Destra di Popolo.net

AL QUIRINALE SARANNO CONSULTAZIONI FLASH

Aprile 2nd, 2018 Riccardo Fucile

COLLOQUI BREVI, SCONTATO UN ALTRO GIRO IMPRONTATO AL REALISMO

Giusto il tempo di fare un rapido giro di orizzonte, non di più. E di prendere atto delle posizioni in campo, stra-note e soprattutto immutate dalla sera delle elezioni e, con esse, degli immutati veti e puntigli che, a meno di clamorose novità , configurano il più classico degli stalli.
Tra i frequentatori del Colle, la una convinzione ormai è radicata. E cioè che, al termine di questo primo giro di consultazioni, Sergio Mattarella non darà  alcun incarico, nè “pieno”, nè esplorativo, nè un “preincarico”, a nessuno dei due vincitori delle elezioni — Di Maio e Salvini — perchè sui presupposti visti finora nessuno dei due è in grado di indicare una via ragionevole per formare un governo.
Ecco, è da tempo immemore che non accadeva questo.
Alla vigilia di consultazioni a lungo attese, con un certo carico di aspettative, è già  scontato che, concluso senza esito il primo giro che inizia mercoledì con i presidenti di Camera e Senato e prosegue giovedì con le forze politiche, dicevamo, è già  scontato che finito questo primo giro ce ne sarà  un secondo, per approfondire alcuni aspetti che emergono dai colloqui e verificare se è maturata qualche novità .
E colpisce, a scorrere il calendario dei colloqui al Colle, proprio la rapidità  degli incontri: un’oretta a gruppo, giusto il tempo di registrare le posizioni più che di approfondire, come in un “flash”.
È un dettaglio assai rivelatore, questa rapidità . Perchè è vero che più o meno il tempo dei colloqui dei singoli gruppi col capo dello Stato è sempre stato questo, ma è altrettanto vero che si tratta di un tempo, diciamo così, standard per gestire situazioni abbastanza ordinarie.
Il che non è la situazione per larghi versi eccezionale che si è creata questa volta. Significa che al Quirinale pensano che, a questo giro, c’è solo da prendere atto delle posizioni in campo in una prima ricognizione, ma siamo assai lontani dalla soluzioni, la cui ricerca merita approfondimenti non di minuti ma di settimane o mesi. Parliamoci chiaro: le consultazioni di mercoledì solo l’inizio di una lunga e “maieutica” riflessione, nella speranza che in questo processo maturino fatti nuovi: “Il capo dello Stato — ripetono da un mese al Colle — è come un notaio, i veri attori sono i partiti a cui spetta l’indicazione di ciò che vogliono fare, per dare un governo al paese”.
Attenzione però a non sottovalutare l’impatto pratico di questa antica sapienza costituzionale che rappresenta, a un mese dalla chiusura delle urne, il primo bagno di realtà  d’antan per gli ambiziosi runner della Terza Repubblica che, a giudicare da parole e condotta, hanno rimosso il dato di fondo.
E cioè che, al netto di risultati per molti versi sorprendenti, nessuno dei due ha vinto le elezioni, perchè se qualcuno avesse vinto avrebbe in Parlamento i numeri per dar vita a un governo.
E c’è già , tra i frequentatori del Colle, chi scommette che, al termine del primo giro, certo non ci sarà  un governo, e magari neanche una cornice politica, ma alcune intemperanze giovanili dei due vincitori saranno placate.
Intemperanze non trattenute nè dall’uno (Salvini) che continua ad evocare, tra le ipotesi, il ritorno al voto nè dall’altro (Di Maio) che continua a tenere, come punto fermo di ogni ragionamento, la sua presenza a palazzo Chigi.
Basta avere un minimo di alfabetizzazione istituzionale e costituzionale per sapere che questo approccio di entrambi va a sbattere con le due questioni preliminari che ogni capo dello Stato pone, dopo il primo minuto di saluti e il secondo di preliminari di circostanza.
E cioè: se c’è un accordo di maggioranza, con chi, su che punti, programmi e condizioni, per tentare di formare un governo; e se c’è un’intesa su un nome del premier.
Capite bene che siamo assai lontani dalla risposta a queste domande, anche al netto delle schermaglie e dei giochi di posizionamenti andati in scena. E che anzi queste due domande pongono fine all’inconcludente balletto di queste settimane, quantomeno costringendo tutti a stabilire un nesso tra ambizione e realtà .
La verità  è che siamo ben lontani perchè, detta in modo un po’ tranchant, è stato buttato un mese e il dibattito politico del giorno 4 aprile è una fotocopia della sera delle elezioni.
I partiti avrebbero potuto prendere atto del risultato e costruire intese possibili, con l’obiettivo “responsabile”, si sarebbe detto una volta ,di prospettare al capo dello Stato se non una soluzione, almeno qualche ipotesi sensata, ma certo non semplicemente un intricato problema da risolvere.
E invece l’unico schema, che a un certo punto è sembrato possibile, è durato poco, il tempo dell’elezione dei presidenti delle Camere.
Perchè Di Maio farebbe l’accordo con Salvini in un minuto ma pesa, nella trattativa, il “fattore B”, nel senso del suo veto su Berlusconi.
Anche se fosse nascosto, camuffato, silente, il giovane leader penstastellato la presenza del vecchio Silvio “non la regge” agli occhi della sua opinione pubblica. E a Salvini chiede una rottura, che però il leader leghista, almeno per ora, ritiene politicamente sconveniente.
È chiaro che, in questo quadro, non ci sono le condizioni neanche lontane per un pre-incarico come accadde nel 2013, perchè allora c’era un partito, il Pd, che aveva la maggioranza in un ramo del Parlamento ed era, comunque, “inaggirabile”, nel senso che qualunque soluzione possibile passava dal coinvolgimento di quel partito.
Nella situazione attuale, dare un pre-incarico significa mandare allo sbaraglio chi lo ha ricevuto. Il che può anche essere una tappa del processo maieutico, un altro bagno di realtà  se proprio non c’è verso di far ragionare con le buone.
E comunque è un modo per prendere tempo, perchè è chiaro che l’obiettivo minimo che al Colle si prefiggono consiste nello scongiurare il ritorno alle urne, in tempi brevi.
E per chiudere la cosiddetta “finestra elettorale” di giugno, occorre andare avanti nelle consultazioni fino alla fine del mese di aprile. Considerando il grande disordine sotto al cielo, non ci sono rischi di tempi troppo brevi, ma il problema che si porrà  semmai è l’opposto, di consultazioni lunghissime, il cui primo giro si è già  consumato.

