Settembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
A FINE LUGLIO L’ANNUNCIO CON TANTO DI FANFARE: “ABBIAMO STRACCIATO IL CONTRATTO”… PECCATO CHE NON SIA VERO, LA RISPOSTA DEGLI ARABI
Ilario Lombardo sulla Stampa oggi ci racconta una storia favolosa a proposito dell’Air Force Renzi, ovvero l’Airbus 340-500 targato I-Taly che ha un contratto di leasing molto oneroso e che il MoVimento 5 Stelle aveva annunciato di aver dismesso. Ebbene, l’aereo è invece ancora in carico all’Italia:
Ma qualcosa è andato storto e ora quell’aereo dovrebbe diventare un museo dello spreco. Questa l’idea dei 5 Stelle: un memoriale della lotta contro le spese inutili. Un monumento della e alla propaganda degno dei simboli della vittoria militare — carri armati e velivoli vari — tirati a lucido nel Museo della Revoluciòn cubana. Una settimana fa era stato il deputato Pd Michele Anzaldi a mettere in dubbio che gli Emirati si fossero ripresi il pachiderma dei cieli. «Etihad ha risposto o il governo continua a pagare?».
In molti ricorderanno lo show di fine luglio, videodiffuso sui social e rilanciato dal premier Conte, di Di Maio e Toninelli nell’hangar di Fiumicino, per annunciare lo straccio del contratto e un «risparmio di 108 milioni di euro». Pare che le cose non siano filiate lisce.
Da Palazzo Chigi apprendiamo che Etihad ha risposto e ha detto di non sapersene che fare dell’aereo, e di non volersi accollare i costi dello smantellamento.
Di fatto un contratto è in essere e anche se i commissari di Alitalia e la ministra della Difesa Elisabetta Trenta hanno annunciato di aver disdetto il leasing, in un contratto esiste una controparte. E allora meglio dirottarlo su un altro palcoscenico promozionale. Il museo, il memento per gli spreconi.
Insomma, da una parte c’è chi spreca, dall’altra chi fa credere di aver risolto un problema senza averlo fatto.
Il museo sarebbe meglio intitolarlo agli Sprechi e alla Propaganda.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
IL BLOCCO ERA STATO DETERMINATO CON LA SCUSA DELLA LOCANDINA … PER LA SERIE: “MI RACCOMANDO SOVRANISTI, FATEVI SEMPRE CONOSCERE”
Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza fa un dietrofront dopo la notizia, di ieri, che la mostra
Razzismo in Cattedra, organizzata dal Liceo Petrarca e che si sarebbe dovuta svolgere nelle aule del comune è stata cancellata dalla scuola in seguito alla richiesta, da parte del Comune, di cambiare la locandina perchè giudicata “esagerata”.
Dipiazza ha dichiarato che “il liceo può usare quella locandina, ma invito comunque ad abbassare i toni. È inutile gettare benzina sul fuoco, pur tenendo fermo che il ‘900 va rispettato”.
La locandina mostrava tre ragazze sorridenti e la copertina de Il Piccolo del 1943 in cui si annunciava la cacciata dalle scuole di tutti gli ebrei. Sono ancora oscuri i motivi per cui sia stata considerata esagerata, quando si limitava a riportare fonti storiche che testimoniano il periodo più buio della nostra storia.
(da Globalist)
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Settembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE: L’ORIENTAMENTO PREVALENTE E’ QUELLO DI LEGARLO ALLA RICERCA DEL LAVORO CON RELATIVI CONTROLLI
Il Sole 24 Ore pubblica oggi un articolo a firma di Davide Colombo che mette insieme i modelli di minimum income europei dopo l’annuncio di Macron sul reddito universale di attività in Francia e i movimenti intorno al reddito di cittadinanza in Italia.
La mossa di Macron s’inserisce in questo solco e in parte sembra seguire la riforma lanciata in Inghilterra nel 2013 e giunta a regìme l’anno scorso con l’Universal credit, un sostegno assistenziale di ultima istanza che unifica ben sei sussidi preesistenti che riguardavano la disoccupazione di lunga durata, la famiglia, l’housing sociale, l’invalidità e altro.
I beneficiari dell’aiuto sono vincolati a un accordo con lo Stato, un impegno minimo di 35 ore settimanali di ricerca attiva dei un lavoro coadiuvati e controllati dai Job center.
