Marzo 10th, 2018 Riccardo Fucile
MANIFESTAZIONE FINO AL PONTE VESPUCCI DOVE LUNEDI’ L’AMBULANTE SENEGALESE E’ STATO ASSASSINATO CON TRE COLPI DI PISTOLA
In memoria di Idy Diene. A Firenze, da ogni angolo d’Italia. In macchina, in treno, in autobus. Per manifestare sì. Ma soprattutto per ricordare Ivy: il cittadino senegalese ucciso da un pensionato fiorentino, Roberto Pirrone, lunedì scorso su ponte Vespucci. Sono migliaia le persone che hanno partecipato alla manifestazione, organizzata dalla comunità senegalese in Toscana.
Ci sono le associazioni locali, ma anche rappresentanze delle comunità senegalesi da altre città . In piazza anche tanti fiorentini. Sfilano ordinati. Attraversano in silenzio la città .
Il servizio d’ordine del corteo è garantito dalle stesse organizzazione dei senegalesi, che indossano una pettorina recante la scritta “Diritti senza confini”. Molti i cartelli e gli striscioni esposti, tutti contro il razzismo: “Idy era una persona di pace. Non vogliamo fare casino” si legge. E ancora: “Il vostro decoro non vale una vita spezzata. Antirazzisti con ogni mezzo necessario” oltre agli slogan “No al razzismo” e “Giustizia”, scanditi a più riprese dai manifestanti.
“Sarà una manifestazione apartitica, apolitica – aveva spiegato ieri Dye Ndyaie presidente dell’associazione dei senegalesi del territorio fiorentino e presidente di Fasi, la Federazione delle associazioni Senegalesi in Italia – un grande evento di pace e fratellanza, per tutti, per le famiglie, per i bambini. Esattamente come quello che ci fu nel 2011, dopo la morte di Samb Modou e Diop Mor”, uccisi a Firenze da Gianluca Casseri, simpatizzante di estrema destra, che poi si suicidò.
Il corteo è partito pochi minuti dopo le 15 da piazza Santa Maria Novella, in centro storico, diretto a ponte Vespucci, il luogo in cui è stato ucciso l’ambulante senegalese.
Il sindaco di Firenze Dario Nardella, duramente contestato in occasione di un altro presidio organizzato martedì sempre dalla comunità senegalese, ha raggiunto la testa del corteo antirazzista. Il primo cittadino si è unito al corteo in lungarno Soderini incontrando subito i senegalesi di Firenze e venendo da loro circondato in segno di amicizia.
Forte è la ressa intorno al capannello con il sindaco Nardella, che oltre ad essere accompagnato da persone del suo staff è insieme anche all’atleta senegalese Moussa Fall, mezzofondista classe 1963 che ha partecipato a due olimpiadi ed è stato più volte vicecampione africano degli 800 metri.
(da agenzie)
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Marzo 10th, 2018 Riccardo Fucile
GLI SCHELETRI NELL’ARMADIO DI ARMANDO SIRI, FEDELISSIMO DI SALVINI E TEORICO DELLA FLAT TAX … DUE SOCIETA’ IN PARADISI FISCALI E UN SOCIO INDAGATO PER CORRUZIONE DALL’ANTIMAFIA DI REGGIO CALABRIA
Una condanna patteggiata per bancarotta fraudolenta.
Due società con sede legale in un paradiso fiscale.
Un socio indagato per corruzione in un’inchiesta dell’antimafia di Reggio Calabria.
È questo il palmares imprenditoriale di Armando Siri, l’ideologo della flat tax targata Lega, l’uomo scelto da Matteo Salvini come consigliere economico.
L’Espresso ha indagato sugli affari privati del neo senatore leghista considerato il padre della riforma fiscale promessa da Salvini: un’aliquota unica al 15 per cento, che nelle speranze degli elettori del Carroccio riuscirà a rivitalizzare l’economia italiana senza mandare a picco i conti pubblici.
Responsabile della “Scuola di formazione politica” della Lega, Siri in pochi anni è diventato uno dei fedelissimi del segretario federale, che lo ha infatti nominato responsabile economico di Noi con Salvini.
Mister flat tax ha però qualche scheletro nell’armadio, a partire dalla condanna a 1 anno e 8 mesi per bancarotta fraudolenta.
Condanna comminata tre anni e mezzo fa dal tribunale di Milano in sede di patteggiamento per il fallimento della Mediatalia, società che ha lasciato debiti per oltre 1 milione di euro.
Secondo i magistrati che hanno firmato la sentenza, prima del crack Siri e soci hanno svuotato l’azienda trasferendo il patrimonio a un’altra impresa la cui sede legale è stata poco dopo spostata nel Delaware, paradiso fiscale americano.
