Destra di Popolo.net

IL MOLISE DECISIVO PER IL NUOVO GOVERNO?

Aprile 16th, 2018 Riccardo Fucile

IL VOTO NELLA PICCOLA REGIONE E IN FRIULI SEMBRA DIVENTATO LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE

Il Corriere della Sera lo definisce il “nuovo Ohio”, come lo swing state che può essere decisivo nella vittoria alle elezioni presidenziali americane.
Il Molise, oggi, può infatti essere l’ago della bilancia per la formazione del nuovo governo.
Lo stesso Silvio Berlusconi lo ha spiegato qualche giorno fa: «Se Forza Italia perde nel Molise, c’è il rischio di un governo Lega- Fratelli d’Italia (s’intende con i pentastellati) che provocherebbe la fuga di imprese, la fuga di capitali, la fuga di investimenti, il disastro nei mercati azionari».
La più piccola regione italiana a statuto ordinario, con trecentomila abitanti, vede infatti l’apertura delle urne, come il Friuli Venezia Giulia, proprio durante la crisi di governo finora senza soluzione.
E nelle idee di Salvini e Di Maio è chiaro che una volta incassate le vittorie nelle due regioni (la Lega ha candidato Massimiliano Fedriga con Berlusconi che ha preso in cambio la presidenza del Senato) la strada per Palazzo Chigi e l’intesa M5S-Lega-FdI (il patto di Neanderthal) sarebbe più agevole.
Il 4 marzo il Movimento ha fattoilpieno con il 44% e adesso, al primo test dopo le Politiche, non può permettersi di arretrare.
Gli spin doctor di Di Maio hanno pianificato con cura il forsennato tour elettorale del leader nella Regione, destinata (con le dovute proporzioni) a diventare la mother of presidents italiana, la metaforica madre del futuro premier.
La vittoria di Andrea Greco, 33 anni, scelto online con la piattaforma Rousseau, porterebbe in dote ai pentastellati il primo governo regionale e darebbe al capo politico più forza nella gara per la premiership.
Ma Lorenzo Pregliasco di Youtrend invita alla cautela e non solo perchè i sondaggi registrano una crescita del centrodestra: «Alle Politiche sono andati fortissimo, però ricordo che i 5 Stelle hanno la tendenza a calare sensibilmente alle elezioni Regionali, come dimostra Roberta Lombardi nel Lazio».
Per le statistiche: alla politiche M5S 44,8%, Forza Italia 16,1%, Pd 15,2%, Lega 8,7%, Leu 3,7%, Fdi 3,1%

(da agenzie)

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I SOCIAL IRONIZZANO SUL VESTITO FIRMATO DELLA RAGGI

Aprile 16th, 2018 Riccardo Fucile

“VIRGI’, IL MANTELLO SERVE PER PLANARE SOPRA LE BUCHE?”… LA SINDACA AL DINNER GALA A VILLA MIANI SFOGGIA UN ABITO DI RENATO BALESTRA

“Ieri sera ho partecipato al Dinner Gala a Villa Miani organizzato da Formula E e dalla Fondazione Alberto Di Monaco, con il patrocinio di Bulgari. Un abito di alta moda della Maison Renato Balestra”.
Virginia Raggi sceglie nuovamente una casa di moda italiana per i suoi abiti, ma qualcuno ha avuto da ridire sul suo vestito in broccato laminato nel colore Blu Balestra.
L’ironia del social si è abbattuto sulla scelta della sindaca, che ha postato le foto sul su profilo Instagram.
“A Virgì io te amo, ma sto vestito proprio no”, scrive un utente fra i commenti allo scatto. “Il mantello le serve per planare sopra le buche?”, polemizza un altro. “Il copridivano di nonna”, sentenzia un commento.
Non mancano poi i richiami a noti cartoni animati, da Elsa di Frozen a Batman e qualcuno polemizza invece per la pubblicità  al brand, paragonandola a Chiara Ferragni
La maggior parte degli utenti ha tuttavia apprezzato l’eleganza della Raggi, invitandola a non curarsi delle critiche e passare avanti, poichè sui social spesso si cerca solo un pretesto per far ironia: “Sei bellissima Virginia. Non dar retta ai rosiconi. Io credo che oramai si cerchi ogni cavillo per criticarla in maniera del tutto pretestuosa”.

