Destra di Popolo.net

GOVERNO TRAGICOMICO, IN FINANZIARIA NON CI SARA’ UNA MAZZA DELLE PROMESSE ELETTORALI

Agosto 8th, 2018 Riccardo Fucile

FLAT TAX, FORNERO, REDDITO DI CITTADINANZA: CI AVEVATE CREDUTO?… AMMETTE DI MAIO: “VINCOLI DI BILANCIO CE LO IMPEDISCONO”… E GIORGETTI AVVISA I MINISTRI: “SERVONO TAGLI DI SPESA”

Reddito di cittadinanza, la flat tax, il superamento della legge Fornero, e per concludere l’obiettivo di scongiurare l’aumento dell’Iva.
Di tutto questo, nella legge di bilancio che l’esecutivo dovrà  approvare entro il 15 ottobre, finirà  poco o nulla: solo dei piccoli assaggi.
E il come è ancora da valutare.
Forse solo il disinnesco della clausola di salvaguardia che farebbe aumentare l’Iva è l’unica misura (quasi) certa di vedere la luce.
Di certo, sottolinea Luigi Di Maio, tutto sarà  fatto “nell’ambito dei vincoli di bilancio” e ciò fa capire quanto le maglie siano strette e quanto poco spazio ci sia per le promesse da campagna elettorale.
Comunque sia il cantiere della legge di bilancio è aperto. Al secondo vertice, nel giro di pochi giorni, partecipa a sorpresa anche Matteo Salvini.
C’è il ministro Giovanni Tria che anticipa i contorni della legge di bilancio in una lunga intervista al Sole 24 Ore, anche se per ora non si va oltre la solita lista: avvio di flat tax e reddito di cittadinanza (cosa vuol dire avvio?), un po’ di pensioni (tema molto dibattuto, ma ancora circondato da incognite), piano di investimenti con una semplificazione burocratica.
Una manovra-monstre da almeno 24 miliardi se si sommano le risorse necessarie a sterilizzare l’Iva. “Seria e coraggiosa” la definisce il premier in mattinata.
Ma sul come si reperiranno le risorse necessarie gli slogan svaniscono insieme alle certezze. Tanto che alla fine del vertice secondo indiscrezioni la riforma della Fornero sarebbe in bilico.
Mentre si fa sempre più pressante la richiesta di ridurre la spesa. Sicuramente, infatti, Bruxelles potrà  concedere uno spazio di flessibilità : ma non basterà  a coprire la lista di richieste degli alleati di governo.
E infatti, per usare le parole di Giancarlo Giorgetti, adesso ci sono “da fare i compiti delle vacanze”.
Una formula che sintetizza come ancora nessuna decisione sia stata presa soprattutto perchè non si conoscono bene le risorse su cui si può contare. Il sottosegretario, braccio destro di Matteo Salvini, che vigila su Palazzo Chigi, lascia il suo studio e in mattinata si affaccia nella sala dove il premier sta brindando al suo compleanno.
I due si abbracciano a favore dei cronisti: “Adesso tocca andare, il ministro Tria ci aspetta”. Il vertice sulla manovra incombe.
Giorgetti con grande senso pratico spiega: “È il momento in cui ogni ministro avrà  i compiti da fare a casa. Ciò significa che a settembre tutti dovranno tornare con l’elenco dei progetti finanziati, con quelli da finanziare e soprattutto con i tagli da poter applicare”.
Quindi “se per esempio Di Maio intende abolire o modificare la legge Fornero dovrà  dirci come intende farlo e valuteremo. Si deciderà  insieme”.
Per questo la partita vera è rinviata a settembre. Per ora il ministro Tria indica due strade principali per le coperture: la revisione delle tax expenditures (incluso il bonus Renzi), e la spending review.
Peccato che quelle stesse due strade siano state indicate a ogni manovra negli ultimi anni, ma i risultati sono stati sempre al di sotto delle attese.
