Dicembre 22nd, 2018 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELLA BCE, A DIFFERENZA DEI NOSTRO SOVRANISTI, NON VIAGGIA DA PRIVILEGIATO SU AEREI DI STATO O IN CLASSE BUSINESS…E NON FA NEANCHE SELFIE PER PRENDERE PER IL CULO IL PROSSIMO
Sale in aereo e si siede al suo posto in classe economy.
Il presidente della Bce Mario Draghi è stato fotografato su un volo di linea da un altro passeggero che ha sottolineato con ammirazione la scelta di viaggiare come un normale passeggero.
L’immagine pubblicata su Twitter ha attirato i commenti degli utenti, conquistati dall’umiltà e dal rigore del presidente.
“Siamo fieri di lui”, si legge.
E in un altro tweet: “La classe dirigente che vorrei in Italia”.
E in molti notano che Draghi non si è vantato in alcun modo del suo gesto: “Non ha neanche scattato selfie o foto del biglietto per farsi bello sui social. Lo stile non è per tutti”.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2018 Riccardo Fucile
DA UN ANNO I PARLAMENTARI GRILLINI NON MOSTRANO PIU’ I BONIFICI SUL SITO DEL RENDICONTO
Il Giornale torna oggi a puntare il dito sui rimborsi del MoVimento 5 Stelle: nell’articolo a firma di Carmelo Caruso si racconta che sul fondo per le piccole e medie imprese — che il M5S ha individuato per restituire l’indennità dei parlamentari dal primo dicembre 2017 al 18 dicembre 2018 sono stati versati 4.230.084 euro.
Prendendo per buone le disposizioni stabilite dal regolamento del M5s a mancare sono in pratica contributi per quattro milioni.
Si tratta di un dato aggregato che è riportato nel capitolo 3693 del bilancio dello Stato e che potrebbe comprendere anche altre donazioni liberali, oltre quelle del M5S.
Sono cifre di cui è in possesso il Giornale e che permettono di conoscere lo stato dei rimborsi del movimento che oggi esprime premier, vicepremier e che è maggioranza parlamentare
Tenendo come riferimento il numero degli eletti dal M5s lo scorso 18 marzo 2018 (220 alla Camera e 109 al Senato), il denaro versato sul fondo dovrebbe essere di gran lunga superiore.
È possibile, servendosi dell’aritmetica, fare qualche calcolo.
Da aprile 2018 a novembre 2018 sono passati 8 mesi e ciascun parlamentare del M5S avrebbe dovuto versare almeno 20mila euro (2.500 euro al mese).
Se si moltiplica la somma per il numero dei parlamentari (329), incassa dovrebbero essere stati versati, solo per quanto riguarda questa legislatura, 6.580.000 euro.
A questo denaro va aggiunto quello delle donazioni dei quattro mesi della scorsa legislatura, quando i parlamentari del M5s erano “solo” 162.
Moltiplicando ancora politici e contributi, sul fondo dovrebbero essere state versate ulteriori donazioni pari a 1.620.000 euro. In poche parole, sul fondo, dovrebbe essere stato versato il doppio.
Non è così. Come si è detto, sin dall’inizio, la cifra è poco più di quattro milioni.
Ma il Giornale ha anche l’importo di quanto bonificato nel solo mese di dicembre del 2017.
Anche in questo caso i conti non tornano.
La cifra prevista sempre rifacendosi a quanto stabilito dal M5s — doveva essere 320.000 euro mentre è di 209.965 euro.
Per una verifica incrociata sarebbe utile consultare i bonifici dei parlamentari del M5s che avrebbero ogni mese l’obbligo di rendere pubblici sul web. È impossibile farlo. Da un anno, nel silenzio generale, i parlamentari del M5s non esibiscono più i loro bonifici.
La pubblicazione dei dati si è infatti interrotta al dicembre 2017.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 22nd, 2018 Riccardo Fucile
ADELIZZI ANNUNCIA TRIONFANTE L’ABBATTIMENTO DELLE ACCISE SULLA BIRRA ARTIGIANALE, PECCATO CHE ABBIA UN’AZIENDA CHE COMMERCIALIZZA LA “BIONDA”
“Grazie a un emendamento alla legge di Bilancio, daremo una grossa mano a tutti i microbirrifici italiani”.