(da agenzie)

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LA STRATEGIA DI BERLUSCONI: MANDATO ALLA CASELLATO PER “ISOLARE SALVINI”

Aprile 16th, 2018 Riccardo Fucile

L’EX CAVALIERE AVREBBE GIA’ UNA LISTA DI 50 PARLAMENTARI CINQUESTELLE DISPONIBILI A FARE DA “RESPONSABILI”

Come gli alligatori sulla riva del grande fiume, Silvio Berlusconi attende che nelle fauci spalancate gli cada un esploratore.
Se la scelta del Colle premiasse (come lui si augura) Elisabetta Alberti Casellati, il leader di Forza Italia non vedrebbe in lei la presidente del Senato e nemmeno la seconda carica della Repubblica eletta perfino con i voti dei Cinque Stelle, bensì una sua fedelissima che non esita a dichiararsi tale nelle numerose esternazioni post-voto. Certe sottigliezze agli occhi di Berlusconi poco importano: si sentirebbe destinatario di un mandato esplorativo per interposta persona che, in questa fase così incerta, avrebbe per lui un enorme valore strategico.
Per esempio, gli permetterebbe di verificare che Matteo Salvini non tiri qualche scherzetto, tipo accordarsi con Luigi Di Maio in un patto generazionale tra due giovani leader che per età , sommati insieme, non raggiungono i suoi anni.
Se a condurre le danze fosse qualcun altro, il Cav resterebbe all’oscuro di tutte le manovre, salvo scoprire magari proprio alla fine di essere stato scaricato.
Ma l’uomo (dato politicamente per defunto con troppa precipitazione dopo il 4 marzo) ha fatto due conti, condivisi con pochi intimi.
Berlusconi è sicuro in cuor suo che la forza delle cose non potrà  portare a nomi diversi da Casellati.
Prima cinica previsione berlusconiana: nè Salvini nè tantomeno Di Maio vogliono essere messi alla prova. Se il Presidente li convocasse per conferire loro un pre-incarico, quelli lo vivrebbero non quale un onore ma come il dispetto di un prof pignolo che li interroga proprio quando sono impreparati.
In pratica, si sentirebbero lanciati allo sbaraglio, costretti a rinunciare, e Sergio Mattarella non è portato agli inutili spargimenti di sangue.
Per cui via loro e avanti i presidenti delle due Camere: il Cav scommette che uno dei due salirà  al Quirinale per ricevere il berretto da esploratore.
Ma qualora il mandato toccasse a Roberto Fico, il suo amico-rivale Di Maio si butterebbe in un pozzo per disperazione; potrebbe venire frainteso, anche se non lo fosse, come un tentativo di destabilizzare la dirigenza grillina, rivelandosi controproducente.
Ecco dunque come mai Berlusconi, per esclusione, ritiene che in campo ci sia solo lei, Elisabetta. E da vero Caimano già  pregusta un boccone perfino più abbondante, cioè Salvini.
Sul quale in privato sparge giudizi non proprio positivi, specie dopo le uscite di Matteo sulla Siria: «Come si permette di attaccare l’America in quel modo? Anch’io sono amico di Vladimir, ma altra cosa è ribaltare le alleanze internazionali, con posizioni simili non va da nessuna parte».
La lista segret
Il piano anti-Salvini fa leva su Alessandro Di Battista che, da peggior nemico, è diventato senza volere l’alleato più indispensabile. Con i suoi anatemi, Dibba permette al Cav di scagliarne a sua volta, occhio per occhio veto per veto, e di silurare sistematicamente tutte le speranze di intesa tra M5S e Lega, in modo che alla fine resti all’Italia una sola possibilità : cioè il famoso governo istituzionale, del Presidente, di traghettamento, di tregua, indispensabile per non lasciare una sedia vuota nei vertici Ue e per passare quantomeno l’estate.
Altra soluzione cui lavora alacremente Gianni Letta, tornato di prepotenza in auge come certi fiumi carsici che sprofondano e poi invece rieccoli: un esecutivo col baricentro a destra (però guidato non da Salvini) che nei piani berlusconiani avrebbe il sostegno di parte Pd e, se non bastasse, di numerosi grillini.
Addirittura pare certo che Berlusconi conservi un elenco di parlamentari pentastellati, in gran parte eletti nei collegi uninominali, che in base alle informazioni da lui raccolte sarebbero pronti a tutto, pur di scongiurare un voto-bis in ottobre.
La lista contiene 50 nomi, ed è tenuta sotto chiave in un cassetto di Arcore: nella sua testa saranno loro i nuovi «responsabili». Avranno in cambio poltrone, e non dovranno più rinunciare a metà  dello stipendio.

