Dicembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
E QUALCUNO RICORDA L’INDIGESTIONE DI TARTUFO BIANCO DI GRILLO, NOTO FANS DEL PRODOTTO
“Con la fine dell’anno giunge all’epilogo finalmente anche la nostra battaglia per adeguare l’Iva italiana sul tartufo a quella degli altri Paesi europei”: in una nota pubblicata ieri, l’eurodeputato del Partito Popolare Europeo Alberto Cirio, ha così celebrato il provvedimento del governo che ha abbassato l’Iva sul tartufo al 5%. Certo, direte voi, se il deputato aveva tanta fretta di battagliare per adeguare qualcosa al resto dell’Europa poteva farci avere servizi pubblici efficienti come nelle altre città europee, tasse più basse come in alcuni degli altri paesi europei, investimenti decenti in ricerca e sviluppo come in molti degli altri paesi europei.
Ma da qualcosa si doveva pur cominciare e allora accontentiamoci del tartufo.
In ogni caso la segretaria di Possibile Beatrice Brignone, prima firmataria nella scorsa legislatura della proposta di legge sul taglio dell’Iva per i prodotti di igiene femminile, qualche tempo fa ha ricordato che quelle del governo Lega-M5S sono vere priorità : “Era difficile aspettarsi un passo in avanti da un governo e una maggioranza poco attenta ai diritti delle donne, e purtroppo le previsioni sono state confermate: la tampon tax è stata respinta, i prodotti per l’igiene femminile continueranno a essere considerati beni di lusso. La riduzione dell’Iva, che era stata proposta, non è stata approvata durante l’iter della Legge di Bilancio in commissione alla Camera. Il governo promette soldi per tutto ma non riesce a reperire pochi milioni per garantire un sollievo economico alle donne che acquistano quei prodotti. Così rinuncia a una misura di civiltà che, tra i tanti aspetti, ha anche una ricaduta sulla salute”.
Invece su Twitter c’è chi giustamente nota che forse c’è un conflitto d’interesse dietro… vista la predilezioni di Grillo per il tartufo bianco.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
MARCO PIOVELLA, 33 ANNI, FIGLIO DI BUONA FAMIGLIA, STIMATO PROFESSIONISTA… AVEVA UN DASPO, MA NESSUNO SI E’ PREOCCUPATO DI VERIFICARE I SUOI SPOSTAMENTI, EVVIVA LA SICUREZZA DI SALVINI
Si chiama Marco Piovella, ha 33 anni, è milanese, figlio di buona famiglia, laureato al Politecnico, designer di luci d’interni di Arenzano, stimato professionista.
È lui la persona accusata da Luca Da Ros di aver organizzato l’agguato ai tifosi napoletani in via Novara a Milano che è costato la vita a Daniele Belardinelli detto Dede.
Piovella non è nuovo ai guai di curva: dal derby di Champions del 2005, quando venne arrestato e poi assolto per il lancio di razzi su Dida, all’ultimo Inter-Juve dello scorso 28 aprile, quello del 2-3 firmato da Higuain nel recupero, quando guadagnò un anno di Daspo per una scaramuccia tra nerazzurri ai cancelli.
Anche lui quindi non poteva entrare allo stadio, anche lui era conosciuto alle forze dell’ordine e anche lui non è stato in alcun modo controllato nel giorno in cui si doveva giocare una partita caldissima in una delle città più importanti d’Europa.
A differenza di quanto succede in altre città evidentemente più preparate, dove le teste calde della tifoseria vengono controllate sin dal giorno prima delle partite più importanti e poi pedinate, se la ricostruzione dei fatti che oggi esce dalla Questura fosse vera, a Milano non si è minimamente pensato ad intervenire preventivamente su soggetti straconosciuti per evitare i comunissimi agguati ultras.
A parlare ieri è stato Da Ros, 21enne studente in Sociologia alla Cattolica, un fratello cestista in Serie A (Matteo, ala dell’Alma Trieste), una militanza da emergente nei Boys della curva Nord del Meazza: lui ha accusato “Il Rosso” (ovvero Piovella) ma anche i capi di Irriducibili e Viking.
