Destra di Popolo.net

L’OMAGGIO AL CAMPO DEI MORTI DELLA RSI A GENOVA: LA COSA DI CUI VERGOGNARSI E’ ANDARCI CON GAMBINO E LA GIUNTA CHE RAPPRESENTA

Maggio 5th, 2018 Riccardo Fucile

OGNUNO HA DIRITTO A RICORDARE I PROPRI MORTI, MA MEGLIO ANDARCI DA SOLI CHE IN CATTIVA COMPAGNIA… PERCHE’ QUEI MORTI NON ERANO AL SERVIZIO DEL PEGGIORE CAPITALISMO FINANZIARIO

Ricordiamo il fatto.
A Genova, per la celebrazione del 25 aprile, una delegazione di reduci della Rsi ha reso omaggio nel campo del cimitero di Staglieno ai soldati uccisi nei tragici giorni della guerra civile.
Una prassi che è sempre stata attuata da decenni senza ostentazione dai reduci veri, nel rispetto delle opinioni e tragedie altrui, senza farne una carnevalata da esibire ai media.
Quest’anno la polemica è esplosa per un motivo: la presenza con la fascia tricolore, in rappresentanza quindi del sindaco Bucci, del consigliere di Fdi Gambino, “scortato” da militanti della formazione xenofoba “Lealtà  e Azione”.
Da qui le accuse dell’Anpi piovute sul sindaco che, da quanto è emerso, non ne sapeva nulla e non aveva autorizzato Gambino a utilizzare la fascia tricolore.
Ovviamente ognuno è libero di pensarla come meglio crede, ma è il caso di dire qualcosa controcorrente, come nostro costume.
Apparteniamo a una generazione che ha avuto padri che hanno militato, magari solo ventenni, nella Repubblica sociale o tra le file dei partigiani, in perfetta buona fede e in coerenza con le idee in cui credevano, fino al sacrifico della propria vita, meritando reciproco rispetto in una delle pagine più tragiche della storia italiana.
Non esistono morti di serie A e di serie B, ognuno ha diritto a onorare i propri e il dovere civile di rispettare quelli degli altri, così la pensiamo.
Personalmente non conosco il consigliere Gambino e non ne sento la mancanza.
Faccio parte di quella categoria di persone che i propri morti preferisce ricordarli senza fotografi al seguito e senza   la compagnia di sedicenti “cultori della memoria” tardivamente scoperta.
Appartengo altresì a quella categoria di soggetti che forse qualche libro l’ha letto e qualche testimonianza diretta l’ha ascoltata: sufficiente per affermare che lo scandalo di questa vicenda è uno solo.
Essere andati a ricordare i morti della Rsi in compagnia di Gambino e idealmente quindi della Giunta leghista che rappresenta.
Una giunta che tutela gli interessi del peggiore capitalismo e potere finanziario, che privatizza tutto il possibile per fare un favore alle lobby della sanità , che vuole multare persino i poveri che cercano cibo nei cassonetti, il peggio del peggio della reazione più becera e classista.
Tutto l’opposto dei 18 punti del Manifesto di Verona dove si parla di “abolizione del sistema capitalista interno” (punto 8), “possibilità  di espropriazione delle terre incolte a favore dei braccianti” (punto 13),   “diritto alla casa e creazione dell’Ente Nazionale per la Casa del Popolo” (punto 15), “equa ripartizione degli utili, equa fissazione dei salari, partecipazione degli utili stessi anche da parte degli operai” (punto 12),   “valorizzazione delle risorse naturali dell’Africa nel “rispetto assoluto” degli indigeni, soprattutto quelli musulmani”(punto 8), “indipendenza della Magistratura” (punto 3),”garanzia ai lavoratori di un salario minimo e istituzione degli spacci a prezzi calmierati” (punto 17).
Forse qualche saluto romano in meno e qualche lettura in più eviterebbe di accompagnarsi per moda a cattive compagnie o a presunti “guardiani di una rivoluzione” mai fatta.
Tutti i morti vanno rispettati, ribadiamo.
Soprattutto da visite non gradite di speculatori che non sanno di cosa parlano, la categoria peggiore.

