Marzo 14th, 2018 Riccardo Fucile SALVINI PRONTO A TRADIRE GLI ELETTORI DI CENTRODESTRA… I PRESIDENTI DI GARANZIA SONO UNA FARSA, VISTO CHE I NOMI SONO SOLO I LORO… PARLANO ANCORA DI “ABOLIRE I VITALIZI” CHE NON ESITONO PIU’ DA DUE ANNI
Scena numero uno.
Sono le venti e quindici quando lo smartphone di Luigi Di Maio vibra. Sul display appare il nome di Matteo Salvini. È il primo contatto tra leader di schieramenti opposi all’indomani delle elezioni. “Un confronto franco e cordiale”, riferiscono fonti della Lega. Che si è protratto per poco più di cinque minuti, ed è stato seguito da voci di un incontro fra i due da tenersi la prossima settimana, prontamente smentite dal Movimento. Per i 5 stelle è stato “solamente un primo approccio”, con all’interno elementi di contradditorietà ma anche segnali importanti.
Perchè il leader del Carroccio avrebbe detto al suo omologo stellato di “rappresentare il centrodestra”, aggiungendo tuttavia che “le cose cambiano dalla mattina alla sera”.
Il nocciolo della telefonata ha ruotato sulla presidenza delle Camere. Ma il riferimento a future alchimie di governo e a una Lega che potrebbe sganciarsi dagli alleati di coalizione è sin troppo evidente.
Al punto che entrambi concordano un elemento comune da diffondere una volta attaccato il telefono. Dalle presidenze “porteremo avanti la nostra battaglia contro i vitalizi”, scrive il capo politico del Movimento. “Tagliare vitalizi e spese inutili sarà la nostra priorità “, gli fa eco Salvini.
Certificata l’indisponibilità del Partito democratico anche solo a sedersi intorno a un tavolo, il vento soffia con forza sulle ali di uno schema che prevede insieme Movimento 5 stelle e Lega anche nel futuro esecutivo. E non si fa più fatica ad ammetterlo
Scena numero due.
Due altissimi dirigenti azzurri si incontrano alla buvette di Montecitorio. Si è appena concluso l’incontro dei gruppi con Silvio Berlusconi. Chi c’era racconta di un clima tutto tarato sul “programma” da cercare in tutti i modi di attuare. Sfumati, molto sfumati, i passaggi su presidenza delle Camere e governo.
Scherzano, poi abbassano la voce. “Ti hanno chiamato?”, chiede il primo. “Chi il Quirinale?”. “No, gli amici nostri”. “Ah sì, loro sì”. “E che gli hai detto?”. “Che ognuno va per i cazzi suoi”. Che certifica una situazione da tana libera tutti nel centrodestra.
La situazione è molto fluida, gli umori vasti e cangianti. La linea da seguire è quella che collega Toninelli e Giancarlo Giorgetti, capi delle rispettive diplomazie. All’orizzonte il primo inceppamento.
Perchè entrambi i partiti, per motivi simili ma non sovrapponibili, puntano a Montecitorio. Come si sono ribaditi nella telefonata, rimanendo ognuno sulle proprie posizioni e lasciando al momento insoluta la questione.
I 5 stelle puntano alla Camera bassa per due ordini di ragioni. Non vogliono che, nel caso il presidente della Repubblica individui nella guida del Senato il possibile destinatario di un mandato esplorativo, sia uno dei loro. Perchè considerano l’esplorazione destinata al fallimento. E sarebbe un serio ostacolo, in una fase successiva, a un mandato pieno per Di Maio.
Considerano inoltre lo scranno di Montecitorio più visibile e spendibile politicamente. E più influente nella gestione dell’Ufficio di presidenza e dell’iter legislativo.
Sul primo punto il ragionamento è condiviso dal Carroccio. C’è tuttavia un’ulteriore variabile. I fedelissimi di Salvini siedono alla Camera (Fontana, Fedriga, Giorgetti).
