Dicembre 26th, 2018 Riccardo Fucile
LE POLEMICHE SUL POST DEMENZIALE DI SALVINI CHE ORMAI FA LO SPONSOR ALLE AZIENDE MENTRE C’E’ CHI MUORE PER AVER AVUTO FIDUCIA NELLO STATO
Non è passato inosservato il primo post della giornata di Santo Stefano di Matteo Salvini. È uno scatto in cui il vicepremier si mostra sorridente mentre mangia pane e Nutella e chiede ai suoi follower come hanno iniziato il loro 26 dicembre.
La foto ha suscitato l’indignazione di chi non ha potuto non notare che il post è stato pubblicato poche ore dopo il terremoto nel Catanese e l’omicidio del fratello di un collaboratore di giustizia a Pesaro.
Fioccano i commenti negativi.
Al ministro che chiede, mentre addenta la sua colazione, “come è iniziato il vostro Santo Stefano?”, un utente risponde: “Il nostro in Sicilia con un terremoto. Mentre tu Magni pane e Nutella. Ministro deputato alla nostra sicurezza!”.
“Noi Santo Stefano lo abbiamo vissuto con terrore. La terra trema, la gente piange le proprie case, la gente ha dormito in strada. Abbia la decenza di fare il ministro e spendere due parole, ma i terremoti non portano voti vero?”, scrive un altro.
E proprio da Catania arrivano le critiche più puntute: “Il nostro è iniziato alle 3,19 con una scossa di terremoto che ha generato paura, danni e feriti. Ma lei signor ministro dell’Interno pensi pure a mangiare e a farsi le foto per i social. Non hanno arrestato qualche nigeriano, non vi è stata nessuna alluvione al nord, non sono crollate case in Veneto. Solo un terremoto al sud, in Sicilia. Sappiamo di farle schifo signor ministro. Ma sappia che è reciproco”.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Dicembre 26th, 2018 Riccardo Fucile
IL SERVIZIO PUBBLICO E’ AL SERVIZIO DEL GERARCA, PASSANO SOLO LE BUFALE PRO-LEGA
Si parla tanto di cambiamento, cambiamento, cambiamento poi nella ‘miglior’ tradizione (che non è certo cominciata adesso) i direttori nominati dai partiti tendono il più possibile a nascondere le notizie relative a chi li ha nominato e, nello stesso tempo, a esaltarne le virtù
Vecchia storia che ora con M5s-Lega al governo ha avuto un’impennata.
Così mentre l’altro giorno il Tg1 grillino ha magnificato la manovra del governo, presentandola come una ‘dote per le famiglie’, frutto più di Babbo Natale e la Befana messi insieme che di Di Maio e Salvini,
Oggi è stata la volta del Tg2 a dare la copertura allo speracchiato Salvini che mentre la ‘Ndrangheta uccideva il fratello di un pentito e a Catania c’era il terremoto non aveva trovato nulla di meglio da fare che annunciare su twitter il suo pane e nutella a colazione. Peggio del peggior Toninelli
Una omissione che è stata criticata da Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai. “Il Tg2 censura vergognosa gaffe selfie Salvini con la nutella mentre la terra trema sull’Etna e la ‘ndrangheta uccide in centro a Pesaro: neanche un cenno alle 13, mentre il caso e’ in apertura di tutti i siti. Non basta l’occupazione M5s-Lega, ecco la Rai che elimina anche le notizie”.
(da Globalist)
argomento: RAI | Commenta »
Dicembre 26th, 2018 Riccardo Fucile
SE VIENE UCCISO DAI KILLER UN FAMILIARE DI UN COLLABORATORE DI GIUSTIZIA “SOTTO PROTEZIONE”, IN UN PAESE CIVILE IL MINISTRO DEGLI INTERNI RASSEGNA LE DIMISSIONI E TORNA A CASA
Undici mesi e un centinaio di km. Tanto passa dall’omicidio di Pamela che segnò, complice la pronta ed efficace reazione all’efferato delitto della 18enne romana, l’inizio dell’ascesa dell’uomo d’ordine Salvini, all’agguato di Natale al fratello sotto protezione di un importante pentito di ‘ndrangheta, la prima vera falla del sistema Salvini da ministro dell’Interno.