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GENOVA, SULLE CELEBRAZIONI PER SALO’ NELLA GIUNTA BUCCI IL FRATELLO D’ITALIA GAMBINO SOTTO ACCUSA PER LA FASCIA TRICOLORE PRESA SENZA PERMESSO

Maggio 5th, 2018 Riccardo Fucile

FORZA ITALIA: “HA SBAGLIATO, SE VUOLE COMMEMORARE LA RSI CI VADA A TITOLO PERSONALE”… IL CONSIGLIERE DELLA MELONI   VOLEVA ELIMINARE ANCHE IL DIVIETO DI PRECEDENTI PENALI PER ENTRARE NELLA PROTEZIONE CIVILE E SI ACCOMPAGNA A “LEALTA’ E AZIONE”

«È stato inopportuno. Non si può fare del revisionismo perchè la storia è la storia. E non si può continuare a giustificarsi. Chiediamo scusa alla città  perchè abbiamo sbagliato».
Mario Baroni, consigliere delegato alla valorizzazione del patrimonio comunale, esponente di Forza Italia, ha una posizione netta.
Lei sarebbe andato a commemorare in nome del Comune le vittime di Salò?
«Figuriamoci, non ci penso nemmeno. Anche perchè da quello che risulta, Gambino a Staglieno era per i fatti suoi, ma con la fascia tricolore. Il sindaco non sapeva niente. Se vuole fare certe cose, le faccia pure, ma in forma privata. Uno può andare in chiesa a pregare per chiunque perchè la fede è una questione personale. Non è accettabile andare per Rsi, addirittura fare un’orazione…»
Si dice che tre quarti della maggioranza si sia schierata contro Gambino nella riunione di ieri mattina.
«È stato ripreso pesantemente, è vero, anche perchè continuava a insistere che aveva fatto la cosa giusta. Mi è stato chiesto di preparare un documento per rispondere a un probabile articolo 55, ma non ci penso nemmeno, se vuole lo può fare il nostro capogruppo».
Ma il sindaco come l’ha presa?
«Malissimo perchè questa storia sta creando seri problemi al lavoro della giunta. Noi pur sostenendo il sindaco e il suo lavoro, e vorrei che mi facesse ribadire che Bucci avrà  sempre il mio appoggio, ci dissociamo dalla scelta di Gambino.
Continuava a ripetere che le vittime sono tutte uguali.
Anche se nessun gruppo produrrà  un documento che spieghi la posizione di ogni partito, Gambino ha detto che andrà  avanti da solo e ribadirà  che bisogna voltare pagina dopo tanti anni. Non capisce proprio. Dire che le vittime sono tutte uguali, che dobbiamo essere solidali, non è il mio pensiero. Gambino non arriva a capire la delicatezza di certe questioni. Una città  di 500 mila abitanti, dovrebbe avere dei rappresentanti politici di un livello più alto».
Ma il sindaco Bucci vuole un documento congiunto.
«Io con la Lega e Fratelli d’Italia non ho nulla da spartire. La maggioranza non è un pensiero unico. Comunque, se si fa un documento, bisogna prepararlo parlandone, approfondendo la questione, e non così, su due piedi».
Ma come è stato possibile che Gambino si sia preso la libertà  di andare alla commemorazione in nome del Comune?
«Non riesco a rispondere a questa domanda perchè la riunione che abbiamo fatto era incentrata sul casino che è scoppiato dopo. L’uso della fascia tricolore deve essere rappresentativo della città , non del proprio pensiero. È importante capire certe cose, ma Gambino non le afferra».
Gambino l’hanno scorso era già  andato a commemorare la Rsi ed era sorto lo stesso problema. Ultimamente nella revisione del regolamento per ingaggiare i volontari di protezione civile, ha cancellato che non è necessario non avere precedenti penali, ma poi ha dovuto inserire che serve un’autocertificazione.
Troppa leggerezza?
«Deve capire che siamo al servizio dei cittadini. Si deve riflettere quando si agisce», conclude Mario Baroni.

(da “La Repubblica”)

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CHE FINE HANNO FATTO I “MINISTRI DEL GOVERNO DI MAIO” ?

