Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
PER SFUGGIRE ALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE BASTEREBBE SPOSTARE A DATA A DESTINARSI QUOTA 100 E REDDITO DI CITTADINANZA, MA COSI’ NON POTREBBERO PIU’ EVITARE LE PERNACCHIE DEL POPOLO …TRIA ASSEDIATO, LUNEDI LA UE DECIDE
Una scelta di campo che non contempla il pareggio, l’equilibrio, la convivenza anche spigolosa delle agende.
Perchè ora che la trattativa tecnica tra Roma e Bruxelles sulla manovra ha messo Lega e 5 Stelle di fronte al rischio di un aut-aut senza terza opzione – tagliare ancora il reddito di cittadinanza e la quota 100 o sobbarcarsi la procedura d’infrazione – è il momento di difendere la propria idea di Paese.
È in questo clima che è maturata la bordata del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti contro i pentastellati (“Il reddito piace all’Italia che non ci piace”).
Un colpo così potente che si è tirato dietro la replica furiosa e a catena di Luigi Di Maio (“A noi l’Italia piace tutta”) e della pasionaria vicepresidente del Senato Paola Taverna (“L’Italia è una ed a noi del Movimento piace tutta”). È necessità di tutelare le proprie priorità , come pretendono i rispettivi elettorati. È battaglia di like sull’Italia.
La cifra di questa contesa è il litigio. Il marcamento a uomo reciproco tra Matteo Salvini e Di Maio si è ampliato. È diventato rimozione dell’ostacolo, volontà di prevaricare.
Che siano le due misure bandiera della manovra piuttosto che l’ecotassa o le pensioni d’oro poco importa: il segno politico di queste ore è la volontà -necessità di non soccombere all’altro.
Alla vigilia di un vertice serale a palazzo Chigi, che proverà disperatamente a individuare un punto di caduta minimo, l’atmosfera che domina le interlocuzioni di governo è ad altissima fibrillazione. Il tempo stringe, inesorabilmente.
Lunedì il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ritornerà a Bruxelles per guidare ancora il negoziato con i tecnici della Commissione europea, ma ha bisogno di una risposta politica.
Perchè venerdì, nel suo viaggio di ritorno, insieme al premier Giuseppe Conte, dalla capitale belga a Roma, il titolare del Tesoro ha portato poche opzioni e ha rimesso tutto in mano alla politica.
Qui sorgono i problemi che creano nervosismo tra Salvini e Di Maio, nonostante il segretario della Lega abbia oggi provato a smorzare i toni di Giorgetti, assicurando che rispetterà il Contratto di governo.
Tra le ipotesi che Tria ha rimesso nelle mani di Salvini e Di Maio c’è la possibilità di spostare in avanti l’entrata in vigore del reddito e della quota 100.
Una strada, già respinta in passato, che però ora ritorna con una veste più pesante per due motivi.
Il primo è che questa volta, secondo quanto apprende Huffpost da fonti vicine alla trattativa, sono gli stessi tecnici della Commissione ad aver suggerito di alleggerire ancora di più il peso delle due misure, già sgonfiate di 3,5 miliardi, con la quota 100 passata da 6,7 miliardi a 4,7 miliardi, e il reddito da 9 a 7,5 miliardi.
Per farlo – una delle soluzioni individuate – è di spostare il via ancora più in avanti rispetto alla primavera del 2019.
La seconda ragione è che questa ipotesi può liberare quelle risorse – circa 5 miliardi – che Bruxelles chiede come assicurazione del calo del deficit strutturale.
Di alternative ce ne sono ben poche.
Un altro spiraglio, ma difficile da espandere fino a raggiungere la somma aggiuntiva richiesta dall’Europa, è quella di puntare sul pacchetto della flessibilità legata al dissesto idrogeologico e alle dismissioni.
Su questo punto, spiegano le stesse fonti, i tecnici del Tesoro torneranno a insistere nei prossimi giorni.
Tria, però, non vuole tornare a Bruxelles senza una risposta politica e vuole quindi capire se Di Maio e Salvini sono disposti a limare ancora qualche miliardo dal reddito e dalla quota 100 nel caso Bruxelles si mostrasse chiusa a soluzioni alternative.