Addirittura Tria punterebbe a ricavare un risparmio di spesa corrente di 10 miliardi, mantenendo il livello di spesa del 2019 pari a quello di quest’anno.
Programma ambizioso e, per la verità , apparentemente in contrasto con le promesse fatte su pensioni e spesa sociale, le due voci più pesanti della spesa corrente. Certamente, come ha detto Giorgetti, i ministeri saranno chiamati a fare la cura dimagrante, (almeno un miliardo) ma su quel fronte già  molto è stato fatto e i margini d’azione sono risicati.
Sicuramente il peso del cosiddetto reddito di cittadinanza sarà  ridimensionato per via del fatto che la nuova misura ingloberà  gli ammortizzatori esistenti (il Rei e la disoccupazione), ma l’intervento non potrà  certo limitarsi a ribattezzare vecchi strumenti.
Dall’altra parte del governo, la partita fiscale sta molto a cuore alla Lega, e sicuramente l’esecutivo vorrà  dare un segnale chiaro su quel fronte almeno alle imprese.
Sembra confermata l’intenzione di allargare la platea dell’aliquota forfettaria al 15%, che passerebbe da un reddito di 50mila euro a 65mila euro, per una spesa complessiva di 1,7 miliardi per oltre un milione di piccole imprese.
La tassa piatta sostituisce Iva, Irpef, Irap e tasse locali e consente semplificazioni burocratiche. Per finanziare l’intervento si pensa alla revisione delle tax expenditures, cioè quella marea di agevolazioni (sono oltre 400) previste oggi dal sistema.
Tria spera in un’operazione “in cui non ci rimette nessuno”. Difficile, anzi, impossibile, perchè se si vogliono reperire 1,7 miliardi qualcuno dovrà  pure rinunciare a qualche vantaggio.
Super e iperammortamento per le imprese dovrebbero “salvarsi” dalla sforbiciata, ma nel mirino ci sono gli 80 euro del governo Renzi, che tuttavia dovrebbero entrare nella manovra sulle famiglie, per ora rinviata di un anno.
La revisione complessiva dovrebbe prevedere una dual tax (15 e 20%). Il nuovo fisco sarà  preceduto da un condono sulle liti e le cartelle per somme contestate fino a 100mila euro, riservato a chi dimostri di non essere in grado di pagare.
Da questa (ennesima) sanatoria si attendono 3,5 miliardi. Resta l’incognita pensioni. I rumors continuano a parlare di quota 100 (la somma di anni contributivi e età  anagrafica) a partire da 64 anni. Ma Tria non non l’ha mai nominata, e tutte le volte che si parla di previdenza il ministro dell’Economia indica una sola cosa: i vincoli di bilancio.
E poi ancora, Tap, Tav, Rai, Ilva, Alitalia, migranti, vaccini e riforme sono gli altri temi sul tappeto, su cui sta ragionando. Quanto al gasdotto Tap, il governo sarà  “vigile e valuterà  tutte le istanze, alla fine ci sarà  una sintesi politica che spetta al consiglio dei ministri”. La Tav? Conte sottolinea che “è un argomento all’ordine del giorno. È all’attenzione del governo: stiamo valutando tutti gli aspetti in termini di costi e benefici”. Su Alitalia compagnia di bandiera “dobbiamo vedere se è un percorso proseguibile e poi valutare la realtà  del mercato e degli investitori”. Venendo all’altro tema caldo, quello della presidenza Rai, Conte difende la scelta di Foa, “è un profilo di tutto rispetto, è una persona assolutamente adeguata per come l’ho valutato io sul profilo curriculare”.
Qual è la soluzione? “Direi di arrivarci con tranquillità  nel rispetto delle prerogative reciproche per non operare forzature”.
Tranquillità , quindi, e per le decisioni, poche e centellinate, bisognerà  attendere

