Destra di Popolo.net

“SE SARO’ PREMIER IL 25 APRILE SARO’ IN PIAZZA CON GLI ANTIFASCISTI”: E SALVINI SI GIOCA IL VOTO DELL’ESTREMA DESTRA

Marzo 2nd, 2018 Riccardo Fucile

CASAPOUND: “ECCO, CI MANCAVA SOLO LUI”… L’ULTIMA MOSSA DI UN DISPERATO CHE NON DIVENTERA’ MAI PREMIER

Mancava solo lui, Matteo Salvini.
Il leader della Lega, forse rimbrottato da qualche sodale in vista delle alleanze post voto, si è unito al coro dell’antifascismo e dice che se dovesse diventare premier lui in piazza il 25 aprile ci scende.
In un’intervista al Corriere della Sera Salvini, alla precisa domanda: “da premier parteciperebbe ai festeggiamenti per il 25 aprile?” lui testualmente risponde “Sì, certo. Sarà  mio dovere essere presente”.
Segue un’argomentazione che suona come il rumore delle unghie che si arrampicano sugli specchi, poichè sostiene che il 25 aprile sia “una data importante, troppo colorata di rosso” e “dovrebbe essere di tutti gli italiani”.
In ogni caso è bene tenere presente che se Salvini dovesse vincere le elezioni lui in piazza ci sarà , accanto all’Anpi.
Già  fin dai suoi esordi la Lega ha avuto una connotazione antifascista, con la gestione Bossi.
Bossi, che della Lega è stato il fondatore, a metà  degli anni ’70 era tesserato nella sezione del Partito Comunista Italiano di Verghera, e raccolse fondi tramite la vendita di quadri a sostegno delle vittime di Pinochet.
Anche Maroni ha un pedigree antifà  di tutto rispetto: dapprima marxista-leninista e poi, fino al 1979, comunista di Democrazia Proletaria.
Salvini ha bisogno di attrarre consensi in un’ultima e disperata mossa pre elettorale.

(da “Primato Nazionale”)

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OMAR RASHID: COSA SUCCEDE QUANDO IL CANDIDATO ALLE ELEZIONI HA IL NOME “STRANIERO”

Marzo 2nd, 2018 Riccardo Fucile

UN MESE DI CAMPAGNA ELETTORALE, UN MESE DI MINACCE E INSULTI SU FB PER VIA DEL SUO COGNOME…LUI E’ PURE   ITALIANO E DI RELIGIONE BUDDISTA…E IL BRUTTO DEVE ANCORA VENIRE

