Gennaio 27th, 2019 Riccardo Fucile
LE FOTO PUBBLICATE DA “AVVENIRE”: TORTURE, STUPRI, VIOLENZE, ASSASSINI, RICATTI… E IN ITALIA QUALCHE CLANDESTINO DELL’UMANITA’ HA ANCORA IL CORAGGIO DI PARLARE INVECE DI CONSEGNARSI A SAN VITTORE E A POGGIOREALE
Una donna legata mani e piedi con catene, ventre e faccia a terra. Queste immagini vengono inviate dagli schiavisti ai parenti dei detenuti nel lager di Bani Walid per ricattarli Le pubblichiamo per documentare l’orrore che si consuma in quei campi libici
Nuove foto mandate dagli stessi criminali documentano le torture sui profughi subsahariani nei lager dei trafficanti, inaccessibili all’Onu e alle agenzie umanitarie. Ancora orrore senza fine dalla Libia: immagini di pistole puntate alla testa, corpi in catene macilenti e annichiliti come bestie.
E vergogna per l’indifferenza dei governi europei. È una delle tante prove della catastrofe umanitaria in Libia, denunciata da Acnur e da diverse organizzazioni per i diritti umani.
Le immagini provengono direttamente dall’inferno di Bani Walid, distretto di Misurata, circa 150 chilometri a sud-est di Tripoli.
Sono state mandate ai familiari dai trafficanti di esseri umani per indurli al pagamento del riscatto per rilasciarli.
Da sei mesi ogni giorno i detenuti subiscono minacce, percosse, torture e le donne spesso vengono stuprate dai guardiani. Tutti hanno cicatrici e bruciature per la plastica fusa gettata su arti e schiena.
Ma la cifra chiesta dai libici — 4 o 5mila dollari — è troppo alta perchè i parenti hanno già dovuto pagare le diverse tappe del viaggio e ora stanno chiedendo aiuto ai conoscenti.
Come ha scritto di recente anche il Corriere della Sera, nel caos libico lo scontro tra il governo centrale di Serraj e quello di Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, ha lasciato senza paghe i dipendenti pubblici, tra cui i guardiani delle galere.
Questa situazione, particolarmente in Tripolitania, ha dato impulso ai sequestri di migranti e alle torture per in- cassare in fretta i soldi della liberazione.
Sono circa 150 i profughi eritrei da circa sei mesi nelle mani di un clan di trafficanti libici guidato da un tale Abdellah. Sono entrati all’inizio del 2017 nel Paese nordafricano dal Sudan, partendo da Khartoum e attraversando il Sahara pagando quattro trafficanti loro connazionali, in gruppi, tempi e circostanze diversi.
I criminali, probabilmente parte dell’organizzazione di Abduselam Ferensawi, detto ‘il Francese’ — trafficante eritreo tra i più potenti sulla rotta africana orientale sia per le alleanze in Sudan che con i clan libici — li hanno rapiti una volta varcato il confine.
Li hanno tenuti prigionieri per oltre un anno in località diverse. Per liberarli i banditi chiedevano alle famiglie fino a 6mila dollari. Ma queste non riuscivano a pagare e verso la fine dell’estate 2018 i trafficanti eritrei hanno ceduto i 150 profughi — pare in cambio di una cifra non alta — a una gang di libici.
La vicenda è stata seguita e denunciata in Italia da Abraham Tesfay, giovane rifugiato e attivista per i diritti umani. Tesfay è in contatto con alcuni familiari dei rapiti — una parte sono in Africa, altri profughi in Israele o rifugiati in Europa — e sta cercando di convincerli a testimoniare davanti a un giudice.
«Secondo i prigionieri — racconta Tesfay — sono libici i miliziani di guardia e il capo.
Del resto, una volta finiti nelle mani di questa nuova organizzazione, i 150 sono stati subito
trasferiti a Bani Walid». Luogo sinistro.
Un anno e mezzo fa la Corte di Assise di Milano ha condannato all’ergastolo Osman Matammud, il somalo 23enne accusato di aver torturato per oltre un anno a Bani Walid 17 persone che lo hanno poi riconosciuto e fatto arrestare il 26 settembre 2017 a Milano.