Maggio 5th, 2018 Riccardo Fucile

I POVERETTI VITTIME DELLA MAIL CON CUI IL CAPO POLITICO AVEVA COMUNICATO ANZITEMPO LA LISTA A MATTARELLA CI AVEVANO PURE CREDUTO

Laura Cesaretti sul Giornale oggi racconta la triste storia dei ministri del governo Di Maio, chiamati a formare il governo via email inviato a Mattarella e poi passati a miglior vita, politicamente parlando, dopo i risultati delle elezioni
C’era l’aspirante titolare della Pubblica Istruzione Salvatore Giuliano che — si scoprì dopo la «nomina» — era stato un fan di Matteo Renzi e della sua Buona Scuola.
C’era la futuribile inquilina del Viminale, la truccatissima criminologa Paola Giannetakis, che — ops — aveva firmato appelli per il sì al referendum renziano.
C’era Lorenzo Fioramonti, professore in quel di Pretoria e destinato allo Sviluppo Economico, che in tv spiegava di voler risanare i bilanci dello Stato eliminando «l’ufficio che si occupa delle ristrutturazioni degli uffici dei presidenti della Camera e del Senato».
Bei tempi, quelli in cui una volta era tutta campagna elettorale. E che però oggi, dopo il fallimento della politica dei due forni, sembrano essere definitivamente tramontati. Anche se qualche ricordo ancora c’è su Whatsapp:
Il risvolto doloroso sta però nel fatto che i diciassette ci avevano creduto. Tanto che, sui cellulari di alcuni di loro, esistevano chat whatsapp dedicate dal titolo assai chiaro: istituzionale ma ottimistica la prima («Governo 2018-2023»), nella quale presumibilmente si discutevano con il premier Gigino i primi provvedimenti da prendere e ripartizione delle deleghe.
La seconda più informale, e piena di entusiasmo: «Let’s rule Italy».Un po’ come dire: «Andiamo a comandare».
Chat riservate, ovviamente, ma che attendibili testimoni hanno avuto modo di sbirciare mentre erano ancora in piena attività , sui telefonini di alcuni «ministri» che scambiavano frenetici messaggi. Oggi, probabilmente, le chat sono in disarmo, un po’ come l’aspirante premier.

(da “NextQuotidiano”)

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VITALIZI, FORSE PERSINO TONINELLI HA CAPITO CHE LA RETROATTIVITA’ E’ INCOSTITUZIONALE

Maggio 5th, 2018 Riccardo Fucile

IL GRILLINO FA LA SOLITA SCENEGGIATA: “SEMBRA CHE VI SIANO PROFILI DI INCOSTITUZIONALITA’ SULLL’ABOLIZIONE”… MA SE SONO MESI CHE LO DICONO ILLUSTRI COSTITUZIONALISTI, IL RISCHIO E’ CHE DUE TERZI DEI PENSIONATI ITALIANI SI VEDA DIMEZZARE LA PENSIONE

Il taglio dei vitalizi degli ex parlamentari procede a due velocità .
Se alla Camera i lavori preparatori della riforma sono stati ultimati, il Senato deve ancora fare il primo passo.
A chiederne conto a Maria Elisabetta Alberti Casellati è stato Danilo Toninelli: “Le scrivo per chiederle lumi sull’istruttoria che il gruppo del M5s vorrebbe vedere il prima possibile all’esame del consiglio di presidenza” si legge nella lettera inviata alla presidente di Palazzo Madama dal capogruppo dei 5 Stelle.
Che non manca di ricordare alla seconda carica dello Stato il “suo dichiarato impegno a favorire un percorso parallelo e coordinato tra i due rami del Parlamento”.
Un impegno rimasto agli atti.
Il momento pareva propizio: la trattativa con il versante leghista del centrodestra procedeva e la presidente eletta in quota Forza Italia era chiamata a favorire il dialogo persino su uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale del Movimento 5 stelle.
Poi però le cose erano andate diversamente.
Il 26 aprile all’ufficio di Presidenza di Montecitorio era arrivata “nei tempi stabiliti l’istruttoria predisposta dal Collegio dei questori”, annunciava Fico su Facebook, sottolineando che il documento “rappresenta il primo passo verso il superamento dei vitalizi ed evidenzia la necessità  di svolgere ulteriori approfondimenti sul tema”
In un’intervista a Radio 105 Toninelli dice: “Sembra che l’istruttoria dei questori stia concludendosi in maniera scandalosa, sembra che ci siano profili di incostituzionalità  sull’abolizione. In Parlamento stanno dicendo che è costituzionale un privilegio e incostituzionale abolirlo”.
In realtà  le cose non stanno così: premesso che i vitalizi sono stati aboliti dal governo Monti cinque anni fa e qua si parla solo di quelli pregressi a quella data, il problema giuridico è pericoloso.
Se per gli anni passati vuoi rendere tutte le pensioni “contributive” non puoi farlo solo con i parlamentari, perchè sarebbe una discriminazione. Se la estendi a tutti due terzi dei pensionati italiani si ritroverebbero con la pensione dimezzata.
Ci vuole tanto a capirlo, Toninelli?

