Dicembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
TAGLI, RISORSE CONGELATE, NUOVE TASSE E RINUNCE PER 10 MILIARDI… PIU’ 2 MILIARDI ACCANTONATI A GARANZIA… E DAL 2020 TORNA L’INCUBO DEL’AUMENTO IVA
La procedura della Commissione europea nei confronti dell’Italia per debito eccessivo non parte. Per ora. L’accordo tra Roma e Bruxelles sulla nuova manovra ha al momento un via libera informale: il giudizio definitivo arriverà infatti solo a gennaio. Ma già guardando oggi ai numeri dell’intesa si evince come il prezzo pagato dal governo gialloverde è imponente.
La lista della resa per fare digerire all’Europa la legge di bilancio prevede tagli, risorse congelate, nuove tasse e un ridimensionamento delle misure cardine.
Il conto da pagare è di 10 miliardi. Subito. Le concessioni non finiscono qui. Perchè Bruxelles ha preteso e ottenuto un controllo sul cantiere italiano anche per il 2020 e il 2021 attraverso il mantenimento delle cosiddette clausole di salvaguardia sull’Iva: se non si troveranno coperture alternative, quei 19 miliardi vanno tirati fuori aumentando l’imposta.
I tagli last minute per chiudere la trattativa. Uno degli espedienti a cui ha dovuto fare ricorso il governo per convincere la Commissione è stato quello dei tagli.
Bruxelles ha indicato tagli di 4 miliardi sul fronte degli investimenti. Come riferito dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante l’informativa nell’aula del Senato, la quota nazionale per il finanziamento delle politiche comunitarie sarà decurtato di 800 milioni (il taglio sarà più pesante di 150 milioni dal 2020 al 2024).
La mannaia impatterà anche su Ferrovie dello Stato: il prossimo anno i progetti previsti dovranno fare a meno di 600 milioni, che saliranno a 800 dal 2020 al 2024. Pagherà il conto salato della resa anche il Fondo per lo sviluppo e la coesione territoriale: 800 milioni in meno.
Altri 75 milioni saranno sottratti al Fondo per lo sviluppo del capitale immateriale, produttività e competitività . Considerando solo l’anno prossimo dai tagli si recuperano così 2 miliardi e 75 milioni.
Dalla web tax ai giochi, nuove tasse per raggiungere quota 10 miliardi.
Ai circa 2 miliardi che arriveranno dai tagli vanno aggiunte le risorse provenienti da nuove tasse.
Sarà introdotta la web tax, cioè una tassa a carico dei colossi di Internet: l’aliquota, secondo quanto si legge nella bozza dell’emendamento relativo al tema, sarà del 3 per cento. Un sacrificio maggiore rispetto a quello previsto sarà richiesto al settore dei giochi.
La caccia ai soldi coinvolge anche i centri per l’impiego. Tecnicamente sono definite maggiori entrate. In pratica altri soldi che arrivano da ridimensionati di spesa o cancellazione di agevolazioni.
È il caso che riguarderà ad esempio i centri per l’impiego: nel 2019, ma anche per i due anni successivi, si spenderanno 150 milioni in meno rispetto alle risorse previste inizialmente.
L’altro pozzo da cui attingere soldi è costituito dal credito d’imposta goduto da quei soggetti che compiono investimenti in beni strumentali nuovi: sarà cancellato.
Così come in alcune Regioni sarà abrogato il credito d’imposta per l’Irap, l’imposta sulle attività produttive, fino ad oggi concesso a quei soggetti che impiegano lavoratori dipendenti a tempo indeterminato.
Reddito di cittadinanza e quota 100 prosciugati di 4 miliardi. I nuovi saldi arriveranno attraverso gli emendamenti attesi in commissione Bilancio, ma è confermato che le due misure care a Luigi Di Maio e Matteo Salvini dovranno cedere rispettivamente 2 miliardi e 1,9 miliardi.
Le risorse per il reddito scendono da 9,1 miliardi (incluse le risorse per il restyling dei centri per l’impiego) a 7,1 miliardi, mentre per gli anticipi pensionistici con 62 anni di età e 38 anni di contributi la spesa prevista per il 2019 calerà da 6,7 miliardi a 4,7 miliardi.
Due miliardi congelati per rispettare gli obiettivi di bilancio.