L’Asgi, i giuristi che assistono i migranti, ha pubblicato sul suo sito le motivazioni della sentenza. Il somalo usava le stesse modalità : torture in diretta telefonica con i parenti cui mandava le foto per indurli a pagare. «I mercanti di esseri umani — prosegue Tesfay — probabilmente tengono i 150 in gruppi separati in una struttura collegata al centro statale di detenzione noto per la brutalità . Infatti nella tarda primavera scorsa ci fu un’evasione in massa e le guardie spararono ad altezza d’uomo. Un massacro, si salvò chi riuscì a raggiungere il presidio ospedaliero di Medici senza frontiere o chi trovò rifugio nelle case del villaggio».
Gojtom, eritreo di 27 anni e nome di fantasia, è uno dei 150 prigionieri dei trafficanti a Bani Walid. Ha uno smartphone e parla inglese. Via whatsapp racconta la sua vita quotidiana nel lager: scarse razioni di cibo (pessimo), acqua razionata, mancanza di servizi igienici e di assistenza. «Le guardie di sera sono spesso ubriache, picchiano e sparano a chi reagisce o protesta o anche per capriccio ».
Lavora gratis per i banditi libici, come altri, tutti schiavi. Traslochi, edilizia, lavori nei campi.
«Almeno mi conoscono e mi trattano meglio». Ha trascorso oltre un anno tra Kufra e Sebha, è arrivato qui a fine estate. Nel suo hangar ci sono 19 detenuti, tra cui 8 ragazze. Tre di loro hanno figli piccoli. «Faccio una vita brutta perchè non ho i soldi per andarmene e raggiungere mia moglie e mio figlio a Tripoli. Ma le donne qui stanno peggio». Secondo i testimoni, nel gruppo sarebbero morte di stenti 5 persone, tra cui un bambino.
(da “Avvenire”)
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Gennaio 27th, 2019 Riccardo Fucile
IL SEQUESTRATORE DI PERSONE VUOLE DENUNCIARE L’EQUIPAGGIO, DI MAIO VUOLE SEQUESTRARE LA NAVE… L’ASSOCIAZIONE “RAINBOW4AFRICA” DENUNCIA LORO AL TRIBUNALE INTERNAZIONALE
La Sea Watch 3 non si muove di un millimetro, nel suo nono giorno di navigazione. Resta ancorata
a un miglio dalla costa siciliana, con i 47 migranti bloccati a bordo. Attorno a loro si scatena un caso politico tutto italiano, perchè diversamente da casi analoghi del recente passato sono totalmente assenti gli altri interlocutori, l’Europa in primis.
Un blitz di tre parlamentari dell’opposizione, che rivendicano la loro “prerogativa costituzionale” e raggiungono la nave su un gommone insieme al sindaco di Siracusa, dà eco al disagio fisico e psicologico delle persone a bordo e rimarca l’esigenza di farli sbarcare subito tutti, a cominciare dai minori.
Matteo Salvini e Luigi Di Maio parlano di carte su cui si sta lavorando: il leghista Vvuole denunciare l’equipaggio, il pentastellato punta al sequestro della nave che ospita 47 “sequestrati” da ormai nove giorni.
Se non fosse tragica, la vicenda di due premier con l’acqua alla gola sarebbe umoristica.
Prosegue il silenzio operoso del Quirinale, che come nel caso della nave Diciotti esercita la sua moral suasion.
Si fa sentire il pressing della Chiesa, che rinnova la disponibilità ad accogliere i migranti, invano: “Non c’è la possibilità di farlo” dice sconsolato il cardinale Gianfranco Ravasi.
La questione è sul tavolo del premier Giuseppe Conte, fino a stasera in Oman, a cui si chiede l’ennesimo sforzo di mediazione per individuare una soluzione. Ma potrebbe muoversi anche la Procura, aprendo un’inchiesta.
