Dicembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
NELLA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA E’ PREVISTO UNA MAGGIORE ENTRATA DALLE ACCISE PARI A 400 MILIONI
Sembra ieri quando Matteo Salvini annunciava urbi et orbi che al primo consiglio dei ministri avrebbe abolito le accise sulla benzina.
Ma oggi è un altro giorno, e per questo è stato presentato ieri sera in commissione Bilancio del Senato il pacchetto di emendamenti al Ddl di Bilancio messo a punto dal Governo per arrivare ad un accordo con Bruxelles sulla manovra che ora, come riferito dal ministro dell’Economia Giovanni Tria, vale 31-32 miliardi.
Tra le principali novità c’è un incremento delle clausole di salvaguardia relative a Iva ed accise sui carburanti che per il 2020 e il 2021 valgono rispettivamente 23 miliardi e 28,7 miliardi (con un incremento tra clausola originaria e quella proposta di 9,4 e 13 miliardi).
In particolare, secondo la tabella allegata ci si aspetta nuovi incassi pari a 400 milioni di euro dall’aumento delle accise sulla benzina nel triennio 2020-2021-2022.
E allora non può che tornare in mente “l’impegno concreto, realizzabile, fattibile” di togliere le accise al primo consiglio dei ministri preso da Matteo Salvini durante la campagna elettorale e precisamente in un video pubblicato il primo marzo, a tre giorni dal voto. “Cosa faccio se vinco le elezioni? Faccio giustizia e taglio”.
Ovvero 72 centesimi in totale di tagli alle accise promessi da Salvini.
Il primo consiglio dei ministri del governo Conte si è già celebrato da un po’, nel frattempo è arrivato anche il secondo, il terzo e così via. Ma della promessa di tagliare le accise sulla benzina non c’è più traccia.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
PROTESTE ANCHE PER L’ASSURDO RADDOPPIO DELL’IRES AGLI ENTI DI BENEFICIENZA: DAL 12% AL 24%, GRILLINI E LEGHISTI NON AMANO CHI FA QUALCOSA PER IL PROSSIMO
Dopo i produttori di auto per l’ecotassa, i sindacati del pubblico impiego e il presidente dell’Inps, Tito Boeri, per il congelamento delle assunzioni nella Pa, gli Ncc, la Manovra crea altro malcontento, legato ad un emendamento dei relatori depositato al Senato: la modifica si è già guadagnata l’appellativo di ‘sfascia cenri-storici’.
“M5S e la Lega hanno deciso di sfasciare e vendere alla speculazione edilizia i centri storici delle nostre città . Lo prevede la norma 223-decies del maxiemendamento del governo alla Manovra presentato dai relatori al Senato per consentire un’entrata, secondo il ministro Tria, pari a 3 miliardi di euro”, denunciano Angelo Bonelli, Sauro Turroni e Claudia Mannino.
“L’emendamento modifica con una ‘interpretazione'”, spiegano, la legge con la quale il governo Berlusconi “cercò di cartolarizzare immobili pubblici dello Stato delle Regioni, di province e Comuni nonchè delle Ferrovie e di altri enti con l’obiettivo di fare cassa”.
Con questa norma – osservano gli ecologisti – “si potrà demolire e ricostruire, con buona pace della conservazione dell’antico tessuto edilizio e della stessa identità dei luoghi, e si consentirà ogni cambio destinazione d’uso possibile. E’ un via libera alla manomissione delle città . In questo modo si potranno realizzare, anche nei centri storici delle nostre città , negli immobili pubblici centri commerciali, nuove residenze, demolizione e ricostruzione di immobili di pregio storico come accaduto nel quartiere Coppedè a Roma. E’ speculazione edilizia fatta per legge”.
Secondo Bonelli “Berlusconi, confrontandolo con Salvini e Di Maio, possiamo dire che è diventato il maestro superato dai suoi allievi”.
La Cei si scaglia invece contro l’aggravio dell’Ires contenuto in manovra per gli enti no profit.