Mirko Perlino, l’avvocato che difendeva Da Ros, dopo tre minuti ha dovuto rimettere il mandato perchè ha accettato anche la difesa del designer laureato al Politecnico. Dopo le dichiarazioni di Da Ros, Piovella è stato portato in Questura dove ha negato le sue responsabilità ; la stessa cosa hanno fatto anche Francesco Baj e Simone Tira, gli altri arrestati difesi da Antonio Radaelli.
Gli altri due hanno raccontato di un appuntamento alle 18 in un pub di piazza Sempione e poi, al segnale, venti auto con un’ottantina di ultras a bordo sono partite indisturbate verso il parchetto di via Fratelli Zoia.
Dove hanno trovato, oltre a una ventina di nizzardi della Populaire Sud e una decina scarsa di varesini, anche le borse con mazzette, spranghe e roncole per l’agguato poi ritrovate in zona.
Attendono fino alle 19.20, quando uno scooter civetta dà il là all’imboscata. Piovella era amico di Belardinelli e aveva passato con lui il Natale.
Racconta Repubblica:
Una telecamera comunale di via Novara ha messo a fuoco un’auto di grossa cilindrata, ma meno voluminosa di un suv, nera o blu scura, che rallenta e poi accelera bruscamente dal punto dell’impatto con Belardinelli.
Vista anche da Da Ros, Baj e Tira, vista scappare dopo aver travolto Belardinelli. Sarebbe un’Audi A3 e sarebbe stata alla testa del corteo di minivan napoletani bloccati in strada a un chilometro da San Siro. Che avrebbe accelerato e scartato per evitare di finire sotto i colpi degli ultras avversari.
E non, dunque, secondo l’ipotesi investigativa che ha preso corpo ieri sera, guidata da elementi estranei alla vicenda e in fuga perchè impauriti.
Le ricerche dell’auto sono state estese fino a Napoli, non è improbabile – qualora l’ipotesi fosse confermata – una fuga lontano dal teatro degli incidenti già la sera e la notte del 26 dicembre.
Piovella ha un’azienda in via Carlo De Angeli (e a Muralto, in Svizzera) che si occupa di lighting design, ossia di architettura della luce, nessun precedente penale sulle spalle.
Ha ammesso, perchè era impossibile negarlo, di aver partecipato agli scontri. Ma ha negato di essere l’organizzatore. Il Corriere scrive che in questi anni è stato uno degli interlocutori delle forze dell’ordine in occasione di coreografie particolarmente laboriose che realizzava personalmente.
Un’altra dimostrazione che la gestione dell’ordine pubblico a Milano è stata ridicola.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
IN MATTINATA: “LA DEMOCRAZIA E’ SOTTO ATTACCO”… FICO SI DISSOCIA: “E’ DIRITTO DELLE OPPOSIZIONI CRITICARE LA MANOVRA”
Stamattina il MoVimento 5 Stelle ha pubblicato un post sul Blog delle Stelle scrivendo di essere vittima di terrorismo sulla Manovra del Popolo. “Siamo sotto attacco. Il Governo, la Manovra del Popolo. La Democrazia è sotto attacco. È in corso una delle più violente offensive nei confronti della volontà popolare perpetrata in 70 anni di storia repubblicana”, si scriveva nel post urlando all’emergenza democratica dopo aver impedito il dibattito democratico sulla Legge di Bilancio sia alla Camera che al Senato.
Per soprannumero, il post continuava condannando un “vero e proprio terrorismo mediatico e psicologico” da parte di “grandi lobby, poteri forti e comitati d’affari”.
Il post è stato notato ed è diventato oggetto di discussione alla Camera: “Se il Movimento 5 stelle accusa di terrorismo i parlamentari e’ impossibile continuare in questo confronto. Crediamo che sia il presidente Roberto Fico che dovrebbe richiamare il M5S rispetto a quello scritto su questo blog. Il fatto che abbiano perso il lume della ragione è anche poco”, rincara il capogruppo di Fratelli d’Italia, Francesco Lollobrigida.