(da “Huffingtonpost“)

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L’AUTOGOL DI SALVINI SULL’ANNUNCIO RAZZISTA SU TRENORD: “SI PENSI ALLA SICUREZZA DEI VIAGGIATORI”

Agosto 8th, 2018 Riccardo Fucile

QUALCUNO GLI RICORDI CHE E’ LUI CHE CI DEVE PENSARE, MAGARI NON SI E’ ACCORTO CHE E’ MINISTRO DEGLI INTERNI… DOVE SONO GLI AGENTI PER IMPEDIRE CHE I PASSEGGERI VENGANO IMPORTUNATI?

“I passeggeri sono pregati di non dare monete ai molestatori. Scendete perchè avete rotto. E nemmeno agli zingari: scendete alla prossima fermata, perchè avete rotto i c…”. È il messaggio, lanciato da una dipendente di Trenord attraverso gli altoparlanti di bordo, che hanno sentito ieri i passeggeri del regionale ‘2653’, che parte alle 12:20 da Milano per Cremona e Mantova.
Secondo ‘La Provincia di Cremona’, che riporta la notizia, sono stati numerosi i passeggeri a raccontare l’episodio sui social e a informare via mail l’azienda che gestisce i convogli, Trenord, la quale ha avviato un’inchiesta interna.
Trenord già  ieri, 7 agosto, aveva giudicato grave e inqualificabile il messaggio a sfondo razzista diffuso dall’altoparlante di bordo.
Stando agli accertamenti, si è giunti a una dipendente dell’azienda che gestisce il servizio ferroviario regionale e che in quel momento era nel pieno delle sue funzioni.
Sulla questione è intervenuto, su Twitter, anche Matteo Salvini.
Per il ministro bisogna mettere al primo posto “la sicurezza dei viaggiatori”: “Invece di preoccuparsi per le aggressioni a passeggeri, controllori e capitreno, qualcuno si preoccupa dei messaggi contro i molestatori… #Viaggiaresicuri è una priorità !”.
Un autogol clamoroso.
1) L’azione disciplinare nei confronti della capotreno è naturale: nessuno dipendente si può permettere di lanciare messaggi razzisti tramite il circuito interno di un treno. Se c’erano anomalie, doveva chiamare le forze dell’ordine.
2) Salvini è un disco rotto: il suo messaggio registrato da anni poteva avere senso politico quando governavano Renzi o Gentiloni ma ora chi deve assicurare la sicurezza dei viaggiatori ha un nome: Matteo Salvini.
Qualcuno lo avvisi che è lui il ministro degli Interni.
3) Se esistono molestatori e questuanti nelle stazioni, così come imprenditori e caporali che sfruttano gli immigrati, è perche evidentemente abbiamo un ministro degli Interni incapace di far rispettare la legalità  e di garantire un filtro-presidio nelle stazioni, per il quale basta una banale ordine di servizio.
Se poi vuole difendere pure chi è autore di un annuncio illegale per accontentare quattro sfigati razzisti libero di farlo, ma è apologia di atto illecito.
E da incapace diventa pure complice.

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LA LEGA SUPERA IL SENSO DEL RIDICOLO: CENSURA IL MANIFESTO DELLA “BARCOLANA” A TRIESTE

Agosto 8th, 2018 Riccardo Fucile

CASO DA PSICHIATRIA: IL POSTER DELLA REGATA E’ STATO RIPRESO DALL’ARTISTA ABRAMOVIC E RECITA “SIAMO TUTTI SULLA STESSA BARCA”..E’ PER SALVARE IL MARE E IL PIANETA MA PER I RAZZISTI E’ “UN ORRORE” PERCHE’ EQUIPARA I PROFUGHI AGLI ALTRI ESSERI UMANI

Stroncare ogni dissenso, impedirlo, perchè il dissenso contro il governo non è ammesso. È il pensiero della Lega di governo.
Una prova? A Trieste gli organizzatori della regata della Barcolana, La Società  velica di Barcola e Grignano, per i cinquanta anni ha usato un’immagine di un’artista planetaria, Marina Abramovic.
Nel poster, nei pieghevoli, nelle brochure l’immagine dice “We’re all in the same boat”, “Siamo tutti nella stessa barca”.
Il vicesindaco e assessore ai Grandi eventi Paolo Polidori ha intimato: “Con gli organizzatori sono stato chiaro — lo dice a Repubblica – : o sparisce quell’orrore, o salta la convenzione con il Comune. Significa stop a 30 mila euro di finanziamenti, Frecce Tricolori, permessi per l’occupazione del suolo pubblico, sicurezza. Il governatore della Regione Massimiliano Fedriga e i vertici del partito mi hanno fatto i complimenti”
Un ottimo sistema per censurare. Se aveste dubbi sul comportamento politico della Lega il vicesindaco insiste: è “un manifesto che fa inorridire, diffuso proprio mentre il ministro degli Interni Matteo Salvini è impegnato a ripulire il Mediterraneo” (ripulire dai cadaveri forse?)
L’immagine per la verità  ha un’origine diversa. L’imprenditore del caffè Andrea Illy, che segue da sempre l’arte contemporanea e uno sponsor della regata, coinvolse Marina Abramovic (che a settembre avrà  una personale a Palazzo Strozzi a Firenze) con il pensiero rivolto all’allarme climatico ed ecologico della Terra.
Il bello è che la politica salviniana non c’entrava niente. Ma ai leghisti non importa: qualunque accenno che possa sembrare critico deve essere cancellato.
Il presidente della Barcolana Mitja Gialuz ha detto e ripetuto che il manifesto è pensato per salvare il mare e quindi il pianeta. E garantisce: il poster resta.
Nel web intanto molti si scatenano contro “i comunisti” che “lasciano invadere l’Europa” e scagliano messaggi anche antisemiti.
La solita fogna razzista, le guardie bianche di Putin.