Salvini ha annunciato la volontà di trascinare la Ong Sea Watch in Tribunale, ha dichiarato di avere “elementi concreti per affermare che, mettendo a rischio la vita delle persone a bordo, il comandante e l’equipaggio della Ong abbiano disubbidito a precise indicazioni che giorni fa li invitavano a sbarcare nel porto più vicino (non in Italia!) – ha precisato – prove che verranno messe a disposizione dell’autorità giudiziaria”.
Le solite chiacchiere smentite dalla nave.
In un video diramato ieri, Giorgia Linardi, portavoce della Ong in Italia: “Il soccorso non ha visto il coordinamento di nessuno nonostante, fin dall’inizio siano state informate le autorità libiche italiane, maltesi e olandesi, lo Stato di bandiera della nave”, che ha riparato “a est della Sicilia per evitare onde fino a sette metri dovute al ciclone mediterraneo che si sta abbattendo sull’area”.
L’associazione “Rainbow4Africa” ha chiamato in causa la magistratura. Chiedendo “l’immediata applicazione della legge italiana” e riservandosi “di presentare esposto alla magistratura italiana e denuncia al Tribunale Internazionale per palese violazione dei diritti dei minori, di leggi italiane e trattati internazionali”.
In serata anche Luigi Di Maio dice su La7 che il Governo “è impegnato in queste ore, affinchè si possa sequestrare questa imbarcazione e non possa ripartire per fare le stesse cose che ha fatto in mare.
Tradotto: Di Maio non vuole che vengano salvate.
Ne tenga conto la magistratura.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2019 Riccardo Fucile
IL PIU’ PICCOLO HA 14 ANNI, MOLTI 16 ANNI, SONO TUTTI SOLI: QUATTRO VENGONO DAL SENEGAL, OTTO DALLA GUINEA BISSAU, UNO DAL SUDAN… LA LEGGE PARLA CHIARO: SI PROCEDA PENALMENTE CONTRO SALVINI E TONINELLI PER SEQUESTRO DI PERSONA E DATO CHE SALVINI HA REITERATO IL REATO VA ARRESTATO
Il più piccolo, M. T. D., viene dal Senegal e ha appena quattordici anni. Ne compirà quindici ad agosto.
Poi ci sono M.B., B. B. e gli altri minori non accompagnati che da una settimana si trovano sulla nave Sea Watch 3, al largo di Siracusa, in attesa di conoscere i loro destini.
Sono in tutto 13 i minori non accompagnati sui 47 migranti a bordo della nave della Ong alla fonda della città siciliana. Quattro, tra cui il più giovane Mamadou, vengono dal Senegal, otto dalla Guinea Bissau, uno dal Sudan.
Storie diverse con un unico denominatore: sono tutti soli.
Sono partiti dalla Libia a metà gennaio con la speranza di approdare in Europa senza i loro genitori o senza un parente che si prenda cura di loro.
C’è M. B. che ha sedici anni appena compiuti e arriva dal Senegal, poi B. B. che ne ha diciassette, anche lui del Senegal. Come M. J., sedici anni.
E poi S. B., che ha diciassette anni e arriva dalla Guinea Conackry.
E ancora A. F., anche lui della Guinea, sedici anni. Come M. T. D., sedicenne della Guinea. Oltre al più piccolo, il quattordicenne M. T. D. del Senegal.
Sulla nave c’è anche S. B. che deve fare a maggio diciassette anni ed è della Guinea.
E ancora J. Z., sedici anni, sempre dalla Guinea; come I. T.. M. D. ha invece diciassette anni ed è del Senegal mentre H.M. è un sudanese di sedici anni.
Infine M. F. D. di sedici anni della Guinea.
“Devono tutti scendere dalla nave come prevede la legge” continua a ripetere da giorni l’avvocato Carla Trommino, garante per l’infanzia che due giorni fa ha scritto alla Procura dei minori di Catania per chiedere lo sbarco dei ragazzi.
