Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
UNA CHE URLAVA “VOI SIETE GNENTE” A RAPPRESENTARE IL SENATO NELLA MASSIMA ISTITUZIONE CULTURALE ITALIANA DI CUI FU SOCIO GALILEO GALILEI… E’ L’IMMAGINE DELL’ITALIA DI OGGI
Il Fatto Quotidiano ci racconta che oggi la senatrice Paola Taverna, vicepresidente del Senato, rappresenterà , oggi a mezzogiorno, Palazzo Madama all’adunanza solenne dell’Accademia nazionale dei Lincei, in chiusura dell’anno accademico.
Da una parte ci sarà lei, famosa peri suoi discorsi senza fronzoli, urlati fieramente, con termini in “romanaccio”.
Lei che nel 2014 diceva: “Mi scuso se sono poco onorevole, ma sono fatta così, è il cittadino che viene fuori e dice le cose che pensa”.
Dall’altra, ci saranno gli esimi studiosi di una delle istituzioni scientifiche più antiche d’Europa, fondata nel 1603 da Federico Cesi, presieduta in passato da matematici, storici, linguisti, scienziati e fisici, del calibro di Pasquale Villari e Beniamino Segre.
E che ebbe un certo Galileo Galilei come uno dei suoi primi soci.
Come una legge del contrappasso, la pasionaria dei Cinque Stelle sarà la rappresentante istituzionale del Senato, nell’incontro con la massima istituzione culturale italiana. Sperando che questa volta non si metta a urlare all’improvviso: “Voi siete gnente”.
Sarà una scena fantastica.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
UNA DELLE POCHE MENTI LIBERE RIMASTE NEL NOSTRO PAESE, UN ONORE PER L’ITALIA E LA SUA CULTURA
La risposta di Roberto Saviano non si è fatta attendere. E non è stata conciliante. Grande coraggio, questo ragazzo. Una delle poche menti libere rimaste nel nostro Paese.
Silenzio.
Chi non ha neanche il coraggio di avere una sua opinione personale non deve permettersi di parlare di Saviano. Lui il coraggio lo ha avuto.
Se un vicino un po’ corpulento e brusco vi fa un dispetto non avete neanche il coraggio di affrontarlo. Ecco, lui ha affrontato con coraggio il male assoluto, quello che ti fa tremare dentro.
E allora, silenzio. C
he lo si condivida o meno (io sono spesso d’accordo con lui, non sempre, ma molto spesso), un esempio di coraggio e civiltà contro le mafie e la violenza come il suo non può essere altro che riconosciuto e onorato.
Vi siete mai chiesti come sarebbe il nostro Paese senza Roberto Saviano? Sarebbe un Paese ancora più decadente.
Il coraggio di dire, scrivere, dopo aver studiato, cercato, ricordato, con sprezzo della propria vita (sotto scorta da quando aveva 28 anni… ma ve lo immaginate cosa vuole dire?) è un onore per l’Italia e la sua cultura.
Tutto il mondo ce lo riconosce. Una diga contro il menefreghismo intellettuale, contro la cialtroneria dei salotti letterari, contro l’ignoranza incipiente della gente, di tutti noi.
Il nostro ministro dell’Interno pensa che una scorta sia un privilegio. Non riflette sul fatto che invece è la triste evidenza che il lavoro del ministero dell’Interno non è sufficiente contro i violenti e i mafiosi, che arrivano a minacciare negozianti che si ribellano al pizzo, collaboratori di giustizia che rischiano tutto per consentire indagini, e addirittura uno scrittore per aver aperto il vaso di Pandora che loro vogliono resti sempre chiuso.
Lavori sull’ordine pubblico e sulla sicurezza, Salvini, contro le cosche e contro la malavita, invece di fingersi primo ministro per mera ambizione e minacciare censimenti vetero-totalitari
Visto l’abbandono in cui viviamo in moltissime parti del nostro Paese, oggi l’hashtag dovrebbe essere #SalviniVaiALavorare, soprattutto, e #SalviniVergognati.
A chi fa paura Saviano, se non alla malavita?
A me, che mafioso non sono, fa paura?
