Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
LA CONCESSIONARIA DELL’A24 E A25: “IL TERMINE DELLA DIFFIDA E’ SCADUTO, NON CI SONO I DECRETI ATTUATIVI PER SBLOCCARE I FONDI”
“Il termine della diffida è scaduto oggi, non ci sono i decreti attuativi per sbloccare i fondi. Nei prossimi giorni presenteremo un esposto in Procura sul quale i nostri avvocati stanno lavorando”.
Così i vertici di Strada dei Parchi Spa, la concessionaria delle autostrade A24 e A25, sulla questione dei fondi, circa 192 milioni di euro, sulla messa in sicurezza sismica dei viadotti delle due arterie che collegano l’Abruzzo con il Lazio.
Nel documento inviato lunedì scorso, Sdp ha dato un ultimatum di cinque giorni al ministero per le Infrastrutture e Trasporti, sottolineando che “non è dato in alcun modo sapere per quale ragione il ministero concedente non si faccia ancora oggi parte diligente rispetto all’adempimento dei compiti di propria competenza mediante il sollecito rilascio dei provvedimenti approvati dei progetti al fine di consentire l’avvio dei lavori urgenti”.
E davanti al silenzio nella giornata di oggi, Sdp ha deciso di far ricorso alla magistratura: “Sarà la magistratura a verificare le responsabilità , non abbiamo altra scelta perchè a circa un mese dall’approvazione del decreto Genova e nonostante i tentativi quotidiani che facciamo per vedere emessi i decreti attuativi da parte degli uffici competenti – spiegano ancora da Sdp – si continuano a frapporre ostacoli pretestuosi che ci impediscono di avere i documenti necessari per operare”.
Da giorni è in atto uno scontro frontale tra la concessionaria e il ministero sulla sicurezza sismica delle due autostrade ritenute strategiche in caso di calamità naturali: per Sdp A24 e A25 sono sicure “anche se sono urgenti lavori sui viadotti”, per il ministro Danilo Toninelli, il quadro è allarmante. “È una situazione diventata insostenibile a fronte delle responsabilità a cui veniamo quotidianamente richiamati”, concludono i dirigenti di Sda.
Di oggi l’annuncio del presidente vicario della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli, sull’emendamento predisposto per escludere l’Abruzzo e il Lazio dal decreto Genova salvando i fondi già assegnati dal Masterplan, che avrebbe dovuto anticipare le risorse per la messa in sicurezza anti sismica dei viadotti delle due arterie.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
DECRETO SICUREZZA E LEGITTIMA DIFESA, ESISTONO ANCHE GRILLINI PERBENE CHE NON SI SONO VENDUTI AI RAZZISTI PER UNA POLTRONA
Due fronti caldissimi per la maggioranza. Due provvedimenti cari alla Lega guardati con sospetto o aperta ostilità dall’ala sinistra dei 5Stelle.
Legittima difesa e decreto sicurezza sono entrambi all’esame del Senato.
Sul decreto sicurezza arriva l’altolà di Gregorio De Falco che avverte: “Ci sono alcuni principi sui quali non posso deflettere avendo giurato sulla Costituzione, da militare. E mantengo questo giuramento”.
Una risposta ai giornalisti che chiedevano al senatore – ex ufficiale della capitaneria di porto – cosa farebbe nel caso in cui fosse lo stesso vicepremier Di Maio a chiedergli di ritirare gli emendamenti in nome dell’accordo politico con l’alleato leghista. “La questione è molto semplice – aggiunge De Falco – seguo le indicazioni del presidente Mattarella”.
Ma tensioni nella maggioranza ci sono anche sulla legittima difesa. Sono circa 80 gli emendamenti presentati in aula.
La maggior parte delle richieste di modifica sono targate Leu (primo firmatario Pietro Grasso), Forza Italia (molti scritti da Giacomo Caliendo) e Pd.
Ma ci sono molte obiezioni anche in casa M5S. E le perplessità arrivano sempre da parlamentari dell’area vicina al presidente della Camera, Roberto Fico.
