Dicembre 29th, 2018 Riccardo Fucile
NEL FUTURO DEL GOVERNO LA CODA AVVELENATA DI UNA MANOVRA ANCORA TUTTA DA SCRIVERE
Il tornio di quello che si è autoproclamato governo del cambiamento ha prodotto un vaso fragilissimo. Una manovra di cocci.
Perchè l’ultima passata di mano – il via libera sul testo in terza lettura alla Camera – chiude l’iter parlamentare, ma non basta a tenere i pezzi insieme.
Le crepe sono ampie, intercettano piani diversi – dagli equilibri dentro l’esecutivo al prezzo sociale delle misure – ma soprattutto rendono evidente che quel vaso va riposto sul tornio ancora una volta, con tutte le conseguenze, e non poche, che questo continuo e logorante lavoro comporta.
Per il governo come per il Paese. Lo stucco è già fresco. Servirà da subito.
Il Movimento 5 Stelle e la Lega incassano e festeggiano anche se a un passo dal baratro, cioè il 31 dicembre, termine ultimo per evitare l’esercizio provvisorio e quindi l’autocertificazione dell’incapacità di gestire il bilancio dello Stato.
Ma allo stesso tempo il governo sa che è iniziata la stagione forse più difficile, quella della gestione degli effetti che la lunga e controversa genesi della manovra ha prodotto.
C’è un prezzo pagato per portare a casa il risultato – a Bruxelles in primis – e ora che la legge di bilancio si avvia verso la scrivania del capo dello Stato e poi sulla Gazzetta ufficiale bisogna fare i conti con le crepe.
C’è innanzitutto la crepa dentro il governo.
Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ne è diventato il simbolo e le voci che anche oggi ritornano su un possibile addio confermano questo scenario.
Nella contesa tra tecnici e politici, cavalcata dai 5 Stelle, i primi hanno subito una perdita pesante, cioè l’addio di Roberto Garofoli, capo di gabinetto del dicastero di via XX settembre.
Tria, come altri pezzi dell’esecutivo, non sono più inamovibili. Fine del tabù. Rotto dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa di fine anno. Sfumato, magari non immediato, ma il tema del rimpasto c’è.
Così come è non escluso un tagliando al Contratto di governo, ad appena sei mesi dall’arrivo a palazzo Chigi e nei Palazzi romani.
A tutto questo si è arrivati anche per le continue fibrillazioni tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio proprio sui contenuti della manovra. Condono sì, condono no. Se io tolgo risorse alla quota 100 allora anche il reddito di cittadinanza deve sgonfiarsi. Litigi, una raffica di vertici, diurni e soprattutto notturni, messaggi e accuse lanciate attraverso tweet e dirette su Facebook.
Un pedinamento, continuo e reciproco, per evitare che l’altro inquilino di governo occupasse la stanza più grande della casa.
Un testo alla fine c’è: riflette, nelle misure messe nero su bianco, un equilibrismo dettato dall’esigenza di accontentare i rispettivi elettorati evitando reciprocamente di farsi male. Non chiude, però, la crepa dentro ai delicati equilibri intergovernativi.
La manovra si è ritrovata addosso un’altra crepa, quella generata dai tempi imposti dal governo al Parlamento. Perchè la compressione dell’esame, nelle commissioni competenti e in Aula, è frutto del ritardo con cui il governo è arrivato a presentare il testo definitivo.
Responsabilità , a sua volta, legata alla retromarcia con l’Europa: dal deficit al 2,4% per tre anni, festeggiato da Luigi Di Maio e i 5 Stelle sul balcone di palazzo Chigi, a un accordo, tra l’altro sotto stretta osservazione, con concessioni onerose, come i 2 miliardi congelati, una vera e propria caparra concessa proprio a Bruxelles.
L’apertura massima di questa crepa è stato il secondo passaggio in Senato.
L’ha raccontato su questo giornale Alessandro De Angelis: “Parlamento umiliato, o, se preferite, sfregiato, violentato, chiuso come una scatola di tonno, altro che trasparenza. Chiamato a votare la manovra in tarda notte, senza neanche il tempo di leggerla. Un ‘marchettificio del cambiamento’, degno di Gava e Pomicino, con soldi sparsi qua e là , tra una mancia a Crotone, una a Reggio Calabria e un bel condono di Natale, su misura per i finti poveri che frodano il fisco, altra tomba dell'”onestà , onestà “.