(da “La Stampa”)

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ARRESTATI PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE DUE SINDACI LEGHISTI DEL BERGAMASCO

Aprile 16th, 2018 Riccardo Fucile

E’ LA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA, A FOPPOLO E VALLEVE LA LEGA PRENDE IL 33% E IL   41,4%… ARCHITETTATO UN SISTEMA PER OTTENERE FONDI PUBBLICI E TRUCCARE APPALTI

Sono finiti agli arresti domiciliari i sindaci di Foppolo, Giuseppe Berera e di Valleve, Santo Cattaneo, paesini della provincia di Bergamo, entrambi ex amministratori della società  Brembo Super Ski.
Secondo le indagini, coordinate dal pm Gianluigi Dettori, e condotte in collaborazione tra i carabinieri della Compagnia di Zogno e i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bergamo, i due sindaci avrebbero, tra le altre cose, architettato un sistema per conseguire fondi pubblici in danno alla Regione Lombardia e per truccare appalti.
Sono accusati anche di falsificazione di atti pubblici, abuso d’ufficio e bancarotta fraudolenta per il fallimento della Brembo Siuper Ski, una società  partecipata. Avrebbero agito con la complicità  di altre persone tra cui una dipendente del Comune di Foppolo e la moglie del sindaco di Foppolo, ritenuto promotore del sodalizio criminale.
Anche la donna è destinataria della misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il sindaco di Foppolo nell’ordinanza del GIP viene definito “braccio destro” dell’altro primo cittadino.
I due sindaci, le cui abitazioni sono state perquisite, avrebbero falsamente rendicontato spese e investimenti per un valore complessivo di circa 16 milioni e mezzo di euro, percependo indebitamente contributi regionali per oltre 3 milioni e 290mila euro.
Nel corso delle indagini è stato scoperto anche un trasferimento di circa 700mila euro dalla Brembo Super Ski, poi fallita, a una società  di Hong Kong, per una presunta attività  di ricerca di investitori asiatici.
Sotto la lente degli investigatori è finita anche la gara bandita dal Comune di Foppolo per il riposizionamento di una telecabina 12 posti sul nuovo tracciato ‘Ronchi-Montebello’, oggetto di incendio doloso nel corso del mese di luglio 2016.
Le indagini hanno fatto emergere un importante quadro indiziario che lascia ipotizzare un accordo collusivo tra il sindaco, responsabile unico del procedimento e un imprenditore bresciano, aggiudicatario ed unico partecipante alla gara. In tale contesto è emerso anche il coinvolgimento attivo di un’impiegata comunale, incaricata di istruire la procedura e di curare direttamente la predisposizione degli atti amministrativi propedeutici all’affidamento dei lavori.
Nel corso delle indagini è stato scoperto un trasferimento di circa 700 mila euro dalla Brembo Super Ski, poi fallita, in favore di una società  di Hong Kong, giustificata da una presunta attività  di ricerca di investitori asiatici.
Sotto la lente degli investigatori anche la gara bandita dal Comune di Foppolo per il riposizionamento di una telecabina da 12 posti sul nuovo tracciato “Ronchi-Montebello”, oggetto di incendio doloso nel luglio 2016. Secondo quanto emerso dalle indagini, si ipotizza un accordo collusivo tra il primo cittadino e un imprenditore bresciano, aggiudicatario e unico partecipante alla gara.
Sarebbe risultato pilotato anche un altro appalto, quello riguardante il conferimento della direzione dei lavori e il coordinamento della sicurezza sul cantiere della telecabina incendiata. In questo caso risulterebbe accertato un accordo collusivo tra il sindaco di Foppolo e l’unico ingegnere partecipante, nonchè aggiudicatario del bando, che avrebbe operato in concorso con il fratello. Entrambi sono stati sospesi dall’esercizio della professione temporanea dell’esercizio della professione nei confronti delle pubbliche amministrazioni.