(da Globalist)

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PERCHE’ CHI VI DICE CHE I RIMPATRI FORZATI SONO “FACILI” VI PRENDE PER IL CULO

Agosto 8th, 2018 Riccardo Fucile

IL CASO DEL RIMPATRIO DI 46 NIGERIANI CHE SI SONO RIDOTTI A 14

Ieri abbiamo visto come funziona un rimpatrio forzato in Tunisia. Gli accordi con quel Paese prevedono (al massimo) 2 voli charter alla settimana con max 30 persone per operazione.
Si potrebbe anche con volo di linea, ma in questo caso una sola persona alla volta. Oggi vediamo un rimpatrio forzato di 44 cittadini nigeriani + 2 cittadine nigeriane, avvenuto con trasporto aereo da Palermo a Lagos (Nigeria) il 17/18 maggio 2017.
La mattina dell’operazione i nigeriani da 44 diventano 27.
Ore 6.30 del 17 maggio 2017.
Il personale di scorta della Polizia di Stato e le due cittadine nigeriane è partito da Roma con volo charter che è arrivato a Lampedusa alle ore 7.45. Salgono a bordo i nigeriani da rimpatriare.
Come per la Tunisia, le persone devono essere portate a Palermo per le audizioni innanzi alle autorità  consolari ai fini del rilascio del documento di viaggio.
Le tratte previste sono quindi: Roma Fiumicino-Lampedusa, Lampedusa-Palermo, Palermo-Lagos, Lagos-Roma Fiumicino.
A Palermo il primo intoppo. Al momento di partire (ora prevista 14.50) le audizioni (lunghe e accurate) non sono finite.
Nei confronti di 14 cittadini nigeriani il rimpatrio viene sospeso per mancato espletamento delle audizioni consolari a causa di insufficienza di tempo.
Naturalmente tutte le fasi del rimpatrio vengono monitorate da rappresentanti del Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà  personale. Che ha fatto notare subito che è stato impedito ai suoi rappresentanti di assistere ai controlli di sicurezza.
Il dispositivo di scorta per questa operazione è composto da 106 uomini della Polizia di Stato. Più un medico ed un infermiere provenienti dai ruoli tecnici della Polizia, che hanno garantito il presidio sanitario nel corso di tutta l’operazione. Più medici e ambulanza a Palermo.
Il Garante fa notare l’eccessivo utilizzo dei mezzi di coercizione. In questo caso le fascette di velcro.
A Palermo altri problemi- Alla fine l’arrivo a Lagos:
Ricapitolando.
Viene preparata un’operazione per il rimpatrio forzato in Nigeria di 46 persone. All’ultimo momento diventano 29.
A Palermo non fanno a tempo con le audizioni e diventano 15.
Poi uno ha in tasca una richiesta di protezione e diventano 14 (ho perso il conto).
Se qualcuno vi ha messo in testa che rimpatriare le persone sia cosa semplice, diciamo che vi ha preso per i fondelli. Capita.
Non si può prendere nemmeno una sola persona, sbatterla su un aereo e rispedirla a casa. Non si può fare.
Le procedure di rimpatrio, per esempio, devono seguire le 20 linee guida su tutti gli stadi del procedimento di rimpatrio forzato adottate dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’ Europa il 9 maggio 2005.
Insomma, non è tutto così semplice. E, ascoltando l’audizione del ministro dell’Interno del 25 luglio credo che piano piano si stia rendendo conto che l’Interno è “una macchina amministrativa e operativa di straordinaria complessità ”.
Che l’unico modo per rimpatriare le persone è “fare nuovi e più efficaci accordi con i paesi di provenienza. Attualmente ce ne sono solo 4, di cui 1 funzionante (Tunisia x 2 voli charter settimana) e tre ballerini”.
Tra il dire e il fare non c’è sempre di mezzo il mare. A volte c’è di mezzo un bel muro. E se il muro è quello della realtà , è quasi sempre di cemento armato.

