Gennaio 16th, 2019 Riccardo Fucile
INTERVISTA A ROBERTO SAVIANO: “IL MESSAGGIO E’ ‘DOVETE ENTRARE NELLA NOSTRA ECONOMIA’… “LA PASSERELLA DI SALVINI A NAPOLI E AFRAGOLA? LUI E’ UNO SCIACALLO CHE SFRUTTA OGNI OCCASIONE”
Roberto Saviano, è tornata a esplodere una bomba nel centro di Napoli. Di fronte alla pizzeria Sorbillo, uno dei luoghi simbolo della Napoli famosa nel mondo. Che significa?
È un atto gravissimo l’attentato a Sorbillo. Il centro storico è un territorio che da anni sconta la presenza asfissiante di una camorra nuova, la camorra delle paranze. Che, seppur aggredita, non solo non è sconfitta ma fonda il suo controllo militare sull’estorsione, una pratica che per esempio la “storica” famiglia Giuliano aveva per anni dismesso. Le paranze introducono di nuovo il controllo del territorio tramite l’estorsione, questo è il punto.
Spiegati meglio.
L’estorsione è una pratica che spesso genera diffidenza nella popolazione verso il potere criminale perchè è come una tassa ulteriore da pagare. Ed è per questo che spesso i casalesi rinunciano al racket: i proventi di coca, rifiuti e appalti sono alti e imporre il pizzo crea una frattura insanabile tra i clan e il territorio. Così come l’usura, attività che la camorra detesta perchè finisce col diventare una scelta antipopolare e che non porta consenso. E il consenso serve, sempre, serve in tempo di pace e serve in tempo di guerra, serve per schermare gli affari e per le latitanze. Quando è che l’estorsione torna ad essere vantaggiosa da pagare? Quando l’organizzazione ti dà , in cambio, una serie di servizi. Quindi se tu paghi l’estorsione non solo non subisci rapine, ma, ad esempio, puoi usufruire dei servizi di imprese edili vicine ai clan a prezzi più bassi, lo stesso vale per tir e trasporti. Insomma, paghi l’estorsione e hai accesso a una economia criminale complessa che, assurdo dirlo, riesce anche a portare vantaggi.
E la bomba in centro a Napoli contiene questo messaggio.
Certo. Attaccare Sorbillo significa dire “chiunque faccia affari qui, non importa chi sia e quanto in alto sia arrivato, deve partecipare alla nostra economia”. La Coca-Cola la devi prendere dalla nostra società di distribuzione, per le forniture devi parlare con chi diciamo noi, per il catering lo stesso. Le estorsioni non hanno solo il significato di “paga e zitto”, ma “o accedi alla nostra economia o sei morto”. Quindi è più grave di quel che sembra.
Anche ad Afragola ieri è scoppiata l’ottava bomba. Che sta succedendo?
Le otto bombe di Afragola mostrano quello che in realtà su quel territorio non ha mai smesso di esistere ovvero una competizione spietata tra clan. Il potere del clan Moccia nel tempo è andato sfibrandosi perchè ha tentato una ripulitura borghese. Le famiglie mafiose ormai, questo succede in tutto il mondo, anche quando fanno il salto di qualità legale non perdono mai il segmento criminale perchè è la loro forza. È un antico adagio: “Quanto più ti allontani dalla merda, tanto meno avrai fertilizzante per i tuoi affari”. Questo è il modello del potere criminale, che poi diventa il modello anche per il potere legale e che si traduce nel concepire l’esercizio del potere con certa disinvoltura. E dunque, i Moccia hanno rinunciato al loro segmento criminale perdendo presenza e potere sul territorio. Dagli elementi analitici che sto osservando e che sto interpretando, queste bombe sembrano parlare più il linguaggio dei gruppi di San Pietro a Patierno che oggi comandano ad Afragola e la sintassi dei Vanella Grassi. E quindi l’obiettivo è, ancora una volta, l’estorsione: le bombe piazzate per dire “dovete entrare nella nostra economia”. Su questo credo che valga la pena di insistere perchè sia chiaro che il racket non è, come le persone pensano, “pistola in bocca e dai i soldi”. È certo anche quello, e cioè arroganza: il “se vengo nel tuo locale non mi fai pagare”, il “se vengo nella tua boutique mi prendo quello che voglio”. Ma significa soprattutto aderire a una intera economia, è come dire: “tu commerciante dall’estorsione ci puoi anche, in un secondo momento, guadagnare”. Questo è il controllo che vogliono imporre militarmente, per ottenere il consenso quando le attività sotto estorsione saranno entrate nel meccanismo nell’economia criminale. Quindi non mi stupisce per nulla ciò che sta accadendo, anzi sarà sempre peggio.
Sempre peggio, dici. Qui l’analisi si allarga al tema del radicamento sociale del fenomeno, alla capacità di generare economia, come dicevamo, dunque opportunità e sviluppare consenso. Un punto di vista che non esaurisce la risposta solo sul terreno securitario.