E Stefano Mugnai, deputato di Forza Italia: “Chi parla di terrorismo non sa cosa questa parola significa per il nostro Paese. Se qualcuno o qualcosa è sotto attacco in queste ore è il Parlamento. I regimi cominciano sempre con la criminalizzazione delle opposizioni e della stampa”.
Sulla questione è intervenuto, con parole più morbide rispetto a quelle del post, Roberto Fico: “Da presidente della Camera dico che la democrazia non è sotto attacco. Tutti si esprimono in modo libero, le opposizioni fanno il loro lavoro: è loro diritto opporsi alla legge di bilancio”.
Dall’Aula il presidente della Camera ha precisato: “Non c’è nessun attacco delle lobby. Ognuno fa il suo lavoro e io lo difenderò sempre, qui dentro e fuori di qui”.
E infatti dopo qualche minuto dopo il post è stato tolto.
(da agenzie)
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Dicembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO COME GIORGETTI O COMMISSARIO IN EUROPA
Alessandro Di Battista è pronto a tornare in gioco nel governo Lega-M5S e Luigi Di Maio potrebbe riservare per lui un ruolo nel governo di fianco a Giuseppe Conte o uno in Europa come commissario.
Lo scrive oggi Ilario Lombardo sulla Stampa il quale racconta che i due registreranno un messaggio di auguri per il 31 dicembre e già questa è una notizia, visto che fino a qualche tempo fa il discorso di fine anno lo faceva Beppe Grillo.
Ma le cose cambiano, bellezza, e tu non puoi farci niente:
Ora che è qui, con una mezza idea di ripartire, prima o poi, alla volta dell’India, si ragiona su come utilizzarlo al meglio. Tanta tv, questo è certo, anche se lui ha chiesto di evitare sovraesposizioni da ubriacamento di massa. E tanta piazza, come piace a lui. Ma anche un tour europeo assieme a Luigi Di Maio, per costruire il sogno di un’internazionale pentastellata, il terzo polo alternativo al dominio popolarsocialista di Bruxelles ma anche all’esercito sovranista guidato da Salvini.
Ne sapremo di più domani, a Capodanno, quando con Di Maio registreranno un messaggio video per lanciare la campagna del 2019.
Quel che i due non racconteranno è che tra i vari costumi di scena che nella sartoria grillina stanno provando per Di Battista, c’è anche il completo elegante che si indossa al governo, da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, o addirittura a Bruxelles come commissario europeo.
Se n’è parlato, e lui stesso le ha lasciate cadere lì tra le ipotesi senza escluderle. D’altronde non ha mai mancato l’occasione di ricordarlo: «Pensate, se fossi rimasto avrei potuto fare il ministro…».
Secondo Lombardo la scelta di andare al governo non inficerebbe le regole sul doppio mandato dei grillini, quindi Di Battista sarebbe comunque pronto a fare un ulteriore giro:
In realtà lo può fare tuttora, perchè il divieto del doppio mandato separa la carriera elettiva del parlamentare da quella di governo, dove si è nominati e non scelti per via popolare. Ma non sarebbe il ministro il ruolo che Di Maio, assieme ai suoi consiglieri, aveva in mente per lui, nonostante Di Battista da sempre sia solleticato dall’idea di andare agli Esteri. ll vicepremier lo vorrebbe come sentinella a Palazzo Chigi, accanto a Giuseppe Conte, secondo lo schema di Salvini che ha piazzato il suo braccio destro, Giancarlo Giorgetti alla presidenza del Consiglio come sottosegretario.
L’altra strada sondata da Di Maio porterebbe invece Di Battista a un ruolo di prestigio in Europa, da commissario, ma è un’ipotesi molto più complicata da realizzare.
Resta il fatto che se n’è parlato in gran segreto, durante le riunioni grilline. All’improvviso è stato il dibattito sul rimpasto, riacceso dalle dichiarazioni di Conte, a rendere più attuale lo scenario di un innesto che farebbe da contraltare all’egemonia di Salvini e nelle speranze di Di Maio indebolirebbe Giorgetti.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
FRANCESCA PASCALE, TEMUTA E ODIATA DALL’ENTOURAGE DI BERLUSCONI, DIVENTA ANTAGONISTA DELLA LEGA
Sarà Francesca Pascale che li seppellirà !
