Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
UN MINISTRO CHE NON CONOSCE LE NORME INTERNAZIONALI: MA COSA VUOI SEQUESTRARE IN ACQUE INTERNAZIONALI O MALTESI? A CHI DAI ORDINI CHE NON HAI TITOLO PER FARLO? MA PENSA A SOCCORRERE I PROFUGHI COME TI IMPONE LA LEGGE E AD APRIRE I PORTI
La nave dell’ong tedesca Lifeline è al centro di un nuovo caso politico fra Italia e Europa, simile a quello che pochi giorni fa era capitato all’Aquarius.
Nel corso di alcune operazioni al largo della Libia la nave ha soccorso 229 migranti, ma il governo italiano non intende rendere disponibili i suoi porti — spiegando che l’Italia non può essere l’unico paese ad accogliere queste navi — e ha addirittura minacciato di sequestrarla, cosa che secondo il diritto internazionale non avrebbe titolo per fare.
Stando alle ultime notizie, la nave si trova nelle acque di Malta: il governo italiano e la capitaneria di porto avrebbero chiesto al governo maltese di accoglierla nei suoi porti e di arrestare il suo equipaggio.
Come se Toninelli avesse titolo per ordinare ad altri Paesi cosa fare.
Il governo italiano contesta a Lifeline — e alla nave Seefuchs di Sea Eye, un’altra ong tedesca che sta continuando a lavorare nei pressi della Libia — sostanzialmente due cose: che intenda portare i migranti che ha soccorso in Italia, e che batta bandiera olandese nonostante sia di un’associazione tedesca.
Partiamo dalla seconda cosa, ma prima facciamo un passo indietro.
Ogni stato concede la sua bandiera a una nave privata a patto che fra la stato e la nave esista un «legame sostanziale», come prevede l’articolo 91 della Convenzione ONU sui diritti del mare (PDF) entrata in vigore nel 1994.
In questo modo la nave e il suo equipaggio accettano la giurisdizione dello stato di cui battono bandiera.
Ma il diritto internazionale non contiene indicazioni su cosa sia esattamente un legame sostanziale, e ognuno si regola come crede.
Alcuni paesi, come i Paesi Bassi, offrono alle navi regimi fiscali e burocratici molto morbidi. Un paese abbassa volontariamente i suoi standard fiscali e legislativi per attirare più investitori (e quindi più soldi).
Le ong si registrano in posti del genere per questi motivi: pagare meno tasse e avere meno noie possibili dai paesi in cui operano, anche per ragioni di libertà di azione.
Come spiega uno studio di Caterina Montebello, che ha insegnato Diritto della navigazione all’Università di Palermo, il criterio del “legame sostanziale” è stato introdotto per incoraggiare gli stati a «un’attuazione più effettiva degli obblighi» dello stato stesso nei confronti della nave, e non per «stabilire criteri in base ai quali altri Stati possano contestare la validità di registrazione di una nave nello Stato di bandiera».
In altre parole: qualsiasi nave può fare richiesta per battere legittimamente bandiera di un certo Stato, per pagare meno tasse o mettersi al riparo da eventuali persecuzioni. Gli Stati sono liberi di decidere i criteri con cui concedere la loro bandiera, ma si impegnano a occuparsi effettivamente delle loro navi: quindi sanzionarle se violano le loro leggi e il diritto marittimo internazionale, oppure proteggerle da eventuali soprusi.
Nel caso della Lifeline e di Sea Eye, i Paesi Bassi hanno scelto una terza opzione fra sanzionarle e proteggerle: si sono tirati fuori sostenendo che le navi non risultano nei loro registri. La rappresentanza dei Paesi Bassi all’Unione Europea ha scritto su Twitter che la Lifeline e la Seefuchs non sono registrate nel paese, e che «non stanno navigando battendo bandiera olandese secondo la responsabilità statale prevista dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare».
Tutte e due le ong, però, hanno diffuso documenti in lingua olandese che provano un legame coi Paesi Bassi.
Lifeline, contattata da Reuters, ha spiegato che la sua nave era troppo piccola per poter essere iscritta nel registro “ufficiale” olandese e che esiste un altro registro per imbarcazioni più piccole.
La certificazione prodotta prova che la nave ha diritto a battere bandiera olandese, quindi è falso che sia una “nave pirata” o “apolide” come quache imbecille ha sostenuto.
Ok, ma perchè allora portano i migranti in Italia?