(da “Huffingtonpost”)

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I BIGLIETTI AEREI DEI PARLAMENTARI: TANTO PAGA IL CONTRIBUENTE

Aprile 2nd, 2018 Riccardo Fucile

LA DENUNCIA DI ANGELA RAFFA (M5S)… NON SI SCEGLIE MAI LA SOLUZIONE PIU’ ECONOMICA

Premette che “forse non tutti sanno che i parlamentari possono prendere biglietti aerei nazionali gratuitamente, semplicemente mostrando il tesserino. Poi la biglietteria presenta il conto agli uffici parlamentari, cioè ai cittadini”.
Così la neo deputata M5S Angela Raffa racconta sulla sua pagina Facebook un episodio successo venerdì scorso, quando, a termine seduta, “vado alla agenzia di Montecitorio per ritornare a casa”: “Mi propongono un volo Alitalia in orario molto comodo. Chiedo quanto costa, un po’ sorpresi dalla domanda, mi dicono 680 euro. Chiedo se non c’è qualche altro volo più economico. Me ne trovano uno Alitalia alle 8 del mattino a 360 euro. Io comunque non avrei nè pagato, nè anticipato nulla. Chiedo se possono guardare anche i prezzi delle compagnie low cost. Ne trovano uno, un po’ scomodo perchè la mattina presto alle 7, costo 161 euro. In foto trovate la mia ovvia scelta”, spiega la deputata M5s postando l’immagine del biglietto di una low cost.
“Neanche finisco di prenotare, entra un collega deputato, chiede un biglietto aereo, il piu’ comodo e lo prende, costo quasi mille euro. La signorina dell’agenzia mi informa che la maggior parte dei deputati non chiede neanche quanto costa il biglietto, solo l’orario e lo ritira… mai saprà  nemmeno quanto i cittadini pagheranno per quel suo volo aereo. Ecco — conclude — forse su questo si può lavorare, quantomeno sulla trasparenza”.