Johannes Bà¼ckler
(da “NextQuotidiano”)

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LIVORNO: LEGA E M5S FINISCONO IN TRIBUNALE

Agosto 8th, 2018 Riccardo Fucile

IL SINDACO NOGARIN QUERELA IL SEGRETARIO LOCALE DELLA LEGA

A Livorno l’alleanza gialloverde non sta tanto bene, anzi.
I principali esponenti locali del Movimento 5 Stelle e Lega finiranno in tribunale, l’uno contro l’altro.
L’ex candidato al collegio uninominale del Carroccio e segretario dei Giovani leghisti Lorenzo Gasperini ha scritto un post su facebook in cui paragonava il sindaco Filippo Nogarin a quegli amministratori che “proteggono i boss della mafia o della camorra”. Nogarin ha replicato annunciando querela: “Davanti a queste accuse non ci sono contratti nazionali che tengano — ha replicato Nogarin — persone come queste vanno semplicemente querelate”.
La contesa nasce da quanto accaduto giovedì, quando la serata inaugurale di Effetto Venezia (la principale festa estiva di Livorno) era stata segnata dalle cariche della polizia nei confronti di un gruppo di manifestanti antagonisti che si opponevano alla rimozione di uno striscione critico nei confronti di Pd, Lega e M5s.
Negli scontri erano rimasti feriti 4 agenti, mentre un vicequestore aveva rimediato la frattura del polso.
Tutto è avvenuto nei primi giorni di lavoro del nuovo questore Lorenzo Suraci, appena trasferito da Viterbo. E sui fatti era intervenuto anche Nogarin che aveva condannato gli episodi di violenza: “Ciò che è successo è semplicemente inaccettabile — aveva scritto su facebook — Ogni forma di manifestazione del pensiero critico, dal mio punto di vista, va tutelata e garantita. Io non solo non mi sarei mai sognato di chiedere un intervento delle forze dell’ordine dopo l’esposizione di uno striscione antigovernativo ma sarei felice di vedere uguale determinazione nel contrasto allo spaccio e alla criminalità  in alcuni quartieri”.
Dalla questura si erano difesi minimizzando la cosa e parlando di “lieve intervento di alleggerimento dopo aver registrato un atteggiamento ostile degli antagonisti”.
Da qui parte l’attacco di Gasperini. “In tempi di differenze politiche non vedo molta differenza tra Nogarin che con le proprie dichiarazioni difende la delinquenza livornese e quei sindaci che proteggono i boss della mafia e della camorra — ha attaccato Gasperini — la differenza tra me e lui è che io sto con i ragazzi della polizia e lui sta con i centri sociali”.
Il sindaco di Livorno, definito dall’esponente del Carroccio il “capo dell’ala anti Di Maio del M5s”, ha risposto denunciando il segretario giovanile della Lega che, a suo dire, avrebbe paragonato “un gruppo di cittadini che manifestava il proprio pensiero critico ai boss di Cosa Nostra”.
Non è la prima volta che il sindaco M5s di Livorno esprime il proprio dissenso sulle posizioni della Lega: a metà  giugno, mentre la nave Aquarius vagava per le acque libiche, Nogarin aveva pubblicato un post su Facebook (poi cancellato) annunciando l’apertura del porto di Livorno, contro le posizioni del ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Lo stesso era avvenuto pochi giorni prima sulle posizioni del ministro Fontana contrario ai matrimoni omosessuali: “Continuerò a celebrarli — aveva detto in quell’occasione — Sui diritti civili non faremo passi indietro”. Nogarin, che dovrebbe ricandidarsi a un secondo mandato, fu eletto nel 2014 e sconfisse il Pd al ballottaggio anche grazie ai voti di molti ex elettori di centrosinistra.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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ANNUNCIO RAZZISTA SUL TRENO, SUI SOCIAL LA SOLITA FOGNA DI NAZI-FIGHETTI COPRE DI INSULTI IL PASSEGGERO CHE HA DENUNCIATO

