Settembre 8th, 2018 Riccardo Fucile
CON LE AGGRAVANTI LA PENA MASSIMA PUO’ ARRIVARE A 15 ANNI DI CARCERE… IL COMPITO DEL TRIBUNALE DEI MINISTRI
Delle cinque accuse sollevate dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio nei confronti del
ministro dell’Interno Matteo Salvini per la vicenda della nave Diciotti è rimasta per ora il sequestro di persona.
Con le aggravanti, perchè l’indagato è un pubblico ufficiale, a cui viene contestato «l’abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni» (in caso di condanna, 10 anni invece di 8). E perchè, «il fatto è stato commesso in danno di minori», ce n’erano 27 con i 177 migranti rimasti per dieci giorni a bordo della nave Diciotti al porto di Catania.
Partendo da questo quadro indiziario, Salvini rischia un massimo di quindici anni di carcere.
I giudici Fabio Pilato, Filippo Serio e Giuseppe Sidoti sono al lavoro da ieri mattina, da quando il procuratore Francesco Lo Voi ha inviato gli atti.
Il sequestro di persona a scopo di coartazione, che avrebbe portato a una pena massima di trenta anni di carcere, non è stato per ora contestato: nelle prime ipotesi di reato si considerava la possibilità che Salvini avesse sequestrato i naufraghi per ricattare l’Unione Europea e costringerla a prenderseli.
Mentre vengono escluse, per ora, le responsabilità nei confronti del capo di gabinetto Matteo Piantedosi, per verificare la sussistenza di ulteriori o diverse accuse è necessario acquisire altri elementi, e l’unico organismo che può farlo è il Tribunale dei ministri, a cui il procuratore Francesco Lo Voi ha trasmesso il fascicolo accompagnato dall’invito a compiere gli accertamenti necessari.
Spiega il Corriere della Sera che ora la «sezione speciale» dovrà decidere se è competente a giudicare sull’ipotetico sequestro, oppure no.
Dal fascicolo, infatti, non è chiaro se l’eventuale reato sia stato commesso al largo di Lampedusa (in provincia di Agrigento, e dunque nel distretto giudiziario di Palermo), dov’è arrivato il primo diniego allo sbarco, oppure a Catania, dove la nave è rimasta ormeggiata senza che i profughi potessero scendere.
In questo secondo caso da Palermo l’inchiesta dovrebbe trasferirsi nella città etnea.
Solo se dovesse ritenere che l’ipotizzato sequestro sia cominciato al largo di Lampedusa, il tribunale dei ministri andrà avanti con l’istruttoria, per qualificare con esattezza il reato e verificare se è stato commesso o meno.
Sempre tramite l’acquisizione di documenti e la raccolta di testimonianze.
Per ipotizzare il più grave «sequestro di persona a scopo di coazione», ad esempio, bisognerà acquisire formalmente le dichiarazioni di Salvini che legava il destino dei migranti alla scelta dell’Europa di farsene carico insieme all’Italia, perchè agli atti attualmente non figurano.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 8th, 2018 Riccardo Fucile
LA SCENEGGIATA SULLA SCIA DI BERLUSCONI: ANDARE ALLO SCONTRO CON LA MAGISTRATURA PER CARPIRE CONSENSI TRA GLI ELETTORI DI SILVIO E FAR DIMENTICARE I 49 MILIONI SOTTRATTI DALLA LEGA
La sceneggiata in favore di telecamera su Facebook di Matteo Salvini andata in onda ieri fa parte di una strategia ben precisa. E il caso del sequestro di persona contestato al Capitano per la vicenda dei naufraghi della Diciotti si intreccia platealmente con quello dei fondi della Lega da sequestrare fino a raggiungere la cifra di 49 milioni di euro deciso dal Tribunale del Riesame in una tattica politica incrociata.
