Marzo 24th, 2018 Riccardo Fucile
LEGA SODDISFATTA PER L’ELEZIONE DI MISTER COERENZA CHE A GENNAIO AVEVA DETTO: “MAI CON LA LEGA, SIAMO GENETICAMENTE DIVERSI”… IN FORZA ITALIA MOLTE DEFEZIONI
Il neo presidente della Camera Roberto Fico incontra Giancarlo Giorgetti poco dopo le 11, in un
corridoio vicino l’aula di Montecitorio. “Ho sentito tanto parlare di lei”, dice il braccio destro di Matteo Salvini all’uomo indicato dai 5 Stelle.
Lui, Fico, lo scorso gennaio aveva garantito che il Movimento “mai sarebbe stato alleato con la Lega anche dopo il voto: siamo geneticamente diversi”.
Ma per il Carroccio è acqua passata: tra il centrodestra e Luigi Di Maio c’era un patto
Nel giorno in cui si sblocca l’impasse sulle presidenze, i leghisti si sentono i vincitori del braccio di ferro consumatosi all’interno del centrodestra. E la mossa compiuta nel pomeriggio di venerdì dal loro leader, che ha ordinato al suo gruppo di votare Anna Maria Bernini al Senato senza consultare Berlusconi, è stata un’appropriata reazione. “Se uno prende un cazzotto in faccia, in qualche modo lo restituisce. È legittima difesa”, commenta sorridente al bar il deputato del Carroccio Gianni Tonelli.
Il riferimento è probabilmente alle grandi manovre messe in atto negli ultimi giorni dall’ex premier, con l’obiettivo di allontanare il capo leghista dal leader pentastellato.
Sparigliare le carte è servito a superare il blocco creato dal nome di Paolo Romani, giudicato invotabile dai grillini. E per avvicinarsi un altro po’ a Palazzo Chigi: “Se la Lega fa un passo indietro, è per farne altri dieci in avanti”, dice un altro onorevole.
I 124 deputati del Carroccio, che a Montecitorio può contare su un gruppo parlamentare secondo soltanto a quello dei 5 Stelle, hanno giocato la loro partita a carte coperte. Venerdì, mentre il loro capo si preparava a far saltare il banco a Palazzo Madama, tenevano le bocche cucite. Poi, dopo l’ufficializzazione dello strappo, quasi tutti ammettevano di conoscere le intenzioni del leader.
Questa mattina, hanno invece sostenuto Fico in modo compatto. “Lo votiamo fin da subito”, ha annunciato il capogruppo Giorgetti ai cronisti, uscendo dalla Camera mentre era in corso la prima chiama.
La serenità dei leghisti si scontrava con la tensione all’interno del gruppo di Forza Italia. Gli azzurri, a voto già iniziato, non avevano ancora chiara quale fosse la linea da tenere. Si accalcavano attorno a Brunetta per chiedere indicazioni.
Dopo essersi riuniti in una sala attigua all’aula, i deputati di Fi hanno atteso la seconda chiama prima di scegliere (di malavoglia) Fico: “Io non lo voto”, si sentiva, passando accanto ai capannelli formati dagli onorevoli.
Anche Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni ha garantito il sostegno al presidente eletto. Ma se Fico ha ottenuto circa 70 voti in meno rispetto a quelli che avrebbero dovuto garantirgli i gruppi parlamentari che lo appoggiavano, significa che nel centrodestra non tutti hanno rispettato le consegne.
I leghisti hanno votato Fico senza patemi. Ma in aula, quando è stato superato il quorum di 311 voti, sono rimasti seduti, impassibili. Immobili sono rimasti anche i colleghi di Forza Italia, che sono però scattati in piedi alla notizia dell’elezione alla presidenza del Senato di Maria Elisabetta Casellati. Di fianco a loro, i 5 Stelle si spellavano le mani a forza di applaudire. I grillini, con in testa Di Maio, sono stati gli unici ad alzarsi in piedi.
Alla fine della seduta, mentre i colleghi si mettono in coda al guardaroba per recuperare le valige e tornare a casa, capannelli di 5 Stelle e leghisti si formano fuori dall’aula. In ottica alleanza di governo, la quadra trovata sui presidenti d’assemblea “può essere un primo passo”, dice il deputato del Carroccio Invernizzi.