Tra il 2010 e il 2016 gli schemi di reddito minimo sono stati riformati in altri otto paesi dell’Ue (oltre all’Italia, che è passata dalla vecchie social card al Sia e al successivo Reddito di inserimento) anche in Olanda, Danimarca, Slovenia, Ungheria, Finlandia, Germania e, appunto, nel Regno Unito.
In tutti i casi sono stati perseguiti gli obiettivi poi fissati nella Risoluzione del Parlamento europeo dell’anno scorso: maggiore condizionalità del sussidio, semplificazione dei diversi programmi di assistenza esistenti, migliore regolamentazione e organizzazione dei programmi (la prima centralizzata l’altra gestita a livello locale), un efficace monitoraggio degli obiettivi conseguiti, soprattutto in termini di nuova occupazione.
Nel caso tedesco, per esempio, si destina il reddito minimo solo a chi è in grado di ritornare sul mercato del lavoro e ai familiari conviventi, mentre per gli altri casi di disagio sono stati potenziati sussidi diversi.
Altro aspetto cruciale è l’importo dell’assegno che, se troppo elevato, rischia di innescare effetti perversi di disincentivo a cercare effettivamente un impiego (in Germania l’assegno è di 400 euro più 350 per il coniuge).
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
“SE UNO MINACCIA DI SCHIAFFEGGIARMI NON POSSO SPARARGLI”… I MAGISTRATI LANCIANO ANCHE L’ALLARME SULLA LIBERALIZZAZIONE DELLA VENDITA DI ARMI
Usano parole forti i magistrati italiani per lanciare l’allarme sulla possibile riforma della legittima difesa, tanto cara al governo gialloverde, in particolare alla sua componente leghista (e con qualche resistenza dei 5Stelle).
Il presidente dell’Anm, Francesco Minisci, ribadisce le critiche sul ddl depositato al Senato ed esprime anche preoccupazione per “una eventuale ‘liberalizzazione’ della vendita di armi: siamo contrari alla vendita nei supermercati”, dice.
“La legge regolamenta già in maniera adeguata tutte le ipotesi di legittima difesa”, precisa Minisci.
“All’esame del Parlamento – ricorda – ci sono 8 disegni di legge sulla legittima difesa. Uno di questi, quello che rappresenta il cavallo di battaglia dei proponenti (il n. 652), se approvato, rischierebbe addirittura di legittimare reati gravissimi, fino all’omicidio. Non si può prescindere – spiega – dal principio della proporzionalità fra offesa e difesa e dalla valutazione, caso per caso, del giudice: se un soggetto minaccia di schiaffeggiarmi o di sottrarmi un bene, io non posso reagire sparandogli; se, da fuori casa, vedo un tizio che si arrampica sul mio balcone, non posso essere autorizzato a sparargli”.
Poi entra nel dettaglio: “Serve una norma per difendersi dai ladri in casa? Nel 2006 è già stata approvata: è il secondo comma dell’ art. 52 del codice penale, che presume la legittima difesa in caso di reazione a chi si introduce nella propria abitazione e minaccia il proprietario o il furto dei suoi beni. Nel 2006 sono stati già attuati alcuni interventi di modifica prevedendo ipotesi particolari nel caso di legittima difesa all’interno del domicilio. Non vediamo quali possano essere gli ulteriori interventi”.
E spiega cosa si rischia: “Tra i disegni di legge vi è uno che prevede che un soggetto che torna a casa la sera può sparare ad una persona che vede arrampicarsi sul proprio balcone. In questo caso sarebbe prevista la legittima difesa, questa è una distorsione inammissibile”.
L’Anm poi lancia un altolà anche sulla diffusione delle armi. “Ci allarma una eventuale ‘liberalizzazione’ della vendita di armi: siamo contrari alla vendita nei supermercati”, dice Minisci. E il pensiero corre subito alla nuova normativa che rende più facile possedere un’arma da guerra.
(da agenzie)
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Settembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
NOI POSSIAMO DIRE CHE LA TUNISIA ESPORTA GALEOTTI, CHE LA GERMANIA E’ NAZISTA E CHE MACRON E’ UN BUGIARDO, MA GUAI SE UN COMMISSARIO UE SI PERMETTE DI CRITICARE I CIALTRONI ITALICI
Nell’Italia delle 50 sfumature di anti europeismo c’è un tema che registra solitamente un’unanimità sconcertante.
