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GOVERNO BATTUTO ALLA CAMERA CON IL VOTO SEGRETO: PASSA L’EMENDAMENTO SALVACORROTTI SUL PECULATO CON CUI LA LEGA VUOLE SALVARE RIXI E MOLINARI

Novembre 20th, 2018 Riccardo Fucile

LO PRESENTA L’EX GRILLINO ESPULSO IN QUANTO MASSONE… UN BELL’ASSE TRA MASSONI E LEGHISTI CONDANNATI PER PECULATO

Maggioranza battuta alla Camera sull’anticorruzione.
Nel voto segreto è passato con 239 voti favorevoli e 184 contrari l’emendamento che reintroduce il colpo di spugna sul peculato per chi, una volta eletto, fa un uso disinvolto dei fondi pubblici, ma è “coperto” dall’esistenza di un regolamento.
Vedi numerosi amministratori della Lega sotto accusa, come l’ex governatore del Piemonte Cota, il vice ministro Rixi, il capogruppo alla Camera Molinari.
Bloccato in commissione l’emendamento del Carroccio, dopo una giornata di grande tensione, presentato al ddl “spazzacorrotti” del Guardasigilli Bonafede – oggi in discussione alla Camera – , ecco che il testo rispunta nel voto in aula.
Numero 1.272 nel fascio degli emendamenti, a firma Catello Vitiello, il deputato eletto con M5S a Castellammare di Stabia con oltre il 46,48% dei voti, ma finito nel gruppo Misto dopo essere stato espulso da M5S in quanto massone, tanto da essere oratore della loggia Sfinge aderente al Grande Oriente d’Italia, anche se ormai “in sonno”.
Una volta uscito vincente dal voto, Vitiello non ha certo fatto un passo indietro, nonostante la scomunica di M5S, ma siede nel Misto.
Il suo emendamento è simile a quello della Lega, destinato a diventare un ulteriore comma dell’articolo 323 sull’abuso d’ufficio: “La pena non può essere inferiore a due anni se il fatto del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio consiste nella appropriazione mediante distrazione di somme di denaro o di altra cosa mobile altrui delle quali ha il possesso o comunque la autonoma disponibilità  per ragione del suo ufficio o servizio, nell’ambito di un procedimento disciplinato da legge o regolamento che appartenga alla sua competenza”.
Anche in questo caso, come per il peculato, è sufficiente l’esistenza di un regolamento per evitare la commissione stessa del reato.
Con la possibilità  di conseguenza di contestare un reato meno grave con una prescrizione inferiore.
L’emendamento di Vitiello sembra piacere molto alla Lega, ma anche a Forza Italia e a Fratelli d’Italia, e quindi potrebbe passare.
Anzi c’è chi malignamente arriva a ipotizzare che sia stato addirittura ispirato e suggerito dalla Lega stessa. Fidando sul fatto che l’aula dovrà  affrontare molti voti segreti. Ovviamente, se l’emendamento dovesse passare, sarebbe una panacea per i leghisti attualmente sotto processo.
Intanto alla Camera è andato in scena uno scontro furioso tra Forza Italia e il relatore M5S Forciniti, che elencava una serie di leggi ad personam dell’era berlusconiana. Urla dai banchi dei forzisti. È dovuto intervenire il vicepresidente Ettore Rosato, del Pd, per provare a placare i forzisti.

(da agenzie)

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EROICA AZIONE DELLA POLIZIA DELLA RAGGI: CACCIA TRENTA MIGRANTI CHE SI ERANO RIPARATI DALLA PIOGGIA

Novembre 20th, 2018 Riccardo Fucile

ANCHE RIPARARSI SOTTO UNA PENSILINA E’ DIVENTATO UN REATO

Intervento della Polizia Locale a piazzale Spadolini, dove 30 persone allontanate dal presidio Baobab di piazzale Maslax sgomberato avevano trovato riparo dalla pioggia. A comunicarlo gli attivisti di Baobab Experince: “Servono macchine e furgoni per portare via gli effetti personali” informa i volontari. “Non si sa dove debbano sparire questi esseri umani privati anche del diritto di ripararsi. Chi può vada”.
Il blitz a pochi metri dalla stazione Tiburtina.
Ci sono ancora molte persone costrette a dormire in strada alle quali i volontari forniscono cibo e coperte.
Scrive Baobab: “La città  decorosa non vuole vedere la miseria, non vuole sapere la verità . E allora via, sotto la pioggia. Pavidi, perchè non hanno nemmeno il coraggio di ammettere che per loro, queste persone, andrebbero eliminate. E la solidarietà  che si crea, fa loro ancora più paura.
Ora a piazzale Spadolini. Si cerca di nascondere la “miseria” sotto al tappetto.Stasera queste persone saranno costrette a trovare un nuovo riparo, per poi essere nuovamente sgomberate il giorno dopo. Un circolo vizioso infame che punta solo ad espellere dalla città  gli ultimi.-

