Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
DOPO BUDAPEST ANCHE IN AUSTRIA MONTA LA PROTESTA SOCIALE CONTRO I RAZZISTI
Prima l’Ungheria, ora l’Austria: i governi sovranisti e di destra cominciano ad avere sempre meno appeal in Europa e molte sono le proteste dopo un iniziale consenso: migliaia di persone hanno sfidato la neve e le temperature gelide per denunciare pacificamente un anno di coalizione tra destra ed estrema destra in Austria, durante una manifestazione organizzata oggi nel centro di Vienna.
“Il razzismo non è un’opinione”, “Non ne posso più”, hanno urlato i manifestanti, circa 30.000
I partecipanti alla manifestazione, in particolare, hanno criticato la politica migratoria e sociale del governo, con un corteo a cui hanno partecipato diverse organizzazioni,in occasione del primo anniversario della salita al potere, il 18 dicembre 2017, di una coalizione formata dai conservatori del giovane cancelliere Sebastian Kurz e dal partito di estrema destra FPà–
Il governo, che detiene la presidenza dell’Unione europea fino alla fine dell’anno, ha attuato una moltiplicazione delle misure anti-immigrazione e l’adozione di una legislazione che porta a 12 ore al giorno e 60 a settimana la durata massima legale dell’orario di lavoro
“Vogliamo un’altra Austria”, ha sottolineato Andreas Schieder, leader del Partito socialdemocratico (opposizione) per le elezioni europee del maggio 2019, durante la manifestazione.
(da agenzie)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
GRANDE PARTECIPAZIONE E NESSUN INCIDENTE ALLA MANIFESTAZIONE ORGANIZZATA DAL SINDACATO USB
«Get up, stand up! Stand up for your rights!». Questo il messaggio, citando Bob Marley, che spicca sullo striscione in testa al corteo per i diritti dei migranti organizzato dall’Usb, che sta sfilando oggi per le vie di Roma da piazza della Repubblica a piazza Madonna di Loreto.
Tra bandiere del sindacato, slogan e striscioni che colorano il corteo, ad animare la manifestazione anche la musica proveniente dalle casse audio installate sul cassone di un camion che accompagna il cammino dei manifestanti.
In tanti sono scesi in piazza, soprattutto migranti, per protestare contro il decreto Salvini, chiedendo, «la regolarizzazione degli immigrati residenti in Italia, permesso di soggiorno e giustizia sociale»
Tra i cartelloni «Diritti sociali. Sicurezza per tutti».
«Basta razzismo» e «No Salvini» sono i cori che si alzano dal serpentone umano e riecheggiano per le strade della capitale. «Siamo arrabbiati per il razzismo che dobbiamo subire ogni giorno. Molti di noi fuggono da guerre e povertà , chiediamo solo diritti, il permesso di soggiorno», affermano alcuni migranti.
Corteo anche a Torino contro il decreto immigrazione e sicurezza. «Contro un mondo di sorveglianza e paura», la scritta che campeggia su uno striscione mostrato dal gruppo di manifestanti.
(da agenzie)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
ASSOCIAZIONI PER OTTENERE FINANZIAMENTI E PER NASCONDERE I SOLDI, IPOTESI RICICLAGGIO IN LUSSEMBURGO… UNA DELLE IMPRESE BERGAMASCHE SU CUI SI INDAGA E’ AMMINISTRATA DAL TESORIERE DEL PARTITO CENTEMERO, UOMO DI FIDUCIA DI SALVINI
Un network di associazioni per ottenere finanziamenti illeciti. Un altro giro di sigle per nascondere i 49 milioni della truffa ai danni dello Stato.
In più, una serie di società anonime sospettate di aver avuto un ruolo nel riciclaggio, tra cui una amministrata proprio dall’attuale tesoriere leghista Giulio Centemero.
Ecco tutte le piste setacciate dalla magistratura.
L’Espresso ricostruisce le piste calde delle tre inchieste giudiziarie attualmente in corso sulla Lega: quella della procura di Genova, che indaga per riciclaggio, e quelle dei magistrati di Bergamo e Roma, concentrati invece sul finanziamento illecito.