E qualora si puntasse su Palazzo Madama sarebbe difficile prescindere dalla figura di Roberto Calderoli, che negli ultimi tempi si è molto avvicinato al segretario senza mai arrivare a ottenerne piena fiducia.
Non siamo ancora allo scontro, non c’è un vero braccio di ferro perchè la trattativa è ancora all’aurora.
Salvini esclude che sia possibile “un patto tra la Lega e un altro partito”, e assicura di lavorare “per un programma di centrodestra”. Ma il mood della giornata porta in tutt’altra direzione.
Forza Italia rimane alla finestra in attesa degli eventi, lasciando corda all’alleato che “sbatterà con il muso contro i 5 stelle”. Sperando di portare la coalizione esattamente dall’altra parte del quadro politico, a dialogare con il Pd.
I 5 stelle hanno due o tre nomi spendibili. Sono quelli di Riccardo Fraccaro, una legislatura da segretario d’aula e molto vicino al leader, Emilio Carelli, stimato anche dal centrodestra e Roberto Fico.
Le quotazioni di quest’ultimo in caso di accordo a destra sembrerebbero al ribasso, nonostante il pressing dell’ala più movimentista dei 5 stelle, nella sua salita sullo scranno più alto di Montecitorio vede una condizione irrinunciabile per cementare senza scossoni la leadership del capo politico.
La Lega, da par suo, sembra aver individuato in Giorgetti il proprio candidato. Ai blocchi di partenza la situazione sembra di stallo, ma la partita è lunga ed è appena cominciata.
E non è da sottovalutare che M5s sa perfettamente che al quarto scrutinio il centrodestra avrebbe la forza di eleggere da solo il presidente del Senato, rischiando di creare un effetto domino che li potrebbe tenere al palo anche alla Camera.
E si ragiona su quello che già inizia a circolare come “il piano C”. Ovvero: se nessuno dei due avesse la forza di varare un esecutivo, si porrebbero le basi per una sorta di governo di scopo gialloverde, con all’ordine del giorno la modifica della legge elettorale, la legge di stabilità , una manciata di provvedimenti condivisi, e il ritorno alle urne al più tardi nella prossima primavera.
Un’ipotesi che al momento rimane l’unica in campo per M5s, “l’unica praticabile”, per citare chi siede nella stanza dei bottoni di Di Maio: “Noi non entreremo mai in un governo di unità nazionale, quello che chiamano l’esecutivo di tutti. Non avrebbe senso. A quel punto per noi è meglio tornare al voto”.
Domani si vedrà .
(da “Huffingtonpost“)
argomento: elezioni | Commenta »
Marzo 14th, 2018 Riccardo Fucile LA VERA PARTITA E’ TRA GOVERNO E RITORNO AL VOTO
È tutto “in chiaro”, limpido: la luce del sole squarcia l’ipocrisia degli spifferi notturni artati sul
centrodestra compatto alle consultazioni.
La divisione dei “separati in casa” manda in scena un pollaio che, detta in gergo, impalla queste “pre-consultazioni”.
Sentite Salvini, nella sua conferenza stampa alla stampa estera, dove annuncia la sua ripresa del tour, come se la campagna elettorale non fosse finita: “Esclusa una collaborazione col Pd, tutto il resto è possibile”. Ecco: mai col Pd. E ammicca, eccome, ai Cinque Stelle: “Nessun pregiudizio”.
Quasi in contemporanea va in scena il Cavaliere. Atteso alla Camera per il primo incontro con i neo-eletti, non si sottrae ai cronisti, anzi.
Sentite qui: “Ho aperto ai Cinque Stelle? Ho aperto la porta per cacciali via”. Ecco: mai coi Cinque Stelle.
E ammicca, eccome, al Pd, non solo per la trattativa sulle presidenze dei due rami del Parlamento, ma per il governo: “Sarebbe plausibile un governo di centrodestra con il Pd che appoggia singoli provvedimenti. Cercheremo di convincere Salvini e la Meloni”
Non sono due tattiche per lo stesso obiettivo. Ma due “linee”, due impianti strategici opposti che si annullano a vicenda, anzi che confliggono.