(da Globalist)

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IL GOVERNO CRIMINALE LIBICO ATTACCA 71 MIGRANTI A BORDO DEL MERCANTILE NIVIN, DIECI FERITI

Novembre 20th, 2018 Riccardo Fucile

BLOCCATA DA GIORNI NEL PORTO DI MISURATA, GRAZIE ALLA COMPLICITA’ DEL GOVERNO ITALIANO CHE LI HA RESPINTI NELLE MANI DEI TORTURATORI, VIOLANDO LE LEGGI INTERNAZIONALI

Forze armate libiche avrebbero fatto irruzione intorno alle 11.40 sulla motonave Nivin ferma nel porto di Misurata con 71 migranti a bordo soccorsi nel Mediterraneo che da dieci giorni si rifiutano di sbarcare.
Ne ha dato notizia la missione Mediterranea che sta seguendo la vicenda.
Alle 14 sul suo profilo Twitter la giornalista Francesca Mannocchi, dalla Libia, ha riportato la notizia che la Guardia costiera libica avrebbe sparato proiettili di gomma contro i migranti. Secondo fonti Unhcr ci sono almeno 5 feriti. Il 19 novembre il profilo di Mannocchi è stato hackerato per qualche ora, proprio mentre forniva informazioni su quanto stesse accadendo a bordo della Nivin.
Secondo la ricostruzione delle fonti locali intorno a mezzogiorno le forze armate libiche sono intervenute sul Nivin, sparando proiettili di gomma.
Dieci di loro sarebbero feriti e trasferiti all’ospedale di Misurata.   Alcuni altri, compresi minori, sono stati portati al centro di detenzione di Al Kararim a Misurata. Gli altri sarebbero sotto interrogatorio nell’ufficio del procuratore generale. Sono considerati “rapitori” e “pirati”.L’accesso al porto è vietato ai giornalisti e alle organizzazioni umanitarie.
Le persone a bordo sono migranti sudanesi, eritrei, somali e pachistani che il 7 novembre avevano lasciato Al Khums, in rotta per l’Italia. Dopo essere stati salvati poco oltre le 40 miglia dalla costa libica, sono stati riportati indietro a Misurata. Per 12 giorni i migranti si sono rifiutati di scendere: “Ho visto molte cose in Libia, ho perso mio fratello. Come posso sbarcare?”, dice uno dei ragazzi in un video circolato prima sui social e poi sulle testate internazionali. I migranti a bordo si sono detti pronti a morire pur di non scendere dalla barca. Per 12 giorni sono stati asserragliati dentro, con l’acqua che cominciava a scarseggiare e senza bagni pur di non scendere nuovamente in Libia.
Questa è la storia emblematica di un gruppo di disgraziati che tenta di approdare in Italia per trovare un’alternativa alla condizione di paria.
Soccorsi da una nave mercantile hanno pensato che la loro odissea fosse al capolinea. “Vi portiamo in Italia” li avrebbero rassicurati.
Ma – invece di essere accompagnati in quella che considerano il paradiso in terra, l’Europa, sono stati riassegnati alla guardia costiera libica.
Quando i migranti hanno capito che nel destino c’era scritto che sarebbero tornati in Libia, la situazione sul cargo ha rischiato di degenerare: “Non scendiamo, nelle prigioni non ci torniamo”, hanno urlato con quel po’ di fiato che avevano in corpo. Disperazione e rabbia quando si mischiano possono diventare una miscela pericolosa, ma questa volta l’ira è virata in resistenza pacifica.
A guidare il ‘tradimento’ cui è stata costretta la Nivin (la nave che li ha accolti) una telefonata giunta dall’Italia che ha intimato alla guardia costiera libica, hanno spiegato alcune Onlus che agiscono nell’area, di riportare indietro quella carne umana.
“Le autorità  italiane hanno scritto in un comunicato i volontari — hanno documentata responsabilità  di aver ordinato a Nivin di fare esclusivo riferimento alla Guardia costiera Libica, configurando così nei fatti un illegittimo respingimento verso un paese non sicuro”.
Quella gente è poi stata costretta a stare sulla nave per una settimana. Fra di loro ci sono una donna sola con un bambino.
“Sono disperati — dice Julien Raickmann, capo missione di MSF — ci sono diverse persone, compresi i minori, torturati dai trafficanti per estorcere denaro. Un paziente in gravi condizioni ha rifiutato di essere portato in una struttura medica in Libia. Ha detto che preferirebbe morire sulla nave mercantile”.
“Per i 70 migranti ancora a bordo non ci sono bagni, usano le bottiglie di plastica per urinare. Ai giornalisti è interdetto non solo l’accesso alla nave e al porto ma anche l’accesso alla città  di Misurata. Chi prova a superare il check point verso Misurata rischia di essere espulso dal paese.
I pochi giornalisti presenti in Libia, compresa Repubblica, sono costantemente monitorati dall’intelligence libica”, ha scritto la Mannocchi.
A raccontare al telefono questa storia alla giornalista è stato Dittur, 19 anni, viene dal Sud Sudan. Il ragazzo ha anche raccontato di essere stato prelevato “dai trafficanti nel centro di detenzione ufficiale di Tariq al Sikka, a Tripoli, gestito dal ministero dell’Interno del governo Serraj. “I trafficanti possono entrare quando vogliono nelle prigioni, entrano a fare accordi con chi vuole partire e entrano per portare via chi può pagare la sua parte, con me hanno fatto così. Due settimane fa”.
Una storia di straordinario dolore e di ordinaria follia. Non aiutano certo a dare speranza ai ripudiati le disposizioni degli ultimi governi italiani. “Il dl sicurezza solleva diverse preoccupazioni dal punto di vista dei diritti umani di migranti e richiedenti asilo”, ha detto Dunja Mijatovic, commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa.
*”Rappresenta un passo indietro in termini di accesso alla protezione per le persone su cui incombono gravi minacce, o che le hanno già  subite”, e “non consentendo ai richiedenti asilo di accedere al sistema degli Sprar, si metterà  ulteriormente in difficoltà  il sistema di ricezione e integrazione italiano”.
Mijatovic ritiene che nel testo “manchino alternative alla detenzione” e che non siano previste “garanzie adeguate contro privazioni della libertà  non necessarie e di lunga durata”. Il dl dovrebbe inoltre “garantire chiaramente che i minori con o senza famiglia non possano essere detenuti”.
Il commissario chiede al Parlamento “di evitare di prendere decisioni affrettate e di valutare le preoccupazioni che solleva, consultando anche le organizzazioni che si occupano di diritti umani e la società  civile”.
Razza, civiltà  e religione sono salve.