Non si sbilancia neppure Giorgetti: “Noi al governo? Boh, che ne so… Una cosa alla volta, vediamo”.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 24th, 2018 Riccardo Fucile
“STAVA FACENDO SALTARE LE AUTONOMIE DI LOMBARDIA E VENETO”… “NO A UN GOVERNO CON IL M5S, HANNO UN PROGRAMMA DA VECCHIA DC”
Umberto Bossi, senatore Lega Nord, scaglia parole dure contro l’attuale leader del Carroccio Matteo Salvini dopo il mancato appoggio al nome di Romani per la presidenza del Senato.
“Salvini ha parlato prima di pensare, se per colpa sua saltavano autonomie di Lombardia e Veneto lo appendevano in piazza come il suo amico Mussolini”, ha detto Bossi.
Poi sull’ipotesi governo Lega-M5S afferma: “No ad un governo con loro, quelli del M5S hanno un programma vecchio dei tempi della Democrazia Cristiana, vogliono fare la cassa del Mezzogiorno per l’assistenzialismo che è già fallito una volta”.
Le visioni restano ben distinte e distanti.
(da agenzie)
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Marzo 24th, 2018 Riccardo Fucile
BERLUSCONI ALLA FINE NE ESCE CON UNA FEDELISSIMA DI GHEDINI AL SENATO MA INCAPACE DI UN COLPO DI RENI CHE CHIUDA UNA FASE E NE APRA UNA NUOVA… E ALLA FINE I CANDIDATI DI GARANZIA GARANTISCONO SOLO I VINCITORI
Ore nove del mattino di sabato 24 marzo, palazzo Grazioli. Silvio Berlusconi ha sul tavolo un
comunicato, pronto per essere diffuso. Nero su bianco vi ha fatto scrivere il nome del candidato del centrodestra per la presidenza del Senato. È quello di Anna Maria Bernini. Un’accoppiata che, stando alle comunicazioni ufficiali, dovrebbe comprendere Riccardo Fraccaro alla Camera. La partita è chiusa.
Di lì a qualche minuto la storia cambia il suo corso. E prende tutt’altra direzione.
Riavvolgiamo il nastro, perchè per raccontare le dodici ore che hanno messo in fibrillazione i partiti fino alla soglia del sostenibile, che hanno portato a una soluzione stravolta nel giro di qualche decina di minuti occorre partire dall’inizio.
Da quando, venerdì sera, Matteo Salvini spacca la coalizione, e vota la forzista Bernini a Palazzo Madama bruciando di fatto il candidato ufficiale degli azzurri, Paolo Romani.
La riunione del vertice di Forza Italia e il comunicato glaciale in cui si denuncia una “rottura a freddo” dei patti è storia.
Ma è proprio subito dopo, nel cuore della notte, che la diplomazia del Carroccio si rimette in moto. Salvini chiama a Grazioli, inizia a tessere la tela per riannodare i fili del dialogo.
Spiega che non avrebbe mai mandato uno dei suoi a votazioni al buio a Montecitorio (Giorgetti, nella fattispecie, chiesto a gran voce da Gianni Letta e dal vertice azzurro) che la presidenza ai 5 stelle è un modo per tenere aperte tutte le strade in vista di un futuro esecutivo.
E che la sua forzatura sul Senato aveva come unico fine quello di superare il nome di Romani, su cui i grillini si erano impuntati, e non di cambiare schema e giocare di sponda con loro per eleggere un nome del Carroccio.
Berlusconi è furioso, ma ancora più furiosi sono i suoi. Ma con il passare dei minuti capisce che l’alleato fa sul serio: se non cede, apre definitivamente la porta all’asse gialloverde, con il risultato di vedersi tagliato fuori dai giochi. Con tutte le ricadute del caso sul partito e sulle aziende.
È a quel punto che chiama Salvini. Gli chiede un segnale: “I 5 stelle non possono imporci un candidato mentre noi accettiamo passivamente il loro – è il ragionamento – Se vogliono l’accordo deve essere alla pari, anche noi dobbiamo poter dire la nostra sui nomi”.
Appena il segretario della Lega attacca il telefono, apre la lista delle ultime chiamate. In cima c’è il numero di Di Maio, perchè “non si contano più le volte che si sono sentiti, è un filo diretto praticamente”, spiegano dalla Lega. Lo pigia.
“Dovete dare un nome da sacrificare come gesto per convincere Berlusconi”, spiega. Deve insistere, la diffidenza della war room stellata è tanta. L’offerta è di quelle difficili da accettare: ufficializzare una candidatura per farsela bocciare. Senza garanzie su nulla.