Ma certo. La disattenzione del governo nazionale è stata abnorme. La campagna elettorale è stata superficialissima su questi temi. Negli anni si è delegato solo alla repressione e alle manette la soluzione di questi problemi. Ma manette e condanne portano a una soluzione relativa, a un contenimento del fenomeno, ma sono assolutamente inutili per modificarne le origini e le cause. Ovviamente le paranze che arruolano ragazzini sempre più piccoli e che sono comandate da ragazzini sempre più piccoli, sono strutture invasive al massimo grado perchè hanno la capacità di poter parlare a tutto un mondo che mai prima di questo momento era stato protagonista della vita criminale di un territorio: i ragazzini. E non sono solo figli di camorristi o persone che vengono da un cà’tè di camorra, ma sono persone che vedono come unica soluzione alla propria vita il guadagnare subito e tanto. In una realtà dove la disoccupazione è considerata una piaga sociale ormai endemica, con un tasso di evasione scolastica che, nei quartieri più poveri, è di un minore su tre, c’è un vero e proprio esercito di giovanissimi disposti a morire per ottenere la possibilità di guadagnare all’istante e di essere figo su Instagram. Se vedi, la comunicazione Instagram dei ragazzi delle paranze di camorra è vincentissima. Gli (ormai) uomini della paranza di Emanuele Sibillo tutt’oggi sui social scrivono accanto al loro nome “ES17” fregandosene di poter dare elementi alla polizia e alle forze dell’ordine. Per contrastare questo sistema non bastano eserciti o manette, non basta aumentare le condanne: nella storia umana non si è evitato un solo omicidio aumentando le condanne, nessun crimine viene fermato dagli ergastoli, sono le riforme, il lavoro, le scuole aperte, l’investimento nelle associazioni, questo è parte del percorso che non si farà mai nel sud Italia.
Finora il sindaco De Magistris si è vantato di aver ripulito almeno il centro di Napoli e di aver fatto progressi sulla legalità . Questa bomba mette in crisi la sua narrazione?
De Magistris ha fatto una narrazione di ripulitura della città che ovviamente non esisteva. Va detto che è stato lasciato solo, da questo governo e da quello precedente. La narrazione del governo Renzi è stata drammatica perchè ha iniziato a parlare di cambiamento istantaneo. Dicevano “nella Terra dei fuochi abbiamo risolto”, come dimenticare quel grafico in cui solo il 2% del territorio risultava contaminato. Dicevano “il Sud sta ripartendo” e a sostegno c’era la bufala sulla Apple che investe a Napoli. Chiariamoci, ogni iniziativa economica e di formazione è la benvenuta, ma sembrava che la Silicon Valley si fosse trasferita a Napoli. Per non parlare dell’attacco a Gomorra e a quello che ho narrato, che serviva solo a dire “quello è il passato”, “quella Napoli non esiste più”, “è un’esagerazione”. È stato tutto sbagliato e in questo errore madornale si inserisce Salvini, che ha fiuto e intuito da sciacallo, la sua unica qualità in un uomo senza qualità , quella di sentire quale è la mossa da fare, una mossa che, intendiamoci, è solo teatrale.
Proprio Salvini ha già annunciato che sarà a Napoli e poi ad Afragola. Ti indigna perchè è la solita passerella oppure voi dargli un consiglio?
Non succederà nulla. Andrà a Rigopiano a promettere soldi che non può dare, distrugge le case abusive e si intesta gli esiti di una inchiesta partita anni e anni prima sotto altri governi, da parte di procure che non hanno agito su input dati da lui, il tutto mentre in Calabria si è affidato a persone con una storia compromessa di ‘ndrangheta. La Lega è stato il partito con maggiori responsabilità politiche, politiche ancor prima che giudiziarie, sull’infiltrazione del potere criminale nel Nord, quindi se c’è una persona con meno vocazione e capacità antimafia quella è proprio Salvini, ma lui sfrutta da sciacallo qualsiasi occasione possibile per poter, senza risolvere nulla, intestarsi un intervento. La passerella ad Afragola e Napoli sarà il solito teatro, che non ha iniziato lui, ma che lui rende ancora più macchiettistico e volgare, con questo suo vestire pericolosamente la maglia della polizia in ogni circostanza, ad uso di propaganda.
Soffermiamoci su questo uso delle uniformi di Stato. È un modo per ventilare l’uso della forza come propellente ideologico destinato al consenso?
È un messaggio pericolosissimo. Quella divisa la puoi indossare in occasioni istituzionali, non create da Salvini ad hoc, non in una dimensione di parte. È vergognoso, violento, autoritario come la frase che ama ripetere, il “me ne frego” dei commenti. Quella divisa, se non la toglie, la democrazia gliela deve strappare di dosso. Che significa quella divisa? Che se critico Salvini poi avrò un problema con la polizia? Significa che la polizia assomiglia a Salvini, al suo modo di agire, di pensare e di comunicare? Ci sarebbe da aver paura. E cosa sta facendo Salvini? Sta costruendo una istituzione politica? Sta facendo diventare la polizia una squadra politica? Questo significa quel suo indossare sempre e non in legittime occasioni istituzionali la divisa?
Afragola è la città del sottosegretario leghista, Pina Castiello, portabandiera leghista in Campania e vicina a Vincenzo Nespoli. Parliamo del volto della Lega al sud.
