Dicembre 1st, 2018 Riccardo Fucile
SALVATORE BARCA, NUOVO SEGRETARIO GENERALE AL DICASTERO, HA GESTITO PER DIECI ANNI UNA COOP CHE HA FATTO CRACK… UNA LAUREA IN ATENEO TELEMATICO
Luigi Di Maio ha nominato segretario generale del ministero dello Sviluppo economico un ex cooperatore fallito che si è laureato in un’università telematica a più di trent’anni d’età .
Salvatore Barca, questo il nome dell’alto dirigente, a capo dell’intera struttura burocratica del dicastero, è un militante Cinque stelle e collabora da tempo con il ministro, di cui è amico personale.
Barca, 45 anni, è nato a Volla, nel napoletano, a pochi chilometri da Pomigliano d’Arco, il paese di Di Maio. Per dieci anni, dal 1995 alla fine del 2004, il futuro segretario generale del ministero dello Sviluppo è stato amministratore, nonchè uno dei 12 soci, della coop Noi con voi, con sede a Napoli, specializzata nell’attività di custodia, pulizia, giardinaggio e anche nella formazione professionale.
Nel suo curriculum disponibile in rete, l’amico di Di Maio scrive di aver lavorato nella coop partenopea fino al giugno 2007.
In quel periodo la società era già scomparsa dai radar della camera di commercio. L’ultimo bilancio depositato risale infatti al 2004, mentre nel 2008, come risulta da documenti catastali, Banca Intesa e il Monte dei Paschi avevano già ottenuto il pignoramento dei due immobili di proprietà della cooperativa.
La procedura fallimentare, aperta nel 2014, si è chiusa nel settembre dell’anno scorso.
Nel 2008, chiusa questa prima travagliata esperienza, Barca è approdato al ministero dello Sviluppo, che però ha lasciato cinque anni dopo per approdare alla Camera dei deputati come capo della segreteria di Di Maio.
Il ritorno al ministero risale al 2018, dopo la vittoria elettorale che ha portato i Cinque stelle al governo e Di Maio allo Sviluppo economico.
Più d’uno, negli uffici del ministero, ha fatto notare che Barca, assunto dieci anni fa come dirigente di seconda fascia, in quanto diplomato, non avrebbe avuto titoli per accedere alla posizione di segretario generale, riservata ai dirigenti di prima fascia. Tutto regolare, ribattono all’ufficio stampa dello Sviluppo economico, e spiegano che quell’incarico di vertice, a particolari condizioni, può essere attribuito anche a persone esterne all’amministrazione o con qualifiche inferiori a quella di dirigente di prima fascia.
Barca, a quanto si capisce, rientrerebbe nelle eccezioni previste dalla legge.
Tra l’altro, strada facendo, l’amico del ministro è riuscito anche a laurearsi in Scienze dell’Economia, come si legge sul suo curriculum.
In quale università ? Alla Niccolò Cusano, un ateneo privato con sede a Roma che permette di seguire le lezioni anche online, dal computer di casa.
(da “L’Espresso”)
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Dicembre 1st, 2018 Riccardo Fucile
CORRISPONDE A UNO 0,3% DI DIFFERENZA SUL PIL… MA POTREBBE ANCHE ANDARE PEGGIO NEL 2019
L’ISTAT ha certificato ieri che il terzo trimestre 2018 ha avuto crescita negativa e lo stesso ci si attende per l’ultimo.
L’economia italiana si sta avviando quindi verso la recessione, come da pronostici degli ultimi mesi, compresi quelli dell’istituto di statistiche.
Ma quanto potrebbe impattare sui conti del governo?
La prima risposta, facile, è: molto. Il governo ha indicato un valore tendenziale di crescita dello 0,9% nel 2019 e ha pronosticato un obiettivo programmatico pari all’1,5%.
Oggi sembra che questo obiettivo, già criticato da tutti gli enti nazionali e sovranazionali, sia davvero troppo generoso. Se non dovesse essere centrato, si creerebbe uno squilibrio dei conti pari a 5 miliardi di euro.
Se invece il dato rimanesse inchiodato ad un livello dell’1% o poco meno (è la stima ad esempio di Intesa San Paolo, che proprio ieri ha evidenziato ulteriori rischi al ribasso) allora andrebbe valutato l’impatto di quello 0,6 per cento che non si è materializzato.
In condizioni normali, la minor crescita porta con sè entrate fiscali più basse e maggiori spese per lo Stato ad esempio sotto forma di ammortizzatori sociali: approssimativamente si traduce in un incremento del disavanzo di circa la metà .
