Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
QUALCUNO HA SPORCATO? MUNITEVI DI APPOSITO SACCHETTO PER LE DEIEZIONI…DA “PRIMA GLI ITALIANI” ALLA PULIZIA ETNICA, SIAMO ALLA CONFUSIONE IDEOLOGICA TOTALE
Lo slogan “Ripulire l’Alto Adige” in italiano e tedesco (poco sovranista la cosa…) con le immagini della giunta provinciale uscente e quella di un gruppo di immigrati.
Questo è il manifesto elettorale che Casapound sta affiggendo in Provincia di Bolzano in vista delle elezioni del 21 ottobre.
Da cosa vada ripulita la Regione che gode di statuto speciale e innumerevoli privilegi è stato illustrato dai vertici locali di quella che fu una destra sociale, prima di imboccare la deriva xenofoba.
“Ripulire l’Alto Adige per mettere fine ad una ottusa mafia politica che con il business dell’immigrazione ha gettato questa provincia, un tempo modello sociale per l’Europa, in una una pericolosa pentola a pressione con centinaia di stranieri che sfruttano le nostre risorse aggredendo la nostra gente”.
Sfruttano le nostre risorse dovrebbero intanto dirlo gli italiani che contribuiscono fiscalmente ai maggiori benefici di quelle regioni che godono di statuto speciale.
Ma guardiamo i dati ufficiali: un terzo degli stranieri Alto Adige (15.697) proviene da uno dei 28 paesi membri dell’Unione Europea e più del 30% da paesi europei che non fanno parte dell’Unione Europea. Il 18,6% appartiene invece a uno stato asiatico e solo il 13,1% a uno africano.
Ovvero circa il 70% degli stranieri sono europei, mentre gli immigrati africani sono appena il 13,1% di 15.697.
“Sfruttare le nostre risorse”? Chi ha diritto allo status di rifugiato non sfrutta una mazza, essendo regole che valgono in tutto il mondo civile, sancite da convenzioni internazionali.
Sfruttano le risorse degli italiani onesti chi evade le tasse, non i veri poveri, fa specie ricordarlo a chi si dichiara di destra sociale: un ragionamento così “borghese” ce lo aspetteremmo da un pariolino, non da chi si dichiara alternativo al sistema.
Questa si chiama “confusione ideologica” determinata da cattivi maestri sulla via del conformismo imperante.
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
RIAPPARE IL PD, RIEMPIE LA PIAZZA CON I MILITANTI NEL NOME DELL’UNITA’ E MARTINA DICE COSE DI SINISTRA
Piazza piena, e non era scontato. A occhio ventimila persone, come sempre almeno il doppio per gli organizzatori.
Piazza del Popolo, in una Roma assolata: il corpo del Pd dà il primo segnale di vita, dopo la sconfitta epocale e dopo mesi di discussioni lunari.
Come si faceva una volta, soprattutto con iscritti, militanti, arrivati con treni e pullman, ciò che resta di un partito solido sopravvissuto alle teorie (e pratiche) della liquidità leaderistica.
Piazza pacata, senza odio e insulti. Inno nazionale e Bella Ciao, Bob Dylan di The times they are a-changin, che non si sentiva da tempo: “If your time to you in worth savin’/then you better star swimmin’/or you’llsink like a stone/for the times thy are a-changin” (tradotto: e se il tempo per voi significa qualcosa fareste , meglio a cominciare a nuotare o affonderete come pietre perchè i tempi stanno cambiando”.
Bandiere dell’Europa, sventolate assieme a quelle del Pd, anche con un certo orgoglio. “C’è voluta la batosta per riscoprire la piazza”, dice Fausto Raciti, parlamentare siciliano del Pd.
Accanto, la sua signora lo corregge: “C’è voluto il balcone di Di Maio. La gente si è sentita in dovere di venire in piazza, senza tanti distinguo e puzza sotto il naso”.
Come sempre le donne hanno sempre ragione. Ecco il boato quando Martina, dal palco porta al massimo i decibel della voce: “Ditemi se un paese come l’Italia può essere governato dal balcone di Palazzo Chigi con la claque dei 5 stelle sotto. Una scena tristissima da Repubblica delle banane”.