Si tratta della reazione pavloviana a qualsiasi critica al nostro paese che provenga “dall’Europa”.
La difesa dell’onore della patria impone una reazione generalizzata di sdegno, a tratti isterica, paragonabile a quella di una vergine vestale insidiata nella sua virtù.
Non si vuole affermare che qualcosa di simile non avvenga un po’ in tutti gli stati, ma nel caso italiano esistono delle peculiarità .
Lo sdegno si basa sempre su una rivendicazione della propria sovranità , che sarebbe come sottolineare con fierezza la proprietà della nostra auto in caso di tamponamento (che ci azzecca?).
Riecheggiano sempre le stesse frasi trite e ritrite, dal “non rispettano il voto degli italiani” al “a questo chi lo ha eletto” fino al sempre verde “non accettiamo lezioni da nessuno”.
Il canovaccio è più o meno sempre lo stesso: si parte da una dichiarazione molto articolata, si isola una singola frase, una battuta, una metafora, una chiosa frizzante, e ci si indigna.
Ovviamente noi possiamo usare toni sprezzanti sia verso noi stessi che verso l’esterno. Ecco che le continue allusioni verso una Germania che rimane sempre nazista, il definire chiacchierone e bugiardo il presidente francese o affermare che la Tunisia sia un paese che esporta galeotti, sono tutte dichiarazioni che passano in cavalleria.
Solo rimanendo ad esempi recenti si possono citare il caso Dijsselbloem (che per la stampa nostrana avrebbe definito gli italiani donnaioli alcolizzati); il caso Der Spiegel (italiani scrocconi) e il caso Ottinger (che voleva insegnare a votare agli italiani con il ricatto dei mercati).
Da notare che nel caso del settimanale Der Spiegel la marea anti tedesca fu particolarmente ridicola, in quanto il governo tedesco non può intervenire sui giudizi della libera stampa, così come il nostro governo non può censurare giudizi sprezzanti dei giornali italiani verso la Germania.
Ma veniamo al presente, ovvero alle dichiarazioni di Pierre Moscovici, commissario europeo per gli affari economici e monetari. Dopo alcune dichiarazioni di rito sulla collaborazione con il nostro ministro Tria, Moscovici ha dichiarato in modo esplicito quello che tutti sanno (o dovrebbero sapere), ovvero che l’Italia è un problema per l’Eurozona (si signori, la cosa potrà offendervi, ma è così). Infatti l’interdipendenza economica/finanziaria tra gli stati rende le istituzioni europee molto attente e preoccupate circa i destini dell’Italia.
Moscovici parla quindi di alcune somiglianze tra il clima odierno e quello degli anni ’30, anche in forza (come sottolinea lui stesso) della sua storia e sensibilità personale, essendo figlio di un esule ebreo. Dettosi spaventato, Moscovici ha quindi tenuto ad sottolineare che non è il caso di esagerare e sdrammatizzando ha dichiarato: “Non c’è Hitler, forse dei piccoli Mussolini da verificare”.
Piaccia o non piaccia il riferimento ai piccoli Mussolini da verificare era un’espressione che tendeva a smorzare la paura espressa poco prima.
I piccoli Mussolini sono da intendersi in contrapposizione al “grande” Hitler.
Piaccia o non piaccia nel mondo Hitler è visto come il genio del male, mentre Mussolini come il dittatore che lo scimmiottava, nonostante all’inizio il dittatore italiano sia stato il modello del dittatore tedesco.
Piaccia o non piaccia il parlamento europeo ha appena attivato una procedura ex art. 7 del Trattato UE contro il governo di uno stato membro (l’Ungheria di Orban) per violazione dello stato di diritto così come ispirato dai valori UE, non proprio un pettegolezzo.
Ma al di là del legittimo giudizio individuale sulle parole di Moscovici, ha stupito ancora una volta (o meglio non ha stupito) la reazione dei media italiani.
Può essere interessante analizzare non già quella scontata dei piccoli intellettuali o dei piccoli giornali schierati, ma quella di uno dei più importanti giornalisti e conduttori italiani: Enrico Mentana.
Se un conduttore bravo e preparato come Il direttore del Tg La7 (per gli standard italiani dei conduttori) cade nel riflesso pavloviano, allora la situazione è davvero preoccupante. Mentana cade con tutte e due le scarpe nella trappola psicologica.
