Ottobre 18th, 2018 Riccardo Fucile LA UE CI BOCCIA, LO SPREAD SALE, LE AGENZIE DI RATING SI PREPARANO E IL CIGNO NERO E’ SULLO SFONDO … RISPARMI DEGLI ITALIANI A RISCHIO REALE GRAZIE AL GOVERNO DI RAZZISTI ED EVASORI
E adesso si sono davvero spalancate le porte di una crisi inedita. Più che di una crisi di
governo strisciante, che si consuma nella surreale vicenda del decreto fiscale tra l’ossessione delle “manine” e le “parolone” che volano tra gli alleati di governo, sono tutti gli elementi di una “crisi di sistema” a manifestarsi nel giorno più nero dell’attuale legislatura.
Di sistema, e dunque straordinaria. Più che politica. E chissà se è un caso che Sergio Mattarella, ricordando Gronchi che fu criticato, ai tempi, di eccessivo interventismo, ha ricordato che al capo dello Stato spetta “segnare indirizzi e orientamenti”, cosa che evidentemente sarà costretto a fare di qui a breve, quando divamperà l’incendio sui mercati preannunciato dalle fiammate odierne.
Con lo spread, dopo la lettera della commissione che preannuncia la bocciatura, salito oggi, 18 ottobre, a 327 punti base, toccando i massimi livelli dal 2013, la borsa di nuovo in rosso, le banche, il cui capitale è sceso al di sotto della soglia minima di regolamentazione europee. E l’annunciato declassamento delle agenzie di rating, previsto per la prossima settimana.
È la cronaca di un abisso annunciato, in questo conflitto tenacemente teorizzato dal governo con l’Europa, che alimenta la narrazione perfetta contro i “poteri forti”, “l’establishment italiano e internazionale”, “i tecnocrati di Bruxelles”, tutti nemici del popolo che impediscono il cambiamento.
Annunciato perchè, per evitare la bocciatura, il governo a questo punto dovrebbe rimettere in discussione i saldi e il rapporto deficit-Pil e, di conseguenza, ammorbidire le misure “del popolo” e del consenso facile pagato dalla spesa pubblica.
Prospettiva neanche presa in considerazione, anzi affogata dall’esuberanza con cui Salvini ha lanciato per alimentare, non sedare la contrapposizione con l’Europa e l’inconsapevolezza di Di Maio che imputa lo spread alle “divisioni” sul decreto fiscale e non a una manovra che sfora quel rispetto dei parametri che il governo a giugno aveva assicurato.
Perchè il punto è proprio questo. Magari, anche se non è semplice, si troverà anche un accrocco per rendere agli occhi dei Cinque stelle più potabile questo condono, togliendo la non punibilità per i reati di riciclaggio e lo scudo fiscale sui capitali all’estero, ma proprio su questa storia di manine e condoni, è emersa la “fragilità ” politica di una coalizione mai diventata davvero un governo.
Ma “due” governi, ognuno con la sua logica e la sua agenda, destinare ad entrare, in collisione sui dossier cruciali.
Sono giorni che Giancarlo Giorgetti, sempre più pessimista, di domanda “quanto si possa andare avanti così”
Ecco, è la crisi del meccanismo dei due governi che è andata in scena, con i due alleati che litigano su come calibrare le norme a favore degli evasori, nel giorno in cui si annuncia un conflitto senza precedenti con l’Europa.
I prossimi giorni sono da allacciare le cinture: lunedì, a borse aperte, la risposta alla lettera, possibile già martedì la bocciatura. A quel punto sullo spread a quota 400 svolazzerà il Cigno nero del primo esperimento sovranista nell’Europa che verrà .
Siamo al dunque. E hanno ragione gli analisti che non siamo di fronte a un nuovo 2011. Non solo perchè è diverso il profilo della crisi, che non è una crisi europea dei debiti sovrani.
Ma è diverso come politicamente entra l’Italia in questa turbolenza.
Con la fragilità , dicevamo, di una coalizione mai diventata governo. Senza un’opposizione protagonista, se non di una alternativa, quantomeno di una iniziativa politica.
E con una tensione tra politica e amministrazione, tra politica e Autorità indipendenti che, invece, in altri momenti della storia, ha garantito una “tenuta” e anche una riserva di “classe dirigente”, si pensi alla supplenza di Bankitalia ai tempi del crollo della Prima Repubblica, ad esempio.