(da agenzie)
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Marzo 10th, 2018 Riccardo Fucile
LA BEFFA: COSI’ HO PORTATO IN ITALIA LA “FINANZA ISLAMICA”… COME CI SONO CASCATI I SOVRANISTI NOSTRANI (E NON SOLO)
Qualche giorno fa, prima delle elezioni, il Corriere della Sera ha pubblicato un pezzo in cui si dice che nell’ultimo mese la polizia italiana ha “bloccato 128 fake news.” Esatto, 128. Non una di più nè una di meno.
Buona parte delle reazioni al pezzo si sono concentrate su come il dibattito sul tema abbia ormai toccato il fondo, e su come l’espressione “fake news” abbia finalmente perso quel pochissimo senso che le restava.
Tutto giusto, ma da parte mia vorrei far notare una cosa: ve n’è scappata una.
Più o meno un mese fa, ispirato dalle elezioni e da alcuni casi di cronaca, mi sono chiesto: è davvero così facile fregare la stampa italiana, anche quella che si percepisce come seria ?
Davvero basta mandare una email con un finto comunicato stampa dal titolo accattivante per attirare l’attenzione dei media, innescare un effetto valanga e portare quel titolo accattivante sulla carta stampata e nelle edicole?
Così ho deciso di fare una prova. Obiettivo, vedere fin dove sarei riuscito ad arrivare con il minimo sforzo: un paio di settimane di lavoro e una singola email per far pubblicare una storia completamente inventata (che non fosse una semplice bufala razzista) su un quotidiano nazionale.
LA STORIA
Il primo passo era pensare la storia giusta. Sotto elezioni i media tendono a essere meno attenti del solito, soprattutto su quelli che sono i temi “caldi” che meglio riescono a polarizzare i lettori. Era proprio su questi temi che avrei voluto giocare.
Così mi sono messo a pensare: quali sono gli argomenti maggiormente capaci di insinuarsi nella retorica dei politici, preoccupare o esaltare larghi strati dell’elettorato e stimolare la fantasia dei complottisti?
L’islam e la cosiddetta invasione, mi sono detto (l’episodio di Giorgia Meloni al Museo egizio di Torino era ancora di là da venire).
E poi: le banche e la finanza che controlla il mondo (questa era facile). E poi: gli investimenti stranieri e il ruolo di Milano come città più europea d’Italia (una retorica con cui da Expo ci bombardano ancora oggi).
Ok. Ho messo insieme questi tre elementi, li ho mescolati per bene ed ecco la mia storia: c’è un colosso saudita che annuncia investimenti da 100 milioni di euro, una nuova sede a Milano e l’intenzione di portare la “finanza islamica” in Italia, dove le banche sono deboli e l’immigrazione da paesi a maggioranza musulmana ha creato un mercato potenzialmente ampio.
Omar bin Faisal al-Salwiya, rampante milionario saudita con un cognome curiosamente simile al mio, è nato così.
IL BACKGROUND
Quando si inventa un personaggio bisogna creare tutta la sua vita–anche le parti che non si raccontano. Quindi ho iniziato a pensare a un background credibile per il mio alter ego e la sua azienda di famiglia. Anche perchè presumibilmente i destinatari dei miei comunicati stampa avrebbero cercato su Google qualche informazione sugli al-Salwiya e la loro società .
La base era questa: gli al-Salwiya sono una ricca famiglia saudita che, partendo da un’azienda di costruzioni, è arrivata pian piano a possedere una holding attiva in diversi settori, dall’urban planning alla finanza, con operazioni in tutto il Medio Oriente. Nel 2018, l’erede della famiglia è stato incaricato di guidare lo sbarco dell’azienda sui mercati europei, partendo da Milano.
Per comunicare tutte queste informazioni, insieme ad altre ugualmente vaghe sulle attività e la storia dell’azienda, ho creato il sito ufficiale della holding–dal pomposissimo nome The Saudi al-Salwiya Group, con tanto di motto “Building a better world” e di logo fatto traducendo parole a caso su Google translate, scontornandole e mettendole insieme.
Per fare il sito, il più è stato fare l’abbonamento alla versione premium di Wix (per eliminare i banner “crea il tuo sito con Wix” che compaiono quando hai solo la versione base) e trovare il template giusto.
Alla fine ho scelto quello standard per “azienda di costruzioni” le cui immagini predefinite–la foto di un viadotto, scene di vita in un cantiere e via dicendo–mi sembravano adatte.
Come sfondo della home ho messo un video di Riyad trovato su YouTube.
Ho aggiunto diverse sezioni: una sulle attività del gruppo, con una foto dello skyline di Doha (quindi in Qatar) che ho trovato su Flickr; una con la gloriosa storia dell’azienda–tutto rigorosamente in inglese, con testo a fronte in arabo tradotto da Google translate;
E ho completato il tutto con una lista di premi vinti (tutti inventati, ovviamente), un form di contatto e una lista di finti clienti fatta cercando su Google “fake arabic logos.”
Fatto questo ho registrato il dominio AlSalwiyaGroup.com e ci ho collegato il sito. Poi ho aperto i profili social di Omar al-Salwiya: Twitter (perchè i sauditi usano tutti Twitter, è risaputo) e LinkedIn.