Sono momenti di tensione, alla fine arriva un sofferto ok.
Di Maio spiega che per il Movimento Fraccaro e Fico sono sullo stesso piano, hanno lo stesso valore. Salvini non pone veti su nessuno dei due nomi, ma esprime una preferenza per il secondo.
Soprattutto perchè il primo ha origini del Nordest. La terra verde più lontana dal milanese Matteo, sulla quale è meno facile mantenere il controllo. Mette in conto anche il voto in Friuli, ed ecco che è meglio non dare adito a sponde per criticare la leadership su quel versante. “Anche perchè Fico ha tenuto un profilo più istituzionale – spiegano dalla Lega – Fraccaro ci ha insultato per anni”.
Di Maio chiede al suo uomo fidatissimo la disponibilità , lui gliela concede senza esitare. Così matura un comunicato stampa del tutto irrituale, trasmesso intorno alla mezzanotte alle agenzie di stampa.
Irrituale perchè offerto in pasto alle lunghe trattative della notte, e di fatto bruciando l’assemblea delle 9 del mattino degli eletti 5 stelle. Il messaggio arriva a Grazioli. Dove la situazione, invece di sbloccarsi, si incarta nuovamente.
Berlusconi ha avuto il riconoscimento politico che cercava. E spariglia: “Ora si può tornare su Anna Maria”.
Convoca un vertice da tenersi in contemporanea con l’assemblea 5 stelle, e nella notte fa preparare il comunicato. C’è la bocciatura di Fraccaro, con i termini morbidi della “figura non pienamente idonea”. E c’è il nome della Bernini, la candidata ritenuta più idonea per ricoprire l’incarico.
Quando la notizia arriva a Romani e Renato Brunetta, scoppia la bufera.
Alle nove, puntualissimi i due capigruppo si infilano a Grazioli con l’umore nero. “Non ci possiamo far imporre il nome da Salvini, non esiste”.
La discussione è accesa a tal punto che a un certo punto minacciano le dimissioni, escono dalla stanza del vertice, e si chiudono in una attigua. Sono i primi a sfilarsi e ad abbandonare il vertice.
Niccolò Ghedini tiene il punto insieme a loro. Anche Letta e Giorgia Meloni, al lavoro tutta la notte perlimare le distanze.
Alla fine Berlusconi cede. Si va sul terzo nome. È quello di Elisabetta Alberti Casellati. Un rapporto stretto con lo storico avvocato e consigliere del leader azzurro. Dal 2008 al 2011 sottosegretaria di Angelino Alfano al ministero della Giustizia, i tempi di Ruby rubacuori “nipote di Mubarak” e della guerra santa alle procure, memorabili i suoi duelli televisivi con Marco Travaglio.
Gianni Letta è l’ultimo a insistere sulla necessità di non cedere sulla Camera ai 5 stelle. Bloccato da Salvini: “Su quello non si discute”.
A qualche centinaio di metri lo stato maggiore stellato è con il fiato sospeso fin dalle prime luci dell’alba. Dopo le crepe degli ultimi giorni, la fiducia nel Carroccio non è completa. Da Grazioli parte una telefonata: “È fatta”. Sono circa le 10.20 quando il centrodestra fa partire il comunicato: Casellati al Senato, no a Fraccaro. Nemmeno il tempo di domandare la reazione alla bocciatura del candidato annunciato dalla notte, che tre minuti dopo Di Maio scioglie le riserve. Scende in assemblea insieme al compagno di tante battaglie, lo abbraccia, lo indica come candidato del Movimento a Montecitorio.
I volti si distendono, la maggioranza è schiacciante, al netto dei franchi tiratori la partita è chiusa nelle votazioni del mattino.
È a quel punto che da uno dei massimi vertici della diplomazia leghista parte un messaggio al proprio omologo: “Ti fidi ora?”. La risposta arriva a stretto giro. Solo un’emoticon: è quella di un bacio.
Ed è così che si ritorna alla casella di partenza. A ieri mattina, quando un ignaro passante ha scoperto un murales, giusto a metà strada tra Montecitorio e Palazzo Madama. E ha visto su un muro, il bacio che trentasei ore dopo si sarebbe trasferito sullo schermo di uno smartphone.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 24th, 2018 Riccardo Fucile
ORA DIVENTA PER IL M5S UN ESEMPIO DEL RINNOVAMENTO DEL PARLAMENTO
Sarà Maria Elisabetta Alberti Casellati la candidata del centrodestra alla presidenza del Senato della Repubblica e verrà votata anche dal MoVimento 5 Stelle nell’ottica di uno scambio che vedrà i deputati di Salvini, Berlusconi e Meloni convergere sul nome di Roberto Fico alla Camera.
