ho mai affermato che le ONG siano taxi del mare. Seguendo le argomentazioni e le indagini di alcuni magistrati italiani, ho detto una cosa diversa e cioè che alcune ONG mancano di trasparenza e che dobbiamo verificare se salvano o se trasportano migranti.)
Ma andiamo con ordine.
Luigi Di Maio, lo scorso 21 aprile, sulla scorta delle dichiarazioni di Carmelo Zuccaro, pubblica questo post su Facebook https://www.facebook.com/LuigiDiMaio/posts/1328205963882613 in cui definisce le imbarcazioni delle ONG attive nel Mediterraneo e impegnate a salvare vite umane “taxi del mare”.
Una dichiarazione – quella di Di Maio – che dà il via a una strategia politica criminale. Dopo il consenso mediatico di quella sua orrenda dichiarazione (perchè fortunatamente le persone, prese singolarmente, la pensano diversamente sui migranti; è quando ci si rivolge indistintamente alle masse del web che il ragionamento si azzera e vince la rabbia) Minniti ha avuto mano libera sugli accordi libici che, vale la pena ricordarlo, l’Italia ha stretto con trafficanti inumani di esseri umani e non con un governo organizzato per fermare i flussi e in grado di offrire una alternativa al mare se non valida quanto meno accettabile sul piano dei diritti umani.
L’alternativa ai viaggi in mare, oggi, grazie a quegli accordi, sono detenzione forzata e tortura, ma tutto lontano dagli occhi, per potersi ancora definire “di sinistra”.
Non contento Di Maio continua e due giorni dopo definisce di nuovo le ONG “taxi del mare” e chiama in causa anche me in un nuovo post (https://www.facebook.com/LuigiDiMaio/posts/1330001530369723). Minniti credo non aspettasse altro tanto che, nei giorni del protocollo imposto alle ONG e in quelli che sono seguiti all’accordo criminale con la Libia, personalmente ho iniziato a considerare Di Maio una pedina nelle mani di politici ben più navigati di lui.
E poi ancora, sempre il 23 aprile, a Di Maio preparano un altro lungo post (https://www.facebook.com/LuigiDiMaio/photos/a.522465337790017.1073741826.522391027797448/1330161660353710/?type=3) in cui però scorgo qualcosa inserito di suo pungo, e precisamente nel punto in cui mi definisce “ignorante”. Solo lui può arrivare a tanto…
Poi altrove credo che mi abbia anche intimato di chiedere scusa agli italiani per aver difeso le ONG dai suoi proditori e immotivati attacchi, dai sospetti senza seguito di Zuccaro e dalle azioni di Minniti.
Oggi leggo un’intervista che Luigi Di Maio avrebbe rilasciato ieri all’agenzia tedesca DPA (Deutsche Presse Agentur) in cui, contro ogni evidenza, nega di aver mai definito le ONG “taxi del mare” (http://www.dpa-international.com/…/threat-europe-says-leade…).
Mi perdonerà quindi Di Maio se, contravvenendo a quanto genericamente faccio, oggi sarò io a dirgli di chiedere scusa.
Chieda scusa, Di Maio, per aver gettato discredito su organizzazioni che al più sono sotto processo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e in un Paese in cui la legge per l’Immigrazione porta i nomi di Umberto Bossi e di Gianfranco Fini credo sia un merito essere sotto processo per voler salvare vite.
Chieda scusa per aver fatto campagna elettorale (e questo governo, con Minniti, dopo di lui) sulla pelle di chi sta male, di chi merita una mano tesa e non le tante menzogne prodotte.
E poi magari Di Maio potrà intercedere con Zuccaro e unirsi alla mia richiesta per sapere che fine ha fatto il famoso fascicolo informativo.
Se non altro per ammettere di essere stato manipolato nella creazione di una campagna di odio che ha reso l’Italia responsabile di un’infamia che sarà difficile cancellare.
Roberto Saviano
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Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile
SPOSTATA NOTTETEMPO A BOLOGNA-IMOLA, PER LEI SOLO IL SECONDO POSTO NEL COLLEGIO DI BENEVENTO: “BERLUSCONI INTERVENGA”
“E’ una storia molto strana e che non rispetta le indicazioni dell’unico grande capo e detentore dei voti nel mio partito, che si chiama Silvio Berlusconi”.