A questo punto gli al-Salwiya erano pronti a sbarcare in Europa.
LO SBARCO
Quanto ai comunicati stampa, ecco alcuni accorgimenti che ho preso prima di iniziare qualora doveste mandarne in futuro (ne ricevo decine al giorno, e ho una cartella per i miei preferiti):
– una casella di posta che non finisse per gmail.com (press@alsalwiyagroup.com);
– un responsabile PR italiano con esperienza estera, in grado di occuparsi della comunicazione del gruppo in fase di partenza (Emanuele Rossi, nome con cui avrei firmato le mail stampa e risposto alle telefonate di lavoro–qui il suo LinkedIn);
– un titolo a effetto, per incuriosire il destinatario e far capire che valeva la pena aprire la mail perchè dentro ci sarebbe stato qualcosa di succoso e notiziabile. Ho deciso di andare con “finanza islamica.”
– un testo semplice.
Nel mio caso, poche righe in cui si faceva l’annuncio dell’arrivo dell’azienda, un virgolettato attribuito ad al-Salwiya sulla debolezza delle banche italiane e i motivi dell’operazione, una cifra buttata lì a caso per quantificare l’entità dell’investimento (100 milioni di euro).
Per cominciare l’ho mandato a una serie di testate iper-locali perchè, pensavo, sarebbe stato più facile farmi pubblicare prima lì e poi andare a salire una volta che su Google sarebbero cominciati ad apparire risultati sul mio saudita e la sua azienda.
E infatti così è stato: la maggior parte delle testate ha ignorato la mia email, ma le poche che mi hanno ripreso sono state abbastanza per riempire una pagina di risultati. Non ne servivano altre, tanto nessuno va oltre la prima pagina di Google.
*Qualche giorno dopo, su Skyscrapercity.com–un forum a tema città e urbanistica–hanno incominciato a comparire thread sull’imminente arrivo dei sauditi e su cosa avrebbe significato per la città .
“Ciao ragazzi, pare che i Sauditi di al-Salwiya Group vogliano finanziare un nuovo progetto di riqualiificazione urbana,” scriveva un utente. “Da quello che si legge fra le righe pare che la sede vogliano proprio costruirsela da zero!” commentava un altro.
Il secondo e il terzo giorno del mio esperimento ho mandato la stessa mail ad altre testate di livello un pochino più alto rispetto alle varie Mi-Lorenteggio, La Martesana e Rho News. Stavolta l’obiettivo non era più creare risultati su Google, ma far conoscere il mio nome.
È successo quasi subito: il 24 gennaio sono finito su Affari Italiani.
LA VALANGA
Affari Italiani ha un bel bacino d’utenza, e l’espressione “finanza islamica” ha scatenato proprio la reazione che avevo preventivato. Nel giro di pochi giorni, il pezzo ha fatto più di 3000 condivisioni.
In generale i toni delle reazioni sotto al post erano apocalittici: “Quale sarà la prossima tappa? Abbattere le chiese e rimuovere le croci dai cimiteri?”
Non mancavano constatazioni piene di amarezza: “Non dobbiamo prendercela con chi lo fa ma con chi glielo permette.” Ma i miei commenti preferiti erano quelli che azzardavano analisi geopolitiche: “Questi hanno fretta di inserirsi economicamente ovunque in vari modi. Visto che il petrolio non sarà eterno. Loro stanno guardando oltre e probabilmente si salveranno sfruttando l’Occidente… mentre l’Occidente affonderà .”
Questi sentimenti non erano espressi solo nei commenti di Tizio e Caio. Tra le 3000 e rotte condivisioni del pezzo infatti ce n’erano alcune abbastanza rilevanti: ad esempio quella di Paola Bacchiddu (giornalista ed ex candidata nel 2013 con L’Altra Europa per Tsipras), quella di Kawtar Barghout (blogger italo-marocchina che scrive sul Giornale, famosa come “musulmana di destra”) e quella di Maryan Ismail, candidata alle regionali in Lombardia con Fontana, che ha usato al-Salwiya per fare campagna elettorale.
Ma la mia preferita resta quella di Roma fa schifo–un blogger che si occupa in modo spesso polemico di tutto ciò che riguarda Roma, il decoro urbano e la gestione ella città –che si lamentava del fatto che gli investimenti vanno sempre a Milano e mai a Roma.
Anche i siti di bufale e la destra più o meno estrema ci si sono buttati a pesce.
La storia della finanza islamica che viene a invadere l’Italia perchè qui le banche sono deboli è stata tritata da una serie di profili Twitter di destra, è stata risputata fuori da siti di fake news come VoxNews e ImolaOggi e per finire è stata servita dal sito ufficiale di Il Sud con Salvini–la sezione meridionale della Lega.
FUORI DA INTERNET
Nel frattempo la storia della finanza islamica iniziava ad alimentare la mia casella di posta. Dal form di contatto del sito arrivavano curriculum e candidature spontanee di gente che voleva lavorare con me (anche con ruoli dirigenziali–un tizio mi si era proposto come country manager), mi scrivevano privati e aziende che volevano fare affari con me e giornalisti che non vedevano l’ora di intervistarmi.
