Novembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
PENSA AD ACCOGLIERE GLI ESSERI UMANI, SI “RIFILANO” SOLO I PACCHI POSTALI
E’ un week end di partenze di migranti nel Mediterraneo. Un gommone con 150-200 persone a bordo, probabilmente partito dalla Libia, starebbe facendo rotta verso l’Italia
A darne notizia è il ministro dell’Interno Matteo Salvini che come al solito accusa Malta di non aver soccorso l’imbarcazione che era stata avvistata in zona Sar maltese e lasciata proseguire come avvenuto già diverse olte.
“Ci risiamo – dice Salvini -. Un pattugliatore maltese ha invertito la rotta, abbandonando un barcone con 150/200 immigrati in mezzo al Mediterraneo e in direzione dell’Italia.La Valletta aveva preso il coordinamento delle operazioni di soccorso, ma come al solito sta cercando di rifilare gli immigrati al nostro Paese. Èl’ennesima vergogna, degna di questa Unione europea incapace e dannosa. A Bruxelles sono troppo impegnati a scrivere letterine contro l’Italia per occuparsi di questi problemi”.
La vera vergogna è un’altra: definire “rifilare” degli esseri umani, come se fossero oggetti nocivi.
Ma gli italiani ormai non hanno neanche più la dignità per stigmatizzare una frase sconcia del genere.
(da agenzie)
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Novembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI BENEVENTO: “IL M5S CALA AL SUD, AUMENTA LA LEGA CHE PERO’ LI PERDE AL NORD”
“Occupano lo stesso letto, ma fanno sogni diversi”, dice Clemente Mastella a proposito di Lega e Cinquestelle. Il sindaco di Benevento, 71 anni, una delle vecchie volpi della Repubblica, si aggira davanti a Montecitorio.
Ci sarà la crisi?
“No, perchè non vedo alternative a questo governo”.
Qualcuno evoca già i tecnici.
“Non ci credo, semmai un accordo M5s-Pd, ma Renzi non lo permetterà mai” (e mentre lo dice il portavoce del governo Rocco Casalino attraversa la piazza, “ecco bisognerebbe chiedere a lui come finirà ”)
Berlusconi sogna un ritorno del centrodestra, con tanto di responsabili.
“Ma sono tutti da trovare, insomma”.
Allora moriremo gialloverdi?
“No, vedo dilettantismo, approssimazione. Sono sprezzanti con l’Europa, e vengono smentiti persino dai sovranisti loro amici. L’amore tra Salvini e Di Maio non è più come all’inizio. Come del resto diceva il teologo Karl Barth c’è una certa incomunicabilità di linguaggio tra l’elefante e la balena”.ì
E qui chi è l’elefante e chi la balena?
“Appunto, manco si capisce”
Giudica veritieri i sondaggi?
“Al Sud i Cinquestelle sono in calo. Gli elettori si sono sentiti presi in giro, prenda solo i casi Tap e Ilva. Invece Salvini cresce. Aveva un unico programma, quello sui migranti, ha dato l’idea di uno che mantiene le promesse, questo al popolo piace. Solo che cresce al Sud e cala al Nord”
Cala al Nord?
“Secondo me sì. Mi ha colpito il governatore Fontana che ha minacciato di non prendersi i rifiuti del Sud, vuol dire che cominciano ad avere problemi con il loro elettorato”
Da vecchio dc come giudica Di Maio?
“Sta dentro un movimento strutturato, perchè l’M5s è un partito leninista, ma fuori da lì non esiste: del resto è stato eletto leader come ad una selezione di Miss Universo”
Le manca il Parlamento?
“Ma no, c’è un livello così basso. Ovunque, sa. L’altro giorno è venuto da me il capogruppo di una lista che mi aveva sostenuto nella corsa a sindaco. Si lamentava della qualità dei consiglieri. “Con chi ho a che fare”, ripeteva. Gli ho detto: “E pensa che io, che ho trattato con Moro, Fanfani e De Mita, mo’ c’ho a che fare con te”.
(da agenzie)
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Novembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
CONTESTATI I REATI DI RIDUZIONE IN SCHIAVITU’ E ATTI SESSUALI CON MINORI
Sono accusati di aver ‘venduto’ la figlia di 4 anni a un vicino di casa pedofilo, facendola così prostituire per ottenere in cambio qualche dose di cocaina.
