Destra di Popolo.net

COME LA STAMPA ESTERA CI PRENDE PER IL CULO PER LA STORIA DI SALVINI E ISOARDI: “IL RESPINGIMENTO DI MATTEO COME FOSSE UNA ONG”

Novembre 6th, 2018 Riccardo Fucile

“UNA SOAP OPERA”… “LA FIDANZATA GLI CONSEGNA IL DECRETO DI ESPULSIONE”..,. “L’UOMO CHE VUOLE ESPELLERE GLI IMMIGRATI E’ STATO CACCIATO DALLA CAMERA DA LETTO”

Davvero non ci voleva, proprio adesso che l’Italia aveva iniziato a farsi rispettare in Europa e nel mondo ecco che Elisa Isoardi decide di annunciare urbi et orbi la fine della sua relazione con il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
La notizia   ha fatto il giro del mondo rimbalzando sui principali quotidiani.
Perchè in un’epoca in cui un Presidente USA parla di “prendere le donne per la figa” e un’ex presidente del consiglio rimarrà  nella storia per i suoi bunga bunga non era ancora successo che un leader politico venisse scaricato via Instagram.
Non sarà  un affare di stato ma l’affaire tra il ministro e la ex modella segna una tappa — non è ancora dato di sapere quanto fondamentale — nel processo di spettacolarizzazione della politica.
Per una volta possiamo essere orgogliosi del primato del nostro Paese: prima gli italiani.
Da fuori però la vicenda del respingimento di Salvini, che si è visto chiudere le porte di casa Isoardi con un post, manco fosse la nave di una Ong o un porto siciliano da chiudere via Twitter viene vista e raccontata con una certa ironia.
Il sito del network russo RT vince il premio per il titolo più bello con all by my-selfie e riporta addirittura il commento della deputata PD Alessia Morani che ha definito tutta la vicenda una soap-opera sudamericana.
Anche The Times of Malta (un paese con cui Salvini non è mai stato in buoni rapporti) dà  la notizia definendo la relazione sentimentale tra Isoardi e Salvini «Italy’s real-life soap opera».
Noi italiani non abbiamo una royal couple e nemmeno dei royal baby ma Salvini&Isoardi sono quanto di più vicino ci è toccato in sorte. Ed è finita male.
Il Times è più diretto e dà  la notizia con un titolo che suona più o meno come “la fidanzata di Matteo Salvini gli consegna il decreto di espulsione con un post su Instagram”.
L’uomo che voleva espellere gli stranieri dall’Italia è stato cacciato dalla camera da letto della fidanzata.
Sputnik News invece pone l’accento sulle reazioni indignate delle salvinettes che sono arrabbiare per il modo con cui la Isoardi ha trattato un’importante carica istituzionale. Il quotidiano spagnolo El Pais è quello che maggiormente racconta i dettagli degli alti e bassi della relazione tra i due, e l’unico che fa notare come sullo sfondo ci sia la questione delle nomine dei dirigenti RAI, in particolare quella di Casimiro Lieto, molto vicino alla Isoardi.
Il New York Times ricorda a tutti che negli ultimi tre anni la coppia è stata spesso sulle prime pagine dei giornali di gossip e sempre nel mirino dei paparazzi. Le indignate con la conduttrice de La prova del cuoco farebbero bene a tenerlo a mente. Infine l’Independent ritiene che sia perfettamente adeguato al personaggio di Salvini, che ha costruito la sua immagine proprio sui social, quello di essere scaricato via social.
Per i complottisti dei mercati finanziari invece lo spread ha aperto questa mattina a 291 punti base con un rendimento del 3,34% accelerando a metà  mattina a 300 punti base. Nella seduta di ieri aveva chiuso a 289 bp. Ma qui la Isoardi non c’entra nulla, Salvini e i suoi compagni di governo lo spread sono in grado di alzarlo da soli.

(da “NextQuotidiano”)

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CONTE PERDE LE STAFFE CON SALVINI: “QUESTO NON E’ IL TUO GOVERNO”

Novembre 6th, 2018 Riccardo Fucile

MENTRE RESTANO BLOCCATI I DECRETI SU SICUREZZA E PRESCRIZIONE E IL GOVERNO DEI RAZZISTI VEDE CROLLARE   IL CONSENSO AL 42%

Il colloquio Algeri-Accra, riferisce un retroscena di Repubblica, segna l’apice di una giornata di tensione con pochi precedenti, che questa sera Salvini e Luigi Di Maio cercheranno di superare con un nuovo vertice.
D’altronde, Lega e M5s sono lontanissimi e solo la trattativa tra i due leader può riavvicinarli, sopendo i mal di pancia interni. In ballo sicurezza e giustizia, voti di fiducia e fronde da disinnescare in Senato.
“Questo non è il tuo governo”. I toni nel governo sono talmente aspri che persino Giuseppe Conte, il premier-mediatore, si è sentito in diritto di telefonare a Matteo Salvini per redarguirlo.
Poi c’è il nodo prescrizione, i grillini ci provano prima ritirando e poi ripresentando di fatto lo stesso emendamento contestato, aumentando caos e contestazioni.
II sospetto dei 5 Stelle è che l’opposizione di Salvini non sia tanto sul merito quanto sul metodo, e che forse addirittura nasconda la ricerca del casus belli per far crollare la maggioranza.
Anche per questo Di Maio avrebbe confermato al premier che sul Dl anti-corruzione non farà  nessun passo indietro: “Ne va della mia faccia, della mia credibilità “, gli ha ricordato.
Ma Salvini ha ribattuto sottolineando come lo stop alla prescrizione dopo il primo grado non rientri nel contratto di governo.
Un braccio di ferro che, in ogni caso, vedrà  uno sconfitto. Con conseguenze pesanti in agguato.

