Marzo 28th, 2018 Riccardo Fucile
OVVERO 13,6 MILIONI (IL RICAVO REALE DEGLI ACCERTAMENTI IN TRE ANNI) DOVREBBERO COPRIRE 50 MILIARDI DEL COSTO PER ABOLIRE LA FORNERO… E GLI INVALIDI VERI ALLA FINE VENGONO CRIMINALIZZATI DALL’ENNESIMA BUFALA SOVRANISTA
Alberto Brambilla, già sottosegretario con delega alle questioni previdenziali del ministro Maroni e presunto esperto per queste stesse materie della Lega, ha presentato ieri la sua “innovativa” proposta: si potrebbe finanziare la revisione della legge Fornero sulle pensioni tagliando 50 miliardi in dieci anni, per “quell’assistenza che va ai falsi invalidi e a chi non se lo merita, perchè mente sui requisiti”.
Un’affermazione che ci riporta tristemente indietro di un decennio, alla campagna contro i “falsi invalidi”, iniziata nel 2008, dal governo Berlusconi e confermata poi, per scelta parlamentare, durante il governo Monti.
Una campagna che ha portato ad indire controlli straordinari che nel complesso, nell’arco temporale 2009-2015, hanno interessato circa la metà dei titolari delle prestazioni: 1 milione 250mila controlli.
E’ sempre il caso di precisare che i controlli vanno fatti e gli abusi puniti.
Ma non possiamo certo dimenticare che la campagna mediatica contro i “falsi invalidi” di quegli anni ha comportato per i veri invalidi, che sono la stragrande maggioranza, uno stigma sociale pesantissimo.
Culminato nella famosa copertina del settimanale Panorama in cui si ritrae un Pinocchio in sedia a rotelle con il titolo “Scrocconi … a spese nostre”.
Con quali risultati?
I dati relativi alla prima ondata di controlli, dal 2008 al 2013, non permettono di distinguere fra benefici revocati, benefici da ridurre per cambiamento di fascia o per riconoscimento di una percentuale invalidante inferiore rispetto alla stessa fascia.
Si tratta quindi di dati che mettono insieme le situazioni di abuso, con gli esiti delle ordinarie visite sanitarie di revisione (inserite nei controlli straordinari per evitare che i ritardi dell’Inps nell’effettuare gli accertamenti facessero decadere i veri invalidi dai benefici).
Sappiamo invece quali sono stati gli effetti dei 450 mila controlli straordinari effettuati nel triennio 2013-2015.
La legge di stabilità per il 2013 che li ha previsti ha infatti disposto che le eventuali risorse aggiuntive derivanti da questi controlli venissero destinate ad incrementare il Fondo per le non autosufficienze.
Ora sappiamo che si è trattato di 13 milioni e 600mila euro, confluiti nel Fondo per le non autosufficienze 2017 (il cui decreto di riparto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 9 febbraio 2018).
Alla luce di questi risultati, le domande che dobbiamo porci sono allora due:
1) non sarebbe il caso di ridimensionare invece che di rilanciare una campagna mediatica contro i falsi invalidi che ha negli anni ha creato un vulnus così forte e ingiusto nei confronti dell’intero mondo della disabilità ?
2) come pensa Alberto Brambilla di ricavare 5 miliardi all’anno per dieci anni dai falsi invalidi e da chi “non se li merita, perchè mente sui requisiti”? Potrebbe dirci, per piacere, a chi si riferisce e da dove tira fuori questi numeri?
Maria Cecilia Guerra
Docente di Scienza delle Finanze all’Università di Modena e Reggio Emilia
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 28th, 2018 Riccardo Fucile
SCONTRO CON DI MAIO, QUATTRO HANNO VOTATO CONTRO, MOLTI GLI ASTENUTI
Scontro nell’assemblea al Senato tra Luigi Di Maio e la senatrice Elena Fattori, al secondo mandato in Parlamento e nota per le sue posizioni pro-vax nonchè per gli scontri con Roberta Lombardi.
