Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
L’ILLUSIONE DEL PRESIDENTE CHE PARLA DI RAGIONEVOLEZZA CON DEGLI IRRESPONSABILI: TEMPO SPRECATO, MANCA IL CORAGGIO DI DARE LA SVEGLIA AL POPOLO BIDONATO DAI DUE CAPICOMICI
Colpisce che, nel giorno della sua bocciatura senza precedenti, a Sergio Mattarella non scappi neanche una parola sulla “manovra” o sull’innesco del conflitto dall’esito imprevedibile con l’Europa, annunciato dall’indisponibilità del governo a cambiare anche una virgola.
E che, parlando all’Anci, l’unico riferimento sul tema sia una indiretta esortazione a rispettare “l’equilibrio dei bilanci”. Non perchè ce lo chiede l’Europa, ma perchè “disordine sui conti” produce “contraccolpi sui più deboli”. E un altrettanto indiretto invito al galateo istituzionale, di cui nel dibattito politico sono sparite le tracce da tempo.
Più che un monito, un richiamo molto low profile del capo dello Stato, che, come insegnano i vecchi quirinalisti, è preoccupato per definizione.
Il discorso di Rimini, la firma al decreto fiscale, sempre nel giorno del D-day.
Tutto racconta di una attenzione a non aprire un fronte polemico col governo.
L’uomo, per indole e cultura politica, non interpreta il suo ruolo col decisionismo del predecessore che, in una circostanza del genere, non avrebbe esitato allargare la fisarmonica presidenziale, segnalando il rischio che corre il paese in questo gioco d’azzardo sui mercati.
Però, al netto di questo elemento, la prudenza rivela non solo un aspetto caratteriale, ma l’idea, tutta politica, che la partita, delicata, sia ancora lunga.
E un intervento più duro, proprio nel giorno della bocciatura della commissione europea, avrebbe avuto l’effetto di chiudere quegli spiragli di dialogo che, sia pur sottotraccia, ci sono, o comunque potrebbero esserci. Consegnando il Quirinale all’isolamento.
Almeno così spiega chi, nel governo, è ben informato sugli umori del Colle: “È chiaro che il giudizio della Commissione sulla manovra dà forza al partito dei falchi, ovvero di chi dice ‘avanti così senza modifiche'”. Ma il governo, a dispetto delle roboanti dichiarazioni ufficiali, non è quella testuggine compatta di cui parla Di Maio.
Non solo Moavero, ma anche Savona è preoccupato per la spirale che può innescarsi sui mercati. E aleggia qualche perplessità nel vasto mondo leghista, timoroso che, in questo gioco d’azzardo con lo spread, possa saltare qualche banca al Nord.
Perchè è vero che non c’è stata l’Apocalisse sui mercati. Ma tutti i segnali dicono che il paese è su un piano inclinato.
Con lo spread che ha raggiunto i 320 punti base. E le banche che hanno subito risentito della decisione, virando al ribasso e registrando perdite consistenti. E non si può escludere che questa decisione non influenzi negativamente il giudizio che darà questo venerdì Standard&Poor’s.
In una crisi del genere, l’Apocalisse non è una dinamica che si produce in 24 ore, anche perchè questa crisi non paragonabile alla crisi dei debiti sovrani del 2011, segnata dal “rischio contagio”. È, se le cose rimarranno come stanno, un logoramento lento che ha già prodotto dei danni elevati, in termine di fuga di investimenti e di interessi sul debito che, tanto per intenderci, a quota 300 di spread costano quanto mezzo reddito di cittadinanza.
E chissà se è un caso che, per la prima volta, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti a Porta a Porta ha già messo le mani avanti proprio annunciando misure di salvataggio per le banche: “Se continua la dinamica dello spread e va verso quota 400 in automatico gli attivi delle banche vanno in sofferenza quindi serve ricapitalizzare”. Parole che indicano quantomeno la consapevolezza del problema. E se oggi è il giorno in cui anche le colombe sembrano falchi, gioco sulla manovra è solo all’inizio. Ancora non c’è un testo definitivo, poi c’è il lungo iter parlamentare: è questione di settimane, non di giorni.