E anche non condividessi quel che dice o scrive Saviano, che problema c’è nel fatto che uno scrittore dica la sua?
Qualcuno segue o fa quel che gli scrittori dicono, in questo Paese? Mica siamo nella Francia di Sartre!
E allora, come mai l’attacco a uno scrittore? Salvini è così attento alla comunicazione, sa che queste boutade hanno un effetto, mandano un messaggio.
E in questo momento, con la sua base tutta in brodo di giuggiole per il machismo politico che sta esprimendo, non ha neppure bisogno di ulteriori arroccamenti. Dunque perchè? La risposta che mi viene, l’unica a cui riesco ad arrivare, non voglio neppure pensarla.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
LA BUFALA DI SONIA TONI SCATENA I COMMENTI: “ALMENO CHIEDI SCUSA”
“Veltroni a Rimini per girare un film…al ristorante con la scorta. Chi paga?”.
A porsi la domanda, con un post su Twitter, Sonia Toni, ex moglie di Beppe Grillo e giornalista, pentastellata della prima ora.
L’interrogativo ha ottenuto numerose risposte: “A cosa gli serve la scorta? Nessuno si ricorda più di lui. Togliete la scorta a questo signore” è il commento di un utente; “Veltroni con la scorta, siamo al paradosso…” aggiunge un altro, e c’è perfino chi si rivolge ai ministri Matteo Salvini e Luigi Di Maio e al premier Giuseppe Conte: “Anche Veltroni ha la scorta? Se si, per cosa sarebbe giustificata?”.
“A meno che i body guard non li paghi con i suoi soldi non si capiscono i motivi di questo servizio a spese dei cittadini” ha rincarato la dose Toni.
A risponderle, dopo alcune ore dalla pubblicazione del post, lo stesso Veltroni: “Cara Signora, ha sbagliato. Ha scambiato per scorta le persone che erano con me, per lavoro, a Rimini. Non ho la scorta, per mia immediata richiesta, da molti anni, dal giorno in cui ho smesso di avere ruoli pubblici. Volevo dirglielo”.
Uno scivolone a cui la donna ha cercato di rimediare con un altro tweet: “Forse il misunderstanding è partito perchè dietro a lei seduto stavano in piedi due ragazzoni dal fisico ‘armadio a muro’, comunque io ho posto una domanda legittima e la ringrazio per avere risposto”.
Ma gli utenti su Twitter non l’hanno perdonata, soprattutto in un momento come questo dove l’utilità della scorta è al centro del dibattito politico, dopo lo scontro fra il ministro Salvini e lo scrittore Roberto Saviano.
“Non ha posto una domanda, ha fatto un’illazione senza minimamente essere informata o documentata. Vi è una costante confusione tra libertà d’espressione e calunnia, con inversione dell’onere della prova. Io la sparo, poi o tu documenti il contrario, o intanto io l’ho detta. Bleah” è la risposta al vetriolo di un utente. “Non si parla senza accertarsi dei fatti. Non si può sempre dire tutto ed il contrario di tutto”, e “Non era meglio informarsi prima di scrivere certe fesserie?” sottolineano altri commentatori.
E c’è chi riesce anche a fare dell’ironia: “Caro Walter, non andare in spiaggia o scambiano il pedalà³ per l’auto blu…”
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
RICHIESTI MAGGIORE CONDIVISIONE E NON ESSERE LA RUOTA DI SCORTA DELLA LEGA, TENSIONE CRESCENTE
Si presenta a tarda sera davanti ai deputati e ai senatori che lo hanno atteso tutto il pomeriggio perchè “questa volta Luigi non può non essere presente all’assemblea”, hanno detto in tanti a metà giornata.
Di Maio sa che non riceverà applausi scroscianti. Anzi.
Il terreno non è amico come un tempo. Quindi va subito sulla difensiva. Il tono di voce è fermo e deciso, lascia poco spazio a chi, come Elena Fattori, chiede di modificare il regolamento e lo statuto grillino.
“Siamo qui per cambiare il Paese, non il Movimento”, sono le prime parole del capo politico. E poi ancora: “Ho sempre cercato di ascoltare ma ascolto i consigli, non i piagnistei”.