È quella la foto dei tempi che stanno cambiando. Di una nuova fase della crisi italiana, aperta sul terreno della manovra economica. E di un nuovo ordine, da costruire nella rottura con l’Ue come momento di rinascita della sovranità nazionale.
“Resistenza civile” è scritto su qualche cartello. “Resistenza”, sulle magliette gialle dei militanti lombardi.
In fondo alla piazza c’è anche un banchetto dove si raccolgono firme contro Michele Emiliano, che qualche giorno fa ha lodato la manovra gialloverde.
Il clima è diverso rispetto al fanatismo dell’era Renzi, innominato nel discorso di Martina, così come la retorica dei mille giorni e di un potere che, anche dopo il crollo, ha rimosso il trauma ed è fuggito dall’analisi della realtà .
Anzi, nel discorso del segretario-reggente, compaiono i primi segni di novità : “Agli elettori di sinistra che non ci hanno votato diciamo che abbiamo capito la lezione. Adesso, però, dateci una mano perchè l’Italia non può andare a sbattere per colpa di questi che governano in modo folle, ora cambiamo pagina, andiamo avanti”.
Martina cita Corbyn, “quell’avidità del capitalismo che in questi anni non abbiamo capito”, parla della necessità di un “nuovo Pd”, perchè “davanti a questa destra non basta il politicamente corretto ma un riformismo più radicale”.
Di fatto, tratteggia un partito che fuoriesce dal renzismo. Da sinistra.
E attraverso un’opposizione dura al governo gialloverde, senza tanti distinguo tra i gialli e i verdi, tra chi ha parlato del Pd come di un partito di “assassini politici” e chi va a cena con Casapound: “Vergognatevi. In un paese che ha vissuto il dramma di riformisti uccisi. Andate a rileggervi la storia. Se avete a cuore la sicurezza e la democrazia dimostrate di voler combattere la xenofobia e il razzismo. Altro che andare a cena con qualche organizzazione che andrebbe chiusa. Noi siamo figli della Resistenza e non ce lo dimentichiamo”.
Ecco, il cambio di fase è anche questo, attestato da qualche richiamo storico, alla memoria e alle radici, dopo gli anni del presentismo.
Dentro il Pd, come pure era avvenuto ai tempi della formazione del governo e anche dopo, il tema della dialogo con i Cinque Stelle è uscito dall’agenda.
E dunque, ora che la piazza è piena e c’è qualche segnale di vita, che fare?
Il popolo invoca un nuovo clima: “U-ni-tà “, “U-ni-tà ” più volte nel pomeriggio. Nel back stage dietro il palco la solita scena. Matteo Renzi, dieci minuti prima del discorso di Martina, esce a farsi intervistare per prendersi la scena, come quando andò a Bologna il giorno che l’attuale segretario doveva chiudere la festa nazionale di Ravenna.
Le parole più forti, che rimbalzano subito suo siti, sono le sue, come la sua foto dell’abbraccio con Gentiloni, perfetta nel mood della giornata.
Defilato rispetto alla piazza c’è Antonio Bassolino, con figlia e nipotina, uno che di piazze ha una certa esperienza. Scatta la sua istantanea: “Anche se non si è dato un segnale agli altri e anche se gli altri non sono qua, è comunque una piazza importante. Ora servirebbe un congresso serio nel Pd, un congresso serio in Leu, per parlare ai tanti senza casa che ci sono nella sinistra, in questo cammino che sarà lungo e ripido”. Già .
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
IL CODACONS: “LE DIMISSIONI NON VOGLIONO DIRE NULLA, SI APRE LA STRADA A RICORSI, INTERVENGA L’ANAC”… L’ASSE LEGA-FINCANTIERI-CONFINDUSTRIA VUOLE METTERE LE MANI SULLA RICOSTRUZIONE
Claudio Andrea Gemme ha presentato le dimissioni da presidente e amministratore delegato di Fincantieri Sistemi Integrati e sta solo aspettando la nomina ufficiale per insediarsi a Genova come supercommissario alla ricostruzione del ponte Morandi.