(da Globalist)

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SONDAGGIO EUROBAROMETRO: CRESCONO I CONSENSI ALL’EURO PROPRIO DOVE CI SONO I SOVRANISTI

Novembre 20th, 2018 Riccardo Fucile

AUMENTANO DEL 12% I FAVOREVOLI IN ITALIA E AUSTRIA, DOVE IMPAZZANO SALVINI E KURZ… SOVRANISTI, MA PRIMA VENGONO I QUATTRINI NEL MATERASSO

L’Euro piace ancora, soprattutto ai sovranisti.
A certificarlo è l’ultimo sondaggio di Eurobarometro, riguardante l’opinione che i cittadini europei hanno della moneta unica.
A sorpresa, gli Stati membri dove il gradimento è cresciuto di più sono proprio quelli a trazione ‘sovranista’, ovvero l’Italia e l’Austria.
In particolare, dallo scorso anno il numero di italiani che ritengono l’euro una ‘buona cosa’ è aumentato di ben 12 punti percentuali, raggiungendo il 57% del campione.
Il 30% ritiene invece che la moneta unica sia una cosa negativa, contro il 40% registrato un anno fa.
L’altro paese dove i cittadini pro-euro sono aumentati del 12% come detto, è l’Austria di Sebastian Kurz, seguita a ruota dalla Lettonia (+10 punti), dalla Slovenia (+9).
In Germania e in Francia invece, il consenso della moneta unica è in calo rispettivamente di 6 e 5 punti percentuali.
Sono gli unici in Europa, anche va detto che i due paesi partivano da livelli più alti dell’Italia: nonostante la lieve flessione infatti, ancora il 70% dei tedeschi e il 59% dei francesi ritiene che l’euro sia una ‘buona cosa’.
In generale, il sostegno dei cittadini europei alla moneta unica ha raggiunto il livello più alto per il secondo anno consecutivo, raggiungendo un picco del 74%.
Non la pensa così il 15% degli intervistati: l’ultimo baluardo della fronda anti-euro.