(da agenzie)

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“I GRILLINI SBAGLIANO, NON E’ LA LEGGE ELETTORALE A IMPEDIRE LA LORO VITTORIA, MA IL VOTO DEGLI ITALIANI”

Maggio 5th, 2018 Riccardo Fucile

IL PROF. VASSALLO, DOCENTE DELL’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA: “IN TUTTE LE DEMOCRAZIE, ANCHE A VOCAZIONE MAGGIORITARIA COME IN INGHITERRA, PUO’ ACCADERE CHE SI DEBBANO CERCARE DEGLI ACCORDI”

Salvatore Vassallo, professore ordinario dell’Alma Mater Studiorum Università  di Bologna e docente di Scienza Politica, torna a spiegare al MoVimento 5 Stelle che non è stata la legge elettorale ad impedire ai grillini di avere la maggioranza ma il voto degli italiani che hanno scelto tre poli distinti.
E segnala anche che in caso di ritorno al voto è più probabile la vittoria del centrodestra
È il sistema tripolare che produce questa impasse?
«Non solo, è molto accentuata dal fatto che i due principali competitor, M5S e centrodestra, sono fortemente radicati in due aree diverse del paese: questa disomogeneità  territoriale riduce l’effetto maggioritario dei collegi».
Lei ha delle simulazioni che confermano questo?
«Sì, immaginando due Italie e applicando l’attuale sistema al solo Nord il risultato è un centrodestra che con il 41% dei voti prende il 55% dei seggi. Al contrario al Sud i grillini con il 43% conquistano il 59% dei seggi. Ciò dimostra che il Rosatellum ha una sufficiente componente maggioritaria, tale da favorire la forza politica prevalente. Il problema è che ne abbiamo una al nord e una, diversa, al sud».
Secondo le simulazioni del Cattaneo e di Youtrend, con nessun sistema una sola forza politica avrebbe ottenuto la maggioranza in entrambe le Camere, neanche con il tedesco su cui anche i 5Stelle inizialmente convergevano. Concorda?
«Nessun sistema proporzionale produce il miracolo di trasformare una maggioranza relativa in una assoluta. Anche se è proprio il modello che i grillini hanno proposto con più insistenza. Ma neanche un modello basato solo sui collegi uninominali garantirebbe un vincitore assoluto».
Se si rivota che succede?
«Se il Pd perdesse ancora qualcosa e i 5Stelle arretrassero seguendo la tendenza Friuli, l’alleanza tra Lega, Forza Italia e Fdi potrebbe conquistare la maggioranza. Ma se nessuno la raggiungesse i partiti dovrebbero farsene una ragione, perchè gli elettori avrebbero deciso che nessuno merita una tale forza. In tutte le democrazie parlamentari, anche in Inghilterra, può accadere che sia necessario trovare degli accordi».