Magari, alla fine, potrebbe giungere proprio da fanciulle come lei una risposta che appaia come argine, perfino pratico e addirittura morale, all’invadenza e al discorso razzista della Lega.
Un “No” netto a Salvini, al suo carico di semplificazione subculturale.
Al netto della schiuma del gossip, che di volta in volta porta le persone più culturalmente inermi a soffermarsi sugli slittamenti progressivi dell’umore di Berlusconi rispetto proprio a Francesca, occorre dire che nella situazione data, ossia nell’esatto attuale momento storico-politico, Pascale potrebbe rappresentare un macigno pronto a opporsi alla dilagante prepotenza guascona e verbale salviniana, alla sua incontinenza etica che, forte di un consenso da selfie continuo, sembra accartocciare ogni ritegno perfino istituzionale, e questo ben oltre l’ostentazione della Nutella o della giubba da poliziotto da volante ostentata nei post sui social.
Lascia perdere adesso quanto il precipitato politico-parlamentare ultimo delle azioni di Francesca P. voglia o meno coincidere con una (comunque discutibile) campagna acquisti che porti una dozzina di senatori del Movimento 5 stelle, ormai insofferenti rispetto al decreto sicurezza, al controllo della Casaleggio Associati e perfino al rifiuto del vincolo di mandato, sulla comunque incerta zattera della Medusa di Forza Italia, e ignora pure, già che ci sei, tornando al gossip, la notizia, vera o fasulla, che i figli del celebre fidanzato non l’abbiano voluta, almeno così si vocifera, al pranzo natalizio di Arcore, ciò che in questo caso occorre tenere d’occhio è semmai l’evidente determinazione di Pascale ad affermare il proprio rifiuto di una subcultura che si nutre di intolleranza e delle pulsioni razziste dove riemerge anche il livore antimeridionale, e questo nonostante la Lega si ponga ormai come un contenitore ad ampio spettro geografico.
Posto che in nessuna rivoluzione o anche semplice sommovimento epocale più o meno significativo risulti possibile sorteggiare i propri capitani (o capitane) del popolo per affinità completa, nel nostro caso, se dobbiamo dare retta alle voci che ci giungono, occorre implicitamente, ma che dico, esplicitamente, cioè senza alcun pizzuto pudore da “gauche caviar”, provare simpatia proprio per lei, la stessa ragazza che un tempo, con evidente intento di stigma, chiamavamo “la Pascale”, frutto desiderabile del falansterio del Sardanapalo Berlusconi.
Per farla breve, il tempo, i cicli storici, l’arrivo di nuove terribili facce arrembanti e non meno nutrite di arroganza e analfabetismo civile, facce che alla sola vista fanno suonare le sirene d’ogni antifurto, e ancor di più le traversie della nostra democrazia, cancellano e insieme rendono anni luce desuete certe vecchie ironie da edificante girotondo morettiano, le stesse che nei giorni del più acuminato antiberlusconismo estendevamo alla “fidanzata” Francesca, magari muovendo dal “peccato originale” di un video balneare dove sempre lei, Calippo sguainato, figurante di Telecafone, sembrava uscire da uno spot di Tony Tammaro, degna concorrente di “Patrizia la Regina di Baia Domizia”, giusto per citare il cantautore più ripugnante per scelta che il Sud mai abbia conosciuto, così che ancora adesso, per molti, Pascale resta per definizione “la Calippa”, implacabilmente assimilata come patella allo scoglio della narrazione partenopea più sguaiata, non certo prossima alle preziose “villanelle” cinquecentesche, semmai sospesa tra Piedigrotta e il Santuario di Montevergine caro ai “femminielli”, tableau di maniera trasferito tra la dimora di Arcore e le ville della Sardegna.