Diciamo le cose come stanno: in questo contesto, con i due partiti di governo che, sulla manovra, stanno costruendo la loro “narrazione” elettorale per le europee, e peraltro poco inclini a quel galateo istituzionale che, finora, ha sempre tenuto il Quirinale fuori dai bersagli della propaganda dei nemici del popolo, più che l’affermazione di un principio, nei vertici istituzionali prevale la logica di limitazione del danno.
La tenace tessitura di una tela affinchè prevalga la ragionevolezza.
I segnali della crisi ci sono tutti, ma non siamo ancora sulla soglia del baratro. Anche Mario Draghi, nei giorni scorsi, ha pronunciato parole prudenti e Mattarella, nei suoi ripetuti inviti al dialogo, continua a essere molto attento a non suscitare allarmismi. Sono segnali che rivelano la delicatezza della situazione. Perchè l’appello definitivo può essere uno solo.
Prima ci sono i tentativi da compiere affinchè non si arrivi a quel momento, evitando un isolamento che, con questi equilibri politici, equivarrebbe a un game over di una partita che, invece, è ancora lunga.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
E CONTE VA A MOSCA A RAPPORTO DAL GRAN BURATTINAIO
Non c’è migliore immagine della giornata di quella che regala l’aula di Montecitorio intorno alle 16. Si discute di videosorveglianza negli asili, ma tutti i gruppi di opposizione chiedono di intervenire sull’ordine dei lavori. La presidenza lo concede.
E tutti chiedono a gran voce che il governo venga in aula a riferire sulla bocciatura della legge di bilancio arrivata appena un’ora prima da Bruxelles. Sono soprattutto Pier Carlo Padoan e Renato Brunetta a drammatizzare la situazione.
Nella più totale indifferenza e la più generale confusione dei deputati della maggioranza. Nè i 5 stelle fanno una piega quando dai banchi del Pd e di Fratelli d’Italia arrivano stentorei attacchi contro il padre fondatore, Beppe Grillo.
Tutto scivola via, parole scolpite nelle acque di un ruscello, mentre Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici dalla capitale belga dicono che “il governo italiano sta apertamente e coscientemente andando contro gli impegni presi verso se stesso e verso gli altri Stati membri”.
Luigi Di Maio e Matteo Salvini — dopo la pace ritrovata e la cena romanesca di lunedì sera — si sentono, e decidono velocemente di tirare su le barricate. “Non stanno attaccando un governo, ma un popolo”, tuona il ministro dell’Interno.
“È la prima manovra che non piace alla Ue — gli fa eco il collega vicepremier – Non mi meraviglio: è la prima manovra italiana che viene scritta a Roma e non a Bruxelles”. Sergio Battelli, presidente della commissione Affari europei della Camera, si spinge addirittura oltre: “Facciamo decadere per tutti gli stati membri il fiscal compact”.
È lo scontro più totale, anche se quando parli con gli esponenti gialloverdi il mood comunicativo che è stato diramato è quello di parlare di “confronto”.
È la modulazione di toni che utilizza Giuseppe Conte, intervistato da Bloomberg proprio quando sta arrivando la bocciatura: “Non usciremo dall’Europa, e non scommettiamo il futuro dei nostri figli alla roulette — le parole del presidente del Consiglio — “Ho sempre detto che sarei irresponsabile se non fossi preoccupato per l’andamento dello spread ma nel momento in cui riusciremo a perseguire questo dialogo con la Commissione europea confido che possa abbassarsi”.
Ecco, lo spread. Nel giorno del giudizio s’imbizzarrisce appena un po’, arriva poco sopra quota 310. “Ecco, lo vedi che non c’è l’apocalisse?”, ironizza una fonte di governo. “Per quale motivo dovremmo cambiare il testo, siete voi giornalisti che vi infervorate, ma non c’è nessun motivo per non tirare dritto”. Teoricamente l’esecutivo avrebbe tre settimane di tempo per modificare il Documento programmatico di bilancio, il testo con il quale l’Italia spiega ai partner la propria politica di bilancio.