Sono tutti elementi di una crisi “di sistema” che, paradossalmente, resta inalterata anche se il governo troverà un accordo sul condono, al netto delle drammatizzazioni odierne con Salvini che mette in conto anche la non partecipazione al cdm di sabato e una inedita tensione tra alleati.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 18th, 2018 Riccardo Fucile I MINISTRI LEGHISTI: “NON ANDIAMO”… POTREBBERO MANDARE UNA DELEGAZIONE DI EVASORI FISCALI, CAMBIEREBBE POCO
Sale di livello lo scontro tra Lega e 5Stelle sul decreto fiscale, dopo la furia di Di Maio che in tv ha parlato di un testo manipolato annunciando addirittura una denuncia in procura. In mattinata era stato il viceministro dell’Economia, Massimo Garavaglia, a smontare le accuse M5S. “Decreto manipolato? Lo conoscevano tutti”, ha detto.
Ma poi è sceso in campo direttamente Matteo Salvini. Ed è scoppiata una lite perfino sulla convocazione del prossimo consiglio dei ministri, per rivedere il testo del decreto.
Con il premier che lo annuncia per sabato e Matteo Salvini che lo esclude. E il presidente del Consiglio che reagisce: “Salvini? Il premier sono io”.
Ma il Carroccio fa sapere che alla riunione non andrà nessuno. La tensione è tale che – secondo fonti sia della Lega che dei 5 Stelle – lo stesso Conte avrebbe minacciato le dimissioni.
In mattinata i 5Stelle parlano di un consiglio dei ministri già domani, per correggere il decreto finito nel mirino di Di Maio perchè sarebbero stati introdotti lo scudo fiscale e la non punibilità per chi evade.
Ma Matteo Salvini stoppa l’ipotesi: “Io domani sono in Trentino. Non possiamo rifare il consiglio dei ministri ogni quarto d’ora. Quando prendo un impegno, quando firmo un contratto con Di Maio e con gli italiani (ovvero gli evasori fiscali italiani) , lo mantengo. Non possiamo ricominciare tutto daccapo. Non si può costruire di giorno e smontare di notte”.
Ma Salvini non si limita a questo e sembra ironizzare sull’alleato pentastellato, come quando allude alle scie chimiche: “Non ci sono regie occulte, invasioni degli alieni o scie chimiche. Questo è un governo che non ha timidezze, problemi o complotti contro. In consiglio dei ministri c’erano tutti, non c’ero solo io”.
E dice no anche a un vertice di maggioranza: “No, son qua – dice parlando da Bolzano – domani inizio a Cles la mattina e finisco a Trento a tarda notte. Sabato mattina sono a Cernobbio. Domenica ho il derby, entro in clima derby e non posso occuparmi di altro…”.
Più tardi, parlando in un comizio, assicura che il governo durerà cinque anni. Ma resta irremovibile sul no al cdm.
L’irritazione dei Cinquestelle cresce. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, avverte: “Nel testo del decreto fiscale sono state inserite norme non concordate in Consiglio dei Ministri. Se qualche nostalgico del passato pensa di fermare il cambiamento si sbaglia, quelle norme spariranno. Alle Camere invierò solo un testo pulito: con noi niente scudi nè condoni”.
E la vicemistra dell’Economia M5S, Laura Castelli, insiste: Lunedì prima del Consiglio dei ministri c’è stato un tavolo politico in cui l’accordo raggiunto prevedeva nessun condono penale e niente scudo fiscale sui capitali esteri. Adesso Garavaglia e la Lega ci dicono che approvano una norma che introduce condoni penali e scudi fiscali per capitali all’estero? Allora c’è un problema politico”.
In serata arrivano le parole di Luigi Di Maio, che torna a parlare a 24 ore dal suo j’accuse in tv: “Adesso il tema è politico e se è un tema politico ha bisogno di un chiarimento politico. La sede giusta è il Cdm ma possiamo anche fare un vertice prima”. E aggiunge: “Lo spread è a 327 perchè i mercati pensano che il governo non sia più compatto”
Da Bruxelles – parlando alla fine del vertice europeo, dove la manovra italiana è finita sotto accusa – il premier Conte prova a sedare la rissa: “Sabato mattina ci sarà un consiglio dei ministri perchè porterò il risultato della rilettura” del decreto e “avremo quindi la possibilità di confermare” il testo o, “nel caso dirimere qualche dubbio politico che è sorto”.