(da Globalist)

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GUERRE STELLARI NEL GOVERNO: “BUSSETTI MI HA FATTO FUORI”

Novembre 6th, 2018 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE DELL’AGENZIA SPAZIALE ITALIANA VITTIMA DELLA CACCIA ALLA POLTRONA DELLA LEGA… PROTESTA FIORAMONTI (M5S): “LE DECISIONI VANNO CONDIVISE”

Roberto Battiston è stato revocato dalla presidenza dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Lo rende noto lo stesso Battiston in un tweet. “Oggi il Ministro Bussetti con mia sorpresa mi ha comunicato la revoca immediata dell’incarico di Presidente Asi. È il primo spoil system di Ente di Ricerca”, ha scritto Battiston.
“Grazie – ha aggiunto – alle migliaia di persone con cui ho condiviso quattro anni fantastici di spazio Italiano”.
Battiston era stato confermato presidente appena l’8 maggio scorso, uno degli ultimi atti al governo dell’allora ministra Valeria Fedeli, la quale si è detta “molto sorpresa” dalla revoca “anche perchè la procedura per la conferma è stata fatta correttamente e nei tempi utili”.
Sarebbe infatti stata una verifica formale relativa alle modalità  in cui è avvenuta la nomina, a quanto si apprende dal Ministero dell’Istruzione, la motivazione del ministro leghista relativa alla revoca di Roberto Battiston dalla presidenza.
La notizia apre un nuovo fronte dentro l’esecutivo. “Ho appreso anche io questa notizia dai social network stamattina. Non sarebbe male se decisioni che attengono allo sviluppo ed alla leadership del sistema di ricerca in italia si condividessero anche con il vice ministro, visto che si è occupato di ricerca scientifica per anni” scrive su twitter il viceministro all’Istruzione, il 5 Stelle Lorenzo Fioramonti
Ordinario di Fisica Sperimentale dell’Università  di Trento, Battiston si è laureato presso la Scuola Normale di Pisa.
Nel corso di oltre trent’anni di attività  come incaricato dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare della sezione di Perugia ha lavorato all’interno di collaborazioni scientifiche internazionali, prima nel campo della Fisica sperimentale delle interazioni fondamentali agli acceleratori e più recentemente studiando i raggi cosmici dello spazio.
Nel maggio 2014 era stato nominato presidente Asi dalla ministra Giannini. Il primo febbraio scorso il Comitato di selezione per i presidenti degli Enti di ricerca vigilati dal MIUR, in vista della scadenza del mandato (prevista per il 16 maggio), aveva pubblicato l’avviso di chiamata pubblica alla candidatura per la presidenza dell’Agenzia spaziale, trasmettendo il 18 aprile al ministro gli atti relativi alla procedura di selezione, inclusa la rosa di candidati selezionati con le rispettive valutazioni.
La ministra Fedeli ha firmato il decreto di nomina di Battiston l’8 maggio. Oggi la rimozione, definita polemicamente dallo stesso Battiston “il primo spoil system in un Ente di ricerca”.

(da “Huffingtonpost”)

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NE’ REDDITO, NE’ CITTADINANZA: ECCO COME (NON) FUNZIONA IL BONUS A REGGIO CALABRIA