(da agenzie)

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CON TOTI LA LIGURIA E’ DIVENTATA LA BISCA D’ITALIA: “NESSUNA SCADENZA NE’ LIMITE PER CHI GIA’ OPERA”

Aprile 16th, 2018 Riccardo Fucile

IL NUOVO TESTO DIVENTA UNA SANATORIA ROVINA-FAMIGLIE

Giovanni Toti vara la disciplina contro l’azzardo legalizzato in Liguria. “Ma i quattordici articoli della legge regionale invece di limitare la diffusione di slot e vlt rischiano di essere una sanatoria. Un colpo di spugna”.
A dirlo è il parlamentare M5S Matteo Mantero. All’articolo 3 si legge che “è vietata l’apertura di centri di scommesse, di spazi di scommesse con vincita in denaro, nonchè la nuova installazione di apparecchi per il gioco lecito situati a una distanza inferiore a 500 metri” dai luoghi sensibili. In pratica: scuole, chiese, centri ricreativi, centri per anziani o esercizi di rivendita oro. Parrebbe un buon segno, visto che il limite previsto dalla disciplina precedente del 2012 era di 300 metri.
Mantero, però, accusa: “La norma si riferisce alle aperture e alle nuove installazioni. Leggendo attentamente articoli e commi si scopre che tutte le sale esistenti potranno continuare a esercitare la propria attività . In pratica è un colpo di spugna che invece di contrastare il fenomeno permette alle attività  in esercizio di continuare a esistere. Peggio: non sono nemmeno previsti limiti di tempo per la concessione”.
Secondo il M5S la trappola sarebbe racchiusa nel comma 2 dell’articolo 4: “Sono fatte salve le autorizzazioni relative ad esercizi diversi da quelli previsti nel comma 1 già  rilasciate al momento dell’entrata in vigore della presente legge”. In pratica, sostiene Mantero, l’esistente sarebbe sanato. E senza una scadenza.
“Nessuna sanatoria”, ribatte Toti, “Noi siamo in linea con la direttiva Baretta che punta a ridurre la macchinette all’interno dei locali, piuttosto che il numero di esercizi. Con la legge che proponiamo — che potrà  comunque essere emendata dal Consiglio Regionale — le macchinette in Liguria passeranno da 10.700 a 7.090. A livello nazionale si è stabilito così, anche per contemperare due esigenze opposte: ridurre l’azzardo legalizzato, ma nel contempo evitare che il gioco ritorni sotto il controllo del mercato nero in mano alla criminalità . E poi bisogna tutelare i piccoli esercizi rispetto al settore senza controllo del gioco online”.
Una differenza sostanziale rispetto ad altre Regioni che, nel varare provvedimenti simili, hanno previsto anche la scadenza di quelli precedenti, obbligando di fatto chi già  ha una sala slot a portarla “a scadenza”, nell’impossibilità  di rinnovarla allo scadere delle concessioni.
Difatti la risposta non soddisfa i Cinque Stelle: “Si riducono le macchinette, però si prepara l’ingresso sul mercato di una nuova generazione di apparecchi molto più insidiosi, perchè sono più veloci e consentono più giocate. Soprattutto potranno essere piazzati anche in zone dedicate dei comuni esercizi commerciali. Per non dire del rischio, non ancora scongiurato, che le scommesse possano essere effettuate anche con la carta di credito. La legge ligure va proprio in questa direzione”.
Parliamo di una regione, la Liguria, tra le più martoriate dalla diffusione delle macchinette: a Genova si contano 879 esercizi che le possiedono, mentre a Savona per ogni 125 abitanti esiste una slot o una vlt. Ma quello che colpisce di più, come ha denunciato anche Christian Abbondanza, presidente della Casa della Legalità , sono i 271 esercizi ad Albenga e i 154 a Ventimiglia.
Spiega Abbondanza: “Il Ponente ligure è una terra ad altissima infiltrazione mafiosa, parliamo soprattutto della ‘ndrangheta. Da innumerevoli inchieste è emerso — senza voler criminalizzare tutti i gestori, ovviamente — che la criminalità  organizzata utilizza le slot anche per riciclare il proprio denaro e riempirsi le tasche legalmente. Quindi proprio in queste zone occorre essere doppiamente severi”.
La normativa più stringente, di cui molti auspicavano l’entrata in vigore, avrebbe consentito l’eliminazione tout court delle macchinette vicine ai luoghi sensibili. Il panorama dell’azzardo legalizzato in Liguria sarebbe cambiato radicalmente: a Genova da quasi novecento esercizi si sarebbe passati a 80, a La Spezia di 12 sale dedicate al gioco ne sarebbero rimaste 2.
Secondo il dossier dell’Agenzia per le Dogane e i Monopoli analizzato dal Movimento 5 Stelle con le associazioni no-slot, in Liguria ogni anno si giocherebbero 2,5 miliardi con perdite per 470 milioni.
Quasi mezzo miliardo sottratto alle tasche dei cittadini in una regione con percentuali record di pensionati e disoccupati (tra le categorie più colpite dalla ludopatia). Numeri che, secondo Mantero, con la nuova legge approvata dalla giunta di centrodestra rischiano di restare praticamente inalterati.
Non è la prima volta che la giunta Toti finisce sotto accusa per l’approccio soft alla questione slot.
Nell’aprile 2017 la Regione decise di prorogare di un anno la disciplina precedente, impedendo così l’applicazione delle nuove norme più restrittive. Nella maggioranza — che votò compatta la proroga — ci fu chi giustificò la decisione sottolineando i rischi occupazionali per i gestori dei locali.
Una decisione che a Genova suscitò accese proteste: centinaia di persone, tra cui molti giovani di associazioni di volontariato, si ritrovarono davanti alla Regione.
Non solo: ci fu anche la protesta di un sacerdote. Padre Francesco Cavallini, gesuita molto amato dai giovani genovesi, al termine della funzione domenicale disse: “La messa è finita, andate a protestare” e guidò un corteo silenzioso, fiaccole in mano, fino alla sede della Regione.
Non servì a nulla. Vinse la proroga, tra gli applausi dei gestori.
Adesso che, dopo un anno, la proroga stava per scadere arriva la nuova disciplina. Che, secondo il M5S, “rischia di lasciare tutto com’è, caso unico in Italia. Visto che le altre regioni, anche di centrodestra, stanno finalmente cercando di limitare un fenomeno che ha costi sociali ed economici ben maggiori dei benefici che promette di portare. La Liguria così diventerà  la bisca d’Italia”.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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LA DURA VITA DI SGARBI, OGNI GIORNO IN CERCA DI UNA RISSA DA COPIONE

