Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI MARCO MESSINA: “NON MI SENTO DI CONDANNARLI, SI SPECULA SUL LORO BISOGNO”
Marco Messina, co-fondatore dei 99 Posse, ieri ha scritto su Twitter e su Facebook che ha incontrato alcuni suoi conoscenti in prefettura, i quali gli hanno detto di essere stati pagati per partecipare alla manifestazione: «Dopo il corteo contro Salvini decido di passare davanti alla prefettura per vedere la faccia dei fan napoletani della Lega — scrive infatti Messina — riconosco due ragazzi del mio quartiere che alla mia domanda sul perchè fossero lì mi hanno risposto: fratè, ci hanno dato 20 euro».
Il post ha suscitato, tra i follower dell’artista, critiche verso i ragazzi in questione.
Ma è lo stesso Messina a prendere le loro difese: “È facile convincere un ragazzo che guadagna 500 euro al mese lavorando a nero — spiega — a farsi un giro a piazza Plebiscito con una bandiera di Salvini in mano. Io non mi sento di condannarli”.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
“IN CARCERE HO CAPITO CHE IL COLORE DELLA PELLE NON C’ENTRA”… CONTESTATA L’AGGRAVANTE RAZZIALE, PENA RIDOTTA PER IL RITO ABBREVIATO
Il procuratore ha chiesto 12 anni per Luca Traini, accusato di strage, porto abusivo d’armi, danneggiamenti con l’aggravante dell’odio razziale.
Luca Traini in apertura di udienza aveva chiesto scusa. Sereno, sorridente siede in cima all’aula e sembra sereno. Prima della requisitoria del pm ha fatto una dichiarazione spontanea, chiedendo scusa per quello che ha fatto.
Ha letto cinque fogli di dichiarazione spontanea in cui si diceva tra le atre cose: ” In carcere ho capito che il colore della pelle non c’entra”. “Volevo giustizia per Pamela”. “Ringrazio comunque le forze dell’ordine per quello che fanno per Macerata”.
E ancora: “Non provo nessun odio razziale, volevo fare giustizia contro pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell’immigrazione: anche la mia ex fidanzata assumeva sostanze. In carcere ho maturato una nuova cognizione dei fatti”.
La condanna richiesta è così motivata: 15 anni per strage, tre anni per l’aggravante dell’odio razziale, due anni per porto d’abusivo di armi, un anno per danneggiamenti, sei mesi per esplosioni pericolose e altri sei per porto abusivo di munizioni. In tutto sarebbero 22 anni. A questi hanno tolto quattro anni per le attenuanti generiche. Avendo fatto il rito abbreviato si toglie un terzo della pena e si arriva a 12 anni.
Traini ha parlato anche della sua vita – “Mi hanno detto (riferendosi alla perizia di Picozzi ndr) che non sono matto e non sono borderline, ma ho avuto un’infanzia difficile”. E ha continuato: “Chiedo scusa alle persone che ho ferito e che sono qui in aula. Ho capito di aver sbagliato”. A seguire gli interventi delle parti civili. La sentenza è attesa per oggi, ma potrebbe anche slittare dato il numero di persone che dovrà parlare.
Luca Traini, per la mattanza del 3 febbraio 2018 in cui ha esploso diversi colpi dall’auto ferendo sei immigrati, seguita all’omicidio di Pamela Mastropietro, è accusato di strage, tentato omicidio plurimo e porto abusivo di armi. In aula ci sono quattro delle sue vittime seduite in fondo all’aula. Tredici le parti civili ammesse. In un precedente interrogatorio Traini aveva dichiarato di non rinnegare nulla di quello che aveva fatto.
(da agenzie)
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Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
UN BUON PROGRAMMA CULTURALE PER RILASSARSI DOPO AVER DIFESO I CONFINI
A volte l’è dura, la vita del politico italiano.
Deve essere garantista quando acchiappano i suoi amici e giustizialista quando nei guai finiscono i nemici, è costretto a dirgliene quattro ai parlamentari che ha portato con sè a Montecitorio, e, soprattutto, è costretto a dare retta allo spread e pervenire a più miti consigli sul deficit/PIL.
Ma per fortuna di Matteo Salvini a sera c’è la tv dove ci si può concedere un po’ di tele-relax e guardare Temptation Island VIP, ovvero il programma ideale per rilassarsi e addormentarsi davanti alla televisione magari con un goccio di alcool anche senza arrivare agli eccessi di Juncker.