La bandiera battuta da una certa nave non c’entra nulla con il porto dove sbarcare un gruppo di persone soccorse in mare, al contrario di quanto ha suggerito il ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini.
Le ong che soccorrono i migranti seguono la cosiddetta convenzione di Amburgo del 1979 e altre norme sul soccorso marittimo, che prevedono che gli sbarchi di persone soccorse in mare debbano avvenire nel primo “porto sicuro” sia per prossimità geografica sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani.
La Tunisia è un paese relativamente sicuro ma non è attrezzato per garantire i bisogni dei migranti, e a giudizio degli operatori delle ong non ha una legislazione completa sulla protezione internazionale.
Malta ha la metà degli abitanti di Genova e il quintultimo PIL dell’Unione Europea, e si occupa già dei migranti che riesce a gestire. Grecia, Francia e Spagna sono troppo lontane dalle coste libiche: per non parlare dei Paesi Bassi, a cui appartiene la bandiera che battono Lifeline e Seefuchs.
È per questo che le ong trasportano in Italia, e solo in Italia, tutte le persone che soccorrono nei pressi della Libia: i porti italiani sono semplicemente i più vicini e sicuri.
E veniamo a Toninelli.
Preso atto che ha dichiarato il falso quando ha parlato di nave pirata o apolide, in quanto i documenti prodotti dalla nave attestano il contrario, considerato che dovrebbe conoscere le regole olandesi sulle imbarcazioni di piccole dimensioni e la ufficialità delle certificazioni Imo, è riuscito a sostenere tesi palesemente contradditorie.
1) In acque internazionali o maltesi non può sequestrare una mazza.
2) In acque italiane (ovvero a 30 miglia dalla costa) è la magistratura e non lui che può procedere al sequestro.
3) Il sequestro esula dai compiti della Guardia Costiera essendo compito di navi della Marina Militare
4) Non ha titolo per “ordinare” a Malta di accogliere la nave, seemmai è Frontex a dover avanzare la richiesta
5) Il massimo dell’umorismo è infine aver chiesto al comandante della nave (dopo aver detto che andava arrestato) se per cortesia faceva anche lui richiesta a Malta per l’attracco.
6) Se si appurera’ che la Lifeline aveva chiesto aiuto al coordinamento italiano e questo l’ha negato su indicazione di Toninelli è passibile di denuncia per omissione di soccorso.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
IL MINISTRO DELL’ECONOMIA GELA I BALLISTI SALVINI E DI MAIO: “NEL 2018 SOLO INTERVENTI SENZA COSTI”
Per il 2018 “i giochi sono fatti”.
Da Lussemburgo, dove ha fatto il suo debutto all’Ecofin, è il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, a spegnere i sogni degli azionisti di governo, cioè Lega e 5 Stelle. Dalle parole di Tria, infatti, emerge un’indicazione chiara: non c’è spazio, quest’anno, nè per il reddito di cittadinanza, caro ai pentastellati, nè per la flat tax, cavallo di battaglia del Carroccio.
“Ci muoveremo su interventi strutturali che non hanno costi ma sono importantissimi come far decollare gli investimenti pubblici”, ha spiegato il ministro rispondendo proprio a una domanda sull’entrata in vigore del reddito di cittadinanza nel 2018.
Parole chiare all’indomani dell’auspicio di Di Maio, che proprio da Lussemburgo, dove ha partecipato al Consiglio Ue dei ministri del Lavoro, aveva rilanciato l’impegno per inserire il reddito di cittadinanza nella legge di bilancio che vedrà la luce in autunno. Doccia fredda anche per Matteo Salvini, che negli scorsi giorni aveva affermato di volere la flat tax entro la fine dell’anno.
La prima di Tria in Europa, ieri al debutto all’Eurogruppo che ha dato il via alla discussione sulla riforma dell’eurozona, è stata segnata anche dall’avvio di fatto della discussione con Bruxelles sui conti pubblici.
“L’intenzione – ha sottolineato – è cercare di rispettare l’impegno dello 0,3%, si stanno facendo dei calcoli che una piccola deviazione dall’impegno, che la Commissione già si aspetta, deriverebbe dal fatto che lo 0,3% dipende da un quadro macroeconomico favorevole, naturalmente ora c’è un rallentamento in tutta la Ue, ci possono essere piccole deviazioni”, ma “nella sostanza delle linee economiche non cambiano”.
