Agosto 31st, 2018 Riccardo Fucile
IL NUOVO PARTITO C’E’ GIA’, SI CHIAMA “LEGA PER SALVINI PREMIER”
“Se il 5 settembre la sentenza verrà confermata la Lega non esisterà più”.
Giancarlo Giorgetti lancia la bomba durante la festa del Fatto quotidiano.
Il piano B è già pronto, e da tempo. E conduce dritto al compimento del processo di trasformazione “nazionale” del partito.
Lo scorso 14 dicembre è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale lo statuto di una “associazione non riconosciuta”. Il nome? Lega per Salvini premier. Con tanto di nuovo simbolo, senza la storica stilizzazione di Alberto da Giussano.
Un nome già noto: così si sono denominati i gruppi parlamentari del Carroccio eletti lo scorso 4 marzo.
Ma formalmente Matteo Salvini è il segretario di un partito che ancora si chiama Lega Nord, per l’indipendenza della Padania.
Movimento politico del quale l’attuale vicepremier divenne segretario dopo le primarie del 7 dicembre del 2013. E con il quale si presentò alle elezioni.
La collocazione geografica sparì dalle schede con cui venne presentata alle urne, e comparve nel simbolo già la dicitura “Salvini premier”. Ma della Lega Nord ufficialmente si trattava, con un Congresso federale composto dai rappresentanti di 13 federazioni regionali, tutte collocate dalle Marche e dall’Umbria in su.
Il nuovo soggetto politico si configura a tutti gli effetti come nazionale. Viene abbandonato ogni riferimento al nord, così come non si trovano più tracce della Padania.
Negli organi direttivi i rappresentanti di 22 articolazioni territoriali: tutte le regioni, fino alla Sardegna e alla Sicilia, con il Trentino scorporato dall’Alto Adige, così come l’Emilia dalla Romagna.
Con sede non nella storica via Bellerio, ma nella centralissima via delle Stelline 1, a due passi dal duomo di Milano, presso lo studio dei commercialisti Zito-Scillieri.
Un contenitore vuoto, al momento. Che Salvini si appresta a riempire.
Un progetto messosi in moto da tempo, e oggi accelerato dall’incombere di una sentenza che, chiudendo anche i conti regionali della Lega Nord, decreterebbe la sostanziale fine del partito che fu di Umberto Bossi.
Dalle cui ceneri è pronta a risorgere la Lega salviniana.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 31st, 2018 Riccardo Fucile
INCHIESTA SULLA GESTIONE DELL’ACCOGLIENZA IN VENETO…E SALVINI LO HA PROMOSSO PREFETTO DI BOLOGNA E IL VICE A COMMISSARIO A GIOIA TAURO
“È vero che ne abbiamo fatte di porcherie, però quando le potevamo fare“. Utilizzava questo linguaggio l’ex prefetto di Padova, Patrizia Impresa, parlando con il suo vice, Pasquale Aversa.
Il dialogo risale al 14 aprile del 2017 ed è stato intercettato dei carabinieri che indagavano sulla gestione dell’accoglienza dei migranti in Veneto da parte della cooperativa Edeco.
L’intercettazione è finita nel rapporto conclusivo dell’inchiesta condotta dai militari ed è stata diffusa dal Mattino di Padova.
All’epoca dell’intercettazione Impresa, secondo il curriculum pubblicato sul sito del Viminale, non era più al vertice della prefettura veneta ma lavorava al ministero dell’Interno come vice capo di gabinetto. Aversa era invece delegato ad occuparsi dell’accoglienza dei migranti a Padova.
Le intercettazioni: “Non dire ad Alfano che sono 900 migranti” — “Anche se dobbiamo fare schifezze Pasquà … eh eh… no… schifezze… noi ci dobbiamo salvare Pasquà … perchè, ti ripeto, non possiamo farci cadere una croce che”, è il testo di un’altra intercettazione.