Undici mesi e un centinaio di km in cui corre tutta la traiettoria del leader della Lega che, era il 1° febbraio 2018, a circa un mese da elezioni che dovevano terremotare il sistema politico italiano (e non solo), non esitò a usare termini durissimi definendo le violenze sulla povera tossicomane “omicidio di Stato” e ad attaccare veementemente la sinistra buonista e “con le mani sporche di sangue”.
Linguaggio crudo e immediato, che segnò la svolta comunicativa e politica del già vivace leader con la felpa e che, nonostante la vendetta dell’ex candidato leghista Traini, portarono a Macerata proprio la Lega a cifre da capogiro, prefigurando localmente la inesorabile crescita nei consensi nel quadro nazionale.
Undici mesi e un centinaio di km dopo, superate le elezioni, mesi di polemiche sui migranti, porti e navi, crisi di coppia, attacchi a intellettuali, magistrati (sui 49 milioni), sostegno alla legittima difesa, promesse più o meno mancate su flat tax e abolizione della Fornero… tutto in diretta social grazie alla celebre e famigerata ‘Bestia’ con un’unica costante – Salvini che sale nel gradimento (a parte qualche scricchiolio nel suo Nord) – è un altro delitto, di tutt’altra matrice, a macchiare la blusa da uomo forte dello Stato.
Non un delitto da poco.
Il 51enne lasciato sul selciato con oltre venti bossoli la sera di Natale in un’altra tranquilla cittadina della nostra esplosiva provincia è il fratello di un importante collaboratore di giustizia, Biagio Girolamo Bruzzese di Rizziconi (Reggio Calabria). Come tale, la vittima, Marcello Bruzzese, viveva con moglie e due figli sotto protezione in un appartamento del centro storico di Pesaro pagato proprio dal Viminale. Se, come sembra, si tratta di un’esecuzione della ‘ndrangheta, sarebbe per il ministero dell’Interno un colpo serio da assorbire e gestire.
Considerato anche che, a caldo, non ha aiutato l’errore social dello stesso Salvini, che ha postato la colazione di Santo Stefano a base di pane e nutella, creando non poche polemiche e sconcerto
Per il ministro che ha promesso “di cancellare le mafie dal Paese”, la gestione delle protezioni di testimoni e vittime è stata nervo scoperto – sintesi simbolica è la polemica infinita con Roberto Saviano – e ora le opposizioni hanno buon gioco a chiedere lumi sul tema, con il capogruppo PD in commissione Antimafia Mirabelli che chiede allo stesso ministro di “venire a spiegare” e l’ex magistrato e presidente del Senato Pietro Grasso che lo invita “a fare meno tweet e a studiarsi di più i dossier”.
Da Macerata a Pesaro, undici mesi e un centinaio di km dopo, il ministro della sicurezza permanente Salvini, ora ha un problema serio da risolvere.
Proprio sulla sicurezza.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: denuncia | Commenta »
Dicembre 26th, 2018 Riccardo Fucile
VIVEVA SOTTO PROTEZIONE IN UNA CASA PAGATA DAL VIMINALE, MA I KILLER LO HANNO UCCISO SENZA PROBLEMA PERCHE’ DI FATTO NON ERA PROTETTO
Era a Pesaro perchè sottoposto a un programma di protezione in quanto fratello di un collaboratore di giustizia Marcello Bruzzese, ucciso il giorno di Natale da 2 killer a volto coperto che gli hanno esploso contro 30 colpi di pistola mentre parcheggiava nel garage sotto casa.
La protezione cui la famiglia era sottoposta di fatto prevedeva un sostegno economico, ovvero casa e stipendio pagati dal ministero degli Interni a Marcello e al fratello Girolamo Biagio Bruzzese, pentito di ‘ndrangheta che cercò di uccidere il boss Teodoro Crea.