I due genitori, il padre di 36 anni e la madre di 26, ma anche il pusher rispondono ora, a vario titolo, di riduzione in schiavitù e atti sessuali con minori.
Il vicino di casa, un 45enne che abita nello stesso stabile della famiglia, è indagato anche per la cessione della cocaina, in cambio della quale avrebbe avuto il consenso dei genitori ad avere rapporti sessuali con la piccola. Ma sono diversi gli aspetti ancora da chiarire di questa inquietante vicenda.
LA VIOLENZA
I fatti contestati sarebbero avvenuti due anni fa, nel 2016, in un condominio di un quartiere di Pisa. Il fascicolo, paradossalmente, è stato aperto proprio in seguito alla denuncia presentata nel 2016 dalla mamma della bambina.
Ma gli accertamenti degli inquirenti hanno portato al coinvolgimento degli stessi genitori. Tant’è che nei giorni scorsi alla coppia è stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini. Entrambi sono stati convocati dagli inquirenti e si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
La madre, però, aveva fornito inizialmente una sua versione su come si erano svolti i fatti, raccontando di aver portato la figlia dal vicino in una occasione, perchè l’uomo aveva detto di avere dei regali per la piccola.
La bambina, secondo questa versione, sarebbe rimasta sola con il pedofilo e, una volta tornata a casa, i genitori avrebbero notato che la figlia era molto spaventata e che portava le mutandine al contrario.
L’INCHIESTA
L’inchiesta è stata condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze, competente per reati di questo tipo e coordinata dal sostituto procuratore Eligio Paolini.
Secondo gli inquirenti i genitori, difesi dagli avvocati Niccolò Lombardi Sernesi e Letizia Merciai, sarebbero stati ben consapevoli delle intenzioni del loro vicino e non avrebbero fatto nulla per allontanarlo e proteggere la bambina.
Tutt’altro. La piccola, che ha altri tre fratellini tutti minorenni, è stata tenuta “in uno stato di soggezione” scrivono nel capo d’imputazione, mentre i due genitori avrebbero “consapevolmente violato i doveri di protezione e garanzia derivanti dal loro ruolo di esercenti la responsabilità genitoriale”. La bambina ora ha sei anni ed è stata affidata a un’altra famiglia, così come è accaduto a un’altra sorella. I due fratelli, invece, si trovano in strutture protette.
(da agenzie)
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Novembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
DI MAIO: “RITIRO IL SIMBOLO AGLI ELETTI M5S”…PASCUCCI: “VADO AVANTI”
“Se venisse eletto anche un solo consigliere a Corleone nella lista del Movimento 5 Stelle ritirerei immediatamente il simbolo”. Il giorno dopo l’annullamento del comizio a Corleone a sostegno del candidato Maurizio Pascucci, che aveva aperto al “dialogo con i parenti dei mafiosi”, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio da Palermo torna sulle elezioni amministrative nel paese di Totò Riina e Bernardo Provenzano, che domani sceglie il nuovo sindaco dopo un commissariamento per mafia: “Non voglio rischiare – aggiunge Di Maio in quello che formalmente è il giorno del silenzio elettorale su Corleone – che qualcuno possa avere preso i voti della mafia”.
“Noi – ribatte Pascucci – andiamo avanti. Domani i cittadini di Corleone si esprimeranno e decideranno. Se il M5s dovrà pronunciarsi sulle singole persone poi lo farà al proprio interno”.
Ieri il vicepremier era stato molto duro. Prima l’annullamento del comizio a Corleone, poi – dopo la decisione di Pascucci di andare avanti comunque – la richiesta ai probiviri del Movimento di prendere provvedimenti, con l’indicazione esplicita di infliggere “il massimo della sanzione, cioè l’espulsione dal Movimento 5 Stelle”.
Pascucci, durante il comizio di ieri sera, si era difeso dalle accuse interne.
“Ci abbiamo riflettuto molto e seriamente – ha confermato Pascucci – Ho deciso che vado avanti. Corleone ha diritto al cambiamento. Abbiamo questa responsabilità . Se lo farò con il Movimento cinque stelle? Certo, continuo con questa lista, poi gli altri prenderanno le loro determinazioni”.
