Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile DOVRANNO ANCHE LEGGERE LIBRI SULL’IMMIGRAZIONE E SCRIVERE LE LORO CONSIDERAZIONI, PAGARE 200 EURO DI MULTA E FARE LAVORI SOCIALMENTE UTILI
Condannati a sei mesi senza Facebook per aver violato la legge Mancino, con l’aggravante della
discriminazione razziale.
E’ quanto disposto dall’Ufficio esecuzioni penali esterne di Venezia nei confronti di quattro cittadini italiani, di età compresa tra 34 e 56 anni, residenti nella zona di Portogruaro
I quattro in alcuni commenti sulla piattaforma social più diffusa al mondo si erano lasciati andare a commenti razzisti e violenti sui migranti richiedenti asilo. Le affermazioni erano state ospitate nel luglio dello scorso anno sul blog “Sei di Portogruaro se”
Nelle frasi postate un campionario di violenza e ferocia: “bisogna aiutarli, ne ospitiamo uno in ogni casa e li laviamo con la benzina e poi li asciughiamo col lanciafiamme e tutto è risolto”, oppure “gente sporca, devono morire, se trovo uno di loro gli verso dell’acido di batterie così capiscono che non li vogliamo”, per finire con “diamo fuoco al palazzo con loro dentro”.
L’assoluta astensione da Facebook non è l’unica misura disposta: in questo periodo i quattro dovranno leggere libri o guardare film sulle tematiche dell’immigrazione, meditando e poi scrivendo alcune brevi considerazioni sull’argomento.
Saranno convocati periodicamente nell’ufficio delle esecuzioni penali per delle verifiche.
Infine pagheranno 200 euro a titolo di risarcimento del danno e svolgeranno lavori di pubblica utilità per quattro ore la settimana
I quattro sono stati perseguiti per aver violato la legge Mancino, con l’aggravante della discriminazione razziale. Il processo rimarrà sospeso per sei mesi.
Il 14 maggio 2019 i giudici convocheranno in aula gli imputati per valutarne il ravvedimento. Se dimostreranno di aver seguito le prescrizioni dell’Uepe, la loro vicenda giudiziaria si chiuderà .
(da Globalist)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile UNA DONNA DI 53 ANNI E’ STATA SOCCORSA IN VIA DEPRETIS
Nella notte tra mercoledì e giovedì, intorno alle due e trenta, una donna di 53 anni si è presentata sotto choc ai poliziotti che monitorano l’area del ministero dell’Interno.
Ha raccontato di essere stata violentata e derubata un paio di ore prima in via Agostino De Pretis.
Un’ambulanza del 118 l’ha trasportata in via dell’Amba Aradan, all’ospedale San Giovanni, dove i medici hanno riscontrato la violenza sessuale e diverse ferite alle gambe.
Gli investigatori della squadra Mobile stanno concentrando la loro attività nella zona in cui la donna sarebbe stata aggredita, anche visionando le telecamere di sicurezza della zona.
(da agenzie)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile SE CONDANNATO, NON GLI BASTERA’ VENDERSI LA RUSPA E LE FELPE, GLI PIGNORANO ANCHE LA CASA E I CONTI CORRENTI
“Quarantadue migranti sbarcati dalla nave Diciotti il 26 agosto scorso hanno dato le procure ai
nostri avvocati per costituirsi parte civile contro il ministro Salvini”.
Sono 75.000 i migranti in transito che negli ultimi tre anni Baobab Experience ha accolto nel presidio mobile di Roma Tiburtina, rifocillato e aiutato a proseguire il percorso che, dall’Africa Subsahariana, spinge queste persone in nord Europa, spesso nel tentativo di ricongiungersi a familiari, amici o semplicemente aggregarsi in comunità pre-esistenti.
Un’attività di supporto in buona parte indirizzata agli eritrei, che scappano dalla feroce dittatura di Isaias Afewerki, che in alcuni casi si concretizza con il trasferimento di queste persone nei campi d’accoglienza vicini ai confini italiani, fra cui Brennero, Como e Ventimiglia.