Aprile 16th, 2018 Riccardo Fucile

SU OGNI CANALE APPARE PER SCATENARE UNA RISSA E FAR ALZARE L’AUDITEL, IN UN TURPILOQUIO CONTINUO

Come nell’antica barzelletta del polipo costretto a essere sbattuto davanti al cliente per dimostrare la sua freschezza
e ogni volta poi ributtato nell’acquario del ristorante, così gli studi televisivi, per carenza e cronica pigrizia d’autore, utilizzano il povero Vittorio Sgarbi per tentare l’ardua impresa di riaccendere l’interesse sopito. Di volta in volta il professore viene estratto gocciolante dalle alghe, buttato in pasto alle telecamere e obbligato a esibirsi nel consueto siparietto di insulti, senza pietà , nè considerazione per quelle corde vocali provate dal logorio della televisione moderna.
Il critico d’arte, un curriculum degno di nota, un’intelligenza da molti comprovata e un’abilità  da attore consumato, si scalda roteando un po’
gli occhi e sputando qua e là  e poi va in scena, ogni santo giorno, come un impiegato diligente.
Pescando a caso   nel cassetto degli improperi, dà  in escandescenze a comando e si espone ai rimbrotti bonari del padrone di casa di turno, da Formigli alla Berlinguer, dagli ultimi fuochi di Del Debbio a Giletti, da Porro a Barbara D’Urso, pronti a far scattare la trappoletta di risulta formato Auditel.
Manca solo il meteo, ma è questione di attimi.
Così tra vocine acute e finte facce seriose il nostro viene accudito come un panda marrone, fatto scattare come una molla alla bisogna e riposto nella scatolina a fine puntata.
Vittorio Sgarbi ormai è esausto eppure   a testa bassa e con l’auricolare ben inserito nell’orecchio è sempre disponibile, accondiscendente, accetta lo scontro imposto dalla scaletta di turno e spera solo che il teatrino telecomandato finisca il prima possibile.
Il copione è sempre quello.
A domanda non gradita, Sgarbi comincia a spruzzare improperi come una fontanella di paese, la reazione è male accetta, il conduttore giornalista si tinge di rossore pudico, Sgarbi alza il tono, spesso uno qualunque a caso lascia lo studio, il giorno successivo il video passa in Rete, Blob lo ripropone e le redazioni di un altro programma cominciano le telefonate per invitarlo su un altro tema. Così all’infinito.
Sino a che, Fornero permettendo, non si deciderà  di mandarlo in pensione, lasciargli asciugare la saliva e metterlo finalmente a riposo.