Laureata in giurisprudenza, la Casellati esercita la professione di avvocato a Padova ed ha aderito a Forza Italia sin dalla sua fondazione.
È stata eletta nel 2014 al Consiglio Superiore della Magistratura in quota Forza Italia ed è stata sottosegretaria alla Salute in due governi guidati da Silvio Berlusconi.
In un video che risale al 2013 tratto da Otto e 1/2 la vediamo mentre litiga furiosamente con Marco Travaglio su Silvio Berlusconi e sulle condanne ricevute dal leader di Forza Italia.
Durante la trasmissione Travaglio, interrotto in più occasioni dalla Casellati, ha apostrofato come “puttanate” le tesi in difesa di Berlusconi da parte dell’attuale candidata alla presidenza del Senato.
In un altro video che risale sempre al 2013 la vediamo lasciare lo studio della Gabbia durante un dibattito su Silvio Berlusconi e sul voto in commissione sulla legge Severino.
La Casellati si arrabbia quando Gianluigi Paragone dice che Berlusconi “non ha avuto le palle di far cadere il governo”.
In un video che risale al 2011 c’è un altro scontro tra Casellati e Travaglio sempre sullo stesso argomento: Silvio Berlusconi.
Secondo Danilo Toninelli, capogruppo in pectore del M5S, la decisione sulle presidenze delle Camere “rappresenta la giusta conseguenza del voto popolare che è stato un voto di cambiamento”. “Aspettiamo a festeggiare” ma il parlamento ora si trasforma ” da luogo della casta a luogo principe della democrazia”, da cui far partire “i tagli ai privilegi e agli sprechi”.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 24th, 2018 Riccardo Fucile
INIZIAMO BENE: IL FUTURO PRESIDENTE DELLA CAMERA HA MENTITO NEL SUO CURRICULUM
Roberto Fico, il deputato a 5 Stelle che qualche tempo fa ci raccontava la fatica di vivere con
tremila euro al mese (e tutte le spese pagate), sta per diventare il prossimo presidente della Camera.
Dal momento che per cinque anni ci siamo dovuti sorbire ogni sorta di illazione sulla preparazione e la competenza di Laura Boldrini (che ha un curriculum di tutto rispetto) andiamo a vedere chi è il pentastellato che diventerà la terza carica dello Stato.
Laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Trieste con una tesi dal titolo Identità sociale e linguistica della musica neomelodica napoletana Fico racconta di aver conseguito successivamente un Master in “Knowledge management” organizzato “dai politecnici di Palermo, Napoli e Milano”.
Durante questo “master” Fico scrive di aver avuto la possibilità “di approfondire gli studi sulla gestione e sulla distribuzione del capitale umano e della conoscenza all’interno delle aziende private, delle organizzazioni no-profit e del settore pubblico”. Questo dato è riportato sia nella biografia del sito ufficiale di Fico che sul suo curriculum pubblicato su Rousseau, il cosiddetto sistema operativo del M5S.
La cosa interessante è che non esistono nè un Politecnico di Napoli nè un Politecnico di Palermo.
A notare l’incongruenza è stato su Twitter Alfonso Fuggetta, che è docente proprio al PoliMi.
L’ufficio stampa del Politecnico di Milano ha confermato a neXt Quotidiano che il Politecnico di Milano non ha mai erogato un master in “Knowledge Management”.
Per motivi di privacy però il Politecnico non ha potuto confermare o smentire l’ipotesi, avanzata da Fuggetta su Twitter e sostenuta anche dal Direttore Laboratorio Nazionale per l’Informatica e la Telematica Multimediali (nonchè docente alla Federico II di Napoli) Giorgio Ventre che il “master” a cui fa riferimento Fico nel suo curriculum sia in realtà un progetto promosso da Poliedra — Politecnico di Milano in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Università degli studi di Palermo e Academy 365 che si chiama “Multimedia Skill“.
Il progetto finanziato dal Ministero del Lavoro prevedeva interventi formativi per 150 giovani disoccupati laureati in discipline umanistiche e comprendeva cinque percorsi formativi tra cui appunto “knowledge management”.