(da “NextQuotidiano”)

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LA DENUNCIA DELLE ONG: “NON POSSONO ESSERE I LIBICI A DECIDERE CHI PUO’ ESSERE SALVATO O RESPINTO”

Aprile 2nd, 2018 Riccardo Fucile

I LIBICI IN ACQUE INTERNAZIONALI NON HANNO ALCUN RUOLO, QUALI SCONOSCIUTE NORME APPLICA LA GUARDIA COSTIERA ITALIANA IN ASSENZA DI ZONA SAR RICONOSCENDO AI LIBICI UN “DIRITTO INESISTENTE” DI INTERVENTO?

La nave Aquarius di Sos Mediterranee approda a Messina con 292 migranti e un carico di nuove polemiche che rilanciano un interrogativo già  oggetto della prima interrogazione del nuovo Parlamento presentata all’indomani del sequestro della Open Arms.
Che cosa è improvvisamente cambiato nella gestione dei soccorsi nel Mediterraneo? Quali nuove e sconosciute norme applica la Guardia costiera italiana che riconosce il coordinamento dei libici in acque internazionali pur in assenza di una Sar zone (zona di ricerca e soccorso) ufficialmente dichiarata e impone alle navi umanitarie di interrompere soccorsi già  in atto lasciando che siano i libici a decidere, in mare, chi riportare indietro e chi far prendere alle Ong?
Quesito riproposto con forza da Sos Mediterranee e Medici senza frontiere i cui team, a bordo della nave Aquarius, per tre volte l’altro ieri sono stati costretti a duri confronti in mare con le motovedette libiche che, nell’ultimo caso, hanno lasciato che prendessero le persone più fragili riportando indietro altri 100 naufraghi ancora su un gommone, separando anche nuclei familiari.
Dice Sophie Beau di Sos Mediterranee. “Tre giorni di operazioni complesse e drammatiche. Chiediamo alle autorità  europee e internazionali di chiarire con urgenza il quadro di intervento della Guardia costiera libica in acque internazionali. Le attuali condizioni di salvataggio in mare, sempre più complicate e con dei trasferimenti di responsabilità  confusi e pericolosi durante le operazioni, sono inaccettabili. Le navi di salvataggio si ritrovano costrette a negoziare, caso per caso, l’evacuazione di persone in difficoltà . È’ data priorità  al rinvio delle persone in difficoltà  verso la Libia anzichè alla loro messa in sicurezza”.

(da agenzie)

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IL PREFETTO DI TORINO A BARDONECCHIA PER RINGRAZIARE I VOLONTARI DELLA ONG: “FATE UN OTTIMO LAVORO”

Aprile 2nd, 2018 Riccardo Fucile

LE AUTORITA’ FRANCESI CONTINUANO A DELIRARE, PER LORO E’ TUTTO REGOLARE… IL VIMINALE DEVE ANCORA SPIEGARE PERCHE’ NON HA ARRESTATO I GENDARMI FRANCESI SU CUI ORA INDAGA LA MAGISTRATURA

