Dicembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
IL DEPUTATO LO CITO’ PER 50.000 EURO A CAUSA DEL LICENZIAMENTO…IL GIUDICE GLI DA’ TORTO
Aveva chiesto un risarcimento di 50mila euro, dovrà invece pagarne duemila più spese: Andrea Romano ha perso la causa intentata nei confronti dell’amministratore delegato de L’Unità Guido Stefanelli.
L’ex condirettore de L’Unità , oggi alla guida dell’organo di partito “Democratica”, aveva fatto causa all’editore dello storico quotidiano di sinistra per diffamazione dopo aver letto una intervista rilasciata dall’imprenditore all’HuffPost a marzo dell’anno scorso, nel periodo più difficile dei rapporti tra il Partito e i proprietari della testata, la Piesse.
In quei giorni, l’amministratore delegato Stefanelli aveva cancellato il nome di Andrea Romano dalla gerenza del quotidiano, estromettendolo così dal ruolo di condirettore. Il deputato del Pd disse allora all’HuffPost che si trattava di un fatto avvenuto a sua insaputa, di “non essere stato informato” e ventilò la possibilità che si trattasse di “un atto di ritorsione da parte di Guido Stefanelli a fronte della difesa molto energica della redazione che assunsi tempo fa”.
Siamo nella fase più calda dell’ultima crisi economica dello storico quotidiano, che successivamente svanirà dalle edicole rischiando addirittura di finire in asta giudiziaria prima che i proprietari si decidessero a ripagare tutti i debiti con la redazione.
Tornando allo scontro tra editore e direzione, Stefanelli replicò stizzito a Romano: “Non si è presentato più in redazione dallo scorso 5 dicembre, un abbandono bello e buono. Per questo ascoltare e immaginare Andrea Romano a difesa dei lavoratori dei giornale fa letteralmente ridere. Forse è più credibile e veritiero vederlo a difesa dell’ultimo modello di iPhone e tablet richiesto con insistenza all’azienda”.
Dopo l’intervista all’HuffPost, Stefanelli venne citato in giudizio da Romano per “dichiarazioni false e diffamatorie”, per un danno non patrimoniale di 40mila euro più una sanzione pecuniaria (articolo 12 legge 47/1948) quantificata in diecimila euro.
Il 21 novembre scorso è arrivata la decisione del giudice monocratico del Tribunale di Roma: Andrea Romano è stato condannato al pagamento delle spese di lite in favore di Stefanelli per duemila euro, oltre al rimborso forfettario delle spese generali al 15%. Stefanelli ha infatti prodotto prove testimoniali, scrive il giudice, sulla verità delle sue dichiarazioni contro Romano, quest’ultimo invece “nulla ha allegato in ordine al danno asseritamente patito”, e “del quale non sono nemmeno stati allegati i fatti da cui desumerne l’esistenza e la gravità “.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
DUE PARLAMENTARI SORPRESI NELLA TOILETTE DELLA CAMERA, CHE GRAN RISPETTO PER LE ISTITUZIONI
Qualche giorno fa Romana Liuzzo sul Giornale scrisse che due parlamentari, un leghista e una grillina, erano stati sorpresi alla toilette della Camera in atteggiamenti inequivocabilmente “hot“:
Hot toilette alla Camera. E non per i riscaldamenti accesi da poco. Nei giorni scorsi sono stati sorpresi in un incontro piuttosto ravvicinato un deputato leghista e una collega che non passa inosservata del M5s. Ovviamente ne conosciamo i nomi; non li facciamo perchè la privacy è un diritto. Tanto più che non si parlava di politica, anzi non si parlava proprio.
Da quel giorno è scattata una caccia al ladro con ricostruzioni, gossip e battute durante i lavori della Commissione Bilancio alla Camera di cui oggi Franco Bechis sul Tempo dà conto raccontando che il segreto è tipicamente di Pulcinella anche se il capogruppo del M5S Francesco D’Uva ha inviato un sms dai toni imperiosi vietando di parlare con i giornalisti della vicenda.