Tutte hanno al centro i conti del partito del vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, disegnato da Makkox nel panni di un abile presitigiatore.
Come riesce a finanziarsi la Lega visto che ha i conti correnti sotto sequestro? E dove sono finiti i 49 milioni?
I dubbi sulla fine del tesoro padano nascono dai bilanci stessi del partito. Tra la fine del 2011 e il 2017 la Lega ha infatti speso 32 milioni di euro.
I rendiconti ufficiali si limitano a dire che buona parte di questi soldi sono stati usati per “contributi ad associazioni” e “oneri diversi di gestione”. Nè Maroni nè Salvini hanno mai spiegato i dettagli di quelle operazioni.
E soprattutto non hanno mai reso pubblici i nomi di queste organizzazioni che hanno beneficiato dei denari padani.
Ora gli investigatori della guardia di finanza del capoluogo ligure coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dal sostituto Paola Calleri stanno cercando di risolvere l’enigma.
Dall’altro lato ci sono invece le associazioni create sul modello di fondazioni politiche. Usate per incamerare finanziamenti da privati. Una di queste è l’associazione Più Voci, la cui esistenza è stata scoperta dall’Espresso molti mesi prima che diventasse di dominio pubblico con l’arresto del costruttore romano Luca Parnasi. Il quale, come avevamo rivelato nell’aprile 2018, era nella lista dei finanziatori dell’associazione leghista insieme alla catena di supermercati Esselunga.Secondo quanto risulta all’Espresso, nel capoluogo orobico sono stati ascoltati alcuni testimoni. Oltre alla Più voci c’è poi almeno un’altra associazione finita nel mirino dei magistrati. Un’organizzazione operativa in Liguria, anche in questo caso usata per raccogliere donazioni anonime da girare poi al partito.
Un altro fronte caldissimo delle indagini giudiziarie è il Lussemburgo.
La settimana scorsa sono state eseguite delle perquisizioni nello studio di commercialisti di Bergamo, in via Angelo Maj 24 (stesso indirizzo della Più voci)
A questo indirizzo hanno sede sette imprese controllate da una anonima holding lussemburghese. Sono tutte registrate presso lo studio del commercialista Alberto Di Rubba, che insieme al collega Andrea Manzoni gestisce i conti dei gruppi parlamentari della Lega.
Il sospetto della procura di Genova e del nucleo di polizia tributaria della finanza del capoluogo ligure è che attraverso questa rete di aziende sia stato commesso il delitto di riciclaggio di parte dei 49 milioni, quelli incassati con la truffa sui rimborsi firmata Bossi e Belsito.
C’è però un dettaglio rilevante: una delle imprese bergamasche finite nel mirino dei pm è amministrata dal tesoriere del partito, Centemero, scelto proprio da Salvini. Un’altra è gestita invece da Manzoni, professionista di fiducia di Centemero e direttore amministrativo del gruppo parlamentare alla Camera.
(da “L’Espresso”)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
LO CONFONDE CON BATTISTI MA I COLLEGHI APPLAUDONO SENZA CAPIRE E LA TAVERNA CHE PRESIEDE NEMMENO SE NE ACCORGE
Che dire? Nel vedere questo esponente ‘salvinano’ del glorioso Partito Sardo d’Azione, Emilio Lussu si sarà rivoltato nella tomba.
Una nobile tradizione politica finita nelle maglie dei reazionari razzisti.
Così il senatore sardo della Lega, Pasquale Pepe, durante le dichiarazioni di voto al Senato sul decreto anticorruzione, ha aperto una parantesi sul “caso Sofri” e si è lasciato andare alla sua ignoranza: “Ora speriamo che il presidente Bolsonaro lo faccia rientrare nelle patrie galere a scontare i crimini schifosi dei quali è responsabile”
Sofri, Brasile, Bolsonaro: parole a vanvera. Ma i suoi colleghi, tutti compiti nei banchi di Palazzo Madama, lo applaudono.
L’ennesimo incompetente che siede in questo parlamento e il video è diventato virale in poche ore.