“Vogliamo sperare che la volontà di realizzare alcuni obiettivi del programma di governo non venga attuata con conseguenze che vanno a colpire fasce deboli della popolazione e settori strategici a cui è legata la stessa crescita economica, culturale e scientifica. Se davvero il parlamento procedesse con la cancellazione delle agevolazioni fiscali agli enti non commerciali, verrebbero penalizzate fortemente tutte le attività di volontariato, di assistenza sociale, di presenza nell’ambito della ricerca, dell’istruzione e anche del mondo socio-sanitario”. Lo dichiara Stefano Russo, segretario generale della Cei.
(da agenzie)
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Dicembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
ANGELO TOFALO E LA PENOSA RETROMARCIA SUL PROGRAMMA
Angelo Tofalo, il G. I. Joe del Governo del Cambiamento, è un sottosegretario alla Difesa assolutamente necessario nell’esecutivo Conte e ieri lui stesso ha dato una plastica dimostrazione intervenendo nel dibattito sugli F35: “Ne abbiamo parlato in maniera distorta. Dobbiamo fare i conti ma non possiamo rinunciare alla sua tecnologia. Che è forse la migliore al mondo”.
Il fatto che Tofalo parli al plurale quando dice che se ne è parlato in maniera distorta è significativo. Perchè è stato lui, insieme al suo partito, in questi anni a sostenere che gli F35 non fossero un grande affare e rappresentassero una cessione di sovranità da parte dell’Italia nei confronti degli USA.
Era infatti il G.I. Joe del governo del Cambiamento a dire: “Il MoVimento 5 Stelle si batte per cancellare l’intero programma. Grazie al lavoro svolto fino ad ora in Parlamento siamo riusciti a smascherare le bugie del Governo e del PD sul dimezzamento degli aerei, infatti il PD ha persino votato contro una mozione firmata da alcuni suoi deputati pur di non mettere a rischio il programma. Qualcuno sta svendendo il nostro Paese, vuole trasformarlo in una maxi-colonia Usa, noi vogliamo salvarlo, anche dall’acquisto di velivoli inutili e criticati da tutti. I miliardi investiti potrebbero essere spesi per costruire ospedali, scuole, asili nido e creare nuovi posti di lavoro”.
Oggi Tofalo ha cambiato idea e fin qui nulla di male. Ma è molto significativo che da quando ieri la sua dichiarazione è cominciata a circolare la pagina Facebook di Tofalo si sia riempita di commenti di grillini infuriati
A cui però Tofalo non risponde nemmeno per sbaglio, fregandosene della trasparenza come un vero grillino (e non un grillino in campagna elettorale).
E alla fine a salvare la pelle a Tofalo con una giravolta dialettica comica deve essere Luigi Di Maio a Circo Massimo: “Taglieremo anche per 500 milioni la spesa militare. F35? Quello è un programma su cui continuiamo a essere perplessi, elogiarne la tecnologia non vuol dire che si voglia rifinanziarlo”.
Ah, ok, quindi non volete RI-finanziarlo. Quindi tutti i finanziamenti già stanziati rimangono lì. Daje Giggè!
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
IL 20 GENNAIO SI VOTA PER ELEGGERE UN DEPUTATO NEL COLLEGIO UNINOMINALE LASCIATO LIBERO DAL VELISTA ANDREA MURA, DIMISSIONARIO… MA IL CANDIDATO GRILLINO CASCHILI RISCHIA DI RESTARE FUORI
Il Movimento Cinque Stelle si dimentica di presentare il simbolo e rischia seriamente di non partecipare alle elezioni suppletive per sostituire il deputato velista Andrea Mura.
La clamorosa “svista” dei grillini si materializza a Cagliari, dove il 20 gennaio si dovrà votare per eleggere un deputato nel collegio uninominale lasciato libero da Mura, dimessosi dopo le accuse di assenteismo dai lavori di Montecitorio.