Afragola è un caso di scuola di una politica ambigua che ha sempre interloquito con la criminalità organizzata. La storia di Pina Castiello, vicina a Nespoli, mostra che cosa è davvero quel territorio e come sia quasi completamente affidato alle organizzazioni criminali, ai meccanismi di riciclaggio, ai sistemi di controllo militare dove la disoccupazione è un’arma di conquista politica, e dove le mafie neanche stanno investendo più perchè saccheggiano il territorio e portano via risorse. In questo Sud, Salvini – ricordi l’inchiesta dell’Espresso? – sapendo di non poter contare su una storia di coerenza, dato che ha solo infangato e sputato sul Mezzogiorno, si è rivolto alle peggiori clientele del territorio. Come Nespoli, la cui storia ben conosciamo: la lunga indagine della Procura di Napoli che parlava di voto di scambio, di concorso in bancarotta fraudolenta e concorso in riciclaggio e il Senato che, a scrutinio segreto, negò l’arresto. Tutto questo gli ha portato un potere enorme nel suo feudo di Afragola; un potere che ha regalato al mondo salviniano. E ora Salvini ad Afragola andrà a nascondere queste sue responsabilità con la solita messa in scena di lui che sta dalla parte di chi ha subito le bombe.
Beh, su questo però non c’è una novità . Non vorrei cadere in un luogo comune, ma è accaduto per decenni in alcune zone del Sud. Questa complicità con la politica si è sempre basata su una ipocrisia nella rappresentazione.
Senza dubbio. Anche Antonio Gava faceva questo: proclamava che Cutolo lo teneva in galera e la Nuova camorra organizzata era felicissima di queste dichiarazioni perchè tanto, operativamente, si agiva in tutt’altro contesto: continuava a investire, a fare affari con le banche e qualche arresto era messo in conto. Da sempre la politica che gioca a fare l’antimafia placa i giornalisti e allontana l’occhio indiscreto dell’opinione pubblica.
Salvini, tra le tante cose, ti direbbe che nel tuo ragionamento sulle mafie manca il tema dell’immigrazione che alimenta, ad esempio, la mafia nigeriana.
Questa è una fesseria che mi viene sempre detta. Io studio le mafie nigeriane dagli anni Novanta. E le organizzazione nigeriane presenti a Castel Volturno esistono da decenni precedenti gli sbarchi. È una cazzata dire che sono frutto dell’immigrazione. La verità è che la mafia nigeriana è un capitolo della mafia italiana, al netto della retorica sovranista: gli spacciatori magrebini rispondono alle mafie italiane, la mafia nigeriana vende a quella italiana. È un problema drammatico serio, importantissimo, ma può essere affrontato solo partendo dalle organizzazioni italiane. Tra l’altro mica ci sono solo le organizzazioni nigeriane. Se vogliamo dire le cose come stanno, ci sono organizzazioni bulgare, rumene, albanesi, macedoni, turche, moltissime organizzazioni criminali che si alimentano di migranti senza diritti. Il problema è l’opposto rispetto a come viene presentato: ogni qual volta si lasciano migranti senza diritti, si stanno dando eserciti alle organizzazioni criminali. Più ci sono diritti, per gli italiani e per gli stranieri, più le organizzazioni perdono manodopera.
Questi provvedimenti del governo sulla corruzione ti lasciano perplesso proprio sul terreno della lotta alla mafia?
Sì, sanciscono il fallimento politico del Movimento Cinque Stelle e dell’ imbarazzante ministro Bonafede. Hanno riempito social e giornali della presunta fine della corruzione, dopo la presunta fine della povertà e la presunta fine della criminalità organizzata. Ma la realtà dei fatti è che sono state aumentate le occasioni propizie per le dinamiche corruttive. L’innalzamento per la soglia degli affidamenti diretti, senza gara, da 40mila a 150mila euro è l’atto più grave fatto a favore di crimine organizzato. Chiunque conosca il funzionamento degli enti locali, soprattutto nel Sud, capisce bene che il governo ha deciso, invece di semplificare le gare, di mettere in conto un aumento della corruzione.
Ultima domanda. Quale è un solo atto di questo ministro dell’Interno che non critichi?
L’avermi querelato, perchè sarà un modo per portare Salvini in tribunale, costringendolo a dire la verità . E dato che mi ha querelato come segretario della Lega sarà anche un’occasione per chiarire alcune vicende ancora oscure del suo rapporto con i 49 milioni di euro che la Lega ha rubato agli italiani. Salvini è un esponente di punta della Lega da almeno 20 anni, nonostante voglia far credere di essere arrivato da Marte la settimana scorsa.
(da “Huffingtonpost“)
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Gennaio 16th, 2019 Riccardo Fucile
DUE EMENDAMENTI PERMETTERANNO CHE AD OSTIA MOLTI STABILIMENTI BALNEARI RITORNINO AI CLAN MAFIOSI
Una sanatoria di 2 anni (o fino a data da destinarsi) per la riscossione dei canoni delle
spiagge oggetto di contenzioso.
È quanto Lega e M5S chiedono di inserire nel dl semplificazioni con gli emendamenti 3.0.58 e 3.0.59 che hanno come primi firmatari i senatori Marti e Augussori per la Lega e Croatti e Dessì per il M5S.
Per la Lega la riscossione coattiva dei canoni e “i procedimenti amministrativi per rilascio, sospensione, revoca e decadenza” delle concessioni derivanti da contenzioso pendente al 29 novembre 2018 devono essere sospesi sino al 29 novembre 2020.