Per l’attuazione delle misure previste dalla manovra il governo dovrà fare a meno di due miliardi. Le risorse sono state “accantonante” per usare le parole di Conte.
Sono cioè bloccate, non utilizzabili: ritorneranno a disposizione solo se il monitoraggio dei conti certificherà gli obiettivi programmatici di bilancio, cioè se le previsioni su debito e deficit non sballeranno.
Una bomba a orologeria sui conti del 2020-2021: le clausole Iva.
Bruxelles ha ottenuto una vigilanza di fatto anche sui conti successivi al 2019.
Le clausole di salvaguardia sull’Iva, infatti, tutelano i vincoli europei di bilancio dalle spese previste da uno Stato. Un’assicurazione onerosa.
Perchè se per il prossimo anno il governo è riuscito a disinnescare le clausole, evitando così l’aumento dell’Iva e delle accise, le stesse clausole resteranno per il 2020 e il 2021.
Nella versione della manovra antecedente all’accordo con Bruxelles, invece, le stesse clausole erano state sterilizzate parzialmente, facendo calare il loro peso di circa 5,5 miliardi nel 2020 e di 4 nel 2021. Nulla da fare. Cancellare e ripristinare.
Il governo ora dovrà fare i conti con un impegno imponente, pari rispettivamente a circa 19,2 miliardi nel 2020 e circa 19,6 miliardi nel 2021. Sono soldi che andranno trovati: se non si riuscirà a farlo ecco che scatteranno gli aumenti dell’Iva proprio perchè quel gettito va comunque garantito.
La retromarcia su deficit e Pil.
I saldi festeggiati da Di Maio sul balcone di palazzo Chigi il 27 settembre sono carta straccia. Cambia il deficit nominale, che dal 2,4% per tre anni passa a 2,04% (di fatto 2% perchè i decimali sono arrotondanti per difetto).
Radicalmente stravolta la stima per il Pil: da +1,5% a +1% nel 2019.
Fine della teoria della crescita ipertrofica – sostenuta dal governo da settembre a oggi – che doveva abbattere deficit e debito.
L’esecutivo ridimensiona i sogni di gloria sulla crescita, ora allineata a quel valore – l’1% appunto – stimato dai principali enti e organizzazioni nazionali e internazionali. La retromarcia sul Pil, secondo quanto riferito da fonti vicine alla trattativa, è stata imposta da Bruxelles sia per una questione di credibilità sia perchè era necessario trovare uno strumento in grado di impattare sul deficit strutturale, pallino della stessa Europa.
È quel deficit che non tiene conto delle misure temporanee. Nella sua versione originaria, il governo aveva previsto un peggioramento di 0,8 punti percentuali, facendolo salire così dallo 0,9% all’1,7 per cento.
Tutto azzerato: si ritorna allo 0,9 per cento.)
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
CONTE IN SENATO DIFENDE UN ACCORDO AL RIBASSO… SALVINI E DI MAIO NON CI METTONO LA FACCIA…SMARRIMENTO NELLA MAGGIORANZA
L’avvocato del popolo italiano si presenta in aula al Senato. Ha un fascicoletto di fogli in mano. Contengono una tesi difensiva, quella per il suo Governo, buona al massimo per una condanna per le attenuanti.
Giuseppe Conte arriva a Palazzo Madama alle 13, con un’ora di ritardo. “Perchè intorno a mezzogiorno ci è arrivata comunicazione formale che non sarà aperta una procedura d’infrazione”, spiega, incassando il boato della sua maggioranza.
Un’esplosione d’entusiasmo isolata. Certo, l’eloquio del presidente del Consiglio è misurato, calibrato, non cerca l’applauso.
Ma la tensione mista a freddezza dai banchi gialloverdi è palese. Oscuri presagi si sono intravisti sin dal principio del suo breve discorso. “Abbiamo salvaguardato l’impostazione della manovra, non abbiamo ceduto sui contenuti”, dice. E gli si rompe il microfono.
Momenti di profondo imbarazzo, poi è costretto a far alzare Alfonso Bonafede e a spostarsi di posto. Rompendo l’immagine potentissima che lo vedeva schierato davanti ai senatori con Giovanni Tria e Enzo Moavero ai lati.