Un maxiemendamento, cioè la manovra definitiva, presentato la sera del 22 dicembre e votato di notte. Senza che nessuno abbia avuto il tempo di leggerne i contenuti.
E questa crepa si è palesata in immagini eloquenti, quelle delle risse sfiorate in aula, a palazzo Madama così come a Montecitorio durante la terza lettura.
Fogli e interi fascicoli di emendamenti per aria, sedute sospese, toni minacciosi, insulti, parolacce. La manovra ha prodotto anche questo e cioè un Parlamento ridotto a corrida. E anche uno scollamento, forte, tra il governo e il Parlamento, rappresentazione di poteri sì indipendenti ma inseriti ora in uno schema rissoso, desolante se rapportato a quello che dovrebbe essere il senso delle istituzioni.
Di crepe, nel Paese, la manovra ne ha già aperte.
La prima piazza che si è mossa è stata quella, inusuale, degli imprenditori. Il 3 dicembre, alle ex Grandi officine riparazioni di Torino, in centinaia hanno protestato contro il governo e a difesa delle infrastrutture, Tav in testa.
Una mobilitazione importante, con dodici associazioni d’impresa in rappresentanza di 13 milioni di lavoratori e oltre il 65% del Pil.
Poi è arrivata la protesta degli Ncc. Le immagini dei mega raduni intorno a palazzo Madama, proprio mentre dentro si esaminava la legge di bilancio, hanno rappresentato appieno la rabbia che si è generata.
Un’immagine su tutte: una bandiera dei 5 Stelle bruciata. Due giorni fa la stessa sorte è toccata a un fantoccio con il volto di Di Maio. È in corso un effetto domino.
I pensionati hanno manifestato in tutta Italia per protestare contro il taglio delle rivalutazioni degli assegni. I sindacati hanno annunciato una stagione di “mobilitazione e di lotta nelle categorie e sui territori”, preparando così il campo per una grande manifestazione a gennaio.
E in piazza ci andranno anche i medici, il 25 gennaio, così come sono pronti anche gli statali.
Sono i pezzi di quel tessuto sociale che si sente tradito dalle promesse del governo. Sono pezzi trasversali, dall’imprenditore con il Suv al pensionato che percepisce un assegno intorno ai 1.100 euro al mese.
Perchè la manovra bastona la classe dirigente, con l’ecotassa, il possibile aumento di Imu e Tasi sulle seconde case e il taglio alle pensioni d’oro, ma scontenta, e non poco, anche chi si aspettava un taglio delle tasse, cittadino o piccolo imprenditore che sia. Le tasse, invece, aumentano.
Lo dice l’Ufficio parlamentare di bilancio, l’organismo indipendente che vigila sulla finanza pubblica: la pressione fiscale salirà dal 42% del Pil relativo al 2018 al 42,5% del 2019.
‘Ufficio studi del Consiglio nazionale dei commercialisti ha fatto i conti in soldi: 13 miliardi di tasse tra il 2019 e il 2021. Pagheranno il conto soprattutto le imprese, le assicurazioni, le banche e i grandi gruppi dell’economia digitale, ma anche i consumatori e gli enti no profit. Pagano tutti, i più forti come i più fragili.
Poi c’è la crepa dei contenuti perchè il vaso della manovra manca di pezzi fondamentali.
I dettagli per l’operatività del reddito di cittadinanza e della quota 100 per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro arriveranno – così promettono Lega e 5 Stelle – a gennaio con due decreti.
Di Maio ha garantito un decreto per cancellare le tasse sul no profit inserite nella manovra. Le norme per gli Ncc viaggiano su un altro provvedimento autonomo.
Per non parlare della miriade di decreti attuativi che serviranno per dare attuazione concreta a molte altre misure previste nella legge di bilancio.
Le schegge della manovra. Se riusciranno ad amalgamarsi all’odierno vaso fragile o, al contrario, se ne deturperanno la fisionomia è la grande incognita che si apre sul governo.
E sul Paese.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 29th, 2018 Riccardo Fucile
BERLUSCONI ANNUNCIA MANIFESTAZIONI CONTRO IL GOVERNO LEGA-M5S: “GIU’ LE MANI DALL’ITALIA CHE LAVORA E PRODUCE”
Prima in aula e poi in transatlantico per una foto in stile squadra di calcio. Il gruppo di Forza Italia ha indossato dei gilet azzurri con la scritta ‘Basta tasse’ nel corso dell’esame della manovra. Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha dovuto sospendere l’aula per 5 minuti.