“Anche se andiamo a metterli da qualche parte dove non possiamo, qualche cosa la dobbiamo pur fare”, dice l’ex prefetto nell’ottobre 2016 riferendosi in particolare al sovraffollamento del centro di Bagnoli.
Che ospitava 900 persone ma Aversa avrebbe ridimensionato quel dato, in vista della visita alla struttura dell’ex ministro dell’interno Angelino Alfano.
“Il dato di 900 persone di oggi non possiamo darglielo assolutamente”, è un’altra conversazione riportata nell’informativa dei carabinieri al pm Federica Baccaglini. Gli investigatori scrivono che Aversa sottolinea “di voler dire al ministro 850 persone. Aversa dice di sì che ci sta come dato e nemmeno il sindaco di Bagnoli Milan lo sa. Impresa dice al suo vice di ricordarsi che riferirà 850 persone”. I due sarebbero tornati sull’argomento il 27 novembre. “A Bagnoli sono 912”, dice raccomandandosi nuovamente di riferire che il numero è inferiore.
Ex prefetta: “Amareggiata. È un malinteso”
“Sono amareggiata, sono state estrapolate e pubblicate frasi completamente decontestualizzate. Sono assolutamente certa della correttezza dei miei comportamenti. Quelle frasi fanno parte di un carteggio di centinaia di pagine ampiamente esaminato dall’autorità giudiziaria”, ha detto Impresa che non è indagata. “Probabilmente non è stato capito che proprio l’utilizzo anche di termini forti come la parola, per esempio, ‘schifezza’, che viene riportata, era un termine forte ma, in un momento in cui lo stavo esprimendo, in una conversazione assolutamente avulsa da tematiche relative alla gestione dei migranti, era una critica. Una critica forse anche nei confronti di me stessa, ed è per questo che mi sono lasciata andare in termini forti. In me rimane la convinzione di aver comunque operato bene”, aggiunge Impresa che nel luglio scorso il Viminale ha promosso al vertice della prefettura di Bologna. Aversa è invece coinvolto nell’inchiesta: è sospettato di aver fornito informazioni riservate alla Edeco, la cooperativa al centro dell’inchiesta. Dopo essere stato rimosso dalla prefettura padovana è stato nominato commissario di Gioia Tauro, comune sciolto per infilitrazioni mafiose.
Nomina dalla quale il Quirinale si è dissociato con una nota, scaricando praticamente la scelta sul ministro Matteo Salvini.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 31st, 2018 Riccardo Fucile
VERTICE IN QUESTURA A ROVIGO, RISCHIA IL POSTO… E’ UN EX SEGR. PROV. DEL COISP
L’ha smascherato Selvaggia Lucarelli su Facebook, lo stesso social network che lui, difensore dei deboli per lavoro, in privato aveva usato per attaccare tutti. Morti, migranti, ragazzine stuprate, istituzioni.
Ora Mauro Maistro, poliziotto in servizio al commissariato di Adria dopo un passato alla questura di Venezia, rischia un provvedimento disciplinare che potrebbe costringerlo ad abbandonare la divisa. Pietra dello scandalo che in poche ore ha invaso il web e indotto il Codacons a chiederne la destituzione dal corpo, i post comparsi nelle ultime due settimane sul suo profilo e ieri pomeriggio frettolosamente cancellati. E’ un’escalation.
I post incriminati
Il 17 agosto Maistro scrive, a proposito delle tre zingare che volevano svaligiare le case degli sfollati a Genova: «Fucilarle sul posto come in guerra… Rom bastardi… loro e chi li difende».
Il 21 agosto definisce l’ambasciatrice di Malta «mignotta da night» e il giorno dopo infierisce sulla quindicenne violentata a Jesolo da un senegalese: «Queste ragazzine pensano di rimediare una canna facendo servizietti veloci agli spacciatori. Poi trovano quello che invece vuole il servizio completo e allora piangono perchè le stuprano… storia vecchia come il mondo».