Da Mosca, dove mercoledì incontrerà Vladimir Putin, Conte ha preso tempo: “Valuteremo nel merito, ci riserviamo già nei prossimi giorni, nelle prossime settimane di elaborare delle repliche sul punto, ci confronteremo con i dati, con le stime di crescita, nel merito delle singole riforme e ci presenteremo tra tre settimane al confronto con la commissione Ue per proseguire questo dialogo costruttivo, franco e sereno”.
Ma fonti qualificate del governo traducono le parole del premier: “Ci prendiamo tre settimane di tempo per convincere l’Europa della bontà della nostra manovra”. Di Maio e Salvini si muovono all’unisono: il Dpb non cambia, l’apocalisse non è alle porte, massimizziamo adesso tutto quel che possiamo ottenere. All’Economia il clima è il più tipico dei “vorrei ma non posso”.
Giovanni Tria sarebbe disponibile a rivedere alcuni punti, a cercare dei pur flebili punti di caduta in comune. Ma, spiegano al Mef, il ministro non ha la forza contrattuale per imporsi.
Così l’unica modifica sulla quale si intravede un’apertura è un ulteriore lavoro di cesello sulla spending review, che secondo il Tesoro difficilmente arriverà a toccare il miliardo d’euro. Ma anche Giorgetti, parlando a Porta a porta, ragiona di più. In generale conferma la linea ma poi dice, “se sbagliamo siamo disposti a correggere attivando dei meccanismi automatici di correzione della spesa”. E poi ancora sulle banche: “Se spread a 400 necessaria ricapitalizzazione e azione rapida. Noi non siamo figli di nessuno, sappiamo esattamente come stanno le cose: se si dovessero ripetere situazioni come in passato interverremo immediatamente e senza indugio altrimenti aspettare provoca danno”.
In serata arrivano le parole di Sergio Mattarella a provare a deviare il corso del fiume: “La logica dell’equilibrio di bilancio non è quella di un astratto rigore: ci deve sempre guidare uno sguardo più lungo sullo sviluppo, la sua equità e la sua sostenibilità , e occorre procedere garantendo sicurezza alla comunità , scongiurando che il disordine di enti pubblici, e della pubblica finanza, produca contraccolpi pesanti anzitutto per le fasce più deboli, per le famiglie che risparmiano pensando ai loro figli, per le imprese che creano lavoro”. Obiettivo fallito.
“Le sue parole non cambiano la sostanza”, commentano nell’esecutivo. E le acque continuano a scorrere dritte verso lo scontro totale.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
SESSANTA VANI, VENTI APPARTAMENTI, MA NESSUNO HA MAI CENSITO CHI CI VIVE… QUELLO CHE E’ CERTO E’ CHE VI HANNO LA RESIDENZA I VERTICI DEL MOVIMENTO, COMPRESI PARENTI E CONGIUNTI E CHE LE UTENZE SONO ATTIVE (IN UN EDIFICIO “ABUSIVO”)
Nel cuore della capitale, con vista sulle cupole della basilica di Santa Maria Maggiore, la stazione Termini dietro l’angolo- Il palazzo sede ufficiale di CasaPound è un edificio pubblico occupato senza titolo dal 27 dicembre 2003.
Si tratta invece di sessanta vani, almeno una ventina di appartamenti in una zona dove i prezzi di mercato sono tra i più alti di Roma.
Sei piani, una quarantina di finestre con affaccio sulla centralissima via Napoleone III, una terrazza con vista mozzafiato. Una sala per gli incontri politici all’ultimo piano dove ospitare presentazione di libri, conferenze stampa e confronti in diretta streaming,
«Un appartamento normale per una famiglia con due camere da letto in via Napoleone III? Non meno di 1.100 euro al mese», spiega una agenzia immobiliare di piazza Vittorio.
Un valore sul mercato degli affitti di circa 25 mila euro al mese – includendo anche gli spazi per le iniziative politiche – 300 mila all’anno, più di quattro milioni nei 14 anni di occupazione abusiva.
Soldi che ha perso il Demanio, ovvero lo Stato, proprietario dell’immobile.
Censire le famiglie, individuando le fragilità sociali, è l’atto che normalmente la Prefettura chiede prima di liberare un edificio occupato. .