In Brasile c’è il caso Battisti: è ricercato in Italia perchè condannato in contumacia per vari omicidi commessi da un gruppo terroristico (i Pac: proletari armati per il comunismo) a cavallo tra gli anni 70 e 80.
Adriano Sofri, invece è il fondatore di Lotta Continua, vive a Pisa, ha subito una condanna per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi, non è fuggito all’estero come avrebbe potuto fare e ha scontato la pur dichiarandosi sempre innocente.
Tra l’altro la vice-presidente del Senato che presiedeva la seduta, l’improbabile Paola Taverna, lungi dall’essersi accorta della scempiaggine ha chiesto al senatore di non divagare che sul resto c’era la magistratura.
Battisti o Sofri che ne sa quest’altra miracolata della politica? Zero.
(da Globalist)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
PRONTO UN ALTRO EDITTO BULGARO PER ELIMINARE I DISSIDENTI… IL FUTURO E’ GILETTI CON CORONA COME INVIATO SPECIALE
La Stampa racconta oggi in un retroscena a firma di Michela Tamburrino che il governo gialloverde vuole far fuori Fabio Fazio per aprire le porte a Massimo Giletti. Il racconto prende spunto dalle dichiarazioni di Di Maio sul compenso di Fazio:
Ma l’aria è cambiata. Il ministro Salvini non manca di sottolineare quanto per lui Fazio rappresenti il nemico e i pentastellati, fino a ieri rimasti a guardare, ora segnano l’inversione di tendenza subordinata all’alleato. Ecco che il ministro Di Maio, in commissione di vigilanza, ha parlato di Fazio come di un «caso»: «Sì, certo che c’è un caso Fazio in Rai e spero che faccia parte il prima possibile delle azioni che si porteranno avanti all’interno dell’Azienda per quanto riguarda le retribuzioni e anche l’ingegneria delle società di produzione. Sicuramente è un tema che va affrontato. C’è un piano della precedente governance valido fino a marzo, ma speriamo che presto possa prevalere il buon senso»
Ecco che l’abbassamento dei cachet, secondo Di Maio potrebbe consentire un taglio netto al canone televisivo, pensato negli anni a venire. Così risorge una Rai «meno ingessata, dai progetti innovativi, in grado di favorire la produzione italiana». E in questo risorgimento, Di Maio si spinge a elencare anche i nomi di chi vorrebbe vederci dentro: «Gabanelli, Floris, Giletti, Porro, Giannini».
E Fazio colpito nel vivo subito risponde: «Gentile Sig. Ministro Di Maio, colgo al volo il suo auspicio al buon senso e Le do tutta la mia sincera disponibilità sin d’ora a parlare di televisione, di costi e naturalmente di ricavi, di opportunità , di compensi e guadagni e di ogni aspetto che riguarda la produzione dei programmi, delle produzioni esterne e del mio lavoro. E soprattutto a parlare di prodotto e di contenuto».
Dove si vuole arrivare è chiaro e in Rai già se ne parla, Salvini guarda a un secondo editto bulgaro che defenestri Fabio Fazio per mettere al suo posto Massimo Giletti che a quel punto a Canossa tornerebbe con gioia portandosi dietro i vari Corona inviati speciali.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
E’ LO STESSO DAVIDE BONO CHE AD AGOSTO 2018 VOLEVA ASSOLUTAMENTE FERMARLA…NON C’E’ LIMITE ALL’INDECENZA
Il consigliere regionale ed ex candidato alla presidenza del Piemonte Davide Bono ieri ha affrontato la questione dell’ok al Terzo Valico arrivato dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli spiegando che non bisogna farsi prendere troppo dalle emozioni: “Il terzo valico non si poteva fermare e lo sapevamo tutti. E’ già difficile bloccare opere non ancora iniziate, figurarsi opere già in avanzato stato dei lavori. Non c’è scandalo nè retromarcia”.
Davide Bono deve essere soltanto un omonimo di quel Davide Bono che invece qualche tempo fa la pensava evidentemente in modo diverso
E che veniva indicato come uno dei più grandi oppositori dell’opera anche in agosto 2018, quando la situazione era la stessa.