Marcello andò via per un po’ da Pesaro per tornarci di recente ma senza una vera protezione: il suo cognome appare anche sulla buca delle lettere dello stabile in cui abitava.
I magistrati di Pesaro e della procura Distrettuale antimafia di Ancona procedono contro ignoti per omicidio volontario premeditato con l’aggravante mafiosa.
La vittima, originaria di di Rizziconi (Reggio Calabria), era il fratello di Biagio Girolamo Bruzzese che aveva iniziato a collaborare con la giustizia nel 2003, dopo sette anni di latitanza e una condanna per omicidio. La vittima, Marcello, abitava da tre anni con la famiglia in un’abitazione del centro storico di Pesaro, pagata dallo Stato.
Aveva vissuto anche in Francia proprio per sfuggire a una possibile vendetta delle cosche. Per lui era stato mantenuto il nome originario, senza cambio d’identità . Non aveva un lavoro e riceveva un sussidio dal ministero dell’Interno.
La collaborazione con la giustizia di Girolamo Bruzzese era iniziata subito dopo un agguato da lui compiuto: aveva sparato alla testa del boss Teodoro Crea, che sopravvisse alle ferite. Credendolo morto Bruzzese decise di costituirsi.
La dinamica dell’omicidio, stando alle ricostruzioni, è quella della tipica esecuzione mafiosa. Due killer incappucciati hanno atteso Bruzzese sotto casa, in una stretta via del centro storico.
La vittima ha parcheggiato la sua auto in garage, quindi è stato raggiunto da una raffica di proiettili calibro 9. Almeno una trentina, secondo gli inquirenti che conducono le indagini, di cui almeno quindici andati a segno. I sicari sarebbero fuggiti a piedi.
Il ministro dell’Interno Salvini non ha rilasciato dichiarazioni sull’accaduto.
Nella mattinata di oggi, 26 dicembre, ha postato sui social una sua foto in cui è ritratto mentre mangia pane e Nutella.
Lo scatto ha suscitato l’indignazione dell’opposizione. “Domani presenterò una interrogazione a Salvini sui fatti di Pesaro. Ciò che è successo è gravissimo”, ha scritto su Twitter la deputata dem Alessia Morani. “La protezione dei pentiti e dei loro parenti è fondamentale per combattere le mafie. Oggi invece ci svegliamo e leggiamo che c’è stato un morto a Pesaro. Il Ministro degli Interni che si fa selfie demenziali, per distrarre l’attenzione, ha paura e scappa dalle sue responsabilità “, ha scritto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
Sulla vicenda è intervenuto il sindaco della città marchigiana, Matteo Ricci. In un post su Facebook ha spiegato che i cittadini di Pesaro, dopo un agguato in pieno stile mafioso avvenuto in pieno centro, sono sconvolti. Ha una serie di interrogativi che, assicura, al più presto rivolgerà alle autorità competenti: “Lo Stato per colpire ‘Ndrangheta si avvale dei collaboratori di giustizia, ed è giusto così. Ma non è giusto che una città venga sconvolta in questo modo. Quanti sono i collaboratori di giustizia a Pesaro? qual’e’ il livello di sicurezza richiesto? Cosa non ha funzionato ieri ? Sono solo alcune delle domande che rivolgerò domani ufficialmente a Prefettura e Ministero dell’Interno – si legge nel lungo post di Ricci – Già in passato Pesaro è stata sede di protezione per pentiti, ma ciò che è successo ieri è molto grave. Ora si creerà un’apprensione nuova e giustificata nella popolazione, stato d’animo che il Sindaco deve provare a interpretare. In questo caso non è Ndrangheta che è venuta a Pesaro (cosa sempre possibile purtroppo; come sappiamo la criminalità non ha confini ), ma è lo Stato che ha portato a Pesaro delle persone da proteggere dalla ‘ndrangheta, probabilmente perchè considera questo territorio più slegato da certi fenomeni criminali.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Dicembre 26th, 2018 Riccardo Fucile
LE SUE DICHIARAZIONI SONO STATE FONDAMENTALI IN DIVERSI PROCESSI, COLLABORA CON LA GIUSTIZIA DAL 2003
Era l’autunno del 2003 quando Biagio Girolamo Bruzzese – fratello di Marcello, ucciso il giorno di Natale nel centro storico di Pesaro – si presentò dai carabinieri di Polistena con una pistola in mano. Era l’arma con cui era convinto di aver ucciso il boss Teodoro Crea, di cui fino a poco tempo prima era stato il braccio destro.