Ma nel caso di CasaPound nessuno sa chi vive nell’edificio nel quartiere dell’Esquilino.
E nessuno sa se qui abbiano preso casa famiglie veramente in stato di bisogno. Quell’edificio è un’isola abusiva di fatto sconosciuta, mai censita. Invisibile, tanto da essere stata curiosamente esclusa, nel 2010, dalla mappatura degli edifici occupati abusivamente compilata dalla Commissione sicurezza di Roma Capitale, all’epoca della giunta guidata da Gianni Alemanno.
Abusivi, ma “per necessità ”, sostengono da sempre i militanti della tartaruga frecciata. È così?
All’Espresso risultano residenti nel palazzo occupato i vertici nazionali dell’organizzazione di estrema destra.
A partire dal candidato premier Simone Di Stefano, che al momento della presentazione delle liste per le politiche del 2013 ha dichiarato come residenza anagrafica proprio via Napoleone III, civico 8.
C’è poi la moglie del presidente Gianluca Iannone, Maria Bambina Crognale, che alla Camera di Commercio nel 2014 aveva dichiarato quello stesso domicilio nelle schede delle società dove ancora oggi ha ruolo di rilievo.
È una delle socie della catena di ristoranti “Angelino dal 1899”, con locali nella capitale, a pochi passi dal Colosseo, vicino alla stazione centrale di Milano, a Malaga e a Lima, in Perù.
Un piccolo impero della ristorazione.
E, ancora, tanti altri volti noti dell’estremismo di destra romano. Tutti in “emergenza abitativa”?
Davide Di Stefano – fratello del candidato premier che nel 2011 rivendicava con orgoglio: «Io abito qui». Gratis, in un edificio pubblico..
Le utenze di acqua e luce, ad esempio, sono attive nonostante il decreto Lupi del 2014 richieda l’esistenza di un titolo abitativo valido per l’allaccio delle utenze.
Nel 2004 vi fu un primo distacco, per disattivare le vecchie utenze Acea e Telecom intestate al ministero. Il 10 febbraio del 2016 la Polizia di Stato ha fornito il supporto per il taglio delle forniture, poi però misteriosamente riallacciate.
Acea – società partecipata al 51 per cento dal Comune di Roma – non vuole commentare la questione trincerandosi dietro alla privacy
Impossibile, dunque, sapere a chi siano intestate oggi le utenze. E chi le paga, se qualcuno le paga.
(da “L’Espresso”)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
“QUI IL 50% DELLE DOMANDE DI VOLUNTARY DISCOSURE”…E’ LA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA
“La Lombardia è la terra degli evasori fiscali. Ci sono state il 49,07% delle istanze di voluntary disclosure, in termini di capitalizzazione siamo al 47/48% del totale complessivo, che è di circa 60 miliardi di euro”.
Lo ha detto il procuratore di Milano, Francesco Greco, intervenendo al convegno su criminalità e tutela delle imprese, in Bankitalia a Milano. “E’ un problema serio – ha aggiunto – La Lombardia è di gran lunga al primo posto, poi ci sono il Piemonte e l’Emilia Romagna”.
“Mi fa piacere pensare che qui si è creato un network positivo, un circolo virtuoso, tra procura, guardia di finanza, Agenzia delle entrate e commercialisti, per cui c’è stata una maggior richiesta di voluntary disclosure”.
In Veneto, fa notare il procuratore, “le percentuali sono vicine allo zero”.
Secondo Greco, la voluntary è un sistema positivo “perchè è difficile aggredire capitali all’estero. Quindi meglio farli rientrare pacificamente”.
In più “ci ha creato un patrimonio informativo enorme, con cui tutt’ora stiamo organizzando per le nostre attività di indagini”. Solo dalla Svizzera, ad esempio, sono arrivati 400mila conti bancari.
Una preoccupazione forte, quella emersa al convegno, anche sul tema della criminalità organizzata.
A margine è intervenuto il vicepresidente di Assolombarda Antonio Calabrò: “Il costo per le imprese, per la presenza di mafia, camorra e ‘ndrangheta è molto alto. Si turba il mercato e si introducono elementi di concorrenza illecita, che penalizzano chi lavora onestamente. C’è un timore molto forte per le imprese”.