A provocare il litigio il nuovo Statuto sottoposto al voto dei parlamentari M5S.
Alle obiezioni di Fattori, tra gli eletti che hanno chiesto del tempo per visionare lo statuto prima di votarlo, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa AdnKronos, ha risposto per le rime Di Maio, sottolineando che le obiezioni sarebbero dovute arrivare prima del 26 settembre, quando gli attivisti lo hanno eletto leader del Movimento.
A maggior ragione alla luce del fatto che la stessa Fattori era candidata a quel ruolo.
Fattori ha infatti puntato il dito proprio contro i poteri del capo politico, soprattutto se dovesse diventare presidente del Consiglio.
“La perplessità che ho sollevato io – spiega sempre all’Adnkronos la senatrice raccontando quanto accaduto in assemblea – riguarda il ruolo del capo politico nel caso diventasse premier. A lui infatti spetta la nomina del capogruppo parlamentare e degli altri membri del consiglio direttivo. Qualora egli diventasse capo del governo la vedrei come un’interferenza del potere esecutivo su quello legislativo, quindi avrei gradito un distinguo in questo caso, lasciando al parlamentari l’elezione del capogruppo in caso di un ruolo governativo di Di Maio. La distinzione dei poteri è stata un punto importante nella campagna per il NO al referendum costituzionale che ci ha visti protagonisti”.
Alla fine, dopo varie obiezioni, sono stati solo due i senatori che hanno votato contro il nuovo Statuto. Ma anche alla Camera non sono mancate obiezioni e proteste.
Qui, a votare contro il documento che disciplina l’attività del gruppo parlamentare, come riporta sempre l’AdnKronos, sono stati tre deputati campani: Luigi Gallo, al secondo mandato, e le neo elette Doriana Sarli e Gilda Sportiello, militante storica del Movimento. Ma, a dispetto dei voti contrari, sarebbero state diverse le astensioni (una quindicina) e gli interventi critici in assemblea.
Tra questi, a fare le pulci allo statuto Andrea Colletti, avvocato abruzzese al secondo mandato.
Di Maio infatti, viene raccontato da alcuni presenti, più volte ha fatto notare che i contenuti dello statuto erano gli stessi che gli eletti avevano firmato nel documento ‘propedeutico’ all’accettazione della candidatura in Parlamento.
Per Colletti, invece, qualche differenza tra i due documenti c’è. Ad esempio, nella nomina del consiglio direttivo: lo statuto votato ieri attribuisce al capo politico la scelta dei membri, mentre il documento sottoscritto al momento della candidatura prevede meccanismi più collegiali.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 28th, 2018 Riccardo Fucile
DALLA COMUNICAZIONE ALLE NOMINE, IN NESSUN PARTITO ESISTE UN SOVRANO ASSOLUTO COME IN QUELLO DELLA SEDICENTE DEMOCRAZIA DIRETTA
Uno vale tutti. Luigi Di Maio vero e proprio plenipotenzario del Movimento Cinque Stelle. Ruolo e poteri scritti nero su bianco nel nuovo regolamento dei gruppi parlamentari del M5S.
E la prima sorpresa arriva all’articolo 1, con un esplicito invito ad aprire le porte dei gruppi del Movimento a quelli che i grillini hanno sempre chiamato “voltagabbana”: “Eventuali richieste di adesione provenienti da senatori precedentemente iscritti ad altri gruppi – si legge nello statuto votato ieri a Palazzo Madama – potranno essere valutate purchè siano incensurati, non siano iscritti ad altro partito, non abbiano già svolto più di un mandato elettivo oltre quello in corso e abbiano accettato e sottoscritto il codice etico”.
Ma non è questo, che ieri ha scaldato le assemblee del Movimento in Parlamento. Entrate in fibrillazione per regole che ne esautorano ogni autonomia, riservandola al capo politico, ai capigruppo scelti da lui e – in ultima istanza – al voto degli iscritti sul blog.