Poi passa al caso della nave «Diciotti», fermata a Catania per 5 giorni dal «no» allo sbarco dei 137 migranti a bordo imposto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini: «Mi piacerebbe sapere a che gioco stanno giocano questi cazzoni della Guardia Costiera. Prima si vanno a prendere i negri dove non dovevano, ora vogliono sbarcare la merce andando di nuovo contro gli ordini. Non è che il comandante lo vedremo in qualche lista del Pd alle prossime elezioni? A quando il ritiro dei 40 denari?».
Maistro è scatenato: il 23 commenta la notizia di Salvini indagato proprio per il caso «Diciotti»: «E per Genova quando indagheranno i bastardi del Pd che hanno sulla coscienza 45 vite? Questo conferma che conta più un negro vivo che un italiano morto».
Lo stesso giorno ne ha anche per la turista tedesca violentata a Rimini (indagati due allievi poliziotti): «Questa mi sembra una cazzata come quella di Jesolo. Ormai prima di trombare una è meglio che vi troviate un avvocato… troppe donne prima si mettono in situazioni strane e poi fanno le vittime».
Nelle ultime ore spara contro l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, che su Fb appare con un cartello: «Mi trasferisco in Nigeria con Renzi e la Kienge»: «Va a fare l’unica cosa che gli riesce bene: raddrizzare le banane con il c…o». E pure contro Stefano Cucchi, il ragazzo morto in carcere a cui è dedicato il film «Sulla mia pelle» presentato alla Mostra del Cinema di Venezia: «La celebrazione di una persona che valeva poco da vivo e che da morto è diventato un affarone».
La possibile destituzione
In questura a Rovigo c’è stato un lungo vertice per capire come procedere nei confronti dell’ex segretario provinciale del Coisp, sindacato da cui si era dimesso l’8 agosto. «Stiamo verificando la corrispondenza tra l’account del poliziotto e quello di chi ha pubblicato i post – la versione ufficiale – in caso di esito positivo, valuteremo le responsabilità ».
Cioè sarà aperto un procedimento disciplinare che potrebbe arrivare alla sospensione o alla destituzione di Maistro. «Io di poliziotti ne conosco tanti, so che si vergogneranno di un collega così– scrive la Lucarelli –. Nel frattempo però mi domando: ma i suoi colleghi di commissariato la sua pagina Fb non l’avevano mai vista? Perchè al di là della sua visione del mondo, che è deprimente…, passa l’idea che se vai a denunciare uno stupro da lui ti riterrà una mitomane o una drogata».
Secondo fonti del Viminale, «l’amministrazione ha trasmesso gli atti agli uffici competenti affinchè venga valutato con immediatezza ogni profilo di responsabilità disciplinare».
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 31st, 2018 Riccardo Fucile
SONO 3.263 PER UN GIRO DI AFFARI DI 24 MILIONI DI EURO L’ANNO
Un esercito di 3.263 persone. E’ quello dei parcheggiatori abusivi a Napoli, veri padroni delle strade del capoluogo campano. Il dato emerge da un rapporto da tempo in mano alla polizia municipale partenopea che disegna una vera e propria mappa del fenomeno
Ne parla il Mattino che è riuscito a leggere il documento: novecento pagine fitte fitte con nomi, indirizzi, dettagli.
C’è il racconto di un mondo che, pur essendo sotto gli occhi di tutti, è difficile da inquadrare nella sua interezza. Quelle carte contengono, soprattutto, un’amara certezza: i parcheggiatori abusivi sono tanti, sono ben organizzati e attualmente sembrano invincibili
L’esercito dei parcheggiatori abusivi controllerebbe il 40 per cento delle strade cittadine (1305 su un totale di 3180, esclusi i vicoli dove è impossibile collocare un’auto).