Il candidato del M5s, Luca Caschili, ingegnere di 46 anni, rischia di restare fuori dalla corsa elettorale perchè il M5s non ha consegnato il contrassegno, ovvero lo stemma stesso del movimento nella forma richiesta dalla normativa.
“L’atto della presentazione dei contrassegni fa parte integrante ed essenziale della candidatura e non è quindi integrabile dopo la scadenza del termine”, ha alla stabilito l’Ufficio centrale circoscrizionale della Corte d’Appello di Cagliari.
I grillini oggi, entro le 17, presenteranno un ricorso contro la decisione dell’Ufficio circoscrizionale che passerà la questione all’Ufficio centrale presso la Cassazione che entro due giorni comunicherà la sua decisione.
Il Movimento, in pratica, sostiene che non era necessario depositare il simbolo insieme al nome del candidato perchè era stato già presentato per le elezioni del 4 marzo.
(da agenzie)
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Dicembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
DI UMORE NERO DOPO LA BATOSTA RICEVUTA DALL’EUROPA, ORA DEVE FAR FRONTE ALLA STRATEGIA DI SILVIO CHE HA IN MANO GIA’ 10 SENATORI GRILLINI E POTREBBE FAR CADERE IL GOVERNO
Chi ha sentito Salvini, più taciturno del solito e meno bombastico nelle sue uscite pubbliche dopo la batosta della manovra dettata da Bruxelles, racconta che il leader leghista è piuttosto infastidito per tutto questo chiacchiericcio, attorno al tema dei responsabili.
Perchè, evidentemente, oltre la chiacchiera, qualcosa c’è se addirittura Di Maio ha chiesto ai suoi, attraverso pubbliche dichiarazioni, di accendere i microfoni e registrare eventuali lusinghe, offerte, abboccamenti, come se chi ha intenzione di mettersi in vendita lo fa in diretta streaming.
Sia come sia è una prospettiva che il leader leghista considera alla stregua di un film dell’orrore, anzi più Berlusconi la ostenta, gigioneggia, torna con il suo protagonismo scenico a parlare, straparlare, fantasticare, più l’altro si innervosisce.
Al punto che, in queste conversazioni si è lasciato scappare parole piuttosto definitive: “Io al governo con Berlusconi non ci ritorno”. Nè in queste modalità nè in altre. Perchè queste modalità sono una “trappola”
Ancora nessuno ha capito per quale sottile e fantasioso motivo quella vecchia volpe di Berlusconi abbia battezzato come “operazione scoiattolo” il nuovo tentativo di “compravendita” di parlamentari.
Si è capito che dovrebbe portare, nei suoi desideri, a un ribaltone parlamentare, con la nascita di un governo di centrodestra che ingabbi Salvini, costringendolo a governare con una armata Brancaleone: “Così — diceva il Cavaliere a qualche amico — ci penso io e la pianta con questo delirio di onnipotenza”.
In un gioco di spin, desideri e convinzioni, addirittura c’è chi, a corte, fissa la data del 15 gennaio come giorno dell’Incidente, dando per certo che il Cavaliere, al Senato, ne ha già una decina in tasca, informazione che sembra essere giunta anche a Giorgetti. E, a quel punto, sempre per seguire il filo dei desideri, alla Camera, dove ne servirebbero una cinquantina inizia una caccia grossa, di parlamentari al secondo mandato che non vogliono tornare a casa, gente che guadagnava mille euro e ora ne guadagna dieci volte tanto.
Da quando non c’è più Denis Verdini queste operazioni vanno a rilento, però c’è qualcuno che dalle parti di palazzo Grazioli ha monitorato i redditi di prima e dopo dei parlamentari pentastellati, con metodo scientifico.
C’è gente che non pagherebbe più i mutui, parecchi dei quali contratti alla Banca della Camera, chi tornerebbe a stipendi da ventimila euro l’anno, potenzialmente “gente disposta a qualunque cosa pur di non tornare indietro”.
