Settembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
IL PIRATA INFORMATICO DENUNCIA LE FALLE DEL SISTEMA PER IL VOTO ON LINE DEI CINQUESTELLE… IL GARANTE DELLA PRIVACY: “FAREMO VALUTAZIONI”
Rogue0, l’anonimo hacker che da più di un anno ha preso di mira il Movimento 5 Stelle, ha
pubblicato dal suo account Twitter quelle che potrebbero essere le prove di un nuovo accesso abusivo sulla piattaforma Rousseau.
Proprio nel giorno in cui i sostenitori del Movimento sono chiamati a votare il prossimo membro del collegio dei Probiviri e i candidati del Movimento in Abruzzo e Sardegna, il pirata informatico rivendica di avere accesso a un account da amministratore, con il quale quindi potrebbe eliminare, aggiungere e modificare i dati contenuti sulla piattaforma.
Tra i post, comparsi nella notte tra il 5 e il 6 settembre, Rogue0 ha condiviso anche un link a una pagina web dove sono riportati i dettagli di sette presunti donatori e sostenitori del movimento, a dimostrazione che le informazioni in suo possesso sarebbero vere e non un bluff.
A dirlo sono alcuni degli stessi donatori che, raggiunti da La Stampa per mail e telefono, hanno confermato di aver effettuato delle donazioni proprio nel giorno indicato dall’hacker, il 17 luglio 2018.
Così Ivana Pili, che contattata telefonicamente ha detto: «È vero, ho fatto una donazione di 50 euro. Li sostengo ma dovrebbero stare più attenti ai loro sistemi di sicurezza».
Un altro donatore ha invece esibito la ricevuta di una donazione di dieci euro, effettuata nella stessa data, in cui il beneficiario sarebbe proprio l’Associazione Rousseau.
«Il sito è vulnerabile, qualsiasi persona potrebbe ottenere gli stessi dati e volendo gli stessi privilegi», ha spiegato lo stesso hacker a La Stampa in un messaggio privato su Twitter.
E alla domanda se la Casaleggio abbia adottato delle contromisure per tenerlo fuori da Rousseau ha risposto: «Sì, ci provano sempre, ma io ho gli annali dei loro DB [database, ndr], quindi trai le tue conclusioni», alludendo a una quantità di informazioni sottratte negli anni dai sistemi dell’Associazione Rousseau.
Come abbia fatto Rogue0 ad avere nuovamente accesso alla piattaforma non è chiaro, anche se è lui stesso a dare un indizio: «Dato il tipo di vulnerabilità e tutto il rumore ora la trovano», riferendosi probabilmente a una falla nella configurazione del sistema come quelle riscontrate in passato.
Ora il contenuto delle dichiarazioni rese da Rogue0 dovrà essere verificato dal Garante per la Privacy Antonello Soro, dal cui ufficio fanno sapere che valuteranno «se il data breach sia stato determinato dalle medesime cause riscontrate in passato, già oggetto di un provvedimento del Garante, o a quali altre cause sia dovuto».
(da “La Stampa”)
argomento: denuncia | Commenta »
Settembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
PUBBLICA “LE PROVE” DELLA PRESSIONE, MA LE DUE DIFFIDE DELL’AISCAT SONO DI QUANDO ERA MINISTRO DELRIO E LUI ERA ALL’OPPOSIZIONE
«#Aiscat smentita dai fatti. Ecco prova delle “cortesi” pressioni per dissuadere @mitgov dal pubblicare gli atti delle convenzioni. Sono parole che ovviamente hanno influenzato le strutture anche sotto la mia gestione. Ma carta canta e le bugie hanno le gambe corte. #autostrade».
Così parlò Danilo Toninelli su Twitter dopo aver pubblicato le prove delle pressioni subite da Autostrade e Aiscat.
Nei giorni scorsi alla Camera il ministro dei Trasporti aveva denunciato in Aula di aver subito «pressioni, interne ed esterne» per impedire la pubblicazione dei documenti relativi alle concessioni autostradali.
