Febbraio 25th, 2019 Riccardo Fucile
JEANS E GIUBBOTTO, IL PRESIDENTE SENZA SCORTA DIALOGA CON I CLOCHARD PER CERCARE DI MIGLIORARE IL SISTEMA DI ACCOGLIENZA
Negli scatti si vede il Presidente in jeans e giubbotto parlare con dei senzatetto.
È successo una settimana fa a Parigi quando Macron ha deciso di passare in incognito una notte con i volontari che si occupano dei senza fissa dimora, quasi tremila secondo un ultimo conteggio del comune.
La notizia era stata tenuta nascosta, la stampa non era stata invitata e niente era filtrato dall’Eliseo. Macron voleva fosse un fatto “privato”.
Quando era stato eletto Macron aveva promesso che nessuno più sarebbe rimasto fuori in strada a dormire ma non è ancora riuscito a realizzare la sua promessa.
Il capo di Stato, hanno raccontato i volontari presenti, ne è consapevole, ha chiesto cosa migliorare e dove intervenire per rendere il sistema di accoglienza più efficace.
Anche per questo, per cercare di capire la complessità del problema, ha ritenuto opportuno passare una notte dialogando con i senzatetto della capitale.
Ovviamente gli oppositori lo hanno lo stesso criticato, forse perchè avrebbero dovuto andarci loro ma non lo hanno mai fatto.
Come in Italia, dove il sovranista che strilla “prima gli italiani” mai che accolga un senzatetto italiano a casa sua…
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Febbraio 25th, 2019 Riccardo Fucile
FINISCE LA PARABOLA DEL PORTAVOCE “DEI CITTADINI ESASPERATI” DELLE PERIFERIE ROMANE, LEGATO A FORZA NUOVA
Yari Dall’Ara, 38 anni con diversi precedenti sulle spalle, nei mesi scorsi era diventato uno dei volti pubblici della protesta nel suo quartiere, Tiburtino III, contro la presenza del centro per migranti di via del Frantoio gestito dalla croce rossa.
Ora Yari è finito agli arresti domiciliari (con braccialetto elettronico) assieme ad altre due persone, arrestato mentre era intento a svaligiare una gelateria in via Cola di Rienzo in Prati. Quando le forze dell’ordine sono arrivate sul posto, la cassa era già stata ripulita e i tre ladri si erano nascosti in dei mobili.
Fermati sono stati trovati in possesso di attrezzi da scasso, tra cui un piede di porco. La banda è sospettata di aver messo a segni altri colpi nella zona nelle scorse settimane.
Il 38enne negli scorsi mesi più di una volta a favore di telecamere e su Facebook si è autoproclamato rappresentante dei cittadini (ovviamente “esasperati”) di Tiburtino III, si è reso protagonista delle mobilitazioni contro i migranti, partecipando alle mobilitazioni di Casa Pound prima e soprattutto di Forza Nuova in un secondo momento.
Tutto è iniziato lo scorso 30 agosto, quando una folla ha tentato di assaltare il centro di accoglienza, a seguito di un diverbio tra un migrante e alcuni ragazzini della zona.
Sono seguite settimane di tensioni, manifestazioni e presidi contrapposti tra estrema destra e centri sociali, e anche una brutale aggressione razzista ai danni di un ospite del centro
Dall’Ara è sempre stato in prima fila in tutte le manifestazioni a Tiburtino III, tentando di conquistarsi un seguito e partecipando a “passeggiate” per la sicurezza organizzate da Forza Nuova e a manifestazioni in altri quartieri.
Uno dei paladini della propaganda razzista, che sostiene magari che la presenza di un centro per rifugiati aumenta il numero di furti, così per qualche tempo mancherà dalle cronache cittadine. Chissà che magari talk show e cronisti la prossima volta se lo ricordino, prima di creare leader di inesistenti rivolte popolari.
(da “Fanpage”)
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Febbraio 25th, 2019 Riccardo Fucile
LA “DEMOCRAZIA DIRETTA” DAI MONARCHI ASSOLUTI DOVE IL POPOLINO PUO’ VOTARE (SENZA GARANZIE DI CONTROLLO) SOLO SU DECISIONI ALTRUI
«Il M5S è vivo e vegeto», assicura Luigi Di Maio mentre ammira la più clamorosa delle emorragie di voti e i numeri, a scrutinio ancora in corso, dicono che il centrodestra di Christian Solinas ha vinto le elezioni regionali in Sardegna con una percentuale che ad ora è del 47,7% dei voti, il centrosinistra di Massimo Zedda insegue abbastanza staccato con il 33,2 e il MoVimento 5 Stelle di Desogus, che ieri festeggiava perchè (secondo loro) era il primo partito in Sardegna, si trova attualmente all’11% e nell’isola viene superato dal Partito Democratico, dalla Lega e persino dal Partito Sardo d’Azione.
Il MoVimento 5 Stelle è talmente vivo e vegeto in Sardegna che dopo l’intemerata sui risultati uscita sul Blog delle Stelle ieri è calato un silenzio di tomba sui profili e sulle pagine dei leader, che hanno deciso di starsene in silenzio per un giorno intero sui social network come quando la situazione è disperata, ma non seria, secondo la raffinata strategia dello gnorri già sperimentata da Virginia Raggi a Roma.
Anche Di Battista è uccel di bosco ma da più tempo di Di Maio e non certo per le elezioni in Sardegna, visto che la strategia di The Dibba Submarine prevede l’inabissamento quando le cose vanno male e la resurrezione nei tempi di vacche grasse.