Esulta così, in un video, Cosimo Adelizzi, parlamentare del Movimento 5 Stelle, annunciando la riduzione del 40% delle accise per i birrifici che producono meno di 10mila ettolitri all’anno. “Una notizia importante da dare a tutti gli amanti della birra – aggiunge Adelizzi – e non solo”.
No, in effetti “non solo”. Perchè oltre agli amanti e ai produttori di birra artigianale, uno che ha buoni motivi per rallegrarsi è proprio lui, Cosimo Adelizzi, insieme alla sua famiglia.
Il deputato grillino, eletto il 4 marzo nel collegio Campania 2, è infatti direttore commerciale della Adelizzi, azienda della provincia di Salerno che distribuisce bevande tra cui, appunto, la birra.
Una ditta, si legge sul sito, creata negli anni Ottanta da Vito e Evelina Adelizzi, che con il passare del tempo hanno passato il testimone ai figli Giusy e Cosimo.
Una ditta, si legge ancora, orgogliosa della “integrità morale” di ogni suo componente, cosa che le consente di distinguersi “in un mercato dove l’espansione si basa principalmente sulla creazione di relazioni durevoli all’insegna della fiducia e del rispetto”.
Nessun motivo per dubitarne, ovviamente. Se non fosse che sul profilo Twitter di Cosimo Adelizzi diversi utenti hanno cominciato a porre il problema del conflitto di interessi del deputato. Con domande come questa: “E la Adelizzi Bevande cosa fa esattamente?”.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 22nd, 2018 Riccardo Fucile
L’AVVOCATO DEL TERRORISTA: “NON SI E’ MAI VISTO CHE UN ARRESTO VENGA ANNUNCIATO IN TV PRIMA CHE VENGA ESEGUITO”… “IL BRASILE COSI’ CHIUDE LA VICENDA FACENDO VEDERE CHE HA REVOCATO LA LIBERTA’ A BATTISTI E IN PRATICA PERMETTENDOGLI DI SCAPPARE”
L’avvocato di Cesare Battisti, il terrorista che viveva fino a poco tempo fa in Brasile, dice oggi a Carlo Bonini di Repubblica che il suo assistito è scappato.
Igor Sant’Anna Tamasauskas sostiene che «non si consegnerà . Mai. Che non darà alcun vantaggio alla polizia che gli dà la caccia. E dunque non farà l’errore di farsi individuare con una mail, un sms o un whatsapp. Non lo farà . E del resto non ha scelta. Questa storia sarà ancora lunga e non riesco a immaginarne l’epilogo».
Ma c’è di più: l’avvocato sostiene anche che sia stato l’annuncio del mandato d’arresto a permettere a Battisti di fuggire, visto che la notizia è stata data in tv quando l’ordine non era stato ancora eseguito, un po’ come era successo a Torino per il blitz contro la “mafia nigeriana” annunciato da Salvini su Twitter quando ancora non era stato concluso niente:
«Non era mai successo in questo Paese che un ordine di cattura firmato da un giudice del Tribunale Supremo venisse annunciato in diretta dai notiziari radio e tv, finisse on line e il giorno dopo fosse su tutte le prime pagine dei giornali. Normalmente accade che sia io che venga svegliato all’alba da un cliente che mi dice “avvocato, mi stanno arrestando”. E non che mentre vado a letto venga chiamato da decine di giornalisti che mi dicono che stanno per arrestare un mio cliente. Credo che quella fuga di notizie, che per quanto so ha fatto imbestialire la Polizia Federale, sia quello che, in portoghese, definiamo un Ato falho, un’azione che ha come suo scopo l’opposto di ciò che si prefigge.