Anche se alla fine, a riprova di quanto il patto ortodossi-pragmatici stia tenendo grazie all’elezione di Roberto Fico alla presidenza della Camera, solo due senatori e tre deputati avrebbero votato contro dopo aver invano chiesto più tempo e una riflessione più condivisa.
A Montecitorio – secondo quanto riporta l’Adnkronos – ci sono state anche una quindicina di astensioni e a Palazzo Madama una.
La revoca dei capigruppo.
“Il mandato del Presidente – si legge nello statuto depositato al Senato – ha la durata di diciotto mesi. Successivamente la medesima carica ha la durata di dodici mesi”.
Ma, a differenza di quanto accade in tutti gli altri partiti, Giulia Grillo a Montecitorio e Danilo Toninelli a Palazzo Madama sono stati scelti dal capo politico e non dall’assemblea. E possono essere revocati da Luigi Di Maio in qualsiasi momento
La linea politica.
Ancora, il presidente “rappresenta il gruppo nelle sedi politiche e istituzionali e detiene l’esclusiva titolarità a esprimere la posizione ufficiale del gruppo sulle questioni politiche e istituzionali”.
E’ l’ennesima stretta sulla possibilità degli eletti di dichiarare su questioni politiche. Anche perchè, sono sempre i capigruppo a concertare “la propria azione politica con il capo politico del M5S e con gli eventuali membri del Governo della Repubblica espressi dal Movimento”, oltre che tra di loro. L’assemblea non conta.
Il legame con Casaleggio.
All’articolo 17, è invece sancito il legame assoluto e imprescindibile con Davide Casaleggio e con tutto ciò che è di sua diretta emanazione.
E quindi “i siti www.ilblogdellestelle.it e rousseau.movimento5stelle.it” sono scelti come gli unici “strumenti di comunicazione per la divulgazione delle informazioni sulle attività svolte”, nonchè “quali mezzi per l’acquisizione dei contributi partecipativi dei cittadini all’attività politica e istutuzionale”.
La comunicazione.
L’ufficio di comunicazione, da statuto, “svolgerà la propria attività sotto la supervisione del capo, il quale farà riferimento al presidente del gruppo, per indicare le attività e questioni sulle quali effettuare la comunicazione, interna ed esterna”. Quanto tutto questo possa essere rigido, si vede poi in uno degli ultimi capitoli, quello che parla delle sanzioni nei confronti di chi viola il regolamento. Che possono essere comminate (fino all’espulsione) per il “mancato rispetto delle decisioni assunte dall’assemblea degli iscritti con le votazioni in rete”, o per 2il mancato rispetto delle decisioni assunte dagli altri organi del Movimento”, o anche solo – con la definizione vaga che ha sempre nascosto, nei 5 stelle, la mancanza di libertà di espressione – per “comportamenti suscettibili di pregiudicare l’immagine o l’azione politica del M5S e di avvantaggiare i partiti”.
Le sanzioni.
In caso di abbandono del gruppo parlamentare poi, per libera scelta o per avventa cacciata da parte del capo con annessa votazione sul blog, c’è anche una penale, “da pagare entro dieci giorni”, di 100mila euro
Una penale che nessuno degli eventuali fuoriusciti dovrà pagare perchè incostituzionale.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2018 Riccardo Fucile
HA SACRIFICATO LA SUA VITA PER SALVARE L’ULTIMO OSTAGGIO…SULLA BARA IL PRESIDENTE APPONE LE INSEGNE DI COMANDANTE DELLA LEGION D’ONORE
La Francia rende omaggio al colonnello Arnaud Beltrame, il gendarme eroe che ha pagato con la vita l’ultimo attentato jihadista in Francia.
Beltrame ha sacrificato la sua vita per salvare quella dell’ultima donna in ostaggio al Super U di Trèbes. Non solo: secondo fonti vicine all’inchiesta, dopo essersi offerto come ostaggio al posto della donna, avrebbe provato a disarmare il terrorista prima di essere ucciso.