Ecco: come potrebbe Mattarella, dopo un’operazione di tale perfezione e professionalità , negare a Salvini un mandato per un governo con Berlusconi, i novelli Razzi e Scilipoti e Giorgia Meloni?
Come è noto le voci corrono e anche chi è di casa al Quirinale ha raccolto la sensazione che non solo Salvini è estraneo all’operazione. Ma è assolutamente contrario a fare oggi ciò che non volle fare a marzo.
Perchè la verità è che l’incarico per sè non lo ha mai chiesto con convinzione, già allora poco convinto dell’idea di andare al governo con Berlusconi.
Figurarsi ora, a seguito di una operazione da codice penale. La verità è esattamente l’opposto. E cioè che se qualcuno vuole sapere quando si potrà mettere fine alla legislatura, la risposta è: “Quando Matteo avrà finito di prosciugare Berlusconi, perchè tra i piedi non lo vuole”.
E, alle elezioni, si presenterà da solo, o al massimo in un cartello con la Meloni. Punto. Si capisce perchè, proprio in questo agitato post manovra sta facendo sbollire la pressione dei suoi, che chiedono, ormai quotidianamente: “Come facciamo ad andare avanti col cuore produttivo del nostro mondo che non ne può più?”. Insofferenti per una manovra di spesa, ancor più insofferenti per il reddito, gli imprenditori ricevuti al Viminale stanno pensando a un’altra manifestazione a metà gennaio.
Perchè è vero quel che ha detto il vecchio Silvio ai suoi senatori: “Ho parlato con Zaia e Fontana e non ne possono più”.
Anche Salvini lo sa, perchè li sente pressochè quotidianamente, però ha deciso di giocare tutt’altra partita.
E non è un caso che ancora non ha dato il via libera i candidati per le regionali, dove le liste vanno chiuse a inizio gennaio, mentre in Abruzzo i grillini sono già in campo: “A che gioco gioca, Matteo? Sulle regioni sta dando ossigeno a Di Maio” si chiedono a palazzo Grazioli.
Basterebbero dieci senatori per costringerlo a fare ciò che non vuole. In fondo, anche un pezzo del suo mondo sarebbe contento…
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
ASSOLTO DOPO 4 MESI DI CARCERE, AVEVA SOLO SOCCORSO UNA RAGAZZA UBRIACA… DOPO L’EPISODIO, LA LEGA AVEVA ORGANIZZATO RONDE SULLE SPIAGGE… SPERIAMO SOLO CHE ORA CHIEDA UN MILIONE DI EURO DI DANNI AGLI INFAMI CHE LO HANNO DIFFAMATO
Assolto con formula piena perchè “il fatto non sussiste” e i suoi accusatori a loro volta a rischio incriminazione per calunnia e falsa testimonianza.
È finito con i sorrisi, dopo i pianti di disperazione, l’incubo giudiziario di Mohamed Chajari, 31enne cittadino marocchino senza fissa dimora, costretto a rispondere di violenza sessuale nei confronti di una minore dopo la denuncia di una coppia di ragazzi, lei 17enne, lui poco più che maggiorenne, presentata la scorsa estate a Castellaneta Marina (Taranto).
Il 31enne era accusato di aver palpeggiato e tentato di baciare la minorenne, mentre lui si è sempre difeso raccontando di averla solo aiutata perchè svenuta dopo una sbronza.
L’assoluzione è stata decisa dal collegio della prima sezione penale del tribunale composto da sole donne e presieduto dal giudice Fulvia Misserini, che ha ordinato l’immediata scarcerazione del giovane marocchino, rinchiuso per tre mesi nel penitenziario di Foggia, e la trasmissione degli atti alla procura, per le accuse di calunnia rivolte alla minorenne e falsa testimonianza al fidanzato.