Ma di fatto si schiera con i 5Stelle: “Il consiglio dei ministri si svolgerà perchè a convocarlo sono io. Se ci sarà Salvini? non lo so perchè c’è anche la campagna elettorale al nord. Non so se Salvini farà in tempo a rientrare. Ma il consiglio dei ministri ci sarà . Il presidente del consiglio sono io”.
La controreplica di Salvini: “Il consiglio dei ministri convocato per sabato? Io sabato ho l’appuntamento con la Coldiretti e soprattutto con i miei figli. Il Paese è importante ma sono importanti anche i figli”.
In serata, la tensione sale ancora. Fonti della Lega fanno sapere che senza Salvini non ci sarà alcun leghista al consiglio dei ministri: “La Lega è compatta sulla linea del suo segretario (e degli evasori fiscali): se Matteo Salvini, come ha detto, non parteciperà sabato al Consiglio dei ministri annunciato dal premier, nessuno dei leghisti sarà alla riunione”.
(da agenzie)
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Ottobre 18th, 2018 Riccardo Fucile MURO CONTRO MURO TRA IL PARTITO DEGLI EVASORI E L’EX PARTITO CHE AVREBBE DOVUTO TUTELARE GLI HONESTI
Forse mai in questi primi mesi di governo gialloverde si era arrivati così vicini al punto di
rottura.
La pistola scarica della denuncia, agitata ieri da Luigi Di Maio nel salotto di Porta a Porta, ha comunque generato una deflagrazione politica.
Perchè se un testo ufficiale del decreto fiscale non esiste, le norme messe all’indice ieri dal capo politico 5 stelle (elevare la soglia del condono dai 100mila euro previsti fino a 2,5 milioni, permettere uno scudo fiscale per i capitali esteri e infine dare un colpo di spugna al reato di riciclaggio) sono rivendicate oggi dal suo collega vicepremier.
“Il decreto fiscale non cambia — tuona Matteo Salvini – Quello che abbiamo discusso per ore e ore poi ho ritrovato scritto nel testo, con l’accordo di tutti, lo abbiamo firmato tutti. Ognuno si prenda le sue responsabilità “.
Il ministro dell’Interno fa poi sapere che la sua agenda non cambia: i fitti impegni fra oggi e domani rimangono confermati. Indisponibilità totale a qualunque vertice politico risolutivo, perchè, a suo avviso, non c’è nulla da risolvere.
Nè tanto meno spiragli per un nuovo Consiglio dei ministri. Già , perchè Luigi Di Maio, per uscire dal cul de sac, ha spinto fin dalla mattina affinchè si riunisse nuovamente il Cdm, per suggellare formalmente il passo indietro.
Scenario che il Carroccio non voleva nemmeno prendere in considerazione, ma che è stato confermato da Giuseppe Conte, che lo ha convocato per sabato: “Se ci sarà Salvini? Non so se Salvini farà in tempo a rientrare. Ma il consiglio dei ministri si farà , il presidente del Consiglio sono io”.
La batteria leghista parte in quarta. Massimo Garavaglia, Massimo Bitonci, il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, ripetono tutti con diversi accenti quel che dice il leader: “La norma è sempre stata quella, non si cambia”.
A microfoni spenti le osservazioni si fanno più salaci. Un componente del governo in camicia verde: “È tutto surreale. Eravamo d’accordo, la pace fiscale è quella roba là . Ci hanno fatto fare a tutti una grossa figura di m..a”.
Un suo collega gli fa eco: “Il problema è loro. Non capiscono i testi, se li facessero spiegare”.
I 5 stelle non ci stanno. Non è un problema di comprensione. Riccardo Fraccaro, ministro dei Rapporti con il Parlamento, scarica sui tecnici, e dice che si troverà una soluzione. Ma non è quello che pensa la war room stellata.
Che non può dirlo apertamente, ma punta il dito su un indiziato in particolare: Giancarlo Giorgetti.
Un uomo chiave della macchina stellata lo spiega tecnicamente: “Il ministero dell’Economia non c’entra nulla. A quel punto il provvedimento entra nella responsabilità degli uffici di Palazzo Chigi”.
Veleni che si muovono nemmeno troppo sotterraneamente, e che vengono respinti sdegnati dalle camicie verdi. E che vengono esplicitati da Laura Castelli: “C’è un problema politico con la Lega”.