Lo ha detto Nunzia De Girolamo nel corso della trasmissione L’Aria che Tira dopo aver scoperto il 29 gennaio, nella mattinata di presentazione delle liste, dopo che tutti i vertici del suo partito le avevano confermato di essere capolista alla Camera nel Sannio, di essere diventata solo seconda, e non si sa per mano di chi.
“Oggi credo che ci sia solo una cosa da fare: commissariare De Siano, non degno di rappresentare il territorio campano. De Siano deve essere rimosso perchè la politica deve dare il buon esempio – ha insisitito Nunzia De Girolamo – quella notte a raccogliere le liste c’erano De Siano, Cesaro, Paolo Russo e mi spiace molto dirlo, ma c’era anche Mara Carfagna. Io non riesco ad accettare che esista un metodo di donne che odiano le donne. Mi aspetto che lei prenda le distanze da questa classe dirigente, perchè lei è una donna diversa che ha fatto tante battaglie per le donne”.
“Berlusconi insieme a Niccolò Ghedini, che ringrazio per lo straordinario lavoro svolto, mi aveva chiamato e garantito che io fossi prima. Ma purtroppo, conoscendo certi metodi di alcune persone in Campania, sono sempre stata preoccupata per queste liste, anche visto quanto accaduto cinque anni fa con la fuga di Cosentino – ha aggiunto in una dura presa di posizione che si chiude con la richiesta di rimozione del coordinatore del partito in Campania Domenico De Siano.
Nunzia De Girolamo è stata dura: “Chiedo a Silvio Berlusconi, che è molto lontano da tutti questi personaggi, di ristabilire in Campania la buona Campania, ci sono tante persone valide nelle varie province. Lui che è un genio, e vittima di tante ingiustizie deve far sì che avvenga questo cambio di mentalità , che ci sia una cultura diversa, non quella di chi sbianchetta le liste e che imbroglia. Al Sud e in Campania c’è altra classe dirigente sana che non può stare all’angolo”.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile
NELLA DEMOCRAZIA DEI CLIC, QUALCUNO E’ ANDATO A RACCOGLIERE PER STRADA 52.000 SOTTOSCRITTORI DELLA LISTA, ONORE AL MERITO
Trova le differenze. 
Quali sono, per esempio, quelle tra Potere al popolo ed Emma Bonino? Facile: i primi sono rivoluzionari e di sinistra, la seconda è leader di un movimento radicale e liberale.
I primi non si sono coalizzati, la seconda invece ha scelto di allearsi col Pd.
I primi sono quasi sconosciuti, senza radicamento sociale se non in alcuni settori, modesti, della società ; la seconda è tra i volti più popolari d’Italia, apprezzata per le sue battaglie civili e politiche.
Non parliamo poi delle differenze dei nostri concittadini militanti comunisti con Beatrice Lorenzin, ministra della Salute e condottiera del Fiore petaloso, il simbolo di Civica Popolare, il nuovo raggruppamento, moderato ed equilibrato che tiene legato ai valori centristi il carro del Pd. Inutile poi illustrare quelle tra i compagni rivoluzionari e Denis Verdini, leader di Ala, o Roberto Formigoni e Maurizio Lupi, di Alternativa Popolare, eccetera eccetera.
L’ultima delle differenze che separa Potere al popolo con tutti gli altri candidati è però la più rilevante: i primi hanno raccolto le firme per presentare la propria lista e gli altri no. “Un numero mostruoso” disse la Bonino denunciando l’inghippo antidemocratico che avrebbe costretto lei a non essere presente sulla scheda elettorale.
“Addirittura ora servono il doppio delle firme rispetto alle scorse elezioni, fissate a 25mila”. Fu scandalo nazionale e grazie alla generosità di Bruno Tabacci, democristiano altruista e detentore di un simbolo in Parlamento che lo autorizzava all’esenzione della raccolta, la nostra eccellente, popolarissima Emma, e con lei esponenti di ogni altra risma politica, sono oggi presenti sulle schede elettorali al pari di Potere al popolo che ha dovuto trovare 52mila sottoscrittori, e autenticare con un notaio, collegio per collegio, l’identità di ciascuno di essi.
Potere al popolo è riuscito dunque dove altri non hanno nemmeno immaginato di tentare.