(da “L’Espresso”)

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GLI ABITANTI DI MULTEDO PRESI PER IL CULO DAI LEGHISTI: TOTI SI E’ SPESO I SOLDI PER EUROFLORA, SPARITI I 4 MILIONI DESTINATI AL QUARTIERE

Aprile 16th, 2018 Riccardo Fucile

ESPLODE LA GUERRA INTERNA TRA COMUNE E REGIONE, NE FANNO LE SPESE QUELLI CHE SI ERANO BEVUTI LE PROMESSE DEI PATACCARI

Euroflora sì, Multedo no. Lo strano caso del finanziamento di quattro milioni per Multedo, promesso a ottobre dal sindaco Marco Bucci – nel pieno della rivolta del quartiere genovese per l’arrivo di alcuni migranti e l’esasperazione di sopportare servitù industriali – e che, ad aprile, non ci sono più.
Ed è incidente diplomatico tra Comune e Regione, che ha stanziato 1,5 milioni dal suo fondo strategico a favore del Comune per Euroflora e il recupero dei Parchi di Nervi, ma non copre gli interventi promessi dal sindaco ai cittadini del Ponente.
“L’impegno è stato preso dal presidente della Regione Giovanni Toti davanti al sindaco Bucci e all’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Edoardo Rixi punta i piedi l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune, Paolo Fanghella – quei soldi devono arrivare”
Ma, ad oggi, sembrerebbe che i 4 milioni di euro promessi dal sindaco Bucci non ci siano.
Ma facciamo un passo indietro: nell’autunno dell’anno scorso, a pochi mesi dall’insediamento della nuova giunta comunale, il primo cittadino genovese si è trovato travolto dal caso della rivolta dei cittadini di Multedo a causa dell’arrivo di una decina di migranti che dovevano essere ospitati nell’ex asilo Govone, una protesta che è proseguita per mesi fino ad arrivare a uno dei diversi incontri tra la cittadinanza di Multedo e il sindaco Bucci.
Nell’occasione Marco Bucci aveva provato a trovare un compromesso per placare gli animi e l’ira dei cittadini: “Abbiamo previsto 7 milioni di euro che devono entrare a Multedo in opere di infrastrutture, senza contare lo spostamento delle aziende petrolchimiche, che la giunta e io ci prendiamo in carico di fare, cominciando da subito, non appena saranno cantierabili. Perchè Multedo è in priorità  uno rispetto alle altre delegazioni e sono convinto che il presidente di municipio non ci dirà  di no” – aveva dichiarato il sindaco.
E quindi, cos’è cambiato?
A questo punto non resta che aspettare.

(da agenzie)

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“CADUTO DAL BALCONE” GIORNALISTA CHE FACEVA INCHIESTE CHE NON PIACEVANO A PUTIN

Aprile 16th, 2018 Riccardo Fucile

MAKSIM BORODIN CON LE SUE INCHIESTE SUI MERCENARI RUSSI IN SIRIA AVEVA SVELATO LE “MORTI FANTASMA” DEI DIPENDENTI DELLA COMPAGNIA MILITARE CAPEGGIATA DA PRIGOSHIN, DETTO “IL CUOCO DI PUTIN”… SONO QUESTI I CRIMINALI AMICI DEI SOVRANISTI PATACCA ITALIANI