E così Matteo Salvini si butta sul divano “dopo una giornata di impegni, di incontri e di scontri, di soddisfazioni e di rabbia, di sorrisi e problemi” per un momento di tele-relax.
E lo spread? Domani è un altro giorno, dicono al cinema.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
L’AZIONE COMBINATA DELLA CRESCITA DI SPREAD E DEBITO PORTERA’ ALLA CRISI BANCARIA E ALLA FINE DEL CREDITO VERSO AZIENDE E CITTADINI
Luigi Di Maio ha dichiarato ieri rispetto al maggiore debito pubblico per finanziare la Manovra del Pppolo che «noi il deficit lo restituiremo l’anno prossimo, perchè con i tagli e la crescita abbasseremo il debito».
Una dichiarazione che non ha alcun senso. Ma a differenza del vicepremier i mercati sanno far di conto. E sanno che l’Italia non potrà restituire l’anno prossimo il deficit. §
A intralciare il progetto del vicepremier ci si mette lo spread ovvero il famigerato differenziale di rendimento tra i Btp italiani e i Bund tedeschi che abbiamo imparato a conoscere (e a temere) nel 2011.
Un report di Goldman-Sachs evidenzia i dubbi sulla sostenibilità del debito italiano dovuto sostanzialmente a due fattori: lo spread e la debole crescita economica che per gli analisti è improbabile possa essere sostenuta dalla nuova legge di bilancio.
Al tempo stesso gli economisti di Goldman-Sachs prevedono una diminuzione dell’avanzo primario, ovvero la differenza fra spesa pubblica ed entrate al netto del costo del debito pubblico.
Il rendimento dei Btp a 10 anni è arrivato lunedì al 3,3% e a ha chiuso ieri pomeriggio al 3,4%.
Secondo Goldman-Sachs lo spread Btp-Bund dovrebbe rimanere intorno ai 300 punti. Proprio in virtù della manovra economica del governo gialloverde e delle già note criticità sul lungo periodo il debito pubblico italiano rischia di diventare difficilmente sostenibile rendendo al tempo stesso più vulnerabile l’economia del nostro Paese.
Cosa significa tutto questo?
Innanzitutto che l’Italia dovrà pagare più interessi sul debito (3 miliardi di euro in più nel 2019) perchè chi investe nel nostro Paese lo farà a patto di un premio maggiore. Un aumento che potrebbe essere considerato anche “poco rilevante” ma che va sommato alle maggiori spese da qui al 2021 che potrebbero raggiungere complessivamente la cifra di 20 miliardi di euro.
Il tutto mentre la BCE sta avviando a conclusione il quantitative easing, il programma di acquisto dei titoli di stato europei.
All’orizzonte c’è sempre lo spettro di un declassamento del rating dei nostri titoli di stato che è appena sopra il livello spazzatura.
Un eventuale (ma al momento ancora ipotetitico) downgrade a livello “spazzatura” potrebbe comportare una brusca frenata dell’afflusso di capitali e quindi una notevole difficoltà nel reperire il denaro necessario per finanziare il debito (e la Manovra del Popolo).
A correre il rischio maggiore sono le banche italiane, che a maggio avevano in pancia 325 miliardi di euro in titoli di Stato.
Ecco quindi che l’andamento dello spread ha dei riflessi non solo sulla capacità del Paese di rifinanziare (e ripagare) il debito ma anche sulla capitalizzazione degli istituti di credito quotati in borsa che proprio a causa delle fluttuazioni del rendimento dei Btp vedono ridursi gli indici patrimoniali.
Non è del resto la prima volta che scatta l’allarme sulla Cet 1 ratio, l’indice di solidità patrimoniale delle banche. Già ad agosto Goldman Sachs aveva calcolato che i 100 punti base in più dello spread avevano bruciato gli ultimi sei mesi di lavoro degli istituti di credito.
Secondo una stima del Messaggero le banche italiane hanno perso 5,8 miliardi di controvalore rispetto ai Btp in loro possesso.
Qualcuno magari penserà che è un bene, finalmente le banche perdono soldi e ci guadagna il Popolo. Ma non è affatto così.