In questa orrida democrazia del clic rendiamo onore al potere della passione, della militanza, della suola della scarpa.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile
“NONOSTANTE LA SUA APPARENZA DI CERA, NON E’ PIU’ LO ZIMBELLO DELLA UE, ORA VEDONO IN LUI UN MODERATO STATISTA”
Silvio Berlusconi “non è più lo zimbello della politica europea”. È tornando “reinventandosi con successo come il nonno della patria”.
L’establishment europeo è talmente preoccupato “dall’imprevedibile e arrabbiato Movimento 5 Stelle” che al confronto Berlusconi sembra un vecchio “saggio e moderato statista”.
È questa, in sintesi, la lettura che il New York Times dà del ritorno del Cavaliere sul podio della politica italiana, un fatto allo stesso “sorprendente e per nulla sorprendente”, se si considera che “Berlusconi ha “condizionato e desensibilizzato l’elettorato” italiano per decenni.
“Berlusconi, 81 anni, è tornato. Ancora. Il suo sorriso è più luminoso, le sue guance sono colorate e tese come la pasta Silly Putty (un gioco basato su polimeri di silicone, ndr) e i suoi capelli sono rigenerati in un casco in stile Ken (il fidanzato di Barbie, ndr). Ma nonostante la sua apparenza di cera, l’inclinazione pre-weinsteiniana ad allusioni falliche e i processi criminali persistenti, Berlusconi, un ex primo ministro italiano, non è più lo zimbello della politica europea”.
Al contrario — scrive il Times — “gli analisti politici concordano sul fatto che l’unica scommessa sicura, nelle prossime e critiche elezioni del 4 marzo in Italia, è che Berlusconi tornerà a essere una forza importante nella politica italiana, ed eventualmente europea. Anche se non sarà direttamente il primo ministro (è escluso fino al prossimo anno dopo una condanna per frode), è probabile che sia il kingmaker”.
La sua risurrezione — prosegue il quotidiano – “è al tempo stesso sorprendente e del tutto non sorprendente, se si considera che Berlusconi, nel corso dei decenni, ha condizionato e desensibilizzato un elettorato che lo ha scelto come primo ministro per tre volte nonostante tutto”.
Berlusconi — ricorda il NyTimes — “è stato indagato per sospetti collegamenti con associazioni criminali. È entrato in politica in parte per proteggere i suoi vasti interessi commerciali e poi, come proprietario della maggior parte delle televisioni commerciali italiane, ha usato il suo vasto impero mediatico per rimanere al potere. Ospitava ragazze minorenni in quelle che chiamava “cene eleganti”, ma che il mondo ha conosciuto come i baccanali del Bunga Bunga alimentati dal sesso. Ha abitualmente messo in imbarazzo l’Italia sul palcoscenico globale”.
Eppure, in una dimostrazione di quanto siano diventate imprevedibili le politiche globali, il nastro sembra essersi riavvolto per l’uomo che il Times definisce “la prima personificazione dell’era pre-Trump di conflitti di interesse, appetiti eccessivi e politica della vittimizzazione e della demonizzazione della stampa”.
Oggi, con gli eccessi di The Donald alla Casa Bianca, il “moderato” Berlusconi, al quale l’accostamento con l’ex tycoon non piace, “si è reinventato con successo come nonno della patria”.
“Dopo che la Francia e la Germania hanno dato all’establishment europeo un respiro di sollievo ricacciando indietro i movimenti di estrema destra, ora a preoccupare è l’imprevedibile e arrabbiato Movimento 5 Stelle”.
In questo contesto, scrive il Nyt, “improvvisamente Berlusconi non sembra più così male” e può giocare il ruolo del “saggio e moderato statista”.
(da agenzie)
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Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile
LA CANDIDATURA DEL SEGRETARIO DEL SAP NELLE LISTE DELLA LEGA SCATENA LA POLEMICHE: “PURA DEMAGOGIA”
Il segretario del Sap Gianni Tonelli (il sindacato di polizia che nel suo congresso applaudì gli
agenti condannati per la morte di Federico Aldrovandi, tanto per capire il personaggio ) si candida con la Lega di Matteo Salvini. E scoppia la guerra in polizia. Da Genova, Roberto Traverso, il segretario regionale di un altro sindacato di categoria il Siap, attacca Tonelli: “Ora è tutto chiaro: la maglietta della polizia di stato regalata a Salvini aveva un obiettivo politico adesso ben chiaro”, e il riferimento è alla maglietta della divisa indossata da Salvini durante un comizio. “Ci prepariamo ad una campagna elettorale che vedrà sicurezza e lavoro tra le priorità dell’agenda sociale e politica — continua Traverso -. Un rappresentante dei poliziotti tra le file di un partito che parla di sicurezza in termini di paura mirando alla pancia della gente, senza pensare minimamente ai problemi reali della nostra categoria”
Traverso ricorda poi che “partì proprio da Genova la denuncia del SIAP contro la maglietta della Polizia di Stato regalata dal neo candidato a Salvini. Il momento storico è difficile e delicato. La demagogia ed il populismo hanno preso il sopravvento e per noi, che crediamo nei valori democratici della nostra categoria, sarà un dovere lavorare ogni giorno, continuando a tutelare con coerenza la professionalità di un istituzione fondamentale per gli equilibri della nostra società e delle istituzioni”.