Detta in altro modo, penso che quella fuga di notizie sia servita a chiudere la partita senza danni per nessuno. Il Brasile ha messo fine a una partita politica delicata con l’Italia, capovolgendo la decisione di Lula, e Battisti è stato messo nelle condizioni di non doverne pagare il prezzo lasciandogli la possibilità di fuggire, come ha fatto. In mezzo, sono rimaste solo le macerie del diritto. Perchè la questione, quella che ho sollevato in questo mio ultimo ricorso, è che la decisione del giudice Fux svela come di fronte a quella che noi chiamiamo sovranità , ma che è solo un modo per definire il Potere, vengono meno i diritti umani».
(da “NextQuotidiano“)
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Dicembre 22nd, 2018 Riccardo Fucile
DESTINIAMO SOLO IL 3,9% DEL PIL CONTRO LA MEDIA UE DEL 4,7%
L’Italia spende in educazione il 3,9% del pil, un dato inferiore alla media Ue (4,7%) e dei maggiori paesi europei.
La spesa (dalle scuole per l’infanzia alle università ) nei primi anni della crisi, ovvero tra il 2009 e il 2012, è scesa da 72 miliardi annui a 65,4.
Ma già prima il nostro paese si collocava nella seconda metà della classifica europea per percentuale di spesa in istruzione rispetto al pil e dal 2011 stabilmente negli ultimi posti.
Nel 2016 (ultimo anno Eurostat disponibile) risultava quintultima tra i 28 paesi dell’Unione europea con 65,6 miliardi di spesa. Se si considera poi la spesa rispetto al numero di studenti (calcolata da Ocse), negli ultimi anni l’Italia ha registrato un incremento, che resta inferiore rispetto a quello di altri grandi paesi europei, come Francia e Germania.
Lo sottolinea l’ultimo dossier dell’Osservatorio sulla povertà realizzato da Con i Bambini e Fondazione Openpolis, “L’Italia spende meno della media europea in educazione”.
Rispetto ai 28 paesi dell’Unione europea la percentuale di produzione economica spesa in istruzione è passata dal 4,9% del 2008 al 4,7% del 2016, un dato tendenzialmente stabile, commentano gli osservatori.
Rispetto al 2008 Francia e Germania hanno spesoo di più in istruzione, mentre l’Italia meno. La Francia per mantenere il 5,4% del pil destinato all’istruzione ha aumentato la spesa da 107 miliardi nel 2008 a circa 120 nel 2016.
Anche la Germania, in base ai dati Eurostat, nello stesso periodo è passata da circa 100 miliardi in educazione (3,9% del pil) a oltre 132 (4,2% del pil). Negli altri maggiori paesi europei la quota di pil si è ridotta.
Per l’Italia questo è vero in particolare tra 2009 e 2011, anni in cui è passata dal 4,6% del pil al 4,1% (in termini assoluti da oltre 70 miliardi a circa 65) e negli anni successivi si è stabilizzato su questa cifra (pari a circa il 4% del pil). Nel Regno Unito la quota di spesa in istruzione è passata da oltre il 6% negli anni tra 2008 e 2010 al 4,7% del 2016.
“La quantità di spesa da sola non è una garanzia, nè tantomeno un indicatore, della qualità del sistema educativo. – sottolineano gli oasservatori – Ma questi dati messi in fila raccontano di un paese che spende meno degli altri maggiori partner europei nell’istruzione. Una scelta che rischia di essere miope. Nell’immediato, per le opportunità offerte ai più giovani. Sul lungo termine, per gli stessi presupposti di crescita del paese”.
(da Globalist)
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Dicembre 22nd, 2018 Riccardo Fucile
SI FA DIFENDERE DALLA POLIZIA IN ASSETTO ANTISOMMOSSA DI FRONTE ALLA PROTESTA DEL POPOLO AL GRIDO “ORBAN E’ FECCIA”
I giovani ballano alla luce dei lampioni, con una penna d’oca infilata fra i capelli. Davanti a loro tre file di poliziotti bardati in assetto antisommossa, con tanto di bombolette lacrimogene appese alla spalla, sbarrano la via al Parlamento.
Ma i ragazzi di Budapest non vogliono lo scontro. Al suono di fisarmoniche e tamburi scandiscono: “Ludas Matyi siamo noi, siamo noi”.
E’ il riferimento a una favola della tradizione ungherese, in cui un giovanissimo guardiano di oche subisce la prepotenza del suo signore ma poi gliela restituisce moltiplicata per tre.