Dunque uno 0,3 percento, ovvero circa 5 miliardi di maggior disavanzo da compensare, volendo mantenere l’obiettivo programmato.
Ora che il mantra del governo è evitare la procedura d’infrazione «perchè crea fibrillazioni», come sostiene il presidente del Consiglio Conte, nella Commissione Bilancio della Camera si fatica a riportare l’asticella dal 2,4% al 2%.
Al punto che il testo arriverà in aula non più martedì ma mercoledì facendo slittare anche il voto di fiducia che con ogni probabilità verrà messo per cercare di recuperare il tempo perduto a discute di «letterine», «numerini» e «Babbo Natale». (Il Messaggero, primo dicembre 2018)
D’altra parte la crescita record pronosticata dal governo giallo-verde non c’è e da Buenos Aires, dove Conte e Tria sono in costante rapporto con Juncker e Moscovici, arrivano indicazioni di abbassare il più possibile l’asticella perchè arrivando la gelata sul Pil l’Italia rischia di aver molto bisogno dell’ombrello europeo.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 1st, 2018 Riccardo Fucile
SE SALVINI E DI MAIO LEGGESSERO QUALCHE LIBRO NON SAREBBERO RICORDATI IN FUTURO COME I RESPONSABILI DELLA ROVINA DELL’ITALIA
Anzichè attribuire il fenomeno delle migrazioni ad una congiura internazionale finanziata da George Soros, allo scopo di trovare dei nuovi schiavi di pelle nera pronti a prendere il posto dei lavoratori europei, i nostri governanti dovrebbero sforzarsi di leggere qualche libro; così, forse capirebbero che di navi Diciotti ne arriveranno tante e per un lungo periodi di tempo; e che non potranno fermarle tutte.
Nel libro di Diego Masi ”Explonding Africa” (Lupetti editore 2018) l’aspetto maggiormente analizzato è quello della crescita demografica attesa che porterà la popolazione africana dagli attuali un miliardo e cento milioni di persone a due miliardi e mezzo di abitanti nel 2050 e forse a quattro miliardi e trecento milioni nel 2100.
La povertà del continente vede il 70% della popolazione subsahariana vivere con meno di un dollaro al giorno, ed il 60% della forza lavoro che si può considerare disoccupata. Il futuro sviluppo della robotica è considerato una prospettiva negativa per il continente.
È altresì meritevole di citazione un saggio di Stephen Smith “Fuga in Europa” (Einaudi ,Torino, 2018) che si sofferma anch’esso, sia pure da un altro angolo di visuale, sulle previsioni demografiche per un continente dove già oggi il 50% della popolazione ha meno di 18 anni, dove solo il 5% delle terre coltivabili è irrigua e dove il 96% dei contadini coltiva meno di 5 ettari a testa.
Nel 2050 l’Africa dovrà quintuplicare la propria produzione agricola per sfamare la crescente popolazione; e da oggi all’Africa occorrerebbero 22 milioni di posti di lavoro in più ogni anno per mantenere gli attuali (assai inadeguati) livelli di occupazione e disoccupazione.
Questi numeri vanno messi in parallelo con il declino demografico europeo: lo scenario “Convergence 2010-2060″ prevede, in mezzo secolo, 70 milioni di abitanti in meno nel Vecchio continente, in particolare 24 milioni di meno in Germania (-29%), 15 milioni in meno in Italia (-25%), 8 milioni in meno in Spagna (-18%).
Per mantenere l’attuale livello di popolazione attiva l’Europa dovrebbe accogliere 1,6 milioni di stranieri l’anno.
Quanto all’Italia, sull’ultimo numero (5/18) de Il Mulino, uno dei più importanti demografi italiani, Massimo Livi Bacci (”Un’Italia più piccola e debole? La questione demografica”), ricorda il contributo fornito dall’immigrazione nel tamponare il declino demografico.
Tra il 2002 e il 2017 gli iscritti nelle anagrafi provenienti dall’estero hanno superato i cancellati dalle medesime anagrafi, per trasferimento all’estero, di circa 3,7 milioni consentendo così alla popolazione residente di passare da 57 a 60,5 milioni.
Eppure — sostiene Livi Bacci — neppure l’immigrazione è ora sufficiente a mantenere l’equilibrio demografico; la popolazione, infatti, è diminuita di 300mila unità nel corso degli ultimi tre anni.
Quanto alle prospettive future, tra vent’anni , secondo uno scenario ottimistico, la popolazione italiana diminuirebbe di un milione di unità .
Al suo interno vi sarebbero, però, delle trasformazioni significative: – 1,6 milioni della popolazione sotto i 20 anni; – 4 milioni di quella in età attiva (tra 20 e 70 anni); + 4,6 milioni degli anziani over70.