Un giro d’affari che – secondo stime non ufficiali – si aggirerebbe intorno ai 2 milioni di euro al mese, 24 milioni all’anno
*I parcheggiatori senza licenza sono così tanti da costituire “l’azienda privata” con il maggior numero di addetti della città di Napoli. Proprio per contrastarli l’amministrazione locale ha proceduto intanto a un loro censimento: un dossier in cui vengono elencati la spartizione del territorio, gli orari di “servizio”, le tariffe medie.
Tante anche le multe comminate per sanzionarli, ma senza nessun effetto. Dal 2010 ad oggi sono state elevate contravvenzioni per un valore che supera i 3 milioni di euro, ma di tale somma il Comune non ha visto un centesimo. Tutti i 3.263 parcheggiatori abusivi risultano infatti nullatenenti. Un tempo la multa era di 771 euro e di recente è salita a mille euro
Il parcheggiatore che detiene i record di longevità lavorativa e di multe ricevute è Raffaele S., in strada da quando aveva 8 anni e ancora al lavoro. Negli ultimi 8 anni i vigili gli hanno registrato 40 verbali , per un totale di 584mila euro mai pagati.
(da Globalist)
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Agosto 31st, 2018 Riccardo Fucile
IMPOSSIBILE RIMPATRIARE 500.000 IRREGOLARI: MANCANO GLI ACCORDI, I SOLDI E GLI AEREI
«Ci sono mezzo milione di irregolari in Italia. Con le dovute maniere vanno allontanati tutti. Altrimenti si alimenta la confusione».
Questa è la promessa fatta il 23 gennaio 2018 da Matteo Salvini che in un’intervista spiegava che la Lega era l’unico antidoto al razzismo e l’unico argine alla confusione. Cosa resta di quella promessa, ad otto mesi di distanza? Nulla.
Nel frattempo la Lega è andata al governo e Salvini è diventato ministro dell’Interno, una posizione dalla quale può fare tanto, se non tutto, per mantenere gli impegni con gli italiani.
Come mai Salvini non ha avviato le pratiche di espulsione di tutti gli irregolari in Italia?
La risposta è semplice: è impossibile farlo.
Per rimpatriare un immigrato irregolare occorre infatti avere stipulato degli accordi con i paesi di provenienza. Allo stato attuale però questi accordi non sono molti.
E c’è il problema dei costi dei voli. Solo la Tunisia accetta voli charter mentre per gli altri tre paesi con i quali sussistono accordi per la riammissione bisogna utilizzare i voli di linea. Il che ovviamente fa salire notevolmente i costi.
Mancano gli accordi, mancano i soldi e mancano gli aerei.
Salvini aveva preso atto ad Innsbruck, alla riunione dei ministri dell’Interno della UE, che rimpatriare 500 mila persone è una promessa irrealizzabile quando aveva detto che «Negli ultimi anni sono arrivati dalla Nigeria 60mila migranti, nella stragrande maggioranza dei casi non-profughi e siamo riusciti ad espellerne 700. Quindi voi capite che l’Italia ha un pregresso di 500mila clandestini e se non riusciamo ad espellerne più di 10mila l’anno ci mettiamo cinquanta anni a recuperare il passato».
Ci ha pensato però il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti (Lega) a dire chiaramente che quella dei 500 mila è stata una promessa irealizzabile. Intervistato da Peter Gomez alla festa del Fatto Quotidiano, a Marina di Pietrasanta (Lucca), Giorgetti ha detto che a proposito dei 500 mila irregolari da espellere «Matteo l’ha sparata grossa, ora è importante che non ne arrivino più».
E per quelli che sono già in Italia cosa prevede di fare la Lega? La risposta potrebbe essere quello che la Lega ha già fatto in passato: una sanatoria.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 31st, 2018 Riccardo Fucile
LO STUDIO IPSOS SU 50.000 INTERVISTE IN 13 PAESI DIMOSTRA COME LA PERCEZIONE DEGLI ITALIANI SIA MOLTO LONTANA DALLA REALTA’ DEI FATTI
Il Corriere della Sera anticipa i risultati di uno studio realizzato da Bobby Duffy, direttore della sezione inglese di Ipsos, su un campione di oltre 50 mila interviste realizzate dall’istituto di ricerca in 13 Paesi negli ultimi cinque anni i cui risultati saranno pubblicati presto in un libro dal significativo titolo The Perils of Perception — Why We’re Wrong About Nearly Everything.