Migliaia di ungheresi hanno sfidato il freddo per manifestare contro la legge che permetterà di pagare il lavoro straordinario anche con tre anni di ritardo e dopo il Parlamento andranno al Castello, dove il premier Viktor Orbà¡n vuole trasferirsi, per ascoltare oratori dell’opposizione.
Ma non è una prova di forza, non c’è spazio per sassate o provocazioni: per ora la via della rivolta prevede la beffa e il dileggio.
Qualcuno proietta sui muri dell’Orszà¡ghà¡z, sede dell’Assemblea nazionale, la sigla O1G, che sintetizza un insulto traducibile liberamente come “Orbà¡n è feccia”.
Una ragazza sventola la bandiera europea con le stelle, un’altra si avvolge nello striscione con su scritto: “Sono appena tornata da Londra per fare gli straordinari”. Anche i cartelli ironici contro il presidente Jà¡nos Ader ricordano che al centro della protesta c’è la legge sulle ore extra, una scelta del governo che è riuscita, almeno per ora, a compattare in un unico fronte tutti gli oppositori, dall’estrema destra ai Verdi, ai post-socialisti, fino ai sindacati e alle organizzazioni degli studenti.
“La rabbia è diffusa, vediamo alle manifestazioni gente mai vista. Ma perchè sia un punto di svolta serve l’unità delle opposizioni”, dice Daniel Berg, portavoce del piccolo partito centrista Momentum, che raccoglie consensi fra giovani e intellettuali. Ma la fiducia nella politica tradizionale è sempre poca, così il maggior numero dei dimostranti si raccoglie sotto i palloncini bianchi del partito del Cane a due code, che fa una politica tutta particolare, oscillando fra azioni quasi dadaiste e ironia feroce.
“Non siamo riusciti a entrare in Parlamento, ma abbiamo realizzato comunque quello che promettevamo: libertà di barba, vita eterna per tutti”, scherza il leader Gergely Kovà¡cs.
Più graffianti i cartelli che usano la satira per tornare alla politica. Uno fa il verso allo slogan governativo: “Fermiamo gli immigrati”, e propone: “Fermiamo il tempo”.
Un altro chiede: “Chi altri dobbiamo odiare?”, s’intende, dopo omosessuali, stranieri, immigrati e famiglie non convenzionali, su cui la propaganda del governo ha appuntato il rancore nazionale.
Ancora più tagliente la riproduzione fotostatica del vecchio programma elettorale di Fidesz, che vede fra gli altri punti — disattesi totalmente – l’attenzione per l’Europa, l’indipendenza della magistratura e naturalmente al primo punto la libertà di stampa.
“Prima c’era un accordo informale che distribuiva risorse di Stato ai diversi giornali, ora Fidesz ha occupato la tv pubblica, molti giornali sono stati acquistati da imprenditori amici di Orbà¡n e subito chiusi. Voci critiche ne sono rimaste poche e solo su Internet, siti come Index, HVG, o il nostro”, dice Tamà¡s Bodoky, direttore di Atlatszo, cioè “Trasparenza”, sito di giornalismo investigativo che raggiunge fino a 300 mila lettori grazie agli scoop sulla corruzione.
Nonostante le denunce sul malaffare diffuso, la propaganda del governo riesce a sommergere le voci critiche, tanto più quando, come nel caso di Atlatszo, fra i finanziatori c’è anche la Open Society Foundation, cioè George Soros, che Orbà¡n accusa di tutti i mali del Paese.
Il finanziere è un capro espiatorio ideale, tanto che i giovani del partito del Cane a due code mostrano sghignazzando false banconote da 10 mila fiorini con il volto di Soros, per sottolineare: prendiamo i soldi da lui!
Fra gli strumenti di influenza governativa, i continui sondaggi d’opinione sul cui rigore molti hanno dubbi: funzionano via posta, non garantiscono l’anonimato, e alla fine servono a Fidesz per compilare liste di fedelissimi.