Oggi è salito a Bardonecchia il prefetto di Torino: “Sono stato a Bardonecchia per portare il mio saluto al sindaco e a chi opera nella saletta vicino alla stazione” spiega il prefetto Renato Saccone che questa mattina ha incontrato il sindaco Francesco Avato, i mediatori culturali del Comune e i volontari di Rainbow4Africa.
“Il progetto che coinvolge la saletta della stazione è un progetto istituzionale gestito dal Comune in cui lavorano molti volontari ma che rientra in un piano istituzionale e coordinato”
La visita del prefetto è stato un incontro istituzionale dopo i fatti di venerdì quando un gruppo di doganieri francesi ha fatto irruzione nella sala vicino alla stazione adibita all’ospitalità  dei migranti che da qui tentano il passaggio in Francia attraverso il Colle della Scala.
“Di quel che è successo si sta discutendo a livello nazionale un dialogo che va oltre le competenze di una singola prefettura”, ha precisato Saccone che sabato aveva incontrato anche il vescovo di Susa ei sindaci coinvolti dall’emergenza migranti.
Il lavoro dei mediatori culturali ingaggiati dal Comune di Bardonecchia e dei volontari dell’associazione Rainbow4Africa non si è mai fermato.
Nelle ultime ore è stato soccorso un migrante minorenne. “Il progetto non si ferma – spiega il sindaco di Bardonecchia, Francesco Avato – il nostro obiettivo è continuare a lavorare per evitare che Bardonecchia diventi una nuova Ventimiglia”
Tra l’altro il prefetto Saccone dovrebbe incontrare il collega francese a Chambery il 16 aprile per discutere del progetto di cooperazione tra Italia e Francia prima che scoppiasse il caso Bardonecchia.
Ora l’incidente diplomatico dell’altro giorno potrebbe anche far slittare o cancellare l’appuntamento. Quasi certamente prima di quella data il ministro francese responsabile delle Dogane Gerald Darmanin incontrerà  rappresentanti del governo italiano per chiarire le ombre. Ieri intanto il ministro ha deciso di sospendere i controlli di gendarmi e agenti delle Dogane in territorio italiano e ha sottolineato come l’Italia “sia una sorella della Francia”.
Bardonecchia è “un paese solidale”.A dirlo è don Franco Tonda, il parroco della località  dell’Alta Valsusa sulla     nuova rotta dei migranti. “Hanno iniziato ad arrivare la scorsa estate – racconta -. C’era bel tempo, passavano senza fermarsi. Con l’inverno,   però, la situazione è peggiorata”.Anche la parrocchia, con i volontari della Caritas, si è subito mobilitata per assistere i profughi di passaggio. “Abbiamo raccolto indumenti da regalare, come qualche giacca a vento, e portato bevande calde. Il Comune si è subito attivato. Ma nonostante si spieghino ai migranti i pericoli del viaggio, loro vogliono andare avanti…”
La Francia non cambia atteggiamento sulla vicenda di Bardonecchia: “Non c’è stata nessuna violazione della sovranità  italiana, solo un stretta applicazione dell’accordo del 1990 che consente di effettuare da una parte e dell’altra delle frontiera dei controlli”: lo ha ribadito   il gabinetto del ministro dell’Azione e dei Conti pubblici, Gerald Darmanin. Un parere che era già  stato espresso sabato ma che non aveva soddisfatto la Farnesina che ha deciso di sospendere la possibilità  per gli agenti francesi di intervenire sul suolo italiano.

(da agenzie)

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INTERVISTA AL DIRETTORE ISPI: “SALVINI IL RUSSO RISCHIA DI ISOLARCI IN EUROPA”

Aprile 2nd, 2018 Riccardo Fucile

PAOLO MAGRI, DOCENTE ALLA BOCCONI: “ABOLIRE LE SANZIONI A MOSCA AVRA’ SERI RIFLESSI IN EUROPA SU ALTRI DOSSIER”

La promessa di Matteo Salvini — togliere, una volta al governo, le “assurde sanzioni” alla Russia “che stanno causando un danno incalcolabile all’economia italiana” — non stupisce affatto Paolo Magri, vicepresidente e direttore dell’Ispi e professore di Relazioni internazionali alla Bocconi.
Che, sentito da HuffPost, ricorda come la Lega, su questo, non sia affatto sola, ma possa contare sul parere favorevole di altre forze politiche, dal Movimento Cinque Stelle a Forza Italia.
Ma c’è un aspetto, secondo il professore, che il segretario leghista e gli altri leader che ambiscono al governo dovrebbero tenere presente: “una eventuale rottura con l’Europa sulle sanzioni russe potrebbe tradursi in un isolamento dell’Italia in Ue, posizione da cui sarebbe più difficile influire su altri dossier che ci stanno a cuore”.
Professore, su Twitter oggi Salvini raccoglie l’appello del presidente di Confindustria Russia e si impegna, una volta al governo, ad abolire le “assurde sanzioni alla Russia”. Come commenta questa promessa?
“È una dichiarazione che non stupisce: sappiamo che la linea della Lega, come quella di altre forze politiche, è sempre stata improntata a posizioni molto critiche sulle sanzioni. Bisogna ricordare che la Lega in questo non è sola: su posizioni simili si colloca buona parte di Forza Italia, e anche il Movimento Cinque Stelle si è in più occasioni espresso contro la linea americana ed europea basata sulle sanzioni e sull’espulsione di diplomatici. Si tratta di uno dei casi di maggior convergenza tra le diverse forze politiche, tenuto conto che anche il governo italiano — prima con Renzi e poi con Gentiloni — ha preso una posizione estremamente cauta sulle sanzioni. Sono parole che non stupiscono anche alla luce della vicinanza tra Salvini e la leadership russa: ricordiamo tutti il viaggio di Salvini in Russia nel marzo del 2017, uno dei rari casi in cui abbiamo visto il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in versione casual, senza cravatta, pronto ad accogliere il leader leghista”.
Le sanzioni alla Russia sono davvero un danno così grande per la nostra economia?