Omar Rashid, detto Gold, candidato alla Camera al collegio plurinominale Toscana 3 per la lista Insieme (che è in coalizione con PD, +Europa e Civica e Popolare) è uno che Internet lo conosce e lo frequenta da parecchio..
Non si può certo dire che non sappia cosa si cela su certe bacheche e pagine Facebook. Nemmeno lui era però preparato alla bordata di insulti e minacce che ha iniziato a ricevere da quando, a inizio febbraio, ha annunciato di aver accettato l’invito a candidarsi per la coalizione di centrosinistra.
Il fatto che Rashid sia italiano è fuori di dubbio, altrimenti non avrebbe potuto essere messo in lista per la Camera dei Deputati. C’è però — per alcuni — il problema del cognome. Troppo esotico, troppo musulmano.
Rashid infatti è nato in Iraq nel 1979 da padre iracheno e madre italiana (calabrese, ci tiene a precisare). I suoi genitori si sono conosciuti a Firenze (dove suo padre si è laureato in Architettura) successivamente sono andati in Iraq per poi tornare in Italia quando lui aveva quattro mesi.
A questo aggiungiamo il fatto che il candidato di Insieme, nonostante i natali e il cognome non è musulmano: è buddista.
Qualcosa ha iniziato a mettersi in modo, nei meandri del Facebook della zona di Firenze. Perchè persone — anche loro cittadini italiani — che mai avevano avuto a che fare con Rashid prima della sua candidatura, hanno iniziato a scrivergli in privato e sulla sua pagina Facebook (che è anche quella che utilizza per la campagna elettorale) per insultarlo e minacciarlo.
Non si tratta dei soliti insulti riservati agli avversari politici. Sono insulti razzisti e xenofobi (che non hanno senso visto che Omar Rashid è italiano).
Quelli che insultano Omar, invitandolo a “candidarsi al suo paese” che per la cronaca è Fiesole.   Altri sono più espliciti, si sa mai che il messaggio non arrivi.
L’Islam è definita una “religione assurda e di merda”. C’è ampio spazio per innovatori della lingua italiana che ritengono che i “mussulmani” siano troppi (il 4% della popolazione residente, e non tutti sono di origine straniera) ma soprattutto presentuosi (presuntuosi? pretestuosi? presenzialisti?).
Questi elettori credono che in Italia non ci sia bisogno di un altro candidato musulmano. E come tutti quelli che generalmente emettono sentenze di colpevolezza basandosi sul colore della pelle delle persone ritengono che un cognome arabo sia sufficiente per “accusare” qualcuno di essere musulmani.
Sarebbe interessante sapere qual è la quota massima di candidati musulmani che è possibile mettere in lista e vedere se la proposta sarebbe costituzionalmente accettabile
È evidente a questo punto che le posizioni politiche di Rashid, le sue origini, la sua nazionalità , la sua scelta di essere buddista (sua madre è cattolica e suo padre è laico di famiglia islamica nonchè il Segretario Generale della Scuola Fiorentina di Alta Formazione per il Dialogo Interreligioso e Interculturale) e addirittura la sua identità  non sono assolutamente rilevanti.
A nessuno interessa sapere chi è Omar Rashid, è arabo
Queste persone che piombano sulla sua pagina, se la prendono con l’Islam e con i musulmani non conoscono Rashid e tanto meno sanno cosa sia l’Islam.
L’aspetto positivo della faccenda è che molto probabilmente non ce l’hanno con lui personalmente.
Lo odiano — perchè di odio si tratta — perchè rappresenta il prototipo dell’avversario politico, lo straniero, l’invasore che come è noto è senza volto.
Quest’odio che leggiamo distillato qui è lo stesso che abbiamo letto nei commenti agli articoli sulla figlia di Fiona May oppure quelli nei confronti della studentessa che accolto il Presidente Mattarella a Mirandola avvolta nel tricolore senza dimenticare quello che è successo quando qualcuno ha scoperto che i neri possono viaggiare sul Freccia Rossa.
Guardando i profili delle persone che insultano Rashid si notano alcune caratteristiche comuni: i giovani sono simpatizzanti del MoVimento 5 Stelle, i pensionati sono invece più vicini alle posizioni della Lega Nord.
Due partiti che, seppur in misura diversa, sulla paura dell’invasione, sui piani di sostituzione etnica hanno fondato le loro fortune elettorali.
È questa l’italia orgogliosamente rappresentata da Matteo Salvini.
Uno che si chiama Omar Rashid deve per forza avere qualche piano malvagio in mente. Farsi esplodere in Parlamento oppure più semplicemente far aprire una moschea a Firenze.
Rashid ci spiega che in genere i razzisti che lo insultano sono tutti della zona di Firenze, elettori del suo collegio elettorale, suoi concittadini.
Persone che hanno elevato l’odio razziale ad arma nel dibattito politico, come hanno fatto i leader dei partiti cui fanno riferimento.
Omar, queste cose se le aspettava, però non molla ed anzi è pronto a mettersi di nuovo in gioco «A prescindere da ciò che succederà  il 4 marzo».
Per fortuna non c’è solo odio. Privatamente Omar ha ricevuto la solidarietà  dei candidati di altri partiti, anche nelle liste avversarie «solo di quelli di sinistra o centrosinistra però» ci dice con una punta di rammarico.
Per gli altri candidati forse non è un problema. Ma fra due giorni quelli che insultano Rashid potrebbero vincere le elezioni e l’Italia potrebbe svegliarsi e scoprire di essere un paese razzista.
I segnali c’erano tutti.