I 5S chiedono invece la stessa sospensione “fino alla generale revisione del sistema delle concessioni”. La norma non vale per i procedimenti penali.
Angelo Bonelli dei Verdi segnala che gli emendamenti prevedono oltre alla sospensione dei contenziosi amministrativi per il pagamento dei canoni di concessioni sul demanio marittimo anche il blocco delle procedure di decadenza e revoca delle concessioni per chi ha contenziosi per canoni non pagati: «Ricordo che ad Ostia, il mare della Capitale, simbolo dell’illegalità nella gestione del demanio marittimo in virtù di questi emendamenti se approvati, molti stabilimenti torneranno nella disponibilità dei titolari della concessione come ad esempio la vicenda dello stabilimento Le Dune ad Ostia dell’ingegner Renato Papagni, leader di un sindacato dei balneari”.
Papagni è l’imprenditore che Carla Ruocco incontrò nel 2015 ed è fratello di Paolo Papagni, rinviato a giudizio per aver minacciato insieme al boss Armando Spada, la giornalista di Repubblica Federica Angeli.
Nel novembre del 2015 gli uomini del X gruppo del Corpo di polizia Roma Capitale hanno posto sotto sequestro alcuni manufatti nello stabilimento balneare di Papagni. In particolare il ristorante, autorizzato per sessanta metri quadrati è risultato essere stato ampliato fino ad oltre 400.
Abuso per il quale Papagni è stato rinviato a giudizio assieme a Franco Nocera, l’ex responsabile dell’ufficio tecnico dell’edilizia privata del X municipio arrestato nel dicembre 2017 con l’accusa di corruzione.
Secondo un’informativa della Capitaneria di Porto resa pubblica da Report Papagni avrebbe svolto il ruolo di intermediario in favore del boss di Ostia, Carmine Fasciani, rispetto alle vicende del Faber Beach, lo stabilimento sequestrato nel giugno del 2016.
“Questi emendamenti- continua l’esponente dei Verdi- avranno un costo per le casse dello stato di quasi 100 milioni di euro all’anno e così oltre a pagare affitti ridicoli saranno di fatto i cittadini a pagare i canoni delle spiagge che ricordo sono una beffa per chi crede nella giustizia considerato che oggi lo Stato incassa dalle concessione demaniali solo 103 milioni di euro a fronte di un’evasione, secondo l’agenzia del demanio del 50%.”
“Sulle spiagge- precisa l’ecologista- si paga allo Stato un canone di solo 1,27 euro metro quadro/anno per la parte non ricoperta da strutture e Nomisma parla di un fatturato per le oltre 20.000 attività turistico-ricreative che insistono sul demanio marittimo di quasi 10 miliardi di euro l’anno e per fare qualche esempio l’albergo di lusso di Cala di Volpe, che ha in concessione a porto Cervo in Sardegna l’esclusiva spiaggia di Liscia Ruya paga la cifra di 520 euro l’anno, mentre il Twiga della Santanchè versa 16.000 euro l’anno”.
“Dopo le norme approvate nell’ultima legge di bilancio come il salva ville sul demanio, la proroga della Bolkestein e il via libera a nuove concessioni con conseguente privatizzazione e cementificazione delle ultime spiagge libere, prosegue l’assalto alle coste preparando la strada alla sdemanializzazione ovvero alla svendita di un bene comune come i litorali del nostro paese.” , conclude Bonelli. Beppe Grillo fece una storica campagna su «spiagge bene comune», contro la privatizzazione dei litorali e gli affari selvaggi che ci giravano intorno.
Ma erano altri tempi. Adesso che il M5S è al governo, quegli affari si tutelano.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 16th, 2019 Riccardo Fucile
I NODI DEL TFR AI PENSIONATI E L’IMPORTO DEL REDDITO DI CITTADINANZA CHE SI RIDUCE
La nebbia sale sul dolce colle dove sono affiancati Palazzo Chigi e Montecitorio e avvolge completamente il Consiglio dei ministri. Anzi, la madre di tutti i Consigli dei ministri, quello che dovrebbe dare vita ai provvedimenti chiave di Lega e Movimento 5 stelle, quota 100 sulle pensioni e reddito di cittadinanza.
Il borsino del Transatlantico della Camera impazzisce. “Slitta, forse la prossima settimana”, spiegano fonti di governo di buon mattino. “No, è venerdì”, correggono il tiro all’ora di pranzo. “Tutto come previsto, si fa giovedì”, tornano a dire nel pomeriggio. Alla fine lo slittamento sembra scongiurato, e tra domani sera e dopodomani mattina potrebbe arrivare il via libera.
La partita è delicatissima, gli ultimi nodi sul piatto ancora da sciogliere.
Il reddito, la parte normativamente più complessa, fatica ad avere il visto dalla Ragioneria generale dello stato.
Sulle pensioni il Carroccio sta provando ad anticipare lo sblocco del Tfr per gli statali, la cui erogazione al momento è previsto sia differita di dodici o ventiquattro mesi.
Il clima non è sereno. I principali canali di comunicazione, soprattutto sul versante stellato, comunicano con il contagocce. Si sparge la voce di un vertice serale tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, prontamente smentito dalle camice verdi.
Il capo politico 5 stelle ha sì un appuntamento fissato in agenda. Ma è la consueta riunione del mercoledì sera con i ministri e i capigruppo per fare il punto della situazione.
