Dicembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
A QUELLI CHE NON SI NASCONDONO DIETRO UN ACCOUNT, MA RISCHIANO IN PRIMA PERSONA
Come ogni Natale, anche quest’anno i miei auguri vanno a chi è in prima linea sul tema delle migrazioni, lo era prima delle Feste e lo sarà anche dopo.
A chi resiste nonostante lo tsunami quotidiano di odio, sul web e fuori e a quelli che sull’odio hanno costruito una carriera politica, in Italia e all’estero.
Resiste e ha resistito chi è a bordo della Sea Watch in queste ore a salvare vite e va avanti nonostante il “porti chiusi” di Matteo Salvini, scritto tra il selfie con un piatto di tortellini e quello con una frittura di pesce.
Resistono quelli del Baobab che domenica 23 hanno ricordato al comune di Roma e al ministro la differenza tra spostare un problema e affrontare un problema
Resistono gli attivisti di We Gaan Ze Halen (Andiamo a prenderli, in olandese) che da giorni sono in viaggio per l’Europa a bordo di decine di auto e con destinazione Atene, per pretendere il rispetto degli accordi di ricollocamento.
Se tutto andrà bene, torneranno in Olanda con un centinaio di migranti intrappolati in Grecia dal 2016 e in attesa di essere ospitati da chi aveva dato disponibilità a farlo.
E resistono, a Bruxelles, gli attivisti della Plateforme Citoyenne de soutien aux refugies (piattaforme cittadina di sostegno ai rifugiati) per anni perseguitati dal Salvini fiammingo Theo Francken.
Quelle nominate sono realtà che ho avuto modo di conoscere, ma in giro per l’Europa sono decine, centinaia, forse migliaia i gruppi spontanei e le associazioni che non si arrendono.
A differenza dei seguaci di Salvini, Orbà¡n, Francken, Le Pen, Wilders, quelli non si nascondono dietro un account, una faccina incazzata di Facebook o un commento delirante rischiano in prima persona, mettono a disposizione il loro tempo e il loro denaro, vanno avanti anche se la corsa a ostacoli sembra già persa.
Per fortuna che i visionari esistono; qualche speranza l’abbiamo ancora grazie a loro. Altrimenti rimarremmo tutti in balia del Salvini medio, il dottor Jekyll e Mr. Hyde che al termine dell’ennesima, ordinaria, giornata di odio sul web cambia maschera, spegne lo smartphone e si gode il candore commerciale del Natale e l’ipocrisia dei buoni sentimenti selettivi.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
I SEGUACI DEL MINISTRO DELL’INFERNO EVITINO DI ARRANCARE VERSO LA MESSA: SONO IPOCRITI IGNORANTI CHE GESU’ AVREBBE CACCIATO DAL TEMPIO
Caro amico sovranista,
è giunto il momento di darti alcune informazioni di base, che evidentemente ignori e ti possono essere molto utili.
Sappi che è totalmente inutile aver confezionato un presepe di qualunque cubatura e soprattutto sarà totalmente inutile stanotte arrancare fino alla Messa, mentre le campane suonano a stormo, se sei d’accordo anche solo con uno dei provvedimenti del Ministro dell’Inferno, se avrai gioito anche per un attimo dell’odissea degli sventurati di Open Arms (o di qualunque altro sventurato lasciato senza tetto, nella Notte Santa).
Sappi che la Natività , così come essa è tramandata (secondo quelle che tu chiami “le radici cristiane dell’Europa”, che è più o meno l’unica frase in cui tolleri la parola “Europa”), è un racconto di povertà , accoglienza negata, rivalsa degli ultimi del mondo.
E’ perfettamente inutile che tu sottolinei che la Sacra Famiglia non era nigeriana, nè somala, nè etiope, nè libica o curda, e che tecnicamente non era profuga o rifugiata (anche se lo sarebbe stata appena poco dopo, in Egitto): è una famiglia nullatenente con un bambino appena nato respinta da tutti, e riconosciuta solo da altri ultimi della Terra, esattamente come loro.
Quindi, mio caro vidimatore di passaporti di Giuseppe e Maria, mio caro controllore trionfante dell’anagrafe di Betlemme (Palestina, peraltro, anche se tu ci metti la neve e i pastori biondi. Anzi, sappi che le libertà che ti prendi nell’allestimento hanno un nome preciso, e non ti piacerà : globalizzazione)(tiè), sappi che la Natività , come la giri e come la volti, è esattamente la messa in scena di quello che tu, ferocemente, combatti ogni giorno: l’invasione dei Gesù Bambini. Degli angeli. Delle Madonne in attesa e puerpere. Dei Giuseppi miti e artigiani. Degli scienziati (pure neri!) che vengono dall’altro capo del mondo a rendere omaggio a una Sapienza più profonda.