Chi ci ha parlato nelle ultime ore, spiega che Giorgetti abbia voluto vedere, incredulo, Porta a Porta. E sia sbottato: “Ma se c’era anche Di Maio quando abbiamo votato. E il testo era quello”.
La verità , racconta qualcuno, è che quando è iniziata a circolare la bozza del dl fiscale post-Cdm, sul telefono di Di Maio e dei suoi uomini più vicini è iniziata ad arrivare una pioggia di segnalazioni miste a proteste: stiamo votando un condono – il senso delle missive – è inaccettabile.
Il vicepremier ha fatto fare una breve verifica. E ha deciso di muovere la contraerea, organizzando l’operazione denuncia.
E qui, però, si apre un altro fronte. “Ieri stavo vedendo Luigi a Porta a Porta. Mi sembrava di assistere a un film di fantascienza”. A parlare così un uomo del vertice del Movimento 5 stelle.
Perchè se i pentastellati si stringono sul merito della questione al loro leader, sulla gestione della comunicazione e sull’esposto alla procura sono tanti a criticarlo.
“Sono venti giorni che il Quirinale ha in mano le diverse bozze del testo — spiegano — possibile che Luigi non sapesse che il Colle non avesse in mano quello ufficiale? Non poteva limitarsi a sollevare il caso politico?”.
Spigolature in una spirale che al momento si sta avvitando su se stessa. Un muro contro muro che, al momento, non vede margini di uscita.
Ma è pur vero che non è un inedito nella pur breve vita del governo gialloverde. E quindi dietro le asce da guerra si intravedono segnali di speranza. Castelli: “Basta un vertice politico tra Salvini, Di Maio e Conte in cui si chiariscano”. Bitonci: “Anche il giorno del Cdm sulla manovra la vedevo nera, poi in serata abbiamo chiuso tutto”. Una soluzione, a sentire gli ottimisti, per il momento la maggioranza nella maggioranza, si troverà .
Certo è che la fotografia della situazione non aveva mai rappresentato finora uno scenario così vicino alla crisi.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 18th, 2018 Riccardo Fucile TETTO DELL’IMPONIBILE PIU’ ALTO, SANATORIA ANCHE DELL’IVA EVASA E COLPO DI SPUGNA SU REATI TRIBUTARI E PENALI… COSE CHE IN ALTRI PAESI VEDREBBERO MILIONI DI INDIGNATI IN PIAZZA
Ecco alcuni dei punti che sarebbero stati inseriti nella bozza del decreto fiscale collegato alla manovra, finito al centro delle polemiche dopo le accuse di manipolazione da parte di Luigi Di Maio.
Non solo Irpef, Irap e contributi previdenziali, ma anche Iva e attività detenute all’estero.
Il tetto di 100 mila dell’imponibile, da complessivo, si sposta su ogni singola imposta, mentre spunta uno scudo penale relativo a dichiarazione fraudolenta e riciclaggio di denaro.
Tetto imponibile
Nella bozza del dl fiscale, che secondo il vicepremier sarebbe stata ‘manomessa’, il tetto massimo di 100 mila euro dell’imponibile viene alzato in quanto non riferito all’intera somma delle imposte condonate ma alla singola imposta con conseguente effetto moltiplicativo.
Nella bozza del decreto fiscale collegato alla manovra, infatti, si legge che ”l’integrazione degli imponibili è ammessa nel limite massimo di 100.000 euro per singola imposta e per periodo d’imposta”.
In questo modo, ovvero applicando il tetto di 100mila euro per ogni singola imposta, cioè 5, e per ogni anno d’imposta, per un totale di 5 anni, si arriverebbe ad un totale di 2,5 milioni di euro.
Sanatoria estesa.
La bozza del decreto prevede una sanatoria estesa ai contributi previdenziali, alle imposte sostitutive e anche all’Iva. In particolare, sul massimo imponibile ”si applica, senza sanzioni, interessi o altri oneri accessori un’imposta sostitutiva del 20% ai fini delle imposte sui redditi e relative addizionali, delle imposte sostitutivedelle imposte sui redditi, dei contributi previdenziali, dell’imposta sul valore degli immobili all’estero, dell’imposta sul valore delle attività finanziarie all’estero e dell’imposta regionale sulle attività produttive”.
Per quanto riguarda l’Iva la sanatoria è possibile pagando un’aliquota media, altrimenti quella ordinaria del 22%.