Nei giorni scorsi infatti persino il procuratore di Genova Cozzi aveva indicato al Carroccio la via del cambio di nome per evitare problemi con i soldi. Ma Salvini ha deciso di non seguire la strada, racconta oggi Repubblica:
Perciò si era deciso di accelerare sul cambio. Ma proprio quando tutto sembrava pronto, Salvini ci ha ripensato. Non ha solo frenato, ha proprio stoppato l’intera operazione: il brand storico non si tocca. E non solo per ragioni sentimentali. Soprattutto per lasciarsi aperta la possibilità (sperimentata ieri nella diretta Fb dal Viminale) di andare allo scontro frontale coi giudici.
Una manovra subito denunciata dalle opposizioni: «Vergogna!» attacca l’ex segretario dem Matteo Renzi, «Salvini è dentro fino al collo alla vicenda dei 49 milioni rubati dalla Lega. E pur di non parlarne porta lo scontro istituzionale al massimo livello». Più indulgente il capo del governo Conte: «Se non facessi il premier li difenderei».
In questa ottica si comprende anche la sceneggiata di ieri in favore di telecamera, spiega il Messaggero:
Ma se al M5S gli attacchi di Salvini ricordano molto gli affondi di Berlusconi, anche all’elettorato del Cavaliere devono fare lo stesso effetto. Salvini ne è consapevole. Punta a prendere ancora quote dell’elettorato azzurro e non sembra preoccuparsi troppo nè delle contorsioni grilline nè di possibili intese con FI in chiave Ppe. D’altronde il leader della Lega ha in mente altre strategie. Ieri ha anche incontrato Steve Bannon e Mischael Modrikamen e aderito a The Movement. Una sorta internazionale sovranista che ha sede a Bruxelles e che ha come nemica proprio l’Europa e l’open society.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 8th, 2018 Riccardo Fucile
CASO ILVA, L’ATTORE A TARANTO AVEVA VOTATO PER I GRILLINI: “NON SI PROMETTE QUELLO CHE POI NON SI E’ IN GRADO DI MANTENERE”
Michele Riondino, attore ed ormai ex sostenitore del MoVimento 5 Stelle in Puglia, dopo la
chiusura della vertenza ILVA va all’attacco dei grillini per la promessa tradita dal M5S sull’acciaieria di Taranto:
Lei ha votato e sostenuto il Movimento 5 stelle a Taranto. Cosa pensa della decisione che è stata presa su Ilva?
«Penso che quello messo in atto sia un vero e proprio tradimento delle promesse fatte in campagna elettorale. Ci hanno parlato di delitto perfetto, ci hanno detto che l’impegno con Mittal non si poteva disattendere. Solo ora però, dopo essere stati eletti con un mandato che diceva tutt’altro».
I parlamentari M5S dicono di aver capito adesso che da quel contratto era impossibile recedere.
«Io penso che se non si hanno le idee chiare su qualcosa non si debbano prendere impegni così importanti per il destino di una città . Non si promette quel che non si può ottenere».
Si aspettava di più dai 5 stelle, che ha votato e invitato a votare?
«Hanno appena fatto quel che abbiamo sempre rimproverato agli altri partiti. Se il Movimento avesse voluto davvero differenziarsi, avrebbe agito diversamente».
Cosa dovrebbe fare?
«Avendo promesso mari e monti, la chiusura delle fonti inquinanti, le bonifiche dell’area, la riconversione economica, noi adesso ci aspettiamo le dimissioni in tronco di tutti i consiglieri e dei parlamentari di Camera e Senato del Movimento».
(da “NextQuotidiano“)
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Settembre 8th, 2018 Riccardo Fucile
ROGUE0 HA PUBBLICATO ALTRI DATI DELLA PIATTAFORMA ROUSSEAU
Ieri l’hacker, dimostrando di poter ancora effettuare l’accesso al database della piattaforma in qualità di amministratore, ha pubblicato su Twitter due link: il primo conduce a una lista di tabelle presenti all’interno del database che sembrano recenti, l’altro rimanda a una lista di donatori, corredata di importi corrisposti e indirizzi email.