La verità è che nel vertice notturno a palazzo Grazioli si è concluso ben poco.
E, tanto per capire come vanno le cose da quelle parti, all’uscita Salvini è stato il più lesto ad accreditare un mandato a trattare per conto della coalizione, che era ben più sfumato.
Tutti parleranno con tutti, tutti andranno per conto loro al Colle — altro che delegazione comune — e tutti continueranno a giocare la propria partita, che non è comune.
E la macro partita, all’interno del centrodestra, è tra formazione di un governo e voto anticipato.
È questa la chiave per leggere le mosse dei galli nel pollaio.
Si spiega così la “offerta indecente” di Silvio Berlusconi che ha chiesto a Salvini, assieme a Giorgia Meloni, di correre per la presidenza del Senato: “Al quarto scrutinio ce la facciamo”.
L’argomentazione suona così: Mattarella non ti darà mai l’incarico perchè non abbiamo la maggioranza, ma se sei eletto presidente ti può dare un mandato esplorativo e lì ce la giochiamo.
Ve lo immaginate? Salvini nei panni istituzionali, costretto a interrompere la sua campagna elettorale quotidiana e anche a moderare toni e linguaggio, e costretto a quel punto a non poter parlare di ritorno alle urne.
Una trappola, a cui il leader del Carroccio si è sottratto anche abbastanza platealmente nel corso della conferenza stampa: “Onorato della proposta, ma mi ci vedete?”.
Sembra già uno schema saltato, anche se Ignazio La Russa pensa che sia ancora prematuro arrivare a conclusioni affrettate: “Non ha detto ‘no mai'”.
Sia come sia, il dato politico è duplice. Il centrodestra, inteso come “coalizione”, non c’è in questo delicato passaggio.
E le sue convulsioni rendono incomprensibile il quadro, alimentando l’incertezza degli altri sia nella trattativa sulle presidenze sia su quella del governo, perchè i due piani sono inevitabilmente intrecciati.
C’è il derby tra Berlusconi che vuole scongiurare il ritorno al voto facendo nascere un governo, purchè potabile. E Salvini che, quotidianamente, rende più difficile che questo accada, giocando di sponda con i Cinque Stelle che questa eventualità l’hanno apertamente evocata.
Parliamoci chiaro: il leader della Lega sta conducendo questa fase con il chiaro obiettivo di non fare un governo, altrimenti aprirebbe una trattativa sul programma e sul potenziale inquilino di palazzo Chigi.
La linea “Salvini o morte” è perfetta per ricevere dei no, rimanere all’opposizione e, magari, tornare presto al voto. E, specularmente, Di Maio utilizza il gioco con Salvini per spaventare il Pd, piegarlo alle sue condizioni, ma – anche in questo caso – senza aprire una trattativa vera sul programma e sul premier.
Linea anche questa perfetta per non fare un governo e, magari, tornare al voto, eventualità che il leader dei pentastellati ha evocato nella conferenza stampa di martedì.
Anche il tema “legge elettorale” è scomparso dal dibattito, perchè si sa come vanno certe cose: la legge elettorale è un possibile grimaldello per avviare la legislatura, uno di quei film che quando inizia non si sa quando finisce.
In fondo anche la pasticciata legge vigente ben si presta al disegno dei due “alleati di fatto”, Lega e Cinque Stelle, bramosi di spartirsi le spoglie di Forza Italia e Pd per guadagnare qualche punto in più nelle urne senza l’onere di un governo e neanche di una responsabilità complessiva verso il paese.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: elezioni | Commenta »
Marzo 14th, 2018 Riccardo Fucile LA SPIEGAZIONE DELLA PROVOCAZIONE “RAZZISTA” CHE HA APERTO LA POLEMICA
«Mi scuso con chi si è offeso per il tono razzista e sessista del post. La nostra è stata una puntualizzazione, uno sfogo, diciamo. Perchè non riusciamo a trovare personale italiano», sono queste le prime parole di Simone Ciarùffoli, fondatore della catena milanese Burgez, autore nei giorni scorsi di un post – pubblicato sulla pagina ufficiale di Facebook del locale per cercare delle cassiere da integrare nell’organico di via Savona – che ha fatto molto discutere.