In un paragrafo del dl infatti si spiega che sull’Iva sarà applicata ”l’aliquota media per l’imposta sul valore aggiunto, risultante dal rapporto tra l’imposta relativa alle operazioni imponibili, diminuita di quella relativa alle cessioni di beni ammortizzabili, e il volume d’affari dichiarato, tenendo conto dell’esistenza di operazioni non soggette ad imposta ovvero soggette a regimi speciali. Nei casi in cui non è possibile determinare l’aliquota media, si applica l’aliquota ordinaria”, ovvero il 22%.
Scudo penale
Nella bozza del decreto è inoltre stato inserito uno scudo penale. Nel testo infatti si specifica che non sono puniti i reati relativi alle: dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti; dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici; dichiarazione infedele; omesso versamento di ritenute dovute o certificate; omesso versamento di Iva.
Per questi casi viene esclusa anche la punibilità delle condotte relative al riciclaggio e dell’impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita se riferite ai reati precedenti.
(da Globalist)
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Ottobre 18th, 2018 Riccardo Fucile RISPOSTA ENTRO LE ORE 12 DI LUNEDI, ITALIA ISOLATA, NESSUNO VUOLE PAGARE LE PARANOIE DELL’ITALIA… LA PIU’ DURA E’ LA “SOVRANISTA” AUSTRIA
Il differenziale di rendimento fra Btp decennale e Bund chiude a 327 punti base, ai
massimi dal marzo 2013. Il rendimento del decennale italiano è a 3,67%, livello mai toccato da inizio 2014.
La lettera della Commissione Ue è arrivata al ministro dell’Economia Tria. Bruxelles ritiene che la manovra presentata dall’Italia indichi un “inadempimento particolarmente grave rispetto agli obblighi di politica di bilancio previsti dal Patto di Stabilità e Crescita”.
E’ quanto si legge nella lettera inviata oggi dal vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, al ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
Il bilancio italiano mostra una deviazione “senza precedenti nella storia del Patto di stabilità “, dovuta ad una espansione vicina all’1% e ad una deviazione dagli obiettivi pari all’1,5%: scrive la Commissione Ue nella lettera all’Italia che sottolinea “un non rispetto particolarmente serio con gli obblighi del Patto” e chiede al Governo di dare una risposta ai rilievi entro lunedì 22 ottobre.
Un avvertimento all’Italia è arrivato anche dal presidente della Bce. “Mettere in discussione le regole nella Ue può portare ad un peggioramento delle condizioni nel settore finanziario e quindi danneggiare la crescita: ha detto il presidente della Bce Mario Draghi ai leader riuniti nell’Eurosummit, secondo quanto riporta Bloomberg che cita fonti europee. Le regole devono essere rispettate nell’interesse di tutte le parti, specialmente dei più deboli, ha detto Draghi. “Sfidare le regole europee non porta una maggiore prosperità , ma comporterà un alto prezzo per tutti: può causare un inasprimento delle condizioni del settore finanziario danneggiando la crescita”.
(da agenzie)
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Ottobre 18th, 2018 Riccardo Fucile 9 MILIARDI DIVISI PER 6,5 MILIONI DI POVERI FA 115 EURO A TESTA PER 12 MENSILITA’
Dunque, con l’approvazione della legge di Bilancio, il governo degli asini volanti ha spianato la strada al cosiddetto reddito di cittadinanza.
Ora, al netto di qualunque valutazione economica e politica di questa demenziale misura, dobbiamo ulteriormente prendere atto che dal lato fondamentale dei quattrini gran parte dell’informazione nazionale continua ad avallare, sebbene con molta meno convinzione di qualche mese addietro, i numeri farlocchi del governo giallo-verde. Eppure, per dirla con Oscar Giannino, i numeri hanno una testa maledettamente dura, malgrado una diffusa propensione di buona parte della stampa italiana a bersi, inebriandosi, le indigeste pozioni matematiche di chi si trova ai vertici del consenso politico.
Ma arrivati al redde rationem si possono già trarre le prime valutazioni di sulle cifre divulgate, ossia i 10 miliardi messi a bilancio per il 2019, di cui 1 destinato al potenziamento dei centri per l’impiego.
Restano quindi 9 miliardi per la platea dei bisognosi, che secondo i suoi proponenti si aggirerebbe intorno ai 6,5 milioni di soggetti.