Non è stato pubblicato il contenuto del database ma solo i nomi delle varie tabelle, tra cui diverse che riguarderebbero il meccanismo di votazione online, che non sarebbe quindi criptato ma leggibile in chiaro da chi ha i privilegi di accesso al db.
In un altro tweet rogue0 ha pubblicato quello che sembra essere l’username dell’amministratore del sistema che sarebbe colui che ha i privilegi che gli consentono di vedere in chiaro certe informazioni che invece, stando alle prescrizioni del Garante, dovrebbero essere criptate.
Non si sa nemmeno quando è stato eseguito l’hack, anche se il titolo di una tabella in particolare “rsu_candidati_2018” indica che è avvenuto successivamente all’intervento del Garante (che è del 2017).
Il Garante della privacy ha “avviato le prime verifiche” sul nuovo attacco hacker alla piattaforma Rousseau, “anche al fine di valutare se il data breach sia stato determinato dalle medesime cause riscontrate in passato, già oggetto di un provvedimento dell’Autorità , o a quali altre cause sia dovuto”.
Rispetto al primo hacking, a maggio di quest’anno è entrato in vigore il Gdpr, il nuovo regolamento generale europeo sulla protezione dei dati. Un insieme di norme che prevedono multe per chi non assicura la privatezza e il corretto uso dei dati da un minimo di 10 a un massimo di venti milioni di euro.
Secondo il Gdpr serve un’azione collettiva dei danneggiati per attivare i procedimenti; ma c’è anche la possibilità per associazioni no-profit di eleggersi rappresentanti di queste azioni.
Prosegue anche oggi il leak di dati da Rousseau da parte di Rogue0, l’hacker che ha pubblicato nei giorni scorsi dati e numeri del sistema operativo del MoVimento 5 Stelle diretto da Davide Casaleggio.
A farne le spese oggi è Virginia Raggi, di cui viene pubblicato il numero di telefono e l’email di iscrizione. Rogue0 pubblica anche l’email e il numero di telefono di Paola Taverna, in quello che definisce sarcasticamente come un omaggio alle quote rosa, visto che ieri aveva pubblicato i numeri di Di Maio, Toninelli e Bonafede.
Su Twitter l’hacker scrive: “Ho dimenticato le quote rosa. Perciò, a gran richiesta: SELECT FROM voting_author_federated WHERE author_federated_nome = ‘@virginiaraggi #Rousseau #M5S #pisQAnon look for a wife #APT0”. Segue un altro tweet: “#LOL #ErSindaco @virginiaraggi https://0bin.net/paste/3YF3z6q…”.
Sul sito 0bin.net si trovano i dati della sindaca di Roma. Poi tocca alla Taverna: “LOL sembra che vogliate anche @PaolaTavernaM5S a Paole’, che famo? Dovevi di a @casaleggio de fa er #vaccino ar #server”. La Flabellina è un genere di molluschi.
(da “NextQuotidiano“)
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Settembre 8th, 2018 Riccardo Fucile
VEDE I PARTNER EUROPEI E ASSICURA:”GIU’ DEFICIT E DEBITO”
Primo incontro del ministro Giovanni Tria con i partner europei dopo la lunga pausa estiva.
Mentre da noi le misure per la manovra annunciate dagli alleati di governo lievitano verso livelli molto impegnativi (tra i 25 e i 35 miliardi), a Vienna, sede dell’Ecofin informale, l’Italia si impegna a rispettare le regole e a ridurre il suo pesante debito.
Due gli incontri bilaterali tenuti dal ministro, con il vicepresidente della commissione Valdis Dombrovskis e il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. In un Tweet Tria parla di clima cordiale e incontri costruttivi. “La linea condivisa — aggiunge – misure per crescita economica nel rispetto delle regole e miglioramento della finanza pubblica”.
L’annuncio era stato preceduto da esternazioni dello stesso tenore da parte di Dombrovskis.