Un’altra stilettata verso i più i critici, perchè le voci dei malumori ora che tutte le caselle delle commissioni parlamentari sono al completo e tutti gli incarichi sono stati distribuiti, sono arrivate anche a lui.
Anche alcuni neoeletti come Emilio Carelli e Gianluigi Paragone, che hanno partecipato dall’interno alla trattativa per formare il nuovo governo, sono rimasti delusi perchè a bocca asciutta.
I nervi nel mondo pentastellato sono a fior di pelle, tra delusioni e desiderio di una maggiore collegialità nelle scelte.
Alla riunione l’ala più critica del Movimento, rimpinguata da qualche neoeletto scontento, è arrivata carica di malumori e di richieste, a cominciare da quella di un cambio del regolamento dei gruppi e, in prospettiva, dello Statuto.
Tanti quindi i temi sul tavolo: dalla mancanza di democrazia interna alla linea securitaria adottata dal governo M5S-Lega sulla gestione dei migratori e dei campi rom, passando per le nomine dei sottosegretari e dei vertici delle commissioni parlamentari, che avrebbero fatto storcere il naso a non pochi parlamentari vecchi e nuovi.
E infatti la proposta, lanciata dalla senatrice Elena Fattori, di rimettere mano allo statuto del gruppo parlamentare ha ottenuto diversi consensi.
Tutto volto a tenere separata la sfera governativa da quella parlamentare: “Ora che siamo al governo, c’è bisogno di più condivisione. Per questo — ha chiesto Fattori – credo che sarebbe saggio e costituzionale cambiare il nostro statuto e il nostro regolamento per condividere alcuni poteri oggi concentrati nelle mani di Di Maio”. Anche la collega Paola Nugnes osserva: “Di Maio disse che ci sarebbe stato modo di rivedere il regolamento. E molti, soprattutto i nuovi, mi hanno detto di averlo votato proprio perchè era stata data questa apertura”.
Sono in tanti a chiedere quindi di “aprire la discussione” sul regolamento con l’obiettivo di ampliare “la partecipazione ai processi decisionali” attualmente tutti nelle mani del capo politico e del suo staff. L’idea di ridiscutere le regole interne trova d’accordo anche il deputato Andrea Colletti: “Già all’epoca ho detto che il regolamento era sbagliato”.
È Di Maio l’oggetto – se non il bersaglio – di queste richieste.
Compresa quella di fare molta attenzione sulla linea dei migranti perchè così — dicono in tanti – “M5s rischia una deriva a destra e di essere schiacciato da Salvini, come dimostrano gli ultimi sondaggi”.
Il desiderio di tanti grillini è un restyling dei vertici M5s, con la nascita di nuova struttura che dovrebbe gestire il Movimento insieme al capo politico, quindi anche le decisioni più politiche.
Ma non sembra che Di Maio, almeno per ora, lasci spazio a questa ipotesi. Piuttosto ha tentato di motivare i suoi spiegando che adesso “dobbiamo fare i fatti e cambiare il Paese, siamo al governo e i fatti li fanno anche parlamentari che devono lavorare nelle commissioni e approvare le leggi”.
Ma non tutti si sono lasciati convincere.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
PIAZZA SAN CARLO: L’ACCUSA ANCHE PER GLI ALTRI 14 INDAGATI E’ OMICIDIO, LESIONI E DISASTRO COLPOSO
Per i fatti del 3 giugno 2017 la sindaca Chiara Appendino deve andare a processo.
E’ questa, in sintesi, la richiesta inviata al gip dal pm Antonio Rinaudo che con il collega Vincenzo Pacileo coordina l’inchiesta sulla tragedia di piazza San Carlo.
Con la prima cittadina devono essere processati, secondo l’accusa, anche gli altri 14 indagati, tra cui l’ex questore Angelo Sanna.
Per tutti l’accusa è di omicidio, lesioni e disastro colposi.
Nella richiesta di processo si sostiene che i 15 indagati ” in cooperazione tra loro hanno causato la morte di Erika Pioletti nonchè lesioni gravi e gravissime” ad altre 1526 persone, che in piazza San Carlo stavano seguendo la finale di Champions tra Real Madrid e Juventus.