La correzione dello 0,3%, pari a circa 5 miliardi, potrebbe essere quindi inferiore rispetto a quanto ipotizzato negli scorsi mesi, ma gli sforzi che l’Italia è chiamata a mettere in campo sono comunque importanti perchè recentemente il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ha sottolineato che l’aggiustamento è ancora pari a zero.
La correzione era stata annunciata dall’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, con una lettera lo scorso 30 maggio 2017 e il governo Renzi l’aveva programmata con la legge di bilancio 2018, come si evince dalla Nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre.
Tria si è detto ottimista e ha parlato di clima “aperto” e di “collaborazione” con i commissari europei Pierre Moscovici e Dombrovskis.
Intanto ha lanciato un messaggio di distensione chiaro, che piace tanto a Bruxelles: l’Italia si impegna a ridurre il debito.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
PER SIBILIA LO SBARCO SULLA LUNA E’ ANCORA UN ARGOMENTO CONTROVERSO E POTREBBE ESSERE TUTTA UNA MESSINSCENA
Che il pentastellato Carlo Sibilia, sottosegretario al Ministero dell’Interno fresco di nomina, abbia delle idee bizzarre è cosa nota.
Sorprende però che, nonostante il ruolo di alto prestigio istituzionale che ricopre oggi, non faccia nulla per nasconderle. Non un briciolo di vergogna, di ripensamenti o anche solo di furbizia.
Sibilia è così: o lo si ama (e sono in molti a farlo) o si cerca di sondarne il mistero.
Qualcosa del genere ha provato a fare oggi Alessandra Arachi sul Corriere della Sera nella sua intervista al sottosegretario all’Interno.
Non poteva mancare la domanda su quella che è considerata una vera e propria gemma del pensiero di Sibilia: lo sbarco sulla Luna.
In un tweet del 2014, quando era un semplice cittadino portavoce d’opposizione, Sibilia scrisse che ad oltre quarant’anni dallo sbarco sulla Luna degli astronauti dell’Apollo 11 “nessuno se la sente di dire che era una farsa”.
Nessuno tranne lui e qualche migliaio di cospirazionisti che da decenni scrivono su Internet (ma anche in libri di “controinformazione”) che l’allunaggio non è mai avvenuto.
Sibilia quel coraggio ce l’ha ancora, tant’è che al Corriere ha risposto che lo sbarco sulla Luna «è un episodio controverso».
Il che ovviamente non vuol dire assolutamente nulla, anche perchè quando al sottosegretario viene chiesto di spiegare il motivo si rifugia nel più classico degli “e allora il PD” parlando del Monte dei Paschi di Siena
Dal momento che il sottosegretario all’Interno non vuole condividere con i suoi cittadini ed elettori le sue teorie ecco che ci tocca assumerci l’ingrato compito di raccontare la storia di quelli che negli Stati Uniti vengono chiamati “moon landing deniers” (che a volte hanno addirittura l’onore di prendersi un cazzotto in faccia da Buzz Aldrin).
Fortunatamente negli States per il momento quasi nessuno si è accorto di Sibilia, il che è senza dubbio un bene.
Qualche anno fa Sciencemag aveva dedicato un articolo all’ascesa dei movimenti populisti dove veniva menzionata anche la teoria del sottosegretario a 5 Stelle sullo sbarco di Aldrin e Neil Armstrong sulla Luna.
C’è chi ha iniziato a scherzare sul complottismo di Sibilia, chiedendo all’ESA (l’agenzia spaziale europea) e alla NASA di reclutare il nostro coraggioso sottosegretario per la prossima missione lunare.
Ma in che cosa crede veramente Sibilia? Al contrario di quanto disse qualche anno fa non serve un particolare coraggio per dire che l’allunaggio non è mai avvenuto; basta avere una connessione ad Internet.
Cosa dicono le teorie alle quali crede Carlo Sibilia?
Basta fare una rapida ricerca su Google (è tutto in Rete!1) per scoprire che la teoria del Moon Landing Hoax ha più di quarant’anni. Tutto inizia con il libro Non siamo mai andati sulla luna dell’americano auto-pubblicato da Bill Kaysing un ex ufficiale della US Navy che non aveva alcuna competenza tecnica o scientifica sul funzionamento dei razzi spaziali.