Il motivo? Aver specificato che non c’è da stupirsi se la maggior parte delle cassiere sono filippine perchè: «le italiane il sabato hanno il moroso, il mercoledì hanno la palestra, la domenica la stanchezza, ecc.».
Un post per i toni molto simile a quella sottile, neanche troppo, ironia che contraddistingue la comunicazione di Burgez. Sicuramente politically uncorrect, in controtendenza quindi.
«Ci studiano e scrivono delle tesi sul nostro modo di utilizzare i social. E non nego che anche in questo caso lo stile non è cambiato», continua il fondatore, «perchè abbiamo in qualche modo smosso la pancia di chi ha visto l’annuncio» e non nega di aver ricevuto molti commenti positivi, anche tra ristoratori, che di fatto gli hanno dato ragione.
Per chi critica, invece, il loro piano marketing troppo sfrontato e senza limiti, anche in questo caso, ribatte: «In realtà il post è stato uno dei meno programmati sotto il piano comunicativo. Ed è forse anche per questo che non siamo riusciti a veicolare bene il messaggio. Noi non siamo razzisti, anzi, vorremmo rendere partecipi della nostra attività tutti, anche gli italiani. Ma la realtà è ben diversa».
Cioè? «Un problema c’è e non è da sottovalutare. Mi chiedo spesso perchè io debba fare così fatica a trovare del personale italiano ed è per questo che è nato questo post. Come per dire: ragazzi svegliatevi! Stiamo cercando voi».
E se però l’intenzione non è stata capita, Ciarùffoli spiega che tanta discussione è nata dal fatto che «o quella che abbiamo detto è una bugia oppure la verità . E visto che a noi le bugie non interessano, abbiamo deciso di condividere con tutti la nostra realtà ».
Si rischia, però, in questi casi di cadere in inutili generalizzazioni resuscitando il vecchio stereotipo dell’italiano “mammone”.
«Ma guardi che è la verità , almeno per quello che ci riguarda. Nel post abbiamo citato solo pochi esempi, del moroso, della palestra e della stanchezza nel weekend. Ma il nostro ufficio del personale le potrebbe raccontare di quanti vengono ai colloqui con i genitori o di quanti, invece, richiedono da subito i weekend liberi. Ben sapendo che è proprio il momento in cui si lavora di più in un ristorante».
(da “il Corriere della Sera”)
argomento: Lavoro | Commenta »
Marzo 14th, 2018 Riccardo Fucile I NEOELETTI DI FORZA ITALIA SI RIUNISCONO CON LA PAURA CHE LA VITA DI PALAZZO DURI POCO
Per la sua prima volta in parlamento, Adriano Galliani abbandona la cravatta gialla d’ordinanza e
la rimpiazza con una scura, istituzionale.
“Sono all’esordio, come un giocatore della primavera”, dice sorridendo l’ex amministratore delegato del Milan, parlando alla Camera dopo il primo incontro degli eletti di Forza Italia con Silvio Berlusconi.
Una truppa di 170 parlamentari tra Camera e Senato. Ci sono esordienti, rientranti e fedelissimi dell’ex premier, che fanno da guida ai colleghi freschi d’elezione: “Quindi accanto a quel corridoio c’è l’aula?”, chiede con aria sorpresa una nuova eletta, affacciandosi per la prima volta alla porta del Transatlantico.
Tra gli eletti ci sono i vecchi manager delle aziende di casa Berlusconi, come Galliani, personalità dello sport come l’atleta paralimpica Giusy Versace e giornalisti come l’ex direttore di Panorama Giorgio Mulè.