Pur facendo una precisazione: “Io non li voglio i voti dei mafiosi e lo dirò al comizio stasera. Sono a Corleone da 14 anni e combatto contro la mafia e i mafiosi, quindi mai e poi mai posso pensare di arrivare a un compromesso con loro. Il fatto è molto semplice – spiega – ci sono dei parenti di mafiosi condannati che prendono le distanze dai loro congiunti e non è giusto che questi parenti siano esclusi per tutta la loro vita dalla comunità . Solo a questa condizione, se loro prendono le distanze dai loro congiunti che hanno commesso dei reati gravissimi, penso che si possa aprire con loro un dialogo per farli uscire da una dinamica che li colpevolizza in quanto i parenti dei mafiosi non hanno commesso dei reati”.
Parole che avevano provocato l’ira ancora maggiore di Di Maio: “Sulla mafia – ha detto ieri il vicepremier – non è concesso neppure peccare d’ingenuità da parte di chi si candida a ricoprire cariche pubbliche. Ci aspettavamo scuse, non arroganza. Questo non è un comportamento da Movimento 5 Stelle e come tale deve essere sanzionato immediatamente”.
(da agenzie)
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Novembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
DECINE DI MIGLIAIA ALLA MANIFESTAZIONE DI ROMA CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE
Edda Billi strizza gli occhi per leggere cosa c’è scritto sullo striscione che sta passando e annuisce. Il corteo da via Cavour sta svoltando in piazza dell’Esquilino e lei, classe 1933, femminista storica, sorride soddisfatta. “Sembrerebbe che le donne stanno in silenzio – dice ad HuffPost – e invece ci stiamo preparando perchè ci prudono le mani, come direbbero le ragazze di oggi”.
A loro, calcandosi sui riccioli grigi il cappellino rosso con su stampato l’hashtag in difesa della Casa Internazionale delle donne di Roma, rivolge il suo messaggio. “A quello che ci stanno facendo si può rispondere solo coi nostri corpi, con la voglia di starci – aggiunge – Mi auguro che le giovani si muovano, perchè noi dobbiamo pur passarlo questo testimone. Ma da quello che vede mi pare si stiano muovendo”.
E in effetti di giovani e giovanissimi ce ne sono molti, tra i manifestanti arrivati in migliaia a Roma da tutta Italia per la mobilitazione lanciata da “Non una di meno” per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che si celebra domani.
Vengono da molte città d’Italia, per alcuni è la prima volta. Alice e Matteo Candeloro, per esempio, di Massa Carrara, 20 e 18 anni, non erano neanche mai stati a Roma. Sono venuti con la zia, Graziella, operatrice in un centro antiviolenza. Poche parole, come su Instagram: “Per noi è importante esserci”.
Più loquace Carla, che di anni ne ha 16 ed è venuta in bus da Pisa con Emiliano, suo coetaneo e altri amici. “La violenza maschile sulle donne è un problema molto attuale e con il ddl Pillon ha assunto rilevanza ancora maggiore”, dice allargando le mani.
La protesta contro il disegno di legge presentato dal senatore leghista Simone Pillon per la riforma dell’affido condiviso è un altro cardine della manifestazione, alla quale hanno aderito una delegazione dell’Anpi, collettivi di sinistra, associazioni femministe – diverse gestiscono anche centri antiviolenza in tutta Italia.
C’è anche Laura Boldrini, che ha già manifestato la propria contrarietà al testo del senatore leghista, chiedendone, come i manifestanti di oggi, il ritiro “perchè non è emendabile”.
“Se passa il ddl Pillon le donne non usciranno più dalla violenza”, sospira Marianna Toscani, 27 anni, dell’associazione “Casa delle donne” e Non una di meno di Modena. In gran parte donne, dietro gli striscioni e sotto gli ombrelli per ripararsi dalla pioggia, ma ci sono pure gli uomini.
“La presenza maschile in questa piazza è importante. Bisogna far capire che c’è una parte non marcia, che non tutti gli uomini considerano le donne come oggetti”, scandisce Emiliano, 16 anni e accento toscano marcato,
Francesco Gullo, invece, di anni ne ha 26 e arriva da Lamezia Terme. Domattina dovrà essere al lavoro di prima mattina, ma ci teneva ad essere qui, racconta riavviandosi la fascia fucsia sui capelli ossigenati. È di Arcigay e, dice: “Non si può manifestare per i diritti degli omosessuali e non per quelli delle donne, ancora tanto discriminate”.