I due vicepremier, però, non intendono retrocedere. Lo sgonfiamento messo in campo è considerato il punto massimo delle concessioni fatte. Oltre – è il ragionamento – significherebbe soprattutto deludere i rispettivi elettorati a cui già devono giustificare la retromarcia sul deficit dal 2,4% al 2,04 per cento. Tria è messo sotto assedio: ci pensi lui a trovare la quadra, è l’umore che caratterizza Salvini e Di Maio.
Il dietrofront, tra l’altro, ha già surriscaldato il clima interno.
Oramai si è innestato un effetto domino che provoca scintille anche sugli altri temi che compongono la manovra.
Ultimo, in ordine temporale, è lo scontro sull’ecotassa da applicare alle auto inquinanti e sul bonus per favorire l’acquisto di vetture a zero o basse emissioni, inserite in manovra alla Camera su sollecitazione dei 5 stelle.
Il Carroccio vuole cancellare tutte le norme in questione e ha presentato un emendamento in commissione Bilancio al Senato proprio per questo motivo. I pentastellati, invece, vogliono mantenere gli incentivi.
I toni, più di ogni altra considerazione, esprimono bene il grado di deterioramento dei rapporti. “Se gli amici del Movimento 5 stelle trovano le coperture per nuovi incentivi saremo ben contenti”, dice il sottosegretario leghista al Tesoro Massimo Garavaglia. Replica Michele Dell’Orco, sottosegretario al Ministero dei Trasporti in quota 5 Stelle: l’incentivo per le auto a trazione elettrica o ibrida è “imprescindibile e deve rimanere”.
Stesso leit-motiv sul taglio alle pensioni d’oro: l’intesa è ancora tutta da trovare perchè la Lega teme di danneggiare gli assegni pesanti collocati al Nord. Un’altra spigolatura della battaglia di like sull’Italia.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
IL CAPO DELLA POLIZIA RICORDI CHE LA POLIZIA E’ AL SERVIZIO DEGLI ITALIANI, NON DEL 17% CHE HA VOTATO SALVINI
Le spie del pensiero politicamente corretto sono entrate nel nostro tempo e battono forte.
Prima i Cinquestelle che hanno provveduto a creare uno spioncino virtuale per le segnalazioni sull’altrui condotta immorale o politicamente inopportuna sulla base della evidente valutazione che i militanti di quel movimento siano corpi estranei, perfetti sconosciuti, l’uno nemico dell’altro, riuniti alla rinfusa sotto una bandiera.
Ora la svolta anche nella polizia di Stato, che in teoria dovrebbe arrestare i criminali e non giudicare i pensieri altrui.
Alla manifestazione leghista di domenica scorsa, come ha documentato Diego Bianchi a Propaganda Live, la Digos ha cacciato con la forza da piazza del Popolo un signore che reggeva il cartello “Ama il prossimo tuo”.
La Digos, nell’occasione in tenuta da spia padana, ha ritenuto dichiaratamente offensiva, proditoria e anti italiana, l’esibizione dell’insegnamento evangelico (infatti tutto nacque a Betlemme, in terra ostile e straniera): una provocazione bella e buona contro il noto ministro dell’Ordine, quello che bacia il crocifisso.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
ORA PUO’ TORNARE IN REPARTO PER LE CURE DEL CASO
Dall’insulto virtuale a quello reale il passo, purtroppo, è breve. Lo slogan di Matteo Salvini #primagliitaliani, a furia di essere ripetuto ossessivamente dal ministro dell’Interno su tutti i canali social, si è trasformato oggi in una violenta aggressione verbale contro l’ex presidente della Camera Laura Boldrini all’aeroporto di Fiumicino e poi a bordo del volo per Milano.
La deputata di Leu non si è scomposta e ha respinto l’attacco con un sorriso. Ma questa volta non si è trattato di rigettare le offese di un ‘hater’ sui social, parole di odio che rimangono per iscritto ma di cui non si sente il suono. Questa volta gli insulti erano fisici, udibili. E per questo ancora più preoccupanti.