Questo trend sarebbe consentito in presenza — afferma Livi Bacci — di un guadagno netto migratorio tra le 160mila e 180mila unità ogni anno.
Se invece passasse l’ipotesi della ”immigrazione zero”, la popolazione scenderebbe di 6 milioni quale somma algebrica tra -11 milioni per i minori di 70 anni e + 5 milioni di coloro che superano tale età .
In sostanza, tra ora e il 2040 la popolazione adulta e attiva diminuirebbe di 4 milioni se alimentata da un flusso costante di stranieri immigrati, mentre diminuirebbe di 10 milioni nel caso di azzeramento dei flussi immigratori.
Al dunque, se proseguisse la politica dell’immigrazione di questo governo, il Paese dovrebbe augurarsi la distruzione, per effetto della rivoluzione tecnologica, del più gran numero possibile di occupati, perchè non vi sarebbe altrimenti offerta di lavoro in numero adeguato.
Ma le tasse e i contributi chi li pagherebbero: i robot?
Giuliano Cazzola
Giuslavorista
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 1st, 2018 Riccardo Fucile
I DISSIDENTI GRILLINI NON SI FANNO TAPPARE LA BOCCA: “CONTE E DI STEFANO AVEVA APPROVATO IL GLOBAL CONTRACT, ORA CAMBIANO IDEA PER ORDINE DI SALVINI?”
Dissidenti M5s ancora all’attacco in attesa di essere espulsi, sanzionati o comunque ‘sterilizzati’ dal movimento dove non sono ammesse obiezioni.
“L’isolazionismo non paga”: lo ha detto la senatrice M5s Paola Nugnes con la collega Elena Fattori. “Ci si rende conto che tutto quello che si sta facendo non risolve il ‘problema’ ma lo peggiora? Il decreto sicurezza non rimpatria e non ferma gli sbarchi ma crea nuovi clandestini e nuova insicurezza. Il Global compact era una dichiarazione per un patto collettivo di gestione dei flussi migratori cosa che abbiamo sempre invocato. Il problema è che si sta dicendo una cosa e se ne fa un’altra. Si creano problemi e non si risolve l’esistente”, ha scritto Fattori.
La Nugnes ha ricordato invece il cambio di rotta del governo sul Global Compact. “Durante il suo intervento all’Assemblea Generale dell’Onu che risale al 26 settembre scorso il presidente del Consiglio del governo Lega-M5s ha annunciato il si’ dell’Italia al Global Compact, un sì ribadito nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri Moavero Milanesi mentre il giorno prima il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano era intervenuto all’Assemblea Generale spiegando che il Global Compact rappresentava un’occasione senza precedenti per affrontare a livello globale il problema dei rifugiati”.
(da agenzie)
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Dicembre 1st, 2018 Riccardo Fucile
CON IL GOVERNO MONTI, IN PIENA CRISI ECONOMICA SE NE PERDEVANO 609, CON GENTILONI SE NE GUADAGNAVANO 1000 AL GIORNO
È quanto emerge dai dati elaborati dall’Istat: ogni giorno nel nostro paese si perdono 627 posti di lavoro.
Numeri che superano quelli del periodo tra il 2011 e il 2013, cioè quando l’Italia stava vivendo uno dei momenti peggiori della crisi del debito.
Per fare un confronto, durante il governo di Mario Monti il ritmo di perdite di posti di lavoro giornalieri era di 609, mentre con il governo guidato da Paolo Gentiloni i numeri erano in positivo: circa mille posti di lavoro creati ogni giorno.
Secondo l’Istat alla base della caduta della crescita economica c’è il crollo della domanda interna. Le famiglie fanno pochi acquisti di beni durevoli, e gli imprenditori investono sempre meno, facendo crollare la spesa per impianti e macchinari. Il risultato è che il prodotto lordo ha cominciato a contrarsi, come non succedeva dal 2014.
L’Italia quindi starebbe prendendo un treno rapido diretto verso la recessione. Lo sostengono anche i dati sintetizzati dalla Banca d’Italia, che mostrano come ogni mese sia peggiore del precedente. E non è un meccanismo destinato ad invertirsi: a febbraio, quando verranno emessi i titoli di Stato necessari al finanziamento del debito, l’Istat potrebbe decretare la recessione una volta per tutte, mettendo il nostro paese in una posizione di ulteriore vulnerabilità .