Quando aveva esploso quei colpi contro il suo ormai ex capo Bruzzese era latitante da sette anni e, spiega l’Ansa, aveva già ricevuto una condanna per omicidio.
Quel giorno, convinto di aver ammazzato ancora, decise di costituirsi e da affiliato alla ‘ndrangheta divenne collaboratore di giustizia.
Crea, boss di Rizziconi in provincia di Reggio Calabria, però non era morto. Sopravvissuto all’agguato, è stato arrestato nel 2006 ed ora sta scontando una condanna in carcere al regime del 41 bis.
Quel tentato omicidio, però, non passò inosservato: pochi mesi dopo, nel febbraio del 2004, fu assassinato il suocero di Girolamo Bruzzese, Giuseppe Femia.
Gli inquirenti hanno collegato quel delitto con il tentato assassinio di Crea.
Dal pentimento di Girolamo Bruzzese sono passati 15 anni. E in questi anni con le sue parole ha contribuito a svelare dettagli fondamentali per gli inquirenti sulle attività delle ‘ndrine nella piana di Gioia Tauro.
Se si scorrono le pagine della cronaca locale il nome di Girolamo torna più volte. Le sue dichiarazioni furono fondamentali nell’operazione Saline, che riguardava i rapporti tra le ‘ndrine e alcuni esponenti politici locali e nelle inchieste Toro e Devin, che hanno portato, tra l’altro, alle condanne definitive degli esponenti della famiglia Crea.
Gli inquirenti ora sono al lavoro per capire se effettivamente l’omicidio di Marcello è correlato al pentimento di Girolamo.
Se quell’esecuzione a sangue freddo è stata una vendetta nei suoi confronti, a distanza di 15 anni. I magistrati stanno indagando per omicidio volontario premeditato con l’aggravante mafiosa.
Le modalità dell’agguato, stando alle prime ricostruzioni, sembrano quelle tipiche di un omicidio di ‘ndrangheta: due killer incappucciati hanno aspettato Marcello davanti alla sua casa, in una stradina nel centro di Pesaro. Quando è arrivato hanno sparato 30 colpi di pistola e poi sono scappati a piedi.
Molti anni prima Marcello aveva rischiato di morire in un agguato: nel 1995 erano stati uccisi suo padre Domenico e il marito di una sorella, Antonio Maddaferri. Lui, all’epoca 28enne, era riuscito a salvarsi.
Non ci è riuscito ieri, 25 dicembre, in una città lontana dalla sua Calabria, in cui, pur non avendo cambiato identità e mantenendo, quindi, un nome riconoscibile, viveva sotto la protezione dello Stato italiano, ricevendo un sussidio dal ministero dall’Interno.
Viveva in una città lontana dal suo luogo d’origine, ma non abbastanza, forse, per i sicari della ‘ndrangheta che, nonostante le tutele cui era sottoposto, sono riusciti a trovarlo.
Probabilmente qualcosa nel meccanismo di protezione del familiare di un collaboratore di giustizia non ha funzionato. E anche su questo aspetto gli inquirenti dovranno fare luce.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Dicembre 26th, 2018 Riccardo Fucile
LA LEGGEREZZA INCREDIBILE DEL VIMINALE CHE NON HA SAPUTO APPLICARE IL PROTOCOLLO PREVISTO
Una pioggia di proiettili sparati per uccidere, un agguato in puro stile mafioso.