C’era il CEO di una startup di trading che voleva convincermi a finanziario, penso convinto di aver trovato la gallina dalle uova d’oro, un’azienda che si occupa di certificazioni per aziende che operano nel settore della finanza islamica (quella vera) che cercava insistentemente di contattarmi probabilmente perchè l’al-Salwiya Group non gli risultava azienda certificata, un italiano esperto di diritto bancario che mi scriveva per dirmi di contattarlo se mai avessi avuto bisogno di aiuto con la burocrazia e i regolamenti italiani. Mi sono sentito davvero ben accolto.
Alla maggior parte di queste email non ho mai risposto, perchè non mi andava di prendere in giro delle persone che stavano lavorando o cercando lavoro.
Quanto ai giornalisti, un canale in particolare mi ha chiesto di collaborare per dare al Saudi al-Salwiya Group la giusta copertura mediatica sui loro canali.
Sono stati gli unici a cui ho risposto (in qualità di responsabile PR Emanuele Rossi), e quella che è seguita è stata una telefonata surreale, con reiterati inviti a mandare “un portavoce, uno dei tuoi” in trasmissione per farsi intervistare di fronte ai quali ho tergiversato dicendo che, essendo appena sbarcati in Italia, era un momento un po’ caotico. “Dai, allora vi metto nel loop dei nostri comunicati stampa,” gli ho detto.
IL GRAN FINALE
A questo punto mi sentivo di dire di aver appreso questa grande verità sul mondo dei media: è come il gioco del telefono senza fili.
Venire ripreso da una fonte ti fa finire su un’altra e poi su un’altra ancora, e così via. Qualche tempo fa ho seguito l’epopea di Alessandro Proto che proprio su questa cosa ci ha costruito una carriera: per anni è riuscito a spacciarsi per finanziere milionario, promessa del centrodestra e amico personale di Trump, il tutto semplicemente mandando dei comunicati stampa alle redazioni dei giornali in cui diceva che il suo gruppo immobiliare stava trattando questo o quell’altro affare con un personaggio famoso. In pratica ha applicato quella famosa frase di Goebbels: ha ripetuto una bugia un certo numero di volte finchè non è diventata vera.
Nel mio caso però dopo due settimane di esperimento la situazione era stazionaria. Certo, al-Salwiya era finito su un tot di siti, diverse testate erano interessate a intervistarlo, la sua casella email scoppiava.
Ma ormai la spinta del comunicato stampa si stava esaurendo. Finchè poi, un giovedì di fine febbraio–due settimane dall’inizio del mio esperimento e dall’invio del comunicato stampa–il salto è arrivato. Il mio saudita è finito su Avvenire.
Per quanto sia un quotidiano cattolico, Avvenire è uno dei giornali italiani che rispetto di più, perchè sotto molto aspetti è più serio e aperto della Repubblica.
Lo rispetto così tanto che non l’avevo neanche considerato tra le testate a cui mandare i miei comunicati stampa. Eppure eccolo lì, Omar al-Salwiya, che “nella cornice del Business Forum di Riad” (che non esiste) annunciava “l’intenzione di accedere al mercato europeo attraverso una sede che sarà collocata a Milano.”
Per quanto secondo l’articolo la notizia suscitasse “più di un interrogativo,” questi interrogativi sembravano riguardare solo gli aspetti burocratici e legali dell’operazione (“in Italia, infatti, non ci sono normative che permettano l’apertura di istituti bancari ‘sharia-compliant'”) e non l’effettiva esistenza dell’azienda o del mio saudita, presentato come un manager “figlio del fondatore del colosso Saudi al-Salwiya Construction Company, dal 1977 protagonista dei settori edilizia, pianificazione e infrastrutturazione urbana. Nel tempo, la famiglia al-Salwiya ha saputo ampliare le proprie attività aprendo a luxury, business development e servizi finanziari.”
Quando mi hanno mandato su WhatsApp la foto di questo trafiletto non ci potevo credere. La sera stessa sono andato in una biblioteca vicino a casa, che ha le copie vecchie dei giornali, a controllare. Era tutto vero.
Ma era comunque soltanto un trafiletto, su un giornale che secondo gli ultimi dati vende 120mila copie tra cartaceo e digitale.
Eppure qualcuno lo legge. Tipo i giornalisti di Libero. Perchè la mattina dopo l’alert di Google a cui avevo dato il compito di avvisarmi per ogni nuovo risultato contenente la parola “al-salwiya” mi ha mandato una mail segnalandomi questo approfondimento a tutta pagina:
“Sharia nel conto corrente” “La finanza islamica è sbarcata in Italia – Il gruppo saudita al-Salwiya apre una sede a Milano. Il portavoce: qui c’è spazio per noi, le banche sono deboli,” titolava Libero a pagina 8. L’articolo non era semplicemente un copia-incolla del mio comunicato stampa ma era piuttosto dettagliato: riportava le mie dichiarazioni, le commentava, ci associava diversi dati sulla finanza islamica presi dal Fondo Monetario Internazionale e lo stato della legislazione italiana in materia. Accanto c’era persino una scheda riassuntiva sulla storia e le attività di al-Salwiya Group. I miei sinceri complimenti all’autore per l’impegno e il rispetto delle 5W.