Il custode dei conti e il gran tessitore con le migliori entrature nell’euroburocrazia quali pretoriani. Luigi Di Maio e Matteo Salvini non ci sono.
Appena il premier finisce di parlare arrivano dei comunicati prestampati di appoggio e sostegno. Troppo poco. Perchè l’assenza di entrambi i vicepremier nel giorno in cui il Governo è costretto a mettere nero su bianco la ritirata è fragorosa.
Conte spiega che saranno costretti a estendere le clausole di salvaguardia dell’Iva al 2020 e 2021, che la previsione di crescita per l’anno prossimo verrà rivista al ribasso, appena all’1%, che l’Europa ha messo sotto tutela l’esecutivo con un fondo di 2 miliardi da congelare nel caso i conti fossero sballati.
Conte spiega tutto questo, mentre i leader politici della maggioranza di governo sono altrove, non mettono la faccia su quella che suona una resa.
Il Pd schiamazza. “Ma chi sei, il mago Silvan!”, si sente urlare dai banchi democratici. Sono Davide Faraone, un habituè dello scontro verbale, e Teresa Bellanova i più intemperanti.
La presidente Elisabetta Casellati si affanna per recuperare l’ordine. E non senza qualche ragione apostrofa i banchi in cui è seduto anche Matteo Renzi, che compulsa lo smartphone: “Avete chiesto voi a gran voce che il presidente venisse qui, ora fatelo parlare”.
“Abbiamo realizzato appieno il mandato conferitoci dai cittadini, trovando una soluzione buona per gli italiani e soddisfacente per l’Europa”.
I toni trionfalistici e l’aggettivazione esasperata lasciano il posto alla prudenza. Quando termina di parlare Renzi schizza via, non prima di aver salutato calorosamente Giancarlo Giorgetti.
Mentre Adolfo Urso tuona dai banchi di Fratelli d’Italia che quella del cambiamento è “la prima manovra comunista della storia”, Francesco Bonifazi e Alberto Bagnai, professore in camicia verde, conversano amabilmente proprio sotto i banchi 5 stelle, dai quali parte qualche occhiata preoccupata.
Intervengono in batteria prima Maurizio Romeo e quindi Stefano Patuanelli. La maggioranza schiera i capigruppo, che fanno risalire l’indicatore dell’enfasi, alzano i toni, sciorinano due comizi paralleli per infondere rinnovato slancio alle truppe e allontanare la malinconia.
Quella del capo dei senatori del Carroccio è un’incoronazione sghemba: “Molti dovranno ricredersi, Conte a dimostrato di essere un ottimo mediatore e negoziatore”. Il 5 stelle conclude stentoreo: “Lei è stato davvero l’avvocato dei cittadini”. Un legale ha chiuso la pratica con il massimo possibile. Un patteggiamento.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
IL TITOLARE DEL VIMINALE POSTA A RAFFICA LE MARCHE DI QUELLO CHE MANGIA E BEVE… MA LE INTERAZIONI DI CHI LO SEGUE SI SONO DIMEZZATE DA LUGLIO AD OGGI
Il reality permanente in cui Matteo Salvini ha trascinato il Viminale (e l’Italia) tocca una nuova frontiera. Quella dell’influencer.
Come una Chiara Ferragni qualsiasi, infatti, il vicepremier e ministro dell’Interno da qualche settimana si è messo a citare sui social network prodotti conosciuti, etichette, marchi.
on gli basta più informare in diretta i suoi follower che si trova in ufficio e sta per mangiare una pizza: adesso fa la foto alla bottiglia della Heineken, così che non ci siano dubbi su quale birra il ministro stia bevendo con la pizza (16 dicembre).
Quando si appresta a pranzare con un piatto di pasta (4 dicembre), mica si accontenta della foto: no, sente l’insopprimibile bisogno di specificare che trattasi di “due etti di bucatini Barilla, un po’ di ragù Star e un bicchiere di Barolo di Gianni Gagliardo, alla faccia della pancia!”.
E, aggiungiamo, della decenza istituzionale che il ruolo ricoperto impone.
Il ministro dell’Interno, il 4 dicembre, abbonda con le “citazioni” gastronomiche, tra due etti di pasta, il ragù e un bicchiere di vino. E aggiunge: “Alla faccia della pancia!”