Maksim Borodin era stato tra i primi a indagare sulle morti fantasma dei contractor russi impegnati in Russia.
È morto in ospedale domenica mattina tre giorni dopo essere stato ritrovato incosciente dai vicini ai piedi del suo palazzo a Ekaterinburg, negli Urali.
Secondo le forze di polizia, il giornalista d’inchiesta trentaduenne sarebbe «caduto dal balcone» del suo appartamento al quarto piano. La porta era chiusa dall’interno, non c’era alcun segno d’effrazione. Un suicidio, dunque.
Ipotesi subito scartata da Polina Rumjanseva, la direttrice di “Novij Den”, il giornale dove Borodin lavorava.
Troppo scomode le inchieste di Maksim su crimine e corruzione. Borodin scavava dove c’era da indagare: che si trattasse dei conti segreti del magnate dell’alluminio Oleg Deripaska o degli esponenti della Chiesa russa ortodossa dietro alle proteste dell’anno scorso contro il film reputato blasfemo, “Matilda”, su un amore giovanile dell’ultimo zar Nicola II, canonizzato martire.
Lo scorso febbraio aveva raccontato che gli uomini di un villaggio vicino erano morti nel raid statunitense su Deir el-Zor, in Siria. Si trattava di dipendenti di Wagner, la compagnia militare privata che fa capo a Evgenij Prigozhin, soprannominato “il cuoco di Putin”.
Prigozhin è responsabile anche della cosiddetta “fabbrica dei troll” accusata d’influenzare la campagna presidenziale americana del 2016 e per questo è stato sanzionato dagli Stati Uniti.
Secondo diverse fonti, nel raid statunitense sarebbero morte decine, se non centinaia, di mercenari russi, ma Mosca ha sempre negato arrivando ad ammettere solo cinque vittime precisando che non facevano parte del “personale militare”.
Da tempo numerose inchieste denunciano il dispiegamento in Siria di mercenari russi che permetterebbe a Mosca di aumentare la propria presenza militare sul terreno minimizzando le perdite ufficiali.
L’uso di contractor però è vietato dalla legge russa, le reticenze del Cremlino nascerebbero da qui.
Alla vigilia della sua misteriosa caduta, Maksim era “molto agitato” e aveva telefonato a un suo amico alle cinque del mattino raccontando di aver visto “persone in mimetica e dal volto coperto sulle scale” e “uomini armati sul balcone”.
Pensava, ha scritto su Facebook l’amico Vjacheslav Bashkov, che da un momento all’altro avrebbero fatto irruzione in casa sua. “Aveva perciò bisogno di un avvocato, per questo mi aveva chiamato”. Poi si era rifatto vivo per scusarsi e spiegare che si era trattata di “un’esercitazione”.
“Non l’ho richiamato”, scrive Vjaceslav. “Poi ho letto che si trovava in rianimazione”.

(da “La Stampa”)

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“NON TOGLIETE LE SANZIONI A MOSCA, AVRESTE GRAVI CONSEGUENZE”: INTERVISTA ALL’INVIATO DI TRUMP IN UCRAINA

Aprile 16th, 2018 Riccardo Fucile

VOLKER: “LA LEGA SBAGLIA, LE MISURE EUROPEE VANNO CASOMAI RAFFORZATE”