Alla quale potrebbe affacciarsi Giuseppe Conte, di ritorno da una due giorni in Ciad e Niger, per essere ragguagliato sulla situazione generale.
Il faccia a faccia tra i partner di governo al momento è previsto giovedì mattina. Gli incastri per la riunione dei ministri si fanno complicati.
Perchè il premier ha appuntamenti in agenda a partire da poco prima dell’ora di pranzo fino a metà pomeriggio, mentre i due vicepremier venerdì saranno entrambi a Rigopiano. Si deve chiudere entro venerdì mattina, per non correre il rischio di far slittare tutto di un’altra settimana ancora.
Sul tavolo anzitutto le banche. Perchè non sempre le banche sono una mina vagante da provare a tenere sotto controllo fino alle elezioni europee, come sta avvenendo con Carige.
Ci sono anche banche che sono funzionali, anzi vitali. Banche a cui il governo gialloverde si sta disperatamente aggrappando in queste ore per chiudere una delle questioni che ancora ballano nel decreto: la possibilità , come già spiegato, di dare subito il Tfr agli statali che vanno in pensione proprio avvalendosi delle banche come prestatori.
Solo che le banche, secondo quanto rivelano fonti vicine al dossier a Huffpost, non sono affatto convinte dello schema messo a punto dall’esecutivo nel punto più delicato, quello degli interessi che andranno corrisposti proprio agli istituti di credito. Vogliono di più. Più di una banca avrebbe posto resistenze al prezzo fissato dall’esecutivo.
Per entrare nel merito della questione ancora irrisolta è utile fare riferimento ai movimenti del governo.
L’obiettivo politico, spinto dalla Lega, è quello di anticipare i tempi rispetto alle norme attuali, che prevedono la possibilità per i dipendenti pubblici che vanno in pensione di ottenere l’indennità solo dopo 12-24 mesi dall’uscita (l’importo è accreditato con rate annuali che dipendono dall’importo: più alto è e più lunga è la rateizzazione).
Si vorrebbe dare tutto subito, soprattutto per gli statali che aderiranno alla quota 100, che altrimenti dovranno aspettare molti anni perchè andando in pensione a 62 anni dovranno prima fare scattare i requisiti della Fornero (67 anni in media) per poi ottenere, sempre dopo 12-24 mesi aggiuntivi, il Tfr.
Lo schema prevede che le banche si facciano carico del pagamento del Tfr: un vero e proprio anticipo che però ha ovviamente un interesse.
Chi paga questo interesse? Il nodo non è ancora stato sciolto: si tenta, disperatamente, di racimolare risorse pubbliche in modo che il costo non cada tutto sulle spalle del pensionato ma anche, seppure in parte, sullo Stato.
E poi c’è soprattutto la questione del prezzo dell’interesse. Perchè un interesse alto è veicolo di alta impopolarità in un governo composto da due forze politiche che hanno sempre promesso guerra alle banche e che invece – a causa dei bubboni Carige e Mps – hanno già pagato un prezzo non indifferente in termini di rischio di erosione del consenso.
Se il costo dell’interesse sarà elevato e soprattutto sarà a carico del pensionato è evidente che questa configurazione sarebbe foriera di nuove tensioni negli elettorati di Lega e 5 Stelle.
Chi lo sa bene sono i pentastellati. Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari in queste ore non sarebbero mancate tensioni tra i due partiti, con i 5 Stelle infuriati nei confronti del Carroccio, determinato invece ad andare fino in fondo.
Ma il Tfr non è l’unico problema di un decreto che rischia di slittare ancora.
Alla Ragioneria dello Stato non tornano ancora le tabelle sul reddito di cittadinanza. La questione dell’assegno da corrispondere a oltre 250mila famiglie con almeno un componente invalido (con il 67% o più di invalidità ) – dirimente per il via libera da parte della Lega – ha ridotto i fondi a disposizione, portandoli a poco meno di 5 miliardi.
Ne risente, quindi, anche l’assegno portante della misura, quello da 780 euro, nel senso che la platea va rimodulata, riscritta in altre parole.
Accorgimenti tecnici che avrebbero messo i tecnici della Ragioneria in un atteggiamento di estrema prudenza rispetto alla fretta che ha il governo di chiudere la partita.
Il vulnus rischia di essere rovesciato in Parlamento, ma sarebbe comunque un modo per approvare il decreto in Consiglio dei ministri. Magari trovando anche ulteriori coperture dai giochi e dalle slot, ipotesi su cui sono al lavoro i 5 stelle per dare stoffa a una coperta che, con il passare delle ore, sembra inevitabilmente sempre corta.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 16th, 2019 Riccardo Fucile
L’UNICO OBIETTIVO DEL M5S E’ QUELLO DI FARE IN MODO CHE MOLTI RINUNCINO A RICHIEDERE IL REDDITO DI CITTADINANZA, COSI’ NON SI SCOPRE CHE I SOLDI STANZIATI NON BASTANO
Il bisministro del Lavoro Luigi Di Maio ospite a Di Martedì ha graziosamente deciso di
fornire qualche informazione aggiuntiva sull’appassionante saga del Reddito di Cittadinanza.