Purtroppo non sono riuscito a trovare il cartaceo di Libero di quel giorno, quindi non potrò incorniciarlo e appenderlo in casa. Mi piace pensare che sia andato esaurito. Mi piace pensare che quella mattina, in qualche bar di paese da qualche parte in Italia, qualche vecchio abbia sbattuto il pugno sul tavolo imprecando contro la finanza islamica.
Mattia Salvia
(da “Vice”)
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Marzo 10th, 2018 Riccardo Fucile
IL POLE DELRIO, CON ZINGARETTI IN PISTA NEL 2019… POTREBBE ARRIVARE DAL CENTRODESTRA LA PROPOSTA DI GARANTIRE UN APPOGGIO ESTERNO A UN GOVERNO CON PREMIER GIORGETTI
Il campo martoriato del Pd consiglia a tutti i contendenti di cercare una tregua se pur armata. Per questo da ogni parte si presti orecchio, il refrain è sempre lo stesso: meglio evitare le primarie in questa fase.
Lo ammettono perfino i renziani, che – pur divisi al loro interno – si stanno rassegnando a questo epilogo che trova d’accordo tutti: da Franceschini a Fassino, da Orlando a Zanda e via dicendo.
Rinviando in sostanza al 2019 la contesa. E, per arrivarci, si sta disegnando un percorso. Che vede Maurizio Martina nel ruolo di traghettatore, il tempo per convocare l’assemblea nazionale una volta scavallata l’elezione dei presidenti delle Camere.
Superato questo scoglio, designare all’unanimità , senza candidature contrapposte, un segretario vero: come lo fu Franceschini dopo Veltroni ed Epifani dopo Bersani.
Una figura che conduca il partito fuori dalle secche. Fino a quando?
Qui le strade divergono: alcuni vorrebbero fino al 2021, scadenza naturale da statuto. Altri fino al 2019, in coincidenza con le europee e magari con un voto anticipato.
E chi potrebbe essere questa figura? Il nome più gettonato da varie parti è quello di Graziano Delrio.
Anche Renzi – che lunedì sarà in Direzione senza aver alcuna voglia di mollare la presa sul partito – nella sua rosa di favoriti annovera lui al primo posto, seguito da Sergio Chiamparino e in terza battuta da Matteo Richetti.
Pure se il ministro dei Trasporti non ha lesinato critiche, Renzi lo considera sempre uno dei suoi.
«È un personaggio di peso e in questa situazione serve qualcuno con una certa statura», dicono i fiorentini. Anche sull’altra sponda, quella degli anti-renziani, Delrio è molto ben visto. Se non altro, perchè designare lui consentirebbe di non andare alla “conta”, evitando così uno scontro fratricida.
Dalle parti di Orlando la pensano in modo un filo diverso, puntando su Martina reggente e Zingaretti segretario.
«Non sentiamo il bisogno di tornare alla contrapposizione dei gazebo – dice Cesare Damiano – ma di un partito che consulta gli iscritti. Superando la transizione con la designazione unitaria di un segretario». Ma le vie per la tregua sono tante.
Lo stesso Zingaretti non amerebbe correre senza le primarie e anche per lui, fresco di elezione a governatore, il 2019 o 2021 potrebbero andar bene.
Stesso dicasi forse per un neo-iscritto di peso come Carlo Calenda. Che non avendo alcuna intenzione di scendere in campo oggi, «non mi candido perchè sarei un buffone», forse di qui a un anno-due potrebbe maturare un desiderio che allo stato non si vede.
Anche perchè pare che da Statuto un nuovo iscritto non possa candidarsi leader.
Ma su questa voglia di sedare e sopire, o di rigenerare il partito, incombe una spada di Damocle: l’arrivo – di cui si vocifera tra i renziani – di un’offerta del centrodestra per un appoggio esterno del Pd ad un governo guidato da un fedelissimo di Salvini, Giancarlo Giorgetti.
Numero due di fatto del Carroccio, deputato di lungo corso, già presidente di commissioni economiche, cattolico e da sempre in buoni rapporti con i Dem.
In quel caso il Pd si spaccherebbe di nuovo: gli orlandiani, ma anche molti renziani, non vogliono finire nelle braccia della Lega.
Ma non si sa se gli altri big e il corpaccione dei peones resisterebbero ai richiami di Mattarella. Specie di fronte alla minaccia di un altro voto anticipato a stretto giro, con il rischio di finire nel baratro.