Non mancano uomini e donne storicamente nell’orbita di Arcore, come Paolo Zangrillo, fratello di Alberto, medico del leader. Tornano in parlamento Stefania Craxi e il piemontese Osvaldo Napoli.
I presenti hanno ascoltato per due ore il discorso del leader ai nuovi eletti. Tutti meno uno: Vittorio Sgarbi, assessore ai Beni culturali della Regione Siciliana e deputato di ritorno in parlamento. Mezz’ora dopo l’arrivo di Berlusconi, esce a prendere un caffè: “Si sta riparlando del programma e delle ipotesi di governo”, dice.
Niccolò Ghedini, parlamentare e legale di fiducia di Berlusconi, è tra i primi ad arrivare. Proprio mentre sta per imboccare il corridoio d’ingresso alla Sala della Regina, sede del vertice, alla parlamentare vicino a lui parte la suoneria del Padrino. L’avvocato si irrigidisce per un attimo e poi riparte, senza fare commenti ai giornalisti. Fanno capolino tre esordienti dalla Sicilia: Urania Papatheu, l’ex miss Matilde Siracusano e il magistrato Giusi Bartolozzi, compagna del vice presidente della Sicilia Gaetano Armao. Le guida una conterranea veterana, l’ex ministra Stefania Prestigiacomo.
Sull’incontro pesa l’incertezza sul prossimo governo, e il rischio di poter salutare prima del tempo i corridoi del Palazzo in caso di elezioni anticipate.
La possibilità che si possa rimanere onorevoli per poco “è stata accennata” tra gli eletti, dice a mezza bocca una deputata. Lo stesso Berlusconi, durante il vertice, avrebbe detto che un nuovo voto potrebbe fruttare ulteriori consensi ai 5 Stelle.
Ci vorrebbe un’assunzione di “responsabilità da parte del Pd”, per far nascere un governo di minoranza a guida centrodestra.
A dirlo è Antonio Martino, deputato eletto per la prima volta in Abruzzo, omonimo dell’ex ministro degli Esteri, tessera numero 2 di Forza Italia, che era in parlamento dal 1994 e ha deciso di non ricandidarsi.
È sulla stessa lunghezza d’onda l’ex presidente del Senato Renato Schifani, tornato in Forza Italia dopo la parentesi poco fortunata nel Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Ma non si disdegnerebbe neppure un aiutino dai parlamentari pentastellati: “Fatevi un amico tra i 5 Stelle”, avrebbe detto Berlusconi ai suoi, invitandoli a fare scouting tra i grillini per convincerli a passare con Forza Italia.
Per dare al centrodestra i numeri che gli mancano ci vorrebbe una bella campagna acquisti. E qualcuno che se ne intende c’è: “Ma io ne ho sempre fatto campagne acquisti di calciatori, mai di politici”, dice smarcandosi Adriano Galliani.
Alla possibilità che il centrodestra possa spaccarsi e che si realizzi una convergenza tra Lega e 5 Stelle per formare un governo, non si vuole neppure credere. “Siamo compatti”, dice Maria Tripodi, fresca eletta in Calabria dopo anni di lavoro nel coordinamento romano del partito.
Tra i leader della coalizione ci sarebbe stato un impegno formale a evitare i cambi di casacca anche all’interno dello schieramento. “Ma non si può fare un governo senza i 5 Stelle”, dice un forzista di rango abbandonando il meeting.
Poi si ferma e aggiunge: “A meno che non sia Salvini a lasciare fuori noi”.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Forza Italia | Commenta »
Marzo 14th, 2018 Riccardo Fucile CARBURANTE SPARITO O RUBATO
Dentro Ama c’è un «caso benzina». Sparita, rubata, sì ma da chi?
Avrebbe voluto approfondire l’azienda, con nuove telecamere negli impianti dotati di distributore, e invece i sindacati non hanno accettato, tecnicamente è un «mancato accordo»: «Perchè – spiegano – i problemi non sono lì, alle pompe, ma in giro, per strada, dove stazionano i mezzi aziendali, rubano proprio tutto il serbatoio!».