E proprio nei pressi della frontiera francese erano diretti i 48 migranti — fra cui 34 sbarcati in Italia il 26 agosto a bordo della nave Diciotti — “controllati” dalla polizia mentre erano a bordo di un pullman noleggiato proprio dal Baobab.
“Non c’è alcuna indagine — ha spiegato il coordinatore dei volontari, Andrea Costa, durante una conferenza stampa organizzata presso la sede della Stampa Estera a Roma — perchè non c’è alcun reato. Li stavamo accompagnando al campo della Croce Rossa di Ventimiglia perchè, da persone libere, ce l’hanno chiesto loro”.
Vogliono fare di tutto per andare via dall’Italia perchè hanno paura di essere riportati in Libia”, ha aggiunto Giovanna Cavallo, responsabile dell’area legale e rapporti con la Questura.
Il “sequestro di persona” contestato dalla Procura di Catania al ministro dell’Interno e il blitz della Digos di venerdì scorso hanno spinto Baobab a muoversi anche sul fronte legale.
“Siamo pronti a costituirci parte civile nell’eventuale processo penale che dovesse veder imputato il ministro Salvini per i fatti di Catania — annuncia Giovanna Cavallo — e allo stesso tempo, sul fronte civilistico, stiamo valutando una procedura di risarcimento danni per un’operazione condotta senza parere del giudice. Questo, ovviamente, per procura di 42 dei migranti costretti a rimanere per giorni a bordo della nave Diciotti”.
La risposta del ministro dell’Interno non si fa attendere: “Quarantadue presunti profughi pronti a denunciarmi. Per me sono altre 42 medaglie! La pacchia è finita!”, ha commentato.
La pacchia è finita per lui, quando si accorgerà che rischia il pignoramento della casa e dei conti correnti in caso di condanna, perchè risarcire 42 persone può voler dire pagare almeno un milione di euro.
Per quanto riguarda il blitz di Roma, l’associazione conferma la versione di alcune sigle sindacali della Polizia di Stato circa la “inutilità ” dell’operazione che ha portato 16 migranti eritrei, la scorsa settimana, a essere nuovamente identificati presso la Divisione Stranieri della Questura di Roma, operazione di fatto già avvenuta a bordo della nave Diciotti nella lunga attesa di Catania. “Gli hanno dato un foglio, scritto in italiano — spiega Cavallo — in cui c’era scritto di ripresentarsi in Questura dopo alcuni giorni per formalizzare la richiesta d’asilo”.
Il grande problema per queste persone resta l’uscita dai confini nazionali, che sembra quasi più complicata dell’ingresso. “Il Regolamento di Dublino — spiega Costa — vieta a queste persone di chiedere asilo in un paese diverso da quello di primo approdo. E quando questi riescono a passare il confine, ormai quasi sempre illegalmente, vengono puntualmente spediti indietro. L’Italia è arrivata al punto di avere due flussi migratori: uno dal Mediterraneo e l’altro dal nord Europa”.
“Nel 2017 — continua Cavallo — in Italia abbiamo raggiunto il 900% di persone “dublinate”. Nel nostro presidio di Roma ce ne sono attualmente 115, fra cui 30 sudanesi e un siriano di 70 anni cacciato dall’Austria nonostante la presenza della figlia”.
E ancora: “Ci domandiamo — prosegue Costa — come vadano d’accordo su questo punto Matteo Salvini e Viktor Orbà¡n, visto che il primo ministro ungherese è contrario alla modifica del Regolamento di Dublino, firmato da un ex ministro leghista, Roberto Maroni”.
Il coordinatore spiega anche che “stiamo lavorando, allegando rassegne stampa e comunicati, affinchè queste persone non vengano riportate in Italia, considerato che il nostro Paese da diverso tempo non è più un posto sicuro, alla stregua della Grecia degli anni scorsi”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile 170 DEI 253 NUCLEI FAMILIARI PER FORTUNA HA DECISO DI USUFRUIRE PER UN ANNO DELL’AUTONOMA SISTEMAZIONE, GLI ALLOGGI DEL COMUNE LEGHISTA ESISTONO SOLO SULLA CARTA, SONO DA RISTRUTTURARE E CI VORRA’ TEMPO
C’è uno scarto tra le dichiarazioni pubbliche che gli sfollati leggono o ascoltano quotidianamente e l’esperienza concreta che stanno vivendo. Così, all’assemblea settimanale organizzata dal Comitato degli sfollati di via Porro e Campasso, diversi cittadini si sono sfogati pubblicamente, sentendosi presi in giro dalle dichiarazioni dei giorni scorsi, secondo le quali l’amministrazione avrebbe trovato una soluzione abitativa per tutti a eccezione di 16 nuclei familiari.