E la Procura dei minori, guidata da Caterina Ajello, dopo le prime verifiche ha scritto ai ministri dell’Interno e delle infrastrutture, Matteo Salvini e Danilo Toninelli, per chiedere “lo sbarco immediato” dei ragazzi.
“Atteso che i suddetti minori si trovano in territorio dello Stato italiano e specificatamente nel distretto di competenza di questa procura della Repubblica per i minorenni, la tutela dei loro diritti deve essere assicurata da questa Ag” ha scritto due giorni fa la Procuratrice dei minori ai ministri.
“Evidentemente tutti questi diritti vengono elusi a causa della permanenza dei suddetti minori a bordo della nave – aggiungeva – poichè quantomeno non possono beneficiare di strutture di accoglienza idonee e sono costretti a permanere in una condizione di disagio sino a quando la situazione politica internazionale non sarà risolta, con grave violazione dei loro diritti”.
(da Globalist)
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Gennaio 27th, 2019 Riccardo Fucile
“CI ABBIAMO MESSO 2 MINUTI E MEZZO PER ARRIVARE, NON SI PUO’ GIRARE LA TESTA DALL’ALTRA PARTE”… L’APPOGGIO DI BERLUSCONI: “VANNO FATTI SBARCARE, CHISSA’ COSA CAMBIA CON 47 IMMIGRATI IN PIU'”
«Per me è un’esperienza incredibile, perchè gli sguardi spiritati delle 47 persone che abbiano
ascoltato, accarezzato, lasciano un segno. Posso capire che dietro una scrivania, da lontano, tutto questo può apparire come un fenomeno».
Sono le parole di Stefania Prestigiacomo dopo il sopralluogo sulla nave della Ong tedesca.
«È la prima volta che salgo a bordo di una nave di questo tipo – ha aggiunto – ma da siracusana conosco bene il fenomeno degli sbarchi: questa è una provincia che ha accolto migliaia di migranti e ha dato prova di grande solidarietà . Salvando vite in mare, liberi cittadini si sono precipitati nelle spiagge ad aiutare migranti che sbarcavano a nuoto. Abbiamo impiegato due minuti e mezzo col mezzo della capitaneria per arrivare dalla Sea Watch a terra. Non si può voltare la testa dall’altra parte. Non è la mia natura. Siamo d’accordo che dobbiamo coinvolgere l’Europa, però queste persone sono stremate. Toccare da vicino queste realtà fa molto male al cuore. Quando noi parliamo di Europa pensiamo ad un Paese che può accoglierci, perchè ci tengono prigionieri. Quella nave – ha concluso – non è luogo dove possono continuare a vivere. Abbiamo voluto dimostrare che c’è qualcosa che va oltre gli schieramenti».
“Non credo che Forza Italia sia rimasta spiazzata”, precisa la deputata ai giornalisti che la interpellano. “Ma in ogni modo me ne occuperò poi. Adesso la priorità è essere su questa nave” e “aver conosciuto lo straordinario equipaggio che con grande professionalità sta assistendo queste persone”. Con lei si schiera la compagna di partito Renata Polverini. “Voglio sostenere con forza l’iniziativa della collega”, ha detto la parlamentare forzista.
Lo stesso Silvio Berlusconi si era detto favorevole allo sbarco. “Se fosse mia responsabilità , li farei senza dubbio sbarcare”, diceva in Radio questa mattina. “Credo, con senso di realismo, che 47 nuovi immigrati che si aggiungono ai più di 600mila che abbiamo oggi sul territorio del Paese non cambino nulla”.
(da “La Stampa”)
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Gennaio 27th, 2019 Riccardo Fucile
STRISCIONI CONTRO CHI SI E’ VENDUTO ALLA LEGA: “ANNI DI INSULTI E ORA PROVANO A RIPULIRSI LA FACCIA PER RACCATTARE VOTI”… I CORAGGIOSI LEGHISTI SI CHIUDONO NELLA SALA, ARRIVA LA POLIZIA IN ASSETTO ANTISOMMOSSA PER FRONTEGGIARE DIECI RAGAZZE
Momenti di tensione all’hotel Ramada di Napoli dove una trentina di contestatori è entrata nell’albergo dove era in corso la riunione della scuola di formazione della Lega per dirigenti della Campania e del Sud.