Chiara Domenella – “in arte Oscar”, precisa – 20 anni, è venuta da Forlì: manifesta anche per il riconoscimento dei diritti dei migranti. “Sono una minoranza e vanno tutelati”, sorride, agitando per aria un cartello giallo con su scritto “Loro taxi del mare? Voi, taxi del male”.
“Noi pratichiamo la liberazione di tutte le soggettività , una liberazione antagonista a un sistema patriarcale/pastorale fondato sulla violenza su tutti i viventi”, spiega Beatrice Del Monte, 30 anni, di “Seminaria”, gruppo di Non una di meno per il transfemminismo, ecofemminismo e antispecismo. Intanto, da un tir allestito a palco mobile, rimbombano slogan e inviti a combattere contro “il patriarcato di cui siamo vittime. Noi non vogliamo pensarci come vittime, ma come guerriere che alzano la testa e guardano avanti”.
“A un certo punto è come se ci si dovesse svegliare e per noi il momento è arrivato. Non possiamo più sopportare l’attacco che ci stanno sferrando”, dice Sara Sapio, che Sila dietro lo striscione di “Dire – donne in rete contro la violenza”, l’associazione che gestisce oltre ottanta centri antiviolenza in Italia. Si protesta anche contro il Governo e quello che le attiviste della Ong “Differenza donna” hanno definito “un attacco alla legge 194”. Susanna Chiulli, per la “Rete della conoscenza” degli studenti universitari e delle scuole superiori, rivendica “il diritto delle donne ad abortire, a vestirci come ci pare per un tirocinio”.
Risuona il grido “Ma quale Stato, ma quale Dio, sul mio corpo decido io”. Poco più in là Esther Steiner abbraccia la figlia, di nove anni. È austriaca, ha 43 anni, da 4 è a Roma. Guarda la sua bambina e sorride: “È l’età giusta per cominciare a manifestare per rivendicare i nostri diritti”. Il passaggio del testimone di cui parlava Edda Billi potrebbe essere iniziato.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
ALLOGGI STRAPPATI ANCHE PER PICCOLI DEBITI…NON SOLO CASAMONICA, MA ANCHE SPADA, DI SILVIO, SPINELLI, BEVILACQUA
Non solo villette abusive: ci sono anche le case popolari sottratte con la forza. L’ultimo decreto di rilascio il direttore generale, Andrea Napoletano, l’ha firmato pochi giorni fa, il 16 novembre. Così prima di Natale (forse), anche l’Ater Roma, la società che gestisce l’edilizia pubblica nella Capitale per conto della Regione Lazio, potrà essere pronta ad operare il suo di maxi-sgombero.
Già , perchè di Casamonica & Associati in città ce ne sono così tanti che c’è spazio (e lavoro) per tutti.
Nello specifico, fra senza titolo e abusivi, di case popolari della Capitale i clan ne occupano almeno 600, il 10% delle oltre 6.000 abitazioni popolari occupate. Casamonica, appunto, ma anche Spada, Di Silvio, Spinelli, Bevilacqua.
Di questi, secondo un report custodito gelosamente nel cassetto del dg, almeno 300 sono occupanti totalmente abusivi. Nel senso che hanno “sfondato” (come si dice in gergo) o, più comunemente, si sono presi la casa di chi non ha potuto ripagare il proprio debito, strozzato dai prestiti o in risarcimento a qualche sgarro subito.
Come avvenne nel 2007 ai danni di Ernesto Sanità , rientrato solo nell’agosto scorso nel suo alloggio di Pietralata sottrattogli 11 anni fa da Giuseppe Casamonica.
Il dossier caldo che nelle ultime settimane è rimbalzato negli uffici di Lungotevere Tor di Nona riguarda il quartiere Spinaceto, dimenticata periferia di Roma sud sulla direttrice Pontina, nota al grande pubblico giusto per un frammento del film ‘Caro Diario’ di Nanni Moretti.
Qui, nel complesso di via Salvatore Lorizzo, sono ben 10 gli appartamenti occupati dagli “zingari” di zona, che grazie a questo presidio controllano il territorio e posizionano vedette sull’adiacente viale dei Caduti per la Resistenza, in barba anche alla presenza del Commissariato di zona a poche decine di metri. Un motivo in più per interessare la Procura della Repubblica e la Dda, che monitora la zona ed è in stretto contatto con l’agenzia regionale.