“Se togliamo chi si è arrangiato e usufruirà per un anno di un rimborso per l’autonoma sistemazione, ovvero oltre 170 dei 253 nuclei familiari sfollati, i tempi di attesa di chi è in graduatoria sono ancora lunghi — spiegano i residenti dei palazzi sottostanti il moncone di Ponte Morandi rimasto sospeso nel vuoto — del centinaio di case che risultano assegnate, solo in alcuni casi sono abitabili da subito, senza lunghi lavori di ristrutturazione, e molti hanno detto sì senza ancora averle potute vedere, quando poi si sono rivelate essere proposte indecenti”.
Spiega quello che definisce un misunderstanding l’assessore al Bilancio del Comune di Genova, Pietro Piciocchi, sempre presente alle assemblee pubbliche degli sfollati: “Quando diciamo che mancano solo 16 famiglie, intendiamo dire che quello è il numero di chi non ha ancora deciso se usufruire del contributo per l’autonoma sistemazione oppure di opzionare una delle case che il Comune, con il sostegno di molti privati, sta mettendo a disposizione”
Non si sa ancora, quindi, quando gli sfollati potranno effettivamente entrare nelle case (che verranno assegnate per un anno), e sembra che, nella maggior parte dei casi, i tempi di ristrutturazione andranno a sommarsi a quelli dell’arredamento.
Un quadro comunque positivo, se si pensa che è passato solo un mese dalla tragedia che ha spezzato in due la città , ma diverso da quello dipinto nei giorni scorsi dal sindaco Marco Bucci, che sembrava lasciare intendere che, per la maggior parte dei nuclei familiari, fossero state trovate soluzioni abitative, quando invece all’assemblea pubblica è emerso chiaramente il contrario.
“Non ci interessa fare polemiche inutili e controproducenti e non possiamo negare che le istituzioni, per queste prime settimane, ci siano state vicine — spiegano dal Comitato degli sfollati — ma non vogliamo neanche che si usi la nostra situazione abitativa, ancora ben lontana dall’essere risolta, per fare propaganda: chiediamo rispetto”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile “L’ITALIA IMPOSTI UN BILANCIO CREDIBILE”… REAZIONE STIZZITA DI DI MAIO: “NON SI DEVONO PERMETTERE”… DALLA LEZZI NUOVE MINACCE A TRIA
“L’Italia è un problema nell’eurozona”. Lo ha dichiarato Pierre Moscovici, il commissario
dell’Unione europea agli Affari economici e monetari che ha chiesto a il governo di Roma un “bilancio credibile” per il prossimo anno, con l’invito a continuare il processo di riforme. “L’Italia è il tema su cui voglio concentrarmi prima di tutto”, ha affermato durante una conferenza stampa a Parigi.
“Sarebbe una bugia pensare che si possa investire di più con un deficit più elevato. Se ciò accade, si finisce con più debito e meno capacità di investire”, ha detto l’ex ministro delle Finance di Parigi, secondo quanto riportato da Reuters.
“È nell’interesse dell’Italia ridurre il suo debito pubblico”, ha aggiunto Moscovici, che ha poi affermato di essere al lavoro a stretto contatto con il ministro dell’Economia italiano, Giovanni Tria, in quello che ha definito un “clima costruttivo”.
“Per la prima volta nella mia vita di europeo ho paura”, ha aggiunto parlando delle elezioni europee del 2019, in conferenza stampa a Parigi. Moscovici ha evocato lo spettro di un “minaccia essenziale, esistenziale” per l’Europa.