Le pressioni “retroattive” subite da Toninelli
Il concentratissimo e attentissimo Toninelli aveva ribadito il concetto anche ieri sera, durante l’intervista ad In Onda su La7 spiegando che quando a giugno è arrivato al Ministero e ha detto all’amministrazione di pubblicare gli atti concessionali (la gran parte di essi erano già pubblici) «l’amministrazione aveva paura a pubblicarli».
Il motivo? Sono arrivati sulla scrivania del ministro alcuni documenti di Aiscat e Autostrade che diceva all’amministrazione e allo Stato di non pubblicare perchè «era possibile il reato di aggiotaggio».
C’è però un problema, come si vede bene dalle intestazioni dei documenti pubblicati da Toninelli quelle due diffide a pubblicare gli atti concessionari risalgono all’11 gennaio 2018 (Aiscat) e al 7 marzo 2018 (Autostrade per l’Italia).
In quel periodo però il ministro dei Trasporti non era il nostro concentratissimo Toninelli ma Graziano Delrio.
Gli atti concessionali sono stati pubblicati sul sito del MIT nel febbraio del 2018, quando ancora Toninelli era all’opposizione.
Chi ha fatto pressioni su Toninelli?
Alla Camera però Toninelli aveva detto che era riuscito a pubblicare i documenti nonostante le pressioni che “noi abbiamo subito”.
Per “noi” tutti hanno immaginato che il ministro parlasse di pressioni ricevute, dopo il crollo del ponte Morandi o dopo la nascita del governo del Cambiamento, da lui stesso o da membri dell’esecutivo.
Scopriamo invece oggi che Toninelli intendeva che a subire quelle pressioni era stato il suo predecessore Delrio.
Ma la cosa era già nota perchè è stato lo stesso ex ministro a spiegare che la documentazione finanziaria delle concessioni autostradali non era stata pubblicata «dopo una diffida dell’Aiscat che evidenziava si trattasse di notizie sensibili per società quotate in Borsa, il dirigente ha avuto questa precauzione».
Quindi nessuno ha fatto pressioni su Toninelli ed anzi il ministro se voleva — e riteneva che le “minacce” non avessero fondamento — avrebbe potuto far pubblicare lo stesso gli atti.
Invece il MIT ha atteso il 27 agosto (da giugno) per farlo.
Qualcuno (non si sa bene chi perchè al solito Toninelli fa il vago) al Ministero aveva paura? Ma non è il Ministro a comandare e a decidere?
Aiscat intanto precisa che la lettera è stata inviata al Ministero lo scorso gennaio «a seguito di richiesta di parere ricevuta dalla direzione del ministero illustrando la propria posizione» in merito alla pubblicazioni degli atti delle concessioni autostradali.
Insomma, il Ministero (di Delrio, ma evidentemente per Toninelli è come se l’avesse fatto lui) aveva chiesto un parere ad Aiscat sulla possibilità di pubblicare gli atti concessionali nella loro interezza.
Nella lettera (datata 11 gennaio 2018 mentre la richiesta del Mit era del 15 dicembre 2017) Aiscat rispondeva che dovevano essere pubblicati «unicamente i contratti di concessione e non anche i relativi allegati nel rispetto della normativa in materia di riservatezza, segreto commerciale e industriale».
La missiva è firmata dal dg Massimo Schintu e oltre a rilevare come il MIT non fosse tenuto alla pubblicazione in quanto non obbligato dalla normativa (il solerte Toninelli sicuramente verificherà ) annunciava comunque la «disponibilità del comparto autostradale ad approfondire la questione assicurando la più completa collaborazione con l’amministrazione per garantire livelli di massima trasparenza».
Definire queste pressioni è davvero eccessivo, del resto Aiscat stava solo difendendo i suoi interessi.
Stupisce invece che il governo dell’Avvocato del Popolo si sia fatto intimorire da una letterina inviata sei mesi prima il suo insediamento.
Quando trova il tempo Toninelli potrebbe anche affrontare la questione dell’approvazione data dal suo Ministero l’11 giugno 2018, quindi quando era Ministro, al progetto di rinforzo degli stralli del Morandi con diversi mesi di ritardo.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Settembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
NESSUNA NOVITA’ STRAVOLGENTE, COME DICE DI PIETRO “C’E’ SEMPRE STATO, E’ LA SCOPERTA DELL’ACQUA CALDA”
Il premier Conte ha anche precisato il ruolo di un aspetto del DDL che era stato criticato dalla
Lega, quello dell’agente sotto copertura.