(da “NextQuotidiano”)

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UN MARE ARCOBALENO PER UN’ITALIA PIU’ CIVILE

Maggio 5th, 2018 Riccardo Fucile

A DUE ANNI DALLA LEGGE SULLE UNIONI CIVILI, SONO 6073 LE COPPIE OMOSESSUALI CHE SI SONO SPOSATE… NELL’ULTIMO ANNO INCREMENTO DEL 149,5%

La legge sulle unioni civili sta per compiere due anni e in meno di ventiquattro mesi sono quasi seimilacento le coppie omosessuali che si sono sposate.
Seimilasettantatrè per la precisione, come risulta dai dati, aggiornati al 31 dicembre scorso, elaborati dal Ministero dell’Interno e pubblicati in esclusiva da HuffPost.
Un anno prima, al 31 dicembre 2016 – a cinque mesi dal momento in cui, alla fine di luglio, il testo, approvato l’11 maggio precedente – legge n.76 del 20 maggio 2016 – era diventato operativo – i matrimoni omosessuali erano a quota 2433: e dunque, numeri alla mano, in dodici mesi si è registrato un incremento pari al 149,5 per cento.
Il trend è positivo in tutta Italia.
Da Nord a Sud i numeri sono cresciuti in proporzione all’estensione territoriale e al numero di abitanti delle regioni e delle città  capoluogo di regione e provincia.
Sul podio delle regioni ci sono Lombardia, con 1514 unioni, Lazio (915) e Emilia Romagna (645), mentre le città  a più alta densità  di unioni civili sono Roma – che con i suoi 845 matrimoni rispetto ai 308 del 2016, ha fatto registrare un incremento del 174,3 per cento – Milano (che da 305 dell’anno passato è salita a quota 799) e Torino (153 a fine 2016, 378 un anno dopo).
I rilievi effettuati per il secondo compleanno della legge Cirinnà  confermano l’andamento già  evidenziato in passato: il Nord presenta numeri più alti rispetto al Sud. La maglia nera spetta alla Calabria: 24 le unioni celebrate alla fine dell’anno passato, con Crotone a quota zero.
Impossibile, al momento, stabilire se le unioni civili rilevate nel 2017 siano state celebrate tra uomini o tra donne.
A fine 2016, come ha sottolineato il presidente dell’Istat Giorgio Alleva nel corso della terza conferenza nazionale sulla famiglia a settembre scorso, i tre quarti dei riti hanno avuto come protagonisti uomini.
Per il presidente nazionale di Arcigay, Flavio Romani, il bilancio è “molto positivo. In questi due anni mi è capitato di partecipare alla celebrazione di molte unioni civili e soprattutto nei paesi piccoli, con poche migliaia di abitanti, c’è una partecipazione popolare incredibile, scevra da curiosità  morbosa – spiega ad HuffPost – Questa legge ha fatto molto bene al nostro Paese, finalmente sono stati riconosciuti il valore e la dignità  delle coppie di uomini e donne che hanno un progetto di vita comune. È un grandissimo passo in avanti, ma non dobbiamo fermarci. Dobbiamo arrivare al matrimonio egualitario. Questi numeri incoraggiano a procedere”.
Ma più che alle cifre, in un quadro politico sostanzialmente cambiato dalle ultime elezioni – che hanno assegnato la vittoria al M5S e Lega – mentre ancora si valuta la possibilità  di formare un nuovo governo e le questioni legate ai diritti scivolano sullo sfondo, di recente la discussione sulle unioni civili si è accompagnata a quella su un altro tema.
Vale a dire, la genitorialità  nelle coppie omosessuali, questione rimasta irrisolta e cancellata dal testo con lo stralcio della stepchild adoption (l’adozione dei figli del partner, ndr), tributo del Pd all’ala cattolica del partito e al Ncd di Angelino Alfano dopo le polemiche – si paventò anche il rischio che l’adozione dei figli del partner aprisse le porte alla pratica dell’utero in affitto – e lo stallo che rischiavano di far arenare la legge. Sulla quale, anche in seguito al passo indietro dei Cinque Stelle, bollati dalla Cirinnà  come “traditori”, l’allora premier Renzi decise di porre la fiducia.
Subito dopo il via libera al provvedimento che porta il suo nome, proprio la Cirinnà , per colmare quello che aveva definito “un buco nella legge, un buco in questo Parlamento, un buco nel mio cuore”, aveva annunciato di voler riformare la legge sulle adozioni.
L’11 maggio scorso, nella conferenza stampa in cui erano stati presentati i dati del primo compleanno del provvedimento sulle unioni civili, il dem Andrea Orlando, allora ministro della Giustizia, era tornato sulla necessità  “di una iniziativa politica e legislativa” sulla cosiddetta “omogenitorialità “, definita “un obiettivo che non possiamo lasciar cadere nel vuoto”.
Dove, invece, la questione è finita, per riemergere a intermittenza, quando a decidere in materia sono i giudici, ai quali sono costrette a rivolgersi le coppie omosessuali che intendono vedere riconosciuta la responsabilità  genitoriale di entrambi i componenti.
Nelle ultime settimane, però, sempre più sindaci stanno procedendo all’iscrizione anagrafica di bambini come figli di coppie omogenitoriali, senza chiedere il parere alla magistratura.
L’apripista fu nel 2015 il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, una decina di giorni fa la sindaca di Torino Chiara Appendino ha fatto lo stesso, registrando però – e non era mai accaduto prima – un bimbo nato in Italia da una coppia omosessuale.
Poi ci sono stati Virginia Raggi a Roma, Domenico Pascuzzi a Gabicce Mare, Enzo Bianco a Catania e altri dieci primi cittadini piemontesi di centrosinistra che hanno annunciato di voler seguire l’esempio di Appendino.
“I sindaci si stanno muovendo in maniera positiva – sottolinea Romani – onorando in pieno quello che è il loro compito principale, ossia assicurare più diritti e tutele ai loro cittadini. Qualcuno ha parlato di illegalità , ma la loro azione è perfettamente legale è supportata da molte sentenze, tutte informate al principio del superiore interesse del bambino”.