«Dobbiamo fare un percorso veloce», ha affermato il manager designato dalla Lega, annunciando di voler cercare, a tempo debito, «i processi migliori per semplificare le attività ».
Peccato però che l’intralcio maggiore ad un percorso veloce di ricostruzione potrebbe essere egli stesso.
Perchè, secondo quanto affermato dal Codacons in una lettera inviata a Palazzo Chigi per chiedere al governo di ripensarci, non basterebbero le dimissioni presentate da Gemme al vertice di Fincantieri — società a cui Di Maio vuole affidare la ricostruzione del ponte — per evitare il conflitto di interessi e scongiurare così la conseguente pioggia di esposti e ricorsi o perfino l’annullamento da parte dell’Autorità anticorruzione, che finirebbero per rallentare l’iter dell’opera.
A definire il conflitto di interessi, infatti, c’è l’articolo 42 del codice degli appalti, secondo comma, che recita: «Il conflitto di interesse si determina quando il personale di una stazione appaltante o di un prestatore di servizi che interviene nello svolgimento della procedura di aggiudicazione degli appalti e delle concessioni o può influenzarne, in qualsiasi modo, il risultato, ha, direttamente o indirettamente, un interesse finanziario, economico o altro interesse personale che può essere percepito come una minaccia alla sua imparzialità e indipendenza nel contesto della procedura di appalto o di concessione».
Dunque il commissario non solo deve essere ma deve anche apparire scevro da qualsiasi interesse personale.
Tanto più perchè non è da escludere che, come spiega il presidente di Codacons Carlo Rienzi, «una volta concluso il suo compito istituzionale a Genova, Gemme potrebbe tornare ad operare per la stessa Fincantieri».
Al terzo comma, poi, l’art.42 impone al personale che si trovi in quella condizione di «astenersi dal partecipare alla procedura di aggiudicazione degli appalti e delle concessioni».
Naturalmente non è un caso che il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, sia tornato ieri a chiedere di accelerare il più possibile la ricostruzione del ponte sul Polcevera: «Sono necessari tempi certi, facciamo al più presto questa opera, senza perdere tempo», ha detto parlando all’assemblea degli industriali di Vicenza.
E soprattutto, non è un caso che il leader della Confindustria abbia messo ieri la ciliegina sulla torta del repentino dietrofront nei confronti del governo gialloverde iniziato qualche settimana fa: «Abbiamo grandi aspettative nei confronti della Lega — ha affermato ieri Boccia davanti alla platea di industriali riuniti a Breganze, quegli stessi che avrebbe voluto portare in piazza appena qualche mese fa -. C’è un rapporto storico di molti nostri imprenditori e con i governatori della Lega, in Veneto, in Lombardia e in Friuli Venezia Giulia, c’è un storia di complessità e di confronto serrato. Ci aspettiamo che questo possa tradursi anche in una attenzione a livello nazionale, non solo alle nostre istanze categoriali».
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
LE BANCHE IN SOFFERENZA STRINGERANNO I CORDONI DEL CREDITO E LE PICCOLE IMPRESE SOFFOCHERANNO
L’economia italiana è molto lineare, semplice, quasi banale. Se scendono i valori dei titoli di Stato (lo spread sale), soffrono i bilanci delle banche (che sono piene di quei titoli). E le banche stringono i cordoni del credito. La miriade di piccole imprese del nostro sistema produttivo soffoca.
Al ristorante non rinnovano il prestito per espandere la cucina, ed assumere un nuovo giovane. Alla microimpresa di mobili non prestano soldi per nuovi macchinari.
La startup di giovani non vede un euro anche solo per cominciare ad esistere.
La carne viva, la vera economia reale del nostro paese è questa.
Credito bancario e piccola impresa (di solito scarsamente produttiva). Piccola impresa e credito bancario.