Ma non si trattava di un master.
Il progetto è stato attivato una volta sola nel 2002. Roberto Fico si è laureato a Trieste nel 2001.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 24th, 2018 Riccardo Fucile
IL TENENTE COLONNELLO DEI GENDARMI ARNAUD BELTRAME NON CE L’HA FATTA
Il tenente colonnello dei gendarmi Arnaud Beltrame è morto in seguito alle ferite riportate ieri nell’attacco terroristico di Trebes, in Francia.
L’annuncio arriva su Twitter dal ministro dell’Interno francese, Gerard Collomb. Beltrame, 45 anni, si era offerto al terrorista al posto di una donna ostaggio.
“Il tenente colonnello Arnaud Beltrame ci ha lasciato. È morto per la patria. La Francia non dimenticherà mai il suo eroismo, la sua bravura, il suo sacrificio. Con il cuore addolorato, invio la vicinanza di tutto il Paese alla sua famiglia, i suoi parenti e i suoi colleghi della Gendarmeria dell’Aude”, scrive il ministro su Twitter pubblicando una foto del tenente colonnello con la bandiera tricolore francese.
Con la morte di Beltrame, il bilancio dell’attacco terroristico di ieri sale a quattro vittime e 15 feriti.
Anche il presidente francese ha reso omaggio al gendarme: “È caduto da eroe”, ha scritto Emmanuel Macron in un comunicato, e merita il “rispetto e l’ammirazione dell’intera nazione”. Lo riporta l’emittente radio francese Europe 1.
Occhi chiari, fronte alta, un cognome che più italiano non si può, il tenente colonnello dei gendarmi Arnaud Beltrame è oggi l’uomo più amato dai francesi.
Come un eroe d’altri tempi, si è offerto al terrorista Redouane Lakdim al posto di una donna ostaggio, poi ha avuto la prontezza di spirito di lasciare il suo cellulare acceso, in contatto con i colleghi.
Quindi è rimasto gravemente ferito, alla gola, nell’assalto finale. “Ha fatto onore all’arma e alla sua patria, tutti rivolgiamo oggi un pensiero a quest’uomo che lotta fra la vita e la morte”, ha detto con voce commossa Emmanuel Macron, rendendogli un omaggio solenne.
Sui social, la sua fotografia, le parole commosse che la accompagnano, hanno inondato la rete.
Quarantacinque anni, numero 3 della gendarmeria della regione dell’Aude, è cresciuto nel vivaio degli ufficiali francesi, il prestigioso liceo di Saint-Cyr-Coetquidan, che gli è valso poi un primo passaggio – giovanissimo – nel 1/o reggimento della Guardia repubblicana.
Originario del Morbihan, nel nord, è voluto tornare nella sua terra, andando a guidare la compagnia di gendarmeria di Avranches, sulla Manica, già nell’agosto 2010.
Fu poi nominato consigliere al ministero dell’Ecologia, dove aveva come missione il coordinamento fra il gabinetto ministeriale e la gendarmeria.
Un periodo di distacco durato qualche anno, al termine del quale era voluto tornare alla Scuola di guerra. Quindi la decisione – per la carriera – di lasciare il nord, dopo aver ricevuto per il suo valore la Legion d’onore nel 2012. Dal nord, al sud: dopo aver comandato la compagnia della Manica, ha deciso di andare a guidare i gendarmi nell’Aude, sud-ovest, ai piedi dei Pirenei.
Qui, dove è sempre stato stimatissimo dai suoi uomini, aveva avuto una sorta di premonizione soltanto qualche mese fa: nel dicembre 2017, il tenente colonnello Beltrame aveva organizzato, insieme con la Prefettura e i pompieri locali, un’esercitazione.
Una simulazione di un attentato a Carcassonne. Lo scenario immaginato da Arnaud Beltrame per quell’esercizio era una strage terroristica in un supermercato.
Proprio quella che egli stesso, con il suo comportamento eroico, ha evitato oggi, salvando la vita a una donna, ultimo ostaggio rimasto in mano al terrorista Redouane Lakdim.
Poi, il sangue freddo di lasciare il telefono connesso con i colleghi, che hanno lanciato il blitz quando hanno udito i colpi del terrorista contro l’unico ostaggio rimasto nelle sue mani, il tenente colonnello Beltrame.