Il presidente del Consiglio oggi ha spiegato che «non sarà un soggetto che provoca il reato per incastrare i corrotti, ma un agente che raccoglie prove nel corso di una indagine… tecnicamente un agente sotto copertura non un agente provocatore».
Luigi Di Maio aveva presentato così la “novità ” dello Spazza Corrotti:
Prima dell’approvazione di questa legge voi corrotti, ad esempio, potevate contare sul fatto che chi viene a proporvi una mazzetta per truffare un concorso o un appalto sia senza dubbio alcuno un corruttore certificato e che nessuno possa scovarvi. Con lo Spazza Corrotti non sarà più così. Mentre ti propongono la tangente ci potrebbe essere un infiltrato delle forze dell’ordine proprio al tuo fianco perchè pensi che faccia parte della combriccola. E invece è lì per arrestarti, un moderno Donnie Brasco. La figura dell’infiltrato, infatti, potrà ora occuparsi anche di corruzione grazie al nostro impegno. Avrete il terrore di accettare quella tangente e quindi magari non lo farete”.
Ci pensa Di Pietro a spiegare però che non c’è alcuna novità .
Se per agente sotto copertura, dice l’ex PM di Mani Pulite «s’intende colui che, quando è stato aperto un fascicolo, sta andando di nascosto dai criminali a cercare le prove del reato, è la scoperta dell’acqua calda».
Di Pietro spiega che è esattamente lo stesso metodo utilizzato dal Pool per incastrare Mario Chiesa: «c’era un imprenditore che pagava le mazzette per poter lavorare nel settore delle pulizie al Pio Albergo Trivulzio, con i carabinieri gli abbiamo messo un paio di microspie addosso e al momento giusto siamo intervenuti, da lì è venuto giù il sistema delle tangenti». Ed il bello è che lo si può già fare per legge. Quello che non si può fare, e a quanto fare non si potrà fare nemmeno dopo la rivoluzione del governo del cambiamento, è indurre qualcuno a commettere un reato per “incastrarlo”.
Una tecnica utilizzata più da programmi come Le Iene che da magistrati e poliziotti.
Forse Di Maio ha visto troppa Tv.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: governo | Commenta »
Settembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
MICAELA FANELLI CI TIENE A PRECISARE: “IN COMUNE VADO A TITOLO GRATUITO PER ACCRESCERE LE MIE COMPETENZE”
Chi ritiene che lo spirito del «patto del Nazareno» del 2014 tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, ufficialmente scioltosi con l’elezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica, si sia ormai volatilizzato, pecca d’ingenuità .
I fortini della Ciociaria e del Molise restano feudi di conservazione anche della toponomastica ideologica della politica romana, con quel largo del Nazareno che ha caratterizzato un’importante stagione parlamentare.
Protagonista di un percorso da “nostalgia canaglia” è Micaela Fanelli, consigliere regionale del Pd in Molise, ex sindaco di Riccia (Campobasso), ex segretaria del Pd del Molise, ex consigliere provinciale a Campobasso, membro dell’ufficio di presidenza dell’Anci.
Un curriculum tutto nel solco dei dem, che ora si arricchisce di un’esperienza di centrodestra: assessore esterno ai Progetti e Finanziamenti europei nella giunta comunale di Pontecorvo (Frosinone), guidata dal sindaco Anselmo Rotondo, area Forza Italia.
Una scelta dettata «per garantire la presenza femminile secondo quanto stabilito dalla normativa vigente in materia di parità di genere».
E, come precisa la stessa protagonista della vicenda, assolutamente a titolo gratuito «e ciò mi gratifica ancora di più perchè non tutto si fa per soldi o per potere, e ogni nuova esperienza professionale è utile per accrescere le proprie competenze e, soprattutto, per fare del bene alla propria terra e alla propria nazione».