(da “Huffingtonpost”)

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UN TESTO DI DE ANDRE’ COME EPITAFFIO, IL COMUNE LEGHISTA LO VIETA: PER LA SERIE FATEVI SEMPRE CONOSCERE PER QUANTO SIETE RIDICOLI

Maggio 5th, 2018 Riccardo Fucile

LA BECERO-GIUNTA DI GENOVA ORA VUOLE DECIDERE PURE SULLA FRASE DA SCRIVERE NELLA TOMBA… “OSTINATO E CONTRARIO” NON VA BENE

La direzione era già  tracciata, perdutamente “ostinata e contraria”, la stessa seguita per tutta una vita.
Non serviva molto di più per raccontare il viaggio di R.C., scomparso poco più di un mese fa a 55 anni, una storia difficile alle spalle, condivisa fino all’ultimo doloroso epilogo con I. C., sua moglie da circa un anno, sua compagna da sempre.
Solo poche parole, prese a prestito dalla “Smisurata preghiera” di De Andrè per dare il senso di un’esistenza consumata al di fuori e contro ogni forma di omologazione. Così, quando la So.Crem, Società  genovese di cremazione, ha chiesto alla vedova quale frase volesse incidere sulla lapide che in futuro avrebbe raccontato suo marito agli estranei, lei non ha avuto dubbi: “Ostinato e contrario”.
Ma l’epigrafe, a giudizio dei Servizi cimiteriali del Comune cui spetta concedere il nulla osta per i lavori nel Tempio crematorio del Cimitero di Staglieno, «non è conforme ai criteri di dedica, ricordo o commemorazione».
E il testo è stato respinto.

(da “il Secolo XIX”)

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LICENZIATA PERCHE’ NERA, FATIMA ACCETTA L’OFFERTA DI UN IMPRENDITORE DI FIRENZE

Maggio 5th, 2018 Riccardo Fucile

“NESSUN FAVORITISMO, SE LAVORERA’ BENE AVRA’ UN’OPPORTUNITA'”… INCREDIBILE: NESSUNO ACCOMPAGNA ALLA PORTA I RAZZISTELLI CHE SI PERMETTONO PURE DI VIOLARE I DIRITTI DEI LAVORATORI