(da agenzie)
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Marzo 24th, 2018 Riccardo Fucile
IL NOME DI FRACCARO E’ STATO MANDATO A INFRANGERSI CONTRO IL VETO PREVISTO DEL CENTRODESTRA PER POI FAR PASSARE IL NOME VERO DI FICO
Roberto Fico prende la parola, nel mezzo dell’assemblea di deputati e senatori, e ringrazia. 
Il patto tra pragmatici e ortodossi nel Movimento ha tenuto: è lui il candidato del Movimento 5 stelle per la presidenza della Camera.
Il nome di Riccardo Fraccaro, uscito da un vertice nella notte, è stato mandato a infrangersi contro i veti del centrodestra. Un gioco delle parti sapientemente orchestrato da Di Maio e Salvini.
Il capo politico M5S esce dalla riunione degli eletti e dice a Repubblica: “L’intesa è questa. Noi votiamo Casellati, loro votano Fico”. “Quindi è fatta?”, chiediamo. “Vediamo, non dire gatto finchè non ce l’hai nel sacco”, ribatte senza perdere il sorriso.
Roberto Fico lo segue poco dietro, circondato dalle pacche sulle spalle degli ortodossi. In primis Carlo Sibilia, che ieri sera, con un tweet sibillino, aveva fatto capire che le cose potevano essere diverse da come apparivano.
(da agenzie)
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Marzo 24th, 2018 Riccardo Fucile
LA PENOSA DIATRIBA NEL CENTRODESTRA PORTA ALLA SPARTIZIONE CONCORDATA DA SALVINI: UNA POLTRONA A FORZA ITALIA E UNA AL M5S… BERLUSCONI FA FINTA CHE SALVINI NON ABBIA IN TASCA L’INCIUCIO CON DI MAIO
È il giorno decisivo per la presidenza delle Camere. Il vertice mattutino del centrodestra ribalta gli scenari che si erano prospettati nella notte.
Tramonta nel giro di poche ore la candidatura cinquestelle di Riccardo Fraccaro a Montecitorio. Il suo nome era emerso nella notte, annunciato dai capigruppo in pectore Giulia Grillo e Danilo Toninelli.
Da Palazzo Grazioli, però arriva la frenata: Berlusconi, Salvini e Meloni aprono alla presidenza della Camera per il Movimento ma bocciano Fraccaro.
E Luigi Di Maio, all’assemblea dei gruppi parlamentari, torna su Roberto Fico. “E’ un sogno meraviglioso. Poi manca il tassello del governo”, ha detto il leader dell’ala intransigente 5s commosso dopo un lungo abbraccio con Di Maio davanti ai parlamentari del movimento.
In mattinata, Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede e Stefano Buffagni si erano incontrati con Luigi Di Maio e Beppe Grillo all’Hotel Forum prima di spostarsi in Parlamento. “Sono molto ottimista, a breve vedrete cosa succederà “, aveva dichiarato il candidato premier pentastellato.
Ma le convulse ore serali e notturne avevano portato anche ad un altro – ennesimo – colpo di scena nel centrodestra: il passo indietro della forzista Anna Maria Bernini, indicata per il Senato dalla Lega in oltraggio al candidato Paolo Romani scelto da Silvio Berlusconi.
Stamattina si è ripartiti alle 9 con un vertice dai toni della resa dei conti. Sul tavolo proprio il nodo di Palazzo Madama.
Nelle ore notturne, infatti, si è anche prospettata l’ipotesi di una ricucitura interna al centrodestra sul nome di Elisabetta Casellati, componente del Csm. Il suo nome è stato proposto a Berlusconi come punto di caduta tra FI e Lega.
Una novità che alla fine ha incontrato il via libera di tutti, anche l’ok del M5S. All’incontro di Palazzo Grazioli era presente tutto lo stato maggiore di Forza Italia (solo Paolo Romani e Renato Brunetta sono usciti attorno alle 10 annunciando di non essere autorizzati a parlare). Giorgia Meloni era accompagnata da Ignazio La Russa.
Alle 10 e 30 si riprende a votare.
Il Pd, intanto, osserva: la riunione dei gruppi convocata per decidere come votare per la presidenza delle Camere alla terza votazione, è stata rinviata alle 9.30 ed è durata pochi minuti.
Il reggente Maurizio Martina ha proposto ai parlamentari di votare al terzo scrutinio due candidati di bandiera dem per le presidente di Camera a Senato. Potrebbero essere Valeria Fedeli al Senato e Roberto Giachetti alla Camera.
(da agenzie)
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