Eppure secondo Kaysing non siamo mai andati sulla Luna perchè la tecnologia dell’epoca non lo avrebbe consentito. Trivia: il primo personal computer progettato da Olivetti nel 1965 fu tra quelli utilizzato dal team dell’Apollo 11 per programmare lo sbarco lunare.
I cospirazionisti ritengono quindi che per poter dimostrare la sua superiorità sui sovietici la NASA abbia ingaggiato il regista Stanley Kubrick al fine di girare le iconiche sequenze dello sbarco dell’Apollo 11 (i primi immigrati illegali lunari).
Non solo: nemmeno tutti gli altri allunaggi (tra il 1969 e il 1972 ci sono stati sei sbarchi sulla Luna) sarebbero mai stati effettuati realmente.
Vale la pena far notare a Sibilia che la missione dell’Apollo 12 avvenne solo 4 mesi dopo dal precedente.
In tutto questo però i russi non sarebbero mai riusciti a dimostrare che gli americani, all’epoca c’era la Guerra Fredda e i rapporti tra i due paesi erano piuttosto “tesi”, non sono mai andati sulla Luna. Eppure se l’avessero fatto avrebbero sicuramente lasciato un segno indelebile nell’animo degli americani fiaccandone lo spirito.
Negli anni la NASA e altri scienziati e ricercatori indipendenti hanno prodotto numerose prove della veridicità dello sbarco. I siti degli allunaggi sono stati fotografati in diverse occasioni (anche con osservazioni dalla Terra).
I complottisti come Sibilia invece si limitano a dire che “è una farsa” oppure che è un “argomento controverso”.
Quando gli si chiede di spiegare in che senso invece che produrre prove invece preferiscono cambiare argomento e parlare di Gianna Nannini e musica metal. Ognuno ha diritto ad avere le sue opinioni, ci mancherebbe, ma cosa succederà quando i giornali stranieri inizieranno a prendere in giro Sibilia per le sue teorie? Verrà fuori che è tutto un complotto dei giornaloni per infangare il buon nome dell’Italia e del governo?
Forse è meglio ammettere, una volta per tutte, che sullo sbarco sulla Luna il nostro eroico sottosegretario, dopo anni di studi matti e disperatissimi non ci ha mai capito nulla.
Ma forse non tutti i mali vengono per nuocere: vista la sua nota diffidenza nei confronti delle informazioni ufficiali magari è possibile che Carlo Sibilia si rifiuti di credere alla teoria — propugnata dal titolare del Viminale — secondo la quale è in atto un’invasione organizzata di immigrati al fine di sostituire la popolazione italiana.
Eh già , anche Salvini è un complottista.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
BURIONI REPLICA: “LEI HA DETTO IL FALSO, IO RIPORTO FATTI SCIENTIFICI”… L’UNICA COSA DI CUI SALVINI NON SI INTERESSA E’ DI RESTITUIRE 48 MILIONI CHE LA LEGA HA RUBATO AGLI ITALIANI
Sulla questione dei vaccini “garantisco l’impegno preso in campagna elettorale nel permettere che tutti i bimbi entrino in classe, vadano a scuola”, perchè “la priorità è che i bimbi non vengano espulsi dalle classi” anche se non vaccinati.
Lo ha affermato Matteo Salvini, ministro dell’Interno, intervenendo telefonicamente a RadioStudio54.
A proposito di una eventuale rimozione degli obblighi vaccinali, Salvini ha puntualizzato che al governo “siamo in due, c’è un’alleanza Lega-M5s, bisogna ragionare anche con gli alleati, al ministro Grillo ho iniziato a parlare di questi temi”, e dunque “continueremo, perchè ritengo che 10 vaccini obbligatori siano inutili e in parecchi casi pericolosi se non dannosi”, ha concluso il ministro, inviando un ringraziamento “per il loro coraggio” ai ricercatori Antonietta Gatti e Stefano Montanari.
Durissima la replica dell’immunolgo Roberto Burioni: “No, Ministro Salvini – scrive il prfessore sulla sua pagina Facebook – dieci vaccini non sono inutili e tantomeno dannosi. Sono gli stessi vaccini che vengono usati con identici tempi e identici modi in tutto il mondo. Sono i dieci vaccini che hanno salvato e salvano, in tutta sicurezza, milioni di vite”.