(da agenzie)
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Dicembre 1st, 2018 Riccardo Fucile
IL GIORNALISTA DELLE IENE RACCONTA LE MINACCE RICEVUTE DOPO L’INCHIESTA SUL PADRE DI DI MAIO
Dopo l’inchiesta delle Iene sul padre di Luigi Di Maio, l’autore del servizio, Filippo Roma, è stato bersagliato sui social di insulti e minacce di morte.
In un’intervista rilasciata alla Stampa, il giornalista ha spiegato che non è la prima volta in cui si trova a fronteggiare una simile reazione da parte degli elettori pentastellati.
“Insulti e minacce? Non sono spaventato e neppure stupito. Succede sempre quando faccio un servizio su M5S”, spiega Roma al quotidiano.
Nonostante il leader dei 5 Stelle abbia preso le distanze da queste reazioni – “Do atto a Di Maio di aver preso le mie difese e di non essersi mai sottratto al confronto” – le minacce non sembrano arginarsi. Con nessun altro aveva riscontrato lo stesso effetto. In passato ho “perseguitato” per mesi Enrico Letta, sul tema delle lobby del gioco d’azzardo, e Matteo Renzi, che aveva fatto delle promesse ai disabili e non le manteneva. E anche esponenti di Forza Italia. Ero stato persino più aggressivo rispetto a quanto ho fatto con Di Maio. Eppure nessuno aveva protestato, meno che mai con gli insulti.
Dagli esponenti 5 Stelle sono partite pesanti attacchi contro la stampa. E alla domanda se siano anche queste parole ad alimentare il clima di odio, Roma risponde così:
Le parole dei leader hanno l’effetto di soffiare sul fuoco e far divampare l’incendio. Trovo questo vittimismo eccessivo. Se anche ci fosse stato un complotto dei media, non ha funzionato, visto che hanno vinto le elezioni. Più che preoccuparsi dei media, ora dovrebbero governare.
(da agenzie)
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Dicembre 1st, 2018 Riccardo Fucile
IL 60% VUOLE UN’INTESA CON L’EUROPA
Italiani favorevoli a una mediazione con l’Europa sulla legge di Bilancio.
È quanto emerge in un sondaggio Ipsos di Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera.
La maggioranza relativa (35%) condivide la linea della mediazione cercando di mantenere l’impianto complessivo della manovra e i principali provvedimenti, il 25% è convinto che le concessioni all’Europa siano ancora insufficienti e i nostri conti continuino a rimanere a rischio e solo il 17% considera il tentativo di mediazione con la Ue alla stregua di un cedimento ed auspica di mantenere la manovra inalterata.
In totale, insomma, il 60% è più propenso a non andare allo scontro frontale con la Commissione europea.
Non solo: secondo la rilevazione Ipsos per il Corsera, gli italiani sarebbero in larga parte pessimisti sulla manovra del Governo Conte.
La maggioranza relativa (29%) ritiene che faccia crescere il debito pubblico e spaventi gli investitori, a seguire il 19% è del parere che dia impulso alla crescita, il 13% pensa che favorisca l’assistenzialismo e il 12% che riduca le diseguaglianze sociali.
Come sottolinea Pagnoncelli, le opinioni degli intervistati sono fortemente influenzare dal loro orientamento politico
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 1st, 2018 Riccardo Fucile
“MISURA FORTEMENTE VOLUTA DAL M5S” DICE DI MAIO… PECCATO CHE DESTINARE AI TERREMOTATI I SOLDI RISPARMIATI DALLA CAMERA SIA UN’INIZIATIVA IN ATTO DA TRE ANNI GRAZIE AL DEPUTATO BALDELLI (FORZA ITALIA)
Il 30 novembre la commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento alla legge di bilancio che prevede di dare alle persone danneggiate dai terremoti del 2016 nel Centro Italia 85 milioni di euro risparmiati dalla Camera.
Luigi Di Maio ne ha scritto sul Blog delle Stelle presentandolo come «un emendamento fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle», ottenuto con «i risparmi derivanti dai tagli anti-casta».
Vanno però specificate due cose, che Di Maio non dice: l’emendamento è stato firmato da tutti i partiti e proposto da Simone Baldelli di Forza Italia; ed è il terzo anno che, con identico meccanismo, vengono destinate decine di milioni di euro ai terremotati.
Il Movimento 5 Stelle, così come gli altri partiti, ha quindi solo mantenuto una buona o lodevole prassi: non l’ha inventata ora con dei fantomatici «tagli anti-casta» e non la inventò tre anni fa.
L’emendamento di cui Di Maio parla così — «una conferma, semmai ce ne fosse bisogno, che sprechi e privilegi per anni hanno tolto soldi e risorse che potevano essere destinati a chi ne aveva davvero bisogno, anzichè foraggiare i soliti ingordi» — non è quindi niente di nuovo.