In un post su Facebook e soprattutto nell’edizione serale del telegiornale del 13 settembre, definisce a più riprese le parole di Moscovici “gravi”, “infelici” e “immotivate”. Sin qui nulla da dire.
Poi i toni salgono e le parole del commissario europeo diventano “giudizi da bar sui governi dei singoli stati membri” che non dovrebbero essere permessi, o “pagelle” che non rientrerebbero nei suoi compiti (in realtà il suo compito sarebbe più o meno proprio questo, ma andiamo oltre).
Il peggio, però, deve ancora venire. Mentana ricorda che Moscovici è un “esponente di un paese che ha già frizioni forti con il nostro, cioè la Francia e che è espressione di un partito che comunque in Francia è sull’orlo dell’estinzione”.
Fermi tutti! Allora, cominciamo noi a sentirci un po’ europei prima di recitare il mantra noioso di un’Europa diversa basata sulla cultura e non sulla finanza. Pierre Moscovici non è un esponente francese, è un commissario europeo che a norma dei trattati istitutivi non accetta nè sollecita istruzioni dai paesi membri per svolgere in piena indipendenza e nell’interesse della UE la sua funzione (siamo abbastanza realisti da capire i limiti di queste asserzioni ma formalmente è cosi).
Lo stesso accade per i membri del board della BCE (ma ci arriveremo a breve). In ogni caso c’entra nulla che Moscovici sia francese, visto che si stava sicuramente riferendo anche alla Le Pen, così come c’entra nulla la supposta rivalità tra il suo paese natale e Italia.
Inoltre pare davvero scorretto e fuori luogo ricordare che il suo partito di appartenenza in Francia sia attualmente al 6%. Cosa voleva dire il confuso Mentana? Che i commissari europei possono parlare solo se i loro partiti di origine riscuotono un buon successo elettorale?
Chi ha il vento in poppa elettoralmente può permettersi di dire tutto? chi non lo ha deve essere rispettoso e tacere? Questo indipendentemente dal ruolo istituzionale che si ricopre?
Mattarella può ancora parlare visto che la maggioranza che lo ha eletto è ora minoranza? O ha meno diritto a farlo?
Non vorrei scomodare Freud ma uno scivolone del genere è per un giornalista molto preoccupante. Davvero preoccupante.
Ma il capolavoro di Mentana (in senso ironico ovviamente) è un altro.
Come sappiamo nelle stesse ore il governatore della BCE Mario Draghi aveva avuto per il nostro governo parole ben più dure. Si badi bene, per il nostro governo in modo specifico non per tutti i movimenti populisti europei in genere.
Draghi in sostanza afferma che membri del governo hanno parlato con troppa superficialità creando dei danni al nostro paese e che non è compito della BCE levare le castagne dal fuoco: “Purtroppo abbiamo visto che le parole hanno fatto alcuni danni, i tassi sono saliti, per le famiglie e le imprese”, “tutto ciò non ha contagiato granchè altri paesi dell’Eurozona, rimane un episodio principalmente italiano”, “Il nostro mandato non è garantire che il deficit dei governi sia finanziato a qualsiasi costo”.
Un’indebita intrusione nella nostra sovranità ? Ma no, tranquilli, Draghi e italiano e per Mentana può dire quello che vuole, mica è uno sporco francese esponente di uno stato nemico.
In realtà anche Draghi (come gli altri membri del board) ha il dovere di svolgere la sua attività senza sollecitare nè accettare istruzioni dai paesi membri. In altre parole Daraghi è il presidente della BCE ed agisce per finalità estranee agli interessi specifici dell’Italia.
Ma per il familismo italiano congenito Mario Draghi è uno dei nostri e può bacchettarci quanto vuole. Quindi Mentana può affermare senza vergogna: “Bisogna fare un distinguo, un conto le parole di Moscovici su cui mi sembra di essere stato chiaro un conto quelle di Draghi che sicuramente non è nè anti italiano nè anti questo o quel governo almeno le parole del presidente della BCE andrebbero ascoltate con il dovuto rispetto”.
Ecco, Moscovici vuole male al governo italiano e all’Italia, Draghi ci vuole bene, sopportiamolo che poi magari al momento giusto ci può fare un favore.