«L’Italia non può togliere le sanzioni alla Russia senza subire gravi conseguenze». Con queste parole Kurt Volker, inviato speciale dell’amministrazione Trump per l’Ucraina, non intende lanciare un avvertimento, ma sottolineare un dato di fatto: «Sono misure europee, non italiane. Non rispettarle provocherebbe prima di tutto un problema con Bruxelles».
ntriamo nel dettaglio. Le elezioni del 4 marzo sono state vinte dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega. Matteo Salvini, che potrebbe diventare il prossimo premier italiano, ha detto che se andasse a Palazzo Chigi toglierebbe le sanzioni a Mosca.
Quale sarebbe l’impatto, se l’Italia rompesse il fronte occidentale?
«Mettiamo la questione nel contesto. La Russia non ha rispettato l’obbligo di applicare l’accordo di Minsk e ristabilire la sovranità  e l’integrità  territoriale dell’Ucraina, dove è in corso una guerra in cui la gente muore. Poi ha fatto altre cose, come l’attacco con i gas nervini in Gran Bretagna. In questo quadro, togliere le sanzioni sarebbe esattamente il segnale sbagliato da dare. Dobbiamo garantire che le sanzioni restino in vigore, e magari vengano rafforzate, a causa delle azioni russe. Il secondo elemento da notare è che non sono solo misure italiane, ma europee. L’Ue si è accordata sul quadro e il contenuto delle sanzioni: se l’Italia non le applicasse avrebbe un problema prima di tutto con Bruxelles. Ciò mi rende ottimista, nonostante le posizioni prese dalla Lega, perchè sul piano pratico l’Italia non può togliere le misure senza che ci siano gravi conseguenze».
Negli ultimi tempi sono state denunciate molte interferenze russe nei processi politici occidentali, incluse le elezioni italiane. Liberarsi delle sanzioni è una motivazione di questi attacchi?
«Credo di sì, ma dobbiamo chiarire il contesto. La Russia sta cercando prima di tutto di creare caos e confusione. Vuole che la gente dubiti dei fatti che vede con i propri occhi, promuovendo una realtà  alternativa. Sta cercando di favorire movimenti divisivi anti europei, anti immigrazione, anti legalità . Appoggia gruppi di estrema destra, estrema sinistra, o nazionalisti, per indebolire l’Occidente e le sue politiche. In questo quadro, certamente vuole che le sanzioni vengano tolte, e appoggia qualunque movimento prometta di farlo».
Cosa chiede agli alleati europei e della Nato, per aiutarla a raggiungere una pace stabile in Ucraina?
«Prima di tutto tenere le sanzioni in vigore, e considerare di incrementarle, se la Russia continua sulla strada attuale. Noi le abbiamo rafforzate, varando misure contro persone molto vicine al presidente Putin: sarebbe molto utile vedere che la Ue si unisse a noi. Secondo, ribadire la volontà  di contribuire ad una forza di pace con mandato Onu, per facilitare l’applicazione dell’accordo di Minsk. Credo ci sia una forte disponibilità  di molti Paesi europei a partecipare e sostenere questa idea, tenendola sul tavolo affinchè i russi sappiano che c’è una via praticabile per mettere fine a questo conflitto, se lo vogliono. Terzo, ribadire il rifiuto del riconoscimento della presunta annessione della Crimea. Per ogni Paese europeo dovrebbe essere inaccettabile che un altro Paese si annetta un territorio con la forza».
Il gasdotto Nord Stream 2, che collega la Russia alla Germania aggirando l’Ucraina, deve andare avanti o essere sospeso?
«La seconda opzione. Nord Stream 2 rafforza la dipendenza europea dal gas russo. La prima cosa da fare è assicurare la diversità  nella fornitura del gas all’Europa, in modo che non ci sia più una condizione di bisogno da Mosca. Il gas russo può essere parte della fornitura, ma insieme ad altri attori internazionali. E deve essere basato sui prezzi di mercato, non sulla dipendenza e dominanza. Al momento la situazione non è questa, perciò la questione del transito dall’Ucriana deve essere affrontata prima di tutto, come ha detto la stessa cancelliera tedesca Merkel. Poi bisogna proseguire lo sviluppo e l’accesso a fonti di rifornimento non russe, cioè americane, norvegesi, africane, del Qatar. Una varietà  di fonti devono essere sviluppate, per non creare la dipendenza dalla Russia».
L’attacco lanciato alla Siria per l’uso delle armi chimiche è anche un segnale alla Russia. Perchè è importante che il fronte occidentale sia unito su questo punto?
«Il sostegno politico è fondamentale, molto, molto importante. Lo scopo non è colpire la Siria o provocare un conflitto con la Russia, ma fermare l’uso delle armi chimiche e porre le basi per la fine del conflitto. È importante che la Russia veda come non si tratta solo di un’azione o un obiettivo americano, ma di un ampio fronte di Paesi, la comunità  democratica, gli alleati Nato. Dobbiamo domandare insieme che Mosca si comporti correttamente, non continui a tollerare l’uso delle armi chimiche da parte di Assad, e favorisca la risoluzione del conflitto».

(da “La Stampa”)

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