E ha aggiunto: “L’evasione fiscale, la corruzione e le illegalità mettono in seria difficoltà il meccanismo economico della Lombardia, del Piemonte, dell’Emilia Romagna, della Liguria e del Veneto, le aree in cui cresce di più il sistema Paese”, ha aggiunto.
“Ci sono molti anticorpi, un ottimo lavoro già in corso da parte degli inquirenti e della magistratura. Un lavoro fatto anche dall’Anac, ma è necessario anche avere una sensibilità dell’opinione pubblica, a partire dal mondo delle imprese. La mafia è un concorrente assoluto della civiltà “.
Anche il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, ha sottolineato che “il codice degli appalti non basta più, le mafie hanno trovato strade diverse per acquisire gli appalti che lo superano”. Serve invece “una banca dati per inserire le imprese che partecipano agli appalti e smascherare i cartelli che puntualmente vengono costituiti” dalle organizzazioni criminali.
(da agenzie)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
L’AD DI BANCA MEDIOLANUM: “C’E’ UN CLIMA DI SFIDUCIA E PAURA, MOLTI CLIENTI CI CHIEDONO COME PORTARE I SOLDI ALL’ESTERO IN MODO REGOLARE”
Tra i clienti di Banca Mediolanum “la preoccupazione c’è” a seguito della reazione dei mercati alla manovra del governo. Lo afferma l’amministratore delegato Massimo Doris.
Soprattutto, spiega il banchiere, “abbiamo ricevuto richieste su come portare i soldi all’estero in modo regolare, c’è un clima di sfiducia e paura”
Gli euro continuano a uscire dall’Italia
Forse preoccupati da affermazioni come “Non possiamo fermarci se 7-8 banche sono in difficoltà ” (Luigi Di Maio), “Non si può andare avanti a chiedere unicamente alle banche di sostenere il paese: il cittadino si deve ritenere parte del progetto e dobbiamo chiedergli di crederci” (Laura Castelli), oppure “Sono sicuro che gli italiani ci daranno una mano se serve” (Matteo Salvini).
D’altro canto la situazione comincia a farsi davvero preoccupante se anche Moody’s nel confermare l’outlook stabile sul debito italiano dice anche che questo è comunque garantito dal risparmio privato degli italiani.
La corsa dello spread e i BtP
Gli esperti consigliano di guardare ai titoli a scadenza breve, che risentono meno delle tensioni in corso. Anche il parcheggio della liquidità sui conti deposito o sul conto è da valutare. Rende zero ma consente di stare lontano dalle perdite e di valutare con calma, una volta passate le bufere, che cosa fare.
In ogni caso chi vuole mettere al sicuro i propri soldi in una banca estera tradizionale (per esempio in Germania) lo può fare con un conto corrente che gli consenta di fare tutti i tipi di operazioni. Deve risiedere legalmente in un paese dell’Ue e ha il diritto di aprire un “conto di pagamento base”.
Di solito il conto consente di effettuare operazioni standard: depositi, ritirare contante, ricevere o eseguire pagamenti (ad esempio addebiti diretti o acquisti mediante carta). Dovrebbe anche prevedere una carta di pagamento utilizzabile per ritirare contante ed effettuare acquisti, sia online sia in negozio.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
“I GIOVANI NON CADANO NELLO STESSO ERRORE”
“Sappiamo come cominciano i populismi: seminare odio. Non si può vivere seminando odio”. Papa Francesco si rivolge ai giovani durante l’incontro di presentazione all’Augustinianum del progetto e del libro La saggezza del tempo, scritto insieme a padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica.
Per Bergoglio è importante “che i giovani conoscano come nasce un populismo” e fa riferimento “a Hitler nel secolo scorso, che aveva promesso lo sviluppo della Germania“.