Novembre 6th, 2018 Riccardo Fucile

DISOCCUPAZIONE ENDEMICA, CAPORALATO AGRICOLO, EMERGENZA MIGRANTI RENDONO LA SITUAZIONE ESPLOSIVA

Dopo le grandi infrastrutture, la prossima battaglia persa dei grillini contro gli alleati-nemici leghisti è quella sul reddito di cittadinanza.
Un esempio basta a spiegare come la misura più elettoralista del programma a cinque stelle rischi di avere un effetto boomerang sul consenso M5S a favore della destra salviniana.
Qualche giorno fa una madre di famiglia della comunità  rom si presenta al Cpi (centro per l’impiego) di Reggio Calabria per informazioni sul sussidio che dovrebbe partire dall’aprile 2019. La donna percepisce al momento un Rei (reddito di inclusione) che verrebbe incrementato fino ai 780 euro del Rdc.
Come il Rdc, il Rei (534 euro al massimo dal primo giugno) è già  vincolato alla ricerca di un lavoro e decade alla terza offerta rifiutata.
Con una battuta il funzionario replica che per le modalità  esatte del Rdc bisogna chiedere a Luigi Di Maio, poi fa il riassunto di quello che ognuno ha letto sui giornali. La donna sembra soddisfatta. Non volendo mostrare meno sense of humour del funzionario, conclude: «Dottore, mandatemi i soldi ma non mi chiamate mai per offrirmi un lavoro».
I leghisti in cerca di consensi al Sud avranno vita facile a strumentalizzare il Rdc come regalia parassitaria a zingari e immigrati. Del resto, immaginare che il Cpi di Reggio possa dare tre possibilità  di impiego ai suoi oltre 45 mila iscritti, che quasi raddoppiano se si parla di città  metropolitana con i Cpi di Gioia Tauro e di Locri, più otto sedi decentrate, è un puro atto di fede.
«Il lavoro non me lo posso inventare», dice un altro impiegato. «I miei colleghi veneti si lamentavano che gli allievi dei loro istituti tecnici all’ultimo anno ricevono cinque proposte di tirocinio di cui quattro vanno perse. Magari avessimo qui una proposta di tirocinio per ogni cinque studenti».
I dipendenti del Cpi dovrebbero anche controllare che chi percepisce il reddito di cittadinanza passi due ore al giorno a cercarsi un lavoro e segnalare ogni inadempienza all’Inps, che eroga il sussidio, e agli uffici giudiziari locali, già  sottodimensionati e puntellati da centinaia di tirocinanti, veri precari di Stato di lungo corso per 500 euro al mese senza contributi e tfr, impiegati a centinaia negli uffici giudiziari della Calabria.
È difficile pensare che in una Procura sovraccarica come quella di Reggio siano ansiosi di dare la caccia anche ai furbetti del sussidio ai quali Di Maio ha minacciato sei anni di carcere dimenticando l’oceano di lavoro nero sul quale il Sud tenta di galleggiare.
A chi non vuole essere disturbato con improbabili offerte di impiego si aggiungono gli immigrati di Riace e di San Ferdinando, una disoccupazione fra le più alte dell’Ue, un tessuto economico messo in ginocchio dai sequestri giudiziari verso le imprese della ‘ndrangheta, sacrosanti ma rimpiazzati dal nulla produttivo.
Insomma, ci sono le premesse perchè Reggio, amministrata dal Pd e al voto nel 2019, finisca in braccio alla reazione come quasi cinquant’anni fa, ai tempi dei Boia chi molla, con un effetto a catena per la Calabria guidata dal democrat Mario Oliverio, anch’egli in scadenza di legislatura l’anno prossimo.
PESCE D’APRILE
I dipendenti dei Cpi della città  metropolitana sono 145 (400 in Calabria, 1737 in Sicilia, ottomila in Italia). Con 48 mila iscritti solamente a Reggio città  fanno l’impossibile in un’area metropolitana di 551 mila abitanti con un tasso di occupati del 37 per cento contro il 59 per cento della media nazionale.
Sessanta di loro hanno alle spalle dieci anni di precariato pagato con fondi Ue. Il loro stipendio era inferiore al Rdc (720 euro al mese per 18 ore a settimana cioè 10 euro l’ora). Sono tutti specialisti, psicologi, orientatori, consulenti d’impresa, e sono appena stati stabilizzati dalla Regione, che ha assunto il coordinamento dei Cpi calabresi, come è accaduto in tutta Italia, Lombardia esclusa. Fanno di tutto, dal counseling alla formazione, e si confrontano con la concorrenza delle agenzie private accreditate dalla Regione, quelle che possono spendere, o dicono di potere spendere, il patrimonio di relazioni, conoscenze, amicizie che rimane la via maestra per trovare un lavoro.
Negli uffici del Cpi di Reggio l’idea di partire con il Rdc la prossima primavera è considerata in linea con la tradizione del primo aprile: uno scherzo. Qualcosa si farà , forse la pensione di cittadinanza che è un adeguamento di posizioni Inps relativamente semplice. Ma sui disoccupati le indicazioni del governo centrale sono ancora vaghe. Qui, come altrove in Italia, ci sono difficoltà  fin dai sistemi informatici che già  nel bando di assunzioni del 1987 dovevano essere unificati a livello nazionale e, trent’anni dopo, continuano a non dialogare.
A Reggio c’è lo stesso software dell’Umbria e dell’Emilia Romagna ma per avere tutte le informazioni sulla posizione di un iscritto a volte è necessario aprire quattro sistemi, dal più vecchio al più nuovo messo a disposizione dall’Anpal, l’agenzia nazionale per il lavoro. Spesso nemmeno questo garantisce di identificare tutte le eventuali esperienze lavorative sul territorio nazionale.
Un altro tema sono i sussidi precedenti, dalla Naspi creata dal governo Renzi nel 2015, all’Asdi, al Sia e infine allo stesso Rei, il reddito di inclusione che qualche giorno fa la Caritas ha chiesto all’esecutivo di non eliminare sottolineando l’aumento dei poveri assoluti da 4,7 milioni di persone nel 2016 a 5,06 milioni nel 2017.
L’idea è di fare confluire tutte queste forme di erogazione nel Rdc. Anche se non è chiaro quanti potranno essere i destinatari: forse 5, forse oltre 6 milioni di residenti in Italia da oltre cinque anni, cittadini e non. La spesa a regime dovrebbe essere di 9 miliardi di euro, incluso l’investimento di 1-1,5 miliardi di euro nei Cpi.
Oltre all’agognato sistema informatico unico, gli arredi dei centri in versione gialloverde dovranno essere identici in tutto il territorio nazionale, analogamente a quanto accade con le banche e gli uffici postali.
LA ‘NDRANGHETA NON DA’ PIU’ LAVORO