“Certamente la posizione delle varie forze politiche italiane riflette il costo economico delle sanzioni per il nostro Paese, anche se lo fa in forma esagerata. Si è parlato molto dei 10 miliardi di export che sarebbero andati persi a causa delle sanzioni. Questa, però, è una cifra che si ottiene sommando la perdita di export registrata dall’Italia dal 2013 al 2016, e non riflette solo l’impatto delle sanzioni ma anche la recessione russa legata al crollo del prezzo del petrolio. A riprova di ciò, pur in presenza di sanzioni, le esportazioni italiane sono cresciute nel 2017 del 30% rispetto all’anno precedente, proprio nel momento in cui l’economia russa usciva dalla recessione.
Ciò detto, la posizione di vari settori economici europei, a cominciare da quello tedesco, è da sempre molto critica nei confronti delle sanzioni e sottolinea il diverso impatto che queste misure hanno sull’Europa rispetto agli Stati Uniti, che hanno un interscambio con la Russia pari a un decimo di quello dell’Europa”.
Oltre che “pazze”, “assurde” e “masochiste”, Salvini ripete spesso che le sanzioni alla Russia sono anche “inutili”. Lei invece crede nell’utilità  di questo strumento?
“Nessuno auspica l’interruzione del dialogo con la Russia e il ritorno di una situazione di contrapposizione simile alla Guerra Fredda. Ciò detto, è innegabile che le sanzioni, così come le espulsioni di diplomatici, rappresentino un forte segnale politico di disappunto nei confronti di azioni politiche russe (in Crimea come in altri casi di intrusione nella sovranità  di paesi terzi) considerate estranee ai valori e alle regole della comunità  internazionale”.
In un momento in cui tutta l’Ue, e tutto il mondo occidentale, sono sulla stessa linea nel condannare Mosca sul caso Skipral, cosa rischia l’Italia se la linea di Salvini dovesse prevalere?
“Il fronte europeo non è nuovo a divisioni sulle posizioni da prendere nei confronti della Russia, basti pensare che otto Paesi hanno deciso di non espellere diplomatici russi dopo la vicenda Skipral. Sulle sanzioni l’Europa, nonostante i “mal di pancia” di alcuni Paesi, è però riuscita finora a mantenere una posizione comune. Un’eventuale ferma opposizione di un eventuale futuro governo italiano costituirebbe un innegabile fattore di rottura e discontinuità  che potrebbe isolare l’Italia, rendendo più difficile la nostra capacitò di influire su altri dossier”.
Pensa che un ipotetico governo Lega-M5S andrà  veramente fino in fondo, o resteranno solo promesse?
“L’Ispi ha promosso un mese fa una tavola rotonda con esponenti di vari partiti su temi di politica estera. E la freddezza sulle sanzioni russe è emersa come il punto di maggiore convergenza tra gli esponenti dei vari partiti che parteciparono all’incontro. Paradossalmente è anche il tema di maggior continuità  con i governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Al di là  delle dichiarazioni di Salvini, questo dimostra come, da decenni, relazioni tra Italia e Russia siano intense e articolate, e difficilmente allineabili al clima da “Guerra Fredda” che sta prevalendo in molti Paesi occidentali. Ma come dicevo fino ad ora questa posizione non ha mai costituito un fattore di rottura con le posizioni europee. Non è detto che sia così anche in futuro”.