Quindi decidi tu cosa vuoi essere: un ipocrita che Gesù (proprio lui, proprio quello) avrebbe cacciato dal tempio, o un convinto assertore non del presepe come raccolta di belle statuine, ma di quello che il presepe, e la Natività , ci continuano a insegnare.
L’accoglienza, l’accettazione, la necessità di farsi e restare umani.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
“VOTATA SENZA REGOLE, INTERVENGA IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA”
“Il Parlamento e la Costituzione sono stati violentati. Tocca al presidente della Repubblica e ai cittadini reagire nelle forme consentite”. E’ durissimo il giudizio di Ugo De Siervo, ex presidente della Consulta, dopo il voto al Senato della manovra del governo.
E aggiunge che un ricorso alla Consulta sollevando un conflitto di attribuzione come annunciato dal Pd, non è possibile: “No, assolutamente. Anche se ci sono motivi gravi di allarme istituzionale – ha sottolineato De Siervo – non è questa la via che può essere seguita, per la semplice ragione che i conflitti intervengono tra i poteri supremi dello Stato. E un partito non rientra nella categoria dei poteri che finora hanno potuto compiere un passo del genere”.
Per De Siervo la discussione sulla manovra viola l’articolo 72 della Costituzione, che ammette i casi di urgenza: “Non ci può rientrare – ha spiegato l’ex presidente della Consulta – con questo tipo di legge. Una legge di 270 pagine non può essere tutta urgente. Così si produce un danno molto più grave dei tanti decreti legge giganteschi approvati negli anni passati, che sono piccola cosa rispetto al mostro giuridico di questa legge finanziaria”.
(da agenzie)
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Dicembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
LAVORATORI SENZA DIRITTI, COSI’ FINISCONO I REGIMI DELLE CANAGLIE SOVRANISTE: SERVI DEGLI SPECULATORI
Sovranista sì, ma schiavo della peggior globalizzazione. Questa sembra la linea presa da Orban e dal suo governo.
Da anni il leader nazionalista ungherese ci riempie di chiacchiere sovraniste, di frontiere, barriere e muri. Rifiuta i migranti, li fa espellere senza regole, anche i minori. Ha creato un clima da guerra nel suo paese, quasi fosse circondato da nemici.
Con la maggioranza che possiede si permette derive autoritarie come il controllo quasi assoluto dei media o la limitazione del potere dei giudici, in puro stile antidemocratico.
Ci si chiede cosa stia a fare nell’Unione Europea; forse solo a prendere i soldi dei Fondi strutturali. Il suo partito Fidesz, inquina con la sua dottrina sciovinista, il gruppo del PPE, quello di Adenauer o De Gasperi per intenderci.
Ma con la recente legge sugli straordinari, detta “legge schiavista” dall’opposizione, Orban ha tolto la maschera: si tratta di una legge che corrisponde perfettamente all’ultra-liberismo cosmopolita globalizzante tanto criticato dal premier ungherese.
Praticamente i lavoratori non hanno più diritti, possono essere costretti a lavorare anche oltre 40 ore settimanali, fare straordinari di 400 ore senza essere pagati subito dalle aziende (che hanno tre anni di tempo per liquidarli) e cose simili.
In altre parole: Orban sta facendo dell’Ungheria un paese senza regole, come fossimo in Asia del sud est, dove il lavoro è sottopagato e a comandare sono le multinazionali.
Proprio quello a cui in teoria Fidesz si oppone: la longa manus della globalizzazione che distrugge le identità nazionali.
Al contrario ora la globalizzazione selvaggia apre una breccia in Europa, mediante l’Ungheria dove le regole del welfare non contano più.
Quindi i lavoratori ungheresi vengono spremuti quasi fossero in una maquilladora latinoamericana o in un sweatshop asiatico.
Il super-nazionalismo si arrende alla logica del mercato estremo. Tutti i suoi discorsi sull’Ungheria agli ungheresi (o prima gli ungheresi direbbe qualcuno qui) si dissolvono davanti alla forza prepotente del business.
E sotto sotto Orban sta aprendo anche le porte a lavoratori ucraini e slovacchi ma non si sa in Ungheria perchè la TV e i maggiori media non dicono nulla.
Così finiscono miseramente i nazionalismi o i sovranismi odierni: schiavi del grande capitale che (quello sì) non ha volto, nazionalità nè identità .