“I giovani non hanno l’esperienza delle due guerre — ha aggiunto il Papa -. Io ho imparato da mio nonno che ha fatto la prima nel Piave tante cose, anche le canzoni ironiche contro il re e la regina. Cosa lascia una guerra? Milioni di morti nella grande strage. Poi è venuta la seconda, l’ho conosciuta a Buenos Aires con tanti migranti arrivati: italiani, polacchi, tedeschi. Sentendo loro, capii, tutti capivamo, cos’era una guerra che da noi non si conosceva. Credo sia importante che i giovani conoscano il risultato delle due guerre del secolo scorso. È un ‘tesoro’, negativo, ma prezioso per creare le coscienze. È importante perchè non cadano nello stesso errore“.
Durante l’incontro è tornato anche sul tema dei migranti, di cui aveva parlato anche durante la conferenza mondiale sulla xenofobia, e della necessità di un intervento da parte della comunità internazionale.
“I migranti — ha continuato il papa — vanno accolti col cuore e le porte aperte. La chiusura è la strada del suicidio. È vero che si devono accogliere i migranti, ma si devono accompagnare e soprattutto si devono integrare“.
Secondo Bergoglio “un governo deve avere cuore aperto per ricevere, le strutture buone per fare la strada dell’integrazione, e anche la prudenza di dire ‘fino a questo punto posso, poi non posso più’”.
Ma la questione della migrazione, ha ricordato, “è l’emergenza di tutta l’Europa: si metta d’accordo perchè il peso più grande lo hanno portato l’Italia, la Grecia, la Spagna, e anche Cipro“. E ha concluso: “Cosa faccio io quando vedo che il Mediterraneo è un cimitero? Dico la verità : soffro, prego, parlo, non dobbiamo accettare questa sofferenza”.
(da agenzie)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
RAPPORTO ISTAT: FENOMENO IN CRESCITA, MOLTI COSTRETTI A LIMITARE I CONSUMI
Cresce in Italia il numero di persone che soffrono di “povertà energetica”.
Nonostante vivano in una delle nazioni cone le infrastrutture più avanzate d’Europa (e dove non mancano di certo le forniture di materia prima), sono in aumento le famiglie che non riescono a pagare le bollette o che non riesce riscaldare in maniera adeguata la propria abitazione”.
Si tratta di un fenomeno già al centro dell’attenzione, sia delle istituzioni e delle ong che si occupano di disagio sociale, sia da parte di chi segue i temi dell’energia.
Ma un nuovo allarme è contenuto da un documento appena pubblicato dall’Istat che riprende i Sustainable Developement Goals: i 17 abiettivi adottati nel 2015 dall’Assemblea delle Nazioni Unite per “porre fine alla povertà , proteggere il pianeta assicurare prosperà a tutti”.
Tra questi obiettivi, c’è anche la necessità non solo di sviluppare politiche in favore dell’ambiente, ma nche di assicurare alle famiglie più bisognose un livello di energia adeguato per le proprie necessità .
Eppure, l’obiettivo di sconfiggere la povertà energetica non solo è ancora lontano dall’essere raggiunto, ma coinvolge anche la parte più avanzata dell’Unione Europea e, ovviamente l’Italia.
Come segnalato dalla rivista Energia, il rapporto dell’Istat ha messo in evidenza come anche nel nostro paese “cresce la quota di popolazione che non riesce a riscaldare l’abitazione”.
Un fenomeno che, seconda i dati citati relativi al 2016, riguarda il 16,5% delle famiglie italiane, poco più di 9 milioni di persone, considerando il dato di 2,3 membri a nucleo.
Un fenomeno di stretta attualità , visto gli aumenti delle tariffe per l’elettricità e il gas naturale degli ultimi due trimestri e considerando che ulteriori rincari (per le condizioni generali del mercato nonchè dei prezzi della materia prima) saranno inevitabili anche con la fine dell’anno.
Aumento dei prezzi, del gas in particolare nelle regioni del centro-nord Italia, costringe le famiglie in stato di disagio a ridurre i consumi, rendendole più vulnerabili. Allarme povertà energetica: “Una famiglia su sette non riesce a riscaldare casa”. Il freddo si paga in morti mentre le bollette sono bollenti
Dati confermati di recent anche dall’Osservatorio Ue sulla povertà energetica, un’iniziativa lanciata da Bruxelles per raccogliere e comparare i dati in tutti gli Stati membri sui differenti aspetti dell’accesso all’energia.