È morto mentre tornava a casa nella sua auto, nel centro storico di Pesaro, Marcello Bruzzese, 51 anni, padre di due figli, fratello del pentito di ‘ndrangheta Girolamo. Secondo le prime ricostruzioni, attorno alle 18.30 i killer, con i volti coperti da cappelli e sciarpe, lo hanno atteso nei pressi di casa sua, in via Bovio.
Hanno aspettato che la sua auto rallentasse per entrare in garage, poi gli hanno sparato decine di colpi con una o due pistole automatiche calibro 9. Bruzzese è morto nell’abitacolo dell’auto, mentre gli assassini si sono dileguati a piedi lungo le strette vie del centro storico di Pesaro.
La pista della vendetta di ‘ndrangheta è apparsa subito la più plausibile, sia per le modalità dell’agguato e il numero dei colpi esploso, sia per l’identità della vittima. Bruzzese infatti viveva a Pesaro da circa tre anni non per scelta, ma perchè sottoposto a uno speciale programma di protezione: abitava con la famiglia in una casa pagata dal ministero dell’Interno, inserito in un programma di protezione la cui segretezza non è stata evidentemente sufficiente a salvargli la vita.
Della sicurezza della persona protetta si occupano speciali nuclei di protezione delle forze dell’ordine che dipendono dal Servizio centrale di protezione del Ministero dell’Interno: a seconda del livello di tutela assegnato possono anche essere cambiate le generalità a tutti i familiari compresi i figli affinchè dalla loro frequenza nelle scuole non si possa risalire ai genitori.
Ecco come Anacleto Flori – funzionario amministrativo presso il Ministero dell’Interno – descrive questo mondo di ‘invisibili’ in un articolo pubblicato sulla rivista mensile “Polizia Moderna”.
“Quei testimoni e quei collaboratori devono diventare da un giorno all’altro uomini e donne senza più un volto. Devono lasciare i luoghi che li hanno visti nascere e crescere, entrare in un protettivo, ma inquietante cono d’ombra che tutto nasconde, ma soprattutto devono imparare a mimetizzarsi con l’ambiente circostante, fino a diventare invisibili, quasi incorporei”.
“Anche le loro vere identità – aggiunge Flori – devono essere cancellate, cambiate, affidate all’oblio, perchè i boss mafiosi difficilmente dimenticano il nome di un ‘infame’. Da quel momento, da quella scelta di rottura con il passato le esistenze dei testimoni, dei collaboratori di giustizia e dei loro familiari sono appese a un filo. Spetta allora allo Stato, quello stesso Stato che ha avuto un aiuto prezioso nelle indagini, non voltargli le spalle e garantire loro la necessaria protezione e assistenza”.
Le barriere dello Stato che li difendono sono tali e tante da rendere impossibile a chiunque di essere individuati nella loro dimora che a tutti gli effetti è segretissima.
La domanda, ora, è: come hanno fatto i due killer a scovare Bruzzese?
C’è stata una falla del programma di protezione: un tragico errore o, peggio, una ‘talpa’?
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Dicembre 26th, 2018 Riccardo Fucile
L’ANNO SCORSO FOTO CON LA SACRA FAMIGLIA, QUEST’ANNO SOLO DOLCI COME UN ORFANELLO PER NON DANNEGGIARE LA SUA IMMAGINE
Deve essere stato un Natale diverso dal solito quello di Luigi Di Maio.
Il vicepremier e bisministro infatti in questi giorni ha proseguito nella strategia dei social network copiata da Matteo Salvini, pubblicando scatti e fotografie di cibo tradizionale natalizio come gli struffoli e pubblicando anche interessantissime domande per i suoi followers: “Qual è il dolce tipico delle feste natalizie da voi?”.
Il prode Giggetto ha anche magnificato le virtù del babbà a forma di Vesuvio e ha chiesto ai suoi followers se erano già arrivati al dolce, secondo una strategia comunicativa praticamente identica a quella elaborata da Luca Morisi per il Capitano.