Le inchieste penali, d’altronde, in queste situazioni vanno di pari passo con gli iter amministrativi: uno degli alloggi, ad esempio, è stato letteralmente strappato al legittimo assegnatario a causa di un debito non pagato di appena 1.600 euro.
Spinaceto, ovviamente, è solo uno degli agglomerati ad alto tasso di occupazioni abusive. In testa c’è sicuramente Ostia, dove — come noto — il clan Spada ha fatto incetta di case.
Alcune di queste sia l’Ater che il Comune di Roma hanno iniziato a sgomberarle, anche grazie alle ondate di arresti che hanno messo a dura prova la tenuta dei vertici criminali.
Poi c’è Ponte di Nona vecchia, alla periferia est sulla consolare Prenestina. Qui, in via Padre Damiano De Veuster, resiste il feudo di Simone Spada, esponente dell’omonimo clan “emigrato” alcuni anni fa da Ostia, in grado di mettersi in proprio a Villaggio Prenestino. Proprio in questa zona, a cavallo degli anni 2000 l’attuale comandante della Polizia Locale, Antonio Di Maggio, fu il primo a documentare i rapporti fra gli “zingari” e i clan camorristici stanziatisi a Roma sud est. Altre zone “calde” sono sicuramente San Basilio, Laurentino 38 e Cinecittà Est.
Ma non ci sono solo le case Ater.
Gli alloggi popolari a Roma, seppur in parte minoritaria, vengono gestiti anche dal Campidoglio. E queste stesse abitazioni soffrono dell’invasione di Casamonica&co. Nel 2015 — subito dopo il funerale-show in onore di “re Vittorio” — gli allora assessori capitolini Alfonso Sabella e Stefano Esposito, presentarono un dettagliato dossier in cui documentarono la presenza di oltre 40 alloggi abitati da altrettanti appartenenti alle famiglie sinti. Romanina, Morena, Grotte di Gregna e perfino qualcuno a San Giovanni e alle spalle di Villa Borghese.
In alcuni casi — come hanno segnalato i due ex assessori nel loro esposto alla Procura di Roma — occupazioni figlie di “regolari” assegnazioni a canone agevolato, avvenute negli anni da parte dei dirigenti capitolini.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
TEORICO DE “LA MANOVRA VA CAMBIATA”, OGNI TANTO COMMENTA IL GOVERNO : “CHE CINEMA”
Il Divo Giorgetti non sa se il governo dura. Anzi, chissà se dura, dice oggi nel pezzo di retroscena di Francesco Verderami sul Corriere della Sera che sembra sempre più la voce del sottosegretario salviniano sul giornale.
Lui si paragona, con poca modestia, ad Andreotti ma finora non sembra aver inciso nemmeno lontanamente sull’esecutivo come sapeva fare, senza neppure sporcarsi le mani, il mitico Belzebù, che i giornalisti li evitava
La sua stanza a Palazzo Chigi è un porto di mare per imbarcazioni in difficoltà di navigazione. È lì che ha riparato Savona negli ultimi tempi, ed è lì che –per sfogarsi – il ministro agli Affari europei gli ha rubato uno dei suoi intercalare: «È un disastro». L’altra frase che usa Giorgetti – insieme al famoso «sono tutti matti» riferito ai grillini – è «che cinema».
Gliel’hanno sentita pronunciare nell’Aula della Camera, il giorno dopo quel voto a scrutinio segreto con cui l’esecutivo era andato sotto sull’Anticorruzione.
Di Maio aveva chiesto la presenza di tutti i ministri ai banchi del governo per lavare l’onta. Giorgetti, che in vent’anni e passa di attività parlamentare ne aveva viste tante, non pensava di stupirsi ancora. Perciò nel vedere quella scena, non ha resistito: «Che cinema. Che cinema».
Teorico de «la manovra va cambiata», ben prima che il club si affollasse di autorevoli colleghi, ritiene sia ancora possibile una soluzione di compromesso con Bruxelles. Forse è più un atto di fede che un vero convincimento, in ogni caso –secondo Giorgetti – al governo servirebbe «un asso nella manica», uno scatto e uno scarto rispetto alla logica del braccio di ferro: «Qualcosa bisogna inventarsela».