Ieri all’ora di pranzo sui vari divani di Montecitorio erano i colleghi a non parlare di altro. Tutti conoscevano i nomi della coppia e ognuno dava giudizi un po’ a casaccio fornendo i particolari dell’incontro: «Due bei ragazzi entrambi, mori, alti. Travolti da una insolita passione, tanto da non poter tergiversare rifugiandosi in un bagno del quarto piano, dove il rischio è altissimo perchè c’è il continuo viavai delle commissioni…»
Secondo Bechis a sapere tutto della vicenda è Alessia Morani, che «sa ogni particolare» ma ovviamente non parla per rispettare la privacy dei colleghi.
Ma Fosca Bincher, pseudonimo del direttore del Tempo, non si perde d’animo e continua a indagare:
Un giovane deputato leghista di primo pelo piuttosto belloccio ed esuberante confida: “Sono venuti in tanti a chiedermi: sei tu? E qualche problema questi sospetti me lo stanno creando. Ho una fidanzata nel collegio dove sono stato eletto. Poi non nego che da quando sono qui qualche occasione è capitata e può essere che non mi sia tirato indietro. Però un po’ di sale in zucca ce l’ho: mica qui dentro è capitato, fuori. Ho un posto dove dormo non lontano da qui, e in ogni caso uno anche non l’avesse ha a disposizione decine di alberghi o bed & breakfast entro poche decine o centinaia di metri da Montecitorio…Si può resistere anche senza finire in una situazione così imbarazzante… Dicono che chi li ha pizzicati in bagno avrebbe girato un filmato con un telefonino nascosto nella toilette: i due non l’avevano notato…»
E ora con il fantasma del filmato il mistero si ingrossa.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
LA LOBBIE DI IMPRESE E SINDACATI: “MISURA MIOPE CHE NON AIUTA A RINNOVARE IL PARCO AUTO”
Gli incentivi a chi acquista auto elettriche o ibride, mentre si tassano le utilitarie, fa scattare la protesta di imprese e sindacati.
E il governo prepara la retromarcia. Un emendamento alla manovra ha fatto riaprtire la polemica tra mondo produttivo e governo, sul tema degli incentivi alle quattro ruote. Sullo sfondo si agitano anche gli animi per gli effetti del decreto dignità , con le categorie che lamentano risultati devastanti.
Un emendamento 5 Stelle approvato nella notte tra martedì e mercoledì alla manovra di bilancio prevede incentivi dai 1.500 ai 6 mila euro per chi acquista – tra il 2019 e il 2021 – un’auto nuova con emissioni tra zero e 90 grammi per chilometro di anidride carbonica: elettrica, ibrida o comunque poco inquinante.
La norma però non si ferma qui. E introduce di fatto una nuova tassa da 150 a 3 mila euro per chi sceglie invece le utilitarie. Le vetture cioè che presentano valori di emissioni superiori ai 110 grammi per chilometro.
“Si tratta di un bonus/malus sulle auto che permette di pagare meno tasse”, ha spiegato in un primo tempo Di Maio. “Le auto elettriche costeranno di meno e finalmente le portiamo sul mercato”.
Entusiasmo poco condiviso da imprese e sindacati. “Se prendiamo il modello più venduto in Italia, la Panda 1.2 prodotta a Pomigliano, tra le vetture non ibride con le più basse emissioni di CO2”, hanno spiegato dall’Anfia, l’associazione della filiera automobilistica che proprio martedì aveva ospitato un Conte che diceva di essere vicino alle imprese dell’auto, “con il nuovo sistema si pagherà un’imposta dai 400 ai 1.000 euro. Il vantaggio sarà solo per chi comprerà costose auto elettriche”.
“Misura miope che non aiuta a rinnovare il parco auto”, ha reagito l’Unrae, associazione delle case estere in Italia. La norma “disincentiva le vendite con gravi conseguenze occupazionali”, ha fatto eco Federauto.