Insieme all’Irlanda, abbiamo la terza elettricità più cara della Ue, dietro a Danimarca e Germania, mentre sulgas andiamo sempre in terza posizione, questa volta a braccetto con la Spagna e dietro a Svezia e Portogallo.
Non un caso, forse, che ben il 9,1% delle famiglie italiane abbiano avuto problemi negli ultimi mesi a pagare le bollette dell’energia.
L’Italia è inoltre tra i Paesi con la più alta percentuale di abitazioni umide, con perdite e riparazioni da fare a tetti e infissi (23%, sesta su 28).
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
L’EMENDAMENTO LEGA-M5S CHE AUMENTA LA SOGLIA DI TOLLERANZA
«Per la prima volta nella legislazione si scrive che nei fanghi di depurazione da spargere sui campi agricoli ci possano essere quantità di diossine e idrocarburi elevatissime, per le diossine di 2 volte e mezza, per gli idrocarburi di circa 13 volte maggiori. È una cosa gravissima. Potremmo avere verdure concimate a diossina» a scriverlo è il leader dei Verdi Angelo Bonelli che già nei giorni scorsi aveva denunciato la presenza di una sanatoria per i fanghi di depurazione all’interno del Decreto Genova.
Questa volta secondo i Verdi il pericolo per l’ambiente è rappresentato da un emendamento presentato dall’emendamento all’art.41 sui fanghi di depurazione, destinati ad essere utilizzati come fertilizzante sui suoli agricoli, presentato dai parlamentari Flavio Di Muro (Lega) e Gianluca Rospi (MoVimento Cinque Stelle). Nel Decreto Genova, scritto col cuore dal ministro Toninelli, è presente un articolo che aumenta in maniera arbitraria la soglia di tolleranza per la presenza di idrocarburi nei fanghi prodotti dai depuratori che vengono utilizzati come concime nei campi. L’emendamento, spiega Bonelli, «prevede che nei fanghi di depurazione da spargere nei campi ad uso agricolo possano essere presenti PCDD e PCDF (diossine) Pcb (policlorobifenili) Toluene, Selenio ed Ipa (idrocarburi policiclici aromatici)».
Secondo i Verdi in questo modo si autorizza «ad accumulare sui terreni destinati all’agricoltura diossine, pcb e microinquinanti tossici trasformando nel tempo quei terreni in aree da sottoporre a bonifica e contaminando le matrici ambientali e la catena alimentare».
Grazie al nuovo emendamento presentato dalla maggioranza per Bonelli sarà consentito utilizzare le diossine per concimare coltivazioni di cavoli e altre verdure (e anche in risicoltura).
Per il Ministero dell’Ambiente invece — riferisce il Fatto Quotidiano — la questione è diversa perchè «la nuova disciplina finalmente fissa limiti precisi in una materia che finora non era stata regolamentata» ma secondo i Verdi non è vero perchè le quantità di quelle sostanze erano già state fissate all’interno del Dlgs 152/2006 (il testo unico in materia ambientale) che stabilisce le soglie per la presenza degli inquinanti.
A ribadirlo sono anche il rapporto 2015 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) sull’utilizzo dei fanghi in agricoltura e una sentenza della terza sezione penale della Corte di Cassazione sull’uso agronomico dei fanghi di depurazione datata 6 giugno 2017 dove si fa esplicito riferimento ai limiti degli idrocarburi stabiliti dalla tabella 1 allegato 5 al titolo V parte IV del TU Ambientale.
Le direttive europee non stabiliscono invece dei limiti perchè gli scarichi civili e i fanghi provenienti dalle abitazioni non dovrebbero in teoria contenerne. L’UE però precisa che i fanghi utilizzati in agricoltura devono essere concimanti e non possono essere inquinanti.
A questo va aggiunto il fatto che già nel Decreto Genova l’articolo 41 prevede che la misurazione per rilevare il livello degli idrocarburi non venga effettuata sulla “sostanza secca” ma sul “tal quale” ovvero un campione al quale può essere aggiunta acqua riducendo quindi la concentrazione degli idrocarburi presenti. Il problema è che lo smaltimento dei fanghi in discarica rappresenta un costo mentre è molto più economico destinarli all’uso agricolo.