E spiegherà che i cittadini di grandi paesi come l’Italia, gli Stati Uniti, la Francia, l’Australia e il Belgio hanno una percezione molto lontana dai fatti riguardo la realtà che li circonda.
Non sanno cioè quanti siano gli stranieri nel loro paese, quanti siano i musulmani nel loro paese e quanti carcerati siano stranieri.
Sovrastimano queste percentuali in base all’attualità o alla conoscenza personale e prendono ogni giorno e nel momento del voto decisioni in base a queste errate percezioni.
La denuncia che Duffy lancia sulla base dei dati raccolti sulla capacità della società odierna di comprendere il mondo in cui vive è senza appello: «Ci sbagliamo su quasi tutto». Con poche eccezioni.
Gli americani, che non se la passano per niente bene, credono che il 17% della loro popolazione sia di religione musulmana (è l’1%), e che il 24% delle teenager tra i 15 e i 19 anni partorisca (sono il 2,1%).
Gli olandesi credono che oltre il 50% della popolazione carceraria sia straniera, ma la percentuale reale non è che del 19%.
Sul tema sembrano avere le idee più chiare gli svedesi, che però credono che il tasso di disoccupazione sia più alto del 200% di quanto non sia in realtà
A uscire «a pezzi» dall’analisi di Duffy – che da fine settembre diventerà anche direttore del Policy Institute del King’s College di Londra – è però ancor più l’Italia. L’inquietante classifica stilata dai ricercatori inglesi a compendio dello studio non lascia spazio a dubbi: il nostro è il Paese con la percezione più distorta dei fatti, seguito a ruota dagli Stati Uniti e dalla Francia.
Dal tasso di disoccupazione all’incidenza del diabete, sino al tema caldo dell’immigrazione, non c’è un solo ambito in cui sembra abbiamo cognizione della portata delle sfide che ci circondano.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 31st, 2018 Riccardo Fucile
SIAMO IN MANO A GENTE CHE RITIENE LA TAVOLA PITAGORICA FRUTTO DI UN COMPLOTTO DEL BILDERBERG
Le decisioni chiave di politica fiscale nella disperata Penisola in perenne precario equilibrio sul baratro, sono state affidate improvvidamente ad una ciurma di fiscazzari.
Gente che avendo rimirato le pagine dei libri per lo più in cartolina, ritengono la tavola pitagorica frutto di un complotto del Bilderberg.
Ne consegue che nell’ardito cimento con le operazioni di addizione e sottrazione necessarie per partorire anche le più semplici misure di politica economica, i fiscazzari si perdano in un labirinto di tenebre confuse.
Ad esempio i fiscazzari hanno sempre asserito che lo spread è irrilevante, un mero spauracchio creato dal Bilderberg per coartare il popolo ingenuo, onesto e lavoratore (specie quello in pensione prima dei 50 anni) e quindi non si faranno intimidire da agenzie di ratings e mercati.
Poi appena lo spread si impenna, starnazzano come anatre azzoppate contro il complotto demo-pluto-giudaico-massonico delle potenze straniere.
Per fortuna grazie ad un generoso finanziamento della Fondazione Soros dedicato all’eradicazione dell’analfabetismo nei paesi del Terzo Mondo, siamo in grado di fornire ai fiscazzari un corso accelerato di calcolo elementare per mettere in moto la sessione di bilancio.
A legislazione invariata la Legge di (in)Stabilità 2019 deve affrontare prima di tutto i seguenti nodi: la sterilizzazione dell’IVA per 12,4 miliardi di euro, il rifinanziamento delle missioni militari all’estero per 4 miliardi, la tosatura per maggiori interessi (detta balzello Borghi & Bagnai) 5,1 miliardi (se va bene) e poi il minor introito fiscale dovuto al rallentamento della crescita, a spanne 3 miliardi.