(da “NextQuiotidiano”)

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IL PROF CHIAMA LO STUDENTE “CINESE DI MERDA”, LA PROCURA APRE UN FASCICOLO PER ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE

Marzo 2nd, 2018 Riccardo Fucile

ALLA MEDIA PACINOTTI DI SAN DONATO, A TORINO

La procura di Torino ha aperto un fascicolo per istigazione all’odio razziale sul caso degli insulti che sarebbero stati rivolti da un professore a un allievo di 12 anni di origine cinese alla scuola Pacinotti, nel quartiere San Donato.
La segnalazione alla procura è partita dalla scuola stessa.
I genitori del ragazzo, che in classe si era sentito   chiamare “Cinese di m…”, infatti, non hanno mai sporto denuncia contro il professore di tecnica. “Se ci chiede scusa per noi il caso si chiude qui”, aveva detto il padre dell’adolescente.
Il fatto era però stato segnalato all’ufficio scolastico regionale e alla stessa dirigente da una rappresentante di classe che aveva inviato una lettera raccontando più di un episodio in cui il docente si sarebbe rivolto con insulti e toni razzisti verso i suoi allievi.
Prima di offendere il ragazzo cinese, lo stesso professore si era rivolto ad un altro allievo dicendogli: “Marocchino che hai da ridere?”.
La rappresentante di classe, a nome di altri genitori, aveva chiesto che il docente fosse sospeso dall’insegnamento: «Al momento non abbiamo ricevuto risposte ma mi è stato spiegato che senza la denuncia dei genitori non è possibile prendere provvedimenti».
Il fascicolo è affidato al pm Mario Bendoni che indaga anche sull’altro caso che ha scatenato una bufera sulla scuola media Pacinotti, quello che vede indagato un professore di ginnastica per lesioni. Il docente, Felice Frangipane, è accusato di aver fratturato una mano ad un suo allievo di 11 anni.   Per quell’episodio Frangipane è stato sospeso in via cautelare e non è ancora tornato in classe.

(da agenzie)

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IO STO CON LAVINIA, LIBERA DI PENSARLA COME GLI PARE

Marzo 2nd, 2018 Riccardo Fucile

L’INSEGNANTE DI TORINO E’ DIVENTATA IL MOSTRO DA SBATTERE IN PRIMA PAGINA DA PARTE DI QUEI POLITICI SEMPRE SILENTI NEL CONDANNARE GLI EPISODI ACCERTATI DI VIOLENZE DEGLI UOMINI IN DIVISA