(da Globalist)
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Dicembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
SPUTTANATI NEL MONDO: IL DEGNO BIGLIETTO DA VISITA DEL GOVERNO SOVRANISTA: RIFIUTI, BUCHE, STRISCE PEDONALI SCOMPARSE, PARCHE NEL DEGRADO, METRO A SINGHIOZZO
Rome In Ruins, Roma in rovina.
Si intitola così il reportage che il New York Times pubblica oggi sul suo sito, firmato dal corrispondente dall’Italia Jason Horowitz. “Roma rischia di diventare una discarica”, si legge nell’articolo, “e non voglio dire il mucchio di rovine della storia, come le apostrofava il poeta Petrarca nel 14esimo secolo. Non intendo una preziosa discarica a cielo aperto di antichità , gemme del Rinascimento e tesori barocchi. Intendo un immondezzaio”.
“Amo Roma”, spiega il giornalista elencando tutti i pregi della città eterna, dalla incredibile luce alla cucina, dalle mostre del Maxxi alle nuvole create in cielo dagli storni, “ed è soltanto per questo che lo dico”
Horowitz racconta il suo giro nel centro della città , dalla stazione Termini al Colosseo passando per Monti e il parco di Colle Oppio tra auto in doppia fila, erbacce che spuntano dal cemento, strisce pedonali scolorite e ormai invisibili, bottiglie vuote e resti di picnic abbandonati nei giardinetti, venditori abusivi di souvenir, materassi, armadi e frigoriferi lasciati sui marciapiedi.
Ricorda l’ultimo pedone e il ciclista uccisi da due autobus, in via Cavour e viale Manzoni, e la protesta degli operatori dei torpedoni turistici che soltanto pochi giorni fa hanno paralizzato una parte della città occupando piazza Venezia con i loro mezzi per protestare contro le misure che dal 2019 li terranno fuori dal centro.
Poi parla delle metropolitane a mezzo servizio – con la stazione Repubblica chiusa dalla fine di ottobre e le altre due fermate centrali, Barberini e Spagna, aperte a singhiozzo – della proposta di far intervenire l’Esercito per tappare le buche e delle condizioni in cui versano i parchi cittadini, diventati “panorami post apocalittici”, tra rifugi di fortuna dei senzatetto e nastri gialli di Roma Capitale che delimitano gli alberi caduti “come fossero scene del crimine”.
“Di chiunque sia la colpa”, scrive il corrispondente del New York Times, “l’affascinante stanchezza per il mondo di Roma ha ceduto il passo a un cinismo di proporzioni epidemiche. La travolgente reazione dei romani al degrado è di condividere memes sui social network. Gli amici si scambiano foto non dei loro bambini ma dei mucchi di immondizia che crescono sui loro marciapiedi. Spesso il bersaglio della loro ira, e non senza ragione, è la sindaca Virginia Raggi”.
“L’idea di Romanizzazione, o civilizzazione dei barbari, risale a tempi antichi”, scrive Horowitz, “Ma ho scoperto che la Romanizzazione funziona al contrario. Roma ha messo alla prova le mie civili abitudini”.
Ci sono però, fortunatamente, “segnali di ripresa che si insinuano nelle crepe del degrado”, come la manifestazione “Roma dice basta” o i comitati civici, a cominciare da Retake o dal gruppo di cittadini che ha ripulito villa Sciarra e realizzato una nuova area giochi finanziata con le donazioni dei privati.
“Roma, mi sembra”, conclude Horowitz, “non sarà ricostruita in un giorno”.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
PROTESTA CONTRO IL DEGRADO CHE STA SOFFOCANDO LA CAPITALE
«Natale a 5 Stelle… Uno vale uno… ma la monnezza in periferia non la raccoglie nessuno»: con questo striscione il Collettivo Militant ha inscenato una protesta sotto l’Albero di Natale in Piazza Venezia brandizzato Netflix.
I sacchetti questa mattina erano già stati rimossi.
“Da mesi Roma è sommersa dai rifiuti e, soprattutto in periferia, quella che doveva essere la Giunta del cambiamento per il momento ha prodotto solo abbandono, mondezza e disoccupazione. Per queste ragioni questa mattina abbiamo voluto restituire alla sindaca un po’ dei suoi regali, depositando sotto l’albero a Piazza Venezia alcuni dei sacchi di spazzatura che anche a Natale decorano i nostri quartieri”, si legge sul profilo Facebook di Militant.