Insomma 24,5 miliardi solo per scendere in campo.
Reddito di somaranza, fiasc tax, abolizione della Fornero e piano infrastrutture (oddio mi scappa da ridere) non sono minimamente ipotizzabili prima di aver trovato la grana per i buffi lasciati da Renzi, Letta, Monti, Berlusca, Tremonti e Bossi.
Ma i fiscazzari in versione Circo Barnum invece che all’artimetica si sono dedicati anima e porco a un numero di equilibrismo spericolato: Di Maiolo e Salvicolo sulla legge di bilancio (facendo subdolamente emendare dai loro sgherri in Parlamento il testo con spese che sfascino i conti) sfideranno Bruxelles producendosi in un triplo salto mortale (la violazione dei limiti sul deficit e sul debito).
Sanno di entrare in rotta di collisione con le istituzioni europee e soprattutto con i risparmiatori che butteranno nel water la carta straccia di Via XX settembre.
Ma sperano che le conseguenze negative dell’azzardo saranno attutite dalla rete di sicurezza per quanto rappezzata, faticosamente imbastita da Tria, Moavero, Conte e Mattarella per evitare il baratro e continuare a rimanere ben saldi sulle poltrone (il vero oggetto della farsa denominata “Contratto di governo”)
Quindi additeranno indignati alla folla inferocita i soprannominati membri tecnici del governo (per questo motivo in tali posizioni non hanno piazzato uno dei tanti loro lacchè) accusandoli di essersi venduti al nemico.
Strilleranno alla vittoria elettorale mutilata e al complotto dei poteri forti a cui si sono dovuti piegare per il bene del paese e nei talk show inonderanno di questa retorica i telelobotomizzati che li votano.
Ma questa sceneggiata dei fiscazzari sarà effimera: verrà bruscamente interrotta dal panico degli investitori italiani, che di fronte a tale spettacolo osceno voteranno con il portafogli e porteranno il patrimonio all’estero. Queste saranno le uniche elezioni che contano sul serio.
E ad esse partecipa un solo candidato: la Trojka.
(da “NextQuotidiano“)
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Agosto 31st, 2018 Riccardo Fucile
COME E’ POSSIBILE CHE DI BATTISTA ABBIA VERSATO 43.000 EURO E DELL’ORCO SOLO 33.000 EURO, A PARITA’ DI LEGISLATURA
Il pentastellato Michele Dell’Orco è il Sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Ad inizio di agosto Dell’Orco ha annunciato trionfante di aver restituito 33.054 euro al fondo per il microcredito: «si tratta — ha spiegato in un post su Facebook — delle restituzioni di gennaio, febbraio e marzo 2018, e della restituzione del Tfr che mi è stato versato a conclusione della scorsa legislatura».
L’ex deputato (non è stato rieletto) ha così fatto sapere di aver chiuso i conti relativi alla sua esperienza parlamentare (anche se sul sito TiRendiconto i dati sono fermi a dicembre 2017)
Perchè Dell’Orco ha versato meno di Di Battista?
I conti però non tornano, perchè un altro pentastellato che non è più in Parlamento (ma che a differenza di Dell’Orco non si era ricandidato) aveva fatto sapere di aver restituito un importo maggiore.
Qualche giorno prima del Sottosegretario ai Trasporti Alessandro Di Battista rendeva noto di aver restituito la totalità del “TFR” dei parlamentari (ovvero l’assegno di fine mandato).
Per Di Battista si tratta di 43mila euro, che sono stati suddivisi equamente tra un progetto di Amka (la Ong per la quale ha lavorato quattro mesi in Africa) in Congo e alcuni progetti per la ricostruzione post terremoto ad Accumol
Dell’Orco invece ha “restituito” meno, quei 33.054 euro comprendono anche le restituzioni dovute per i mesi di gennaio, febbraio e marzo.