Insomma, oltre al revival sull’asse Pd-Forza Italia ci potrebbe essere anche un po’ d’avanguardismo nella speranza che le logiche dem incontrino quelle pentastellate: se gratis, senza ambizioni di potere (vedi il probabile rientro di Di Battista in campo per le europee) e con onestà , è lecito tutto il resto.
Al di là delle distanze ideologiche, restano quelle fisiche: tra Pontecorvo e Campobasso ci sono 116 chilometri, cioè due orette di tempo.
Ma la consigliera sannita, anche assessora ciociaria, probabilmente le farà ascoltando Giorgio Gaber con la sua magistrale “Destra-Sinistra”. L’album si chiamava “E pensare che c’era il pensiero”.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Costume | Commenta »
Settembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
CROLLO PONTE MORANDI: PARLA GIUSY, LA DONNA-SIMBOLO DELLA PROTESTA DI CHI A GENOVA E’ RIMASTO SENZA CASA
«Quando ho visto mio marito piangere, durante la protesta in Regione, mi sono resa conto di
quanto anche la mia famiglia sia stata ferita dalla tragedia: allora la rabbia ha preso il sopravvento e io, coordinatrice del comitato, abituata a occuparmi di tutti prima che di me stessa, mi sono vista nei panni della sfollata che sono. Nei panni di una donna che, in pochi minuti, ha perso tutto: la casa, i ricordi di una vita, la mia quotidianità ».
A volte è semplicemente il destino a trasformare un volto nel simbolo di una protesta: l’obiettivo di un fotografo pronto a scattare, il momento giusto. Non è questo il caso di Giusy Moretti, 64 anni, origini toscane, madre di due figlie gemelle, Martina e Manuela, che hanno compiuto 36 anni il 19 agosto scorso: cinque giorni dopo il crollo di ponte Morandi. Giusy è sfollata insieme al marito, Sabino Marinelli, dalla casa dove era andata ad abitare appena sposata, nel 1979.
La figlia Manuela, psicologa (la gemella, insegnante precaria, ospita tutta la famiglia in via Mansueto), ha invece dovuto lasciare l’appartamento al piano di sotto dove la mamma aveva vissuto dal 1960.
Due giorni fa, durante un drammatico Consiglio comunale e regionale congiunto indetto proprio per affrontare l’emergenza del ponte, la rabbia di Giusy è esplosa: anche lei, come le 255 famiglie sfollate di Genova, vuole tornare a casa sua a riprendersi qualche pezzo della sua vita «quello che non ti puoi ricomprare, i ricordi». La potenza del suo sfogo ha sorpreso tutti e lei per prima.
«È vero che non mi hanno mai fatto fare la portavoce perchè non sono esattamente un tipo diplomatico – spiega – eppure, finchè non ho visto mio marito cedere, mi ero sempre mantenuta calma, lucida».
Oltre all’efficienza è la disponibilità la parola chiave per descrivere questa donna che, dal momento del crollo del Morandi, si è data da fare per tutti: è entrata per ultima e per pochi minuti in casa sua, quando ancora era possibile farlo, per recuperare qualche effetto personale tra cui l’urna con le ceneri del padre. Ha confortato gli sfollati come lei, organizzato riunioni, tenuto i contatti con le istituzioni, risposto alle domande dei giornalisti quando il portavoce e il presidente erano impegnati.
«Mamma, pensa anche a te», la frase che le figlie non si sono stancate di ripeterle dal momento della tragedia. «Sì avete ragione», la risposta di Giusy. Ma poi c’era sempre qualcos’altro da fare: una sala da trovare per gli psicologi che assistono le persone dopo il trauma, una persona da richiamare.
L’educazione
«Le psicologhe dicono che occuparmi degli altri, in qualche modo, mi salva dallo star male per me stessa – dice lei con grande lucidità – ma è anche che sono stata educata così: mio padre Edgardo, ferroviere, era un uomo religiosissimo, osservante al punto da essere morto in chiesa durante una messa, pochi giorni prima del Natale di dieci anni fa. Credo che sia stato il suo esempio ad abituarmi a fare senza dire e senza pensare di avere qualche cosa in cambio».
Proprio Edgardo Moretti, originario di Terontola come la figlia, aveva comprato la prima casa di via Porro, nel cosiddetto rione dei ferrovieri.