Di “ennesimo schiaffo all’industria nazionale e all’ambiente” ha parlato anche Marco Bentivogli (Fim Cisl). Mentre Rocco Palombella (Uilm) ha sottolineato le possibili ripercussioni su “decine di migliaia di posti di lavoro messi a repentaglio”.
Michele De Palma (Fiom Cgil) ha bollato il provvedimento come “misura estemporanea” e chiesto al governo di “non investire per pochi, ma per le auto di massa ecologiche e nel car sharing ibrido ed elettrico”.
“Finirà che gli operatori del settore auto e i lavoratori dovranno scendere in piazza insieme”, ha rimarcato Alberto Dal Poz, presidente di Federmeccanica, evocando le manifestazioni di questi giorni, autoconvocate dalle associazioni di commercianti, imprenditori, artigiani. “Il governo è di nuovo riuscito a unire imprese e lavoratori nella protesta”.
Di tutte queste lamentele ha deciso per primo di farsi carico il vertice leghista al governo, il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini: “Sono assolutamente contrario a ogni ipotesi di nuova tassa su beni già ipertassati e più tassati d’Europa”, ha detto il ministro dell’Interno giovedì mattina, dopo che la proposta di modifica alla Manovra è stata evidenziata dagli attori del settore e dalla stampa, a Radio Uno.
“Non credo che uno abbia una macchina vecchia per piacere ma perchè non ha la possibilità “, ha aggiunto aprendo di fatto un nuovo fronte con l’alleato di governo.
Proprio Di Maio, però, a quel punto è tornato sull’emendamento delle polemiche per innestare la retromarcia. “Prima di tutto, non esiste nessuna nuova tassa per auto già in circolazione”, ha scritto: “Chi ha un Euro3 o qualsiasi altra macchina non pagherà un centesimo in più”.
Secondo Di Maio, si tratta di “premiare chi decide di comprare un’auto nuova meno inquinante, dandogli un incentivo fino a 6000 euro. Questa è l’idea della norma pensata dal governo, che disincentiva chi sceglie un’auto più inquinante”.
Il vice presidente del Consiglio ha infine aperto alle modifiche: “Questa norma è passata così in legge di Bilancio ma si può migliorare al Senato. Ora ci mettiamo tutti intorno a un tavolo” associazioni di costruttori e cittadini “per migliorare questa norma. L’obiettivo di questo governo è anche non danneggiare le famiglie”, ha concluso.
Gli effetti del decreto dignit
Come detto, altri fronti agitano però il rapporto tra imprese e governo. Federmeccanica, assieme ad Assolavoro, hanno sciorinato criticità di non poco conto. La prima ha segnalato che un 30% delle imprese metalmeccaniche “non rinnoverà alla scadenza i contratti a termine in essere”. L’associazione delle agenzie private per il lavoro aggiunge che dall’1 gennaio resteranno a casa 53 mila persone: “Stima prudenziale, approssimata per difetto”. Tutto in conseguenza al decreto dignità , la stretta sui contratti a tempo fortemente voluta dal ministro del Lavoro Di Maio, in vigore dal primo novembre. Ha spiegato poi Assolavoro che tra venti giorni i 53 mila contratti raggiungeranno i 24 mesi di limite massimo per un impiego a tempo determinato, ridotto di 12 mesi dal decreto. Per loro nessun rinnovo, anche se stipulati prima dell’entrata in vigore della legge 96 di conversione di quel decreto (9 agosto), come dispone una circolare del 31 ottobre firmata proprio da Di Maio.
Il ministro del Lavoro non l’ha presa bene: “Questo è un numero tutto da dimostrare”, ha replicato a Federmeccanica. “Ci sono contratti a tempo determinato che non verranno rinnovati, ma nella legge di bilancio abbassiamo l’Ires al 15% a chi assume o fa investimenti in azienda”.