Per i deputati della XVII legislatura (come Dell’Orco) lo Staff ha previsto per il periodo gennaio — marzo 2018 la resituzione di un importo forfettario pari a euro 3.500,00 da destinare al fondo del microcredito.
Visto che l’assegno di fine mandato è uguale a quello di Di Battista il Sottosegretario di Toninelli si trova ad aver versato almeno diecimila euro in meno del collega.
Anzi per la precisione su 43mila euro Dell’Orco ne ha versati circa 29mila.
Come è possibile? Lo ha spiegato lo stesso Dell’Orco a LaPressa.it che aveva chiesto conto del motivo per cui la “restituzione” del Tfr di Di Battista avesse un importo maggiore.
Il Sottosegretario ha fatto sapere di aver seguito alla lettera le istruzioni del regolamento M5S linkando nella sua risposta il nuovo regolamento del MoVimento. Regolamento che però è entrato in vigore il 28 giugno 2018, ben dopo che Dell’Orco aveva cessato il suo incarco parlamentare.
Il nuovo regolamento che il Sottosegretario ha deciso di applicare retroattivamente stabilisce che «l’assegno di solidarietà (detto anche di fine mandato) dovrà essere commisurato a tale indennità : dunque, verrà percepito nella misura massima di 15.000 euro netti per 60 mesi di mandato effettivo».
Di Battista invece ha scelto di restituirlo tutto. Una decisione che Dell’Orco definisce “una lodevole scelta personale”.
Al Foglio Dell’Orco ha spiegato che «nel nuovo regolamento è prevista una norma transitoria per noi parlamentari della scorsa legislatura, che riguarda gli stipendi di inizio 2018. E così per il tfr, come indicato dallo staff, abbiamo applicato le nuove regole».
Per la verità nel regolamento le disposizioni transitorie riguardano solo la chiusura delle rendicontazioni mensili e nulla c’è scritto (nei documenti pubblici) riguardo il Tfr dei parlamentari.
Ma allora è stato lo Staff ad avallare il ricalcolo retroattivo? Secondo quanto ha dichiarato una deputata del M5S al Foglio la risposta è sì: «Si sono accorti che c’era malumore, e che i vecchi parlamentari non rieletti si rifiutavano di versare per intero il tfr. Allora ci hanno detto di ricalcolare tutto con le nuove regole, ma evidentemente hanno sperato che la cosa non emergesse».
Insomma è tutta colpa della troppa trasparenza di Di Battista e Dell’Orco.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 31st, 2018 Riccardo Fucile
NELL’ISOLA DI NAURU FINISCONO GLI IMMIGRATI RESPINTI, MA IL 77% HA DIRITTO ALLO STATUS DI RIFUGIATO…TORTURE, VIOLENZE E SOPRUSI CERTIFICATI DA ISPEZIONI INTERNAZIONALI
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini sogna di importare in Italia il modello australiano di gestione dei flussi migratori.
«Voi sapete che in Australia c’è il principio del ‘No way’: nessuno di coloro che vengono presi in mezzo al mare mette piede sul suolo australiano. A questo si dovrà arrivare».
Così ha dichiarato il Segretario della Lega a Rtl 102.5 qualche giorno fa.
Subito il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle si è affrettato a precisare che il “No Way” non è nel contratto di governo (il che però non significa non possa rientrare in futuro tra gli obiettivi dell’esecutivo).
Insomma il No Way è un obiettivo personale di Salvini, che ha deciso di ispirarsi ad un paese noto per la discriminazione razziale e gli abusi ai danni dei nativi.
Ma la Lega non era quella dei manifesti sugli indiani finiti nelle riserve
In cosa consiste il No Way australiano
La posizione di Salvini è del resto del tutto comprensibile. Non potendo — per ovvie ragioni geografiche — fare come l’amico Orbà¡n, che ha fatto innalzare una barriera di filo spinato ai confini dell’Ungheria ritiene che impedire gli arrivi sia la soluzione più semplice da mettere in pratica.