I parlamentari azzurri , appena ha iniziato a parlare la rappresentante del M5S Teresa Manzo, hanno indossato un gilet azzurro con la scritta ‘Basta tasse’.
“I gilet azzurri indossati dai nostri parlamentari sono il simbolo di un’Italia che non vuole distruggere, ma ricominciare a costruire: un’Italia che dice basta tasse, giù le mani dalle pensioni, giù le mani dal volontariato, giù le mani dall’Italia che lavora e che produce!”, scrive subito dopo Silvio Berlusconi in una nota.
“Gli stessi gilet azzurri a gennaio saranno nelle piazze di tutte le città italiane per continuare la mobilitazione contro il governo giallo-verde a fianco dell’altra Italia seria e lavoratrice che ancora una volta viene ingiustamente penalizzata”.
Peccato che Berlusconi denunci (giustamente) la manovra di Lega-M5s, salvo non andare fino in fondo, ovvero rompere le alleanze con i razzisti nelle Regioni in cui governa insieme a agli autori della manovra contro il popolo italiano.
Si va avanti a sceneggiate, scimmiottando una protesta che in Francia si è già sgonfiata in un mese, a parte le poche migliaia di estremisti (sovranisti e comunisti a braccetto) che l’hanno manipolata.
Esilarante infine il commento del grillino Michele Romanello: “E’ singolare che i colleghi di ‘Crozza Italia’ abbiano fatto questa buffonata mentre si annunciava la nascita della figlia del nostro capogruppo”.
Avete capito bene: alla Camera era prioritario genuflettersi alla notizia della nascita della figlia del capogruppo M5s, altro che Gesu’ bambino a Natale.
E voi stolti che pensavata che il Parlamento servisse ad altro.
(da agenzie)
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Dicembre 29th, 2018 Riccardo Fucile
OGNI 100 EURO SOGGETTI A IMPOSTA, 16 EURO RIMANGONO ILLEGALMENTE NELLE TASCE DEGLI EVASORI: UN TOTALE DI 113,3 MILIARDI L’ANNO
Nel 2016 l’evasione stimata in Italia è stata del 16 per cento.
In termini assoluti, invece, sono 113,3 i miliardi di euro sottratti all’Erario.
I dati sono forniti dall’Ufficio studi della Cgia, secondo cui, a livello territoriale, le realtà più a rischio sono quelle del Sud: in Calabria la stima di evasione è al 24,2%, in Campania al 23,2%, in Sicilia al 22,2% e in Puglia al 22%.
La situazione migliora appena nelle regioni del Centro-Nord: in Veneto il tasso di evasione si attesta al 13,8%, nella Provincia autonoma di Trento e in Friuli Venezia Giulia scende al 13,3%, in Lombardia al 12,5% e nella Provincia autonoma di Bolzano al 12%.
Negli ultimi anni, il peso dell’evasione è stabile.
Se nel 2016, l’infedelta’ fiscale e’ costata alle casse del fisco 113,3 miliardi di euro, l’anno prima ammontava a 114 miliardi (16,2 euro ogni 100) e nel 2014 a 118,8 miliardi (17,1 euro ogni 100).
“Per combattere questa piaga sociale ed economica”, sostiene il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, “la strada da percorrere è una sola: ridurre il peso del prelievo fiscale. In altre parole, pagare meno per pagare tutti. Ovviamente gli evasori seriali vanno perseguiti e messi nelle condizioni di non farlo più, ovunque essi si annidino, ma attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio. Purtroppo, esiste anche un’evasione di sopravvivenza, diffusa in particolar modo al Sud, per cui non pagare le imposte ha consentito in questi ultimi anni la salvaguardia della continuità aziendale e di molti posti di lavoro”.
Oltre all’eccessivo carico fiscale che grava sui contribuenti, osserva la Cgia, il problema nel nostro Paese è anche “il peso dell’oppressione fiscale che ostacola l’attività quotidiana, soprattutto delle imprese di piccola dimensione”.
Al netto delle tariffe applicate dai commercialisti per la tenuta della contabilità aziendale, secondo una indagine realizzata periodicamente dalla presidenza del consiglio dei Ministri, il costo della burocrazia fiscale in capo agli imprenditori (obblighi, dichiarativi, certificazione dei corrispettivi, tenuta dei registri, etc.) ammonta a circa 3 miliardi di euro all’anno.