Mentana, spiace per lui, sembra quasi il personaggio di un film di Alberto Sordi che incarna tutto il bizantinismo, il familismo e la furbizia italiana.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
IL REGISTA SICILIANO: “UN MINISTRO NON DEVE DIRE “ABBIAMO ABBATTUTO UNA CASA ABUSIVA DEI SINTI”, MA “UNA CASA ABUSIVA, PUNTO”… “VADA A LICATA, DOVE HANNO CACCIATO IL SINDACO PERCHE’ VOLEVA ABBATTERE LE CASE DI VILLEGGIATURA DEI RICCHI”
Pif ha un messaggio per il ministro dell’Interno Matteo Salvini e glielo recapita tramite
HuffPost.
“Io non voglio un ministro dell’Interno che dica: ‘abbiamo abbattuto una casa abusiva dei sinti’. Io voglio un ministro che dica: ‘abbiamo abbattuto una casa abusiva, punto!”.
Perchè, argomenta il conduttore e attore siciliano, “nel momento in cui fai una differenza di razze, sei un razzista”.
Per questo chiede a Salvini di occuparsi dei reati al di là della nazionalità di chi li ha commessi, si aspetta che annunci su Facebook (“perchè lui non fa dichiarazioni, fa post”, ironizza) l’abbattimento di case abusive costruite da italiani (“Vada a Licata, dove il sindaco è stato sfiduciato perchè voleva abbattere le case di villeggiatura abusive dei ricchi”), di violenze perpetrate dai nostri concittadini.
A margine dell’incontro “Democrazia è giustizia e sicurezza”, per le Giornate del Lavoro 2018 organizzate a Lecce dalla Cgil, il regista di La mafia uccide solo d’estate è in fiume in piena e sfrutta la nostra telecamera per sfogarsi contro il nuovo ministro dell’Interno.
E per chiedere scusa, a sorpresa e con ironia, a quello precedente, Alfano: “In confronto a quelli di oggi, Angelino era Winston Churchill. Io l’ho sempre criticato, ho sempre sospettato per le sue capacità : ora lo rivaluto. E prima o poi gli chiederò scusa personalmente”.
E a sinistra? Il vuoto. Alla scherzosa proposta di fondare un partito e diventarne il segretario, Pif replica col sorriso: “Io voglio diventare un dittatore: dittatore della Sicilia o dell’Italia. La forma democratica non la voglio più. Ambire alla dittatura oggi non è più una bestemmia, non ti si guarda più come una volta…”
(da “Huffingtonpost“)
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Settembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
SI E’ SCAGLIATO SENZA MOTIVO CONTRO LE PERSONE FERME DAVANTI A UN LUOGO DI CULTO ISLAMICO
Come ha detto il ministro ‘ridens’ della Giustizia Bonafede in Italia il razzismo non esiste: un 45enne di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) è stato sottoposto all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria con l’accusa di danneggiamento e lesioni personali con l’aggravante di avere agito per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso.
I militari hanno dato esecuzione a un’ordinanza emessa dal gip Fabio Gugliotta, su richiesta della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, guidata da Emanuele Crescenti. Le indagini sono scattate dopo una lite avvenuta lo scorso 7 luglio nei pressi del centro di culto islamico della cittadina del Longano.
I militari anche grazie al racconto della vittima e dei numerosi testimoni ascoltati hanno così ricostruito la dinamica dei fatti.
L’uomo aveva dapprima insultato alcuni musulmani in attesa di svolgere la preghiera e poi con una spranga di ferro aveva aggredito un marocchino provocando all’uomo una frattura al piede.
Poi si era scagliato contro due passanti che avevano invano tentato di calmarlo danneggiando con la spranga le loro auto.
A seguito del provvedimento cautelare l’uomo dovrà adesso presentarsi tutti i giorni nella caserma di Barcellona Pozzo di Gotto in attesa del processo.
(da Globalist)
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Settembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
PER LA PRIMA VOLTA DOPO 100 ANNI, UNA RAPPRESENTAZIONE CON IL PALCO AL CENTRO
«Non è un concerto, è una forma di festa e questo video lo dimostra bene». Claudio Baglioni è
entusiasta del “corto” che gli hanno preparato per presentare il suo “Al Centro” (andato in onda su Raiuno qualche giorno fa), un big show che debutta all’Arena di Verona questo week end e si allungherà per altre 39 date durante i prossimi mesi a venire (periodo del Festival di Sanremo escluso).
«Mi hanno fatto vedere l’anteprima di questo corto due o tre giorni fa e non ero a conoscenza delle tante presenze di attori e comedian. Hanno fatto tutto a mia insaputa».