Ma soprattutto, dopo la vittoria alle elezioni era lo stesso M5S a confermare l’obiettivo dello stop ai lavori del Terzo Valico:
A dichiararlo apertamente, del resto, sono proprio i parlamentari 5 Stelle della commissione Trasporti riferendosi alla posizione dell’ad di Fs che ha confermato la realizzazione e il completamento dell’opera Terzo Valico.
«Il Terzo Valico è un’infrastruttura devastante per l’ambiente e le casse dello Stato che, a fronte di un risparmio di percorrenza di pochi minuti, costerà complessivamente 16 miliardi di euro di soldi pubblici e distruggerà il territorio. Per questo l’abbiamo inserita tra le grandi opere inutili da abolire dopo una preliminare analisi dei costi-benefici sia da un punto di vista ambientale che economico. Insomma, ancora una volta, chi ci guadagna, quindi, non sono i cittadini ma solo le lobby del cemento. Per il Movimento 5 Stelle l’unica grande opera è la messa in sicurezza del territorio e il potenziamento del Traporto pubblico locale (Tpl) e regionale, puntando al trasferimento del trasporto merci da gomma su ferro, alla conversione all’elettrico e allo sviluppo della mobilità sostenibile».
Non starete mica pensando che, se quello che dice Bono è vero, ciò significa che il M5S ha perculato la gente sul Terzo Valico?
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
CI SONO PIU’ PALETTI CHE BENEFICIARI, ORA ANCHE L’AUTO E IL CONTO CORRENTE
Per il reddito di cittadinanza spunta una soglia di cinquemila euro.
Il Corriere della Sera ci spiega che visto che il reddito dovrebbe partire ad aprile (contro il «febbraio» promesso all’inizio da Di Maio), per calcolare quanto andrebbe in media a ogni famiglia bisogna prendere i 7 miliardi, toglierci un miliardo destinato ai centri per l’impiego, e dividere 6 miliardi per 1,8 milioni di famiglie e poi per 9 mesi (da aprile a dicembre).
Si ottengono così 370 euro al mese a famiglia: appena 65 in più dei 305 euro già dati in media ogni mese alle 380 mila famiglie (oltre un milione di individui) beneficiari e del Rei, il sussidio per i più poveri varato nel 2017, che però prevede solo 2-2,5 miliardi l’anno e al massimo 187 euro al mese per un single.
I conti del reddito di cittadinanza possono dunque tornare solo ipotizzando che i beneficiari siano molti meno di 5 milioni e che pochissimi prenderanno il sussidio pieno di 780 euro. Alcune indiscrezioni fanno pensare che sarà così.
Innanzitutto i requisiti stringenti: un Isee familiare di circa 9 mila euro, l’esclusione dal beneficio se si è proprietari di seconda casa o di un’auto immatricolata di recente o se si ha un conto in banca di 5-6 mila euro.
Inoltre, se si è proprietari della prima casa si prenderà al massimo 480-500 euro.
E ogni altra prestazione assistenziale, statale o locale, verrà detratta dal sussidio.
(da “NextQuotidiano“)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
PER RIDURRE IL NUMERO DEI BENEFICIARI, IL GOVERNO METTE UN SACCO DI PALETTI… MA NESSUNO AMMETTE CHE 4 DICHIARAZIONI ISEE SU 10 SONO TAROCCATE (COME DA VERIFICHE A CAMPIONE DELLA GDF)
Il reddito di cittadinanza è uno dei provvedimenti “scontati” nella Manovra del Popolo: dopo l’intesa di Conte con Juncker scende di un miliardo il costo del provvedimento e il MoVimento 5 Stelle sostiene che il costo sarebbe comunque sceso perchè era approssimato per eccesso e non per difetto. Però intanto continuano a spuntare paletti per la platea.
La certezza, al momento, è che il Reddito di Cittadinanza base sarà di 500 euro mensili, ai quali aggiungere 280 euro figurativi nel caso in cui il beneficiario non sia proprietario di un immobile.
L’assegno sarà indirizzato a chi detiene un Isee inferiore a 9mila euro.
Sarà escluso chi possiede un secondo immobile e si terrà conto sia del capitale immobiliare (chi ha una seconda abitazione sarà escluso), che di quello mobiliare, fino a 5-10mila euro.