Possiamo vivere nel mondo delle favole, e andare dietro ai descamisados dai balconi. Ma poi non diciamo che è colpa dei cattivoni dell’Europa, o di quei pochi migranti che si affannano disperati nel Mediterraneo.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
I DIPENDENTI DIVENTERANNO COLLABORATORI E CALERA’ L’OCCUPAZIONE… DUE TERZI DELLE PARTITE IVA GODONO GIA’ DI UNA TASSAZIONE RIDOTTA, NESSUNA NOVITA’ REALE
La flat tax per le Partite IVA aiuta i liberi professionisti ma penalizza i dipendenti: chi godrà della nuova aliquota al 15% pagherà tasse che potranno essere la metà rispetto a uno stipendiato con lo stesso reddito.
Il corollario immediato di questo aggiornamento è che la nuova tassazione favorirà l’aumento delle Partite IVA e gli “scambi” tra contratti di lavoratori dipendenti e “collaborazioni”.
Spiega oggi Repubblica:
Il rischio implicito nelle norme annunciate è quello di alimentare l’evasione, frammentare gli studi associati, ridurre l’occupazione. E’ vero che si pagherà di meno, ma per farlo, cioè per beneficiare del forfait al 15 per cento (che, ricordiamolo, comprende Irpef, Irap e Iva) è essenziale rimanere piccoli, ovvero non bisogna avere dipendenti che costino più di 5 mila euro l’anno, non bisogna utilizzare beni strumentali per un valore superiore ai 20 mila euro l’anno e soprattutto non si può essere soci di società e associazioni professionali.
Il Consiglio nazionale dei commercialisti ha diffuso uno studio nel quale si precisa che il totale complessivo dei beneficiari è un milione e mezzo, ma di questi circa un milione già sono sottoposti al regime della “flat” per le partite Iva.
Perchè? Perchè come alcuni sanno il “regime dei contribuenti minimi”, come lo aveva chiamato più sobriamente il centrosinistra, già esiste in Italia ma con tetti più bassi dei 65 mila euro che si vogliono introdurre.
Oggi il tetto è variabile: ad esempio, è limitato a 30 mila euro per i liberi professionisti e arriva a 50 mila per il commercio al dettaglio e all’ingrosso.
(da “NextQuotidiano“)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
“IL ME NE FREGO DI SALVINI E’ FATTO CON I SOLDI DEGLI ITALIANI”
“Quando si arriva a gridare al complotto vuol dire che non si hanno più argomenti. Mi ricorda il centrodestra degli anni passati”.
Ospite a Mezz’ora in più Ferruccio De Bortoli commenta così la sparata del vicepremier Di Maio contro l’opposizione dem e forzista, ricordando la “banalizzazione dello spread fatta in passato anche da Berlusconi”.
L’ex direttore del Corriere ne ha anche per l’altro vicepremier Salvini, il cui ‘me ne frego’ è “fatto coi soldi degli italiani” e che, a suo dire “tra un po’ dirà ‘Molti nemici, molto onore'”.
Il giornalista si è mostrato molto preoccupato delle possibili conseguenze della manovra avallata dalla Consiglio dei Ministri: “Per quello che si sa la manovra è un azzardo sul deficit, una scommessa pericolosa che può isolarci dall’Europa. Se agenzie di rating dovessero degradarci i nostri titoli diventano spazzatura. Non voglio nemmeno immaginare la situazione”.
De Bortoli, insomma, teme il cosiddetto piano B: “Un governo deve sempre averne uno per prepararsi al peggio, ma spero non si arrivi al peggio”.
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
ANDRANNO IN FRANCIA, SPAGNA, GERMANIA E PORTOGALLO… MALTA ATTACCA L’ITALIA: “NOI SOCCORRIAMO OGNI VITA, NON CI IMPUNTIAMO COME ALTRI PAESI”
Sono sbarcati a Malta i 58 migranti della nave Aquarius. Saranno trasferiti “nei prossimi giorni” in altri quattro Paesi europei, Francia, Germania, Spagna e Portogallo, in base all’accordo stretto il 25 settembre.
Da allora la nave era rimasta al largo de La Valletta bloccata dal mare in tempesta.