In azienda circolano numeri poco incoraggianti.
Le stime sono ufficiose, ma durante gli incontri con i sindacati, incrociando carburante pagato e strada percorsa, è uscita fuori una media da far spalancare gli occhi: due chilometri al litro.
Possibile? Ovviamente no, troppo poco anche per i vecchissimi mezzi della municipalizzata che così, pur senza esporsi sulle cifre, ha chiesto aiuto ai rappresentanti dei lavoratori.
«Ama – si legge nel verbale dell’incontro – nell’ambito di una più ampia limitazione dei rischi di security, intende implementare contromisure urgenti atte a tutelare il patrimonio aziendale con particolare attenzione verso l’erogazione di carburante all’interno degli stabilimenti di Ponte Malnome, Acilia, Tor Pagnotta, Salario e Rocca Cencia attraverso l’installazione di un sistema di videosorveglianza».
Passo obbligato, il coinvolgimento dei lavoratori, perchè per legge l’utilizzo di impianti tecnologici dai quali possa derivare, anche indirettamente, la possibilità di un controllo a distanza dei dipendenti richiede un accordo preventivo coi sindacati.
Che però, si diceva, non c’è stato. «Non si tratta di essere contrari o meno al singolo accordo sulla videosorveglianza, su cui abbiamo pregiudizi ma non quando si tratta di tutelare il patrimonio aziendale – spiega meglio il suo “no” la Fp Cgil Roma e Lazio, che non ha firmato assieme ai colleghi di Cisl, Uil e Fiadel -. Il consumo anomalo preoccupa anche noi, ma vanno analizzate tutte le possibili cause: i mezzi sparsi per la città sono facile preda e non possiamo far finta che saranno le telecamere a risolvere il problema».
C’è un brutto precedente, che non riguarda questa novità delle telecamere ma c’è, e fa parte purtroppo della storia aziendale: la vicenda «dell’uso improprio delle carte carburante», come l’aveva descritta Ama, che ad aprile dell’anno scorso – scoprendo incongruenze tra le quantità accreditate sulle tessere e quelle versate dentro i camioncini – aveva avviato alcune contestazioni disciplinari. Caso chiuso, quello. Mentre resta in piedi, e da risolvere, il «nuovo» giallo della benzina mancante.
Che, come spiegano i sindacalisti-dipendenti, ha anzitutto a che fare con la non custodia dei mezzi: «Il problema è lì, nei depositi a cielo aperto, per esempio quelli davanti al Verano: sapete quanti serbatoi vengono “bucati” o asportati? Sono esterni, nulla di più facile!».
Le officine aziendali confermerebbero il trend. E quindi, indirettamente, la versione della Cgil, e cioè che i problemi non si trovano ai distributori ma altrove, qua e là in città .
L’ipotesi, adesso, è che l’azienda provveda comunque all’installazione della videosorveglianza scavalcando il mancato accordo sindacale: del resto, tutti i progetti sono già pronti.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Marzo 14th, 2018 Riccardo Fucile MANCANO 130 MILIONI DI FINANZIAMENTO STATALE
Sono oltre 7.400 gli studenti universitari risultati idonei a ricevere la borsa per l’anno accademico
2016-2017, quindi con tutte le carte in regola, ma restano in lista d’attesa perchè di fatto i soldi non ci sono.
Tutto parte dal 2015-2016: ben 35mila ragazzi hanno perso la borsa di studio universitaria a causa delle modifiche apportate all’indicatore Isee.
Nell’anno successivo i fondi sono aumentati, riportando la situazione alla“vecchia” normalità dove vengono esclusi dalla borsa 7.441 aventi diritto.