La misura grazie alla quale il governo già tre mesi fa ha abolito la povertà ma che nei fatti manca ancora della legge che la rende operativa rimane ancora un piccolo mistero.
E così ogni qualvolta un ministro del M5S va in televisione ne si approfitta per chiedere come sarà questo famoso Reddito di Cittadinanza.
Il vicepremier ieri era in vena di confidenze, come sempre quando si trova davanti ad una telecamera, e ha rivelato che visto che chi prenderà i 780 euro RdC «dovrà spenderlo entro il mese significa che andrà a spendere nelle piccole imprese e nei piccoli esercizi commerciali e potranno aumentare i posti di lavoro».
Ovviamente non c’è alcun nesso logico, a meno che il governo non imponga di spendere il Reddito solo in alcuni negozi e non in altri non è affatto scontato che quei soldi non finiscano nelle casse della GDO che — al pari dei piccoli esercizi commerciali — dà lavoro agli italiani.
Anzi, è improbabile che un piccolo esercizio commerciale, magari a conduzione familiare, assuma nuovi dipendenti se vede aumentare il volume d’affari.
Questo funziona nelle vignette di Marione, non nell’economia reale.
Ma Di Maio ha voluto regalarci anche altre preziose informazioni.
Ad esempio ha detto che il Reddito andrà a chi ha la residenza in Italia da 10 anni «perchè deve andare agli italiani il Reddito di Cittadinanza» ma in realtà i 780 euro al mese andranno anche ai cosiddetti “lungo soggiornanti”, che sono stranieri.
Il reddito di Cittadinanza secondo il vicepremier è anche uno strumento di emersione dal lavoro nero. Perchè, ha aggiunto Di Maio, «se entri nel programma del Reddito noi praticamente ti facciamo delle offerte di lavoro, qualcuno ha criticato dicendo “ma la prima offerta di lavoro perchè dovrebbe rifiutarla?” tu gli fai un’offerta di lavoro a 100 chilometri da casa, la deve accettare».
E così andrà secondo il ministro «per due ragioni: la prima è perchè se la rifiuta mi fa pensare che sta lavorando in nero e parte subito il controllo della Guardia di Finanza e dell’Ispettorato nazionale».
Insomma se un disoccupato osa rifiutare una proposta di lavoro lo Stato e il governo del Popolo applicheranno la famosa norma della presunzione di colpevolezza e sottoporranno la persona (o la sua famiglia?) ad un’accurata indagine per verificare che non si tratti di un lavoratore in nero o di un furbetto.
La seconda ragione enunciata da Di Maio invece dimostra il carattere minatorio con cui è concepita la norma: «se invece la rifiuta semplicemente perchè non crede in quella proposta la seconda è a 250 km, la terza è in tutta Italia quindi gli conviene accettare la prima e così gli italiani non pagano più il Reddito di Cittadinanza a quella persona».
È già stato fatto notare che quelli che si lamentavano della “deportazione” degli insegnanti siano disposti a minacciare di deportare un disoccupato in tutta Italia pur di raggiungere l’obiettivo.
Che non è quello di far trovare un lavoro a chi non ce l’ha, ma quello di abbassare il più rapidamente possibile i costi del Reddito di Cittadinanza.
Non si spiega altrimenti come sia possibile per uno dei navigator precari procedere alla riqualificazione del disoccupato se questo è poi costretto ad accettare la prima proposta di lavoro che gli viene fatta.
Senza contare che in questo modo non si dà altra scelta a chi percepisce il RdC di accettare i classici “lavoretti” magari precari.
Infine vista la naturale sovrabbondanza di posti di lavoro nel nostro Paese non si capisce quale proposta di lavoro possa mai arrivare.
Il problema è che il governo si sta rendendo conto che il Reddito di Cittadinanza non è la panacea ai mali del mercato del lavoro italiano che aveva promesso ai cittadini.
Ed invece di intervenire con politiche strutturali preferisce fare come la nonna che ti dà la mancia per tirare avanti finchè non trovi un lavoro, uno qualsiasi.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 16th, 2019 Riccardo Fucile
I CONTI DEGLI ESPERTI DI SVIMEZ
Il reddito di cittadinanza avrà una portata media di 390 euro.
Il governo ha stanziato per il solo reddito di cittadinanza – escludendo la riforma dei centri per l’impiego – 6 miliardi quest’anno (60% destinati al sud), 7,6 miliardi nel 2020, 7,8 miliardi nel 2021 e 7,7 miliardi dal 2022.
In base alla relazione tecnica sin qui nota, i beneficiari coincidono con i poveri assoluti calcolati da Istat: 1 milione e 700 mila famiglie, quasi 5 milioni di individui.
L’assegno ha un tetto massimo di 780 euro che va al povero singolo, senza entrate e in affitto (se in casa di proprietà prende 500 euro, col mutuo 650).
Negli altri casi, si tiene conto della numerosità della famiglia grazie a una scala di equivalenza, dell’esistenza di entrate che diminuiscono il sussidio, del mutuo o della locazione.
Alla fine, secondo le stime del governo, l’assegno medio sarebbe di 500 euro. Ma Svimez contesta la cifra e la riduce a 391 euro: basta dividere la somma stanziata (6 miliardi) per le famiglie beneficiarie (un milione e 700 mila) e dividere ancora per i 9 mesi di fruizione (da aprile a dicembre nel 2019).