“Ministro Salvini – prosegue Burioni – lei ha detto una cosa non rispondente al vero, perchè quelli che riporto io sono fatti, suffragati da dati scientifici solidissimi. Quella che ha detto è una bugia, una bugia pericolosissima. E che a dirla – conlucde il medico – sia chi ha la responsabilità della sicurezza del mio paese è una cosa che mi preoccupa molto”.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
UNA CHE URLAVA “VOI SIETE GNENTE” A RAPPRESENTARE IL SENATO NELLA MASSIMA ISTITUZIONE CULTURALE ITALIANA DI CUI FU SOCIO GALILEO GALILEI… E’ L’IMMAGINE DELL’ITALIA DI OGGI
Il Fatto Quotidiano ci racconta che oggi la senatrice Paola Taverna, vicepresidente del Senato, rappresenterà , oggi a mezzogiorno, Palazzo Madama all’adunanza solenne dell’Accademia nazionale dei Lincei, in chiusura dell’anno accademico.
Da una parte ci sarà lei, famosa peri suoi discorsi senza fronzoli, urlati fieramente, con termini in “romanaccio”.
Lei che nel 2014 diceva: “Mi scuso se sono poco onorevole, ma sono fatta così, è il cittadino che viene fuori e dice le cose che pensa”.
Dall’altra, ci saranno gli esimi studiosi di una delle istituzioni scientifiche più antiche d’Europa, fondata nel 1603 da Federico Cesi, presieduta in passato da matematici, storici, linguisti, scienziati e fisici, del calibro di Pasquale Villari e Beniamino Segre.
E che ebbe un certo Galileo Galilei come uno dei suoi primi soci.
Come una legge del contrappasso, la pasionaria dei Cinque Stelle sarà la rappresentante istituzionale del Senato, nell’incontro con la massima istituzione culturale italiana. Sperando che questa volta non si metta a urlare all’improvviso: “Voi siete gnente”.
Sarà una scena fantastica.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
UNA DELLE POCHE MENTI LIBERE RIMASTE NEL NOSTRO PAESE, UN ONORE PER L’ITALIA E LA SUA CULTURA
La risposta di Roberto Saviano non si è fatta attendere. E non è stata conciliante. Grande coraggio, questo ragazzo. Una delle poche menti libere rimaste nel nostro Paese.
Silenzio.
Chi non ha neanche il coraggio di avere una sua opinione personale non deve permettersi di parlare di Saviano. Lui il coraggio lo ha avuto.
Se un vicino un po’ corpulento e brusco vi fa un dispetto non avete neanche il coraggio di affrontarlo. Ecco, lui ha affrontato con coraggio il male assoluto, quello che ti fa tremare dentro.
E allora, silenzio. C
he lo si condivida o meno (io sono spesso d’accordo con lui, non sempre, ma molto spesso), un esempio di coraggio e civiltà contro le mafie e la violenza come il suo non può essere altro che riconosciuto e onorato.
Vi siete mai chiesti come sarebbe il nostro Paese senza Roberto Saviano? Sarebbe un Paese ancora più decadente.
Il coraggio di dire, scrivere, dopo aver studiato, cercato, ricordato, con sprezzo della propria vita (sotto scorta da quando aveva 28 anni… ma ve lo immaginate cosa vuole dire?) è un onore per l’Italia e la sua cultura.
Tutto il mondo ce lo riconosce. Una diga contro il menefreghismo intellettuale, contro la cialtroneria dei salotti letterari, contro l’ignoranza incipiente della gente, di tutti noi.
Il nostro ministro dell’Interno pensa che una scorta sia un privilegio. Non riflette sul fatto che invece è la triste evidenza che il lavoro del ministero dell’Interno non è sufficiente contro i violenti e i mafiosi, che arrivano a minacciare negozianti che si ribellano al pizzo, collaboratori di giustizia che rischiano tutto per consentire indagini, e addirittura uno scrittore per aver aperto il vaso di Pandora che loro vogliono resti sempre chiuso.
Lavori sull’ordine pubblico e sulla sicurezza, Salvini, contro le cosche e contro la malavita, invece di fingersi primo ministro per mera ambizione e minacciare censimenti vetero-totalitari
Visto l’abbandono in cui viviamo in moltissime parti del nostro Paese, oggi l’hashtag dovrebbe essere #SalviniVaiALavorare, soprattutto, e #SalviniVergognati.
A chi fa paura Saviano, se non alla malavita?
A me, che mafioso non sono, fa paura?
E anche non condividessi quel che dice o scrive Saviano, che problema c’è nel fatto che uno scrittore dica la sua?