«Mancano ancora 130 milioni di euro sul Fondo integrativo statale per garantire una copertura totale degli idonei, nonostante l’aumento dell’ultimo anno che lo ha portato a 219 milioni — spiega Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari — il sottofinanziamento del sistema di diritto allo studio sta provocando una distorsione delle fonti di finanziamento per provare a coprire tutti gli idonei alla borsa: oltre ai fondi immessi dagli atenei, infatti, molte regioni sono costrette a utilizzare i Fondi Sociali Europei per coprire le borse, invece di utilizzarli per migliorare la qualità dei servizi offerti»
In base alla ripartizione del Fis per il 2017, le regioni del Sud ottengono un aumento del 40% mentre quelle del Centro perdono il 7,3% e quelle del Nord perdono il 13,7%.
Nel dettaglio, il Lazio, il Piemonte, la Lombardia e la Valle d’Aosta hanno perso il 20% rispetto al 2016: per il Lazio sono spariti 5,8 milioni di euro, in Piemonte 2,5 milioni e nella Lombardia 4,6 milioni, il Veneto ha perso 2,5 milioni e l’Emilia Romagna 1,9.
Buone notizie invece per il meridione dove la Sicilia è passata dai 12,5 milioni del 2016 ai 25 del 2017, la Puglia e la Calabria hanno guadagnato 4 milioni di euro ciascuna e la Sardegna 3,5 milioni.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Università | Commenta »
Marzo 14th, 2018 Riccardo Fucile LA DENUNCIA DELL’UNIONE INQUILINI DEL VI MUNICIPIO DI ROMA
Qualche giorno fa l’Unione Inquilini di Roma ha segnalato un presunto abuso da parte di un consigliere M5S del VI Municipio, Alessandro Stabellini.
Secondo il racconto del sindacato il modulo per la richiesta di interventi ordinari per gli alloggi ERP veniva inviato dagli uffici proprio a Stabellini.
“Ci domandiamo perchè un ufficio istituzionale-amministrativo debba svolgere il ruolo di comitato elettorale del Consigliere appartenente al M5S Alessandro Stabellini. Ma soprattutto, perchè nessun Dirigente è intervenuto per impedire questo abuso?”, scriveva l’Unione Inquilini qualche giorno fa.
Oggi il segretario romano Guido Lanciano e Fabrizio Ragucci dell’Unione Inquilini sono stati ascoltati in Commissione Trasparenza, presieduta da Marco Palumbo (PD) sull’argomento.
Ma il presidente del VI Municipio Romanella e lo stesso Stabellini non si sono presentati all’audizione, nemmeno per difendersi.
Il prestampato con tanto di doppio indirizzo è stato rinvenuto presso l’Ufficio Relazioni con il Pubblico.
Nonostante l’unico rappresentante del Municipio presentatosi oggi in Commissione, il responsabile dell’Urp, abbia dichiarato che il modulo in questione non è quello ufficiale del Municipio e che in Municipio nessuno sapeva di questa doppia destinazione dei moduli, una relazione dettagliata è stata richiesta al presidente e al direttore del Municipio.
Le consigliere comunali Eleonora Guadagno e Carola Campi (M5S) hanno invece constatato l’abuso e hanno preso le distanze dal consigliere, che invece nella pagina del M5S VI Municipio fino a qualche giorno fa andava raccontando “gli oltre 350 gli interventi di manutenzione effettuati dal Municipio VI. Tutti interventi diventati improcrastinabili causa totale mancanza di manutenzioni effettuate dalle Amministrazioni precedenti, comportanti però un aggravio sulle già esigue risorse economiche municipali”.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Grillo | Commenta »
Marzo 14th, 2018 Riccardo Fucile CON MUSUMECI NON E’ CAMBIATO NULLA
Sei minuti e 19 secondi. Neanche il tempo di arrivare a sette e la seduta dell’Assemblea regionale
siciliana è stata sospesa e rinviata alla settimana prossima. A Palazzo dei Normanni ci ricascano.