La tesi della procura è stata confortata da una consulenza tecnica dell’architetto Mauro Esposito: la serata in piazza non fu organizzata in maniera ottimale e che avrebbe dovuto essere annullata.
A scatenare il caos, secondo un’indagine parallela svolta dalla polizia, fu un gruppo di giovanissimi scippatori che spruzzarono dello spray al peperoncino tra la gente. Contro di loro, per il momento, si procede separatamente
Il gip ha ora dieci giorni di tempo per fissare l’udienza preliminare, che si svolgerà a porte chiuse, a settembre.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
LIFELINE SI AVVICINA A MALTA CHE NEGA DI AVER RICEVUTO INVITO AD ACCOGLIERLA DAL GOVERNO ITALIANO COME SOSTENUTO DA SALVINI
«La nave fuorilegge Lifeline è ora in acque di Malta, col suo carico di 239 immigrati. Per sicurezza di equipaggio e passeggeri abbiamo chiesto che Malta apra i porti. Chiaro che poi quella nave dovrà essere sequestrata, ed il suo equipaggio fermato. Mai più in mare a trafficare».
Con questo delirante tweet del ministro dell’Interno Matteo Salvini si riapre forte più che mai la polemica sui migranti innescata dal caso Aquarius.
Al centro del caso ora c’è la Lifeline, che da circa una settimana naviga a ridosso delle acque libiche, stata già protagonista nei giorni scorsi di alcuni polemici botta e risposta via twitter con Salvini, con accuse di «fascismo» rivolte al titolare del Viminale, che aveva ironizzato sull’aspetto di un membro dell’equipaggio.
Ieri, giovedì 21, il primo intervento vero e proprio al largo delle coste libiche: «in acque internazionali», sostiene l’organizzazione.
Dalla capitale libica si muove una motovedetta che arriva in zona, soccorre un altro gommone in difficoltà e chiede la consegna dei 224.
La Lifeline giustamente oppone un «nein» e sollecita l’intervento alla Guardia costiera italiana: «vogliamo un porto sicuro».
Che non può essere libico, secondo la ong, che nella notte ha fornito assistenza a un mercantile intervenuto in soccorso di un altro gommone in difficoltà .
«La nostra nave batte bandiera olandese»: lo ha ribadito Lifeline in un tweet, dopo che il governo italiano ha preannunciato il sequestro dell’imbarcazione per avviare un’inchiesta di bandiera volta ad accertare se sia effettivamente registrata in Olanda. Lifeline ha pubblicato anche la foto della conferma di registrazione della nave omonima, datata 19 settembre 2017 con scadenza il 19 settembre 2019, in cui si indica Amsterdam come porto «di casa».
«Nonostante la retorica di Salvini, il centro di coordinamento di Roma non ha fatto alcuna richiesta formale a Malta di accogliere la nave».
È quanto riferiscono fonti del governo maltese alla testata Malta Today.
Anche il giornale Times of Malta riporta una versione analoga, parlando di fonti secondo le quali, nonostante l’imbarcazione sia entrata nella zona di «search and rescue» di Malta, La Valletta non ha ricevuto alcuna richiesta di assistenza nè dal centro di coordinamento di Roma, nè dal capitano della nave.
«Nessuna richiesta di soccorso è stata fatta finora», scrive il Times of Malta.
(da “La Repubblica”)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
ONG ATTIVA DAL 2015 CON SEDE A DRESDA SI FINANZIA CON TRASPARENZA CON PICCOLE DONAZIONI DI PRIVATI CITTADINI… LORO NON HANNO MAI RUBATO 58 MILIONI DEI CONTRIBUENTI
All’inizio, ottobre 2015, fu la rotta balcanica e gli aiuti portati con il convoglio Dresda-Balcani da un gruppo di giovani, il nocciolo duro a Dresda, che non volevano più stare a guardare.
Il mese dopo tre furgoni partirono per la Serbia, insieme a una squadra internazionale per assistere migliaia di rifugiati in attesa di registrazione.
A dicembre l’attività si spostò in Grecia, Idomeni, e di seguito a Chios.