A ricordarlo, durante l’elogio funebre nel complesso militare degli Invalides a Parigi, un commosso Emmanuel Macron. Beltrame incarnava “l’eroismo francese”, lo stesso che ha segnato la storia del Paese, da “Giovanna d’Arco al Generale de Gaulle”, ha detto il presidente francese.
Un “sacrificio supremo”, il suo, simbolo dello “spirito francese di resistenza”, una “determinazione inflessibile dinanzi al barbaro nichilismo”, ha aggiunto Macron. Beltrame – ha proseguito nel commosso elogio funebre – “non è morto invano. La sua memoria vivrà , il suo esempio resterà “.
Alla cerimonia, oltre alle massime cariche dello Stato e gli ex presidenti Nicolas Sarkozy e Francois Hollande, anche i famigliari di Beltrame e delle altre tre vittime dell’attentato di venerdì scorso nel sud della Francia.
Macron ha anche annunciato la nomina del gendarme a colonnello. Successivamente, il presidente si è avvicinato alla bara dell’ufficiale e, sulla bandiera che la avvolge, ha deposto le insegne di Comandante della Legion d’Onore.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2018 Riccardo Fucile
LO SCOPPIO IN UN SERBATOIO NEL PORTO INDUSTRIALE, EVACUATA LA ZONA
Un’esplosione si è verificata in un serbatoio nel porto industriale di Livorno. Due operai sono morti. Secondo una prima ricostruzione stavano effettuando lavori di manutenzione.
L’esplosione è avvenuta intorno alle 14 ed è stata udita in varie parti della città .
Il serbatoio interessato dallo scoppio si trova all’interno del deposito costiero della società Neri: è il numero 62 e conteneva acetato di etile, una sostanza molto infiammabile.
Due unità dei vigili del fuoco stanno lavorando per mettere in sicurezza la zona, anche se non si è sviluppato nessun incendio, probabilmente perchè il serbatoio era stato svuotato.
La zona del deposito è stata completamente evacuata. Secondo le prime informazioni i due operai sarebbero dipendenti della Labromare, una ditta specializzata nelle bonifiche.
Uno dei due operai è stato investito completamente dall’esplosione ed è morto sul colpo, l’altro era ancora in vita quando sono arrivati i soccoritori che hanno tentato una disperata rianimazione prima di arrendersi.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2018 Riccardo Fucile
M5S E LEGA SALGONO MENO DI UN PUNTO PERCENTUALE, FORZA ITALIA NON CROLLA, SCENDONO DI POCO FDI, PD E LEU
Il sondaggio commissionato da Porta a Porta a Piepoli e Euromedia certifica un aumento di M5S e Lega, ma meno delle aspettative.
La Lega passerebbe dal 17,4% ottenuto alla Politiche al 18% secondo Piepoli, al 18,8% secondo Euromedia.
Forza Italia scende ma non crolla: dal 14% arriverebbe al 13,4%-13,5%.
Fratelli d’Italia cala dal 4,35% al 4% e al 4,2% (a seconda dei due sondaggisti)
Noi per l’Italia passa dall’1,3% all’1-1,2%
Complessivamente il Centrodestra secondo Piepoli calerebbe dal 37% al 36,5% , mentre Euromedia prevede un leggero aumento.
Il M5S salirebbe dal 32,66% al 33,4-33.5%.
A sinistra il PD scenderebbe dal 18,7% al 18% e complessivamente il centrosinistra perderebbe un 1,5%.
Infine Leu sarebbe in calo dal 3,3% al 2,8%
Il dato rilevante riguarda il gradimento di un eventuale governo M5S-Lega, bocciato dal 58% degli Italiani e gradito solo dal 38% degli intervistati, ben 13 punti meno della somma dei loro partiti.
Siginificativo che la fiducia nel Parlamento raggiunge il livello più basso, pari 24%
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2018 Riccardo Fucile
IL COLLE SI PREPARA ALLO STALLO E CHIEDERA’ DI GIOCARE A CARTE SCOPERTE
Se si prosegue tra puntigli e veti, con Di Maio che ripete «sarò io premier oppure nessuno» e Salvini gli ribatte «ok, allora nessuno», con il primo che non vuole ritrovarsi insieme a Berlusconi e l’altro che viceversa se lo porta dietro, se insomma continuerà questo stallo tra i protagonisti, e nemmeno l’incontro previsto per la prossima settimana registrerà significativi passi avanti, a quale dei due darà l’incarico il presidente della Repubblica?