(da agenzie)

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I RISPARMIATORI SE NE FOTTONO DEL CONSIGLIO DI SALVINI: I BTP ARRANCANO E I CIR SONO UN MIRAGGIO

Novembre 20th, 2018 Riccardo Fucile

“COMPRATE I TITOLI DI STATO ITALIANO, GLI ITALIANI CI DARANNO UNA MANO”… MA GLI HANNO DATO UN PIEDE LA’ DOVE NON BATTE IL SOLE

Era l’inizio di ottobre 2018 quando il vicepremier Matteo Salvini, conscio del continuo rialzo dello spread tra Italia e Germania, esortava di fatto gli italiani a impiegare i loro risparmi per l’acquisto di titoli di Stato.
“La forza dell’Italia, che nè i francesi nè gli spagnoli hanno, è un risparmio privato che non ha eguali al mondo. Per il momento è silenzioso e viene investito in titoli stranieri. Io sono convinto che gli italiani siano pronti a darci una mano”, aveva auspicato Salvini.
Finora, tuttavia, questo invito non sembra essere stato accolto.
Innanzi tutto, c’è da sottolineare che il 9 ottobre, giorno in cui Salvini chiamava a raccolta i risparmiatori, il differenziale tra rendimenti dei decennali italiani e tedeschi stazionava a 299 punti, appena sotto quota 300.
In contemporanea, il rendimento dei Btp a dieci anni si aggirava sul 3,5 per cento. La mattina del 20 novembre, invece, dopo una fiammata iniziale dello spread a 335 punti base con il rendimento del decennale al 3,69% (e annesso calo del prezzo del titolo), il differenziale con la Germania si è riportato sotto quota 330. Ma in ogni caso è ben più alto che a inizio ottobre.
E come tipicamente accade in questi casi l’allargamento dello spread, sempre nella giornata del 20 novembre, si sta facendo sentire sull’andamento di Borsa del settore bancario, in forte calo a Piazza Affari.
Segnali di scarso entusiasmo intorno ai titoli di Stato italiani giungono anche dal collocamento della quattordicesima edizione del Btp Italia, il primo emesso sotto le insegne del governo di Lega e Movimento 5 stelle.
Le sottoscrizioni al debutto, ossia il 19 novembre, si sono fermate a 481,3 milioni di euro contro i 2,3 miliardi raccolti il primo giorno nell’ultima edizione, a metà  dello scorso maggio
“La bassa raccolta — commenta Angelo Drusiani, esperto di gestioni di Banca Albertini Syz — è legata al rialzo dello spread tra Italia e Germania e alla rilevante riduzione, negli ultimi tempi, del prezzo dei titoli di Stato italiani. La fase di incertezza e paura permane”.
In particolare, mercati e investitori guardano con attenzione al 21 novembre, quando è atteso il giudizio definitivo, dopo la bocciatura formale dei giorni scorsi, della Commissione europea sul disegno di legge di bilancio.
Ancora il 19 novembre il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha fatto sapere che il governo, pur essendo aperto al dialogo, non intende modificare la manovra.
Se il parere negativo dovesse essere confermato dai vertici europei, l’avvio di una procedura di infrazione a carico dell’Italia potrebbe essere vicino.
“Si sta pagando il fatto che l’Ue si stia comportando da muro di gomma verso l’Italia”, è stata la lettura del vicepremier Luigi Di Maio sul rialzo dello spread e la partenza al rallentatore del Btp Italia la mattina del 20 novembre, ai microfoni di ‘Radio anch’io” su Radio rai 1.
In questo contesto, rischiano di incontrare basse adesioni tra risparmiatori e investitori anche i cosiddetti Cir   (Conti individuali di risparmio), prodotti finanziari simili a fondi che, voluti soprattutto dalla Lega, dovrebbero contenere al proprio interno principalmente titoli di Stato emessi dal 2019 in poi e che dovrebbero essere completamente esentasse.
Il problema è che, se i prezzi continuassero a scendere, non esisterebbe esenzione fiscale in grado di impedire la performance negativa del prodotto finanziario.
“Sui Cir — commenta Drusiani — andrei con i piedi di piombo, perchè la vedo come una raccolta forzosa di denaro, un po’ come già  fatto l’anno scorso con i Pir. E non so quanti investitori siano oggi contenti di avere comprato questi ultimi prodotti”