Poi, con la chiusura della rotta balcanica e la ripresa delle traversate nel Mediterraneo, la decisione di passare ad agire in mare: ad aprile 2016 iniziò la ricerca di un’imbarcazione ad Amburgo, Sassnitz, Rotterdam. “Abbiamo perlustrato l’intero mercato navale europeo”, otto visite “senza successo”, fino a che “un’altra Ong ci ha offerto in vendita la sua nave di soccorso”, una nave “quasi completamente attrezzata” anche se qua e là da riparare.
Da settembre 2016 questa nave diventò l’imbarcazione di Lifeline, organizzazione fondata tre mesi prima, a maggio 2016, che iniziò a operare nel 2017.
La nave in questione, già Sea-Watch 2, ex Clupea, 32 metri di lunghezza, 8 di larghezza, bandiera olandese, fu completata nel 1968 nel cantiere navale Hall, Russell&Company ad Aberdeen.
In origine era un peschereccio utilizzato come nave da ricerca per l’industria della pesca britannica. Nel 2015 la acquistò la ong Sea-Watch e la trasferì ad Amburgo, dove nei cantieri navali di Pella Sieta fu convertita ufficialmente e registrata come scialuppa di salvataggio.
Ribattezzata Sea Watch 2 il 18 marzo 2016, fu poi trasferita a Malta per essere operativa del Mediterraneo.
Nel 2016 l’acquisto per 200.000 euro, stando alle informazioni reperibili online, da parte di Mission Lifeline, che la ribattezzò con suo nome. Mission Lifeline è una ong tedesca. “Salva le persone nel Mediterraneo con noi!” è l’invito che compare vicino ai dati bancari di un istituto di Dresda presso cui fare donazioni a favore dell’organizzazione, con l’indicazione che il versamento è deducibile dalle tasse.
Sul sito un contatore registra il livello dei versamenti: ora il target è 48mila euro e le donazioni hanno raggiunto circa 42mila euro.
Il motto che appare su Facebook è invece: “Stai calmo e salva vite”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
SOLO DEGLI ANALFABETI RAZZISTI POSSONO PENSARE DI SEQUESTRARE UNA NAVE IN ACQUE INTERNAZIONALI… 239 ESSERI UMANI SALVATI A BORDO, SE UNO MUORE L’ACCUSA PER CHI NON LI HA SOCCORSI SARA’ OMICIDIO, SALVINI E TONINELLI PREPARINO GLI EFFETTI PERSONALI
“La nostra nave batte bandiera olandese“. La ong Mission Lifeline, proprietaria dell’omonima imbarcazione intervenuta al largo delle coste libiche per salvare migranti, vuole chiudere le polemiche col governo italiano e su Twitter pubblica anche un documento a dimostrazione della sua provenienza.
Dati che confermano quanto sostenuto da ilfattoquotidiano.it sulla base dei dati consultabili sul portale ufficiale dell’Imo, l’Organizzazione marittima internazionale. In un altro tweet ribadisce di essere intervenuta, “come in tutte le precedenti missioni, in acque internazionali“, a differenza di quanto dichiarato dal ministro Toninelli, che aveva parlato di un suo intervento in acque libiche.
A sollecitare l’intervento di Malta è il ministro Danilo Toninelli: ” Dovrebbe essere, notizie di queste ore, in acque maltesi, ma non abbiamo ancora la certezza. Nel momento in cui saranno in acque maltesi — continua il ministro pentastellato — la responsabilità dell’apertura di un porto per la messa in sicurezza sarà sicuramente a carico di Malta”.
La Ong smentisce quindi la rappresentanza dei Paesi Bassi presso l’Unione europea, che il 21 giugno aveva dichiarato che Lifeline e Seefuchs (una seconda nave in mare nel Mediterraneo) “non viaggiano con bandiera olandese, secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos). Appartengono a Ong tedesche e non sono registrate in Olanda”.
Ma ora l’annuncio della Ong complica ulteriormente le cose, mentre a bordo dell’imbarcazione ci sono ancora 239 migranti che aspettano di approdare in un porto sicuro. Nella notte, intanto, la stessa Lifeline ha fornito assistenza a un mercantile che è intervenuto in soccorso di un altro gommone in difficoltà .