(da “La Stampa”)
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Marzo 10th, 2018 Riccardo Fucile
AL CENTRO DELL’INCHIESTA SUI RIFIUTI, NON E’ STATO ELETTO IN PARLAMENTO PER POCHI VOTI… LA MELONI SMENTISCE
Luciano Passariello dice di avere l’appoggio di Giorgia Meloni nonostante l’inchiesta della Procura di Napoli su presunti illeciti nell’aggiudicazione delle gare d’appalto della società partecipata Sma Campania in cui il consigliere della Regione Campania risulta indagato, ma la leader di Fratelli d’Italia smentisce.
“Giorgia Meloni? Ha visto i video e mi ha detto: ‘vai avanti’”, riferisce Passariello riferendosi all’altra inchiesta, quella giornalistica di Fanpage.it.
L’esponente di Fdi è stato sconfitto al collegio uninominale di Napoli-Ponticelli e non è stato eletto al collegio plurinominale corrispondente alla città di Napoli e ora punta il dito contro l’inchiesta della Procura di Napoli che lo vede indagato per corruzione “ha sicuramente creato delle difficoltà , non faccio il parlamentare per questo. Per 2mila voti non sono scattati due seggi per Fratelli d’Italia”.
Dal partito, assicura, “non abbiamo avuto un euro. I soldi per la campagna elettorale sono tutti su un conto corrente intestato al mandatario elettorale, sono stati versati da me e da qualche amico”.
Poche ore dopo l’ufficio stampa di Fratelli d’Italia dirama un breve comunicato: “Le parole attribuite oggi in conferenza stampa dal consigliere Luciano Passariello al presidente Giorgia Meloni sono prive di ogni fondamento“.
Già il 18 febbraio la Meloni aveva preso le distanze dal consigliere: “Cercheremo di valutare la posizione di Luciano Passariello quando avremo tutti gli elementi — aveva detto la leader del partito — non ho gli elementi per giudicarlo, speriamo di avere qualche elemento di più anche nelle prossime ore per poter fare chiarezza. Se dovesse essere eletto e poi condannato, chiederei le sue dimissioni“.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 10th, 2018 Riccardo Fucile
“NON MOLLATE E SARETE PREMIATI COME MINISTRI E SOTTOSEGRETARI”… ARRIVA LA FLESSIBILITA’ SUI SOLDI DA RESTITUIRE
«Vedrete, dopo questo incontro, ci diranno che siamo una setta e che vogliamo tenere tutto nascosto», avverte Rocco Casalino, appena nominato capo della comunicazione dei grillini alla Camera.
Certamente lo streaming è un ricordo molto lontano, preistoria del M5S.
Ma La Stampa è riuscita comunque a vivere in diretta, dall’interno, la convocazione dei nuovi parlamentari all’hotel Parco dei Principi di Roma.
È un racconto sulla grande paranoia del M5S verso i giornalisti e sull’ansia di Luigi Di Maio che il gruppo non tenga all’esordio nel Palazzo e che molti tra i debuttanti possano lasciarsi trascinare da altre tentazioni.
Arrivati, i 5 Stelle vengono divisi in due stanze adiacenti, una per i deputati e un’altra per i senatori.
Di Maio, eletto alla Camera, parla ai primi. Presenta la nuova capogruppo, Giulia Grillo, e il suo capo della comunicazione, Casalino.
Di Maio chiede fiducia e compattezza, promette posti di governo, e avverte: «Cinque anni fa dicevano che il M5S era finito. Chi non ha tenuto ed è andato via non è stato rieletto, tranne in un caso, in un partito del 4% (Walter Rizzetto, ndr). E poi invece ci sono persone che hanno tenuto duro e magari oggi stanno per diventare viceministri, sottosegretari. Chi ci ha creduto verrà premiato».
Il leader invoca «serenità e tranquillità » dai nuovi, li prega di «non mollare» perchè teme, soprattutto se i tempi si allungheranno, i rischi di ammutinamento per frustrazione, molto più di com’è stato 5 anni fa.
«Dobbiamo resistere alla pressione mediatica. Soltanto fidandoci l’uno dell’altro riusciremo ad arrivare dove vogliamo. Fidatevi dei parlamentari uscenti e della comunicazione. Me lo ha insegnato Gianroberto Casaleggio: Puoi fare tutto quello che vuoi ma se non lo comunichi bene non esiste. Per questo vi chiedo di seguire la squadra della comunicazione. Sono la linea del M5S».
«Non parlate con loro»
La persona che Di Maio introduce tra gli applausi è Rocco Casalino. Il suo ruolo, come appare all’intera platea subito dopo, sarà ancora più centrale.
Quella che segue è una vera e propria lezione di comunicazione politica in salsa grillina. Per Di Maio il messaggio da consegnare ai nuovi parlamentari è semplice: «È fondamentale restare uniti – dice Casalino -. La cosa peggiore è esprimere posizioni diverse, perchè disorientano e chi è a casa non capisce».