(da “Business Insider”)

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MINNITI SEGRETARIO? DUE SINDACI CALABRESI: “NOI NON ABBIAMO MAI FIRMATO”

Novembre 20th, 2018 Riccardo Fucile

ALTRI QUATTRO AMMINISTRATORI SI SFILANO…. LA RISPOSTA IMBARAZZATA: “FORSE HANNO CAMBIATO IDEA”

Non sono passati neanche un paio di giorni dagli unanimi appelli all’unità  con cui si è chiusa l’assemblea del Pd e già  nel partito ricominciano veleni e guerre (clandestine) fra bande.
Il fronte si apre in Calabria, sulla candidatura di Marco Minniti alla segreteria nazionale del partito.
L’ex ministro dell’Interno ha sciolto la riserva solo domenica scorsa, ma nei giorni precedenti a tirarlo per la giacca erano stati 551 sindaci di tutta Italia, che hanno firmato un appello per chiederne la candidatura perchè “nel suo percorso Marco ha sempre dimostrato forza, autorevolezza e grande capacità  unitaria all’interno della sinistra e del campo democratico”.
Le firme sarebbero state raccolte in poche ore e a sostegno di Minniti si sono schierati anche una cinquantina di sindaci della Calabria, regione di provenienza dell’ex ministro, che però non gli ha mai dato grandi soddisfazioni elettorali.
Ma a meno di due giorni dall’ufficializzazione della lista dei suoi sostenitori, pubblicata integralmente su “Democratica”, la rivista on line del Pd, c’è già  chi si sfila. Proprio in Calabria, nella zona di Cosenza.
A rompere le righe è il sindaco di Casali del Manco, nel cosentino, Nuccio Martire, che su Facebook scrive: “In merito alla candidatura di Marco Minniti a segretario del Pd non ho dichiarato nessun sostegno, pur riconoscendo nella persona dell’ex ministro dell’Interno una figura autorevole” per poi sottolineare “solo dopo un confronto a partire dal mio circolo e dal mio territorio sosterrò uno dei candidati a segretario”.
Se non è un’abiura, poco ci manca.
Stessi toni usa sui social il sindaco di Rocca Imperiale, Giuseppe Ranù: “È comparso stamattina il mio nome in un elenco di amministratori a sostegno di Minniti segretario Pd. Pur manifestando apprezzamento e stima per la persona di Minniti — scrive nel suo post – nessuna adesione vi è stata da parte di mia alla sua candidatura. Valuterò nei prossimi giorni, unitamente alla sezione locale, il candidato da sostenere”.
A loro, entrambi sindaci di borghi di poche migliaia di abitanti, secondo alcune voci, sarebbero pronti ad aggiungersi i primi cittadini di qualche altro Comune minore, come Praia a Mare, Scalea, Bisignano, Sant’Agata d’Esaro.
Tutti del cosentino, tutti considerati molto vicini al governatore Mario Oliverio, che sulla candidatura dell’ex ministro dell’Interno ancora non si è sbilanciato, tutti o quasi contattati dal presidente della provincia di Cosenza, Franco Iacucci.
Che respinge al mittente ogni accusa. “Se qualcuno dice che le adesioni sono state comunicate all’insaputa dei diretti interessati, sta affermando il falso” dice bellicoso. “Non ho mai carpito firme in vita mia, non ne ho mai avuto bisogno. Non ho mai agito in malafede”.
Conferma, è stato lui a impegnarsi nel Cosentino per raccogliere le firme a sostegno dell’appello. “Qualcuno mi ha detto che aveva bisogno di pensarci, qualcuno mi ha detto di no, qualcuno che aveva già  firmato per Zingaretti: nessuno di loro compare nell’elenco”.
È stato trasmesso il nome solo di chi ha esplicitamente detto di sì. “Cambiare idea – dice Iacucci – è legittimo. Poi non so se ci sia stata pressione da parte di qualcuno perchè avvenisse” si lascia scappare.
Chi, non è dato sapere. Al riguardo non sa nulla neanche il senatore dem Ernesto Magorno, fra i più attivi nella raccolta di adesioni a sostegno della candidatura dell’ex ministro: “La notizia mi ha lasciato sorpreso, non ho molti dettagli al riguardo. Ma se ci sono state pressioni, è un fatto molto grave”.
Forse più a livello regionale, che in vista delle elezioni interne al Pd. Perchè in Calabria l’anno prossimo si vota per la Regione e in Comuni importanti e popolosi e i dem in molte zone non partono certo favoriti. Soprattutto se il litigioso Pd calabrese continua a dilaniarsi in un’infinita guerra per bande che travalica e scavalca le correnti.