Assoluzione richiesta anche dal pubblico ministero. I fatti risalgono alla notte tra il 20 e il 21 agosto e scatenarono le polemiche da parte dei leghisti pugliesi che, capeggiati dal segretario Rossano Sasso pronto a definire il 31enne ‘bastardo irregolare’, pochi giorni dopo inscenarono delle ronde sulla spiaggia del litorale tarantino contro i venditori ambulanti non italiani, contestate dai bagnanti presenti.
A ciò si aggiunse anche l’immancabile e frettoloso tweet del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che puntava il dito contro il ragazzo “clandestino” e preconizzava il futuro decreto sicurezza, come ricorda anche l’associazione Marco Pannella sulla sua pagina Facebook.
In quella notte, sul lungomare di Castellaneta, la ragazza, assieme al fidanzato, si avvicinò a Mohamed Chajari, che era in compagnia di un amico, per chiedergli una sigaretta. Di lì nacque una simpatia tra i quattro. Finirono tutti sulla vicina spiaggia di Lido Paradiso per trascorrere la notte e bere birre. Molte. Tanto che la minorenne ebbe dei mancamenti. Il 31enne per questo provò a farla rinvenire con dell’acqua di mare gettata sul viso e cercando di sollevarle le gambe.
Il fidanzato, allontanatosi in quel momento, interpretò il gesto come un tentativo di importunarla e si scagliò contro il ragazzo marocchino con una bottiglia di birra, tanto da ferirlo in maniera profonda alla testa e alle mani.
“La ragazza poteva non ricordare gli accadimenti — spiega Massimiliano Scavo, avvocato di Chajari, – perchè ubriaca. Ma in aula ha dichiarato che il fidanzato le ha gettato dell’acqua per farla riprendere dopo essere svenuta a causa del palpeggiamento e il tentativo di baciarla da parte del 31enne.
Circostanza smentita dal suo stesso fidanzato, che ha raccontato più volte di aver anch’egli gettato dell’acqua perchè lei non si sentiva bene per le tante birre bevute. Una serie di contraddizioni, insomma, che hanno portato più volte il collegio a richiamarli alla responsabilità , ricordando loro di essere sotto giuramento e che un ragazzo era in carcere per quelle dichiarazioni, rischiando 10 anni di reclusione.
Di lì la richiesta di assoluzione anche da parte del pm, dopo le lacrime in aula di Mohamed, che aveva cercato in tutto i modi di far comprendere la propria innocenza”.
Un processo svoltosi a porte chiuse, che vedeva alla sbarra un migrante senza documenti, vittima anche di pregiudizi, racconta l’avvocato.“Potete immaginare in che clima si è svolto il tutto. Si trattava di un ragazzo marocchino, senza documenti, ‘clandestino’, accusato di violenza sessuale. Già quella sera ha rischiato il linciaggio. Nonostante fosse sanguinante, a causa della bottiglia scagliatagli addosso, fu additato della presunta violenza, tanto da esser costretto a fuggire. Quando ha chiesto aiuto per le ferite subite ha trovato dei soccorritori indifferenti e la sua denuncia per le lesioni non ha avuto alcun seguito. Aggiungo che la sua difesa era in mano a una collega che, poche settimane fa, ha voluto abbandonare il caso. Mi sono ritrovato questa storia tra le mani — racconta ancora l’avocato Scavo -, col pubblico ministero che mi suggeriva di richiedere un rito alternativo. Procedimento che avrebbe portato in qualche modo alla condanna, se pur ridotta, per un reato mai compiuto. Essere andati avanti col processo era un rischio, che però ha pagato. Forse, avessi avuto dal primo momento in carico il caso, io stesso avrei optato per una formula alternativa, come spesso accade, e il ragazzo avrebbe avuto comunque una condanna. Al momento dell’assoluzione — conclude — abbiamo invece gioito assieme”.
Ora speriamo che il legale chieda i danni per diffamazione a tutti quegli infami che lo hanno mediaticamente massacrato, pur essendo innocente.