Andando a spulciare nella miriade di post lasciati da Salvini (e dai suoi social media manager della “Bestia”, come è stata ribattezzata la struttura progettata da Luca Morisi per amplificare e saturare il web con i messaggi del “Capitano”), si contano una decina di casi del genere.
Primo dicembre scorso: “Ma a chi non piace una crepe con la Nutella?”, scrive, fotografandosi con la crepe in mano.
Matteo Salvini, il 1 dicembre, prima si concede un tour al villaggio di Natale di Milano e poi una cràªpe alla Nutella. La domanda ai follower è retorica: “Ma a chi non piace?”.
Sempre il primo dicembre: “Alla vostra salute amici…”, e tiene un boccale di birra col marchio Moretti bene in vista.
Tredici novembre: “Si stappa una bottiglia di Nebbiolo (Gianni Gagliardo, La Morra, Cuneo) e la serata assume un sapore diverso”. Gagliardo, viticoltore del cuneese, evidentemente a lui caro.
Il 13 novembre Salvini pubblicizza una bottiglia di Nebbiolo di Gianni Gagliardo. Non è l’unica citazione per l’azienda in provincia di Cuneo: seguirà un bicchiere di Barolo…
Sei novembre: “Dopo una lunga giornata di lavoro fra Africa ed Italia, casa, doccia calda, ravioli al burro, un bicchiere di rosso…”, con immagine della bottiglia Teroldego Rotaliano Riserva del 2012.
Ventidue ottobre: “Yogurt al miele e melissa per Renzi, Boschi e tutti gli amici del Pd, per digerire meglio le storiche sconfitte di Trento e Bolzano”, scrive, mostrando l’etichetta del vasetto della Sterzing Vipiteno.
Diciannove settembre: “Adesso pausa pranzo al volo e il dubbio è: mi faccio un piatto di spaghetti in bianco, al pomodoro o al ragù?”. E, nell’attesa che il dubbio si sciolga, ecco il primo piano di una bottiglia del birrificio tedesco Franziskaner.
I suoi post sono privi degli hashtag che segnalano la pubblicità (tipo #advertising o #adv), obbligatori per gli influencer di professione.
Repubblica ha contattato tre aziende di marchi rilanciati dal ministro – Barilla, Ferrero e Heineken – e tutti e tre smentiscono qualsiasi tipo di accordo o strategia concordata di marketing.
Negano che dietro questa inaspettata esposizione ci siano promesse di finanziamenti al partito della Lega. Anche perchè, a giudicare dalle critiche che tali post hanno sollevato in Rete, non sarebbe una gran mossa commerciale.
“Nessuna strategia – ribatte Matteo Salvini – semplicemente la vita di tutti i giorni, come ho sempre fatto, ovviamente gratis”.
Filippo Sensi, deputato del Pd ed esperto di comunicazione politica (ha curato quella di Renzi e di Gentiloni quando erano premier), la vede così: “Può essere un modo per ‘situare’ ancora più precisamente la scelta, come se il cibo diventasse testimonial di Salvini, e non il contrario. Ai suoi follower il ministro sta dicendo: “Mangio questo e sono esattamente come te”. Tenta di aumentare il consenso popolare associandosi a brand famosi, provocando però l”effetto Truman Show’: nel film di Peter Weir ogni tanto gli attori si fermavano e a favore di telecamera mostravano le etichette dei cereali. Realtà esibita e portata all’estremo”.
Il 19 ottobre, alla vigilia del voto trentino che segnerà l’avanzata della Lega, il ministro dell’Interno pubblicizza con numerose foto la sua visita al Consorzio Melinda.
Per quanto il successo social dei suoi profili mostri le prime crepe (secondo un report di Crowd Tangle, azienda di analisi social comprata da Facebook, le interazioni con chi lo segue si sono dimezzate da luglio ad oggi), Salvini ha un bacino di follower enorme: 3,3 milioni su Facebook, un milione su Instagram, 935.000 su Twitter. Viaggia a una media di 400 post al mese.
È il 26 ottobre quando il “Capitano” pubblica una foto con le castagne e una bottiglia (trentina) di liquore al mirtillo di bosco della Fattoria Cheyenne: “Serata semplice ma sincera. Voi che fate, amici?”