La preoccupazione, come si denota dal silenzio imposto alle matricole del M5S mentre scendono dai taxi proprio di fronte alla porta dell’hotel (istruzioni, dello staff), è il rapporto con la stampa: «Noi abbiamo l’abitudine a prendercela con i giornalisti e facciamo bene ma è vero che la responsabilità è anche nostra».
Casalino dice di averlo imparato dagli ultimi cinque anni: «Il giornalista vi usa come fonti anonime. E così crea un meccanismo psicologico per cui il parlamentare pensa “Io glielo dico tanto lui mi copre”. Scrive “fonte parlamentare” e noi passiamo settimane a smentire».
Altra consapevolezza: «Non c’è nulla che si possa tenere nascosto con loro, che si possa fare segretamente, anche se siamo in tre. Esce tutto».
E Casalino vorrebbe evitarlo. Come? «Non avete bisogno di rapportarvi con i giornalisti. Non vi fate fregare quando vi diranno “Dammi una notizia che sennò vengo licenziato” oppure “fammi guadagnare trenta euro”. Ci sono cascato anche io tante volte. Pensate sempre che il loro fine è di danneggiarci».
Il giudizio è netto: «I giornalisti sono cattivi. Cercano di tirarci da una parte all’altra perchè giocano una partita importante. Partecipano alla campagna elettorale in modo spudorato. Ma non è mai un attacco semplice. È sempre più sofisticato. Non fate il loro gioco sporco. Solo se siamo uniti riusciamo a combatterli. Non serve a nulla parlare con loro. Serve solo a spaccarci e a far dire che siamo divisi. Non abbiamo più bisogno di giornali e tv. Riusciamo ad arrivare a milioni di persone e già nel 2013 abbiamo preso il 25% senza la comunicazione tradizionale».
Lo staff invierà istruzioni, assicura, anche sui social, per i quali è prevista una stretta: «Chiudeteli e aprite quelli ufficiali. Fate attenzione a cosa scrivete. Non entrate troppo nel politico. I giornalisti cercheranno cose vecchie, tipo le scie chimiche e altre cose imbarazzanti. Non c’è nessuna volontà di limitare la vostra libertà : siamo qui per proteggervi. Proteggiamoci tutti a vicenda».
Minoranza, case e scontrini
Poi i ricordi, che valgono come ulteriore avvertimento ai possibili dissidenti.
Per la prima volta viene usata la parola «minoranza». «È normale che ci possa essere una minoranza che crede che la sua sia la strada giusta ma visto che non ha la forza per cambiare la linea da dentro, si offre ai giornali. È un meccanismo che abbiamo vissuto negli anni passati. Hanno creato solo confusione».
A un certo punto arrivano le domande.
Una deputata: «Mi hanno invitata a un incontro sul ruolo delle donne. C’è anche una di un altro partito. Posso andarci?». «Evita».
Altro dubbio: «Che facciamo con gli attivisti che ci stanno già contattando?». La risposta di Giulia Grillo dà l’idea di come sia cambiato il M5S: «Ricordatevi che ora siete parlamentari eletti, portavoce di un programma. Non siete nient’altro che questo».
Ma la fiducia passa anche dalla scelta dei collaboratori: «Vi consiglio di sceglierli con cura, gente di cui si può fidare anche il M5S», dice Grillo che si raccomanda: «Cercate di essere sobri nella scelta della casa a Roma. Ricordatevi che siamo del M5S». Almeno ci sarà più flessibilità sulla rendicontazione delle spese e sui rimborsi: «Verrà semplificato il sistema. Non ci saranno più gli scontrini. Stiamo studiando un forfait». E qui scoppia un boato.
L’applauso è liberatorio.
(da “La Stampa”)
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Marzo 10th, 2018 Riccardo Fucile
A BORDO TRE FRATELLI CON IL 14ENNE MALATO DI LEUCEMIA: UNA STORIA D’AMORE DI VERI EROI … PER CERTI BASTARDI FORSE ERA MEGLIO MORISSE NEI CAMPI CRIMINALI LIBICI
Una fuga disperata per curare il piccolo Allah.
La ong spagnola Proactiva Open Arms ha intercettato nel Canale di Sicilia un piccolo gommone con a bordo tre fratelli.
“Una storia d’amore e di veri eroi”, ha scritto su Twitter la ong.
I migranti hanno raccontato di essere partiti dalla Libia per dare un futuro al fratello più piccolo, Allah.
“Notte felice nel Mediterraneo”, dice Oscar Camps della Proactiva, “tre fratelli con un sacco di amore e 200 litri di benzina si sono messi in mare per avere la possibilità di dare al fratello che ha la leucemia, la speranza di raggiungere un ospedale europeo”.
Poi aggiunge la ong: “Come deve essere la Libia e come si deve vivere lì se l’unica speranza di un bambino malato è la fuga in mare? E l’Europa continua a nutrire quell’inferno… Reagiamo!”.