Il ministro omette di ricordare che l’incentivo non è legato ai contratti stabili. Le aziende incassano lo sconto anche se prendono solo personale a termine. Il contrario esatto di quanto si riprometteva Di Maio con il decreto di luglio.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
UNA GIORNALISTA INTERVIENE PER CHIEDERE IL RISPETTO DELLA LEGALITA’ E VIENE CIRCONDATA E INSULTATA
Roma sempre più cattiva e sempre più razzista. Capita così che alla fermata San Giovanni della Metro A una giovane rom tenti di rubare il portafoglio a un passeggero. Con lei una bambina di 3-4 anni.
Il furto viene sventato: come racconterà su Facebook Giorgia Rombolà , giornalista di Rai News 24, “ne nasce un parapiglia, la bambina cade a terra, sbatte sul vagone. Ci sono già i vigilantes a immobilizzare la giovane (e non in modo tenero), ma a quest’uomo alto mezzo metro più di lei, robusto (la vittima del tentato furto?) non basta. Vuole punirla. La picchia violentemente, anche in testa. Cerca di strapparla ai vigilantes tirandola per i capelli. Ha la meglio. La strattona fina a sbatterla contro il muro, due, tre, quattro volte. La bimba piange, lui la scaraventa a terra”.
Rombolà interviene prima urlando all’uomo di non picchiare la ragazza, poi cercando di fermarla. I vigilantes poi riescono a portare via la rom, l’uomo robusto se ne va, ma a bordo del treno la giornalista si ritrova circondata.
“Un tizio che mi insulta dandomi anche della puttana dice che l’uomo ha fatto bene, che così quella stronza impara. Due donne (tra cui una straniera) dicono che così bisogna fare, che evidentemente a me non hanno mai rubato nulla. Argomento che c’erano già i vigilantes, che non sono per l’impunità , ma per il rispetto, soprattutto davanti a una bambina. Dicono che chissenefrega della bambina, tanto rubano anche loro, anzi ai piccoli menargli e ai grandi bruciarli”.
Ancora Rombolà scrive: “Un ragazzetto dice se c’ero io quante mazzate. Dicono così. Io litigo, ma sono circondata. Mi urlano anche dai vagoni vicini. E mi chiamano comunista di merda, radical chic, perchè non vai a guadagnarti i soldi buonista del cazzo. Intorno a me, nessuno che difenda non dico me, ma i miei argomenti. Mi guardo intorno, alla ricerca di uno sguardo che seppur in silenzio mi mostri vicinanza.
Niente. Chi non mi insulta, appare divertito dal fuori programma o ha lo sguardo a terra. Mi hanno lasciato il posto, mi siedo impietrita. C’è un tizio che continua a insultarmi. Dice che è fiero di essere volgare. E dice che forse ci rivedremo, chissà , magari scendiamo alla stessa fermata”.
Il racconto sul social si conclude in modo amarissimo: “Cammino verso casa, mi accorgo di avere paura, mi guardo le spalle. E scoppio a piangere. Perchè finora questa ferocia l’avevo letta, questa Italia l’avevo raccontata. E questo, invece, è successo a me”.
(da”La Repubblica”)
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Dicembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
LA STRUTTURA OSPEDALIERA SARA’ OPERATIVA SOLO TRA UN ANNO, NON SI CAPISCE COSA CI SIA DA FESTEGGIARE, SALVO FORSE CHE PRENDERA’ 2 MILIONI DALLA REGIONE GIA’ NEL 2018… E NEL CDA C’ERA L’ATTUALE CAPO DI GABINETTO DELLA MINISTRA GIULIA GRILLO, SICURAMENTE UNA COINCIDENZA
«Ringrazio tutti coloro che hanno sostenuto, lavorato e permesso l’accreditamento del Mater Olbia presso la Regione Sardegna. Finalmente la Sardegna potrà essere al centro di un grande network internazionale per la cura e la ricerca».