Vale a dire “l’attacco dei populisti alla democrazia liberale, e quando dico liberale – ha tenuto a puntualizzare – parlo della combinazione tra democrazia e libertà “. Mentre le forze populiste “sono democratiche quando vincono le elezioni, ma poi erodono progressivamente le libertà “.
Oggi, prosegue Moscovici, “c’è un clima che assomiglia molto agli anni ’30. Certo, non dobbiamo esagerare, chiaramente non c’è Hitler, forse dei piccoli Mussolini…”. “La storia, come diceva Raymond Aron, è tragica, bisogna evitare che sprofondi nelle sue ore più buie”, ha continuato il responsabile Ue, sottolineando tuttavia che, almeno nelle prossime europee, i populisti non conquisteranno la schiacciante maggioranza dell’Assemblea Ue, ma otterranno comunque una “forte progressione”.
E, su questo punto, arriva la risposta indignata di Di Maio: “Dall’alto della loro Commissione europea si permettono di dire che in Italia coi sono tanti piccoli Mussolini, non si devono permettere!” – ha affermato il vicepremier – sono giudizi ignobili di una Commissione che tra 6-8 mesi non esisterà più perchè i cittadini alle prossime elezioni manderanno a casa una buona parte dell’establishment europeo”
L’attenzione della Commissione Europea è tutta rivolta alla legge di Bilancio, intorno alla quale ieri si sono registrate le prime forti fibrillazioni nel Governo.
Secondo diverse indiscrezioni dal Movimento 5 Stelle è arrivato un forte pressing sul ministro dell’Economia Tria per stanziare almeno 10 miliardi per il reddito di cittadinanza. Ma il vicepremier Luigi Di Maio ha smentito nuovamente le pressioni su Tria dal suo partito: “Smentisco categoricamente che siano state avanzate minacce o ultimatum”.
Tuttavia, la ministra per il Sud Barbara Lezzi, anche lei M5S, ha ribadito che “se dovesse saltare il reddito di cittadinanza sarebbe proprio il governo ad avere dei problemi. Questa unione con la Lega è il frutto di un contratto di governo in cui c’è il reddito di cittadinanza. Allora, ci rendiamo conto che non si può fare tutto e subito e ci prendiamo l’arco della legislatura per poter portare a compimento il nostro programma però bisogna iniziare e anche in modo significativo.”
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile ESCLUDE UN OMBRELLO BCE PER EVITARE L’IMPENNATA DELLO SPREAD DOPO LA FINE DEL QE
La Bce conferma la sua strategia. In primi con i tassi invariati “almeno fino all’estate 2019”. Vengono limate le stime sulla crescita dell’Eurozona, ma l’istituto guidato da Mario Draghi vede una ripresa “solida e diffusa”, una “convergenza” dell’inflazione verso i target che necessita però ancora di “un ampio accomodamento monetario”, un progresso sostanziale del mercato del lavoro. “Aumentano però i rischi” legati al crescente protezionismo, alle vulnerabilità nei mercati emergenti e alla volatilità dei mercati finanziari.
Draghi assicura però anche che non cambia la mission della Bce in una risposta rivolta principalmente a quanti in Italia insistono sulla necessità di una garanzia della Bce sul rifinanziamento del debito pubblico, una sorta di soccorso comunitario per non far impennare lo spread.
“Il mandato della Bce è la stabilità dei prezzi nel medio periodo e abbiamo usato il QE come strumento verso questo scopo. In passato ci è stato chiesto perchè abbiamo fatto ricorso a tassi di interessi negativi sottraendo rendimenti agli investitori. La risposta – ha detto il presidente della Bce – è che il nostro mandato è la stabilità dei prezzi nel medio periodo e non altro. In questo caso, relativamente al QE, non è uno strumento per garantire che il debito governativo sia finanziato in ogni circostanza”.
Sull’Italia, in particolare, Draghi afferma che “negli ultimi mesi le parole sono cambiate molte volte e quello che ora aspettiamo sono i fatti, principalmente la legge di bilancio e la successiva discussione parlamentare”.