“Per semplificare i rapporti con il fisco e ridurre le possibilità di evasione”, dichiara il segretario della Cgia, Renato Mason, “occorre ridurre anche il numero di adempimenti fiscali che, invece, rischiano di aumentare ancora. Non dobbiamo dimenticare che i più penalizzati da questa situazione sono le piccole e micro aziende che, a differenza delle realtà piu’ grandi, non dispongono di una struttura amministrativa in grado di farsi carico autonomamente di tutte queste incombenze”.
Secondo Zabeo, “verosimilmente a ridurre l’evasione sono stati gli ottimi risultati ottenuti dall’Amministrazione finanziaria nei confronti dell’evasione/elusione praticata dalle imprese di maggiore dimensione e, in parte molto piu’ contenuta, dalla contrazione dell’economia sommersa che e’ avvenuta grazie alla leggera ripresa economica registrata in questo triennio”.
(da agenzie)
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Dicembre 29th, 2018 Riccardo Fucile
L’ACCUSA E’ CORRUZIONE, CONCUSSIONE, TRUFFA AGRAVATA E FALSO: 13 CASI ACCERTATI IN 3 MESI… TROPPI CASI TRA LE FORZE DELL’ORDINE, MA IL MINISTRO PENSA ALLA NUTELLA
Corruzione, concussione, truffa aggravata e falso. Per questi reati, commessi 13 volte nell’arco di soli tre mesi, due agenti della polizia stradale sono finiti in manette a Roma.
I poliziotti, che chiedevano soldi agli automobilisti per chiudere un occhio sulle multe, erano diventati un vero e proprio incubo per gli automobilisti che transitavano nei pressi di Colleferro, Comune a sud della Capitale.
Le indagini della Stradale di Roma, coordinata dalla procura di Tivoli, sono partite dalla denuncia di un autotrasportatore che ha raccontato di essere stato fermato all’altezza di San Cesareo da due agenti di pattuglia e di essere stato costretto a consegnare loro del denaro in contanti per evitare di essere sanzionato a causa del sovraccarico del mezzo che guidava.
Un’inchiesta serrata e durata circa tre mesi che ha portato la polizia a individuare i responsabili: gli agenti, S.A., di 42 anni, e M.E., di 48, sono stati arrestati anche perchè «la carcerazione è l’unica soluzione per impedire ai due indagati di proseguire con la loro condotta». Infatti per i poliziotti le condotte delittuose erano «una vera e propria abitudine di vita e di servizio».
E’ il carcere l’unica misura cautelare idonea per fermare i due indagati. A metterlo nero su bianco è il gip di Tivoli, Mario Parisi, che nelle pagine di ordinanza cautelare ha spiegato che i due poliziotti se lasciati in libertà o agli arresti domiciliari continuerebbero a: «perseverare nel coltivare con disinvolta e proterva soddisfazione quella che pare una vera e propria costumanza di vita e di servizio».
Per il giudice – che ha sposato pienamente la tesi sostenuta dal procuratore di Tivoli, Francesco Menditto – le personalità dei due poliziotti arrestati che «non solo hanno ormai integralmente stravolto in proprio favore il servizio loro affidato, ma che praticano un costume esistenziale improntato alla continua e sprezzante indifferenza generale al precetto: la truffa e la menzogna sistematiche» costituiscono «sicuri indici del risalente e consapevole abbandono delle più elementari regole condivise dalla collettività ».
Un lavoro minuzioso quello portato avanti dagli investigatori, ma che non avrebbe mai visto la luce se non ci fosse stata la denuncia da parte dell’onesto cittadino. «L’operazione è riuscita grazie alla sensibilità della persona che ha segnalato la concussione patita e che ha consentito alla Polizia Stradale di Roma di acquisire preziosi elementi per la ricostruzione della verità dei fatti ed evitare ulteriori condotte illecite da parte dei poliziotti», ha fatto sapere la procura di Tivoli.
(da agenzie)
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Dicembre 29th, 2018 Riccardo Fucile
IL RAGAZZO IVORIANO HA 19 ANNI E LAVORA ALLA DESPAR, SALVATO DA DUE PASSANTI INTERVENUTI IN SUA DIFESA… E’ ORA DELLA LEGITTIMA DIFESA
Insultato e pestato da un branco razzista. Il tutto in pieno centro.