Il mostro da “sbattere in prima pagina” si chiama Lavinia Flavia Cassaro, è un’insegnante dell’Istituto Comprensivo Leonardo Da Vinci di Torino, una scuola elementare nella periferia Nord della città , e una settimana fa, durante una manifestazione antifascista, ha inveito contro un cordone di agenti di polizia in assetto antisommossa: “Vigliacchi, mi fate schifo, dovete morire”, ha detto l’educatrice, scatenando le ire della politica e dei rappresentanti delle forze dell’ordine.
Come rapaci su una preda fin troppo facile da catturare, Matteo Renzi, Luigi Di Maio e Matteo Salvini — sempre silenti nel condannare le violenze e gli omicidi di uomini in divisa (che anzi, sono stati spesso promossi) — non si sono fatti sfuggire l’occasione per emettere condanne durissime quanto scontate.
l segretario del PD ha dichiarato che la Cassero andrebbe “licenziata su sue piedi”; la Lega ha aggiunto: “Non è necessario avviare un provvedimento disciplinare, ma deve essere licenziata in tronco e non deve più mettere piede dentro una scuola finchè campa”.
Il capo politico dei Cinque Stelle è andato però oltre e non si è limitato a condannare le parole della Cassero ma ieri sera, in diretta tv sulla trasmissione Matrix, ha espulso dal Movimento (o quanto meno sconfessato) Maura Paoli, consigliera comunale torinese immortalata accanto all’insegnante. Un “concorso di colpa” che sfugge a qualsiasi logica.
Oltre al delirio di onnipotenza   della politica c’è stata la gogna mediatica.
Lavinia Flavia Cassero è stata trattata alla stregua di un’assassina per aver semplicemente pronunciato una frase, parole che chiunque si sia trovato in un contesto teso come quello di una manifestazione repressa dalla polizia con cariche, manganelli e idranti avrebbe potuto dire.
Parole che non rappresentavano, con ogni evidenza, una minaccia per i poliziotti o carabinieri, abituati a ricevere e lanciare in contesti concitati ben altre invettive.
Tutto normale, quindi? Sì, tutto normale se ci si astrae dal chiacchiericcio e dalla polemica politica. In una corteo animato da scontri è difficile tenere a bada l’adrenalina ed il minimo è che volino “parole grosse”.
Perchè Lavinia Flavia Cassaro, come ciascuno di noi, non è solo il lavoro che svolge. E’ una donna, un’attivista politica impegnata nella lotta alla tav.
Quando suona la campanella e finiscono le lezioni può dismettere — se lo vuole — i panni della maestra e indossare quelli che più la aggradano, compresi quelli della manifestante e della militante di un centro sociale.
E’ quindi difficile non rispecchiarsi nelle parole dell’associazione Cattive Maestre, che ha preso le difese di Lavinia: “Dietro questo attacco alla professoressa, non c’è nessuna difesa dell’integrità  della scuola. C’è solo la traccia di un nuovo perbenismo e moralismo che si fa strada nella società  e che si intreccia con le pulsioni autoritarie di questa classe dirigente”.
Per questo difendo Lavinia Flavia Cassaro: penso che la scuola italiana non debba educare all’obbedienza ma alla conoscenza critica.
E penso anche che nessuno possa chiedere a delle insegnanti di rinunciare ad essere libere cittadine e manifestare il proprio pensiero anche in piazza.
“L’obbedienza non è una virtù”, scriveva Don Milani nel 1965 a un gruppo di cappellani militari toscani.
E non lo è neppure per Lavinia Flavia Cassaro.

(da “FanPage”)

argomento: Costume | Commenta »

LA CORTE DEI CONTI INDAGA SUL MANCATO SGOMBERO DELLA SEDE ROMANA DI CASAPOUND DI PROPRIETA’ DEL DEMANIO

Marzo 2nd, 2018 Riccardo Fucile

LA PREFETTA BASILONE VUOLE PORRE FINE ALL’OCCUPAZIONE ABUSIVA DA PIU’ DI 14 ANNI E LA INSERISCE TRA GLI SGOMBERI URGENTI

La sede ufficiale di Casapound in via Napoleone III all’Esquilino è un immobile di proprietà  dello Stato, abitato abusivamente e gratuitamente da più di 14 anni, nella più totale inerzia di almeno tre amministrazioni capitoline.
Ora, scrive oggi Il Messaggero, la Corte dei Conti ha aperto un fascicolo per calcolare il danno per le casse pubbliche dell’inerzia: nei prossimi giorni acquisiranno in Comune tutta la documentazione utile alle indagini.
Tra occupazioni silenziosamente autorizzate, sgomberi mancati, denunce inascoltate e, soprattutto, censimenti mai effettuati, i magistrati puntano il dito contro il Campidoglio, il Demanio proprietario dell’immobile — e anche contro il Miur, che per anni ha avuto in carico l’edificio.
Secondo quanto sostiene Casapound il palazzo è anche la casa di famiglie italiane in difficoltà  economica.
Ieri però Repubblica Roma ha ricordato che il leader Simone Di Stefano nel 2013 al momento della presentazione delle liste per le politiche, avrebbe dichiarato proprio il palazzone dell’Esquilino come residenza.
Avrebbe vissuto in uno di quegli appartamenti anche la moglie del presidente Gianluca Iannone, così come altri militanti.
Lo stesso immobile è anche la sede amministrativa di cooperative e associazioni.
Per i magistrati contabili, per più di un decennio, la situazione di illegalità  sarebbe stata tollerata e mai affrontata.
Nella lista di immobili da sgomberare con urgenza, stilata nel 2016 dal commissario straordinario Francesco Paolo Tronca, la sede di Casapound non compariva.
Compare invece — ed è tra le priorità  -nell’elenco fatto dal prefetto Paola Basilone, su segnalazione della procura di piazzale Clodio, che da tempo indaga sull’invasione di immobili da parte dell’organizzazione di estrema destra.
Il ministero dell’Istruzione, dopo l’occupazione del 2003, aveva presentato una denuncia informando anche l’Avvocatura. Pochi mesi dopo, però, aveva comunicato di voler riconsegnare il palazzo. Ora, il Demanio sostiene di aver chiesto al Miur di intervenire contro l’occupazione, mentre il ministero si difende dicendo di non avere in carico il bene demaniale da anni
L’edificio, ex sede del Miur,è occupato senza titolo dal 27 dicembre 2003.
Nel 2009 il Demanio aveva cercato di cedere il bene al Comune di Roma, per 11 milioni e 800mila euro, ma l’accordo era sfumato.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: Giustizia | Commenta »