E per l’ennesima volta il Parlamento dell’isola si fa segnalare per una seduta lampo. Cinque minuti usati per leggere il verbale della seduta precedente, qualche secondo di pausa fisiologica e poi il presidente di turno, Roberto Di Mauro, ha incardinato il disegno di legge 46, che contiene le norme stralciate dall’esercizio provvisorio. Quindi sono stati indicati i temini per la presenzione degli emendamenti: c’è tempo fino alle 12 di venerdì.
Per oggi, invece, l’Ars chiude i battenti. E in aula quasi deserta Di Mauri ha rinviato tutto a martedì prossimo alle ore 16.
Tempo netto di lavoro? Sei minuti e 19 secondi appunto. Un record che batte tutti i precendenti registrati in passato sempre all’Ars.
Di assisi fulminee, infatti, il Parlamento regionale siciliano ha dimostrato di essere esperto.
Ci sono le sedute medie, come quella che il 15 ottobre 2014 era durata 57 minuti, quelle veloci, come i 22 minuti di lavoro del 20 febbraio del 2015, e quelle velocissime, come il 23 ottobre 2013, quando Sala d’Ercole aveva chiuso i battenti nel giro di 19 minuti tondi.
Una riunione flash, che però aveva fatto guadagnare ad ogni parlamentare 27 euro al minuto, cioè 1.614 euro l’ora.
Meglio non è andata con la nuova legislatura, che ha visto il numero dei parlamentari ridotto da 90 a 70.
Da dicembre — mese d’insediamento del nuovo consiglio regionale dopo le elezioni del 5 novembre — l’Ars si è riunita 19 volte: sette a dicembre, quando la nuova maggioranza di centrodestra doveva eleggere le nuove cariche al vertice di Palazzo dei Normanni, cinque a gennaio, quattro a febbraio e tre a marzo.
Nel conteggio, però, rientra anche l’ultima seduta da sette minuti. Anzi meno: sei minuti e 19 secondi. Neanche il tempo di arrivare in ritardo.
(da “il Fatto Quotidiano“)
argomento: denuncia | Commenta »
Marzo 14th, 2018 Riccardo Fucile LA CRISI POLITICA SCATENATA DALL’ASSASSINIO DEL GIORNALISTA JAN KUCIAK CHE INDAGAVA SUI RAPPORTI TRA IL GOVERNO E LA ‘NDRANGHETA
Il primo ministro slovacco Robert Fico getta la spugna: sotto pressione da settimane per la crisi politica innescata dall’assassinio del giornalista investigativo Jan Kuciak, ha annunciato le sue dimissioni.
Ma ha posto come condizione che il presidente Andrej Kiska accetti di riconoscere al partito del premier, il socialista-populista Smer, il diritto di nominare un successore alla guida dell’esecutivo. In sostanza chiede che venga rispettato il risultato delle elezioni di due anni fa e non ne vengano indette di anticipate.
Lunedì si era dimesso il ministro dell’Interno Robert Kalinak, dopo le partecipatissime manifestazioni di protesta e le pressioni degli alleati della coalizione tripartita scatenate dall’omicidio di Kuciak, che indagava sui legami tra politica e criminalità , e della sua compagna. In precedenza avevano lasciato altri esponenti delle istituzioni, compreso il titolare della Cultura.
La mossa di Fico è stata concordata con i leader alleati del Most-Hid, il partito della minoranza ungherese, e dell’ultranazionalista Partito nazionale slovacco.
Kiska aveva invece proposto un sostanziale rimpasto di governo o le elezioni anticipate.
Sull’omicidio Kuciak grava l’ombra della ‘ndrangheta. Il primo marzo erano stati arrestati sette italiani, alcuni appartenenti alla famiglia Vadalà , che erano stati rilasciati due giorni dopo perchè non erano emerse “prove sufficienti a passare a un’accusa formale”.
Ieri Antonino Vadalà è stato arrestato su mandato della procura di Venezia nell’ambito di un’indagine su traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio e mafia.
(da agenzie)
argomento: Europa | Commenta »