“In una citta’ con una disoccupazione giovanile altissima — prosegue il post — basterebbe riempire le piante organiche delle municipalizzate come l’Ama per risolvere molti dei problemi che affliggono le periferie e dare lavoro a migliaia di persone, ma da due anni stiamo ancora aspettando che le promesse vengano mantenute. Un regalo per Roma? Assumete personale”.
Nella clip sui social si vede prima un uomo vestito da Babbo Natale che raccoglie sacchetti lasciati per terra vicino ad un cassonetto e poi un gruppetto di persone, sempre vestite da Babbo Natale, che lascia sacconi neri, con i nomi di diversi quartieri di Roma, sotto Spelacchio.
Ad intervenire stamattina sia la polizia, sia i vigili urbani che hanno subito allertato Ama per rimuovere i sacchi di immondizia da piazza Venezia.
(da agenzie)
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Dicembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
IL 60% DEI TG MONOPOLIZZATI DAI DUE GERARCHI, IL GARANTE DELLE COMUNICAZIONI RICHIAMA AL PLURALISMO E AL CONTRADDITTORIO
Il Garante delle Comunicazioni (l’AgCom) richiama tutti i telegiornali italiani (di Rai, Mediaset, La7 e Sky) a un maggiore pluralismo.
Come anticipato da Repubblica il 21 dicembre, il Garante non lamenta solo un oscuramento delle opposizioni parlamentari. Si accorge anche di un fenomeno del tutto nuovo. E’ forse la prima volta che due ministri (Di Maio e Salvini) sovrastano il presidente del Consiglio.
Ed è la prima volta che due ministri sono rappresentati più come capi dei loro partiti, che come voci istituzionali.
Mario Morcellini, commissario AgCom e curatore del richiamo alle reti tv.
Che cosa vi colpisce della rappresentazione di Salvini e Di Maio nell’informazione tv italiana?
“La novità più radicale che osserviamo, tra giugno e novembre del 2018, sta nel doping di notizie che riguardano il governo e i due vicepremier. Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda il modo in cui i due vicepremier impongono il loro modello comunicativo. Troppo spesso, i loro interventi sui media sono senza un reale contraddittorio”.
Salvini e Di Maio, forse, sono più bravi a conquistare visibilità e attenzione.
“Noi non censuriamo il talento comunicativo. Poniamo un’altra questione. In questa fase, il governo non trasferisce informazioni istituzionali sui risultati che raggiunge o persegue, come leggi o provvedimenti noti al grande pubblico. Interviene, invece, sul processo di formazione di decisioni contendibili, su cui sarebbe legittimo attendersi un libero confronto di voci e non il monopolio dell’esecutivo”.
Lei dunque pensa che i telegiornali e i programmi d’informazione, mentre danno voce a Salvini e Di Maio, non organizzino un efficace contraddittorio.
“Al cospetto di un vicepremier, il contraddittorio non può essere assicurato solo dal giornalista, dall’intervistatore. La testata – prima ancora che il contraddittorio – deve costruire la cornice. Solo in questo modo il telegiornale ma soprattutto i programmi di approfondimento informativo si qualificano come super partes rispetto ai temi che trattano”.
I vari telegiornali privati sono tutti sullo stesso piano, tutti ugualmente responsabili
“La posizione di Mediaset è meno seria. La visibilità di Forza Italia si giustifica, almeno in parte, con lo spazio che due esponenti del partito come il sindaco di Genova Bucci e il governatore ligure Toti hanno ricevuto in coincidenza con la tragedia del Ponte Morandi”.
La7 e SkyTg24?
“Registriamo un tempo di parola ai soli soggetti istituzionali pari ad oltre il 60%. Un tempo così sproporzionato, nell’arco di 6 mesi, riduce inevitabilmente la possibilità di un equilibrio e stressa qualunque idea di pluralismo. Con buona pace delle preoccupazioni del presidente della Repubblica Mattarella, in materia di equilibrio dell’informazione”
La legge sulla par condicio, che voi applicate, è al passo con i tempi?
“Parliamo di norme del 2000. Naturale che segnino il passo. Basti pensare che, in quell’era, non esistevano la Rete e i social come oggi noi li conosciamo. E le televisioni stanno pagando un prezzo alto a Internet. I politici privilegiano il web e i social per raggiungere direttamente gli elettori e condividerne il linguaggio. Così le redazioni sono indotte a dare conto della diretta Facebook di questo o quel leader senza avere poi gli strumenti per puntualizzare o controbattere. Ne consegue un deficit di comunicazione politica equilibrata che noi denunciamo”.
Quindi la legge andrebbe cambiata?