È dal 2016 che, su iniziativa di Baldelli e con approvazione di ogni partito, si prendono soldi risparmiati dalla Camera (grazie a scelte e tagli iniziati quando era presidente Laura Boldrini) per darli ai terremotati.
Nel 2016 si destinarono 47 milioni di euro e nel 2017 80 milioni di euro.
I 47 milioni del 2016, gli 80 del 2017 e gli 85 del 2018 sono stati risparmiati grazie alla cosiddetta spending review: una revisione per il contenimento e la razionalizzazione di diversi voci di spesa della Camera e servizi offerti ai deputati.
E già nel 2016 (pochi mesi dopo il terremoto) e nel 2017 Baldelli, che nella precedente legislatura è stato vicepresidente della Camera, aveva proposto di destinare quei soldi al Fondo per la ricostruzione delle aree terremotate di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo.
Anche quest’anno, così come nei due precedenti, si è deciso di destinare i soldi risparmiati dalla Camera al Fondo, previsto da una legge dell’ottobre 2016. Anche quest’anno l’emendamento, sempre proposto da Baldelli, è stato sostenuto da tutti i gruppi parlamentari.
(da agenzie)
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Dicembre 1st, 2018 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DELLA CARITAS: SENZA PROTEZIONE UMANITARIA AUMENTERANNO SOLO GLI IRREGOLARI… E’ QUELLO CHE VOGLIONO I RAZZISTI PER POTER ALIMENTARE ODIO SOCIALE
Non sono gli effetti perversi ma collaterali del decreto sicurezza voluto da Salvini e accettato dai maggiordomi del M5s. No. Sono gli obiettivii di un decreto – ora legge – studiato appositamente per aumentare le sofferenze di chi già soffre, creare più marginalità ed avere scalpi di migranti e richiedenti asilo da esporre al proprio elettorato che M5s e Lega stanno rendendo sempre più povero e che tengono buono dando in pasto loro i ‘negri’
Sono circa 500 i profughi accolti nei centri di accoglienza gestiti dalle cooperative di Caritas Ambrosiana nella Diocesi di Milano “che rischiano di diventare senza tetto per effetto del Decreto Sicurezza”.
Lo denuncia la Caritas, evidenziando che “in ragione delle nuove disposizioni, costoro non avranno più la possibilità di ottenere la protezione umanitaria. Inoltre non potranno più essere accolti all’interno del sistema di protezione per richiedenti asilo gestito dai Comuni, lo Sprar. Saranno vanificati gli sforzi fatti per avviare percorsi di integrazione”.
Il rischio, in definitiva, è che “vada perso l’investimento di risorse pubbliche e private erogate per l’accoglienza e i corsi professionali senza considerare il lavoro e il tempo offerto gratuitamente da centinaia di volontari impegnati nelle scuole di italiano e nei tanti percorsi di accompagnamento sociale”.
“Il cosiddetto Decreto Sicurezza – sostiene il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti – renderà più difficile per i migranti trovare un lavoro regolare, inserirsi nella nostra società , vivere una vita normale. Poichè non è realistico immaginare che saranno rimpatriati, ci aspettiamo di ritrovarli in coda ai nostri centri di ascolto. Dopo esserci impegnati per la loro integrazione ora dovremo spendere soldi e tempo per aiutarli ma senza, a questo punto, poter offrire loro alcuna prospettiva di futuro: un controsenso”.
Dall’inizio della nuova crisi migratoria nata a seguito della guerra in Siria e dalla caduta del regime in Libia, Caritas Ambrosiana ha dato vita ad una sistema di accoglienza diffusa sul territorio della Diocesi di Milano che ad oggi conta 2336 posti, gestiti da cooperative sociali, all’interno di strutture ecclesiali, pubbliche e private: appartamenti, ex convitti, case di spiritualità .
Di questi posti, 1.343 sono convenzionati con le Prefetture (Cas), 710 con i Comuni (Sprar), 162 sono sostenuti esclusivamente con fondi derivanti dalle offerte dei fedeli, 121 in centri per minori non accompagnati gestiti per conto delle amministrati pubbliche. Gli ospiti ricevono non solo i servizi previsti dalle convezioni (vitto, alloggio, alfabetizzazione) ma sono inseriti in percorsi di formazione professionale e accompagnamento sociale, sostenuti da risorse pubbliche e private.
Solo ieri 24 rifugiati hanno dovuto lasciare il Cara di Isola Capo Rizzuto, sempre grazie agli effetti di questa legge.
(da Globalist)
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