“Ma questa dei marchi mi pare solo una gigantesca provocazione”, dice Giovanni Sasso dell’agenzia di comunicazione politica Proforma. “Le pagine social di Salvini sono puro dadaismo politico. Quando provi a darne un’interpretazione diventi parte del gioco”.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
DAL “INDAGATO TRA GLI INDAGATI” A “PRIMA VOLTA CHE LO VEDEVO, NON SAPEVO CHI FOSSE”… MA COME, SE NON ESISTE TIFOSO MILANISTA CHE NON LO CONOSCA
La cosa bella di Matteo Salvini è che lui ha delle idee, ma se non vi piacciono ne ha delle altre.
Domenica ha fatto molto scalpore la foto in cui dimostrava una grande familiarità con Luca Lucci, ultras del Milan condannato in primo grado per traffico di droga e considerato tra i responsabili della rissa in cui perse un occhio il tifoso dell’Inter Virgilio Motta, ma il ministro dell’Interno non era sembrato molto impressionato dalla polemica: “Io stesso — rimarcava Salvini — sono un indagato, quindi sono un indagato tra altri indagati».
Poi è successo altro. Ad esempio è successo che Repubblica abbia titolato un editorale “Il ministro che va a braccetto con la Malavita” senza che Salvini minacciasse querele su querele sulla sua pagina Facebook, e già così sembrava un po’ strano.
Poi però è anche successo che ieri il ministro ha ribadito che della foto con Lucci non gli importava nulla: “Sono un ministro che non va solo in tribuna. Sono andato a Atene coi tifosi organizzati del Milan, di cui molte brave persone, magari qualcuno con problemi in passato (Lucci è stato condannato a giugno, ndr)”.
Ma poi è arrivata stamattina.
E allora eccolo, Matteo Salvini intervistato dall’emittente fiorentina Lady Radio, che cambia versione su Lucci come se il Milan fosse un’Europa qualunque: “Era la prima volta che lo incontravo. Certo non mi sarei fatto fotografare con lui se avessi saputo dei suoi precedenti penali”.
Ora, inutile star lì a far notare al ministro che la sequenza di foto con Lucci mostrava una certa familiarità con l’ultras e che tutti i milanisti lo conoscono come il capo degli Ultras.
Ma la notizia è che sono bastati tre giorni sui giornali per fargli cambiare idea.
Con l’euro e l’Europa ci è voluto di più, ma questo significa forse che sta migliorando.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
POLEMICHE SUL WEB SULLA MANCATA PRESENZA DEI DUE VICEPREMIER SOVRANISTI: “NON ERA IL POSTO ADATTO PER SELFIE O DIRETTE FB E HANNO LASCIATO SOLO MATTARELLA”
La circostanza dolorosa dell’arrivo della salma di Antonio Megalizzi, il nostro connazionale ucciso nell’attentato di Strasburgo, ha dato adito a molte polemiche sul web.
Ieri Megalizzi è arrivato a Ciampino. Ad accoglierlo assieme alla famiglia e alla fidanzata c’era il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Dov’era il governo? Dov’erano i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini?
La foto pubblicata dal Quirinale su Twitter è diventata il simbolo tangibile della desolazione italiana.
Assieme ai parenti del giornalista ucciso c’è solo il Capo dello Stato. La famiglia è stata lasciata sola dalle istituzioni, denunciano in molti ironizzando sull’assenza di Conte e dei due vicepremier.
Anche il giornalista Vittorio Zucconi si accoda al coro delle polemiche di quelli che definiscono la scena “di una tristezza assoluta”.
C’è anche chi azzarda delle spiegazioni: non era un momento molto social, non era l’occasione che si prestava a selfie o a dirette su Facebook
Per altri il motivo è semplice. Megalizzi era il prototipo dell’italiano europeista, quello che non piace a Salvini.
Per quanto riguarda il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle invece “probabilmente stava distribuendo sorrisini e nemmeno se n’è accorto dell’arrivo dell’aereo”.A rappresentare il Governo — come si evince dal comunicato stampa del Quirinale — c’era il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro. Assieme a Mattarella e il ministro c’erano anche il Presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti e l’Ambasciatore di Francia in Italia Christian Masset.
Resta da “chiarire” dove fossero Di Maio e Salvini.