Ed ancora: “Purtroppo – ha detto – abbiamo visto che le parole hanno fatto alcuni danni, i tassi sono saliti, per le famiglie e le imprese” anche se “tutto ciò non ha contagiato granchè altri paesi dell’Eurozona, rimane un episodio principalmente italiano”.
Draghi invita anche a “considerare che sia il premier italiano, sia i ministri delle Finanze e degli Esteri hanno detto tutti che l’Italia rispetterà le regole” europee sui conti pubblici.
Il Pil dell’Eurozona, secondo le stime formulate dagli esperti della Bce, crescerà al ritmo del 2% nel 2018, dell’1,8% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020. Una limatura per l’anno in corso e per il prossimo anno rispetto alle precedenti previsioni: 2,1% nel 2018, dell’1,9% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020.
Draghi ha tuttavia voluto rassicurare, spiegando che “nonostante qualche moderazione dopo la forte performance di crescita del 2017” gli indicatori economici confermano che “è ancora in corso una solida e diffusa ripresa dell’eurozona”.
L’attuazione delle riforme strutturali nei paesi dell’area dell’euro va considerevolmente accelerata per consolidare la capacità di tenuta, ridurre la disoccupazione strutturale e rafforzare la produttività e il potenziale di crescita dell’area, ha detto il presidente Draghi rivolgendo ancora una volta un invito ai governi ad approfittare, per quanto riguarda le politiche di bilancio dell’espansione generalizzata in corso per ricostituire margini di manovra nelle finanze pubbliche. “Cio’ è particolarmente importante – ha sottolineato – per i paesi in cui il debito pubblico resta elevato”.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile LA TRUFFA DURANTE LA GESTIONE BOSSI MA UNA PARTE DEI SOLDI SPESI DURANTE LE GESTIONI MARONI E SALVINI … 36 ORE DEI MAGISTRATI NEL GRANDUCATO, ESAMINATI I DOCUMENTI DEL FONDO PHARUS MANAGEMENT E ASCOLTATI TESTIMONI
Una trasferta di 36 ore in Lussemburgo per una rogatoria utile a confermare l’ipotesi
investigativa di partenza: una parte dei 49 milioni di rimborsi elettorali 2008-2010 che la Lega deve restituire allo Stato dopo la condanna di Umberto Bossi per truffa, sarebbero finiti in un fondo del Granducato.
Il procuratore aggiunto Francesco Pinto, la pm Paola Calleri e il colonnello Maurizio Cintura capo del Nucleo di polizia tributaria di Genova, hanno personalmente esaminato la documentazione del fondo Pharus Management, società di gestione patrimoniale che opera anche in Svizzera, e hanno anche sentito alcune persone a conoscenza di passaggi e provenienza dei soldi.
Tutto inizia con una decina di milioni di euro che, dopo la caduta di Umberto Bossi e la condanna in coppia con l’ex tesoriere Francesco Belsito, dalle casse della Lega, gestioni Roberto Maroni e Matteo Salvini, finiscono in una serie di conti correnti bancari, poi vengono dispersi fra alcune fiduciarie riconducibili, secondo la procura, a soggetti vicini al Carroccio per poi rientrare in un conto di ‘transito’ della Cassa di Risparmio di Bolzano.
La Sparkasse investe dieci milioni nel fondo Pharus e all’inizio di quest’anno tre milioni ritornano in Italia. Scatta una segnalazione dell’antiriciclaggio, Sparkasse sostiene che si tratti di “investimenti propri della banca, che non appartengono ad alcun cliente”, ma per la procura di Genova che ha aperto un fascicolo per riciclaggio è un indizio concreto. Scattano le perquisizioni alla Sparkasse.
Il nuovo atto è la rogatoria in Lussemburgo. Matteo Salvini martedì a Porta a Porta ha ripetuto che “i soldi non sono nè in Italia nè in Lussemburgo”. Ma se la pista si rivelasse concreta, sia lui sia l’ex segretario Maroni potrebbero dover fornire spiegazioni ai magistrati.
E sempre in queste ore la procura di Roma ha trasmesso a Genova il fascicolo riguardante un episodio di fine 2015.