(da “La Repubblica”)

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IL BACIO DI PAOLA EGONU ALLA COMPAGNA E’ UNA LEZIONE AGLI OMOFOBI

Novembre 20th, 2018 Riccardo Fucile

NEl 2018 C’E’ ANCORA CHI SI SCANDALIZZA PER UNA RELAZIONE COME TANTE,   INVECE CHE PENSARE A QUANTE CORNA HANNO SULLA TESTA

Ieri su Repubblica suor Giovanna Saporiti, presidente dell’AGIL Novara ha rilasciato un’intervista per parlare della “sua” Paola. Quella Paola è la pallavolista azzurra Paola Egonu. E la AGIL Novara è la squadra nata all’interno della Casa della congregazione delle Sorelle della Carità  di San Vincenzo de’ Paoli (e AGIL è un acronimo che sta per Amicizia, Gioia, Impegno, Lealtà ) che è gestita appunto da suore.
Comprensibile quindi la curiosità  giornalistica su cosa ne pensino i dirigenti della società  delle ultime vicende personali riguardanti l’atleta della Nazionale di volley. Per i più distratti si parla del coming out e della foto, pubblicata dalla Gazzetta dello Sport, mentre bacia la sua fidanzata (e fino all’anno scorso compagna di squadra a Novara) Katarzyna “Kasia” Skorupa.
Suor Giovanna avrebbe potuto semplicemente dire che lei, da presidente, si occupa solo di quello che la sua giocatrice — perchè Paola Egonu è stata lanciata proprio dalla AGIL — fa in campo.
Ed in effetti lo dice: «Le chiediamo solo di essere un’atleta, solo come atleta dipende da noi, per il resto è una persona libera». Il problema è che però suor Giovanna ha deciso di rilasciare anche altre ambigue dichiarazioni.
Parlando del coming out della giocatrice la presidente della società  spiega che «I giovani di oggi procedono più per esperienze che per scelte. Paola si è svelata in maniera chiara ed eloquente, sarà  lei comunque a capire negli anni, ricordiamo che ne ha solo 19. Sta provando a gestire questa situazione e certamente, forse, avrebbe dovuto essere più cauta. Ma da noi si dice “non sa ancora neanche com’è girata”, è un modo per dire che è presto per tutto».
E non si capisce se suor Giovanna stia qui suggerendo che dichiararsi omosessuali a 19 anni sia una sorta di colpo di testa e che poi con l’età  Paola Egonu maturerà  e tornerà  sulla retta via oppure se è un maldestro tentativo di difenderla dall’invadenza dei media.
Leggendo il resto dell’intervista — dove suor Giovanna dice di essere «per la libertà  dei figli di Dio, è necessario rispettare il modo di essere di tutti» — verrebbe da pensare alla seconda ipotesi.
Però in quell’invito alla cautela, quella sorta di rimprovero (neppure troppo bonario) lascia un retrogusto amaro. Avrebbe detto lo stesso se il bacio fosse stato un bacio etero?
Luisa Garribba Rizzitelli Presidente di Assist (Associazione Nazionale Atlete) ha pubblicato su Facebook un post dove parte dall’intervista a suor Giovanna per   allargare lo sguardo al modo in cui è stata trattata Paola Egonu in queste settimane: «No, non ci piacciono per niente gli inviti alla cautela e i “rimproveri” che sta subendo Paola Egonu, “rea”, secondo alcuni, di aver dato un normalissimo bacio alla sua compagna. Paola (e tutti noi) viviamo nel 2018, nel terzo millennio dove è ridicolo che qualcuno ancora si scandalizzi per una storia omosessuale».
Una critica non solo all’atteggiamento della presidente della AGIL Novara ma anche a quei giornalisti   Se Paola avesse un fidanzato nessuno avrebbe chiesto al presidente della società  che ne pensa di un bacio o del coming out.
Nel 2018 però essere omosessuali non è considerato “normale” e figuriamoci allora se ad essere omosessuale è un’atleta di origine africana che per giunta è fidanzata con un’atleta polacca.
D’accordo, dopo i Mondiali in Giappone Paola Egonu è diventata un personaggio. Ma lo è diventata per il suo talento e la sua bravura non perchè gay. Oltre all’interesse quasi morboso dei giornali per ogni aspetto della vita della pallavolista lesbica c’è poi l’odio di tutti quelli che, ad esempio, la considerano un esempio perfetto della bieca propaganda immigrazionista e omosessualista.
Altri invece dicono che tutta questa attenzione nei confronti della Egonu è un bell’esempio di razzismo verso le atlete italiane bianche o che giornali come Repubblica stanno continuando a perseguire l’obiettivo di inculcare nella testa dche essere omosessuali (o essere italiani e negri) è perfettamente normale.
Ma non lo è, perchè per ogni suor Giovanna che invita alla “cautela” una ragazza di 19 anni nella speranza che negli anni “lo capirà ” ci sono decine di persone che gli omosessuali, gay o lesbiche che siano, non li possono vedere e che “certe scene” fanno anche un po’ senso.
Ed è questo il motivo per cui c’è bisogno di persone facciano capire che essere omosessuali è una cosa normalissima che non ha bisogno di annunci e di riflettori e tanto meno di rimproveri.
Lo dice con semplicità  — osservava Candida Morvillo sul Corriere dopo che la Egonu aveva detto di aver chiamato la fidanzata dopo la sconfitta contro la Serbia- «Infatti. Lo trovo normale» è stata la risposta di Paola.