Nel giro di pochi anni sono cominciati i lavori per costruire il ponte Morandi. Prima che il crollo del ponte trasformasse il comitato No Gronda di via Porro nel comitato degli sfollati, Giusy – che dopo aver studiato al liceo artistico ha lavorato per anni come disegnatrice di gioielli – era già coordinatrice del gruppo. «Anche se il ponte è caduto non rinnego la nostra contrarietà alla Gronda – racconta – la prima versione prevedeva un raddoppio del Morandi: ma come, abitavamo già sotto un ponte, ne volevano costruire un altro?».
Ieri, in un ritaglio di tempo prima dell’assemblea degli sfollati della sera, Giusy è finalmente andata a vedere una casa per sè e per il marito.
«Anche per la mia vicina Liviana con cui, prima del 14 agosto, ogni sera guardavamo i quiz in tv. O guardavamo il Festival di Sanremo mangiando pasticcini. Ho perso tutto, i bicchieri di mia madre, le fotografie, ma rivoglio la mia quotidianità : perciò, vado con Liviana a vedere due appartamenti vicini. È l’unica cosa che ho chiesto: trovare due case vicine per me e per la mia amica».
(da “La Stampa”)
argomento: denuncia | Commenta »
Settembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
NELLA LISTA CI SONO VERTICI E TECNICI DI AUTOSTRADE, DIRIGENTI DEL MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEL PROVVEDITORATO DELLE OPERE PUBBLICHE
Nella lista della Procura di Genova ci sono una ventina di indagati nell’ambito dell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi che il 14 agosto ha provocato la morte di 43 persone
Tra gli indagati ci sono vertici e tecnici di Autostrade per l’Italia – sia top manager che dirigenti di medio livello delle sedi di Genova e Roma), dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato alle opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Val d’Aosta.
Le accuse a vario titolo sono omicidio colposo plurimo aggravato dalla violazione delle norme anti infortunistica, disastro colposo e attentato alla sicurezza dei trasporti.
La svolta nelle indagini coordinate dai sostituti procuratori Massimo Terrile, Walter Cotugno e dall’aggiunto Paolo D’Ovidio è arrivata grazie a due informative di guardia di Finanza e squadra mobile che hanno individuato una trentina di nominativi e le loro presunte responsabilità nella vicenda.
L’iscrizione nel registro degli indagati è fondamentale per chiedere al giudice la fissazione dell’incidente probatorio che dovrebbe accertare le cause del crollo.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Settembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
IL RIESAME DI GENOVA HA ACCOLTO IL RICORSO DELLA PROCURA SUL SEQUESTRO DI 49 MILIONI
Il tribunale del Riesame di Genova ha accolto il ricorso della Procura sul sequestro dei fondi della
Lega in relazione alla truffa ai danni dello stato, stimata in 49 milioni, per rimborsi elettorali non dovuti dal 2008 al 2010 per cui sono stati condannati in primo grado Umberto Bossi, l’ex tesoriere Francesco Belsito e tre ex revisori dei conti. Al momento i fondi sequestrati ammontano a circa 3 milioni e ora nelle casse del partito ci sono poco più di 5 milioni.
A questo punto potrebbero seguire i sequestri, che sono immediatamente esecutivi.
Ieri i giudici si erano riservati sulla decisione. Il tribunale del Riesame di Genova era chiamato a pronunciarsi su uno dei passaggi più delicati nel tormentone dei 49 milioni di euro di contributi pubblici che il Carroccio ha ricevuto indebitamente durante il periodo Bossi-Belsito, e che ora la Procura vorrebbe farsi restituire dal partito finito in mano a Matteo Salvini.