“Gli impegni che il ministro ha preso — aveva detto il vicepresidente – vanno nella giusta direzione, perchè come abbiamo visto dalle recenti reazioni dei mercati è importante che l’Italia continui con politiche responsabili”. Il ministro dell’Economia avrebbe rassicurato sulla volontà di preparare un Bilancio con un miglioramento del saldo strutturale e con il debito sulla traiettoria in discesa. Ancora più preciso era stato Moscovici: “Lavoriamo con Giovanni Tria nella direzione di realizzare l’aggiustamento strutturale nel bilancio per il 2019 per rispettare gli impegni assunti con l’Eurozona”.
Tradotti in numeri, gli impegni presi con l’Europa sarebbero un deficit nominale allo 0,8% del Pil nel 2019, che, se depurato degli effetti del ciclo (deficit strutturale valido per Bruxelles) sarebbe ridotto allo 0,4%.
Anche se si tratta di stime tutte da aggiornare, a partire dal Pil in rallentamento (siamo fermi ai numeri inseriti nel Def dal governo Gentiloni), restano cifre lontanissime da quelle che circolano nei gabinetti dei ministri e vicepremier, dove si continua a parlare del 2% di indebitamento, se non addirittura di una quota vicina al 3%. Secondo indiscrezioni, Tria vorrebbe attestarsi all’1,5%, concedendo così un margine di azione dello 0,7% del Pil (circa 12 miliardi) da poter spendere, magari per sterilizzare l’Iva. Quella cifra gli consentirebbe di sostenere che il deficit cala (oggi sarebbe all’1,6%), pur non imprimendo una stretta all’economia. Ma il fatto è che il menù della spesa è molto lungo: dunque una manovra andrà fatta.
La partita è ancora tutta da giocare. Oggi l’Italia incassa comunque un’apertura di credito da parte di Bruxelles, che invoca responsabilità e serietà nelle scelte. Aperture che hanno ridotto la “febbre” dei titoli pubblici italiani sui mercati, dove lo spread è tornato a quota 249, con Piazza Affari che ha limato le perdite nel finale (chiusura a — 0,39%). Nelle prossime settimane si dovranno tirare le somme sugli impegni da prendere.
La nota di aggiornamento al Def, con le nuove stime, arriverà entro il 25 settembre, comunque dopo la stima aggiornata sul Pil dell’Istat (21 settembre). Entro metà ottobre si dovrà varare la legge di Stabilità .
Solo allora, quando riceverà i numeri scritti nero su bianco, Bruxelles potrà dare una valutazione di merito.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 8th, 2018 Riccardo Fucile
IERI GIORNATA TRAGICA PER CHI VIAGGIAVA SULLA ROMA-FIRENZE, OLTRE 4 ORE DI RITARDO CON RIPERCUSSIONI ANCHE SUI TRENI REGIONALI
Un guasto sulla linea ad Alta velocità Roma-Firenze ha mandato in tilt la circolazione su quella tratta con ritardi medi di due ore. A causare il problema un inconveniente alla linea elettrica di alimentazione dei treni fra Settebagni e Capena che dalle 16 ha rallentato la circolazione. I convogli in viaggio hanno registrato ritardi in entrambi i sensi di marcia.
Ci sono state ripercussioni anche sulla linea FL1, Orte — Fiumicino Aeroporto, con cancellazioni o limitazioni di percorso. Trenitalia ha assicurato che “rimborserà i propri clienti del treno 9540, con i quali si scusa per il disagio subito in seguito a un’importante anormalità alla linea di alimentazione elettrica dei treni fra Settebagni e Capena (alle porte di Roma), che sarà integralmente rimborsato il biglietto e sarà emesso un bonus del valore pari a quello del viaggio odierno”.
La società ha attivato al contempo i propri servizi di assistenza clienti nelle stazioni di Roma, Firenze, Bologna, Milano e Torino per garantire il proseguimento del viaggio per raggiungere le proprie destinazioni di arrivo.