E conclude: “Resta un profondo rammarico di fronte ad uno scenario politico che, attraverso liste elettorali miopi ed elitarie, sta lasciando un incolmabile e pericoloso vuoto democratico all’interno del Comparto Sicurezza Difesa e Soccorso pubblico a vantaggio di un crescente, pericoloso e devastante messaggio”.
(da agenzie)
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Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile
E’ ACCADUTO DURANTE UNA PARTITA DEL CAMPIONATO ALLIEVI IN LIGURIA… IL PUBBLICO SI ALZA IN PIEDI E LO SOMMERGE DI APPLAUSI
Da giorni non si fa che parlare della rete di Cutrone che in Milan-Lazio ha utilizzato il braccio per buttarla dentro. E’ scoppiato il polverone che sappiamo. Contemporaneamente sui campi delle categorie giovanili arriva una bella lezione di onestà a tutto il mondo dei professionisti ossessionati dalla “mano de Dios” e dal gol a tutti i costi.
E’ successo infatti che in una partita del campionato allievi della Liguria un ragazzino di 16 anni autore di un gol irregolare si autodenunci aiutando l’arbitro e facendo annullare la segnatura.
Il ragazzo si chiama Guglielmo Ferraris, ha appunto 16 anni ed è tesserato per la Ca de Rissi San Gottardo. L’episodio è avvenuto domenica mattina, nella partita del campionato Allievi provinciali tra Ca de Rissi-Nuova Oregina.
Le squadre erano ancora sullo 0-0 quando Ferraris stacca di testa e colpisce la palla con la mano. Nessuno se ne accorge e l’arbitro assegna la rete.
Ma anzichè gioire smodatamente e intascarsi un punto non dovuto, Guglielmo va dall’arbitro e ammette l’accaduto e il gol viene annullato. Un gesto tanto semplice e naturale, ma tanto raro da fare notizia.
Tutti gli spettatori si sono alzati in piedi ad applaudire. La partita è poi finita in parità .
Il presidente dei padroni di casa, Piero Graffione, 42 anni, racconta cosa è successo: « Voleva inzuccare un cross, ma invece ha colpito con la mano, che teneva vicino alla testa. È stato un gesto naturale e ha ingannato tutti. L’arbitro aveva assegnato il gol, la palla era già a centrocampo, ma Guglielmo ha confessato, dicendo che non gli piaceva segnare così »
Insomma la sportività vale molto più del VAR
(da agenzie)
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Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile
SI IPOTIZZA UN REIMPIEGO OCCULTO DEI RIMBORSI TRUFFA… MANCANO 47 MILIONI REGOLARMENTE ISCRITTI A BILANCIO… NEL MIRINO STRANI TRASFERIMENTI BANCARI E IL TRAVASO DI 2 MILIONI A “NOI PER SALVINI”
La Procura di Genova ha aperto un’inchiesta per riciclaggio sulla Lega Nord. 
Gli accertamenti riguardano il possibile reimpiego occulto dei rimborsi-truffa ottenuti da Bossi e Belsito, secondo l’ipotesi accusatoria travasati attraverso conti e banche diverse, al fine di metterli al riparo da possibili sequestri.
In altre parole, nell’opinione dei pm, quei fondi sono stati incamerati, riutilizzati e forse messi al sicuro dai sequestri consapevolmente dalla Lega durante le gestioni di Maroni in primis e poi di Salvini.
Un arco temporale in cui il partito, che all’inizio si era costituito parte civile contro il suo fondatore, ha rinunciato a ogni pretesa.