Le porte della sala sono state chiuse precipitosamente dai leghisti e i manifestanti sulla terrazza dell’albergo hanno esposto striscioni, tra cui quello ‘Leghista terrone vergogna del Meridione’ o un Salvini immortalato con alcuni prodotti gastronomici, ed urlato slogan.
“A Napoli – hanno detto i giovani – non c’è spazio per chi ha costruito la sua carriera politica prima con l’odio per i meridionali e poi per gli immigrati. Non dimentichiamo gli slogan ‘colerosi terremotati'”.
Sul posto è arrivata la polizia in assetto antisommossa prima che la manifestazione si concludesse.
“Per noi è inaccettabile che, dopo anni di insulti ai meridionali, il partito che ha costruito la propria carriera sull’odio, provi a ripulirsi la faccia e a raccattare i voti dei napoletani”.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2019 Riccardo Fucile
STRANO CHE SALVINI NON ABBIA FATTO UN POST PER COMPLIMENTARSI CON LE FORZE DELL’ORDINE
Intorno alle 20.30 di ieri sera un 50enne italiano è stato arrestato per furto aggravato continuato. 
L’uomo ha puntato il camioncino di due venditori senegalesi – utilizzato ai fini di una regolare attività di vendita – nei pressi di Piazza della Commenda e che, dopo aver rotto il vetro del mezzo, ha sottratto due borsoni contenenti merce per un valore di circa 400 euro.
I due senegalesi si sono resi subito conto del furto, e hanno provveduto tempestivamente ad avvisare le forze dell’ordine.
Non appena giunti sul posto, gli agenti hanno individuato l’italiano con i due borsoni e lo hanno arrestato.
Poco dopo la refurtiva è stata restituita ai legittimi proprietari.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2019 Riccardo Fucile
“SALVINI MI AVEVA PROMESSO UN LAVORO, MA QUANDO E’ STATO IL MOMENTO E’ SPARITO”… LE FOTO SONO STATE MANIPOLATE PER ACCUSARE LA ONG… LA MAGISTRATURA ORA FARA’ FINTA DI NULLA? E QUESTO SAREBBE UN MINISTRO DEGLI INTERNI?
Di Pietro Gallo e del suo ruolo nelle “denunce” di Salvini contro le ONG abbiamo già parlato qualche tempo fa: nel maggio scorso Matteo Salvini parlò in tv di un dossier dei servizi segreti sulle Organizzazioni Non Governative che accertava l’esistenza di rapporti fra gli scafisti e alcune associazioni.
All’epoca il presidente del COPASIR e leghista Giacomo Stucchi smentì tutto, mentre Salvini, in un’intervista successiva a L’Aria Che Tira sostenne che il dossier non arrivava da Stucchi nè dal COPASIR.
Antonio Massari sul Fatto Quotidiano oggi ospita un’intervista a Gallo, agente della sicurezza a bordo della Vos Hestia — la nave utilizzata da Save The Children per i soccorsi — che nell’ottobre 2016 aveva fatto partire le indagini della procura di Trapani sulle Ong, e autore con Floriana Ballestra di quel dossier:
Inviammo una mail ai servizi segreti, ad Alessandro Di Battista — che non rispose — e chiamammo la segreteria di Matteo Salvini. Io e la mia collega fummo richiamati da Salvini pochi minuti dopo, mentre passeggiavamo sul lungomare di Trapani. Il ministro le disse che ci avrebbe raggiunti anche subito, ma gli spiegammo che stavamo per imbarcarci, così ci diede il numero di un suo collaboratore. Con un accordo: avrei inviato alla mia collega fotografie e informazioni utili che lei, a sua volta, avrebbe girato al collaboratore di Salvini. Così fu
Cosa chiedevate in cambio?
Nulla. Però, quando la collega incontrò Salvini a Milano con il suo staff, spiegò che rischiavamo di perdere il lavoro, perchè ci avrebbero ritenuto delle spie. La collega mi riferì d’essere stata rassicurata: le dissero di non preoccuparsi.