Chi rivolge questa domanda al Quirinale è quasi certo di sentirsi ripetere la stessa formula adottata ormai dal 4 marzo: «Avete sbagliato indirizzo, il Capo dello Stato è come un notaio, lui può solo prendere atto, i veri attori sono i partiti, è a loro che tocca scoprire le carte, e prima lo faranno più presto il paese avrà il suo governo».
In altre parole, sul Colle allargano le braccia invitando a portare pazienza.
Del resto, c’è chi nota lassù, non si può pretendere da nuovi leader di movimenti cresciuti in fretta che trovino al volo la quadra in un contesto del tutto inedito, scaturito da un sistema elettorale collaudato per la prima volta.
Nella cosiddetta Prima Repubblica certe svolte maturavano nell’arco di anni, si abbia dunque un po’ di pietà .
Dopodichè, tra i frequentatori più assidui del Quirinale, circola la seguente convinzione: continuando all’infinito con le «schermaglie tattiche» (come le definisce Salvini) Sergio Mattarella non darà alcun incarico.
Nè all’uno nè all’altro dei litiganti. Perlomeno, non immediatamente.
Concluso senza esito il primo round delle consultazioni, che inizieranno martedì prossimo, potrebbe esserci un secondo giro di colloqui, magari per approfondire certi specifici aspetti venuti a galla, nell’attesa che qualcuno ceda o qualcosa maturi.
E dopo? Dopo si vedrà .
Potrebbe sembrare una tattica alla Quinto Fabio Massimo, detto il «Temporeggiatore», ma l’idea di conferire un mandato così, tanto per provarci, ai consiglieri presidenziali non sembra una soluzione interessante.
Magari a un certo punto diventerebbe la via obbligata, però sapendo dall’inizio che l’incaricato verrebbe mandato allo sbaraglio e finirebbe per gettare la spugna. Un modo alternativo di guadagnare tempo.
Il fatto compiuto
Altra domanda che spesso risuona: cosa aspetta Mattarella a intervenire pesantemente, mettendo i partiti davanti al fatto compiuto e nominando lui un governo come fece Giorgio Napolitano con Mario Monti?
L’obiezione, dalle parti del Quirinale, è che pure quel governo dovrebbe ottenere la fiducia del Parlamento, impossibile esentarlo.
E al momento nessuno, non la Lega e nemmeno i Cinquestelle, sembrano propensi a sostenere formule emergenziali.
Entrambi i partiti si sentono vincitori, vorrebbero tentare di governare. Se Mattarella tirasse fuori adesso un «governo del presidente», verrebbe sommerso dai no.
Diverso sarebbe se il coniglio venisse estratto alla fine, a grande richiesta, dopo un «sequel» di tentativi falliti e di illusioni infrante, con un’Italia snervata dall’attesa e (speriamo di no) i mercati in agitazione.
Per ora, a fibrillare è soltanto l’Europa, siamo ancora ben lontani dallo sfinimento collettivo.
Anzi, la trattativa deve ancora iniziare.
L’unica vera certezza è che, prima o poi, una soluzione andrà trovata. Magari soltanto per superare l’estate (le urne in agosto sarebbero una follia).
E non è detto che Mattarella debba intervenire lui. Gli stessi vincitori potrebbero farsi carico di un governo-ponte, capace di traghettarci dopo l’estate, auspicando che possa maturare qualcosa in grado di cambiare gli equilibri: nel centrodestra, tra i Cinquestelle o anche dentro il Pd, oggi sull’Aventino e fuori da tutti i giochi, ma se si attende, chissà .