In tutto 7 emendamenti M5s, tutti o quasi a firma dei senatori Gregorio De Falco, Paola Nugnes e Elena Fattori.
Si tratta di richieste di modifica del testo che mirano a ridimensionare la legittima difesa, limitando i casi di non punibilità .
Ad esempio, si elimina l’ipotesi di “grave turbamento” perchè venga riconosciuta la legittima difesa. Esattamente come era già successo durante l’esame in commissione, anche se poi i 5 stelle avevano ritirato gli emendamenti prima che fossero messi in votazione dopo un vertice al ministero della Giustizia.
Al momento i 7 emendamenti dei 5 stelle non risultano essere stati ritirati.
Il primo emendamento, a firma Nugnes-Fattori-De Falco mira a sopprimese proprio l’articolo uno del disegno di legge, il cuore del provvedimento, perchè modifica l’articolo 52 del codice penale, definendo la difesa “sempre legittima”.
Per i tre grillini l’articolo va eliminato.
Un altro emendamento, pur facendo salvo l’articolo 1, chiede di sopprimere il termine “sempre”.
E ancora, i tre pentastellati chiedono di sopprimere l’intero articolo 2 del testo, altro caposaldo della riforma in quanto va a modificare l’articolo 55 del codice penale sull’eccesso colposo.
Un’altra modifica inserisce all’articolo 2 che la punibilità è esclusa se il soggetto ha agito “con colpa lieve”.
Tra le più importanti richieste di modifica, c’è quella che punta ad eliminare tra le ipotesi di non punibilità lo stato di “grave turbamento”.
Infine, i tre senatori pentastellati chiedono che all’articolo 7 del ddl venga comunque riconosciuta in sede civile la responsabilità del soggetto che si è difeso, mentre il testo all’esame dell’Aula la esclude se si è agito per legittima difesa.
(da agenzie)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
“E’ FACILE PER I VIGLIACCHI PRENDERSELA CON I PIU’ DEBOLI”
Guardo la cameretta di Matteo, i suoi giochi e tutto il materiale che usa e usiamo assieme a lui per aiutarlo a uscire dal suo isolamento.
Penso ai suoi compagni di scuola, alle sue maestre, ai suoi terapisti.
Penso a tutte le persone che lo conoscono e che gli vogliono bene. Penso a me, alla sua mamma. Penso a lui, che ti guarderebbe e ti direbbe “ciao”, senza preconcetti, senza pregiudizi.
Penso a quanto impegno ci mette nel buttare giù ogni giorno un mattoncino di quel grande muro che lo separa da noi.
Vorrei che sentissi quando piange, probabilmente infelice perchè non riesce a comunicarci cosa pensa o cosa vuole.
Perchè gli autistici, caro Beppe, sono persone che soffrono, quanto e più di noi.
E allora perchè tirarli in ballo in discorsi che non li aiutano ad alleviare il loro dolore? Perchè prendersela con loro? Perchè?
Non sai quante piccole e grandi continue battaglie quotidiane dobbiamo affrontare per farli riconoscere come persone.
C’è tanta strada da percorrere per superare i pregiudizi, l’indifferenza e l’ignoranza e dar loro un futuro migliore, nel quale si sentano meno soli di quanto siano ora.
Perchè gli autistici sono soli. Lontanissimi da quella piazza dove parlavi. Anzi, loro hanno paura del troppo rumore e dei posti troppo affollati.
Gli autistici però – assieme alle loro mamme e ai loro papà – non hanno colpa della loro condizione.
E fra le poche cose che chiedono c’è, al primo posto, quella di non essere giudicati e di non farsi beffe di loro, perchè così è facile, come è facile per i vigliacchi prendersela con i più deboli.
Questi ragazzi spesso non parlano, ma quando qualcuno li ferisce, loro te lo fanno capire. È per questo che non possiamo restare in silenzio.