(da agenzie)
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Marzo 10th, 2018 Riccardo Fucile
CONGIUNTIVI ERRATI E “HA” SENZ’ACCA: 3 CANDIDATI SU 4 NON AMMESSI AGLI ORALI
La storia l’ha raccontata il Messaggero Veneto: nell’ultimo concorso della Buona Scuola aperto in Friuli Venezia Giulia tre aspiranti maestri su quattro sono stati bocciati all’esame scritto.
Gli ammessi erano 700 e i risultati sono arrivati soltanto in questi giorni.
In mezzo commissioni d’esame dimissionarie e plichi perduti e solo di recente ritrovati.
Un pasticcio, per 189 posti di ruolo in palio che ancora attendono di essere coperti. Ma a sorprendere i commissari è stata la scarsa, per non dire disastrosa, preparazione linguistica dei candidati, per lo più giovani diplomati, qualcuno con laurea
All’esame quegli stessi maestri (o aspiranti tali) hanno fatto mettere le mani nei capelli a chi li doveva giudicare. Chi è inciampato nella consecutio, chi è caduto rovinosamente nella concordanza tra soggetto e verbo: «La palla girav asu se stessa mentre l’allievo l’ha guardata»; «Gli strumenti utilizzati ha un’importanza fondamentale». Un candidato è sicuro che «il bambino a bisogno di…». Un’acca, almeno.
Un altro dimentica le doppie: «La strutura è importante; ma lo è di più la didatica», scrive. Importante sarebbe sapere almeno l’italiano, scuotono la testa i commissari.
Gli strafalcioni sono stati ricorrenti nel concorso per lascuola dell’infanzia e primaria indetto nel 2016 e svolto in ogni regione.
Repubblica ricorda oggi che a livello nazionale il 70% non ha passato gli scritti, otto su dieci nel Lazio. In Veneto sono stati ammessi all’orale in 1.604 su 3.410. Anche qui fece scandalo la galleria degli orrori grammaticali: “un’evento, aquistato, una melodia disciendente”.
Non andò meglio in Emilia Romagna: 448 promossi allo scritto su 2.701, il 16,5%.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 10th, 2018 Riccardo Fucile
AVREBBE AGITO PER MOTIVI ECONOMICI
Un uomo, Sergio Papa, 35 anni, è stato fermato nella notte dai carabinieri per l’omicidio della coppia di anziani, uccisi il primo marzo a Cison di Valmarino (Treviso) nel giardino della loro abitazione.
Secondo quanto ha appreso dall’Ansa, il presunto omicida vive a Cison, ma è stato bloccato in un comune poco distante, a Refrontolo. Il delitto sarebbe maturato per motivi economici.
Il provvedimento di fermo, firmato dal pm Davide Romanelli, è stato notificato a Papa stamane, nella caserma del Comando Provinciale di Treviso, dove era stato portato nella notte. L’uomo è stato poi trasferito in carcere, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Loris Nicolasi, 72 anni, e sua moglie Anna Maria Niola, 69, erano stati uccisi con ferocia, a colpi di spranga e coltello, forse un pugnale, e lasciati morenti sul prato dietro la loro casa, una zona di campagna a a Rolle di Cison di Valmarino (Treviso). L’assassino aveva colpito con numerosi fendenti l’uomo, quasi tutti inferti con molta violenza e di cui uno mortale al collo.
Si era accanito meno sulla donna, dandole un solo fendente fatale al torace e poche altre pugnalate. A scoprire i cadaveri era stata la figlia, al rientro a casa dal lavoro nel pomeriggio.
La donna aveva trovato la casa a soqquadro e i corpi dei genitori riversi nel giardino, a poca distanza l’uno dall’altro.
Dalle modalità del duplice delitto, l’anatomopatologo Alberto Furlanetto, che il 5 marzo aveva svolto l’autopsia, aveva avanzato l’ipotesi che il vero obiettivo dell’aggressione fosse stato, con tutta probabilità , Loris Nicolasi.
Secondo il medico, inoltre, la quantità di fendenti inferti all’anziano, portati quasi tutti con estrema violenza, accompagnati dunque da una precisa volontà di colpire, avrebbe richiesto all’aggressore un tempo piuttosto lungo, incompatibile con la dinamica di una semplice rapina poi degenerata, dove in genere il malfattore tende ad agire rapidamente e ad allontanarsi alla svelta.
Sulle braccia di entrambe le vittime erano stati riscontrati i tipici segni di un vano tentativo di difesa.
Dalle indagini era trapelato dunque che l’ipotesi del furto o della rapina sfociata in duplice delitto aveva giorno dopo giorno perso consistenza, mentre acquistava maggior peso l’ipotesi che la famiglia, o almeno uno dei membri, potesse conoscere l’aggressore e che questi abbia agito con un movente economico.
Un omicidio, secondo gli investigatori, sempre di più legato a rapporti fra persone appartenenti a vario titolo alla cerchia delle conoscenze più strette della coppia. Ecco perchè negli ultimi giorni gli investigatori avevano passato al setaccio i conti correnti alla ricerca di movimenti di denaro che potessero indirizzare gli investigatori verso l’individuazione dell’assassino.
(da agenzie)
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