IL CANDIDATO MASSONE M5S CHE DISOBBEDISCE A DI MAIO

Marzo 2nd, 2018 Riccardo Fucile

CATELLO VITIELLO CONTINUA A USARE IL SIMBOLO DEL M5S PER LA SUA CAMPAGNA ELETTORALE

Luigi Di Maio era stato volitivo e chiaro: i candidati “impresentabili” del MoVimento 5 Stelle sono fuori gioco, non c’è nulla che possa succedere di diverso, anzi forse gli facciamo pure causa se continuano a usare il simbolo per danno di immagine.
E infatti Catello Vitiello, sanzionato perchè avrebbe nascosto al capo politico la sua passata appartenenza alla massoneria, ha appena pubblicato su Facebook un video di riepilogo della sua campagna elettorale in cui torna a chiedere il voto per sè e per il MoVimento 5 Stelle, citando tranquillamente il “Partecipa, scegli, cambia” che è lo slogan elettorale del MoVimento 5 Stelle.
Insomma, Catello Vitiello “disobbedisce” a Di Maio o, più propriamente, non se lo fila proprio.
E ovviamente ha tutte le ragioni per farlo. Perchè Vitiello, a cui è stato negato l’uso del simbolo M5S, si è messo in sonno prima della candidatura e il regolamento del M5S sulla massoneria è scritto al tempo presente: attualmente è con pieno diritto candidato nel MoVimento e nemmeno se avesse firmato qualche misterioso modulo di rinuncia avrebbe la possibilità  di rinunciare alla candidatura e alla proclamazione, a differenza di quanto racconta Di Maio in televisione mentre il conduttore lo guarda con quell’espressione ebete tipica del “ma io che ci faccio qui? A che ora si pranza?“.
La verità  è che l’elettore M5S, a causa dell’incuria di Giggetto nella scelta dei candidati, si troverà  un sacco di espulsi “virtuali” che potranno andare a ingrossare le fila della maggioranza eventuale di centrodestra.
Tutto grazie a lui.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: elezioni | Commenta »

DI MALE IN SEGGIO

Marzo 2nd, 2018 Riccardo Fucile

COME NON FAR VOTARE GLI ANZIANI

Per andare a votare bisogna averne più voglia che nausea, ma non basta.
Bisogna aprire la scheda e capirci qualcosa senza un enigmista di sostegno, ma non basta.
Perchè prima bisogna raggiungere il seggio, e non è così semplice.
Ci sono i disabili, costretti a sciropparsi rampe di scale. E i fuori sede, dissuasi da un sistema di trasporti che ha perfezionato la sua capacità  di rendere isterico anche il maestro Yoda.
Ci sono, soprattutto, gli anziani.
Il Paese invecchia a vista d’occhio e ogni famiglia schiera ai nastri di partenza almeno un elettore ancora mentalmente lucido, ma arrugginito nelle articolazioni.
La «Nuova Sardegna» ha raccolto il grido di dolore della nipote di un novantaseienne, lo zio Mario. Il pover’uomo non esce di casa da mesi.
Ma poichè – trascinando una gamba ormai inservibile e dribblando in salotto la moglie in sedia a rotelle – è riuscito ad aprire la porta al medico della Asl, per lo Stato italiano è equiparabile a un diciottenne.
Domenica dovrà  raggiungere l’autobus senza schiantarsi, sobbalzare per due chilometri senza perdere l’appiglio, scalare un paio di piani senza ascensore e accasciarsi nell’urna senza un lamento.
Naturalmente non lo farà , rinunciando a malincuore a esercitare il suo diritto.
Perchè in Italia si possono spostare soldi e ricevere pizze a domicilio con un clic.
Ma per votare è ancora necessario andare là  dove manderei volentieri tanti nostri legislatori: a scuola.