Il ministro dell’Interno in mattinata era a Sorbolo (Parma) dove ha presenziato alla cerimonia di consegna di un bene confiscato alla ‘Ndrangheta e ha deliziato i giornalisti con una promessa in stile Toninelli.
La salma di Megalizzi però è arrivata a Ciampino poco dopo le ore 16. Dopo essere tornato da Parma Salvini ha partecipato all’assemblea di Confagricoltura (c’è pure una diretta su Facebook dell’intervento iniziato alle ore 16:23).
Successivamente Salvini ha raggiunto Di Maio alla Camera dove si stava discutendo il via libera definitivo al ddl anticorruzione che ieri è diventato legge.
Un’agenzia di stampa riferisce dell’esultanza e degli abbracci tra Di Maio e Bonafede dopo la votazione finale (alle ore 19.00, ma la seduta era iniziata alle 14:50) mentre Salvini ha lasciato l’Aula prima del voto definitivo.
La bara è poi stata trasferita con lo stesso aereo da Ciampino a Verona. Un’auto scortata dalla staffetta della Polizia di Stato ha poi accompagnato il feretro fino a Trento dove domani pomeriggio verranno celebrati i funerali.
Resta il fatto che sia Di Maio che Salvini avrebbero potuto modulare gli impegni per essere presenti a Ciampino, in quanto entrambi erano a Roma.
Quando viene assassinato un giovane italiano non ci sono impegni più importanti rispetto a rendere omaggio per qualche minuto alla sua memoria.
Ma per certi nazionalisti acquisiti (dopo aver avallato concetti del tipo “con il tricolore ci puliamo il culo”) è chiedere troppo.
(da agenzie)
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Dicembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
IL MILIARDARIO DI ORIGINE UNGHERESE ODIATO DAI RAZZISTI PER IL SUO IMPEGNO A FAVORE DEI RIFUGIATI
È George Soros la persona dell’anno 2018 del Financial Times.
Il quotidiano finanziario della City di Londra ha giustificato la sua scelta definendo il celebre filantropo e investitore come “un baluardo della democrazia liberale, che in questo momento è sotto assedio da parte dei populisti”.
In un lungo articolo-intervista pubblicato oggi, si legge come Soros, 88 anni, americano di origine ungherese, pioniere degli hedge fund, autore di offensive speculative contro la sterlina e la lira nel 1992, oggi sia “costantemente sotto attacco online per il suo attivismo” umanitario “e per la sua visione liberale del mondo, idee sorte dopo la caduta del Muro di Berlino e oggi minacciate da una parte dalla Russia di Putin, dall’altra dagli Stati Uniti di Trump”.
Soros, si legge sempre nell’articolo del Financial Times, con le sue attività filantropiche “ha combattuto l’autoritarismo, il razzismo e l’intolleranza”.
L’annuncio del Ft ha provocato online lodi, approvazione e anche polemiche, come spesso capita quando si parla di Soros, che, oltre alle continue minacce di morte online, qualche settimana fa ha ricevuto anche un pacco bomba nella sua casa di New York.
Il filantropo e investitore è spesso nel mirino di antisemiti (a causa delle sue origini ebraiche) e di complottisti di tutto il mondo che considerano il suo attivismo umanitario a favore dei rifugiati la prova di fantomatici piani di “sostituzione razziale” in Occidente.
Persino il presidente americano Donald Trump ha sostenuto che ci fosse lui dietro all’ultima carovana di migranti centroamericani diretti verso gli Usa.
In Europa, dopo l’ostracismo e alcune leggi del premier ungherese Viktor Orbà¡n, la fondazione di Soros è stata costretta lo scorso agosto a trasferire la sua sede da Budapest a Berlino mentre la sua liberale Central European University ha annunciato lo spostamento dalla capitale ungherese a Vienna questo mese.
Di fronte alla decisione del quotidiano londinese, anche oggi sono partiti gli attacchi online. Soros ha risposto preventivamente tramite lo stesso articolo del Financial Times: “Mi accusano di tutto, anche di essere l’Anti-Cristo, mi piacerebbe non avere così tanti nemici. Ma questo è il segnale che sto facendo qualcosa di buono”.
(da agenzie)
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Dicembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
IL CARO-SPREAD HA GIA’ FATTO DANNI IRRECUPERABILI… ADDIO SVILUPPO, LAVORO E MENO TASSE
Ora ci vorrebbe un balcone più grosso per festeggiare.