Come ha inteso questa rassicurazione?
Se avessi perso il lavoro, avrei ricevuto un aiuto a trovarne un altro. Infatti l’ho perso. Non ho mai chiesto nulla. Però, ho ricevuto delle minacce, collegate alle mie denunce sulle Ong, e quando l’ho fatto presente allo staff del ministro non ho ricevuto neanche una telefonata di solidarietà .
Lei nei suoi mesi a bordo ha assistito a contatti tra Ong e trafficanti?
No. Mai. Noi ci piazzavamo in punti dove di solito erano già avvenuti i recuperi. Ho svelato che i trafficanti accompagnavano i gommoni e davanti a noi li riportavano indietro.
E ha fatto la “spia” per conto della Lega.
Di questo oggi mi vergogno. Profondamente. Anche per l’assenza di solidarietà e gratificazione. Qualcun altro tra voi ha avuto qualcosa in cambio dalla Lega? No. So soltanto che qualcuno di noi ha inviato all’epoca in Regione Liguria un curriculum. Ma senza alcun risultato.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 27th, 2019 Riccardo Fucile
IL SEGRETARIO CGIL RIBALTA LA NARRAZIONE FARLOCCA SALVINIANA… “SE LA VICENDA DELLA SEA WATCH NON SI SBLOCCA CI PENSERA’ UNA FORTE MOBILITAZIONE DELLA SOCIETA’ CIVILE”… E AVVISA IL GOVERNO: “CHI IGNORA IL SINDACATO ANDRA’ A SBATTERE, SIAMO 12 MILIONI”
“Quella della Sea Watch è una situazione inaccettabile, le persone vengono prima. E bisogna
smettere di usarle a fini elettorali. Che esista un problema in Europa è sotto gli occhi di tutti ed è una battaglia da fare. Ma non sulla pelle di questa gente. Colpiscono soprattutto i loro occhi, sembrano in ostaggio. Ostaggio di chi li vuole osare a fini elettorali. Trovo davvero folle che si dica che il problema sarebbe l’invasione dei migranti, quando sono più i giovani italiani che sono dovuti scappare dall’Italia, che non trovano lavoro, dei migranti che arrivano in Italia”.
A dirlo è Maurizio Landini, neo eletto segretario generale della Cgil, nel corso di Mezz’ora in più, su Raitre, sottolineando che “si cerca di raccontare un mondo che non c’è, non è più accettabile questa situazione. Dobbiamo mobilitarci tutti, in tutte le forme. Mi auguro che nelle prossime ore se non si sblocca la situazione ci sia una reazione della società civile, non ci può essere un mondo di sfruttamento delle persone”.
Il riferimento esplicito è a Matteo Salvini e alla sua strategia sull’immigrazione. “Dovrebbe smetterla di usare messaggi violenti e affrontare i temi” dice Landini, che allarga il ragionamento anche alle situazioni di caporalato a San Ferdinando. “Qualità del lavoro e diritti delle persone vengono prima della posizione politica” sottolinea.
La Cgil chiede un confronto con il Governo, di cui dà un pessimo giudizio, perchè “si chiamano Governo del cambiamento ma non stanno cambiando quasi nulla e quando lo fanno è in peggio”.
Tra Lega e M5S “formalmente c’è una differenza” sottolinea ancora Landini, ma “fanno un giochino, fanno finta che uno è governo e uno è opposizione”.
Anche sul reddito di cittadinanza, il leader Cgil afferma che “non critichiamo la lotta contro la povertà , non diciamo che non si deve fare il provvedimento, ma critichiamo come lo si sta facendo”, perchè “oggi si è poveri anche lavorando. Andava allargato lo strumento del passato Governo, il Rei, ampiando risorse e strumenti”, e serve lavoro, per cui “bisogna far ripartire gli investimenti” pubblici e privati.