Calippa, certo, ma anche invadente, ambiziosa Lady Macbeth, lì a suggerire nomi da mettere in lista per questa o quell’altra elezione locale e non, o piuttosto a spingere l’inerme, e tuttavia accomodante Silvio, uomo comunque predisposto a farsi ipnotizzare dalla “patonza”, assodato che quest’ultima, sempre parola del Cavaliere, “deve girare”, e così addirittura spingerlo, nonostante il suo maschilismo, fino ai bastioni di Orione dei proclami a favore dei diritti LGBT.
E ancora, sempre lei, Francesca, a costringerlo perfino, idealmente, a inserire al centro del simbolo del suo popolo o casa delle libertà o che dir si voglia, il barboncino Dudù, concessione al serraglio domestico pop, roba ottima per selfie da Instagram o Facebook; e che dire della foto dove Silvio sorride, vinto, tra lei e l’amica Vladimir Luxuria?
La parabola pubblica di Francesca Pascale è la dimostrazione vivente di come, aldilà del contesto antropologico originario, molto oltre le premesse e gli esordi non culturalmente esaltanti, certe istanze di liberazione individuale e femminista con lei e grazie a lei sono penetrate nel mondo più di quanto si pensi.
E forse tra le medaglie tardive che ancora vanno attribuite alla ragazza c’è perfino la diffidenza che parte dell’entourage berlusconiano, da Licia Ronzulli a Ghedini, le riservano, così almeno leggiamo: “… sono convinti che a Berlusconi faccia malissimo mostrarsi con lei”.
Davanti a una sinistra afona, paralizzata e costretta in un angolo a subire, non sempre a torto, il marchio d’essere espressione dell’èlite e dei salotti buoni i cui rampolli esordiscono nel mondo delle professioni come “Fashion Icon e Art Consultant” e non certo con Telecafone, la bandiera del meridionalismo, che implicitamente si contrappone al razzismo della Lega e all’arroganza del suo Capitano, passa idealmente da un Giustino Fortunato, Gaetano Salvemini, Antonio Gramsci, direttamente nelle mani di Francesca Pascale; d’altronde, la formazione delle classi dirigenti e dei nuovi ceti intellettuali è da sempre un cammino tortuoso, può perfino accadere che una pischella nata a Napoli nel 1985, la stessa che afferma di avere conquistato coscienza di sè perchè “diciassettenne nella finale di Miss Grand Prix dovevo vincere e invece i produttori si misero d’accordo per far vincere un’altra, allora mi sono arrabbiata fino a denunciare l’organizzatore, da qui la passione per la politica, per un mondo più giusto”.
Può accadere che proprio una così trovi le parole esatte per rispondere al leghismo.
Tra le villanelle più celebri e significative, antologizzate da Roberto De Simone per la Nuova Compagnia di Canto Popolare, ci viene incontro, struggente, la straordinaria “Si li femmene purtassero la spada”.
Ci piace immaginare che sia lei, Francesca P., a essersene finalmente impossessata, a tenerla al fianco.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
SE NE DEDUCE CHE DI MAIO SAREBBE QUINDI PRONO AI POTERI FORTI
L’eccellentissimo ministro Danilo Toninelli oggi ha deciso di rilasciare un’intervista a La Stampa sulla questione del rimpasto di governo annunciato (ma non definito) e all’autore del pezzo Alessandro Barbera ha fornito risposte che sono un pochino curiose, diciamo:
Ministro, il premier Conte non esclude un rimpasto nel governo. Ne sa qualcosa?
«Siamo il governo dei fatti e non delle poltrone. Parlare di questi argomenti è un ossimoro».
Gira voce che lei sarebbe fra i ministri che potrebbero lasciare. È così?
«Se fosse così ne sarei orgoglioso, evidentemente stiamo dando fastidio a chi ha impoverito l’Italia».
C’è chi le imputa errori e gaffe da inesperienza. Tornando indietro c’è qualcosa che non rifarebbe?
«Ai miei figli dico sempre: solo chi non fa nulla non sbaglia. Quel che conta nella vita è imparare dai propri errori. Non ho nulla di cui pentirmi, perchè ciò che faccio è nell’interesse esclusivo degli italiani. Ho fatto qualche gaffe? Forse. Ma sa che le dico? Meglio fare gaffe che intascare mazzette».