Del resto, se lo fanno in Australia cosa ci impedisce di farlo in Italia? Ad impedirlo ci sarebbero, ad esempio, le convenzioni e i trattati internazionali che impongono al nostro Paese di non effettuare respingimenti in mare nei confronti dei richiedenti asilo.
Un altro problema è di ordine pratico: perchè l’Italia dovrebbe stipulare degli accordi con nazioni straniere talmente disperate da poter essere utilizzate come campi di prigionia per i migranti fermati nell’atto di entrare illegalmente in Italia.
Ma nemmeno la Libia, un paese che ben si presterebbe allo scopo, ha voglia di essere utilizzato come campo profughi dell’Italia.
Salvini non ha detto in che modo implementerebbe la “No Way” all’italiana.
Ci sono però sufficienti informazioni su come questa strategia anti migranti venga messa in pratica in Australia.
Non stiamo parlando dello spot pubblicitario del governo australiano dove il generale Campbell, a capo della missione “Sovereing Borders” si limita ad avvertire i migranti che tutte le imbarcazioni illegali sorprese all’interno delle acque territoriali saranno “trasferite al di là dei confini austaliani”
Nauru: la discarica dei migranti
tiamo parlando del complesso sistema di campi di detenzione all’interno dei quali l’Australia deporta i migranti (tra cui molti richiedenti asilo) bloccati in mare.
Questi centri non si trovano sul suolo australiano ma ben al di là dei confini nazionali. Due dei più famosi sono quelli dell’isola di Nauru, in Micronesia, e quello — ora chiuso — dell’isola di Manus in Papua Nuova Guinea.
Nauru — pur essendo un’isola piuttosto piccola — un tempo era un paese ricco grazie alle sue miniere di fosfato. Oggi, dopo decenni di sfruttamento l’isola ha esaurito le sue risorse e dopo un tentativo di diventare un paradiso fiscale è diventata il centro per quello che viene chiamato “offshore processing” dei migranti e richiedenti asilo che cercano di entrare illegalmente in Australia.
Il governo dell’isola ha siglato (prima tra il 2001 e il 2007 e poi dal 2012) un accordo con l’Australia accettando di “ospitare” il centro di detenzione per migranti in cambio di aiuti economici.
Di fatto Nauru è un centro di prigionia per uomini, donne e bambini arrestati dall’esercito australiano e deportati a centinaia di chilometri di distanza per impedire qualsiasi nuovo tentativo.
Nauru è di fatto la “discarica” di esseri umani dell’Australia.
E poco importa che il 77% dei migranti confinati sull’isola abbiano dimostrato, dopo molti mesi di permanenza, abbiano dimostrato di aver diritto allo status di rifugiato.
A quel punto però non possono più andare in Australia, e nemmeno possono rimanere a Nauru, che consente un visto della durata massima di cinque anni.
Ma Nauru non è solo un “centro di smistamento”. Anzi, non lo è proprio.
Nauru è un centro di detenzione dove i migranti e i richiedenti asilo subiscono torture, violenze e soprusi.
Le condizioni di vita sono così intollerabili che alcuni di loro si sono suicidati, altri soffrono di depressione, di «sindrome da rassegnazione» o di altre malattie mentali. Dai “Nauru Files” pubblicati nel 2016 dal Guardian si evince chiaramente come Nauru sia un vero e proprio inferno dove a subire il trattamento peggiore (e le violenze) sono i bambini.
Lo staff del centro di prigionia sistematicamente tenta di minimizzare o occultare le denunce presentate dai migranti.
Una macchina della brutalità creata per “proteggere” l’Australia dall’invasione di meno di duemila persone (tanti sono quelli detenuti a Manus e Nauru). Chissà se il papà Salvini ha in mente anche le violenze sui bambini quando auspica che anche l’Italia segua la linea del No Way australiano.
(da Globalist)
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