La Commissione europea non aprirà una disastrosa procedura d’infrazione contro l’Italia, lo spread scende, la Manovra fa retromarcia sulle due misure bandiera, i mercati non ci faranno a fette.
La battaglia è finita, ed è ora di contare le vittime.
La prima perdita è l’effetto sui tassi d’interesse, valutato già in 5 miliardi per il 2019 e non più recuperabile, provocato dalle spericolate dichiarazioni dei due leader gialloverdi negli ultimi tre mesi, durante quella che una volta era la sessione di bilancio, il momento più importante di composizione della politica economica.
La seconda è che la trattativa è stata ostaggio di reddito di cittadinanza e quota cento, che continuano a valere una buona parte della Manovra, riducendo l’attenzione a quello che veramente serve all’Italia: sviluppo, lavoro, meno tasse.
Anche perchè le stime del governo restano sempre superiori a quelle che cominciano a sfornare alcune banche d’affari come Goldman Sachs che parla di un Pil allo 0,4 per il prossimo anno.
Valeva la pena? Forse per i nuovi venuti nei palazzi di governo era necessario affermare la propria identità , correre verso il consenso in una competizione a due fatta a colpi di sondaggi e followers.
Alla fine, per fortuna, ha vinto il partito della trattativa, dal Quirinale alle pressioni di Draghi, al lavoro del ministro Tria, alla cruciale opera di tessitura diplomatica del ministro degli Esteri, Enzo Moavero.
Speriamo che l’esperienza insegni.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
SOLO 10,5 MILIARDI PER IL 2019 RISPETTO ALLA BUFALE ANNUNCIATE, SLITTANO REDDITO E QUOTA 100, PREVISTE CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA
Stop alla procedura per debito. Il disco verde è ancora informale ma intanto arriva da Bruxelles: ok all’accordo con Roma sulla manovra economica. Stamane il collegio dei commissari, riunito a Palazzo Berlaymont, ha deciso di non dar seguito alla procedura per deficit eccessivo legato al debito.
Oggi no ma una decisione definitiva e formale arriverà solo a gennaio. Per ora infatti l’opinione con cui la Commissione ha bocciato la manovra italiana lo scorso ottobre resta com’è. Solo a gennaio verrà riscritta: a manovra approvata dal Parlamento italiano.
In sostanza, la Commissione apprezza gli sforzi italiani ma ora chiede a Roma di formalizzare l’intesa raggiunta ieri pomeriggio, dopo giorni di trattative. Nessuna formalizzazione a Bruxelles se prima non avviene a Roma.
In conferenza stampa Valdis Dombrovkis parla di soluzione “non ideale” perchè “non dà una soluzione a lungo termine per i problemi economici italiani”, ma consente di “evitare per ora di aprire una procedura per debito” purchè le misure concordate siano attuate.
Per questo in questa prima fase sarà costante la vigilanza di Bruxelles, “per vedere se l’accordo sarà veramente approvato dal Parlamento italiano”.
Il commissario Ue ha spiegato che l’accordo prevede uno sforzo “addizionale per 10,25 miliardi”, lo slittamento di misure chiave come il reddito di cittadinanza e quota 100 e “clausole di salvaguardia sul deficit” per il 2020-2021, quando queste misure chiave entreranno pienamente in vigore.
In realtà “10,25 miliardi” era la richiesta iniziale del governo. La Commissione europea ha riconosciuto solo 9 miliardi circa, compreso il pacchetto di flessibilità per oltre 3 miliardi. Lo chiarisce Moscovici dopo la conferenza stampa.
I due miliardi di spese congelate ‘sono un’assicurazione supplementare’: il governo potrà usarli solo se viene rispettato l’obiettivo di deficit/pil nominale a 2,04 per cento. Le misure prevedono “aumenti di imposte sulle società e tagli negli investimenti programma”, ha aggiunto Dombrovskis.
Misure ‘che non sono favorevoli alla crescita’. In ogni caso, la spesa inferiore per investimenti “può essere parzialmente compensata da un migliore uso dei fondi strutturali disponibili” che l’Italia ritarda a spendere.