In serata, ha riferito Rfi, i passeggeri sono stati trasferiti su un altro treno e sono ripartiti intorno alle 21,15. I ritardi medi sono stati di 120 minuti. Al guasto sulla linea Roma — Firenze si è poi aggiunto un ulteriore guasto tra Roma e Napoli alle 14.40, causando il collasso dei collegamenti fra Nord e Sud Italia.
A rallentare la linea un inconveniente alla linea elettrica di alimentazione dei treni fra Salone e Roma Prenestina provocato dal maltempo che ha causato, tra l’altro, la cancellazione di cinque regionali e ritardi di oltre sessanta minuti. Anche i treni che riescono a partire da Termini finiscono incolonnati letteralmente a passo d’uomo sulla vecchia linea. In un’ora e mezzo si arriva al massimo a Fiano Romano. “Per Milano potrebbero volerci sei ore…Ma nessuno sa dircelo”, spiega un ferroviere.
Alle 21,15 è ripartito il convoglio su cui sono stati fatti trasbordare i viaggiatori del treno 9540, coinvolto nel guasto. Alle 22.15 e’ ripartito anche il treno vuoto. Ai passeggeri del treno sara’à integralmente rimborsato il biglietto e sarà emesso un bonus del valore pari a quello del viaggio odierno. I restanti treni in viaggio hanno maturato ritardi medi di 180 minuti, con punte fino a 240 minuti. Trenitalia ha attivato i propri servizi di assistenza clienti nelle stazioni di Roma, Firenze, Bologna, Milano e Torino per garantire il proseguimento del viaggio per raggiungere le proprie destinazioni di arrivo.
(da “NextQuotidiano“)
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Settembre 8th, 2018 Riccardo Fucile
MORTARA, IDENTIFICATI GLI AGGRESSORI … LA VITTIMA E’ UN GIOVANE OPERAIO 25ENNE DEL BENIM
Quando hanno visto passare un ragazzo di colore su un monopattino elettrico, hanno deciso che
era troppo costoso per lui e hanno iniziato a insultarlo per poi prenderlo a calci e pugni, provocandogli lesioni poi giudicate guaribili in 15 giorni.
Protagonisti del pestaggio, tre uomini di Mortara, nel Pavese, tutti sopra i 50 anni, che ieri sono stati individuati dai carabinieri del posto e denunciati per lesioni personali, danneggiamento e discriminazione razziale.
I fatti risalgono allo scorso primo settembre: nelle prime ore del pomeriggio, un ragazzo del 1993 del Benin, operaio, sposato e residente a Mortara, passa a bordo di un monopattino elettrico di fronte al bar dove si trovano.
I tre – di cui uno disoccupato – iniziano a urlare al giovane insulti razziali e frasi come “noi lavoriamo ogni giorno, tu come fai a permetterti una cosa del genere?”, poi lo prendono a calci e pugni. Non contenti, alla fine lanciano con violenza il monopattino della vittima sull’asfalto, danneggiandolo.
Il giovane sporge querela, che poi ritira, ma i carabinieri procedono d’ufficio per aggravante razziale.
(da agenzie)
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Settembre 8th, 2018 Riccardo Fucile
DOPO 12 GIORNI DI SCONTRI, PARLA IL GENERALE: “ROMA PROTEGGE I NOSTRI NEMICI”… CHE BEL PAESE SICURO
A Tripoli si sono abbassate momentaneamente le armi, ma i toni dello scontro politico sono più accesi che mai: il generale Khalifa Haftar, che vorrebbe ottenere il dominio del paese ed è il principale avversario del primo ministro Serraj, ha rilasciato una dichiarazione in cui ha minacciato di marciare su Tripoli e far fallire le elezioni, che con l’accordo di Parigi sono state fissate al prossimo 10 dicembre.
Per Haftar, una delle responsabili della situazione è proprio l’Italia, che protegge Serraj e appoggia le sue milizie.