(da “La Stampa”)
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Marzo 28th, 2018 Riccardo Fucile
IL CONDUTTORE SAREBBE IL SIMBOLO DELLA POLITICA ONESTA, QUELLA DEI GRILLINA… MA PARAGONE NON ERA ALLA PADANIA QUANDO BOSSI SI FOTTEVA I SOLDI DELLA LEGA E SALVINI DORMIVA?
Gianluigi “Bombatomica” Paragone su Libero oggi traccia un ricordo davvero tenero di Fabrizio Frizzi, conduttore tv scomparso lunedì.
Frizzi, infatti, è secondo Paragone — appena eletto senatore con il MoVimento 5 Stelle — è il simbolo delle lotte politiche di un partito che non è impossibile riconoscere dall’identikit che ne traccia:
Frizzi vince oltre gli ascolti, commuove (nel senso etimologico del termine) e diventa il simbolo di chi resta coi piedi per terra, di chi sorride a costo di apparire esagerato nella sua vitalità (il donatore è esagerato per indole se ci pensate bene…).
Ecco, lo stesso favore si trasferisce in politica nel momento in cui quello stesso popolo rompe il muro degli arroganti, dei rottamatori, dei professori, e si conforta nella saggezza popolare di chi frequenta i mercati (non quelli finanziari), di chi predica la morigeratezza del costume e l’oculatezza nelle spese.
Di chi fa breccia nei cuori dei nonni perchè pensa al futuro dei nipoti. Dopo il tempo del leaderismo, torna il tempo del buonsenso: la riforma delle pensioni fatta non per assecondare l’Europa ma per consentire alle persone di riprendersi la parola “serenità ” senza per questo fare gli scongiuri; il lavoro con diritti e buste paga che non siano una paghetta; le imprese liberate dal giogo di follie burocratiche e di banche che non fanno più le banche.
Ma l’ex direttore della Padania poi assunto in Rai in quota Lega che oggi sta con Di Maio magari non è stato chiaro.
E allora ecco l’ultimo paragrafo nel quale cerca di essere limpido, scomodando anche l’aggettivo “nazionalpopolare” che Enrico Manca affibbiò a Pippo Baudo:
Il voto delle recenti elezioni ha sancito la vittoria popolare; eppure vi è ancora chi si scaglia contro i populisti da talk show. Una politica nazionalpopolare è una politica che rimette la società al centro, troppo a lungo schiacciata da altri interessi elitari. Nazionale e popolare perchè sottrae tutto ciò che è imposto. Essere “uno di noi” significa sconfiggere la logica della Casta, essere “uno di noi” significa immunizzarsi al tradimento di chi non è stato scelto ma è stato cooptato. Nessuno si commuoverà mai per i cooptati. Vale per la tv come per la politica.
Adesso avete capito, sì?
O deve andare con la bandiera del M5S ai funerali per farvelo capire?
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 28th, 2018 Riccardo Fucile
VERREBBE SOTTRATTO UN MILIONE DI EURO ALLA CARITAS CHE LI DESTINA PER AIUTARE I SENZATETTO E I BISOGNOSI
Il Comune di Roma vuole prendersi le monetine che vengono ogni giorno gettate dai turisti nella Fontana di Trevi. Lo riporta un articolo del Corriere della sera.
Soldi che finora sono andati alla Caritas romana per aiutare i senzatetto e i più bisognosi
Ma dal primo aprile tutto potrebbe cambiare: secondo la memoria della giunta capitolina firmata lo scorso ottobre da Luca Bergamo, vicesindaco, e Laura Baldassarre, assessore alla Comunità solidale e Scuola, i soldi dei turisti dovrebbero finire al Comune per finanziare vagamente “progetti di assistenza e solidarietà “.
Una rivoluzione epocale che la Caritas per ora preferisce non commentare, “almeno finchè non ci nsaranno comunicazioni ufficiali”.
Anche perchè potrebbero essere in corso accordi fra l’ente fondato da don Luigi Di Liegro e il Campidoglio per far avere ai poveri della Capitale, attraverso la Caritas, almeno parte dei proventi della Fontana più famosa del mondo.
(da agenzie)
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