Ma è impossibile non notare che rispetto all’anno scorso qualcosa che cambia c’è: Di Maio ha pubblicato nelle scorse feste una serie di scatti che lo ritraevano con il resto della famiglia; in quella del Natale scorso c’erano il padre, la madre e la sorella mentre risale alla scorsa Pasqua lo scatto che lo ritraeva a tavola anche con il fratello.
E allora cosa è successo nel frattempo?
Non è difficile indovinarlo: le notizie sulla Ardima SRL, sul lavoro del padre e sul terreno a Mariglianella non hanno messo in grande luce alcuni componenti della famiglia.
E siccome una foto con loro avrebbe magari generato ulteriori discussioni che Giggetto si è evidentemente voluto evitare. Da qui, ecco la decisione di cassare l’intera famiglia dalle foto di Natale.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Costume | Commenta »
Dicembre 26th, 2018 Riccardo Fucile
I CONDUCENTI PRENDONO D’ASSALTO LA SUA PAGINA: “CHE TU POSSA PASSARE UN NATALE DI MERDA COME IL NOSTRO, HAI 200.000 PERSONE SULLA COSCIENZA”
In seguito all’approvazione di un decreto che riscrive le regole per chi lavora nel settore degli autoservizi pubblici non di linea, i cosiddetti Ncc (Noleggio con Conducente) hanno riversato la loro rabbia sul profilo del Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli: “le auguro di passare un Natale come quello delle 200.000 famiglie di Ncc d’Italia: di merda” è il tono di più o meno tutti i commenti che si trovano sulla bacheca del ministro.
I lavoratori NCC, infatti, hanno preso d’assalto un post su Facebook nel quale il ministro del M5S inviava gli auguri di natale, postando una foto con la sua famiglia. Durissimi i commenti: “Questo non sarà un Natale come tutti gli altri, avete 200 mila persone sulla coscienza”, “Ma hai anche la faccia tosta di andare alla messa stamattina dopo che hai messo in fallimento 80mila aziende Ncc?? Altro che Natale ci hai tolto il lavoro infame venduto che hai tradito chi ha creduto in voi!”.
Tanti anche i commenti che accusano il ministro di aver favorito la categoria dei tassisti per il loro supporto in campagna elettorale: “Caro Ministro, affossare una categoria di lavoratori per pagare la cambiale elettorale ad un’altra categoria è riscossa sociale? Chissà quanti bei regali dei tuoi amici tassisti avrai trovato sotto l’albero”
C’è poi chi risponde, postando la foto dei figli sotto l’albero: “Pensi che noi Ncc non abbiamo famiglie??? Cosa li devo dire ai miei bambini? Papà perderà il lavoro per colpa di un ministro venduto ai tassinari,e che gode anche al pensiero che non possiamo piu lavorare…”.
(da “Globalist”)
argomento: Costume | Commenta »
Dicembre 26th, 2018 Riccardo Fucile
SEI COMUNI COLPITI, 28 FERITI, 600 SENZA CASA
“Perchè non ci hanno avvertiti?”. A Fleri, la frazione di Zafferana Etnea distrutta dal terremoto di questa notte, adesso monta la rabbia di chi ha perso tutto: ci sono 28 feriti, ma soprattutto 600 sfollati per il sisma di magnitudo 4,8 che ha colpito i paesi etenei.
La rabbia è rivolta soprattutto alla mancata allerta della protezione civile: “Nel giorno di Natale – dicono gli sfollati a Fleri – ci sono state oltre 50 scosse, ma non è arrivata nessuna allerta”.
Lo sciame sismico dura dal 24 dicembre, e fra le altre conseguenze ha portato alla chiusura temporanea dell’aeroporto di Catania a ridosso di Natale, con un ritorno alla normalità avvenuto ieri. Poi, nella notte fra il 25 e ieri, il terremoto più catastrofico.
Sono seicento gli sfollati. La Regione Siciliana ha redatto un convenzione con Federalberghi per poterli ospitare in strutture turistiche.
Altre persone che, pur non vivendo in case dichiarate inagibili, hanno paura a rientrare a casa saranno ospitate in palazzetti dello sport dove potranno trascorrere la notte.