Il generale ha aspettato 12 giorni di violenti combattimenti a Tripoli tra milizie rivali prima di uscire allo scoperto con un discorso trasmesso dalla tv Hadath.
Pronunciato davanti a una trentina di notabili tribali, Haftar ha minacciato la liberazione di Tripoli svelando di avere “contatti segreti con gran parte delle milizie di Misurata e Zintan” e che forze a lui legate “sono già presenti” nella capitale e sono pronte a prendere la città .
Subito dopo, senza giri di parole, il generale ha accusato l’Italia di proteggere i capi delle milizie della capitale libica che “devono essere cacciati”. “Non possiamo che chiedere ai comandanti delle milizie di Tripoli di lasciare (la Libia) e poi aiutarli, con il supporto delle ambasciate, a vivere lontano dai libici”.
L’uomo più forte della Cirenaica ha affermato di essere “il primo a volere le elezioni”, ma ha avvertito: “se non saranno eque l’esercito provvederà a farle abortire, ma se lo saranno — ha continuato — allora io sono vincolato all’accordo di Parigi”.
Il riferimento è all’intesa raggiunta, ma non sottoscritta, nella capitale francese nel maggio scorso, che ha individuato nel 10 dicembre la data delle elezioni. Il generale ha poi ribadito che non accetterà il progetto della nuova Costituzione che dovrebbe essere ratificata dal parlamento di Tobruk entro il 10 settembre.
A Tripoli si combatte dalla scorsa settimana, quando sono iniziati scontri molto violenti tra milizie rivali. Un accordo per il cessate il fuoco è stato raggiunto, qualche giorno fa, tra i rappresentanti dei gruppi che si fronteggiano nella capitale insieme alla mediazione delle Nazioni Unite.
Tripoli è controllata dal primo ministro Fayez al Serraj, appoggiato dall’Onu e sostenuto dall’Italia. Nonostante il governo di Serraj sia quello riconosciuto dalla comunità internazionale, il primo ministro non può contare su un proprio esercito e può garantire sicurezza solo a fianco delle forze armate che gli sono fedeli. Gli scontri sono cominciati quando la capitale è stata attaccata da sud dal gruppo di milizie guidate dalla Settima brigata del generale Haftar
(da Globalist)
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Settembre 8th, 2018 Riccardo Fucile
I REPUBBLICANI SONO SUL PUNTO DI PERDERE 30-35 SEGGI, IL CONTROLLO DELLA CAMERA PASSEREBBE AI DEMOCRATICI…A GENNAIO POSSIBILE L’IMPEACHMENT
Odore di galera. Il presidente americano, Donald Trump, aumenta la pressione sui suoi
sostenitori per spingerli a votare in vista delle elezioni di midterm a novembre, con i sondaggi danno i democratici in rimonta.
Durante un comizio in Montana, l’inquilino della Casa Bianca si è rivolto alla folla, sottolineando che se finisce sotto impeachment, “è colpa vostra perchè non siete andati a votare”.
“E’ l’unico modo in cui può succedere”, ha sostenuto Trump che teme la perdita del controllo della Camera a favore dei Democratici.
“In queste elezioni – ha ricordato – non votare solo per un candidato, votate per quale partito controlla il Congresso”, “una cosa molto importante”.
Già il mese scorso, l’ex consigliere della Casa Bianca, Steve Bannon, aveva lanciato l’allarme, affermando che se i Repubblicani non riusciranno a mantenere la maggioranza alla Camera alle elezioni di midterm, l’impeachment di Trump diventerà realtà .
Secondo Bannon, i Repubblicani sono sul punto di perdere 30-35 seggi, passando così il controllo della Camera ai Democratici. A quel punto, aveva sostenuto, il partito dell’asinello aspetterà la fine dell’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate e userà i risultati per lanciare la procedura di impeachment.
Questo, aveva evocato, potrebbe succedere già il prossimo gennaio.
(da Globalist)
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