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 21st, 2018 Riccardo Fucile
ALTRO CHE SEQUESTRARE LA NAVE, TONINELLI DOVREBBE DIMETTERSI PER PALESE MENZOGNA … E LA ONG HA OPERATO IN ACQUE INTERNAZIONALI, NON LIBICHE, ALTRA BUGIA
L’Olanda disconosce le navi Lifeline e Seefuchs, che navigano nel mar Mediterraneo per salvare migranti.
Le due imbarcazioni, al centro di una nuova contesa dopo il caso della Aquarius sono in attesa di un porto sicuro dove attraccare dopo aver soccorso oltre 300 persone. “Non viaggiano con bandiera olandese, secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos)”, ha spiegato la rappresentanza dei Paesi Bassi presso l’Unione europea sostenendo che “appartengono a Ong tedesche e non sono registrate in Olanda”.
Una dichiarazione che ha indotto il ministro degli Infrastrutture Danilo Toninelli a spiegare, con riferimento alla Lifeline, che “salveremo le vite umane, poi sequestro la nave” perchè dall’esecutivo olandese “ci hanno detto che Lifeline batte illegalmente bandiera olandese e quindi, di fatto, è una nave apolide che non potrebbe o dovrebbe viaggiare in acque internazionali”.
Una “imbarcazione pirata“, insomma, come ha ribadito il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, durante un comizio a Viterbo.
Ma Toninelli mente o è un incapace.
Dal portale ufficiale dell’Imo, l’Organizzazione marittima internazionale, in uso anche agli operatori specializzati di settore, risulta che l’Olanda mente.
I dati forniti da www.gisis.imo.org, consultati dal Ilfattoquotidiano.it, attribuiscono bandiera olandese alla Lifeline e tedesca alla Seefuchs.
È bene chiarire che la certificazione Imo è quella che viene richiesta nei porti di attracco e attesta ufficialmente la “nazionalità ” di un’imbarcazione.
Con il numero Imo 6725842, la Lifeline risulta registrata dal settembre 2017.
Batte bandiera olandese da prima (gennaio 2016) dopo oltre trent’anni con bandiera britannica. Contestualmente al passaggio nei Paesi Bassi, la Lifeline (che in precedenza era la Sea Watch 2) ha cambiato la propria caratteristica in imbarcazione “Search & Rescue”, quindi che si occupa di ricerca e salvataggio.
Dal settembre 2017, la proprietaria è la Mission Lifeline eV, ong tedesca, con indirizzo in Rudolfstrasse 7 a Dresda.
Se una nave militare italiana dovesse chiedere i documenti all’equipaggio e questi dovessero fornire quel certificato Imo con registrazione in Olanda, il nostro Paese — spiegano fonti di settore al Fatto.it — non potrebbe procedere al sequestro dell’imbarcazione.
La Seefuchs, invece, è registrata con numero Imo 5148716 e batte bandiera tedesca dall’agosto 1992. Dal maggio dello scorso anno ha come proprio scopo quello di ricerca e salvataggio, dopo essere stata un peschereccio per quasi sessant’anni. Dall’1 gennaio 2000 il proprietario registrato è la Seefuchs Gbr che risulta registrata in Germania, a Greifswald, in Hafenstrasse 28.
Cosa può essere accaduto quindi per spingere l’Olanda a parlare di navi che non battono la propria bandiera secondo il trattato Unclos?
L’articolo 94 di quella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare afferma che “ogni Stato tiene un registro delle navi che contenga i nomi e le caratteristiche delle navi che battono la sua bandiera, ad esclusione di quelle che, in virtù di norme internazionali generalmente accettate, per effetto delle loro modeste dimensioni ne sono esenti”.
Può essere questo un caso: la Lifeline potrebbe non rientrare in quel registro, ma la bandiera è comunque Olanda come recita l’elenco Imo.
Il comma B dello stesso articolo, tra l’altro, recita che in ogni caso lo Stato “esercita la propria giurisdizione conformemente alla propria legislazione, su tutte le navi che battono la sua bandiera, e sui rispettivi comandanti, ufficiali ed equipaggi, in relazione alle questioni di ordine amministrativo, tecnico e sociale di pertinenza delle navi”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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