(da agenzie)
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Dicembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
SI TRATTA DI ANGELO LAZZERI, AL CENTRO DI UNA ROGATORIA DELLA PROCURA DI GENOVA
Il manager bergamasco citato nell’inchiesta sui fondi della Lega è coinvolto in un’indagine per truffa e autoriciclaggio.
Tra le 14 persone coinvolte nell’inchiesta della procura di Milano sulla Sofia sgr, sottoposta a commissariamento dalla Banca d’Italia e oggi in liquidazione, c’è anche Angelo Lazzari, il cui nome è comparso sullo sfondo delle varie indagini sui 49 milioni della Lega.
L’inchiesta sulla Sofia sgr ha portato gli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza ad arrestare tre dirigenti della società .
Lazzari, nato a Sarnico (in provincia Bergamo) nel 1968, è al centro pure di una rogatoria del pm di Genova sui soldi del Carroccio.
Dagli atti dell’inchiesta del pm Bruna Albertini, sarebbe socio-amministratore di Arc Advisory Company, società di consulenza finanziaria costituita nel 2007 in Lussemburgo e che, risulta dagli accertamenti, controlla indirettamente Tre International Sa.
Le obbligazioni di quest’ultima erano state oggetto di un investimento, poi dismesso, da parte di Sofia sgr.
In carcere è finito Marco Sturlese, brooker finanziario spezzino e già arrestato in un’altra indagine, mentre Daniele Bevacqua e Luigi Capitani sono stati posti ai domiciliari.
Secondo gli inquirenti la truffa finanziaria ha danneggiato 117 clienti che hanno perso un totale di circa 6,5 milioni di euro.
Le misure cautelari sono state firmate dal gip di Milano Alessandra Del Corvo, su richiesta del pm Bruna Albertini. Dall’indagine, tra l’altro, come spiegato in una nota firmata dal procuratore di Milano Francesco Greco, sono emerse una serie di “rilevanti truffe finanziarie” messe in atto dai dirigenti di Sofia Sgr spa ai danni di centinaia di risparmiatori “indotti ad effettuare investimenti privi di convenienza economica e finanziaria”.
Secondo gli investigatori delle Fiamme gialle 117 clienti, non informati della “rischiosità dell’investimento finanziario, si sono trovati nei propri portafogli gestiti da Sofia, obbligazioni Tre International Sa, quotate presso la Borsa di Vienna per un complessivo di 4,4 milioni di euro”. Obbligazioni, però, “di fatto non scambiate e prive di una quotazione”.
Tre International, a sua volta, avrebbe investito quei soldi dei clienti “sottoscrivendo le quote del Fondo immobiliare chiuso riservato speculativo, denominato Sofia Reloaded Real Estate, per un valore superiore a quello reale, a causa della sopravvalutazione degli immobili conferiti nel fondo”.
E Sofia sgr, poi, “nell’ambito di un accordo illecito più ampio con gestori di Fondi lussemburghesi” ha “dismesso — spiega la Procura — per intero l’investimento effettuato nelle obbligazioni Tre International Sa” con la “loro cessione ai fondi Lunezia Fund e Nesso Fund” con sede a Gibilterra. La stessa Sofia sgr, infine, avrebbe acquistato, stando alle indagini, “i fondi della Sicav lussemburghese denominata Fenice”, titoli che “venivano collocati nei portafogli dei clienti che ne ricevevano un danno pari all’importo investito”, ossia 6,5 milioni di euro, data la “illiquidità di quei titoli e la messa in liquidazione di Fenice”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
TAGLIATI 4,2 MILIARDI DI INVESTIMENTI, MINORE INDICIZZAZIONE DELLE PENSIONI ALL’INFLAZIONE, NUOVE TASSE
Pur di mantenere il reddito di cittadinanza e quota 100, il governo ha inserito in manovra nuovi tagli, altre tasse, meno investimenti e il rinvio delle promesse assunzioni per la pubblica amministrazione.
L’accordo con l’Unione europea per evitare una procedura di infrazione per debito eccessivo ha dunque, per scelta di Lega e Cinque stelle, un costo salato.