Ed è per questo che le tue parole stanno raccogliendo tanta indignazione.
Marco Sabatini Scalmati
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
L’ANALISI DEL NEW YORK TIMES: 920 UOMINI IN VISTA ACCUSATI DI CONDOTTE SESSUALI INAPPROPRIATE
Nel primo anno di #Metoo almeno 200 uomini di potere hanno perso il loro posto dopo la pubblicazione delle accuse di molestie sessuali nei loro confronti.
E quasi la metà (43%) di quelli sostituiti sono stati rimpiazzati da una donna: di questi un terzo nei media, un quarto nel governo e un quinto nel mondo dell’arte e dello spettacolo.
E’ quanto emerge da una analisi del New York Times dopo lo scandalo Weinstein.
Nell’anno precedente #Metoo furono meno di 30 le persone di alto profilo a dimettersi o ad essere licenziate dopo accuse pubbliche di aggressione sessuale.
“Non abbiamo mai visto nulla del genere prima”, ha commentato Joan Williams, un professore di legge che studia tematiche di genere all’University of California.
“Le donne sono sempre state viste come un rischio, ad esempio per avere un figlio. Ma ora gli uomini sono visti come assunzioni più rischiose”, ha aggiunto.
Nell’anno di #Metoo inoltre sono almeno 920 le persone in vista finite nella lista di quanti sono stati accusati di condotte sessuali inappropriati.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
E’ LA PRIMA VOLTA CHE AVVIENE UNA BOCCIATURA IMMEDIATA, TRE SETTIMANE DI TEMPO PER INVIARE UNA NUOVA BOZZA
La Commissione europea ha bocciato la bozza di manovra italiana. Il collegio dei commissari – riunito nella sede dell’Europarlamento di Strasburgo – ha già dato il via libera all’opinione negativa sul Documento programmatico di bilancio che il governo aveva presentato il 15 ottobre scorso.
È la prima volta che la Commissione decide la bocciatura immediata, applicando così il secondo comma dell’articolo 7 del regolamento 473 del 2013, quello che le consente di respingere una manovra nei primi 15 giorni (le opinioni sugli altri bilanci saranno pubblicate entro la fine di novembre).
L’Italia ora ha tre settimane di tempo per inviare una nuova bozza di bilancio.
L’attesa bocciatura alla fine è arrivata: la Commissione Ue ha deciso di respingere il Documento programmatico di bilancio italiano e di chiederne uno nuovo, che dovrà essere inviato entro tre settimane a Bruxelles. L
o ha stabilito, riferiscono fonti europee, il collegio dei commissari: dall’esecutivo europeo è giunta la richiesta “di sottomettere di nuovo il Documento programmatico di bilancio. E’ la prima volta che lo facciamo. E’ una mossa senza precedenti”, ha spiegato una fonte in vista della conferenza stampa del vice-presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, per l’annuncio ufficiale.
La mossa era prevedibile dopo lo scambio di lettere tra l’esecutivo europeo, rappresentato dagli ‘addetti’ alle questioni economiche Dombrovskis e Moscovici, e il Tesoro italiano.
Una prima missiva targata Ue aveva chiesto a Roma di rivedere i contenuti del progetto di bilancio, in considerazione che la previsione di un deficit/Pil al 2,4% nel 2019 (per altro con una previsione di crescita dell’economia all’1,5% sulla quale in molti hanno espresso dubbi) avrebbe generato una “deviazione significativa” dalla traiettoria concordata sui conti pubblici.
Un cambio di rotta non ammissibile, per un Paese con il debito oltre il 130% del Pil
A quel richiamo, il governo ha deciso di fare spallucce: pur ammettendo di aver scritto un documento che rigetta gli impegni presi in passato, il ministro Tria ha definito indispensabile la scelta per riportare l’Italia alla crescita sostenibile.
Ma – stando a quanto ricostruito a Strasburgo – le posizioni si sono compattate contro la richiesta ulteriore di sforamento italiano ed evitare l'”opinione negativa” che mette l’Italia dietro la lavagna è diventato impossibile anche per i fautori della linea morbida.