Ma c’è di più, spiega oggi il Messaggero:
Nel mazzo, entreranno in gioco anche le autovetture di proprietà . Anche se su questo punto si stanno facendo valutazioni sul tetto dei cavalli fiscali oltre i quali si perde il diritto al beneficio. Per adesso si ragionerebbe sugli 80 cavalli fiscali. Non più di una panda insomma.
E’ ormai certo, e su questo punto spinge la Lega, che le imprese che assumeranno persone che incassavano il Reddito erediteranno per qualche mese (5 o 6) una cifra equivalente a quello che veniva percepito dal beneficiario.
Una sorta di sgravio contributivo una tantum che dovrebbe, nelle intenzioni, mettere un freno alle accuse di assistenzialismo ricevute in questi mesi, soprattutto dai 5 Stelle, per il provvedimento.
Uno dei nodi più importanti da sciogliere riguarda i soldi che verranno attribuiti per i familiari a carico. Per calcolare quanto spetta sarà utilizzato l’indice di equivalenza. Così, in linea teorica, arriveranno 156 euro per ciascun figlio, aggiuntivi rispetto alla somma di 780euro.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 15th, 2018 Riccardo Fucile
IN TEORIA GLI INTERESSATI DOVREBBERO ESSERE 360.000, MA CI SONO SOLO 4,7 MILIARDI… ALLA FINE SARANNO MOLTI DI MENO, ANDARE IN PENSIONE CON IL 20% IN MENO CHI SE LO PUO’ PERMETTERE?
Quota 100 andrà solo ai primi trecentomila beneficiari che ne faranno domanda.
Gli altri dovranno aspettare i fondi e l’attesa sarà più lunga perchè le finestre si amplieranno, anche se il meccanismo non piace agli esperti della Lega che parlano di provvedimento snaturato.
Spiega oggi il Corriere che per garantire il taglio di due miliardi della spesa per «quota 100» potrebbe scattare una tagliola se più di 300 mila lavoratori chiedessero l’anno prossimo di andare in pensione prima (con almeno 62 anni d’età e 38 di contributi). La relazione tecnica al provvedimento dovrebbe infatti stimare una propensione al pensionamento anticipato pari all’85% della platea potenziale di 360 mila lavoratori. Il governo è sicuro che alla fine saranno meno, ma se non dovesse andare così ci sarebbe la clausola di salvaguardia.
Il dettaglio delle misure arriverà dopo Natale, probabilmente con un decreto legge che affermerà la temporaneità di «quota 100» e varrà solo per il triennio 2019-2021. Cambierà anche la distribuzione dello stanziamento.
In un primo momento sarebbe dovuto costare 6,7 miliardi nel 2019 e 7 miliardi nei due anni successivi. Scenderà invece nel 2019 a 4,7 miliardi, per poi stabilizzarsi a 8 miliardi nel biennio seguente: una modifica che ha concorso a riportare il rapporto deficit-pil vicino al 2%.
Infine, per mitigare il peso di quota 100 sui conti pubblici sono stati adottati ulteriori meccanismi, come le «finestre» di uscita e il divieto di cumulo.
Nel primo caso è la soluzione che dilata i tempi tra il momento in cui si maturano i requisiti di quota 100 e quello in cui si percepisce effettivamente la pensione. Si tratta di 3 mesi.
Dunque coloro che, per esempio, avranno 62 anni di età e 38 di contributi a gennaio potranno percepire la pensione da aprile.
Per i dipendenti pubblici (sono circa 120mila quelli interessati) vale il preavviso di 3mesi, quindi la prima finestra utile si collocherà nel mese di luglio e poi seguiranno le successive.
Un meccanismo, insomma, che nel 2019 porta a circa 360mila persone la platea dei potenziali destinatari del provvedimento e di conseguenza ne diminuisce il costo.
Ma nel caso l’andamento delle domande fosse superiore alle attese e quindi alle disponibilità finanziarie scatterebbe la «tagliola» allungando le «finestre»,da 3 a 6 mesi.
(da “NextQuotidiano”)
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