Questi i fatti, raccontati dal Flavio Alivernini, portavoce di Boldrini, sul suo profilo Facebook: “Prima gli italiani, vergogna, prima gli italiani! Un tizio sulla sessantina, paonazzo e schiumante di rabbia ha apostrofato così Laura Boldrini mentre faceva il check-in al gate di imbarco per Milano. Lei ha risposto con un sorriso ed è entrata. Boldrini ha preso posto sull’aereo e lui, non pago dell’aggressione verbale di pochi minuti prima, una volta a bordo ha continuato ad importunarla. Le ha urlato contro con rabbia e cattiveria “Vergognati”, e poi “prima gli italiani, prima gli italiani”. Si è chinato su di lei continuando a gridare. Io ero tre file più indietro e ho fatto un balzo in avanti per farle da scudo. Poi l’ho invitato a prendere posto e se n’è finalmente andato anche grazie alle proteste nei suoi confronti del personale di bordo e di alcuni passeggeri. Questa è la storia. Ve la racconto da giornalista, così come l’avrei mandata al giornale se lavorassi ancora in redazione”.
Ma poi ce n’è un’altra, di storia. Quella che mette in evidenza la consequenzialità inquietante tra lo slogan della propaganda salviniana e l’aggressione concreta contro un politico che la pensa diversamente.
Alivernini infatti aggiunge: “C’è la storia di chi lancia gli slogan #PrimaGliItaliani e fa le campagne social con le facce dei nemici da colpire, che magari riescono pure nell’intento di portare qualche persona di più in piazza in un Paese rabbioso e rancoroso che non vede l’ora di prendersela con qualcuno. Ma se il risultato poi è che gli avversari politici vengono aggrediti davvero?”.
E conclude con un appello a Salvini: “Cosa aspetta a manifestare la sua solidarietà a Laura Boldrini stavolta? Il ministro dell’Interno ha più paura di deludere i suoi o che a qualcuno venga fatto del male in nome dei suoi slogan?”.
(da agenzie)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
LA CGIA DI MESTRE: “C’E’ ANCHE IL PERICOLO DELL’AUMENTO DELLE TASSE LOCALI”
Nonostante i correttivi approvati dalla Camera dei Deputati, nel 2019 la manovra di Bilancio costerà al sistema imprenditoriale italiano 4,9 miliardi di euro.
Di questi, 3,1 miliardi graveranno sulle imprese non finanziarie e 1,8 miliardi sugli istituti di credito e sulle assicurazioni.
A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che, attraverso il suo coordinatore, Paolo Zabeo, afferma: “Grazie all’aumento della deducibilità dell’Imu sui capannoni, al ripristino delle detrazioni sulla formazione 4.0 e all’impegno di abbassare i premi Inail, alla Camera la maggioranza di Governo ha diminuito, rispetto al testo uscito da Palazzo Chigi, da 6,2 a 4,9 miliardi l’aggravio sulle imprese provocato dalla manovra. Uno sforzo importante, ma non ancora sufficiente. Le aspettative degli imprenditori, in particolar modo in materia fiscale, sono state ampiamente disattese. Senza contare che con la rimozione del blocco delle tasse locali prevista in manovra, c’è il pericolo che dal 2019 torni ad aumentare il peso dei tributi locali”.
Come aveva avuto modo di fare una quindicina di giorni fa analizzando il testo del ddl approvato dal Consiglio dei Ministri, l’Ufficio studi della CGIA ha eseguito la stessa operazione anche sul testo approvato la settimana scorsa dalla Camera dei Deputati per valutare l’effetto netto delle misure previste per le imprese: il risultato rimane ancora molto negativo.
Nel 2019, infatti, il prelievo sulle imprese private è destinato ad aumentare di 3,1 miliardi e sugli istituti bancari e quelli assicurativi di 1,8 miliardi.
Avendo rimosso il blocco delle aliquote dei tributi locali introdotto nel 2015 dall’allora Governo Renzi, è molto probabile che molti Sindaci torneranno ad innalzarle.
Secondo alcune stime, degli 8.000 Comuni presenti in Italia ben l’81 per cento ha i margini per aumentare l’Imu sulle seconde case e addirittura l’85 per cento per innalzare l’addizionale Irpef.
Non è da escludere, inoltre, che avendo aumentato la deducibilità dell’Imu sui capannoni, alcuni primi cittadini potrebbero essere tentati ad innalzare l’aliquota di propria competenza, almeno fino alla soglia che non consente agli imprenditori di pagare di più di quanto realmente fatto nel 2018.
(da agenzie)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
TUTTE LE CREDENZE SFATATE DAI NUMERI… E’ IL FRUTTO DI CHI FOMENTA ODIO SECONDO UN PROGETTO PRECISO
Gli italiani pensano che negli ultimi due anni siano sbarcati in Italia quasi mezzo di milione di migranti. La realtà racconta che sono molti di meno, 140.516 persone.