Nel testo, inviato alla Commissione fanno bella mostra i 6,7 miliardi destinati a coprire il reddito di cittadinanza (combinato con la pensione di cittadinanza) a cui si aggiungeranno i 2,6 miliardi già stanziati per l’attuale reddito di inclusione.
Se dividiamo questi 9 miliardi per la platea dei poveri individuata dall’esecutivo dei miracoli risultano circa 115 euro a testa per 12 mensilità .
Se poi caliamo il tutto nella realtà fotografata dall’Istat, possiamo ancor meglio comprendere l’assunto.
In Italia vi sono 1 milione e 778 mila famiglie residenti in povertà assoluta, in cui vivono 5 milioni e 58 mila individui.
All’interno di questa fascia di popolazione vivono, per così dire, circa 1 milione e 100 mila nuclei familiari nei quali non si percepisce alcun reddito da lavoro.
Quindi se si elargisce il sussidio dei 780 euro ad uno solo dei membri di tali famiglie, si ottiene la cifra di 10,3 miliardi, facendo di fatto saltare l’intera illusoria impalcatura dei geni della lampada al potere.
Pertanto, è ovvio che la torta da spartire, al fine dichiarato di annullare d’incanto la povertà in questo Paese dominato dall’analfabetismo funzionale, è infinitamente piccola.
Una torta di risorse prese a prestito a interessi crescenti che, oltre a distribuire briciole in cambio di voti, fornisce un incentivo perverso.
Chi attualmente percepisce un reddito di poco superiore a quello di cittadinanza probabilmente preferirà la manna statale al sudore della fronte.
Nel frattempo gli asini continueranno a librarsi sempre più in alto nei cieli italioti.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 18th, 2018 Riccardo Fucile “VOGLIONO PUNIRE CHI HA PARLATO”
“Dal generale Nistri mi sarei aspettata non dico le scuse, perchè avrebbe potuto essere per
lui troppo imbarazzante. Ma non 45 minuti di sproloquio contro Casamassima, Rosati e Tedesco”, con queste parole Ilaria Cucchi commenta l’incontro che ha avuto il 17 ottobre, con il generale dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri.
“Come a dire – ha continuato – che gli unici tre pubblici ufficiali che hanno deciso di rompere il muro di omertà nel mio processo non sono degni di continuare ad indossare la divisa che io amo e che rispetto”.
L’incontro tra Cucchi e Nistri è avvenuto alla presenza del ministro della difesa, Elisabetta Trenta.
“Il generale Nistri avrà sicuramente le sue ragioni – ha continuato – ma perchè dirlo a me, a noi, in questa occasione. In un processo in cui stanno emergendo gravissime responsabilità siamo sicuri che vi sia proprio adesso l’insopprimibile esigenza di punire proprio coloro che hanno parlato? Questo processo lo abbiamo fortissimamente voluto e ora il generale vuole colpire tutti coloro che hanno parlato”.
Ilaria Cucchi poi ha continuato, nel suo intervento alla stampa estera: “Questo processo io, Fabio e la mia famiglia lo abbiamo fortissimamente voluto, ed ora il generale vuole colpire tutti coloro che hanno parlato. Danno peso ai post di Casamassima ma non ci difendono da quelli infamanti e violenti partoriti da pagine di Facebook e troll in gran parte gestiti da appartenenti a Polizia e Carabinieri. Basta con gli insulti e le violenze verbali, possono essere molto ma molto pericolosi”.
Ilaria Cucchi si dice sconcertata dalla priorità dei vertici dell’Arma di punire proprio “i tre pubblici ufficiali che hanno deciso di rompere il muro di omerta’. In un processo dove stanno emergendo gravissime responsabilita’ – ha aggiunto – siamo sicuri che vi sia proprio adesso una insopprimibile esigenza di punire proprio coloro che hanno parlato?”
Sulla questione è intervenuto anche il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che ha provato a placare i toni: “Il Comandante dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri non ha portato avanti alcun sproloquio e non ha manifestato nei confronti di nessuno pregiudizi punitivi. Se c’è stata una incomprensione non trapelata durante l’incontro mi spiace, poichè la natura stessa dell’incontro era quella di favorire un confronto aperto e trasparente”.
(da agenzie)
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Ottobre 18th, 2018 Riccardo Fucile “HO SEMPRE PAGATO LE TASSE E NON HO MAI RUBATO”
“Caro Matteo Salvini, sento il dovere di ringraziarla. Dopo che per anni non sono andato a votare, ho deciso che il prossimo mese di maggio mi presenterò al seggio e metterò la mia scheda nell’urna”.