(da “Huffingtonpost”)

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LA GUERRA DEI DAZI USA-CINA POTREBBE AVVANTAGGIARE IL VINO ITALIANO

Aprile 2nd, 2018 Riccardo Fucile

L’ANALISI DELLA COLDIRETTI DOPO LE CONTROMISURE RESTRITTIVE ADOTTATE DAI CINESI SU 128 PRODOTTI IMPORTATI DAGLI STATI UNITI

Il vino italiano potrebbe avvantaggiarsi della guerra commerciale tra Usa o Cina dopo che le esportazioni del nettare di bacco Made in Italy nel gigante asiatico hanno raggiunto il massimo storico di oltre 130 milioni di euro nel 2017, grazie all’aumento del 29% del 2017.
È quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat divulgata in occasione dell’entrata in vigore dei superdazi cinesi nei confronti di 128 beni importati dagli Stati Uniti, tra i quali carne di maiale, vino e frutta, per un totale di 3 miliardi di dollari, in risposta alla “mossa protezionistica” decisa dal presidente Donald Trump su acciaio e alluminio.
Gli Stati Uniti – sottolinea la Coldiretti – hanno esportato vino in Cina per un valore di 70 milioni di euro in aumento del 33% nel 2017 e si collocano al sesto posto nella lista dei maggiori fornitori, immediatamente dietro all’Italia.
Per effetto di una crescita ininterrotta nei consumi la Cina – precisa la Coldiretti – è entrata nella lista dei cinque Paesi che consumano più vino nel mondo ma è in testa alla classifica se si considerano solo i rossi.
Un mercato dunque strategico per i viticoltori italiani mentre per quanto riguarda la frutta fresca – continua la Coldiretti – l’Italia può esportare al momento in Cina solo kiwi e agrumi anche se il lavoro sugli accordi bilaterali per pere e mele è ad uno stadio avanzato e potrebbe aprire opportunità , dopo lo “stop” alle forniture statunitensi.
Si tratta di superare – spiega la Coldiretti – barriere tecniche cinesi che riguardano molti prodotti del Made in Italy come l’erba medica disidratata. In realtà  – sostiene la Coldiretti – l’estendersi della guerra dei dazi tra i due giganti dell’economia mondiale ai prodotti agroalimentare apre scenari inediti e preoccupanti nel commercio mondiale anche con il rischio di anomali afflussi di prodotti sul mercato comunitario che potrebbero deprimere le quotazioni. Una situazione che -conclude la Coldiretti – va attentamente monitorata per verificare l’opportunità  di attivare, nel caso di necessità , misure di intervento straordinarie.

(da agenzie)

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COME LO STATO UTILIZZA LE TUE TASSE

Aprile 2nd, 2018 Riccardo Fucile

L’AGENZIA DELLE ENTRATE PROMUOVE LA “CONSAPEVOLEZZA FISCALE”