La stragrande maggioranza (oltre il 70%) pensa inoltre che vengano principalmente dall’Africa, mentre gli stranieri residenti in Italia sono per la maggior parte europei. Sono solo due esempi delle percezioni errate che gli italiani hanno sul tema della migrazioni.
Visione distorte del fenomeno che l’Istituto Ixè ha analizzato in uno studio presentato in occasione dell’uscita del libro “Dall’Africa all’Europa: la sfida delle migrazioni”, primo numero dell’Annuario Europeo, una nuova iniziativa editoriale frutto della collaborazione tra il CeSPI e Donzelli editore.
Sbarchi
Solo il 25% degli intervistati da Ixè fornisce una stima corretta degli sbarchi in Italia tra 2017 e 2018. Mentre addirittura uno su cinque crede che i migranti arrivati nel nostro Paese siano circa un milione o di più.
Provenienza
Più in generale, per il 78% degli intervistati, i migranti arrivano principalmente dall’Africa. Solo una minima parte, l’8 per cento, fornisce una visione corretta. Infatti, stando ai dati Istat rielaborati da Ixè, sono europei più di due milioni di stranieri residenti in Italia. Più del doppio di africani e asiatici, entrambi poco sopra il milione. Guardando alla cittadinanza, i più presenti sono gli albanesi, seguiti da marocchini e cinesi.
Genere
Un altro clichè è il fatto che i migranti siano tutti maschi. Più del 60% degli intervistati si rispecchia nello stereotipo, credendo che le persone arrivate in Italia negli ultimi anni siano prevalentemente uomini. In realtà la quota di donne, dal 2012 al 2016, supera sempre il 40 per cento.
Scolarizzazione
Due su tre degli intervistati sono anche convinti che in generale gli stranieri abbiano un livello di istruzione più basso di quello medio italiano, o addirittura molto più basso (33%). I dati Istat invece dicono che gli stranieri diplomati superano quelli italiani (38 contro 36 per cento), mentre la proporzione si ribalta di poco se si guarda ai laureati (14 contro 11 per cento).
Da cosa scappano
Un’altra contraddizione riguarda invece i motivi delle migrazioni. Gli intervistati infatti sono convinti allo stesso modo (circa la metà ) che chi arriva in Italia fugge da condizioni economiche pessime ma anche dalle guerre.
La cittadinanza
Infine quello che l’istituto Ixè definisce “la spia di un’ulteriore distorsione percettiva“: oltre la metà degli intervistati concederebbe la cittadinanza a chi “vive in Italia da almeno 5/10 anni“, a chi “è nato in Italia da genitori stranieri” (il 36%), a chi “ha un contratto di lavoro o un’attività lavorativa in proprio” (49%).
Risposte che dimostrano come la maggioranza degli italiani tenda a credere che i migranti siano presenti nel nostro Paese da pochi anni.
(da agenzie)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
“IL VOSTRO ATTEGGIAMENTO VERGOGNOSO RISCHIA OGNI GIORNO DI FAR MANCARE LA MAGGIORANZA”
Il Fatto Quotidiano racconta che c’è maretta dalle parti della maggioranza di governo a causa delle troppe assenze nei voti decisivi per i provvedimenti dell’esecutivo.
E allora ieri un sms è stato recapitato un messaggio dai toni inequivocabili:
Tanti assenti. Troppi assenti. Così sulla chat dei deputati 5Stelle è arrivato un messaggio piuttosto inequivocabile. Recita, più o meno: siamo di fronte a “numeri vergognosi”, il vostro “atteggiamento menefreghista” rischia ogni giorno“ di fare andare sotto la maggioranza”: “smettetela di pensare che la vostra assenza non abbia ripercussioni ”.
D’ora in poi, dunque, “in missione solo se strettamente necessario” e “sanzioni” per chi non giustifica le assenze. C’è poco da girarci intorno: ai piani alti, sono abbastanza nervosi.
Il messaggio nella chat dei deputati è l’ultimo avviso a un gruppo che “non si tiene più”, per usare l’espressione di un fedelissimo di Luigi Di Maio.
Aver contenuto le defezioni sul decreto Sicurezza e azzittito ogni manifestazione pubblica di dissenso, non rassicura i vertici M5S e, di conseguenza, nemmeno il governo Conte.