La risposta di Toninelli alla domanda sul rimpasto è stupefacente: il ministro dice che si parla della sua cacciata perchè “sta dando fastidio a chi ha impoverito l’Italia”, ma evidentemente non si rende conto che se il suo governo e la sua maggioranza vuole cacciarlo, così sta affermando che lo cacciano perchè l’esecutivo è prono nei confronti dei Poteri Forti.
In pratica, per l’abitudine di parlare attraverso slogan, il ministro — per errore — sta dicendo che il suo governo obbedirebbe ai poteri forti cacciandolo.
È divertente anche la replica sulle gaffe e le mazzette: ponendo l’aut aut in questa maniera il ministro sembra voler suggerire che in Italia la scelta sia solo tra chi fa figuracce e chi ruba.
La possibilità di avere un ministro normale (ovvero che non faccia gaffe e non rubi) non è evidentemente contemplata.
Il che fa ridere, ma è anche drammatico.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
I PUNTI ESSENZIALI DEL PROGRAMMA CHE I GRILLINI SI SONO RIMANGIATI
Cosa rimane del Movimento 5 Stelle dopo il primo e più importante test di governo e cioè la manovra finanziaria, approvata ieri sul filo di lana tra liti, urla e proteste di Camera e Senato?
Per chi come me – un po’ di anni fa – ha studiato la nascita e lo sviluppo di questo “strano” movimento politico, le differenze tra i miti fondativi e la prova di governo sono abissali.
Partiamo dal metodo.
Per anni il Movimento 5 Stelle ha rivendicato l’assoluta centralità del Parlamento, contro il potere esecutivo, contro i governi dei nominati che decidevano in modo unilaterale svilendo e derubricando il dibattito parlamentare (degli eletti del popolo) a inutile e dannoso orpello.
Ebbene, il governo Conte non solo ha messo la fiducia su tutti i suoi principali provvedimenti (dal milleproroghe al peculato, al decreto sicurezza), superando in quantità sia Letta che Renzi, ma ha addirittura presentato una manovra diversa al Senato, dopo la riscrittura dei tecnocrati europei, impedendo qualsiasi discussione sul merito e guadagnandosi un ricorso alla Consulta per violazione dell’articolo 72 della Costituzione.
Se poi passiamo ai contenuti, i bocconi amari ingoiati da Di Maio pur di non far traballare il governo del cambiamento non si contano sulle dita di una mano.
Citiamo i più noti.
La pace fiscale, che altro non è che un condono, con cancellazione delle liti pendenti e rottamazione dei carichi fiscali per moltissimi cittadini, in barba a quelli che hanno sempre rispettato gli obblighi fiscali.
L’innalzamento della soglia entro la quale procedere ad affidamenti diretti negli appalti, ovvero da 40 mila a i 150 mila euro, in direzione esattamente contraria a quanto da sempre rivendicando dal Movimento 5 Stelle alla voce lotta alla corruzione. I tagli ai comuni che vorranno dire tagli ai servizi per i cittadini e la rinuncia ai fondi per le periferie fanno tabula rasa del desiderio di aiutare i deboli, i fragili, le categorie meno protette.
Ma è soprattutto il reddito di cittadinanza in miniatura che dà il segnale dell’intera manovra. Un reddito striminzito e ridotto all’osso (soli 6 miliardi) che arriverà ad una platea molto più ridotta di quella ipotizzata e con un sussidio monetario decurtato rispetto alle promesse.
Con centri per l’impiego che dovranno rivoluzionare il proprio personale e le proprie attività con solo 1 miliardo.
Ora, era legittimo pensare che il contributo del Movimento 5 Stelle al governo del popolo fosse quello di una maggiore redistribuzione e di un segno più sulla protezione sociale, che secondo buon senso, doveva essere realizzata grazie anche a un altro segno più sulla crescita e gli investimenti.