Alle ragioni strettamente tecniche – spesa pubblica in aumento eccessivo, assenza di rassicurazioni sul calo del debito e target di bilancio in genere – si sono sommate dunque le pressioni politiche che hanno messo la posizione di Lega e M5s in un vicolo cieco.
A questo punto, se l’Italia non si vorrà adeguare alla nuova richiesta di revisione, rischia di aprirsi una procedura per il debito tricolore che potrebbe a sua volta portare a sanzioni e in ogni caso a una stretta sorveglianza sulle finanze pubbliche.
(da agenzie)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
I CENTRI SOCIALI, DI DESTRA E DI SINISTRA, NON VANNO CHIUSI MA AD ALCUNE CONDIZIONI
I centri sociali, di destra o di sinistra, lo sosteniamo da tempo, NON VANNO CHIUSI, laddove rappresentino un centro di aggregazione sociale di quartieri degradati e di giovani minoranze.
A una condizione: che rientrino nella legalità e non vengano commessi reati.
In concreto: vanno tutelati gli interessi privati dei proprietari legittimi, proponendo nel caso soluzioni alternative. E con tutti gli immobili degradati e dismessi dallo Stato, non sarebbe un grosso problema trasferire un centro sociale in un’altra sede idonea.
Nello specifico è intollerabile che venga impedito l’accesso alle autorità preposte alla verifica, quando il buon senso dovrebbe indurre a una transazione.
Ultimo dettaglio: se gli alloggi sono destinati a famiglie di senzatetto in difficoltà è giusto riconoscere il valore sociale sociale dell’iniziativa.
Ma se devono servire per far risparmiare l’affitto ai dirigenti e ai loro congiunti che poi gesticono pure attività imprenditoriali, non è solo cattivo gusto, ma anche il tradimento dello spirito originario dell’occupazione.
Tanto per capirci.
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
BLOCCATO IL TENTATIVO DI VERIFICARE CHI ALLOGGIA REALMENTE ALL’INTERNO DELLO STABILE OCCUPATO ABUSIVAMENTE A ROMA DA 15 ANNI E SOGGETTO A SFRATTO MAI ESEGUITO
“Se entrate sarà un bagno di sangue”. Questa la minaccia rivolta dai militanti di Casapound ai militari della guardia di finanza, che hanno così dovuto rimandare lo sgombero del quartier generale delle ‘tartarughe’, concordato in realtà da diversi giorni tra gli agenti della Digos e i leader del partito.
L’espisodio, raccontato dal Corriere della Sera, è andato in scena ieri pomeriggio: le fiamme gialle, inviate allo stabile di Via Napoleone III dalla procura della Corte dei Conti, hanno provato ad entrate nell’edifico, di proprietà del Comune e occupato abusivamente dai neofascisti dal 27 dicembre 2003.
Ma l’operazione, come detto, si è risolta in un nulla di fatto, nonostante le precisazioni dei militari sulla natura dell’operazione:
“In realtà il colonnello Pietro Sorbello chiedeva solo di poter eseguire il mandato della procura regionale della Corte dei Conti che, per quantificare lo spreco di questi anni, ha avviato una serie di approfondimenti, alcuni dei quali, come è ovvio, da eseguire all’interno dello stesso edificio.All’ultimo però qualcuno del movimento avrebbe cambiato idea e i militanti di Casapound fra cui Mauro Antonini avrebbero intimato l’alt alla finanza minacciando di ricorrere alla violenza”.
I pm tuttavia non demordono, e proveranno ad acquisire la documentazione necessaria a ricostruire la storia dell’occupazione – e quindi il danno erariale – in altri modi. Oppure, c’è da scommetterci, con un nuovo blitz nelle possime settimane.
Stavolta senza preavviso.