Yacoub Ivane, 19enne originario della Costa D’Avorio e impiegato come tirocinante al supermercato Despar di corso Porta Reno, se l’è cavata con qualche ammaccatura.
Un miracolo avvenuto anche grazie all’intervento di due persone, un uomo e una ragazza, che hanno cercato in tutti i modi di strapparlo dalle grinfie del branco.
«Non ricordo chi fossero — racconta Yacoub — ma vorrei trovarli e parlargli, in primo luogo per ringraziarli e poi per chiedergli se sarebbero disposti a testimoniare dopo che avrò sporto denuncia per l’accaduto».
Nel frattempo, il 19enne è di nuovo al lavoro tra gli scaffali del supermercato. Sorride, ma gli occhi tradiscono ancora l’amarezza per l’accaduto. «È successo in centro — ricorda con lo sguardo fisso al pavimento —. Poteva capitare a chiunque».
La mente riavvolge il nastro fino alle 22.30.
Ivane cammina lungo Porta Reno. Sta raggiungendo un amico con cui ha appuntamento. Quando arriva all’altezza dei portici viene avvicinato da quattro ragazzi. Gli chiedono se ha della droga. Lui risponde di no e prosegue per la sua strada. Ma per il branco non finisce così.
«Mi hanno urlato contro frasi razziste. Dicevano che tutti i neri hanno la droga e che siamo tutti spacciatori — spiega Yacoub —. Mi insultavano e intanto si avvicinavano».
Il 19enne ivoriano cerca di allontanarli. «Non mi toccate, lasciatemi andare» gli dice. Ma è la scintilla che fa scattare la violenza.
«Ho sentito una botta sulla testa da dietro e poi mi è arrivato un pugno in faccia» prosegue il commesso. In suo soccorso intervengono due passanti. Prima una ragazza e poi un uomo, che viene a sua volta colpito dai balordi. Sono attimi concitati e i ricordi si accavallano.
«Qualcuno ha chiamato i soccorsi — dice —. Gli aggressori se ne sono andati ed è arrivata l’ambulanza insieme alle forze dell’ordine».
La serata di Yacoub si conclude al pronto soccorso. Perde sangue dal naso e ha dolore a una spalla e a un occhio. «Sono stato fortunato — conclude —. Se fossi stato da solo sarebbe andata molto peggio».
(da agenzie)
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Dicembre 29th, 2018 Riccardo Fucile
LA SENATRICE: “POSSONO ESPELLERMI, MA NON MI DIMETTO”… “CONTE NON E’ UN ARGINE AL SOVRANISMO”
“Basta voti al buio e il tetto di 150mila euro per gli appalti senza gara è contro la nostra storia”.
Lo dice a Repubblica, Elena Fattori, la senatrice del M5S sotto procedimento da parte dei probiviri per il mancato voto di fiducia sul decreto sicurezza.
“Possono espellermi – avverte -, ma io non mi dimetto”. Sulla manovra spiega: “Ho detto che è l’ultima cosa che voto al buio e lo confermo. C’era il rischio dell’esercizio provvisorio e non è così terribile come il decreto sicurezza. Purtroppo gli emendamenti che avevamo presentato, come quello sul caporalato, sono stati completamente ignorati. Per stavolta passi, ma non è accettabile votare cose che non si leggono e non si dibattono. Non accetto più di dire solo sì o no”.
Alla domanda se crede che i 5 stelle vogliano introdurre il vincolo di mandato, risponde: “Se n’è parlato, ma spero di no. È una cosa su cui il gruppo parlamentare è sempre stato molto diviso”,
“Alessandro Di Battista – aggiunge – è bello, bravo, parla bene, ma non ha sempre ragione. Nella prima versione del programma che abbiamo votato c’era solo la modifica di un regolamento, non una modifica costituzionale”.
Intervistata anche dal Corriere della sera, Fattori dà un giudizio sul premier Conte: “Se la sta cavando bene ma non è un argine alle politiche sovraniste”, sul Global compact “si è adeguato ai diktat del ministro dell’Interno”.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 29th, 2018 Riccardo Fucile
E CHIAMA IN CAUSA SALVINI: “SE CHI PARLA DAVANTI AI MICROFONI CON LA DIVISA DELLA POLIZIA PARLA COSI’, LA GENTE GLI VA DIETRO”
“Fascia di capitano ai giocatori di colore? Si può anche fare, però se alla base c’è un concetto espresso negli ultimi tempi in cui si dice ‘prima agli italiani’ sono cose che restano lì. Nello stadio si riflette il clima del paese, e si amplifica, e quindi non è da meravigliarsi. Questa iniziativa si può anche fare, ma servirebbe un cambiamento di cultura”.