(da “il Corriere della Sera”)

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COSA SUCCEDE DOPO LE ELEZIONI POLITICHE DEL 4 MARZO, TUTTO QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE

Marzo 2nd, 2018 Riccardo Fucile

DALLA CHIUSURA DELLE URNE ALLA PRIMA SEDUTA DELLE CAMERE

Ci vorrà  minimo un mese, forse anche di più.
Una volta scrutinate tutte le schede e proclamati i risultati, il 5 marzo comincerà  la maratona per trovare i nuovi presidenti delle Camere e formare il nuovo governo. Queste le tappe.
4 MARZO.
Le urne si chiuderanno alle 23. Lo spoglio delle schede non sarà  breve, vista la complessità  della legge elettorale. I risultati definitivi arriveranno in nottata.
8-9 MARZO.
I nuovi deputati e senatori possono cominciare a registrarsi in Parlamento: foto, consegna del tesserino da parlamentare e altri adempimenti burocratici.
23 MARZO.
Prima seduta delle nuove Camere. Per scegliere chi presiederà  questo primo appuntamento delle nuove assemblee, i regolamenti parlamentari di Camera e Senato fissano criteri diversi .
A Palazzo Madama vale quello dell’anzianità : l’onore spetterà  all’ex presidente della Repubblica e senatore a vita Giorgio Napolitano (93 anni).
A Montecitorio si pescherà  dai vicepresidenti della Camera della passata legislatura, partendo da quello che è stato eletto con più voti: toccherà  al Pd Roberto Giachetti, sempre che venga rieletto, altrimenti si passerà  a Luigi Di Maio.
Se tra i deputati non dovesse esserci nessun ex vicepresidente (neanche delle precedenti legislature), sul seggio più alto siederà  il deputato più anziano.
L’ELEZIONE DEI PRESIDENTI DELLE CAMERE:
La prima seduta sarà  dedicata all’elezione dei nuovi presidenti. Al Senato si farà  presto, massimo due giorni:se dopo tre votazioni nessuno supera la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i due più votati: vince il più votato. Alla Camera, invece, i tempi potranno essere più lunghi: per eleggere il nuovo numero uno dell’assemblea serve la maggioranza dei due terzi nei primi tre scrutini, poi la maggioranza assoluta, e si va avanti così fino alla fumata bianca.
25 MARZO:
per questa data i parlamentari devono aver comunicato a quale gruppo vogliono appartenere.
27 MARZO:
entro questa data i gruppi parlamentari eleggono i loro presidenti
FINE MARZO-INIZIO APRILE:
Una volta eletti i presidenti di Camera e Senato e formati i gruppi parlamentari, il premier Gentiloni rassegna le dimissioni e partono al Quirinale le consultazioni per la formazione del nuovo governo.
§La settimana santa (Pasqua quest’anno cade il primo aprile) non dovrebbe bloccare i lavori. Al Quirinale saliranno i presidenti delle Camere, l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e i rappresentanti dei gruppi parlamentari.
Al termine del giro d’orizzonte Mattarella deciderà  il da farsi: incarico esplorativo (se la situazione dovesse essere ancora confusa) o incarico pieno, per formare il nuovo governo. Nel frattempo continua a governare Gentiloni, in carica per gli affari correnti.
IL NUOVO GOVERNO:
se l’incaricato scioglie la riserva, presenta la lista dei ministri al presidente della Repubblica, giura con la sua squadra al Quirinale e va alla Camera e al Senato per il voto di fiducia. Se invece rinuncia, nuovo giro di consultazioni e nuovo incarico.
Una volta ottenuta la fiducia dei due rami del Parlamento, il governo non ha altri adempimenti da compiere e può cominciare il suo lavoro.