In realtà , rivela ancora Svimez, in base agli aventi diritto l’assegno medio dovrebbe essere di 630 euro: cifra che si ottiene tenendo conto della platea indicata dal governo e organizzata per classi di reddito (da zero a 12 mila euro annui).
«Se così fosse, lo stanziamento da 6 miliardi per quest’anno si rivelerebbe insufficiente», spiega Luca Bianchi, direttore Svimez. «Ce ne vorrebbero 9,8 di miliardi. Di cui 3 e mezzo solo per chi è a reddito zero».
Il governo si è in ogni caso tutelato con la “clausola rubinetto”. Qualora le richieste sfondassero il tetto, il sussidio diminuirebbe in proporzione per tutti
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 16th, 2019 Riccardo Fucile
“CERTE COSE LASCIAMOLE A SALVINI”
«Io quel video sinceramente non l’avrei fatto». 
Appoggiato al bancone della buvette per un caffè, il deputato M5S Andrea Colletti, avvocato pescarese alla seconda legislatura, non finge una difesa d’ufficio del contestato video «Una giornata che difficilmente dimenticheremo» diffuso dalla pagina Facebook del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede
Lei che è avvocato, come lo giudica?
«Io sinceramente non lo avrei fatto. Da giurista ma anche da deputato».
Una comunicazione discutibile…
«Questo tipo di comunicazione lasciamola a Salvini, il ministro della giustizia deve diffondere una comunicazione più alta. Poi Bonafede, che è anche un avvocato… Ma credo che se ne sia accorto anche lui».
I giornali lo hanno molto criticato…
«I giornali con noi lo fanno sempre, qualunque cosa facciamo ci tirano le pietre».
Addirittura! Stavolta ammette lei stesso che il video è discutibile.
«Sì, questa è una sbavatura».
Come si sta al governo con la Lega?
«Con qualcuno si deve pur stare…».
(da “La Stampa”)
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Gennaio 16th, 2019 Riccardo Fucile
L’UFFICIO STAMPA CENTRALE CHIEDE A QUELLI REGIONALI UN REPORT SU CHI E’ OSTILE E CHI COLLABORATIVO
Il Giornale pubblica oggi un pezzo a firma di Pasquale Napoletano in cui si racconta di un messaggio spedito nei giorni della Befana nella chat degli uffici stampa dei gruppi regionali del M5S con la richiesta di un report dettagliato sullo spazio che tv e giornali riservano a iniziative politiche ed istituzionali degli eletti del M5s.
L’ufficio centrale avrebbe chiesto agli uffici stampa locali (regionali e comunali) di relazionare sull’atteggiamento della informazione rispetto alla nuova forza di governo. Va chiarito come sia l’esecutivo a nominare vertici e direttori Rai. E gestisce, direttamente da Palazzo Chigi, i fondi per i quotidiani locali.
In cosa consisterebbe la relazione?
Una richiesta molta dettagliata: un documento sul quale appuntare i minuti che i tg regionali (Rai ma anche le emittenti locali) riservano alle battaglie dei consiglieri grillini. Per accertare se le tv locali diano l’adeguato spazio alle battaglie politiche dei grillini che, a differenza del governo centrale, sono all’opposizione nelle Regioni guidate da centrodestra e centrosinistra.
Minuti e altro: se i tg raccolgono e mandano in onda le dichiarazioni degli esponenti politici locali. C’è poi la sessione conferenze stampa. Chi sono i giornalisti che seguono quelle dei grillini. E chi le snobba. E soprattutto in che modo viene poi rilanciata la notizia. Se viene assegnato un taglio positivo oppure relegata tra le brevi. Il lavoro deve essere esteso anche ai quotidiani locali: quali sono gli «amici», che sostengono le battaglie dei grillini. Chi i filogovernativi nella politica regionale.
Si tratta, ovviamente, di una schedatura che al Nord ha creato malumori tra i comunicatori grillini.
Ma con quali finalità ? Capire come rodare la macchina comunicazione dei grillini? Oppure far partire le purghe contro i giornalisti nemici?
È chiaro che il M5s avverta le pressioni in vista del voto per le Europee.
Le difficoltà di un governo, incapace di rispettare gli impegni. E potrebbe essere una mossa per arginare il crollo di consensi.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 16th, 2019 Riccardo Fucile
MA NEL 2019 BISOGNA ANCORA SOPPORTARE NELLE CASERME LE PREPOTENZE DI QUESTI COGLIONAZZI? MA MANDATELI A ZAPPARE LA TERRA, ALTRO CHE A PILOTARE AEREI
Atti di nonnismo, con “testate” a un’ala di aereo e un tuffo forzato in piscina, facenti parte
di un cosiddetto “battesimo del volo” condito di atteggiamenti sessisti, ma anche lettere di biasimo, richiami e punizioni, conclusi con l’abbandono della scuola per diventare pilota militare.
A denunciare questi trattamenti, avvenuti alla Scuola di Volo di Latina – e rivelati oggi dal Corriere della Sera – è stata un’ex allieva, Giulia Jasmine Schiff, residente a Mira (Venezia).
Su di essi è stata aperta un’indagine da parte della Procura militare di Roma.