Dai microfoni dell’emittente Radio Crc il presidente dell’Assoallenatori Renzo Ulivieri interviene nel dibattito sul caso Koulibaly e il razzismo negli stadi.
“Chi si fa sentire tutti i giorni, cambi pensiero – dice ancora Ulivieri -. Se il pensiero non cambia, si continuerà così. Se chi parla davanti ai microfoni parla così, la gente gli va dietro. Io sto parlando di fatti e non di cose. Questo ‘prima gli italiani’ non mi garba, mi sono sempre sentito cittadino del mondo”.
“Io condivido quello che ha detto Allegri, che bisogna raffreddare le cose – dice ancora Ulivieri -, e quello che dice Ancelotti, ovvero che bisognerebbe fermarsi. Oggi curve a lutto? Credo che di fronte alla morte ci voglia rispetto sempre. È una persona che avrà fatto i suoi errori, ma ci vuole rispetto per tutti. Inter- Napoli doveva essere sospesa? La decisione spetta a chi è responsabile dell’ordine pubblico. Ci sono delle norme dello Stato e a queste bisogna attenersi. Ci sono autorità superiori all’arbitro che decidono”.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 29th, 2018 Riccardo Fucile
UNO DEGLI ARRESTATI SVELA IL MANDANTE DELL’AGGUATO AI TIFOSI NAPOLETANI… MA IL VIMINALE E’ DIVENTATO UN SALONE DELLE FESTE PER PREGIUDICATI?
Uno dei tre ultras arrestati per gli scontri prima della partita Inter Napoli ha fatto il nome di uno degli ispiratori dell’attacco dei nerazzurri contro i partenopei.
Si tratterebbe di uno del leader della Curva dell’Inter. L’uomo sta rispondendo alle domande del gip di Milano nel carcere di San Vittore.
La sua scelta costretto il suo avvocato a rinunciare al mandato perchè l’ultrà indicato era già un suo assistito. L’interrogatorio prosegue quindi con l’assistenza di un altro legale.
Da alcune indagini difensive sarebbero anche emersi dubbi sulla ricostruzione dell’incidente che ha visto vittima Daniele Belardinelli, il tifoso del Varese rimasto ucciso dopo essere stato investito da un mezzo il cuoi conducente è ancora ricercato. La vettura, indicata come un Suv, stando a indagini difensive, sarebbe stata diretta verso lo stadio, non in uscita da Milano come da una prima ricostruzione, e avrebbe invaso la corsia opposta.
Così come rimane da capire se il conducente della vettura avesse a che fare con gli scontri o passasse per caso.
Mentre la magistratura cerca di fare chiarezza, il ministro degli Interni pensa a invitare i capi ultras al Viminale per un tavolo operativo: forse dovra’ fare a meno del capo della curva interista, ma potrà rifarsi con molti alti pregiudicati.
(da agenzie)
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Dicembre 29th, 2018 Riccardo Fucile
SCENOGRAFIA DA BRIVIDI SUGLI SPALTI CON LA MASCHERA DEL CAMPIONE
Allo stadio con la maschera di Koulibaly.
In quarantamila al San Paolo hanno urlato il nome del campione azzurro vittima di cori razzisti nel match di San Siro contro l’Inter.
Sono cominciate già all’arrivo del Napoli allo stadio le manifestazioni di vicinanza dei tifosi azzurri a Kalidou. I tifosi del Napoli hanno accolto l’autobus della squadra davanti allo stadio San Paolo con uno striscione “Siamo tutti Koulibaly: no al razzismo!”.
I tifosi hanno applaudito a lungo il bus del Napoli accompagnandolo idealmente all’interno dello stadio. In campo, al momento del riscaldamento, Faouzi Ghoulam ha indossato la maglia numero 26 con il nome Koulibaly.
Sugli spalti, sono migliaia le maschere indossate dai tifosi: fogli con il volto di Kalidou, all’ingresso in campo del Napoli per il match contro il Bologna, lo stadio che ha scandito “Kalidou”.
(da agenzie)
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