Il finanziamento di 250 mila euro di una delle società di Luca Parnasi, l’immobiliarista romano arrestato per corruzione, all’associazione Più Voci, onlus della galassia leghista.
Quei soldi potrebbero essere congelati dalla Guardia di Finanza anche se al momento i sequestri non sono ancora stati ordinati. Si aspetta, infatti, la risposta degli avvocati della Lega all’offerta della procura: restituire i 49 milioni attraverso una rateizzazione concordata.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile LE DICHIARAZIONI DELL’IMPRENDITORE SUI CONTRIBUTI VERSATI ATTRAVERSO ONLUS LEGATE AL CARROCCIO
Il Fatto racconta oggi che la procura di Roma aprirà un nuovo filone d’indagine sulle dichiarazioni di Luca Parnasi, che si concentrerà sui soldi dati dal costruttore romano alla Lega di Salvini attraverso la Onlus Più voci:
Nel caso della “Più Voci”, la Procura vuole capire se si tratti di erogazioni lecite a una vera associazione terza rispetto al partito o se, tramite la onlus, Parnasi volesse camuffare un finanziamento alla Lega. Tutto parte dalle telefonate in cui Parnasi parla di soldi alla Lega. Tre anni dopo il versamento alla Onlus, alla vigilia delle scorse elezioni, Parnasi il 14 febbraio, in una conversazione intercettata — per i carabinieri “molto importate” — dice al commercialista Gianluca Talone che per la “Lega erano 100 e 100”, spiegando che era possibile utilizzare due società , “ne facciamo 100 su Pentapigna e 100 qua”.
“Talone — scrivono i carabinieri — afferma, riferendosi a terzi, di aver capito le modalità dell’operazione precisando: ‘Loro faranno una sul giornale e un’altra su trasmissioni radiofoniche’”. L’idea di erogare altri 200 mila euro, prima delle elezioni 2018, sarebbe quindi riconducibile al sostegno ai media leghisti, proprio come era avvenuto con i 250 mila euro elargiti nel 2015 alla “Più Voci”.
Dei soldi versati allora si occupò poiL’Espresso, inun articolo pubblicato il 30 marzo che preoccupò Parnasi.
Quando il giornalista Stefano Vergine, il 26 marzo, contatta l’imprenditore prima della pubblicazione dell’articolo, Parnasi e i suoi entrano in fibrillazione mentre sono intercettati: “Parnasi — scrivono i carabinieri — precisa che attualmente non hanno ancora fatto nulla con la Lega, ma,in passato hanno erogato 250 mila euro a un’associazione ‘Più voci’e aggiunge che dovrebbe trattarsi delle elezioni di due anni prima, quando Parisi si candidò a Milano (candidato Sindaco nel 2016)”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile PERRONE E’ RIENTRATO IN ITALIA DOPO LE PROTESTE IN PIAZZA E PER TIMORI SULLA SUA INCOLUMITA’
La Libia è un porto sicuro se c’è da rimandare indietro i migranti e ‘ringraziare’ la Guardia
Costiera libica. Ma è talmente insicuro che perfino i nostri se la scappano a gambe levate
L’ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone, è “rientrato autonomamente in Italia in seguito a proteste in piazza” e “per timori sulla incolumità sua e di alcuni suoi collaboratori” dopo la battaglia tra le milizie a Tripoli.
Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, intervenendo alle commissioni congiunte Esteri di Senato e Camera. Il titolare della Farnesina ha aggiunto che “l’ambasciata a Tripoli resta aperta e operativa”.
“Preoccupazioni sulla sua sicurezza e incolumità personale e di quelli che lavorano con lui consigliano in questa fase di restare in Italia”, ha aggiunto il ministro Moavero Milanesi che ha ricostruito anche le fasi che avevano portato a tensioni contro l’Italia per un’intervista rilasciata a una tv libica
Nell’intervista – ha spiegato il titolare della Farnesina – sono sorti quelli che se fossimo in un contesto italiano definiremmo malintesi”
A seguito di queste manifestazioni ci sono stati manifestazioni di piazza, prese di posizione forti”. Per questo quindi “l’ambasciatore ha deciso autonomamente di rientrare” in Italia
(da Globalist)
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