Tant’è che l’altroieri si è deciso di mettere la fiducia sul ddl Anticorruzione: dopo l’imboscata dei franchi tiratori (anche qui, aiutati dalle assenze) che alla Camera avevano approvato un emendamento caro alla Lega, il provvedimento al Senato viaggiava su binari sicuri.
Eppure, “per stare tranquilli”, si è deciso di blindare anche quel voto, come già successo altre 5 volte negli ultimi 90 giorni.
Nelle stesse ore, a Montecitorio, la maggioranza era andata sotto su un ordine del giorno, a cui il governo aveva dato parere favorevole, e che invece è stato bocciato dagli onorevoli gialloverdi, probabilmente vittime di un riflesso condizionato, visto che il testo era proposto dal Pd.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
IL DISCORSO ALLA SANT’ANNA DI PISA: “ORGOGLIOSO DI ESSERE ITALIANO”
L’orgoglio e le certezze di un banchiere centrale europeo e italiano: Mario Draghi è sceso da Francoforte a Pisa, alla Scuola superiore Sant’Anna, per ricevere in PhD honoris causa in Economics.
E nella sua lezione agli studenti ha rimarcato con vigore l’importanza della moneta unica, ammonendo su quello a cui si andrebbe incontro al di fuori di essa.
“Non è ovvio che un paese tragga vantaggi in termini di sovranità monetaria dal non essere parte dell’euro”, ha detto il governatore soltanto dopo aver esordito con un “mi sento orgoglioso di essere italiano”.
Draghi si è rivolto al passato per argomentare la sua posizione sull’importanza dell’euro e sui rischi del porsi al di fuori di esso: “Dal varo del sistema monetario europeo la lira fu svalutata sette volte, eppure la crescita della produttività fu inferiore a quella dell’euro a 12, la crescita del prodotto pressappoco la stessa, il tasso di occupazione ristagnò” e “allo stesso tempo l’inflazione toccò cumulativamente il 223% contro il 126% dell”area euro a 12″.
Insomma, per le tasche dei cittadini non fu tutto rose e fiori.
Per un banchiere che per anni ha cercato di traghettare l’Europa verso la crescita e quindi di alimentarla, tenendo insieme le pulsioni di un board fatto di falchi e colombe, non è poi da poco un’altra sottolineatura: “La moneta unica ha permesso a diversi paesi di recuperare sovranità monetaria rispetto allo Sme: allora le decisioni di politica monetaria erano prese dalla Germania”, mentre “oggi sono condivise da tutti i paesi”.
Al termine del programma d’acquisti di titoli di Stato da 2.600 miliardi di euro, che certo molti al Nord hanno osteggiato e che invece ha portato benefici evidenti sul fronte dei tassi, è un chiaro messaggio a chi crede di poter restare fuori dall’euro perdendo questo ombrello protettivo condiviso.
“L’appartenenza alla moneta unica gioca un ruolo fondamentale” per i paesi europei, anche perchè “stabilizza” le economie degli Stati aderenti, “soprattutto nelle fasi recessive”, ha aggiunto ancora.
Se “l’unione monetaria è stata un successo sotto molti punti di vista, allo stesso modo dobbiamo riconoscere che non in tutti i Paesi sono stati ottenuti i risultati che ci si attendeva. In parte per le politiche nazionali seguite, in parte per l’incompletezza dell’unione monetaria che non ha consentito un’adeguata azione di stabilizzazione ciclica durante la crisi”, ha riconosciuto Draghi ripercorrendo un passaggio che ha recentemente tenuto nella conferenza stampa dopo le decisioni di politica monetaria. “Occorre ora disegnare i cambiamenti necessari dell’unione monetaria – ha aggiunto – e realizzarli il prima possibile- aggiunge-, spiegandone l’importanza a tutti i cittadini europei”.
All’Italia ha di nuovo guardato quando ha ricordato che “la crescita degli anni Ottanta fu presa a prestito dal futuro cioè sulle spalle delle future generazioni” attraverso l’esplosione del debito pubblico.
Un fardello che oggi rende difficile “ricreare il margine nei bilanci pubblici per avere spazi nei momenti di crisi”.
(da agenzie)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
“L’EUROPA GLI DEDICHI 1000 BORSE DI STUDIO, SOGNAVA UN’EUROPA UNITA, CONTINUEREMO LA SUA BATTAGLIA”
“Se scrivo è solo perchè tutti devono sapere chi abbiamo appena perso. Antonio Megalizzi non era solo un collega o un amico: era un fratello. Antonio era il migliore tutti noi. Amava la radio, la politica, il giornalismo, l’Europa”.