Il premier Giuseppe Conte ha svelato davanti al Senato l’esito della trattativa con Bruxelles, senza i due vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i quali possono però dire di aver portato a casa le due misure bandiera con quasi cinque miliardi in meno di stanziamenti (le risorse calano da 16 a 11 miliardi: da 9 miliardi a 7,1 per il reddito e da 6,7 miliardi a poco più di 3,9 per le pensioni).
Per soddisfare quindi le promesse elettorali si stringono i cordoni e una sfilza di norme introducono tagli e nuovi balzelli.
Aumenti Iva
A partire dall’aumento dell’Iva per il 2020 e il 2021, come previsto dal maxiemendamento presentato in serata dal governo che recepisce l’intesa con l’Ue: in pratica l’esecutivo non disinnesca (almeno per ora) le clausole di salvaguardia, strumento da sempre criticato dai grillini e ora utilizzato invece per far quadrare i conti. Gli aumenti sono di 23 miliardi nel 2020 e quasi 29 nel 2021 e nel 2022. L’aliquota ridotta del 10% passerebbe così dal 2020 al 13% mentre l’aliquota al 22% passerebbe nel 2020 al 25,2% e nel 2021 al 26,5%.
Tagli agli investimenti
L’impatto più grande dei tagli è quello relativo agli investimenti, che si riducono di 4,2 miliardi il prossimo anno (a cui si aggiungono i 4,6 miliardi risparmiati per il reddito e controriforma delle pensioni: in tutto dunque 10 miliardi di risparmi). Il ministro dell’Economia Giovanni Tria spiega che verranno comunque recuperati con la flessibilità concessa da Bruxelles da 0,2 punti di Pil, quasi quattro miliardi non conteggiati nel deficit e destinati a infrastrutture (tra cui il ponte di Genova) e dissesto idrogeologico.
Colpite le imprese
Vengono poi colpite direttamente le imprese con l’abrogazione del credito di imposta relativo alle deduzioni forfettaria in materia di Irap, l’abrogazione del credito di imposta in favore di soggetti che acquistano beni strumentali nuovi e dell’aliquota ridotta Ires in favore degli enti non commerciali (in tutto si stimano risparmi per 400 milioni). Ci sono poi le Ferrovie dello Stato a cui vengono tagliati 600 milioni di euro: risorse che saranno restituite a rate dal 2022. Fs però ha già garantito che questo buco verrà riempito con risorse proprie. Altri tagli sono destinati ai finanziamenti per le politiche comunitarie, 850 milioni, e al fondo sviluppo e coesione sociale, 800 milioni di euro.
Tagli alle pensioni
Sui cittadini invece avranno un impatto gli interventi relativi alle pensioni. In manovra si prevedono tagli per quelle superiori ai 5 mila euro netti e il raffreddamento dello schema di indicizzazione degli assegni: il tutto dovrebbe valere circa 300 milioni, mentre Di Maio aveva addirittura promesso un miliardo di introiti.
I tagli, che durano cinque anni, riguarderanno le pensioni oltre i 100 mila euro lordi, come chiesto dalla Lega. Cinque le fasce individuate: tra i 100 mila e i 130 mila il taglio sarà del 15%, del 25% tra 130 mila e 200 mila, del 30% fra i 200 mila e i 350 mila. Per quelle fra i 350 mila e i 500 mila l’asticella sale al 35% e oltre i 500 mila euro arriverà al 40%. Le pensioni inoltre saranno rivalutate al 100% per gli importi fino a 1.521 euro mensili. Per gli assegni superiori è previsto un «raffreddamento» dell’adeguamento all’inflazione: quelli fino a 2.535 euro del 90% e quelli superiori del 75%.