“Non spetta a noi farlo, semmai al Parlamento. Noi possiamo solo segnalare un problema a Camera e Senato. Nell’attesa, ovviamente, applichiamo rigorosamente le regole in vigore”.
I telegiornali rischiano qualcosa. Che cosa dovranno fare dopo il vostro richiamo?
“Non sono previste sanzioni. Quantomeno la multa non è il primo strumento di dissuasione. Noi chiediamo alle testate – che hanno direttori esperti e redattori mediamente scrupolosi -. di ristabilire le regole del gioco. Chiediamo imparzialità , equilibrio, parità di trattamento. Chiediamo che il contraddittorio diventi il protocollo abituale e certo di relazione tra politica e giornalista. Questo vale per la Rai, come per le reti private. Senza distinzione di responsabilità “.
E vale anche in una fase non elettorale?
“L’imparzialità deve valere sempre. Ora che le elezioni europee sono alle viste, il vincolo deve essere ancora più stringente”.
(da agenzie)
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Dicembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
E I FUNZIONARI DI POLIZIA CHE NON LO DENUNCIANO SONO COLPEVOLI DI OMISSIONE D’ATTI D’UFFICIO
Ieri il ministro dell’Interno Matteo Salvini è tornato a dare spettacolo su Facebook per la divisa della polizia indossata nel video in cui fa gli auguri di Natale.
Il ministro degli Interni può indossare la divisa della polizia? Può un esponente istituzionale indossare la divisa con le mostrine?
Le domande sono legittime, visto che Salvini sta utilizzando un bene dello Stato per fare propaganda politica.
Il dispositivo dell’articolo 498 del Codice penale sembra piuttosto chiaro in materia:
Chiunque, fuori dei casi previsti dall’articolo 497 ter, abusivamente porta in pubblico la divisa o i segni distintivi (1) di un ufficio o impiego pubblico, o di un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, ovvero di una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato [348], ovvero indossa abusivamente in pubblico l’abito ecclesiastico, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da centocinquantaquattro euro a novecentoventinove euro.
Alla stessa sanzione soggiace chi si arroga dignità o gradi accademici, titoli, decorazioni o altre pubbliche insegne onorifiche, ovvero qualità inerenti ad alcuno degli uffici, impieghi o professioni, indicati nella disposizione precedente (2) .
Per le violazioni di cui al presente articolo si applica la sanzione amministrativa accessoria della pubblicazione del provvedimento che accerta le violazioni con le modalità stabilite dall’art. 36 e non è ammesso il pagamento in misura ridotta previsto dall’art. 16 della legge 24 novembre 1981, n. 689
Ma più in generale bisogna segnalare che è vietato indossare divise complete di gradi, stellette e mostrine che possano generare confusione e far sembrare che ci si trovi davvero davanti a un poliziotto.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 24th, 2018 Riccardo Fucile
BABBO NATALE NON HA MAI DETTO “PRIMA GLI ITALIANI” E I DONI LI PORTA A TUTTI I BAMBINI
Un Natale giallo verde, in cui Salvini è stato il protagonista indiscusso, pontificando su come deve essere fatto il presepe (bambinello rigorosamente bianco, profumato e nella mangiatoia, al bando tutti i tentativi di ricordare che Gesù è nato da migrante escluso nella più totale povertà ) mentre chiude i porti a 33 disperati e aizza il suo popolo di leghisti di ferro contro il ‘buonismo’ dei radical chic, da leggersi qui come solidarietà umana.
Quindi, vedere il ministro con un cappello da Babbo Natale mentre porta i regali ai bambini ricoverati fa un certo effetto.
Non per i bambini, anche se siamo sicuri si meriterebbero un Babbo Natale migliore, ma perchè nella sua strenua difesa delle tradizioni Salvini forse dimentica che il Babbo non ha mai detto #primagliitaliani.
Anzi, lui i regali li porta ad ogni bambino del mondo, anche i dimenticati, quelli che muoiono in mare, nei deserti, nei lager libici dove li stiamo rispedendo perchè siamo troppo pigri per aiutarli.
La verità è che Salvini col Natale c’entra quanto Di Maio coi congiuntivi.
Una festa in cui si professa l’amore, la fratellanza tra i popoli, la carità e la solidarietà non può essere nelle corde di chi da un anno strepita di ruspe ed espulsioni.
Più che da Babbo Natale a Salvini bisognerebbe dare il vestito del Grinch, il mostro che il Natale lo ruba.
Come lui lo ha rubato a tutti coloro che ha gettato in mezzo a una strada.
(da Globalist)
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