Qualcuno segue o fa quel che gli scrittori dicono, in questo Paese? Mica siamo nella Francia di Sartre!
E allora, come mai l’attacco a uno scrittore? Salvini è così attento alla comunicazione, sa che queste boutade hanno un effetto, mandano un messaggio.
E in questo momento, con la sua base tutta in brodo di giuggiole per il machismo politico che sta esprimendo, non ha neppure bisogno di ulteriori arroccamenti. Dunque perchè? La risposta che mi viene, l’unica a cui riesco ad arrivare, non voglio neppure pensarla.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
LA BUFALA DI SONIA TONI SCATENA I COMMENTI: “ALMENO CHIEDI SCUSA”
“Veltroni a Rimini per girare un film…al ristorante con la scorta. Chi paga?”.
A porsi la domanda, con un post su Twitter, Sonia Toni, ex moglie di Beppe Grillo e giornalista, pentastellata della prima ora.
L’interrogativo ha ottenuto numerose risposte: “A cosa gli serve la scorta? Nessuno si ricorda più di lui. Togliete la scorta a questo signore” è il commento di un utente; “Veltroni con la scorta, siamo al paradosso…” aggiunge un altro, e c’è perfino chi si rivolge ai ministri Matteo Salvini e Luigi Di Maio e al premier Giuseppe Conte: “Anche Veltroni ha la scorta? Se si, per cosa sarebbe giustificata?”.
“A meno che i body guard non li paghi con i suoi soldi non si capiscono i motivi di questo servizio a spese dei cittadini” ha rincarato la dose Toni.
A risponderle, dopo alcune ore dalla pubblicazione del post, lo stesso Veltroni: “Cara Signora, ha sbagliato. Ha scambiato per scorta le persone che erano con me, per lavoro, a Rimini. Non ho la scorta, per mia immediata richiesta, da molti anni, dal giorno in cui ho smesso di avere ruoli pubblici. Volevo dirglielo”.
Uno scivolone a cui la donna ha cercato di rimediare con un altro tweet: “Forse il misunderstanding è partito perchè dietro a lei seduto stavano in piedi due ragazzoni dal fisico ‘armadio a muro’, comunque io ho posto una domanda legittima e la ringrazio per avere risposto”.
Ma gli utenti su Twitter non l’hanno perdonata, soprattutto in un momento come questo dove l’utilità della scorta è al centro del dibattito politico, dopo lo scontro fra il ministro Salvini e lo scrittore Roberto Saviano.
“Non ha posto una domanda, ha fatto un’illazione senza minimamente essere informata o documentata. Vi è una costante confusione tra libertà d’espressione e calunnia, con inversione dell’onere della prova. Io la sparo, poi o tu documenti il contrario, o intanto io l’ho detta. Bleah” è la risposta al vetriolo di un utente. “Non si parla senza accertarsi dei fatti. Non si può sempre dire tutto ed il contrario di tutto”, e “Non era meglio informarsi prima di scrivere certe fesserie?” sottolineano altri commentatori.
E c’è chi riesce anche a fare dell’ironia: “Caro Walter, non andare in spiaggia o scambiano il pedalà³ per l’auto blu…”
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
RICHIESTI MAGGIORE CONDIVISIONE E NON ESSERE LA RUOTA DI SCORTA DELLA LEGA, TENSIONE CRESCENTE
Si presenta a tarda sera davanti ai deputati e ai senatori che lo hanno atteso tutto il pomeriggio perchè “questa volta Luigi non può non essere presente all’assemblea”, hanno detto in tanti a metà giornata.
Di Maio sa che non riceverà applausi scroscianti. Anzi.
Il terreno non è amico come un tempo. Quindi va subito sulla difensiva. Il tono di voce è fermo e deciso, lascia poco spazio a chi, come Elena Fattori, chiede di modificare il regolamento e lo statuto grillino.
“Siamo qui per cambiare il Paese, non il Movimento”, sono le prime parole del capo politico. E poi ancora: “Ho sempre cercato di ascoltare ma ascolto i consigli, non i piagnistei”.
Un’altra stilettata verso i più i critici, perchè le voci dei malumori ora che tutte le caselle delle commissioni parlamentari sono al completo e tutti gli incarichi sono stati distribuiti, sono arrivate anche a lui.
Anche alcuni neoeletti come Emilio Carelli e Gianluigi Paragone, che hanno partecipato dall’interno alla trattativa per formare il nuovo governo, sono rimasti delusi perchè a bocca asciutta.