A Reggio non sarà  facile. In questa città  spesso gli edifici hanno storie complicate e il Cpi non fa eccezione.
La sede del centro è nella zona sud della città , a pochi passi dallo stadio, e ci si arriva per abitudine senza dovere guardare i cartelli arrugginiti e scrostati seminati per il quartiere Sbarre. La palazzina gialla a due piani è controllata da un immobiliare milanese (Entheos) in mano alla famiglia reggina Remo-Nucera.
Entheos ha dato lo sfratto esecutivo al Cpi per morosità  del Comune, dichiarato in predissesto finanziario ai tempi dello scioglimento per infiltrazioni mafiose e alle prese un piano di rientro dal debito durissimo.
Fino a marzo di quest’anno nella palazzina gialla di Sbarre non si riceveva per appuntamento. Nelle stradine intorno al Cpi la gente dormiva in macchina per arrivare prima all’apertura. Si andava all’assalto. Al confronto, adesso sembra una clinica svizzera. Resta, come in clinica, il senso di una malattia che, a Reggio e al sud, è considerata inevitabile.
La mancanza di lavoro colpisce in modo sistematico i giovani (63 per cento di disoccupati fra i 15 e i 24 anni con punte del 75 per cento fra le donne), quelli che si chiamano Neet con un acronimo inglese (not engaged in education, employment or training). Ma in forte emersione è la fascia di nuova povertà  che investe i cinquantenni rimasti senza impiego durante i sequestri giudiziari, spesso seguiti da fallimenti, di gruppi imprenditoriali legati ai clan come quello di Dominique Suraci, imprenditore della grande distribuzione condannato in giugno a dodici anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.
La casistica umana è sterminata. Per raccontarla ci vuole un doppio anonimato, quello del disoccupato iscritto e quello del dipendente che lo racconta e che dovrebbe chiedere l’autorizzazione scritta del superiore per parlare con la stampa.
Un funzionario racconta la sua esperienza con i casi più difficili, che sono distribuiti tra la fascia giovanile, dove ancora sopravvivono forme di sostegno dei familiari, e quella dei vecchi baby-boomer nati negli anni Sessanta, la più disperata.
In controtendenza con la tradizione solidaristica delle famiglie del Sud, c’è la vicenda recente di un ragazzo di 22 anni, sposato, due figlie, con il Rei e qualche lavoretto in nero in un autolavaggio. Morto il padre, la madre che non andava d’accordo con la nuora li ha cacciati di casa e non sanno dove andare.
Un’altra iscritta, una donna di 45 anni, viene da vent’anni di violenza domestica che l’hanno lasciata invalida. Per lei potrebbe valere il collocamento mirato che le aziende sopra i quindici addetti devono riservare ai portatori di handicap. Il problema è che la maggioranza delle imprese del territorio hanno un solo addetto. Rare quelle sopra i quindici, rarissime sopra i cinquanta. Fra le grandi ci sarebbe l’Hitachi-Ansaldo, impresa di punta che vende treni in mezzo mondo. Ma Hitachi non è soggetta a collocamento mirato perchè fa attività  di cantiere, dunque a rischio, e in ogni caso, quando ha bisogno di personale, si rivolge a un’agenzia di lavoro interinale con sede a Palermo.
«Piccole o grandi», dice l’impiegato del Cpi, «le aziende non hanno fiducia nel nostro sistema e preferiscono assumere a chiamata diretta, attraverso le relazioni, le conoscenze. Noi facciamo cinque colloqui al giorno e siamo in dieci. Personalmente nell’ultimo anno ho concluso due cocopro e un’assunzione a tempo indeterminato di un ingegnere sotto i quarant’anni che era stato licenziato da un’impresa edile cittadina in crisi. Mi ha detto ridendo: spero di non rivederla più».
ACCOGLIENZA CONTRO CAPORALATO
Come accadeva negli anni Settanta, quando i libri gratis alle scuole medie li ottenevano regolarmente i figli dei professionisti più in vista della città , anche con i sussidi non mancano nè mancheranno gli abusi dettati dalla scarsa attitudine italiana alla contribuzione fiscale.
C’è la figlia trentenne e laureata del tributarista con due figli e bella casa in comodato d’uso dalla zia che incamera il Rei. E c’è il quasi sessantenne ex informatore scientifico con tre figli minorenni e la moglie costretta a fare la maestra in Veneto che vive con la pensione del fratello bancario e non ha diritto al Rei perchè, oltre alla prima casa, ha un pezzo di terra con quattro piante di bergamotto fuori città .
Nelle liste di chi percepisce il Rei sono molto aumentati anche gli extracomunitari con permesso di soggiorno. Sull’accoglienza agli immigrati la Calabria si trova in prima linea e ha reagito con esempi virtuosi come quello di Riace, animato dal sindaco Mimmo Lucano, o indegni come la baraccopoli di San Ferdinando nell’area tirrenica. Chi ha lavorato nel Cpi di Locri o nella sua sede distaccata di Caulonia racconta dei corsi di orientamento fatti per la rete Sprar a Riace.
Sono state esperienze meritorie ma spesso sporadiche perchè collegate alle disponibilità  di fondi europei. Esauriti i fondi, finiva anche la formazione salvo ripartire dal punto iniziale una volta che il denaro tornava disponibile. È quasi superfluo descrivere la complessità  di un impegno che parte dalla mediazione linguistica e culturale, con l’impiego di interpreti improvvisati e magari laureati nel loro paese. Il passaggio successivo è la costruzione di un curriculum da presentare a un possibile datore di lavoro o, nei casi più qualificati, di un bilancio di competenze tecnico-specialistiche.
«Imparare come ci si propone sul mercato del lavoro», racconta un’addetta del Cpi, «è un lavoro in se stesso, e non soltanto per rifugiati che arrivano dall’Africa o dall’Asia».
L’importanza dell’esempio Riace è messa in risalto per contrasto da quello che è successo nella piana di Gioia Tauro, una delle principali zone agricole della Calabria dominata dal caporalato, oggi come negli anni Cinquanta dello scorso secolo.
Lo scandalo della baraccopoli di San Ferdinando ha portato l’anno scorso alla firma di un protocollo contro il caporalato in prefettura. Non ci si può illudere di battere il crimine organizzato a colpi di firme. Ma, se è per questo, non sarà  il reddito di cittadinanza a risolvere l’emergenza lavoro al Sud.
Al Cpi di Reggio, almeno, non ci crede nessuno.