Il decreto emergenze di Toninelli individua un’emergenza nell’effetto prodotto delle sentenze del TAR in seguito ai ricorsi di una sessantina di comuni contro lo sversamento dei fanghi di depurazione sui terreni agricoli.
Invece che risolvere il problema stabilendo dei limiti o imponendo di smaltire i fanghi nel modo meno inquinante possibile il decreto finisce per agevolare le società che gestiscono gli impianti di depurazione a tutto svantaggio dei cittadini.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
AUTOBUS CHE NON PASSANO, SPAZZATURA CHE NESSUNO RACCOGLIE, PARCHI DEGRADATI, CITTADINI CHE MUOIONO PER BUCHE IN STRADA, AMMINISTRAZIONE INCOMPETENTE
Piazza del Campidoglio gremita di gente? Speriamo di sì. Se il 27 Ottobre alle 10.30 verranno tutti quelli che continuano ogni minuto a darci l’adesione il sit-in sarà affollato.
Perchè in molti hanno capito che non ci saranno sigle, nè partiti, nè grandi uomini che dal palco ci racconteranno la loro verità . Perchè non si può continuare così.
Sono 28 mesi che Roma è nelle mani dell’amministrazione dei 5 stelle. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Da quando esiste l’elezione diretta del sindaco mai la Capitale era stata trattata così male. Ogni giorno mentre si aspetta l’autobus che non passa, mentre si passa accanto alla spazzatura che nessuno raccoglie, quando si portano i bambini a giocare nei parchi incolti, cercando di scansare il pericolo della caduta degli alberi, si avverte l’enorme incompetenza di questa amministrazione e di chi la guida.
La gente muore per strada a causa delle buche oppure investita sulle strisce sbiadite.
Il disprezzo per la qualità dello spazio pubblico coincide con il disinteresse e la lontananza dalla vita reale dei cittadini. E dal Campidoglio non arriva alcuna spiegazione. La rabbia, il malumore e la frustrazione per ora sono rimasti nelle pagine Facebook.
I giornali ci raccontano in uno stillicidio quotidiano l’inadeguatezza di una Giunta senza visione nè strategia.
Impossibile tenere il conto delle manchevolezze di chi dovrebbe governare la città . È arrivata l’ora di scendere in piazza, vogliamo farci vedere.
Perchè nessuno può farcela da solo, insieme possiamo creare la differenza.
In molti hanno creduto alle 6 donne molto testarde. E il numero 6 ci riporta al 6 maggio con la morte sulla Via del Mare di Elena Aubry, sbalzata dallo scooter perchè la strada è dissestata. E nessuno la aggiusta.
L’8 maggio si incendia l’autobus a via del Tritone. Mentre la foto faceva il giro del mondo noi ci siamo telefonate e poi viste e poi riviste. Abbiamo trovato un nome: “Roma per tutti e tutti per Roma” e aperto un gruppo chiuso su Facebook. Le adesioni oggi sono più di 20mila.
E poi altri si sono fatti trascinare dal nostro entusiasmo. Tutti abbiamo un lavoro e una famiglia e molte altre cose da fare.
Puro impegno civico per amore della nostra città Roma così maltrattata. D’altronde anche la manifestazione a Londra per un altro referendum sulla Brexit è nata così, dal passaparola.
Negli Stati Uniti per sostenere i candidati anti-Trump nelle elezioni di mid-term il prossimo novembre molte donne hanno messo a disposizione tempo, energia, tinelli e cucine.
Pensiamo che sia necessario che qualcuno dia voce e offra risposte credibili alle richieste che arrivano dai cittadini, specialmente i più svantaggiati. Ineguaglianze e ingiustizie quando vengono ridotti e decapitati i servizi sociali sono destinate a crescere. Tutto questo mentre il vice-presidente del consiglio promette di abolire la povertà .
La manifestazione del 27 Ottobre sarà solo l’inizio di una mobilitazione permanente, stiamo raccogliendo dati, informazioni, proposte e le presenteremo alla Giunta.
Stiamo già pensando al futuro.
Roma per tutti e tutti per Roma
(da “Huffingtonpost“)
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