Nuove tasse
Ci sono infine nuove tasse: su scommesse e gioco d’azzardo, da cui il governo punta a recuperare 450 milioni, e la web tax giallo-verde al 3% (150 milioni). Brutta notizia poi per la Pubblica amministrazione. Viene rinviata la presa di servizio per gli assunti al 15 novembre, un provvedimento che dovrebbe coinvolgere circa 100 mila lavoratori. Sempre in tema di Pa, viene modificato il codice degli appalti: sarà possibile affidare lavori senza gara dai 40 mila ai 150 mila euro.
Fondi per Roma e dismissioni
Torna la misura per rattoppare le buche di Roma, inizialmente bocciata, attraverso un emendamento presentato dal Movimento cinque stelle: 40 milioni per il 2019 e 20 per il 2020. Infine deve essere messo a punto «entro il 30 aprile» il nuovo programma di dismissioni immobiliari che punta a ottenere non meno di 950 milioni nel 2019 e altri 150 milioni l’anno nel 2020 e 2021.
(da “la Stampa”)
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Dicembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
“DARE UNA DATA E’ UN AZZARDO, SAREBBE MEGLIO DARSI SCADENZE PIU’ LUNGHE”… IL REALISMO CONTRO LA DEMAGOGIA DEI POLITICI A CACCIA SEMPRE DI VOTI
Che i tempi per la realizzazione e l’inaugurazione del nuovo ponte Morandi di Genova fossero opinabili era emerso già nelle ore successive alla conferenza stampa in cui il commissario-sindaco Marco Bucci aveva indicato la fine del 2019 come periodo in cui poter almeno vedere la nuova struttura.
Ora, però, è il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi a frenare sul cronoprogramma annunciato dal primo cittadino del capoluogo ligure.
Con parole chiare: “Inaugurare il ponte nella primavera del 2020? Non posso confermare, non sarei onesto — ha detto Cozzi in un’intervista al Secolo XIX — Dare una data è un azzardo, me lo hanno ribadito i nostri consulenti tecnici“. Finora — ha aggiunto — “abbiamo dimostrato di poter stare nei tempi, ma in ballo c’erano interventi sul moncone ovest, se parliamo di quello di levante la situazione è assai diversa. Non sarei corretto a fare previsioni, mi limito a rilevare che forse sarebbe meglio darsi scadenze più larghe”.
Successivamente Cozzi, che in passato aveva detto in diverse occasioni di essere pronto a dissequestrare il viadotto quando l’iter per la ricostruzione sarebbe stato pronto, è entrato ancor più nello specifico: “Ho letto che Salini-Fincantieri-Italferr impiegheranno 12 mesi a costruire completata la demolizione e con la piena disponibilità delle aree (i monconi sono sotto sequestro per fini investigativi, ndr) — ha sottolineato — Significa che per inaugurare il ponte ad aprile-maggio 2020 bisognerebbe abbattere e liberare tutto entro la primavera del 2019. Mi pare altamente improbabile“.
Per argomentare il suo pessimismo sui tempi forniti dal sindaco-commissario, Cozzi ha poi sottolineato che sarebbe “già soddisfatto se a primavera inoltrata del 2019 risultasse demolita integralmente la parte ovest”.
L’8 febbraio, ha aggiunto il procuratore capo di Genova, “ci sarà una udienza dell’incidente probatorio, sarà un passaggio fondamentale, spero nel prossimo mese e mezzo venga fornito un piano più dettagliato per la demolizione del segmento est, sarà decisivo se vogliamo avanzare qualche previsione”.
Nella fattispecie, si tratta della porzione di viadotto che sovrasta le case su cui insistono due torri di 90 metri dalle quali si allungano gli stralli: per l’accusa la loro rottura è la causa principale del collasso, Autostrade sostiene non sia così. Rallentamenti potrebbero arrivare su richiesta delle parti.
“Se qualcuno proverà ad allungare con pretesti la scansione, dovrà uscire allo scoperto — ha aggiunto Cozzi — L’incidente probatorio va condotto bene: è in ballo la solidità dell’inchiesta su una strage“.
(da agenzie)
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