(da “L’Espresso”)

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COSI’ LO “SPAZZA CORROTTI” SALVA ROUSSEAU E BLINDA CASALEGGIO

Novembre 6th, 2018 Riccardo Fucile

COSI’ LO “SPAZZA CORROTTI” SALVA ROUSSEAU E BLINDA CASALEGGIO
E POI PARLAVANO DEL CONFLITTO DI INTERESSI DI BERLUSCONI: IL M5S E’ CONTROLLATO DA UNA ASSOCIAZIONE-AZIENDA

Il Decreto legge Bonafede recante “misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici” è noto ai più come legge Spazza Corrotti o Decreto anticorruzione ma contiene anche norme che riguardano il finanziamento ai partiti.
Norme che come scrivono Nicola Biondo su Medium e Gianluca De Filio su la Costituzione.info sono semplicemente inapplicabili.
Ma c’è di più: come ha osservato Marco Canestrari (autore di “Supernova” assieme a Biondo) è una legge “salva Casaleggio”.
Ma andiamo con ordine. Gli articoli da 7 a 11 del decreto legge che attualmente è all’esame del Parlamento vanno a toccare una materia delicata e più volte rimaneggiata nel corso degli anni, quella del sistema con cui i partiti politici finanziano la propria attività .
Lo fa però in maniera molto vaga che renderà  molto difficile l’applicazione delle norme. Ad esempio all’articolo 7 prevede che entro venti giorni dalla data delle elezioni (di qualsiasi livello) i partiti debbano pubblicare sul proprio sito Internet «il curriculum vitae dei loro candidati e il relativo certificato penale rilasciato dal casellario giudiziario» pubblicazione per la quale «non è richiesto il consenso espresso degli interessati».
Una prescrizione quest’ultima che lascia molti dubbi riguardo la tutela della privacy (del resto c’è una ragione per cui il casellario giudiziale non è consultabile immediatamente online).
Ma è l’articolo 9 quello che riguarda — secondo Canestrari e Biondo — più o meno implicitamente il rapporto tra MoVimento 5 Stelle e Davide Casaleggio, figlio del fondatore del MoVimento che ha ereditato il potere del padre sul partito.
La situazione attuale, per chi si fosse perso le puntate precedenti, è che c’è un partito politico (il M5S) controllato da un’associazione privata (l’Associazione Rousseau, di cui sono soci Davide Casaleggio e Massimo Bugani, dell’ufficio stampa del premier) che formalmente non ha alcun ruolo all’interno del M5S. In base al Regolamento dei gruppi parlamentari del M5S ogni parlamentare pentastellato è tenuto a versare 300 euro al mese nelle casse di Rousseau che così nell’arco di una legislatura dai 346 parlamentari del MoVimento incasserà  6 milioni di euro.
Dov’è che il decreto anticorruzione voluto dal ministro Alfonso Bonafede va a salvare Rousseau e Casaleggio?
Il primo comma dell’articolo 9 stabilisce che «sono equiparate ai partiti e movimenti politici le fondazioni, le associazioni e i comitati la composizione dei cui organi direttivi sia determinata in tutto o in parte da deliberazioni di partiti o movimenti politici ovvero che abbiano come scopo sociale l’elaborazione di politiche pubbliche». In questo modo la legge dà  dignità  politica a Rousseau, un’associazione calata dall’alto dall’ultima revisione dello Statuto che avrebbe dovuto semplicemente amministrare la gestione del “sistema operativo” del M5S.
Più avanti, al comma 2 dell’articolo 9   «un partito o movimento politico può essere collegato ad una sola fondazione o   ad una associazione o ad un comitato».
Insomma il MoVimento 5 Stelle, attualmente l’unico partito collegato ad un’associazione privata, potrà  essere collegato solo a Rousseau e non ad altre associazione.
Chiunque all’interno del M5S abbia intenzione di creare nuove associazioni per fare “concorrenza” a quella del figlio — non eletto — di Gianroberto Casaleggio si deve mettere il cuore in pace.
Ci potrà  essere — per legge — solo Rousseau, e così il ruolo di Davide Casaleggio all’interno del M5S è garantito.
C’è infine la parte che Canestrari ritiene serva a “blindare” ulteriormente Casaleggio: «i partiti o movimenti politici e le fondazioni, associazioni o comitati ad essi collegati devono garantire la separazione e la reciproca indipendenza tra le strutture direttive». In questo modo si stabilisce in maniera precisa che Casaleggio tramite Rousseau ha il diritto di governare il M5S pur mantenendo l’indipendenza dal partito, ovvero Casaleggio rimarrà  lì dov’è e finchè i soci non decideranno di estrometterlo non c’è modo per cambiare le cose.
Questo significa che il gruppo dirigente del MoVimento 5 Stelle — che non fa parte di Rousseau — non ha alcun potere sull’associazione che controlla il partito.