I nervi nel mondo pentastellato sono a fior di pelle, tra delusioni e desiderio di una maggiore collegialità nelle scelte.
Alla riunione l’ala più critica del Movimento, rimpinguata da qualche neoeletto scontento, è arrivata carica di malumori e di richieste, a cominciare da quella di un cambio del regolamento dei gruppi e, in prospettiva, dello Statuto.
Tanti quindi i temi sul tavolo: dalla mancanza di democrazia interna alla linea securitaria adottata dal governo M5S-Lega sulla gestione dei migratori e dei campi rom, passando per le nomine dei sottosegretari e dei vertici delle commissioni parlamentari, che avrebbero fatto storcere il naso a non pochi parlamentari vecchi e nuovi.
E infatti la proposta, lanciata dalla senatrice Elena Fattori, di rimettere mano allo statuto del gruppo parlamentare ha ottenuto diversi consensi.
Tutto volto a tenere separata la sfera governativa da quella parlamentare: “Ora che siamo al governo, c’è bisogno di più condivisione. Per questo — ha chiesto Fattori – credo che sarebbe saggio e costituzionale cambiare il nostro statuto e il nostro regolamento per condividere alcuni poteri oggi concentrati nelle mani di Di Maio”. Anche la collega Paola Nugnes osserva: “Di Maio disse che ci sarebbe stato modo di rivedere il regolamento. E molti, soprattutto i nuovi, mi hanno detto di averlo votato proprio perchè era stata data questa apertura”.
Sono in tanti a chiedere quindi di “aprire la discussione” sul regolamento con l’obiettivo di ampliare “la partecipazione ai processi decisionali” attualmente tutti nelle mani del capo politico e del suo staff. L’idea di ridiscutere le regole interne trova d’accordo anche il deputato Andrea Colletti: “Già all’epoca ho detto che il regolamento era sbagliato”.
È Di Maio l’oggetto – se non il bersaglio – di queste richieste.
Compresa quella di fare molta attenzione sulla linea dei migranti perchè così — dicono in tanti – “M5s rischia una deriva a destra e di essere schiacciato da Salvini, come dimostrano gli ultimi sondaggi”.
Il desiderio di tanti grillini è un restyling dei vertici M5s, con la nascita di nuova struttura che dovrebbe gestire il Movimento insieme al capo politico, quindi anche le decisioni più politiche.
Ma non sembra che Di Maio, almeno per ora, lasci spazio a questa ipotesi. Piuttosto ha tentato di motivare i suoi spiegando che adesso “dobbiamo fare i fatti e cambiare il Paese, siamo al governo e i fatti li fanno anche parlamentari che devono lavorare nelle commissioni e approvare le leggi”.
Ma non tutti si sono lasciati convincere.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
PIAZZA SAN CARLO: L’ACCUSA ANCHE PER GLI ALTRI 14 INDAGATI E’ OMICIDIO, LESIONI E DISASTRO COLPOSO
Per i fatti del 3 giugno 2017 la sindaca Chiara Appendino deve andare a processo.
E’ questa, in sintesi, la richiesta inviata al gip dal pm Antonio Rinaudo che con il collega Vincenzo Pacileo coordina l’inchiesta sulla tragedia di piazza San Carlo.
Con la prima cittadina devono essere processati, secondo l’accusa, anche gli altri 14 indagati, tra cui l’ex questore Angelo Sanna.
Per tutti l’accusa è di omicidio, lesioni e disastro colposi.
Nella richiesta di processo si sostiene che i 15 indagati ” in cooperazione tra loro hanno causato la morte di Erika Pioletti nonchè lesioni gravi e gravissime” ad altre 1526 persone, che in piazza San Carlo stavano seguendo la finale di Champions tra Real Madrid e Juventus.
La tesi della procura è stata confortata da una consulenza tecnica dell’architetto Mauro Esposito: la serata in piazza non fu organizzata in maniera ottimale e che avrebbe dovuto essere annullata.
A scatenare il caos, secondo un’indagine parallela svolta dalla polizia, fu un gruppo di giovanissimi scippatori che spruzzarono dello spray al peperoncino tra la gente. Contro di loro, per il momento, si procede separatamente
Il gip ha ora dieci giorni di tempo per fissare l’udienza preliminare, che si svolgerà a porte chiuse, a settembre.
(da agenzie)
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