Perchè è consapevole (al pari di pochi altri tra i grillini) che il reale problema stia nella gestione politica della trattativa. Ma su questo punto, oltre che dispensare suggerimenti non può nè vuole spingersi
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
MA I MINISTRI AVEVANO GIURATO SULLA COSTITUZIONE O PER SERVIRE IL PORTAVOCE DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO?
Rocco Casalino ha inviato ieri un sms alla stampa per far sapere a tutti che d’ora in poi per intervistare ministri e sottosegretari del governo Conte bisognerà prima passare per la sua autorizzazione.
Un concetto molto interessante per chi ha giurato sulla Costituzione che avrebbe servito la patria e non il portavoce della presidenza del Consiglio dei ministri:
Il nuovo corso è stato ufficializzato alla stampa con un sms di Rocco Casalino a capo della comunicazione di Palazzo Chigi: d’ora in avanti, per intervistare i ministri e i sottosegretari, bisognerà contattare due responsabili dei rapporti con i media che lavorano con il portavoce del governo.
Una “stretta” nella comunicazione che varrà per la carta stampata ma anche le tv, con una terza figura addetta al controllo delle dichiarazioni dei membri del governo Conte.
È un passo chiave verso il definitivo accentramento della comunicazione, perchè almeno sulla carta le decine di ministri e sottosegretari sarebbero dotati di un proprio portavoce e capo ufficio stampa.
Per il governo, comunque, non conta: d’ora in poi tutti dovranno ottenere il consenso dello staff di Palazzo Chigi. L’invito riguarderebbe, in teoria, anche i leghisti che difficilmente si atterranno all’indicazione. Chissà come la prenderanno i 5S.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
LA SICUREZZA AI TEMPI DI SALVINI E BONAFEDE: TANTE DENUNCE, NESSUNA TUTELA
«Ci diceva: “Vi brucio tutto, vi brucio tutto, con voi dentro”». Quella terribile minaccia ripetuta più volte da Gianfranco Zani nei confronti della sua famiglia, diventata due giorni fa una tragica realtà , risuona ancora nella mente di Silvia, la donna di 39 anni che aveva deciso di separarsi dal marito, aggressivo e violento anche verso i loro tre figli. «Ho fatto di tutto per difenderli, ma non è bastato. Non mi hanno aiutato», ripete Silvia.
L’incendio appiccato dall’uomo alla villetta di famiglia, a Sabbioneta, ha provocato la morte per asfissia del secondogenito, Marco, 11 anni. E ora la donna è nel reparto di Pediatria all’ospedale di Casalmaggiore, insieme agli altri due figli, di 17 e 4 anni, sotto shock.
La tragedia è stata l’ultimo atto di una escalation di violenze, dallo scorso giugno fino a pochi giorni fa, finite nelle denunce ai carabinieri e nelle segnalazioni dell’ospedale, dove il figlio 17enne si era recato per farsi medicare.
Lo scorso 9 novembre, di nuovo Zani inveisce in casa contro tutta la famiglia, è aggressivo anche coi figli, e Silvia riesce a filmare le violenze con il cellulare.
Dopo l’ennesima denuncia, parte la richiesta di una misura cautelare da parte della procura di Mantova che però il gip decide di non applicare, optando per un provvedimento più blando: l’allontanamento da un raggio di cento metri dalla villetta di via Tasso.
La famiglia, il 14 novembre, aveva chiesto anche di poter sostituire la serratura del cancello e della porta d’ingresso dell’abitazione. Un punto su cui non ci sarebbe stato un pronunciamento da parte del giudice, e che se fosse stato preso in considerazione avrebbe forse evitato la tragedia.
«Al rientro a casa ho incrociato la sua auto, è tornato indietro e mi ha speronato – ricorda ora Silvia – . Mi sono diretta verso casa, dalle finestre usciva fumo. Ho cercato di entrare, ma era impossibile. Ha appiccato il fuoco nella stanza dove dormivo io».
Già prima del provvedimento del giudice, Gianfranco Zani – accusato di omicidio aggravato e incendio, ieri trasferito in Psichiatria per evitare gesti autolesionistici – dormiva altrove: dalla sorella, o in un capannone poco distante dalla villetta. Ma tornava spesso a casa.
«Da un mese non ci dava più denaro, così ho iniziato a cercare un lavoro, ma mi ostacolava, era geloso». Una settimana fa, senza che lui venisse informato, Silvia aveva depositato una richiesta di separazione.
(da agenzie)
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