Oltretutto al Governo “non si stanno confrontando con nessuno, hanno trasformato il Parlamento in un passacarte – sottolinea Landini – Un Contratto fatto fra privati sta impedendo al Parlamento di discutere” e anche rispetto al sindacato, “noi abbiamo 12 milioni di iscritti, firmiamo contratti che riguardano milioni di persone e con noi si deve discutere. Poi puoi non essere d’accordo, ma devi discutere. Oppure vai a sbattere. Faccio notare che tutti quelli che in passato hanno pensato che si potesse fare senza il sindacato sono andati a sbattere. Quando le cose sono complesse ci vuole tanta intelligenza e non ci sono i fenomeni che risolvono da soli. Quando dico fare sistema dico questo, confrontarsi con tutti e avere una visione. Questo è quello che manca”.
Il Governo ha disertato il Congresso della Cgil e “ha fatto una scelta sbagliata — commenta Landini — Noi li abbiamo invitati tutti, il premier e i due vice premier. Ci hanno mandato a dire che non venivano per ragioni di agende, ma semplicemente hanno scelto di non venire. E hanno perso un’occasione”.
Ora dovranno fare i conti con la mobilitazione indetta dai sindacati a Roma per il 9 febbraio: “sarà una grande manifestazione perchè c’è una grande voglia di cambiamento” e sarà l’occasione per Cgil, Cisl e Uil per chiedere al Governo “che si apra una vera trattativa con il sindacato. Per arrivare a un cambiamento vero”.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 27th, 2019 Riccardo Fucile
“CI SARANNO SEMPRE ULTIMI IN UNA SOCIETA’ DOVE VIGE LA CULTURA DELL’ODIO”
Io ho visitato il Cara di Castelnuovo di Porto. Quando non era famoso e non era diventato il casus belli nel periodo buio di questo inizio 2019, precisamente nell’estate del 2015.
Era un’epoca in cui il MoVimento 5 stelle era espressione dei cittadini e degli attivisti, organizzati in gruppi di lavoro, e i parlamentari erano portavoce e come tali portavano nei palazzi le istanze e le idee del territorio.
Perciò il “tavolo immigrazione” del MoVimento 5 stelle laziale organizzò una visita seguita da un incontro cittadino per discutere di modelli virtuosi di accoglienza.
Erano passati pochi mesi dagli arresti di mafia capitale e il business e la mala gestione dell’accoglienza stavano emergendo in tutta la loro drammaticità , quindi andavamo a vedere la realtà per proporre soluzioni.
Parlavamo di potenziare le commissioni territoriali per accelerare la risposta alle domande di asilo, di accoglienza diffusa e potenziamento degli Sprar, di percorsi di integrazione efficace e di rimpatri.
Ma era un’epoca dove per l’appunto si parlava e ci si confrontava tentando di costruire una vera democrazia diretta.
Lontano dal centro del Paese, in una frazione di pochi abitanti, era evidente che il centro aveva modificato profondamente la vita dei residenti.
La cosa che mi colpì di più appena arrivati fu un gruppo piuttosto numeroso di ragazzi di colore a una fermata dell’autobus e una signora anziana, del posto, in mezzo a loro, di fronte al piccolo bar dove ci eravamo fermati a mangiare qualcosa.
Il pullman passò più volte, ma non si fermò. Mi spiegarono che in genere i ragazzi del centro non avevano il biglietto così i conducenti non si fermavano a ogni giro per buona pace della povera signora anziana.
Giusto o meno, etico o meno, immagino che il disagio non facesse piacere alla signora costretta ad aspettare un autista che avesse voglia di fermarsi per un biglietto valido su venti passeggeri.
Visitammo il centro assieme alla nuova direttrice, appena subentrata. Non credo di poter definire accoglienza virtuosa quel modello nel 2015.
Mi hanno detto che negli anni è migliorato molto, ma all’epoca si partiva da quello scempio chiamato falsamente accoglienza.
Sebbene al cancello ci fosse una casetta di controllo con tessera per entrare e uscire, gli ospiti preferivano accedere scavalcando il muro in un via vai abbastanza intenso. In realtà , sebbene il numero delle persone ospitate ufficialmente fosse di qualche centinaio, gli ospiti effettivi erano evidentemente molti di più e la maggior parte non censita.