A guardare le rilevazioni fatte dai professionisti, invece, l’immagine di consenso si sbiadisce: secondo l’ultimo sondaggio dell’istituto Publicus, diffuso venerdì, due terzi degli ungheresi sono dalla parte dei dimostranti.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2018 Riccardo Fucile
IL FONDATORE DI EMERGENCY: “PENSI A RESTITUIRE I 49 MILIONI SOTTRATTI DALLA LEGA AGLI ITALIANI”
Salvini chiude i porti per la nave Open Arms carica di migranti e Gino Strada, fondatore della Ong Emergency, dice la sua sulla vicenda.
“In linea con tutte le dichiarazioni precedenti del ministro. La solita volgarità , assenza di umanità , il solito bullismo nell’affrontare quelle che sono tragedie per altre persone”, ha detto Strada all’Adnkronos.
Il divieto d’accoglienza posto dal ministro dell’Interno allo sbarco nei porti italiani dei 200 migranti raccolti dalla nave spagnola Open Arms è stato altresì commentato: “Spero che reagiscano in molti, che comincino a farsi sentire”.
“Io, personalmente, non ne posso più di leggere giornali su Salvini con chi canta o con chi va a letto. Piuttosto si dedicassero di più a recuperare i 49 milioni della Lega e destinarli ai migranti”, ha proseguito Gino Strada.
(da agenzie)
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Dicembre 22nd, 2018 Riccardo Fucile
LA ONG: “SALVINI, I TUOI FIGLI SI VERGOGNERANNO DI TE”
E’ nato su una spiaggia libica mercoledi e dopo due ore avvolto in un fagotto dalla mamma è salito con lei su un gommone.
C’e’ anche questo neonato di due giorni sulla nave umanitaria Open Arms che, tornata nel Mediterraneo per una missione di soccorso nella settimana di Natale, ha preso a bordo 311 persone da tre imbarcazioni diverse alla deriva salvate nel giro di 12 ore nel tratto di mare di fronte Al Khoms, ad est di Tripoli.
Oggi il piccolo e la madre sono stati evacuati, accolti a Malta, ma per gi altri migranti non c’è stato nulla da fare.
“La nave Open Arms, di Ong spagnola con bandiera spagnola, ha raccolto 300 immigrati e ha chiesto un porto italiano per farli sbarcare, dopo che Malta (dopo aver fatto sbarcare una donna e un bambino) ha detto di no. La mia risposta è chiara: i porti italiani sono chiusi! Per i trafficanti di esseri umani e per chi li aiuta, la pacchia è finita”.
Cosi ha twittato il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Secca la risposta della Ong spagnola: “Matteo Salvini, la tua retorica e il tuo messaggio, come tutto in questa vita finirà . Però sappi che tra qualche decennio i tuoi discendenti si vergogneranno di ciò che fai e che dici. Con più di 300 persone a bordo, Open Arms non ha porto di attracco e Malta nega anche l’approvvigionamento” ha denunciato Oscar Camps.
E mentre padre Alex Zanotelli si scaglia contro Salvini ricordandogli che “è un sacrilegio chiudere i porti a Natale”, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli scrive: “Sul caso #OpenArms l’Italia non ha coordinato i soccorsi in acque Sar libiche, esattamente come non lo hanno fatto Francia, Spagna o altri. Allora cosa vuole fare la Ue? Serve una risposta dell’intera Europa all’emergenza #migranti”.
Sulla nave con tanti bambini e donne incinte restano dunque gli altri migranti: “L’odissea non finisce qua – dice Oscar Camps, fondatore di Proactiva – Nel Mediterraneo non c’e’ Natale, come è evidente si continua a partire”.
La Open Arms a questo punto comincerà l’ormai consueto braccio di ferro alla ricerca di un porto dove sbarcare i migranti soccorsi.
Dopo i 300 soccorsi da Open Arms, altri 33 migranti sono stati salvati al largo della Libia da SeaWatch, un’altra delle Ong che ha ancora navi nel Mediterraneo centrale. “SeaWatch ha appena concluso il soccorso di 33 persone in difficoltà ” scrive la Ong su Twitter chiedendo un “porto sicuro per loro e per le 311 persone a bordo di openarms”
(da agenzie)
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