Soccorsi al largo delle coste libiche dall’Aquarius, gestita dalle ong Sos Mediteranèe e Medicins sans frontiere, questa mattina i migranti sono stati trasferiti in acque internazionali su una nave maltese che li ha poi portati a terra.
A confermare l’arrivo a Malta è stato lo stesso premier Joseph Muscat, che ha precisato che “Malta soccorre ogni vita”.
Il capo di governo, spiegando che i migranti saranno ridistribuiti e nessuno di loro resterà sull’isola, ha affermato di aver “scelto di essere parte della soluzione e non parte del problema”, perchè non ha voluto impuntarsi “come hanno fatto altri Paesi”.
L’accordo che ha permesso ai migranti di arrivare a terra era stato raggiunto dal presidente francese Emmanuel Macron e dal primo ministro maltese Joseph Muscat, con Portogallo, Spagna, Germania che si sono offerte di accogliere, insieme alla Francia, i migranti.
Nell’annunciare l’accordo, il governo maltese affermava che la nave soccorso Aquarius, alla quale Panama ha tolto la bandiera, dovrà fare rientro nel porto d’origine per risolvere i problemi di registrazione.
“La revoca della registrazione dell’Aquarius è profondamente preoccupante e rappresenterebbe una drastica riduzione della capacità di ricerca e salvataggio proprio nel momento in cui dovrebbe essere intensificata”, scrive in una nota l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati.
L’Unhcr ha ringraziato Malta e gli altri Paesi che si sono offerti di accogliere i migranti una volta sbarcati sull’isola. “La leadership e la solidarietà di tutti e cinque questi Paesi – spiega – è stata la chiave per risolvere questa situazione e dovrebbe essere un esempio per gli altri”
L’Unhcr “continua a incoraggiare che siano stabiliti accordi prevedibili per l’area del Mediterraneo per lo sbarco delle persone soccorse in mare” ed “esorta gli Stati ad aumentare rapidamente i loro sforzi per migliorare questi accordi”.
L’Agenzia ricorda che in questo periodo l’anno scorso erano cinque le Ong impegnate in operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Ong che, nel 2017, hanno salvato oltre 46mila vite, secondo i dati della Guardia costiera italiana.
“Stiamo parlando delle vite delle persone”, ha ricordato l’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi. “Rifugiati e migranti non possono essere continuamente messi a rischio mentre gli Stati dibattono sulle loro reciproche responsabilità “.
Con i migranti è sbarcato dall’Aquarius anche un cane. È stato il premier maltese a darne notizia con un tweet e la foto della cagnolina, chiamata Bella, che fa parte della famiglia di Malak, una donna libica di 44 anni a bordo di Aquarius con 5 figli e un fratello. Qualche giorno fa aveva raccontato al quotidiano francese Le Monde di essere stata costretta a lasciare il Paese – benchè di condizione benestante – dopo il rapimento di suo marito un mese fa a Tripoli.
Sos Mediteranèe e Medici senza frontiere hanno lanciato una petizione, già arrivata a oltre 52mila firme, per salvare Aquarius e il soccorso in mare. E invitano alla mobilitazione anche sui social, chiedendo ai loro sostenitori di
indossare qualcosa di arancione come la nave, scattarsi una foto e postarla su Twitter e Facebook accompagnata dagli hashtag #SaveAquarius e #SaveRescueAtSea.
(da “La Repubblica“)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
FUMOGENI, PETARDI E UOVA CONTRO LA MSC MUSICA NELLA PROTESTA CONTRO IL PASSAGGIO DEI COLOSSI DEL MARE NEL BACINO DI SAN MARCO… DANNI, INQUINAMENTO E UNA CITTA’ DIVENTATA LUNA PARK
“All’arrembaggio!”. Un “abbordaggio” con fumogeni, qualche petardo e uova lanciati dalle barche dei “No Grandi Navi” nel canale della Giudecca, a Venezia.
A essere presa di mira, per qualche centinaio di metri, è stata la Msc Musica, uscita dal terminal passeggeri del porto verso la Bocca di porto del Lido.