Agosto 8th, 2018 Riccardo Fucile

IL SOLITO VOCABOLARIO: “PORTALI A CASA TUA I REJETTI” … MAI CHE PORTINO   A CASA LORO UN SENZATETTO ITALIANO, QUESTI CAZZARI

“Ora hai ottenuto la popolarità  che volevi. Quando ti rapineranno ricordati il tuo post e ricordati che per colpa del tuo buonismo forse una persona perderà  il posto di lavoro”. “Sei ridicolo”. “Radical chic del c…, portali a casa tua i reietti”.
Sono i soliti demenziali commenti al post su Facebook con cui Raffaele Ariano, il passeggero del treno Milano-Cremona, ha denunciato l’annuncio nel quale una voce femminile (poi identificata da Trenord in quella del capotreno) diceva: “Molestatori e zingari scendete dal treno, avete rotto”.
In molti hanno lodato il coraggio di Ariano, ricercatore dell’università  Vita-Salute San Raffaele, e non manca chi lo ringrazia “a nome di tutti gli italiani per bene”.
Ma in tanti, invece, hanno scelto di difendere l’annuncio: “Propongo una medaglia per il capotreno”. I commenti al post sono migliaia, assumendo un tono via via più rabbioso.
Sono decine quelli di chi si scaglia contro l’autore della denuncia, augurandogli persino di essere rapinato e molestato.
Consapevole e colpito dalla valanga di critiche, Ariano, intervistato da Radio Capital ha commentato: “Stanno venendo a commentare sulla mia pagina persone che non conosco. Gli autori di questi commenti fanno parte della nuova Italia salviniana e sappiamo bene in che modo si esprime e con quali criteri ragiona. Non sono commenti incoraggianti, proprio per questo vanno denunciati episodi del genere”.
Ma va anche segnalato che per molti l’assegnista di ricerca del San Raffaele è visto da chi ne condivide la denuncia come un rappresentante “dell’Italia civile che resiste”. “Tutta la mia stima – scrive qualcuno – Lascia perdere la feccia gialloverde, la parte buona di questo Paese è dalla tua parte”. E ancora: “Infinita tristezza di fronte a certi commenti. Grazie, Raffaele, per aver preso posizione!”.
O ancora: “Hai fatto bene e hai tutto il mio sostegno”. E, infine: ” La capotreno è giustamente da licenziare. Certi commenti, se proprio vuole, li fa a casa sua e non nell’esercizio delle sue funzioni. E grazie, Raffaele. Voci come la sua sono importanti. Civiltà  non l’è (ancora) morta”.

(da “La Repubblica“)

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ELEMENTI DI ARITMETICA ELEMENTARE PER VICEPREMIER FUORI CORSO

Agosto 8th, 2018 Riccardo Fucile

I FATIDICI 40 MILIONI RISPARMIATI CON I VITALIZI SONO STATI GETTATI NEL CESSO CON IL PASSIVO DI UN MESE DI ALITALIA, MA QUESTO DI MAIO NON LO DICE