L’indagine – al momento a carico d’ignoti e coordinata dai magistrati del pool reati economici Francesco Pinto e Paola Calleri – nasce da un esposto di Stefano Aldovisi, ex revisore dei conti condannato per il raggiro al Parlamento, assistito dall’avvocato Stefano Goldstein.
Pur consce della provenienza indebita di quei fondi, insiste il commercialista, le gestioni successive a quella di Bossi-Belsito hanno dolosamente utilizzato e in parte occultato alcuni milioni per dribblare la giustizia.
Risale al luglio scorso la sentenza che dà il via ai sequestri: per i giudici la Lega di Umberto Bossi con tesoriere Francesco Belsito incassò una valanga di soldi pubblici senza averne diritto, grazie a certificazioni false.
Per questo vengono condannati Bossi (2 anni e mezzo), Belsito (4 anni e 10 mesi) e i revisori contabili: Diego Sanavio (2 anni e 8 mesi), Antonio Turci (2 anni e 4) e appunto Aldovisi (1 anno e 9 mesi).
A quel punto il tribunale dispone il sequestro “conservativo” da 49 milioni di euro, stima del danno alle casse pubbliche, per evitare che il denaro evapori prima della Cassazione.
Sui conti del Carroccio, e delle sue propaggini locali, la Guardia di Finanza blocca circa 2 milioni di euro. A quel punto, non essendocene altri, la ricerca del tesoro leghista prosegue sui depositi dei singoli imputati, ai quali vengono congelati beni per altri 2 milioni di euro.
Aldovisi però non ci sta a pagare quasi per tutti.
Durante il processo ammette che i controlli di fatto erano inesistenti, ma sostiene di non aver mai saputo che l’obiettivo dei vertici politici fosse una truffa. Mentre a lui pignorano tutto, il Senatùr continua infatti a beneficiare di buona parte del vitalizio da parlamentare (inattaccabile da pignoramenti).
E la Lega, rimarca, avrebbe messo al sicuro il tesoro.
Le indagini si muovono su due elementi clou.
Il primo attraversa il periodo in cui il ruolo di segretario passa a Roberto Maroni. «Secondo il settimanale L’Espresso – si legge nell’esposto – all’inizio del 2013 19,8milioni di euro in liquidità e titoli (in quella nella disponibilità del partito, ndr) sono stati trasferiti dalla filiale Unicredit di Venezia alla sede di Banca Aletti a Milano, per essere messi in sicurezza» dai creditori.
Come mai, allora, «in fase di esecuzione del sequestro» vengono trovati un paio di milioni, a fronte di «un bilancio che al 31 dicembre del 2012 era in attivo di 47 milioni di euro»?
Il secondo passaggio cruciale avviene durante il mandato di Matteo Salvini e riguarda un presunto travaso di liquidità (2 milioni) fra i conti della vecchia Lega e il movimento “Noi con Salvini”.
Il legale di Aldovisi, Stefano Goldstein, si limita a confermare l’esistenza e i contenuti dell’esposto, presentato il 28 dicembre.
(da “il Secolo XIX”)
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Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile
FACENDO I CONTI IN TASCA ALLA PROPOSTA SI SCOPRE CHE E’ UN BLUFF, COSTA 80 MILIARDI, FAVORISCE SOLO I RICCHI E NON C’E’ LA MINIMA COPERTURA
La flat tax fa parte del programma di Lega e Forza Italia, anche se con sfumature diverse: la stima “prudenziale” fornita da Forza Italia che secondo Silvio Berlusconi dovrebbe essere l’ipotesi di partenza su cui operare tagli — secondo Salvini deve essere più bassa — i risparmi rilevanti partono dai redditi da 25mila euro annui in su e i benefici più tangibili sono per gli stipendi più alti.
Spiega oggi Roberto Perotti su Repubblica che quella della Lega costerebbe 80 miliardi.
Il reddito totale di tutte le dichiarazioni Irpef del 2016 è di 832 miliardi: un’aliquota del 15 percento darebbe un gettito di 125 miliardi, contro i 166 miliardi attuali (al netto del bonus 80 euro e degli assegni famigliari, che verrebbero aboliti); ma dobbiamo ancora togliere la deduzione fissa per ogni famigliare, e la no tax area.
Il costo finale è di 70 miliardi.
La Lega propone di portare anche l’aliquota Ires (l’imposta sul reddito delle società ) al 15 per cento, un costo addizionale di circa 10 miliardi.