Inizia così la lettera inviata dal giornalista Giampaolo Pansa al vicepremier Matteo Salvini, pubblicata dal sito Dagospia.
“La informo però che mi guarderò bene dal votarla o di votare il suo attuale compagno di merende, il tragico Luigi Di Maio, un incompetente al cubo scelto da Beppe Grillo per comportarsi da burattino”.
È un duro affondo, quello di Pansa, contro il Governo guidato da Giuseppe Conte e contro Matteo Salvini. “Ho iniziato a lavorare a 23 anni e adesso che ne ho sessanta di più, devo riconoscere di essere stato fortunato. L’Italia stava attraversando il suo primo boom economico e per i giovani che non avevano paura di faticare si aprivano occasioni che oggi sembrano da favola”.
Ho guadagnato bene? Si. Ho rubato? No. Ho evaso le tasse? No, ho pagato e pago fino all’ultimo centesimo. Ho chiesto condoni? No, neppure per una multa. Ho lavorato in nero? No, mai. […] La mia è una pensione d’oro? No, la mia è soltanto una pensione buona. Non ho avuto nessun regalo. […] Lei, onorevole Salvini, si sta dando parecchio da fare per condonare le tasse agli evasori. E si sta preparando a tagliare la mia pensione trattandomi da ladro. La sua fortuna politica è legata alla stupida arroganza di chi l’ha preceduta al governo, ma soprattutto trae origine dall’aver fomentato per anni la paura degli italiani. Per prima, la paura dei neri che vivono tra noi. Non ha soltanto sfruttato l’ignavia pasticciona di chi c’era a Palazzo Chigi, no! Lei ne ha fatto una linea politica che pesca nella paura normale per il diverso, trasformandolo nel colpevole di tutti i nostri mali nazionali.
Tenga presente, onorevole Salvini, che i risparmi delle famiglie stanno già soffrendo per merito vostro. Se riuscirete a varare la famosa manovra, molti vedranno che avrete tolto agli onesti per dare ai fannulloni e ai disonesti. E allora che cosa accadrà ? Rammenti un vecchio detto popolare che recita: temete l’ira dei calmi.
(da agenzie)
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Ottobre 18th, 2018 Riccardo Fucile NELL’AMBITO DELL’INCHIESTA SUL RICICLAGGIO DEI 49 MILIONI DOPO L’AFFERMAZIONE CHE “SALVINI SAPEVA”
Potrebbe essere interrogata dai pm genovesi Daniela Cantamessa, ex segretaria storica di
Umberto Bossi, che in una video intervista ha accusato Roberto Maroni di avere sperperato i soldi della Lega e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, di non avere fatto nulla pur essendo stato messo al corrente.
«Ne parleremo con i colleghi – ha detto il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi – e valuteremo se sentirla».
La donna potrebbe essere ascoltata nell’ambito dell’inchiesta sul riciclaggio di parte di 49 milioni di euro che, secondo i magistrati genovesi, sarebbero stati fatti sparire all’estero.
Quei soldi erano frutto della presunta maxi truffa che Bossi e Belsito misero in piedi ai danni dello Stato, presentando falsi bilanci per farsi dare contributi non dovuti. Cantamessa non aveva mai parlato dei soldi, nemmeno quando venne sentita come testimone nel processo di primo grado a Genova.
Nel video, Cantamessa sostiene che nel 2012 il Senatur lasciò nelle casse della Lega 40 milioni di euro. Dopo le sue dimissioni, il suo successore Maroni «invece di usare la struttura storica della Lega – ha raccontato la ex dipendente – utilizzava strutture esterne che avevano dei costi molto alti. Poi sempre nel 2012 è stato fatto un contratto all’avvocato di Maroni di qualche centinaio di euro all’ora.
Poi è stato portato lì un commercialista, anche lui esterno e presentava fatture su fatture, nonostante la Lega avesse la sua struttura contabile che funzionava.
A Salvini segnalai tutto, lui era vicesegretario federale, e con lui avevo un rapporto cameratesco. Era uno di noi. Gli dissi di fare qualcosa perchè stavano sparendo tutti i soldi. Ma non si sbilanciò molto quando glielo dissi. Tutto questo disastro è stato impostato dal 2012 in poi».
(da “il Secolo XIX”)
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