Un’altra opportunità . In un’altra città , in un’altra Regione. A quasi 300 chilometri dalla sua Senigallia. Per ora è solo una prova.
Ma, se dovesse andare a buon fine, Fatima Sy, la donna senegalese che ha denunciato di essere stata allontanata perchè “nera” da un istituto per anziani di Senigallia, in provincia di Ancona, (dopo un periodo di prova e a un passo dalla firma del contratto) potrebbe trasferirsi stabilmente a Firenze.
La donna, 40 anni, sarà  in città  la prossima settimana per svolgere un periodo di prova in una struttura per anziani.
Ad annunciarlo, su Facebook, è l’imprenditore Massimo Mattei che ieri, sempre via social, aveva avanzato la proposta di lavoro perchè “indignato” dal trattamento riservato alla donna. Un gesto di solidarietà , ma anche per dimostrare a Fatima, e alle persone che come lei hanno avuto queste difficoltà , che c’è un’Italia diversa”, aveva detto Mattei.
L’imprenditore spiega di aver parlato con Fatima: “Verrà  a Firenze in settimana”, spiega Mattei, impegnato nel settore dell’assistenza agli anziani, ma modi e tempi non saranno resi noti. Non avrà  favoritismi rispetto ad altre lavoratrici e ad altri lavoratori: “Se lavorerà  bene avrà  un’opportunità . Altrimenti no”, annuncia.
“Odio il razzismo e tanto mi è bastato per scrivere quel post – dice ancora l’imprenditore, riferendosi a quanto pubblicato ieri su Fb – Poi sarà  il lavoro serio e quotidiano a dare la migliore risposta. Ho avuto almeno duecento messaggi privati. Soltanto una ventina vergognosi ed offensivi. Forse c’è ancora speranza mi viene da pensare”, conclude.
Sarebbe interessante conoscere per quale motivo non sono ancora intervenute invece le autorità  del Ministero del Lavoro per una ispezione nella struttura privata dove è avvenuto il grave fatto di razzismo. Non si è mai visto che un   operatore venga privato del diritto al lavoro perchè degli utenti razzisti a carico anche della collettività  non gradiscono “una donna di colore”.
Se hanno dei problemi sono loro a dover essere accompagnati alla porta, non il lavoratore che fa il suo dovere.
E una struttura come si deve avrebbe già  contattato i familiari degli ospiti per dire loro di venirsi a riprendere i congiunti perchè “razzisti non ne vogliamo”.

(da agenzie)

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IL CRISTO NELLA MONNEZZA DI ROMA

Maggio 5th, 2018 Riccardo Fucile

LA PROVOCAZIONE DEGLI ABITANTI DI TORREVECCHIA: “UN’INSTALLAZIONE CHE RACCONTA LA NOSTRA REALTA'”

Sul gruppo Facebook “Sei di Torrevecchia se…” sono state postate una serie di fotografie che mostrano un manufatto che ritrae Cristo sulla croce vicino a tutta l’immondizia che riempie questa ed altre zone di Roma.
La via è via Augusto Tebaldi e chi ha pubblicato le foto dice che si tratta di “un’installazione” che “racconta la nostra realtà ”.
Ovvero quella di una città  che dal 25 aprile è sommersa in molte zone di rifiuti con i cassonetti che non vengono svuotati.
Un’emergenza scoppiata durante i ponti e le festività  e che ancora non trova soluzione, tanto che un consigliere municipale grillino ha chiesto di inviare l’esercito per pulire le strade.
«Siamo di nuovo in emergenza – ha detto qualche giorno fa a Repubblica Roma Natale Di Cola, segretario Fp Cgil Roma e Lazio – i Tmb di Ama a Rocca Cencia e al Salario scoppiano. I rifiuti hanno fatto cadere i condotti dell’areazione, ottenuti dopo tanta fatica appena un anno fa, dopo l’accordo con l’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari. Venerdì scorso ho chiesto di effettuare un sopralluogo nei due Tmb per verificare le condizioni di sicurezza dei lavoratori. Mi è stato negato il permesso»
Roma è in grande difficoltà  per lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti indifferenziati, ma anche per lo smaltimento degli scarti che escono dai due Tmb. L’ultimo carico di 800 tonnellate che ad aprile doveva raggiungere in treno l’Austria non è più partito.
L’appalto si è concluso e il nuovo è andato deserto. A giugno l’Abruzzo terminerà  di prendere i rifiuti romani, mentre ormai da più di un anno gli scarti che escono dagli impianti di Rocca Cencia e Salario non possono più andare all’inceneritore di Colleferro, che è chiuso.
In questi giorni la produzione dei rifiuti indifferenziati è aumentata fino a raggiungere le 3.300 tonnellate raccolte al giorno, contro la media di 2.700.

(da “NextQuotidiano”)

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