“Gentile Mario Rossi…ecco come lo Stato utilizza le tue tasse”.
Arriva a metà  aprile, con la stagione delle dichiarazioni, una pagina informativa personalizzata nel “cassetto” dell’Agenzia delle Entrate con la quale circa 30 milioni di contribuenti potranno conoscere come sono state utilizzate le proprie imposte versate nell’anno precedente.
Ci sarà  una tabella ed un grafico che riporta le principali voci, dall’istruzione al debito pubblico. Anche così i cittadini non saranno solo contribuenti, spiega il direttore delle Entrate Ruffini.
I cittadini che hanno presentato la dichiarazione dei redditi nel 2017 – annuncia l’Agenzia delle Entrate – potranno conoscere come sono state distribuite le imposte relative al 2016, accedendo al proprio cassetto fiscale o nella dichiarazione precompilata, in pratica attraverso l’accesso telematico alle proprie pagine fiscali che già  molti cittadini hanno.
“Nella speranza di fare cosa gradita, – si legge nella breve introduzione alla pagina – Agenzia delle entrate desidera fornirti alcune informazioni con l’obiettivo di essere ancora meglio al servizio tuo e dell’intera comunità . Contribuire alla propria comunità  è essenziale, – conclude – ma riteniamo lo sia anche avere la consapevolezza, per rispetto del cittadino prima ancora che del contribuente, di come vengano utilizzate le risorse fiscali”.
È proprio questa la filosofia che ispirare il progetto che – ricorda l’Agenzia – rientra nel percorso tracciato dal direttore dell’Agenzia, Ernesto Maria Ruffini, per “migliorare il senso di partecipazione dei cittadini troppo spesso considerati soltanto contribuenti”.
I soggetti potenzialmente interessati sono circa 30 milioni. Ci sono i circa 20 milioni che compilato il modello 730 direttamente o tramite intermediari e altri 10 milioni che invece dichiarano attraverso il modello Redditi.
La novità  scatterà  di fatto dalla metà  di aprile, con l’avvio della stagione delle dichiarazioni dei redditi. “Accedendo al proprio cassetto fiscale o consultando la dichiarazione precompilata via web – spiegano alle Entrate – si potrà  conoscere come sono state distribuite le risorse fiscali in un quadro sintetico che contiene le principali voci di spesa”.
In pratica sarà  possibile scoprire come le proprio imposte versate – dall’Irpef alle varie addizionali, dalla cedolare sugli affitti al contributo di solidarietà  – vengono “spacchettate” nelle diverse voci del bilancio della pubblica amministrazione: sanità  pubblica, previdenza, istruzione, sicurezza, ordine pubblico, trasporti, cultura, protezione del territorio, ma anche la quota parte del debito pubblico o come si contribuisce al bilancio dell’Unione europea, oltre ai servizi generali delle pubbliche amministrazioni.
Ecco allora che un Mario Rossi che ha versato 10 mila euro di imposta saprà  sui redditi del 2016, saprà  che 2.125 euro sono stati destinati alla voce previdenza e assistenza, 1.934 euro sono andati alla sanità , 1.090 euro all’istruzione, 882 euro a difesa, ordine pubblico e sicurezza, 832 ai servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione e così via.
Tutte le principali voci di spesa dello Stato sono, quindi, riassunte in una tabella e in un “grafico a torta” attraverso i quali il contribuente potrà  verificare concretamente il percorso compiuto dalle imposte in base alla propria dichiarazione dei redditi 2017.
L’accesso a questa nuova ‘pagina’ segue lo schema che il fisco utilizza già  per la dichiarazione precompilata. Servirà  la password a tutela della riservatezza. Si potranno usare per questo sia lo Spid, il sistema pubblico di identità  digitale che consente di utilizzare le stesse credenziali per tutti i servizi on line delle amministrazioni pubbliche oppure, in alternativa, le password e il pin dei servizi dell’Agenzia delle Entrate, della carta nazionale dei servizi, dell’Inps o del portale NoiPa (quelle dei dipendenti pubblici). Ma si potrà  anche chiedere di saperlo tramite un intermediario: un Caf o un professionista abilitato. Come dire, sono tante le strade possibili per questa nuova “consapevolezza fiscale”.

(da agenzie)

argomento: governo | Commenta »

MANCANO I CUSTODI, RESTA CHIUSO A PASQUETTA IL PALAZZO DUCALE DI MANTOVA

Aprile 2nd, 2018 Riccardo Fucile

NE SERVIVANO ALMENO VENTI, MA SOLO LA META’ ERA DISPOSTA A RINUNCIARE AL RIPOSO

Chiuso per mancanza di custodi.
Succede a Mantova nel giorno di Pasquetta dove Palazzo Ducale, il principale monumento della città , di proprietà  dello Stato, oggi è rimasto chiuso nonostante il massiccio afflusso di turisti in occasione delle festività  pasquali.
Ci ha provato il sindaco Mattia Palazzi a mediare tra sindacati e direttore Peter Assmann per scongiurare la serrata, ma è stato inutile.
La chiusura del Ducale per Pasquetta, dicono direttore e personale, è dovuta alla legge. Quando il giorno di riposo di un museo statale cade in un giorno festivo, come succede per il Ducale ogni lunedì, l’apertura può avvenire solo se si trova un numero sufficiente di custodi disposti, volontariamente, a lavorare.
A Mantova ne erano necessari una ventina, ma disposti a rinunciare al giorno di riposo erano meno della metà . E così, Assmann ha deciso di tenere chiuso.
I sindacati lo accusano di non avere programmato per tempo i turni di lavoro a palazzo per queste feste (da tempo è in corso un braccio di ferro per aumentare il personale che ha 57 custodi dei 78 in pianta organica). Assmann ribatte che senza disponibilità  volontarie del personale, come prevede la norma, non si può aprire.
Inutile anche la proposta del sindaco di far intervenire, solo per un giorno, una ditta esterna con proprio personale: oggi il Ducale resta chiuso dopo una Pasqua che lo ha visto fare il pieno di visitatori con l’ingresso gratuito come prima domenica del mese.

(da “Huffingtonpost”)

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