Il ministro Trenta ha chiesto immediatamente chiarimenti allo Stato Maggiore dell’Aeronautica. Lo si apprende da fonti della Difesa. “È un fatto gravissimo, che sto seguendo con attenzione. C’e una indagine in corso e chi deve pagare, pagherà “, ha detto il ministro Trenta parlando al suo staff.
Nel gennaio dello scorso anno la ragazza, 20 anni, aveva vinto il concorso per l’ammissione come allieva ufficiale di complemento dell’Aeronautica, entrando all’Accademia di Pozzuoli, e compiendo il tirocinio alla Scuola di volo a Latina.
Qui sarebbero avvenuti gli episodi di nonnismo, in particolare dopo la prova di abilitazione avvenuta il 7 aprile, e che la giovane ha documentato con filmati, girati e diffusi dagli stessi allievi.
Coinvolta suo malgrado nel “battesimo del volo”, si vede la ragazza venire gettata a forza con la testa contro un’ala di aereo nel giardino della scuola, poi gettata in una piscina.
Al rientro a Pozzuoli, dopo le sue proteste, sarebbero iniziate le punizioni, con tre lettere di biasimo, un rimprovero e sessanta turni di consegna, fino all’espulsione, avvenuta il 6 settembre scorso.
“Mi fate male, mi fate male”. E alla fine le lacrime. Questo è contenuto nel video di pochi minuti che filma il rito di “nonnismo”.
All’inizio si vede Giulia presa dai commilitone e colpita con pacche più o meno cameratesche: lei si lamenta, “Mi fate male”, il colleghi maschi proseguono “ha detto più gusto, ora ti pigli le botte”.
Giulia poi viene presa e usata come un’ariete, la testa viene sbattuta contro l’ala di un aereo.
Il rito non è finito: il sergente Giulia infine viene gettata in piscina. Qualcuno suggerisce, “attenti al muretto”. Il bagno suggella la fine del rito con tanto di una sorta di ‘bacio accademico’ e strette di mano.
Giulia, si sente dal video, piange e singhiozza. I commilitoni urlano ‘brava, ora sei pilota Giulia’.
(da agenzie)
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Gennaio 16th, 2019 Riccardo Fucile
DECISIVO IL VOTO DEGLI UNIONISTI NORDIRLANDESI, ORA TUTTO TORNA IN ALTO MARE
Dopo la disfatta epica di ieri sul suo accordo con l’Ue sulla Brexit (oramai sepolto), Theresa May oggi ha superato un altro voto cruciale: con 325 a 306 è stata respinta la mozione di sfiducia contro di lei, o meglio del suo governo, che il leader laburista Jeremy Corbyn ha presentato alla Camera dei Comuni.
Decisivo, per la tenuta dell’esecutivo, ancora una volta il voto dei deputati del Democratic Unionist Party, i lealisti nordirlandesi, determinati a impedire che Corbyn formi un nuovo governo.
Ora che ce l’ha fatta, ricomincerà tutto daccapo, un po’ come nel Giorno della Marmotta: la premier britannica riprenderà a tessere la tela con i suoi per un nuovo, irrealistico accordo, per allontanare lo spauracchio del 29 marzo, quando il Regno Unito, senza un’uscita concordata con l’Ue, verrebbe brutalmente sbalzata fuori dall’Unione, con conseguenze economiche e commerciali potenzialmente gravissime.
Il punto è che May non ha un Piano B dopo che Boris Johnson & Co. le hanno “ammazzato” (parole loro) l’accordo raggiunto con enorme fatica con l’Europa lo scorso novembre dopo due anni di negoziati.
E May non ha le caratteristiche politiche per riunire un partito dilaniato tra correnti diversissime, dai brexiters agli europeisti.
Inoltre, il nodo fondamentale del backstop (cioè una sorta di assicurazione concordata con l’Unione Europea per preservare la fluidità e l’invisibilità del confine tra Irlanda del Nord e Repubblica di Irlanda, pilastro fondamentale della pace del Venerdi Santo nel 1998) pare tuttora irrisolvibile: i conservatori ribelli e gli unionisti nordirlandesi (che forniscono appoggio esterno a May in Parlamento) lo vogliono sradicare da un nuovo accordo, per l’Europa invece è imprescindibile.
Insomma, anche se May è rimasta a galla, lo stallo rimane esattamente lo stesso.
Per questo si pensa innanzitutto a rinviare la scadenza del 29 marzo, cosa che Londra può richiedere ai 27 paesi membri Ue, i quali devono approvare.
Nei corridoi europei oramai si discute realmente di questa possibilità , ma che senso avrebbe prolungare l’agonia se il Regno Unito non offrirà nulla più di quanto offerto sinora? Il capo negoziatore europeo Barnier, difatti, oggi ha ricordato che il “no deal è sempre più vicino”.
Angela Merkel esclude la possibilità di un nuovo accordo, anche se si dice possibilista sui tempi da dare alla Gran Bretagna per trovare una soluzione interna, su cui – specifica la cancelliera intervenendo oggi al Bundestag – non ci saranno pressioni europee di alcun tipo.
Non infierire su May, ma difendere gli interessi europei. È la linea anche dell’Eliseo: “Abbiamo già raggiunto il limite di quello che potevamo fare nel contesto dell’accordo. Per risolvere un problema di politica interna britannica non possiamo non difendere gli interessi degli europei”.
(da “La Stampa”)
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