Il fuoricorso italiano più famoso e di successo, in un’intervista al TG1 sulle coperture per il reddito di cittadinanza e la Flat Tax (che unico caso nell’Universo e nella logica umana in Italia avrà  aliquote multiple) rispondeva con una sublime dimaialata: abbiamo tagliato i vitalizi.
E’ oltremodo avvilente dover constatare quotidianamene che ai danni della Legge Basaglia si sono aggiunti quelli delle molteplici riforme della scuola dell’obbligo.
Per cui ormai l’artimetica è diventata un’opinione, peraltro sottoposta al voto sulla piattaforma Russò.
Ma noi che purtroppo siamo legati ad un passato dove le tabelline si imparavano in prima elementare e non al dodicesimo anno fuoricorso a Giurisprudenza avremmo qualche pacata considerazione da condividere con i lettori sani di mente.
I vitalizi degli ex parlamentari consentono risparmi per 40 milioni di euro, a detta degli esegeti gialloverdi, ma ancora tutti da verificare.
Tuttavia prendendo per buona la stima, non si recuperano nemmeno i 49 milioni che i compagni di merende padane hanno fatto sparire.
Ma di questa incresciosa sottrazione al limite Giggino può affermare di non avere colpa. Si limita a fare spallucce, tanto la setta degli honesti è onesta solo quando fa comodo. Con gli amici si chiudono occhi e bocca.
Però sull’Ilva il dossier è in mano proprio al Mancato Giurista di Pomigliano che in 5 anni di attività  parlamentare non è riuscito a studiarlo per sua stessa ammissione. L’Ilva brucia cassa per oltre un milione di euro al giorno, quindi da quando è entrato in carica il governo è costata il doppio dei risparmi sui vitalizi.
Ma se fosse finita qui ci sarebbe da recitare un Te Deum. Invece manca all’appello la patata bollente Alitalia.
Siccome le clientele grulline romane hanno bisogno di pastura abbondante invece di chiuderla i gialloverde la tengono in vita al costo di oltre un milione al giorno. Quindi i fatidici 40 milioni sono stati gettati nel cesso in poco più di un mese.
Ma anche ammettendo che ILVA e Alitalia sparissero per incanto, il governo giggioleghista al momento paga in interessi quasi 66 miliardi di euro all’anno che diviso per 365 giorni fa circa 180 milioni (incluse domeniche e feste comandate). Quindi i 40 milioni dei vitalizi sono bastati per pagare gli interessi per una manciata di ore dal momento in cui sono stati aboliti.
Insomma in barba alla Legge Basaglia, ci dispiace informare il pubblico che per i sogni grillini non sono disponibili neanche le briciole o il pulviscolo cosmico.
Peraltro tra Fornero, flat tax, reddito di cittadinanza e grandi opere l’universo onirico costa, secondo varie stime, circa 100 miliardi all’anno.
Non volendo rovinare la digestione agli adepti, lascio loro alle prese con i conti per verificare quanti minuti di REM durano 40 milioni.

(da “NextQuotidiano”)

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TRE SCENARI PER ILVA

Agosto 8th, 2018 Riccardo Fucile

E LA CAUSA PER DANNI SULLO SFONDO

Nicola Lillo sulla Stampa di oggi immagina tre scenari possibili per una chiusura del dossier ILVA, che si trova ancora sul tavolo del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio.
Si va dall’ipotesi di chiusura di un accordo con ArcelorMittal al ministero con meno esuberi fino alla causa per danni in caso di annullamento della gara:
Scenario 1
L’ipotesi più lineare è quella che tra Arcelor Mittal, sindacati e governo si arrivi a un accordo sul numero degli esuberi. Questo per ora, al netto dell’annullamento della gara, è il problema più spinoso.
L’azienda infatti si era detta disponibile (secondo l’ultimo accordo siglato con il precedente governo) ad assumere 10 mila lavoratori, sui 14 mila totali. Gli altri sarebbero stati impiegati per la riqualificazione ambientale.
I sindacati e il governo però chiedono molto di più e nelle prossime settimane si capirà  se un accordo tra le parti è possibile. In questo caso la multinazionale prenderebbe da metà  settembre la guida totale dell’acciaieria, come previsto dal contratto già  siglato.
Scenario 2
Una seconda ipotesi — meno probabile però — è che non venga trovata l’intesa sul numero di dipendenti da assumere. In questo caso, come previsto dal contratto, Arcelor Mittal potrà  comunque prendere le redini dell’Ilva dal 15 settembre, senza alcun impedimento e sempre che il ministro non intervenga per fermare tutto, annullando la gara pubblica. Quest’ultima è l’ipotesi più pericolosa.
Scenario 3
Se infatti il ministro per lo Sviluppo Economico, dopo il parere dell’Avvocatura di Stato atteso entro fine mese, decidesse di ripartire dall’inizio, servirebbero almeno 30 milioni al mese per tenere ancora in vita l’acciaieria. L’azienda commissariata ha infatti ossigeno in cassa solo fino alla metà  di settembre. Per fare un’altra gara servirebbe almeno un anno e mezzo, di conseguenza il governo dovrebbe garantire almeno 500 milioni di euro. A questa spesa però se ne sommerebbe un’altra molto più impegnativa. Far saltare la gara infatti indurrebbe Arcelor Mittal a intentare una causa legale miliardaria per inadempimento contrattuale. Il danno sarebbe economico, oltrechè d’immagine. Quale altro importante investitore infatti penserebbe di fare un investimento così pericoloso? L’azienda, spiegano fonti che seguono la trattativa, sarebbe così paralizzata.