(da “NextQuotidiano”)

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LA RIVOLTA DEI 19 DEPUTATI RIBELLI: LA LETTERA CHE DOVEVA RIMANERE SEGRETA

Novembre 20th, 2018 Riccardo Fucile

E CHE INVECE I VERTICI DEL M5S HANNO FORNITO ALLA STAMPA

Diciannove deputati del MoVimento 5 Stelle contro il Decreto Sicurezza e l’ombra di una “manina”, stavolta vera, che passa le notizie a quelle puttane dei giornalisti.
C’è un po’ di tutto nel nuovo caso scoppiato in Parlamento sul provvedimento di Matteo Salvini che sta facendo storcere in naso a molti all’interno del M5S, tanto che ieri una lettera dei 19 al capogruppo grillino Francesco D’Uva è trapelata attraverso l’Adn Kronos e rischia di causare un bis alla Camera dopo la querelle di Gregorio De Falco e la macchina del fango nei confronti dell’ex capitano.
Nel dettaglio, le modifiche proposte ricalcano già  quelle presentate senza successo dai colleghi ortodossi a Palazzo Madama: l’intento di ridimensionare lo stop agli Sprar, più chance di ottenere la protezione umanitaria per i migranti, l’ammorbidimento di misure come quelle sull’accattonaggio molesto.
Sì, sono alcuni dei temi cari all’ala vicina a Roberto Fico. Ma in quella lettera c’è qualcosa di più che meri dubbi di merito.
C’è anche una critica aperta alla gestione politica, al modo in cui in generale vengono prese le decisioni.
«Ci sarebbe piaciuto confrontarci in tempi e modi adeguati affinchè una posizione condivisa emergesse», «concludiamo, non più sperando in maggior collegialità  e condivisione, come facciamo da tempo, ma chiedendo la con forza». E anche qui c’è un giallo: secondo il Fatto la lettera è stata fornita ai giornalisti da uno dei 19; il Messaggero invece propone una ricostruzione più articolata e in linea con il clima che si respira a Montecitorio e a Palazzo Madama.
La lettera doveva rimanere segreta e doveva servire ad aprire una discussione sul DL Sicurezza all’interno del MoVimento 5 Stelle: ma sono stati i capi grillini a farla girare affinchè la vicenda funzionasse da monito per eventuali ribelli.
La missiva, in realtà , non avrebbe mai dovuto diventare una notizia. Nelle intenzioni dei firmatari sarebbe dovuta restare confidenziale.
«Ma poi qualcuno ha deciso di darla in pasto ai taccuini, insieme ai nostri nomi e cognomi», commenta uno dei cosiddetti “ribelli”.
Velina? C’è di mezzo una manina? «La verità  è che si è usato lo stesso metodo utilizzato con i cosiddetti dissidenti al Senato: sono stati gli stessi vertici a dare in pasto le loro posizioni a tutti, in modo che anche noi finissimo nel tritacarne proprio come i senatori Nugnes, De Falco,Fattori, Mantero e La Mura che poi sono stati costretti a difendersi sui giornali, assaliti dai militanti sui social», dice amareggiato un parlamentare.
Insomma, il M5S da una parte se la prende con le manine, dall’altra le usa.
D’altro canto il M5S con il decreto sicurezza non può scherzare, se non altro perchè Salvini ha già  pagato i manifesti che ne celebrano l’approvazione e la conferenza stampa con Giuseppe Conte che regge il cartello è già  un cult presso gli istituti di geopolitica che si occupano dell’indipendenza delle istituzioni dalla politica politicante.
I 19 deputati che hanno firmato la lettera contro il decreto sicurezza sono Valentina Barzotti, Raffaele Bruno, Santi Cappellani, Paola Deiana, Giuseppe D’Ippolito, Carmen di Lauro, Yana Chiara Ehm, Antonio Federico, Veronica Giannone, Conny Giordano, Riccardo Ricciardi, Doriana Sarli, Elisa Siragusa, Gilda Sportiello, Simona Suriano, Guia Termini, Roberto Traversi, Gloria Rizzini.
Il decreto sicurezza approderà  nell’aula della Camera venerdì. §Domani la maggioranza dovrebbe dare il via libera ad un altro provvedimento che ha causato molti mal di pancia: il ddl anticorruzione.
Quello cioè che contiene anche lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio a partire dal 2020 e le norme sulla trasparenza dei contributi ai partiti su cui M5s e Lega si sono scontrate in commissione. Alla fine pare si profili un nuovo accordo di mediazione.