Perchè non solo c’è il rischio di una ricapitalizzazione e che gli istituti di credito rallentino e diminuiscano i volumi d’acquisto di titoli di stato (e quindi sia sempre più difficile finanziare le future manovre del popolo) ma c’è anche la possibilità che le banche decidano a loro volta di chiudere i rubinetti del credito.
Il che significa che imprese e famiglie avranno maggiori difficoltà nell’ottenere un prestito oppure che dovranno pagare di più.
E la spirale continua: se le aziende incontrano difficoltà ad ottenere finanziamenti dalle banche sarà molto più complicato intercettare la ripresa economica. E senza la crescita in cui spera Di Maio come si farà a ripagare il debito?
Goldman Sachs conclude la sua analisi dicendo che «le nuove proposte sul bilancio del governo aumenteranno le possibilità di reazioni negativa da parte di Bruxelles e agenzie di rating e di conseguenza il rischio di ulteriore volatilità ».
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 3rd, 2018 Riccardo Fucile
GOVERNO SEMPRE PIU’ IN CONFUSIONE, SE NON CI SARANNO PIU’ SOLDI LE MISURE VERRANNO SOSPESE E SI FARANNO TAGLI (SU COSA NON SI SA)
Ieri sera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato il primo passo indietro del governo Lega-M5S sul Documento di Economia e Finanza.
Lo spread, quello di cui Lega e MoVimento 5 Stelle non hanno paura, ha portato Salvini e Di Maio a far annunciare a Conte una traiettoria di riduzione del debito: «Abbiamo inoltre lavorato a disegnare la manovra in modo da accelerare la discesa del rapporto debito/Pil in modo consistente nell’arco del triennio».
Questa diminuzione potrebbe avvenire con un deficit più basso per il 2020 e 2021, tenendo fermo il 2,4% al 2019 per far partire subito le misure promesse.
La bandiera del deficit record al 2,4% resta issata per la manovra 2019.
Ma per i due esercizi successivi l’asticella scenderà : nel 2020 al 2,2, per essere ridotta fino al 2% nel 2021.
Ed è significativa la foto del vertice di Palazzo Chigi, in cui sono presenti per la Lega Calderoli e Giorgetti, ovvero due “moderati” che in altre occasioni — soprattutto l’ultimo — sono stati indicati come resistenti al Cambiamento dai grillini (traduzione: sanno usare la calcolatrice).
Questo perchè le coperture sul 2020 e 2021 mostrano un deficit a serio rischio di superare il 2,4 e forse perfino il 3 per cento del Pil con tutte le misure annunciate (reddito e pensioni di cittadinanza, quota 100 e tagli fiscali alle partite Iva che “cifrano” a 20 miliardi).
Il nuovo appuntamento è per stamattina, quando premier, vice e ministri si rivedranno per mettere la NADEF a punto e inviarla finalmente a Montecitorio. «Quei 10 miliardi vanno trovati e stiamo lavorando a nuove coperture per abbassare il debito più velocemente», ripeterà Di Maio in serata su La7.
È la conferma della notizia che il deficit sarà decrescente.
In sostanza il governo si prenderebbe 0,4 punti di deficit.
Il problema è se non verranno centrati gli obiettivi di crescita, anche perchè la spesa per le misure, specie quelle per le pensioni, salgono nel tempo e nel 2020 gli aumenti dell’Iva da disinnescare salgono da 12,4 a 20 miliardi.
Per questo il Tesoro studia un meccanismo per tagliare automaticamente il deficit se non viene centrata la “scommessa della crescita”, come l’ha definita Tria.
Invece di usare gli aumenti automatici dell’Iva, verrebbe automaticamente ridotta la spesa pubblica. Una misura che però aggraverebbe la recessione.
In pratica la proposta di Tria è presentare a Bruxelles reddito di cittadinanza e quota 100 come misure garantite solo per il 2019 da prorogare solo se ci saranno le risorse.
Il problema di cui nessuno sembra preoccuparsi è che il governo sta disegnando una traiettoria prociclica della spesa pubblica che quindi si abbassa quando cala la crescita. La parola Austerity non è mai stata utilizzata con maggior agio. Così come non vorremmo essere nei panni di Tria per immaginare il suo brutto quarto d’ora che probabilmente durerà per anni nel momento in cui dovrà dire che il reddito di cittadinanza appena varato è sospeso per problemi di soldi.
(da “NextQuotidiano”)
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