Le piccole imbarcazioni si sono affiancate al grande scafo, controllate dalla polizia. Le contestazioni sono continuate in direzione di altre due navi di passaggio nel canale. In un caso, le imbarcazioni della polizia hanno utilizzato l’idrante di bordo sui manifestanti, per tenerli a distanza di sicurezza.
Nella zona della Giudecca fino alle Zattere si sono riunite una cinquantina imbarcazioni, che attendono le navi da crociera per altre azioni di disturbo.
Piccole imbarcazioni a motore e una trentina a remi che andranno all’assalto delle Grandi Navi da crociera nella manifestazione di protesta decisa contro il passaggio dei colossi del mare nel bacino di San Marco.
In laguna non solo gli attivisti ambientalisti veneziani e gli esponenti degli altri comitati contro le grandi opere sparsi per l’Italia e riuniti ieri in assemblea a Venezia, ma anche i semplici veneziani invitati a partecipare, come racconta La Nuova Venezia.
L’appuntamento era per le 15.30 di fronte a Villa Heriot nel canale della Giudecca, per poi spostarsi alle Zattere.
Al centro del canale della Giudecca sono state poste alcune installazioni galleggianti con palloncini e finte “mine”.
Simboleggiano gli ostacoli che i manifestanti vogliono opporre alle grandi imbarcazioni da crociera. Il presidio della manifestazione si trova lungo le Zattere, con alcuni gazebo informativi e altri che diffondono musica. Sempre sulla fondamenta sono stati allestiti ormeggi galleggianti e punti di ristoro
Nostante proteste e contestazioni, sono tante, ben 14, questo weekend le Grandi Navi presenti a Venezia, tra partenze e arrivi, con una popolazione aggiuntiva di crocieristi-turisti superiore alle 20 mila unità e che si aggiungono ai giornalieri in arrivo dalla terraferma.
“Il passaggio delle grandi navi in laguna – si legge nell’appello lanciato dal comitato No Grandi Navi che accompagna la manifestazione – ha conseguenze pesanti sulla città : inquinamento dell’aria, ripercussioni sulla morfologia lagunare e sulle fondamenta, esaltazione di un modello turistico ‘in scatola’ che guarda Venezia dall’alto e in velocità . Le navi da crociera sono l’esempio grande e visibile di un modello di sviluppo aggressivo che sta trasformando la città in un vero e proprio luna park e i canali in autostrade veloci e trafficate”.
La manifestazione dei No Grandi Navi arriva in un momento particolarmente delicato per la città sul problema del passaggio delle navi da crociera, su cui di fatto il governo non ha ancora preso una decisione definitiva.
L’annuncio del ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli di voler porre il vincolo – non si sa però quando e come – sul passaggio delle grandi navi dal canale della Giudecca, ha irritato il sindaco Luigi Brugnaro, che chiede appunto al nuovo governo una decisione sollecita sul tracciato alternativo per le navi da crociera.
Critico sulla vicenda anche il presidente del Porto, Pino Musolin
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
IL CAMPIONE AZZURRO MOLINARI TRASCINA L’EUROPA ALLA VITTORIA NELLA RYDER CUP CONTRO GLI STATI UNITI
L’Europa ha trionfato nella 42 Ryder Cup, battendo gli Stati Uniti sul percorso de Le Golf National a Parigi, e Francesco Molinari, autentico trascinatore della squadra condotta da Thomas Bjorn, oltre ad aver chiuso la sua terza Ryder Cup con la terza vittoria, ha segnato il punto decisivo, quello che ha portato il punteggio parziale a 14,5, che assicurava il trofeo, battendo Phil Mickelson (4/2).
Inoltre il torinese ha fissato un altro straordinario record, in una annata strepitosa in cui ha firmato anche un major (Open Championship).
Infatti, dopo essersi imposto nei quattro doppi insieme a Tommy Fleetwood, superando Mickelson è divenuto il secondo giocatore, e il primo europeo, nella storia del torneo a vincere cinque incontri su cinque in una edizione, eguagliando l’impresa riuscita nel lontano 1979 allo statunitense Larry Nelson
(da agenzie)
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