(da “NextQuotidiano”)

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“QUEL SILENZIO MISTICO CHE TI OPPRIME DENTRO IL M5S”

Novembre 6th, 2018 Riccardo Fucile

LA LETTERA DELL’EX ADDETTO STAMPA M5S IN LIGURIA DOPO LE DIMISSIONI

Quando ci metti piede per la prima volta, non puoi fare a meno di notare il silenzio, quasi religioso, a tratti mistico. Dietro gli slogan recitati come mantra, sotto ogni “vaffanculo” urlato nelle piazze, dentro il bunker di qualche segreta riunione della comunicazione, se ascolti bene puoi sentirlo vibrare.
Non lo confesseranno mai, ma chiunque abbia avuto a che fare a vario titolo con il Movimento 5 Stelle, quel silenzio lo porta tatuato sottopelle, e non c’è verso di strapparlo via. È il silenzio faustiano di chi, un giorno dopo l’altro, ha ceduto la propria libertà  di pensiero al fideismo, a un culto arcaico, alla fiducia cieca in un cambiamento che guiderà  le anime verso un futuro di “onestà ” e “trasparenza”. Ed è proprio quel silenzio che ogni giorno alimenta la propaganda, pompa la macchina del reclutamento, 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Non importa chi tu sia, quale la tua storia, il tuo grado di coscienza civile e democratica: ci sarà  sempre uno spazio per chi sa urlare abbastanza forte da raggiungere il silenzio.
E, a pensarci bene, quel silenzio chiassoso è l’antitesi perfetta di quello che è diventata oggi la sinistra progressista in Italia: rassicurante, pacata, a bassa voce, eppure rumorosissima, persino sbracata, in quella vorticosa, ombelicale, scissione dell’atomo; in quel lavacro pubblico di panni privati che nessuno capisce più e a cui nessuno, al di fuori dei caminetti, ha diritto a partecipare.
Là  fuori ci sono milioni di under 40 come me che hanno bussato due, tre, dieci volte a quella porta, trovandola invariabilmente chiusa. Vi prego, aprite quella porta! Prima che sia troppo tardi.
Io, nel mio piccolo, in tre anni dentro la comunicazione a 5 Stelle, ho visto da vicino cosa può accadere quando giochi a dadi con la pelle e la pancia delle persone.
All’inizio studi, osservi, poi subentra un periodo di lunga narcosi intellettuale, in bilico tra spavento e rassegnazione. E, quando, infine, ho preso il coraggio e ho annunciato pubblicamente le mie dimissioni, è stata forse l’esperienza più liberatoria e autenticamente comunicativa da quando faccio questo strano mestiere del giornalista.
Quello che ho visto sono state migliaia di persone dalla schiena dritta che non si arrendono a consegnare, un pezzo per volta, conquiste che credevamo assodate. In ordine sparso: aborto, divorzio, scienza in tutte le sue sfumature, Europa ed europeismo, informazione, cultura, multiculturalismo, competenza, un certo grado di libertà  sessuale e di benessere.
Il populismo, questa strana creatura che si ciba delle nostre paure, non lo sconfiggi con un congresso ma rimettendo al centro le persone, la straordinaria capacità  che abbiamo noi umani di provare empatia. Se ci pensate, oltre ai trattati e ai parametri, l’Europa non è altro che la più grande manifestazione di empatia tra i popoli del millennio scorso.
Ogni volta che un migrante viene salvato nel Mediterraneo, quella è Europa; ogni volta che un uomo decide quando e come morire, è Europa; ogni volta che non accettiamo la parola ” frocio”, ogni volta che una mitragliatrice tace, lì c’è l’Europa; ogni atto di disobbedienza civile è Europa, Riace è Europa. Ogni volta che rifiutiamo una risposta semplice a un problema complesso, in quel momento stiamo costruendo un pezzetto d’Europa.
Il prossimo 26 maggio sarà  un ballottaggio tra due idee di mondo: empatia e paura, ponti e muri, mondo e villaggio. Possiamo perdere, certo. È possibile, persino probabile. Ciò che davvero nessuno oggi si può permettere di fare è perdere rinunciando a prescindere al confronto. O l’europeismo, l’apertura, la libera circolazione di persone, merci e idee torneranno ad essere di moda, oppure l’Europa, così come la conosciamo oggi, sparirà  per sempre. E quello che resterà , sotto al rumore di superficie, saranno i segni di un silenzio terrificante.