(da “NextQuotidiano”)

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MARCO TRAVAGLIO E IL GOVERNO LEGA-M5S DA FAR CADERE

Novembre 20th, 2018 Riccardo Fucile

IL DIRETTORE DEL “FATTO” SI E’ ACCORTO CHE LA LEGA E’ IL PARTITO DEGLI AFFARI E DEI POTERI FORTI

È meglio per entrambi che la Lega e il MoVimento 5 Stelle chiudano l’esperienza del governo Conte: lo scrive oggi Marco Travaglio sul Fatto, posizionandosi così dopo appena otto mesi tra gli scontenti del Salvimaio esattamente come aveva fatto con Virginia Raggi a Roma.
Travaglio ospita oggi un articolo di Pietrangelo Buttafuoco che sostiene la tesi contraria (“Il governo vada avanti”) e poi risponde:
Insomma, dopo lo stallo post-4 marzo, i giallo-verdi erano i partner ideali per un governo di almeno parziale “cambiamento”. E nei primi mesi, pur tra mille contraddizioni, frizioni e mediazioni, lo sono stati. Poi il 14 agosto è venuto giù il ponte di Genova e dalle macerie è emerso un dato incontestabile: il “cambiamento” della Lega, quando c’è di mezzo il partito trasversale degli affari, è finto.
Mille freni alla revisione delle concessioni ad Autostrade & C.. La difesa del precariato contro il pur blando dl Dignità . Lo scudo alla grande distribuzione dalle sacrosante chiusure domenicali a rotazione. La tutela degli inutilissimi e costosissimi Tav, Terzo Valico e Pedemontana. E ora degl’inceneritori. Anche l’altro partito trasversale, quello dell’impunità , un tempo presidiato da FI&Pd, ora trova protezione nella Lega: condoni fiscali e ostruzionismi vari sul blocco della prescrizione, le manette agli evasori, la legge sul conflitto d’interessi, la trasparenza sui fondi ai partiti.
La Lega, insomma, per Travaglio è l’avanguardia del potere costituito ed è strano che il direttore del Fatto non citi anche le tante giravolte sull’euro del Carroccio per spiegare la necessità  di un divorzio tra i due partner:
Tutte battaglie di retroguardia e di restaurazione che vedono un Carroccio sempre più renzusconizzato (anche per l’infezione dei riciclati berlusconiani in arrivo a frotte) a braccetto con FI, Pd e lobby retrostanti: in Parlamento, nei conciliaboli di corridoio e in piazza con la banda del buco Sì Tav.
Con la benedizione urbi et orbi dei giornaloni.
Impossibile non vedere la gigantesca Ammucchiata dei Gattopardi che avanza a tappe forzate per neutralizzare qualunque cambiamento e punta proprio su Salvini per salvare rendite, privilegi e soldi pubblici.
Senza cambiamenti, il “governo del cambiamento” non c’è più.
Anche perchè prima era inevitabile per mancanza di alternative. Ma ora un’alternativa c’è: il fronte della conservazione e della restaurazione che affratella la Lega a quel che resta di Pd e FI.
In politica, come nella vita, chi si somiglia si piglia. Cosa ci fanno i 5Stelle che vogliono cambiare tutto, o almeno qualcosa, al governo con chi non vuole cambiare nulla?

(da “NextQuotidiano”)

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