L’inchiesta, comunque, prosegue. Il pm Minerva, titolare del fascicolo, intende ricostruire le eventuali responsabilità dei pubblici ufficiali che non avrebbero inviato alla Prefettura richieste di sgombero, tollerando la situazione di abusivismo.
Per i pm lo spreco sarebbe evidente, visto che sitratta di un edificio demaniale, affidato in gestione al ministero dell’Università che, anni fa, aveva anche sporto una denuncia in prefettura.
Gli anni su cui indagano gli inquirenti sono gli ultimi dieci, visto che il periodo precedente risulta ormai prescritto.
(da agenzie)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
I DATI DELLA GUARDIA DI FINANZA: 6 DICHIARAZIONI ISEE SU 10 SONO TAROCCATE… E SI DOVREBBE CONCEDERE IL REDDITO DI CITTADINANZA SU QUESTA BASE?
Luca De Carolis sul Fatto Quotidiano oggi precisa cosa sta succedendo sul reddito di cittadinanza dopo l’annuncio di Laura Castelli, che sul palco di Italia 5 Stelle ha sostenuto che non ci sarà bisogno di fare richiesta per il sussidio ma sarà lo Stato a calcolare chi ne ha diritto e a concederlo.
La realtà è che così si rischierebbe molto di premiare anche chi non dichiara redditi e beni e si moltiplicherebbero in modo esponenziale i problemi visti con il bonus 80 euro: al variare dei requisiti i beneficiari sarebbero chiamati a restituire anche gli arretrati non dovuti.
La deadline, spiega l’articolo, è fissata ad aprile perchè a maggio ci sono le elezioni europee ma rispetto agli annunci la questione si farà molto più complicata
Ci sarà un portale web che dovrebbe semplificare di molto l’accesso alla domanda di reddito: si entra, si calcola l’Isee (l’indicatore di situazione reddituale e patrimoniale che considera anche la famiglia, che deve essere inferiore a 9.360 euro annui), e si scopre quanto reddito di cittadinanza si può ottenere.
Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio deve ancora sciogliere un nodo cruciale: quanta parte deve essere destinata all’affitto.
Per evitare che il conto finale esploda e per ragioni di equità , l’idea attuale è dividere il reddito di cittadinanza in due parti: 250 euro per l’affitto e 530 per i consumi.
I beneficiari con una casa di proprietà avranno soltanto la parte dei consumi (fino a raggiungere la soglia complessiva di 780 euro mensili).
Nelle speranze dei Cinque Stelle la quota affitto dovrebbe diventare un incentivo per trasformare canoni pagati oggi in nero in regolari contratti d’affitto.
Per i consumi è già stata abbandonata l’idea di distinguere quelli “morali” da quelli “immorali”: non ci sono le possibilità tecniche. by 4W
Insomma, mentre non si capisce perchè uno che paga l’affitto in nero dovrebbe uscire dal tunnel per percepire meno soldi con il reddito di cittadinanza, è evidente che la cancellazione dei paletti e la scelta dell’ISEE, che presenta irregolarità in sei casi su dieci secondo le indagini della GdF, farà felici i molti furbetti che si troveranno soldi sul conto corrente (o su una carta di credito) senza meritarli.
Ma c’è di più:
L’aspirante beneficiario dovrà come prima cosa presentare via web — o a un centro per l’impiego —la Did, la Dichiarazione di disponibilità al lavoro.
A quel punto bisogna distinguere chi deve essere mandato subito al centro per l’impiego per ricevere un’offerta di lavoro o iniziare un percorso di formazione e chi, invece, ha bisogno di essere seguito da un assistente sociale o dal servizio sanitario. Un clochard, una mamma single con figlia carico o un tossicodipendente hanno bisogno di interventi molto diversi rispetto all’ex dipendente, magari pagato in nero,di un’impresa artigiana che ha chiuso.
Oggi, con il Reddito di inclusione, questi casi vengono vagliati da una commissione comunale.
Non è dato sapere come i Cinque Stelle immaginano questo lavoro di separazione dei poveri bisognosi di assistenza dai semplici disoccupati.