Lorenzo Tosa

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LUIGI DI MAIO E IL PRESIDENTE “PING”

Novembre 6th, 2018 Riccardo Fucile

LAPSUS O IGNORANZA?

Ieri Luigi Di Maio ha avuto la bella idea di chiamare “Ping” il presidente della Cina. Nei nomi cinesi viene prima il cognome: Xi. E poi il nome di battesimo: Jinping.
Il presidente cinese si chiama così: Xi Jinping, e quindi è il “Presidente Xi”, ma questo il sontuoso staff di Di Maio probabilmente non lo sa e chi glielo fa fare di informarsi perbene per gli appena millemila euro che guadagnano?
A questo punto la domanda sorge spontanea: quello di Di Maio è stato un lapsus che può capitare o si tratta di pura e semplice ignoranza?
Un indizio per la risposta si può trovare sulla pagina Facebook di Di Maio, dove viene pubblicato uno status che riporta il suo discorso. Nel testo il presidente cinese viene correttamente chiamato Xi JinPing.
Ma siccome il diavolo si nasconde nei dettagli per completare l’opera è necessario andare a vedere se per caso il post è stato modificato successivamente. E la risposta è piuttosto chiara: quel Ping non è una casualità .
Speriamo in Pong.

(da “NextQuotidiano”)

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IL COMPLOTTO DIETRO LA ROTTURA (FINTA?) TRA LA ISOARDI E SALVINI

Novembre 6th, 2018 Riccardo Fucile

SECONDO “LA STAMPA” E’ UNA FINZIONE PER PERMETTERE LA NOMINA DI LIETO ALLA DIREZIONE RAI

L’affaire Matteo Salvini — Elisa Isoardi diventa politico. La foto pubblicata ieri dalla conduttrice de La Prova del Cuoco, che le è costata la reprimenda delle salvinettes, ha costretto il Capitano a rispondere su Facebook e Instagram in modo abbastanza cifrato da scatenare una ridda di voci.
Che oggi Maria Corbi riprende sulla Stampa, sostenendo che alcune fonti della Lega le hanno fatto sapere che la foto aftersex del ministro seminudo a letto con Elisa sono solo l’antipasto di altri dispettucci possibili.
C’è chi butta acqua sul fuoco, come la stessa Isoardi.
Nell’anticipazione di un’intervista a Chi di Elisa si legge: «Ci siamo lasciati due mesi e mezzo fa, prima delle nomine Rai, il che dimostra alle malelingue che non ho mai sfruttato il nostro rapporto».
Il riferimento sembra al caso di Casimiro Lieto, autore prediletto da lei e in lizza, quota Lega, per dirigere Raiuno o, al peggio, Raidue.
Ma anche qui La Stampa non è d’accordo e lavora all’ipotesi di complotto:
Ma le voci sono tante e se si ascoltano quelle che vengono «dall’opposizione» allora si ha un altro scenario. E la precisazione della Isoardi sulla fine dell’amore antecedente alle nomine Rai diventa sospetta. Come anche l’ottimo umore di Salvini che l’altra sera mangiava sushi e sorseggiava a champagne, come ha raccontato la giornalista Annalisa Chirico che è stata a cena con lui.
Secondo questa «pista» i due non si sarebbero lasciati ma solo «allontanati» per permettere la nomina a direttore di Rai Uno dell’autore de «La prova del cuoco», Casimiro Lieto molto vicino alla Isoardi.
Fatta la nomina trionferà  l’amore? Lo sapremo alla prossima puntata della prima soap opera di gossip e di governo.
L’affaire Salvini-Isoardi sarebbe quindi una recita in favore di social network per mandare un uomo apprezzato dalla conduttrice in Rai senza troppe polemiche. Quando tutto sarà  fatto, scoppierà  la pace. Fantapolitica.
Più potabile invece l’ipotesi che voleva la Isoardi in ambasce per alcune foto scattatele mentre era in compagnia di un uomo. Sempre lei però ha fatto sapere a Chi che ci sarebbe un’altra storia dietro: non si tratta del nuovo compagno, bensì di un collaboratore che la Isoardi ha assunto dopo essere stata vittima di un grave episodio di stalking che va avanti da quasi dieci anni. La conduttrice, secondo la versione di Chi, è infatti perseguitata da un uomo che la bombarda con deliranti lettere d’amore e che in più di un’occasione ha tentato di spacciarsi per il suo compagno e di venire in contatto con lei.
Gli episodi di stalking di questa persona (già  condannata per lesioni) sono aumentati negli ultimi tempi, creando uno stato di ansia alla conduttrice, fino all’ultimo episodio accaduto pochi giorni fa, che ha visto l’uomo tentare di entrare negli studi della Rai dove Elisa stava conducendo “La prova del cuoco”.
Questo ha spinto la Isoardi, oltre che a farsi proteggere, anche a presentare una denuncia depositata in queste ore presso il commissariato di Porta Pia a Roma. L’uomo che la accompagna, rivela sempre Dagospia, sarebbe un certo Andrea Spano, che secondo Dagospia sarebbe stato anche condannato per truffa nel 2009.
Candida Morvillo sul Corriere aggiunge elementi alle ipotesi di complotto guardando il profilo di Matteo Salvini: “Con lui che fino a poco fa, su Instagram seguiva solo lei e, ora, all’improvviso segue trenta persone, incluse l’attrice Bianca Guaccero e la cantante Bianca Aztei. Nessun retroscena sul colpo di scena arrivato a luglio 2017, quando Elisa viene paparazzata mentre bacia un altro a Ibiza. «Aveva altre priorità », ha scritto proprio ieri Salvini sui social.
Anche Repubblica ci mette del suo aggiungendo che le famose camicie che Elisa stirava qualche tempo fa non erano di Matteo Salvini.
Ancora La Stampa ricorda le parole di Fabrizia Ieluzzi, prima moglie di Salvini, a Vanity Fair.
Le parole di Fabrizia a «Vanity fair» sono state chiarissime: «Matteo e Giulia sono due anime gemelle, le metà  della stessa mela. Sono cresciuti insieme; anzi, posso dire che lui l’amava da quando erano pistolini, c’era anche prima di me. Lei è nel suo cuore, non la levi nemmeno con lo scalpello. Ti pare che bastano due tette che camminano per riuscirci? Io sono pronta a scommettere che torneranno insieme». Le «due tette», alias Elisa Isoardi, non si sono mai fatte una ragione di questo legame indissolubile.
Anche perchè il suo sogno era quello di mettere su famiglia con Matteo. Quando questa estate lui dopo una breve vacanza insieme è andato in Versilia da Giulia e Myrta sono iniziati i guai. E non è bastato a Salvini per recuperare fare una sorpresa a Elisa nel primo giorno a «La prova del cuoco».
La storia finisce qui, per ora. Mentre Antonio Padellaro su La7 dice che la pubblicazione della foto aftersex potrebbe costituire un avvertimento bello e buono nei confronti del ministro dell’Interno per qualsiasi cosa possa succedere dopo l’annuncio ufficiale della rottura con Isoardi.
Se è così, presto arriverà  la seconda puntata. E allora sì che ci sarà  da ridere.