I personaggi di cui parla Claudio sono Diego Abatantuono, Sabrina Impacciatore, Giorgio Panariello, Isabella Ferrari, Claudia Gerini, Neri Marcorè, Valeria Solarino, Vinincio Marchionni, Paola Cortellesi, Edoardo Leo, Vittoria Puccini, Michelle Hunziker, Rocco Papaleo, Ambra Angiolini, Luca Argentero, Marco Giallini, Alessandro Preziosi, Simona Cavallari, Ficarra e Picone, Pier Francesco Favino e Milena Mancini.
«Ho scritto un brano strumentale con accenno di coro perchè dopo 50 anni di lavoro, vita, musica mi è sembrato come se avessi formato un grandissimo coro di tante voci. Loro, voi, siete stati il mio compagno di viaggio e le tante persone che mi hanno permesso di farlo sono coloro che mi fermano e dicono: “sono cresciuto con le tue canzoni” e anche se io rispondo i sempre: poteva andarti meglio ma anche peggio, di fatto devo la mia vita al pubblico. Sono nato in periferia e ho pensato che questo non potesse essere un concerto qualsiasi e per la prima volta vede una festa di questo tipo».
Sono più di 100 anni che l’Arena non vedeva rappresentazioni con il palco al centro. «L’Arena era stata fatta passare da anfiteatro a teatro. Noi siamo in grado di far vivere e occupare questo monumento per intero».
Per la prima volta nella vita artistica di Baglioni ci sarà una scaletta cronologica e le canzoni sono cantate seguendo la linea di incisione e cioè da quando sono state scritte e pubblicate. «La difficoltà è stata quella di mettere insieme questa playlist perchè ho scritto 400 canzoni e qui ne porto “solo” 35. Certo c’è qualche dolorosa assenza ma ce ne faremo una ragione e poi dopo tre ore di concerto anche il cantante puzza e deve smettere».
L’altra grande novità è che per questo tour c’è anche un ritorno alle origini è il «total show». Una delle tante sorprese dello spettacolo è la scenografia di questo palco centrale che vede la visione a 360°.
«Questa volta ho chiamato a disegnare il mio spettacolo il più bravo: Giuliano Peparini. La prima volta che feci uno spettacolo con il palco centrale fu nel 1991 allo stadio Flaminio e nel 1998 all’Olimpico. Allora era presente anche Giuliano che iniziava la sua carriera. Un segno? Chi lo sa ma lui si è preso la briga della regia teatrale illustrando i brani con dei quadri».
Giuliano Peparini, chiamato in causa è felice di tirare fuori i suoi ricordi: «ero al concerto di Roma vent’anni fa e nella mia testa c’è sempre stata la voglia di lavorare con Claudio. Sono cresciuto con lui e mi sono portato appresso le sue canzoni anche quando ho lavorato all’estero. Quello che vedete è uno spettacolo con più di 150 artisti in scena e ballerini che arrivano anche dalle scuole di Verona e Padova».
Non è mancata la dichiarazione di Ferdinando Salzano promoter e manager di Claudio Baglioni con il quale da almeno un anno e mezzo sta lavorando a questo show.
«È un evento unico da tutti i punti di vista e, fatemelo dire, l’Arena di Verona per la prima volta e sulle gradinate sarà tutta numerata, in pratica abbiamo mappato l’Arena. Sui numeri siamo a 450 mq di palco ed è tutto qui, da vedere. 21 musicisti con capacità polistrumentistiche invidiabili con due quartetti di fiati e archi garantiscono una qualità unica».
Nel finale di chiacchierata alcune notizie sparse: «il finalone di questo tour a Verona? Perchè no? Anzi faremo di tutto per chiudere il cerchio nella città da dove partiamo» Qualcuno chiede se tra tour e Festival di Sanremo ci sarà spazio anche per un nuovo album: «ho un album in lavorazione che ho sospeso per quello che devo fare; sto lavorando con Celso Valli siamo a buon punto ma nel momento in cui ho deciso per Sanremo ho frenato la pubblicazione. Dal vivo comunque non farò nessuna delle canzoni nuove. Tutto sarà uguale a quello che ho fatto a Verona ma nei posti più piccoli ci saranno forse meno ragazzi su palchi più piccoli. Per il resto: divertiamoci».
(da “La Repubblica“)
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