All’interno, in un grande salone, mi si presentò una scena incredibile di autogestione che ricordava un bazar.
Sebbene gli ospiti non dovessero avere denari contanti e dovessero usufruire della mensa, avevano allestito un vero e proprio mercato ortofrutticolo con una varietà di ortaggi, frutta e verdura da fare invidia a un mercato rionale.
In un angolo avevano costruito un punto “barbiere” con tutto l’occorrente di un negozio con tanto di specchi rattoppati. In un altro angolo la vendita di televisori e videoregistratori e altri oggetti elettronici ufficialmente trovati in discarica.
Nelle stanze più grandi dove dormivano per lo più ragazzi giovani mancavano molti vetri sostituiti da bustoni neri dell’immondizia attaccati con il nastro adesivo e spesso non c’erano neanche abbastanza letti, ma solo materassi o coperte gettate a terra come giaciglio.
Molto simpatica una palestra autogestita interamente costruita con materiali di scarto tra i quali una serie di pesi fatti con manici di scopa e barattoli di pomodoro di diverse grandezze alle estremità , riempiti di cemento e oggetti metallici per realizzare pesi diversi.
Dove c’erano famiglie arrivava dalle stanze odore di cucinato, sebbene fosse vietato per ovvie ragioni di sicurezza cucinare nelle stanze. Ma entrando, rapidamente, spariva tutto. Fornelli accesi, piatti, stoviglie venivano chiusi negli armadietti al nostro passaggio.
Non me la sento di definire quello che vidi nel 2015 come “accoglienza”.
Mi hanno detto attivisti e operatori che in quattro anni la situazione era rientrata nella decenza, ed erano partiti molti progetti di integrazione di qualità .
Questo quello che non andava nel 2015. C’era molto da lavorare per trasformare quel modello fallimentare in accoglienza virtuosa e sostenibile per ospiti e cittadinanza in strutture più adeguate e qualcosa era stato fatto tanto da meritare la visita di Papa Francesco nel 2016, da essere definito da molti un modello e offrire un indotto di 120 lavoratori in una zona non certo semplice per l’occupazione.
Ma la malagestione del passato non giustifica quanto successo nei giorni scorsi con la deportazione senza preavviso di PERSONE.
Persone considerate oggetti senza la dignità di una identità .
Persone usate in passato per far soldi “più che col traffico di droga”: donne uomini e bambini, sani e malati, onesti e delinquenti, pacifici o violenti.
Insomma esseri umani con il loro bagaglio di storia carattere, tendenze , gioie e sofferenze. Usate di nuovo, questa volta per un blitz ad effetto ad uso e consumo di una propaganda xenofoba cinica e razzista che deve raccattare voti fomentando le tensioni sociali.
Del Decreto Sicurezza e di come non offra nessuna soluzione alla gestione del fenomeno migratorio, non proponga nè piani di rimpatrio nè integrazione delle persone presenti sul territorio nazionale e crei nuovi “clandestini” —che dovremmo cominciare piuttosto a chiamare “invisibili”- si è parlato già a lungo.
Quello che colpisce di questa vicenda, forse più di altre simili, ove si sgombra per propaganda, ma non si fornisce nessuna soluzione dignitosa e sicura se non la strada, è lo sdoganamento del cinismo di Stato.
Progetti interrotti dalla sera alla mattina, bambini che non hanno il tempo di salutare i loro compagni di scuola, nuovi invisibili generati dal decreto sicurezza indipendentemente dallo stato di fragilità buttati senza identità in mezzo a una strada. E 120 nuovi disoccupati dalla sera alla mattina senza una parola.
Ci saranno sempre “ultimi” in una società e la cultura dell’odio e del cinismo, la storia insegna, inizia in maniera subdola , ha percorsi imprevedibili e difficilmente si torna indietro.
Non dimentichiamo.
Elena Fattori
parlamentare M5S
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