(da “NextQuotidiano“)

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DANIELE FRONGIA (M5S) INDAGATO PER LA BONIFICA DI TOR DI QUINTO

Novembre 6th, 2018 Riccardo Fucile

L’EX VICESINDACO E CAPO DI GABINETTO DELLA RAGGI LO RENDE NOTO SU FB

Daniele Frongia, l’ex vicesindaco e capo di gabinetto di Virginia Raggi poi assessore allo Sport della Giunta M5S che governa Roma (con i risultati che tutti possiamo vedere nei secchioni in mezzo alla strada mentre aspettiamo invano l’autobus) ha annunciato di essere indagato in un’inchiesta su presunti abusi edilizi nell’area di Tor di Quinto, che negli anni ha ospitato spettacoli come Notre Dame de Paris e l’unica tappa italiana del Cirque du soleil.
A farlo sapere, per modo di dire visto che dall’annuncio non si capiva molto, lo stesso Frongia su Facebook
Stamattina ho ricevuto un atto di elezione di domicilio relativo a un procedimento penale per un presunto abuso edilizio commesso da terzi. Si tratterebbe della bonifica dell’area di Tor di Quinto dove si svolgono spettacoli temporanei. In occasione di uno di questi spettacoli gli organizzatori erano intervenuti con un’operazione di riqualificazione, ora al vaglio della Procura. Sono fiducioso che la questione verrà  presto chiarita dalla magistratura.
Stefania Piras sul Messaggero dà  conto del solito clima di grande rispetto nei confronti della magistratura che circola nel M5S, dove la gara a cercare il complotto è sempre aperta, specialmente quando indagano i loro:
«Certo che la tempistica è curiosa…Proprio oggi(ieri ndr) doveva arrivare questa notizia?», si chiede chi segue da vicino il calendario politico-giudiziario che deve passare prima attraverso la cruna dei giudici, poi (eventualmente) quella del M5S. «Ma sai poi da chi parte tutta questa storia?». Il cognome sibilato nella risposta è sempre quello: Marra. Renato,viene specificato. Perchè i sopralluoghi nell’area destinata ai grandi eventi e ai circhi li fece proprio lui, da comandante del gruppo locale dei vigili, dopo che saltò la sua nomina a capo del Dipartimento Turismo. Nomina firmata da Virginia Raggi che le è costata il processo in corso per falso da cui potrebbe dipendere la sua permanenza in Campidoglio. Renato Marra, dell’inchiesta sull’area di Tor di Quinto, dice di «non saperne nulla», anche se la tempistica coincide.
L’inchiesta riguarda la violazione di un articolo della legge urbanistica che disciplina le concessioni. E quello di Frongia sarebbe un abuso d’ufficio per aver espresso parere favorevole alla riqualificazione dell’area.

(da agenzie)

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