Moscovici parla di “vittoria del dialogo sullo scontro”, che “molti auspicavano”, ha ribadito che “la Commissione non è nemica del popolo italiano come qualcuno voleva dipingerci” e ha spiegato che “saremo vigilanti ma non sospettosi” sul rispetto del Patto da parte dell’Italia.
(da agenzie)
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Dicembre 19th, 2018 Riccardo Fucile
CINQUE TESTIMONI SMENTISCONO LA “PRESUNTA” AGGREDITA MARA LAPIA, DEPUTATA M5S
Si chiama R.I. l’uomo che Mara Lapia, 42 anni, nuorese, di professione avvocata, eletta deputata M5S il 4 marzo scorso, ha denunciato per aggressione. Ma ci sono anche cinque testimoni che smentiscono la sua ricostruzione
La parlamentare 5 Stelle ha raccontato di essere stata «offesa e aggredita da un uomo che si è poi allontanato a bordo di una Ford Fiesta» domenica scorsa in un supermercato LIDL di Nuoro.
La notizia è uscita domenica pomeriggio ed è stata data dal capogruppo del MoVimento 5 Stelle alla Camera Francesco D’Uva con un comunicato stampa in cui si sosteneva: «Mara è stata prima aggredita verbalmente e poi fisicamente ed ha riportato una frattura costale e varie contusioni. Sono in corso indagini per ricostruire l’accaduto. E’ gravissimo e intollerabile che un uomo, in modo becero e disumano, si accanisca violentemente nei confronti di una donna fino a ridurla in quelle condizioni».
In un’intervista rilasciata a Radio Capital la Lapia, che chiama “ragazzo” il suo aggressore (che secondo il Corriere ha 73 anni), ha detto che ha ricevuto un pugno nel petto, che è stata strattonata e sbattuta al muro, e che ha ricevuto un colpo a terra nel costato.
La stessa Lapia ha detto invece il giorno dopo a Cristina Nadotti di Repubblica di non aver mai detto di essere stata aggredita fisicamente e ha sostenuto che la sua versione dei fatti fosse stata “colorata da Roma”, ovvero dalla comunicazione M5S, che invece, stavolta, è innocente visto che c’è l’audio che smentisce la deputata: è stata lei a fornire la versione che prevedeva, tra l’altro, la rottura di una costola invece incrinata ed è stata sempre lei a rimangiarsela.
Ma nella storia c’è anche altro. Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera fa sapere oggi che chi c’era fornisce un racconto molto diverso su quanto accaduto.
Oltre alle due cassiere, la polizia ha interrogato altre tre persone e al termine delle verifiche –effettuate esaminando anche i filmati delle telecamere a circuito chiuso –la ricostruzione contenuta nelle informative trasmesse alla magistratura avvalora l’ipotesi che si sia trattato di una lite, peraltro scatenata proprio dall’onorevole.
La polizia interroga le due cassiere.
Entrambe raccontano che mentre Lapia stava pagando «sono cadute due lattine di Coca Cola che le hanno sporcato il vestito e lei si è lamentata dicendo che le avevamo danneggiato costosi capi firmati, poi ci ha ripreso gridando “non sapete chi sono io”».
E poi aggiungono: «In fila c’era un signore che le ha chiesto di fare in fretta perchè si era creata la fila, lei ripeteva che non sapevano chi fosse e quando lui le ha detto che non gli importava lei ha replicato che l’avrebbe querelato».
La terza testimone, un’infermiera, assiste invece a quanto accade all’esterno.
Dice che «dopo aver pagato, l’uomo è stato inseguito dalla Lapia che lo filmava con il suo telefonino e gli diceva di consegnare i documenti e non allontanarsi perchè stava arrivando la polizia. Ho visto che una signora anziana (la madre dell’uomo, ndr) si avvicinava e le appoggiava una mano sulla spalla e lei si accasciava a terra. Mi avvicinavo e quando lei midiceva di essere stata aggredita le ho subito detto che non era vero perchè io avevo visto tutta la scena e non avevo visto alcuna aggressione».
A confermare le dichiarazioni ci sono un uomo e una donna: il primo, scrive sempre il Corriere, vede Lapia che insegue la vettura e poi, quando R. I. scende e cerca di fermarla nota che «l’onorevole fingeva di essere svenuta».
(da agenzie)
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