(da “il Secolo XIX”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Settembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
L’AUTORE E’ ANCORA UNA VOLTA ROGUE0, IL PIRATA INFORMATICO CHE LO SCORSO ANNO AVEVA “BUCATO” IL SISTEMA OPERATIVO DEL M5S… ORA SI BURLA DEGLI INTERVENTI FATTI PER METTERE IN SICUREZZA LA PIATTAFORMA
Nuovo attacco hacker ai danni della piattaforma Rousseau. Rogue0, il pirata informatico che lo scorso hanno ha ‘bucato’ il sistema operativo del Movimento 5 Stelle, è tornato in azione, condividendo sul suo profilo Twitter, alcune ore fa, due link che conducono al sito Privatebin.net, dove sarebbero stati pubblicati dati relativi al database della piattaforma M5S
Uno dei due link rimanderebbe a una lista di donazioni effettuate lo scorso luglio con nomi, cognomi, importi e email dei donatori in chiaro.
L’altro link condiviso da Rogue0 porterebbe a una lista di tabelle recenti presenti all’interno del database di Rousseau.
“Ovviamente non possiamo avere la controprova, ma le tabelle rsu_academy_proponi_corso e rsu_candidati_2018 fanno sospettare che non stia bluffando”, scrive su Twitter Marco Canestrari, blogger ed ex dipendente della ‘Casaleggio Associati’.
E aggiunge, rivolto a Davide Casaleggio: “Sono acidissimi cavoli, soprattutto se si venisse a scoprire che i sistemi non sono aggiornati, come invece hanno dichiarato tempo fa (“tutte le richieste del Garante sono soddisfatte”).
In un altro tweet l’hacker pubblica quello che secondo il debunker ed esperto informatico David Puente potrebbe essere “il probabile username dell’amministratore del database in possesso del blackhat”.
“Se confermati questi dati, per i gestori della piattaforma non sarà una bella notizia. Oltre a dover rivedere la sicurezza dell’intera struttura, dovranno comunicare in tempi brevi al Garante e agli utenti coinvolti su quanto accaduto”, scrive Puente sul suo blog.
Proprio oggi su Rousseau sono in programma alcune votazioni, come le ‘regionarie’ per la scelta del candidato alla presidenza della regione Abruzzo e il voto per eleggere il nuovo membro del collegio dei probiviri M5S.
E appena due giorni fa lo stesso Casaleggio aveva scritto un lungo post sul blog delle stelle, decantando ancora una volta i pregi della piattaforma e della democrazia diretta, in risposta alle critiche ricevute da il Giornale.
(da “La Repubblica”)
argomento: Costume | Commenta »
Settembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
SPESA DI UN MILIONE DI EURO: VANNO A SOSTITUIRE 91 PEUGEOT NOLEGGIATE NEL 2012
Il Comune di Roma ordina 93 auto blu per una spesa totale di un milione di euro. Ne parla oggi il
Messaggero che racconta dell’appalto appena varato:
Altro che rottamazione, per finanziare il noleggio delle automobili il Comune ha messo sul piatto quasi un milione (966.969 euro a essere precisi) per tre anni, come si legge in una direttiva appena sfornata dal Dipartimento Razionalizzazione della spesa. A conti fatti, con questa commessa pubblica, il Campidoglio ordinerà più auto di quelle affittate finora.
Perchè se è vero che tra gennaio e aprile del prossimo anno dovranno lasciare le rimesse dell’autoparco capitolino le 91 Peugeot noleggiate nel 2012 (il contratto è in scadenza), è altrettanto vero che quelle appena richieste dall’amministrazione di Roma sono 93.
L’operazione è stata suggellata da un tocco green: 73 auto difatti si muoveranno a benzina, ma gli altri 20 veicoli saranno elettrici.
Le auto blu vengono regolarmente utilizzate dagli assessori e dalla sindaca, mentre Paolo Ferrara da capogruppo era finito in una polemica per il suo utilizzo dopo che era stato annunciato che i consiglieri non le avrebbero utilizzate.
«in ossequio alle determinazioni strategiche dell’Ente -si legge nelle carte dell’appalto — che individua nella modalità elettrica l’alternativa praticabile finalizzata alla riduzione degli agenti atmosferici inquinanti, nonchè la soluzione per il superamento della spesa che si sostiene per l’acquisto dei carburanti fossili, da cui ne deriva oltretutto un ritorno economico per l’amministrazione».
I modelli scelti dalla giunta Raggi?
Per le auto a benzina si punta sulla Lancia Y versione Elefantino blu, per quelle elettriche arriveranno le Nissan Leaf.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: la casta | Commenta »