Così qualche giorno fa Beppe Grillo commentava l’apertura del Mater Hospital di Olbia. La società proprietaria della struttura, la Mater Olbia Spa è una controllata della Qatar Foundation Endowment (fondo sovrano del Qatar ) partecipata da azionisti cattolici come Policlinico Gemelli e Fondazione Idi (è frutto di un’idea di Don Luigi Verzè, fondatore del San Raffaele). La struttura opererà in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale.
Quella di oggi però non sarà nemmeno una vera e propria apertura. Dal 5 al 21 dicembre la ci sarà quello che viene chiamato “avvio sperimentale“.
In pratica saranno aperti solo alcuni ambulatori specialistici che impiegheranno una quindicina di persone tra personale medico e infermieristico.
Dal 22 dicembre al 6 gennaio “le attività saranno sospese per consentire la messa a punto di tutti gli aspetti organizzativi” e quindi l’inaugurazione-bis arriverà con l’anno nuovo. La struttura ospedaliera vera e propria, con circa 200 posti letto (dovrebbero essere 245 a regime e 600 i posti di lavoro), partirà invece tra marzo e aprile.
Ci sarà infine una terza fase dell’inaugurazione che prevede la realizzazione delle infrastrutture sportive, dei poli per la ricerca scientifica avanzata e delle strutture per la riabilitazione e la medicina dello sport.
Perchè le cose di cui Grillo tesse le lodi nel suo post ancora non esistono e devono ancora essere costruite (ma la società ha già ottenuto il via libera della Commissione urbanistica di Olbia per il cambio di destinazione d’uso).
Già questo sarebbe sufficiente per chiedere a Grillo che cosa stia festeggiando visto che di fatto oggi il Mater Olbia non è ancora operativo e non lo sarà fino all’anno prossimo.
Poco male si dirà , perchè manca poco. Il Garante del MoVimento 5 Stelle però non si chiede come mai tutta questa fretta di “aprire” la struttura per poi chiuderla e riaprirla nel 2019.
Grillo non se lo chiede e festeggia l’accreditamento presso la Regione. Accreditamento che significa che così il Mater Hospital ha potuto ricevere il contributo regionale di due milioni di euro per il 2018. Appena in tempo perchè l’anno è quasi finito. Altri milioni di euro di soldi pubblici saranno versati al Mater nei prossimi anni.
L’attuale governo ha stanziato 162 milioni di euro per i prossimi tre anni e il Mater confida in finanziamenti regionali pari a 600 milioni in dieci anni.
I ringraziamenti e le lodi di Grillo — per una cosa che ancora non c’è ma che già costa soldi ai sardi — hanno fatto infuriare molti fan di Grillo che gli rinfacciano di “non averci capito una mazza”.
Il motivo è che per finanziare con i soldi pubblici il Mater Hospital la Regione guidata dal Centrosinistra ha dovuto (e voluto) tagliare gli stanziamenti per la sanità pubblica. Soprattutto nel Nord Ovest della Sardegna dove già 11 sindaci galluresi hanno annunciato le dimissioni se l’assessore regionale alla Sanità non firmerà le delibere che consentiranno la sopravvivenza dell’ospedale di Tempio dove il reparto di otorino dovrebbe chiudere proprio a favore di quello in apertura al Mater di Olbia.
A Grillo evidentemente l’idea del Mater piace. Dei costi per la comunità e per i sardi, della speculazione urbanistica relativa all’area riabilitativa con annesso albergo da 300 posti, interessa meno. O non ha interesse a parlarne.
Preso com’è dall’entusiasmo dimentica addirittura che così sta facendo promozione ad un’iniziativa portata avanti prima da Berlusconi e poi dal Partito Democratico.
In vista delle elezioni regionali dell’anno prossimo non sembra essere una scelta lungimirante.
Paola Pintus e Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano di oggi ricordano anche del potenziale conflitto di interessi di Guido Carpani, nominato ad ottobre capo di gabinetto della ministra della Salute Giulia Grillo che nel settembre del 2017 era stato nominato membro del CdA del Mater Olbia.
(da “NextQuotidiano”)
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