(da agenzie)

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COME SI VOTA: TUTTI GLI ERRORI DA NON FARE PER NON INVALIDARE LA SCHEDA

Marzo 2nd, 2018 Riccardo Fucile

SCHEDA GIALLA PER IL SENATO, SCHEDA ROSA PER LA CAMERA, UNA SOLA CROCE PER NON SBAGLIARE

Ecco una mappa sulle elezioni e su come votare.
QUANDO SI VOTA E CHI VOTA
Si vota solo domenica 4 marzo dalle 7 alle 23. Per esercitare il diritto di voto bisogna avere 18 anni per la Camera, 25 per il Senato. Al seggio servono un documento di identità  valido e la tessera elettorale. Complessivamente gli aventi diritto sono 46.604.925.
LA LEGGE ELETTORALE –
Il Rosatellum bis, al suo esordio, si basa su un sistema misto: un terzo maggioritario, due terzi proporzionale. Quindi l’assegnazione di 232 seggi alla Camera e di 116 al Senato sarà  effettuata in collegi uninominali, in cui vincerà  il più votato. L’assegnazione dei seggi restanti (386 alla Camera, 193 al Senato) avverrà  in collegi plurinominali con metodo proporzionale.
LE SCHEDE
Gli elettori riceveranno una scheda gialla per il Senato e una rosa per la Camera. Ogni scheda riporterà  in un rettangolo il nome del candidato nel collegio uninominale. Nella parte sottostante ci sarà  il simbolo della lista o delle liste collegate al candidato uninominale, con a fianco l’elenco dei candidati nel collegio plurinominale.
IL TAGLIANDO ANTIFRODE
Le schede – ed è una novità  – saranno munite di un tagliando anti-frode che il presidente del seggio dovrà  staccare prima di metterle nell’urna: un passaggio che renderà  di fatto automatico il deposito della scheda da parte del presidente, e non dell’elettore.
COME SI VOTA, NO AL VOTO DISGIUNTO –
Per votale l’elettore può apporre una croce sulla lista, estendendo così il voto anche al candidato uninominale collegato. Oppure può apporre un segno su un candidato uninominale, e il voto si estenderà  alla lista o liste collegate in misura proporzionale alle preferenze ottenute nel collegio da ogni singola lista. Il voto è valido anche se si appone il segno sia sul candidato uninominale che sulla lista o su una delle liste collegate. Non è invece possibile il voto disgiunto, cioè votare per un candidato uninominale e, nel contempo, per una lista collegata a un altro candidato.
MALATI E DISABILI
Chi è in ospedale o casa di cura può votare nel luogo di ricovero. Gli elettori diversamente abili con grave impedimento fisico, come ciechi o affetti da paralisi, possono essere accompagnati nella cabina elettorale. Chi dipende da apparecchiature elettromedicali, può votare a casa. Anche i detenuti possono votare, dopo aver inviato al sindaco una dichiarazione con l’attestazione del direttore dell’istituto.
REGIONALI
Si vota per le regionali in Lazio e Lombardia. Se si indica solo il candidato presidente, il voto non si estende alla lista/liste collegate; mentre se si vota solo per la lista, il voto si estende al candidato presidente collegato. E’ ammesso il voto disgiunto. Si possono esprimere una o due preferenze per il consiglio regionale (se 2 devono essere un uomo e una donna).
LO SCRUTINIO
Alle ore 23 di domenica, chiuso l’accertamento del numero dei votanti inizierà  lo spoglio delle schede del Senato; a seguire si effettuerà  quello della Camera. Per le Regionali lo scrutinio inizierà  alle 14 di lunedì 5 marzo.

(da agenzie)

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