Sono sei i comuni maggiormente colpiti e nei quali è stato avviato un monitoraggio da parte della protezione civile. Sono Zafferana Etnea, Acireale, Aci Sant’Antonio, Aci Catena, Aci Bonaccorsi e Santa Venerina.
Il terremoto ha danneggiato anche chiesa di Maria Santissima del Carmelo di Pennisi, frazione di Acireale: crollati il campanile e la statua di Sant’Emidio, venerato perchè ritenuto il protettore dei terremotati.
Sono 28 le persone che hanno fatto ricorso alle cure mediche del pronto soccorso degli ospedali per il sisma della scorsa notte nel Catanese.
Dieci sono state soccorse da ambulanze, altre 18 si sono presentate da sole. La maggior parte ha ferite lievi, alcuni si sono presentati sotto choc o colpiti da attacchi di panico.
Ci sono alcuni sfollati: si tratta di persone le cui abitazioni hanno subito lesioni o di cittadini impauriti che non vogliono rientrare nelle loro case. La prefettura fa sapere che sono stati allestiti dei ricoveri nelle scuole e nella palestre. Sono in corso verifiche della Protezione civile, anche con elicotteri che sorvolano la zona.
“Non si può escludere un’apertura di bocche a quote minori rispetto a dove si sono aperte adesso, in particolar modo nella zona di Piano del Vescovo a sud della Valle del Bove. Se ci riuscirà , non lo sappiamo”, dice Eugenio Privitera, direttore dell’Ingv di Catania.
“Stiamo potenziando i sistemi di rilevamento sismici e Gps della deformazione del suolo in quella zona. La forte sismicità non ci lascia tranquilli. Vediamo come evolverà . La situazione ricorda quella dell’ottobre del 1984 che provocò un morto a Zafferana Etnea: è sempre la faglia di Fiandaca, che quando si muove fa danno. Non ci sono relazioni tra l’Etna e lo Stromboli perchè appartengono a due contesti geodinamici diversi e hanno sistemi di alimentazioni separati. Siccome sono due vulcani molto attivi è alta la probabilità di una fase eruttiva nello stesso tempo, ma è puramente casuale. E inoltre, in questo momento, non è in eruzione, ma è soltanto cambiato il livello di allerta”.
Privitera aggiunge che il terremoto della scossa notte è stato un evento singolo.
Un episodio analogo avvenne nell’ottobre del 1984.
E intanto il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, getta acqua sul fuoco: “Dal punto di vista scientifico – dice a SkyTg24 – si tratterebbe di un evento isolato, i tecnici ci dicono che si sta andando verso un raffreddamento della lava e ci dobbiamo aspettare una quiescenza dell’attività eruttiva il cui picco c’è stato a Natale, ora si va verso una diminuzione del fenomeno”.
Sospesa per oltre 5 ore, dalle 3.20 e fino alle 8.50, la circolazione ferroviaria sulle linee Messina-Siracusa e Catania-Palermo in seguito al terremoto che ha colpito la provincia di Catania. E’ stato attuato il protocollo di sicurezza in caso di sisma ed i tecnici di Rfi hanno effettuato un sopralluogo in particolare tra Taormina e Lentini e fra Bicocca e Caltanissetta.
Tre treni regionali sono stati sostituti da autobus e due intercity hanno accumulato mezz’ora di ritardo. Per precauzione è stato chiuso un tratto dell’autostrada Catania-Messina, la A18, per la presenza di lesioni sospette sull’asfalto createsi dopo il terremoto. Il blocco si registra tra i caselli di Acireale e Giarre.
Oltre alle squadre dei vigili del fuoco al lavoro dalla notte scorsa nel Catanese per fare fronte all’emergenza per il terremoto di magnitudo 4.8, arrivate anche da Siracusa, Messina e dalla Calabria, altro personale dei pompieri è in arrivo nella zona del sisma. Sono appartenenti alle sezioni Usar di Campania e Lazio.
(da “La Repubblica”)
argomento: terremoto | Commenta »