In totale, quindi, 80 miliardi.
La flat tax di Forza Italia costerebbe 83 miliardi.
Perchè le stime dei costi di Perotti sono diverse da quelle fornite dai due partiti, che dicono che la proposta costerebbe una trentina di miliardi?
In parte è classica propaganda elettorale.
In parte nel caso della Lega è una piccola clausola che nessuno ha notato: «Il dipendente statale e il pensionato dovrebbe ricevere direttamente il netto pattuito senza tassazione».
In altre parole, la flat tax non si applica ai dipendenti statali e ai pensionati.
Una clausola palesemente incostituzionale e politicamente inapplicabile.
Poi ci sarebbero due altre fonti di finanziamento.
Secondo Lega e Forza Italia con la flat tax riemergerebbe almeno 160 miliardi di sommerso, che tassati al 15 percento porterebbe 25 miliardi.
Ma è credibile? Ci si dimentica che chi evade risparmia anche sui contributi.
Un autonomo con coniuge e due figli che guadagna 30 mila euro oggi paga un’aliquota media del 43 per cento, il 32 per cento con la flat tax.
Se si evade al 43 per cento si evade anche al 32 per cento.
E Perotti sottolinea che anche se la flat tax facesse il miracolo di far recuperare 25 miliardi di evasione fiscale mancherebbero pur sempre 55 miliardi alla Lega e 105 a Forza Italia.
Le quali pensano di recuperarli con la maggior crescita economica. In più, la flat tax della Lega beneficia molto più i ricchi dei meno abbienti, perchè prevede una deduzione molto bassa, 3 mila euro, e una aliquota fissa bassissima, il 15 per cento. La flat tax di Forza Italia è leggermente più progressiva, ma di poco.
“La flat tax viene spesso presentata come un modo per tagliare il nodo gordiano delle centinaia di agevolazioni fiscali, molte delle quali senza alcuna ratio economica o sociale, che finora nessuno è riuscito a sciogliere: una deduzione generosa che dà la scusa per tagliare tutte le altre agevolazioni, e magari anche un po’ di spese sociali”, conclude Perotti.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile
SI TRATTA DI EMANUELE DESSI’, CANDIDATO AL SENATO E IL VIDEO RISALE A TRE ANNI FA
Eugenio Patanè, consigliere regionale del Partito Democratico, sulla sua pagina Facebook va
all’attacco di Emanuele Dessì, candidato nel proporzionale al Senato nel collegio della provincia di Latina con il MoVimento 5 Stelle:
“Il movimento dell’onestà vorrebbe portare in Parlamento gli amici degli SPADA, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso. In questo video pubblicato sull’account del #M5sdi Frascati, EMANUELE DESSI’ candidato nel proporzionale al Senato nel collegio della provincia di Latina balla tutto contento con l’amico DOMENICO SPADA, detto Vulcano, il pugile amico pure dei Casamonica, condannato per usura ed estorsione. Io mi vergogno a nome di tutta la gente onesta della provincia di Latina, che dovrebbe essere rappresentata da questi personaggi nelle Istituzioni. Che ne dice Roberta Lombardi, di cui Dessì sarebbe fedelissimo sostenitore?
Patanè si riferisce a un video pubblicato su Youtube da un account chiamato Movimentocinquestelle Frascati in cui, dal minuto 1.55 e seguenti, si vedono Emanuele Dessì e Domenico Spada, cugino di Roberto noto ultimamente per alcune comparsate a La7 in cui ha parlato della mafia a Ostia.
Il video è stato hostato nel marzo 2014 e serviva a presentare la lista dei candidati del MoVimento 5 Stelle di Frascati. Emanuele Dessì, scrive lui stesso sul suo profilo facebook, è ex consigliere comunale di Frascati e dell’area metropolitana di Roma Capitale.
Domenico Spada detto Vulcano, cugino di Roberto, pugile ed ex campione del mondo Silver, qualche mese dopo la comparsata nel video è stato arrestato insieme ad altre quattro persone, due uomini e due donne di etnia rom, legate al clan dei Casamonica.
Il 27 ottobre 2016 è stato condannato in primo grado, dalla decima sezione penale del Tribunale di Roma, a sette anni e sei mesi di reclusione.
Il video in cui compaiono Dessì e Vulcano è precedente all’arresto e alla condanna di Domenico Spada.
(da “NextQuotidiano”)
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