Di sicuro i centri per l’impiego — che hanno soltanto impiegati amministrativi non hanno personale e competenze per farla.
E neppure le agenzie private, che possono essere coinvolte soltanto per la ricerca delle offerte di lavoro.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
SENZA GRUPPO AL PARLAMENTO EUROPEO SI PERDONO BENEFICI E DATO CHE NON LI VUOLE NESSUNO LA SOLUZIONE E’ FAR PARTE DEL GRUPPO DEI SERVI DI PUTIN
Luigi Di Maio a In 1/2 Ora ha spiegato che il piano del MoVimento 5 Stelle per le elezioni europee, ovvero la creazione di un movimento transnazionale alleandosi con varie nuove forze in Europa che non sono nè di destra nè di sinistra ma che riportano a valori di fondo come l’europeismo e l’ambiente.
Un piano che non è piaciuto al potenziale alleato Yanis Varoufakis e nemmeno ai Verdi, che hanno respinto l’ipotesi di alleanza con “chi è al governo con l’estrema destra” (ovvero Salvini).
Tuttavia l’europarlamentare Marco Valli, a colloquio con Federico Capurso della Stampa, spiega che per il M5S c’è anche un piano B ed è molto più realistico: bussare alla porta dei sovranisti dopo il voto.
Fino ad ora sono stati stretti accordi di massima con sei forze politiche straniere «esordienti».
La riuscita del progetto dipenderà da loro «e noi siamo pronti a dargli una mano», assicura l’europarlamentare M5S Marco Valli.
«Ci saranno anche delle liste Cinque Stelle al di fuori dell’Italia. Siamo a buon punto nell’organizzazione a Malta e stiamo provando a organizzarci anche in altri paesi con una forte densità di italiani». Un cantiere è aperto in Francia, un altro in Belgio. Non si spera di eleggere europarlamentari, non ce ne sono le forze, ma «sarà una cosa nostra, ancora allo stadio embrionale. Si può sviluppare in Europa e crescere»
«Ma se non eleggeranno nessuno — spiega Valli al quotidiano — il nostro progetto si sgretolerà . Allora le forze di destra di Matteo Salvini e Marine Le Pen diventerebbero la nostra opzione».
Ovvero ecco a voi l’alleanza tra M5S, Le Pen e Salvini
L’unica, in effetti, perchè dagli altri gruppi europei sono arrivati finora solo rifiuti. Ai Cinque stelle hanno detto di no i Verdi, che Valli considera «poco coerenti, e per di più — sostiene l’europarlamentare M5S — finanziati da George Soros».
Si è chiusa anche la porta della sinistra radicale, «nella quale si riconosce parte del nostro elettorato, è vero, ma con loro affiancheremmo il partito di Yannis Varoufakis, quello che si fa pagare 50 mila euro a conferenza».
Non va più bene nemmeno il premier francese Macron, a lungo corteggiato, che si fonderà con i liberali di Alde: «Macron sarà un flop, e Alde detta condizioni capestro».
Insomma, alla fine restano solo i sovranisti di destra. O «il male minore», come lo chiama Valli, «perchè il loro messaggio di cambiamento, quello di Bannon e Salvini, è molto vicino ad altri poteri forti, ad altri interessi. Loro si conformano, noi siamo più radicali».
Certo, però, «non possiamo rimanere senza gruppo, perchè non conteremmo più nulla», senza uffici nè fondi per staff e portaborse.
È anche la paura, allora, a spingere per una «trattativa dopo il voto, che sarà necessaria anche se complicata».
L’ostacolo più grande sulla strada che porta all’abbraccio con i sovranisti è la resistenza espressa dallo stesso Salvini all’idea di ritrovarsi in casa i Cinque stelle.
Un veto che — sperano gli strateghi di Di Maio possa cadere dopo i risultati del voto, quando potrebbe replicarsi una condizione di stallo simile a quella italiana.
(da “NextQuotidiano”)
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