Il risultato tuttavia è decisamente molto al di sotto delle aspettative e surclassato da una legge di bilancio fondamentalmente recessiva che, in forma aggregata, aumenta la pressione fiscale, riduce gli investimenti e mette dentro un po’ di tutto, anche una patrimoniale sulla solidarietà , come nella più vecchia e consolidata tradizione delle manovre elettorali con mance di qua e di là che più che il cambiamento portano il nostro paese a una insopportabile deriva.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
“E’ UNA LEGGE DI BILANCIO MIOPE”
Sulla manovra Susanna Camusso, segretario della Cgil, non ha dubbi
I pensionati, spiega, sono stati traditi dal blocco della rivalutazione delle pensioni sopra i 1500 euro. Ma a trarre svantaggio dalla legge di Bilancio, secondo il segretario della Cgil, saranno anche altre categorie.
Tra questi, ad esempio, i lavoratori che speravano di essere assunti a breve dalla pubblica amministrazione, che dovranno aspettare almeno fino a settembre 2019, i precari e le donne.
Ma c’è anche un rischio che, secondo Camusso, riguarda tutti:
Con le clausole di salvaguardia sull’Iva inserite, tra due anni prevede pane e acqua per tutti, quindi è anche una manovra miope.
I sindacati scenderanno in piazza al fianco dei pensionati. Il governo Conte, spiega ancora il segretario della Cgil, non ha mantenuto l’impegno, preso dall’esecutivo guidato da Gentiloni, di far tornare l’indicizzazione delle pensioni dal primo gennaio 2019.
E su quota 100 dice:
Non siamo di fronte all’abolizione della riforma Fornero ma a un provvedimento che riguarda soprattutto gli uomini dell’industria e una parte del pubblico impiego e che non interviene su tutte le situazioni critiche: donne, lavoro intermittente e giovani.
Sul reddito di cittadinanza: “Siamo discutendo di ipotesi, un testo non c’è, spero quindi che manterrà le misure di contrasto alla povertà infantile e giovanile”.
Non ha senso, secondo il segretario della Cgil, chiamare questa misura reddito di cittadinanza perchè altro non è che un incentivo alle assunzioni simile a quelli varati già dai governi precedenti.
Sull’aliquota agevolata alle partite Iva dice:
È un incentivo a trovare soluzioni condivise tra datore di lavoro e lavoratore per avere rapporti solo a partita Iva invece che assunzioni con contratti stabili e diritti garantiti.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
IL GOVERNO DEL POPOLO AUTORIZZA IL TICKET D’INGRESSO FINO A 5 EURO A PERSONA … SOSTITUIRA’ L’IMPOSTA DI SOGGIORNO NEGLI ALBERGHI DOVE VA CHI SE LO PUO’ PERMETTERE (E CHE POTEVA CONTINUARE A PAGARSELO)
Adesso per entrare a Venezia i visitatori dovranno pagare un ticket d’ingresso, una somma tra i 2,5 euro e i 5 ( a seconda della stagione) che andrà a sostituire la tassa di soggiorno.
Il desiderio del sindaco Luigi Brugnano è diventato realtà grazie ad un emendamento alla legge di Bilancio approvata ieri sera dalla Camera.
Al comma 1129 è prevista la possibilità di applicare il contributo a chi raggiunge “con qualunque vettore la città antica”.
Come accade già nelle altre località turistiche dove la tassa d’ingresso è prevista già da anni, i turisti si troveranno a pagare il sovrapprezzo nel biglietto delle compagnie aeree, navali o di trasporto su terra che utilizzeranno per arrivare a Venezia e saranno poi le aziende a girarle al Comune.
L’amministrazione ritiene così di poter intercettare un ben più consistente introito rispetto alla tassa di soggiorno da parte del turismo mordi e fuggi, milioni di persone ogni anno che visitano la città nel giro di una giornata.
In pratica si va a taglieggiare il turismo giornaliero di chi non si puo’ permettere di pagare conti esosi a favore dei benestanti a cui non avrebbe certo pesato continuare a pagare l’imposta di soggiorno.
E’ il governo del popolo (dei ricchi)
(da agenzie)
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