(da “NextQuotidiano”)

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RENZI: “PRESTO TOCCHERA’ DI NUOVO A NOI”. ED EVOCA LE INCHIESTE SUI FONDI DELLA LEGA E SUI TROLL CONTRO MATTARELLA

Agosto 8th, 2018 Riccardo Fucile

L’EX PREMIER VUOLE ESSERE ASCOLTATO DALLA PROCURA DI ROMA: “E SE I MAGISTRATI SCOPRISSERO CHE IN ITALIA CI SONO STRUTTURE PER META’ PRIVATE E PER META’ POLITICHE CHE ATTACCANO IL PRESIDENTE CON FAKE NEWS ?”

“Presto toccherà  di nuovo a noi”. Matteo Renzi apprare a sorpresa in una diretta Facebook da Palazzo Giustiniani (“l’ultima diretta prima delle vacanze”), poche ore dopo la conferenza stampa di Giuseppe Conte.
Punzecchia l’attuale premier dicendo che è “più slogan che sostanza”. Attacca la maggioranza su vaccini e decreto Dignità  (lo chiama “decreto disoccupazione”).
Ma soprattutto evoca una fine rapida per il governo: “A settembre o ottobre vedrete che si sarà  da divertirsi”. Parla di due inchieste giudiziarie: quella sui fondi della Lega, condannata al sequestro di 49 milioni di euro per la vicenda legata ai rimborsi elettorali.
Ma soprattutto si dilunga sull’inchiesta della procura di Roma per l’attacco troll al capo dello Stato. Un’indagine che riguarda il tweetstorm #Mattarelladimettiti, ma anche un’offensiva Facebook come raccontato oggi da Repubblica.
E a proposito dell’inchiesta romana, ricorda: “Ho chiesto al procuratore Pignatone di essere ascoltato come testimone perchè credo che su questa storia delle fake news si giochi il futuro dello Stato democratico”. Altro che “bolla di sapone. E ancora: “Occhio ragazzi! Si arriva a pensare che ci sia una influenza russa nel referendum sulla Brexit e nel referendum costituzionale del 2016. Il referendum lo avremmo perso lo stesso, non cerco altre strane ragioni. Ma è tutt’altro che una bolla di sapone e ce la ritroveremo a settembre”.
Poi pronuncia una frase sbillina: “Nella notte dello scontro tra il Presidente della Repubblica e il Movimento 5 Stelle, Di Maio decide di chiedere l’impeachment per Sergio Mattarella, per alto tradimento”, osserva.
“Una idiozia pura. In quel momento parte una campagna contro Mattarella, con un hashtag #Mattarelladimettiti, e con la creazione di profili falsi sui social. Cioè un soggetto a metà  tra una società  privata e un movimento politico, chissà , produce dei profili falsi. Il punto è: e se la Procura che ha aperto l’indagine scoprisse che ci son in questo Paese strutture che decidono di mettere in piedi un attacco al Presidente della Repubblica tramite profili falsi e fake news?”.
Poi torna sull’inchiesta contro la Lega: “Salvini, il lanciatore di uova, ha detto una cosa passata quasi nel silenzio: ha detto che i magistrati di Genova devono stare attenti perchè rischiano di sprecare denaro pubblico. Ma perchè ce l’ha con i magistrati di Genova? Perchè sono quelli che stanno indagando sui 49 milioni. Ma lo spreco di denaro pubblico lo ha fatto la Lega, è la Lega che deve restituire 49 milioni di denaro pubblico. C’è una sentenza della Cassazione che dice che la Lega deve restituire i soldi”.
Poi abbandona le questioni giudiziarie per attaccare il governo sull’economia, e le promesse da campagna elettorale: “Adesso siamo alla verità : vi ricordate le grande promesse elettorali? Flat tax, reddito di cittadinanza….Di che cosa stiamo parlando? Fino ad ora non è stato fatto niente. Bisogna essere credibili in Europa, bisogna essere forti. Su Le Monde – a pagina due – ci sono le proposte di Di Maio e Salvini. Se dici quelle cose è normale che sui mercati si balla”.
Di qui la conclusione: “Alla ripresa avremo tante cose da fare, le faremo col sorriso e la consapevolezza che il governo del nostro Paese è un governo che si occupa più di spot che di sostanza e che presto toccherà  di nuovo a noi”.

(da agenzie)

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