Comincia così il post pubblicato su Facebook da Andrea Fioravanti, collega e amico del giovane italiano ucciso a Strasburgo. Fioravanti decide di usare i social per rendere omaggio a Megalizzi, raccontare ciò che di lui non si conosceva e fargli una promessa: continuerà a portare avanti il suo progetto.
“Volevamo raccontare l’Europa e la sua politica ai nostri coetanei”, si legge, “Antonio non meritava di finire su tutti i giornali per una insulsa pallottola di un terrorista. Meritava di raccontare l’Europa e il mondo come sognava di fare per lavoro. Sognava di farlo per sempre. Sognava un’Europa diversa e io non lascerò morire quell’idea. Noi di Europhonica non permetteremo che tutto sia vano”.
Poi, un invito: “Il Parlamento europeo dovrebbe intitolarti mille borse di studio, l’Aula di Strasburgo per la tua voglia, il tuo impegno anche quando non c’erano i soldi ma solo la passione. Abbiamo perso il migliore di noi. Il migliore. Ho perso un fratello. Ciao Antonio. Nec flere, nec ridere, sed intelligere. Sarà difficile ma lo farò per te, con la tua ironia. Ti voglio bene”.
Fioravanti non è l’unico amico ad aver omaggiato il 29enne. Alcuni di loro hanno lasciato una lettera affissa sulla sua porta di casa in via Centa, a Trento, dove viveva con i genitori.
“Se potessi fermare il tempo lo farei per te amico mio, perchè i tuoi momenti più belli regalassero ancora ai tuoi giorni una gioia sempre viva. Se potessi prendere un arcobaleno lo farei proprio per te. E condividerei con te la sua bellezza, nei giorni in cui tu fossi malinconico. Se potessi costruire una montagna, potresti considerarla di tua piena proprietà ; un posto dove trovare serenità , un posto dove stare da soli e condividere i sorrisi e le lacrime della vita. Se potessi prendere i tuoi problemi li lancerei nel mare e farei in modo che si sciolgano come il sale. Ma adesso sto trovando tutte queste cose improponibili per me, non posso fermare il tempo, costruire una montagna, o prendere un arcobaleno luminoso da regalarti. Ma lasciami essere ciò che so essere di più: semplicemente un amico”
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
IL 12ENNE EGIZIANO AGGREDITO DA RAGAZZI PIU’ GRANDI… LA DENUNCIA DEI GENITORI: “FRUTTO DEL CLIMA DI ODIO ALIMENTATO DAL GOVERNO”
Luca (nome di fantasia), è un ragazzino egiziano della II media della Nino Rota, al Portuense.
Il 7 dicembre, mentre tornava a casa dopo le lezioni, il 12enne «è stato accerchiato da quattro ragazzi più grandi – racconta Amal, la mamma del ragazzo – Uno gli ha tenuto le mani ferme, gli altri tre l’hanno picchiato, dicendogli parole ingiuriose e chiamandolo “negro” diverse volte».
Niente di rotto, per fortuna, ma “solo” lividi e contusioni che il 12enne è riuscito a nascondere ai genitori fino a pochi giorni fa: «In questo periodo si chiudeva spesso in bagno a piangere, dormiva sempre, non parlava con me e mio marito, che è un ingegnere all’Hp»
Il motivo? «Quei ragazzi gli hanno detto che se avesse rivelato a qualcuno dell’aggressione, lo avrebbero picchiato di nuovo – prosegue la madre del 12enne, ingegnere anche lei – “Ti ammazziamo”, gli hanno urlato, insieme a frasi razziste: il clima d’odio sta dilagando nel Paese a causa di questo governo. Vorrei che questi ragazzi capissero che nessuno viene qui per rubare pane e lavoro. Nel nostro caso, anni fa mio marito vinse un concorso di “scambio lavorativo”. Paghiamo le tasse, siamo cittadini onesti».
Una volta appreso dell’aggressione, la famiglia di Luca è corsa a denunciare il fatto ai carabinieri della stazione di Villa Bonelli, mentre il quartiere si è mobilitato in difesa della famiglia, non solo con messaggi di solidarietà , ma anche con una raccolta firme per richiedere la vigilanza all’uscita delle scuole.
(da “NextQuotidiano”)
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