Per il resto, a parte quelli che negano anche quando la moglie li trova a letto con l’amante, il crollo del M5S alle elezioni in Sardegna ha dato la stura a una giornata di silenzio che arriva prima delle grandi notizie.
Un silenzio interrotto soltanto da poche voci, come quella della senatrice Paola Nugnes che chiede a Di Maio di valutare un cambio di leadership, come se si potesse seriamente discutere un’opzione del genere in un partito come il MoVimento 5 Stelle.
E infatti l’unico a rispondere è Sergio Battelli, il deputato musicista e tesoriere M5S, appena riemerso dal poderoso boicottaggio del succhino di cittadinanza di Zuegg: «Si candidi lei, non faccia come Fassino».
Ciò nonostante, Di Maio e i suoi hanno intenzione di dare il prima possibile un segnale concreto al popolo grillino oltre a far sapere che “per il governo non cambia nulla”. E punta sulla riorganizzazione interna del MoVimento 5 Stelle, esattamente come successe anni fa quando fu varato il Direttorio con lui, Dibba, Carla Ruocco, Carlo Sibilia e Roberto Fico: all’epoca, a parte qualche sussulto di dignità , si rivelò uno strumento totalmente inutile e venne cancellato.
Come sarà questa nuova organizzazione?
Intanto, in omaggio al particolare tipo di partecipazione popolare a cui il M5S ha abituato i suoi attivisti, ovvero la Democrazia Diretta da Beppe Grillo, la riorganizzazione è già blindata anche se qualche dissidente, povero illuso, avrebbe voluto metterla in discussione.
E poi, spiega l’agenzia di stampa AGI, partiranno a breve — forse già domani appunto — le votazioni online per far decidere gli iscritti sul nuovo assetto del Movimento 5 stelle. Si voterà sui temi cruciali che potrebbero cambiare a 360 gradi la natura di M5s: intanto, la deroga ai due mandati quando si tratta di incarichi locali.
In questo caso, viene spiegato all’AGI da esponenti parlamentari 5 stelle, la possibilità potrebbe essere non solo la deroga ai mandati dei consiglieri comunali ma, viceversa, tra le ipotesi potrebbe esserci anche che chi è stato parlamentare per due mandati possa poi candidarsi a livello locale come consigliere comunale o sindaco.
C’è poi la definizione di una struttura verticale, da non chiamare segreteria politica’ ma che molto le potrebbe somigliare, per suddividere responsabilità e tematiche e avere così dei referenti precisi su temi precisi.
Un modo per evitare che il potere sia tutto accentrato nelle mani di Di Maio in teoria ma in realtà , viene sottolineato in ambienti M5s, i nomi dei referenti saranno comunque individuati dallo stesso Di Maio per quanto poi votati dalla Rete.
La democrazia diretta, avete presente?
Infine c’è la questione delle liste civiche e delle possibili alleanze, sulla quale concordano anche i dissidenti: servirà ai grillini a rimangiarsi anche l’ultima scusa con cui giustificano le sconfitte alle elezioni, ovvero il fatto che ci siano troppi candidati nelle schede a causa delle alleanze altrui con il risultato che il povero elettore, evidentemente confuso, sbaglia a votare (LOL).
Il M5S quindi è vivo, ma vegeta: perchè continua a essere l’espressione di una monarchia assoluta che non ha, a differenza di quello che diranno domani, alcuna intenzione di costituire un percorso politico maturo verso la democrazia.
Già il fatto che gli attivisti saranno chiamati a votare su decisioni prese da altre invece di poterle prima discutere e poter proporre soluzioni alternative dimostra che i grillini che oggi sono al potere non hanno alcuna intenzione di mollare l’osso nè di cambiare direzione dopo le critiche. Almeno fino alle elezioni europee.
Lì sarà difficile per Di Maio riuscire a dare la colpa a qualcun altro.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 25th, 2019 Riccardo Fucile
NUGNES METTE IN DISCUSSIONE DI MAIO… ORA TREMANO PER BASILICATA E PIEMONTE… LA CORDA SOTTO ACCUSA
La Caporetto deve portare alla riscossa di un Piave. Il day after del disastro in Sardegna è complicato per il Movimento 5 stelle.
Ma paradossalmente mette benzina nel motore riformatore di Luigi Di Maio. “Tra martedì e mercoledì ci saranno importanti novità ” nella riorganizzazione della creatura che fu di Beppe Grillo, annuncia facendo capolino da Palazzo Chigi nel sole dell’ora di pranzo.
Dietro le quinte si consuma l’ennesimo grano di un rosario di tensioni post sconfitte.
Il dito di molti è puntato su Emanuela Corda.
L’influentissima deputata dell’isola è accusata dagli avversari interni di essere l’artefice del disastro. “È lei che ha imposto come candidato una figura totalmente inadeguata a fare il frontman come Francesco Desogus”, punta il dito un collega parlamentare.
Una forzatura dopo il passo indietro di Mario Puddu, vincitore delle regionarie e costretto al passo indietro dopo aver ricevuto un avviso di garanzia.
Con i vertici che hanno silenziosamente benedetto l’operazione per non attirarsi accuse di verticismo ma soprattutto perchè manca un’adeguata cinghia di trasmissione che identifichi chi decide cosa con tanto di oneri e onori.
E alcuni settori di attivisti che hanno tirato il freno in campagna elettorale. Il capo politico ha sbottato con i suoi: “Basta infilarci in queste situazioni in cui già si sa come va a finire”. E ha deciso di accelerare sulla riorganizzazione della macchina.
Mettendo intanto in piedi alla meno peggio una strategia di contenimento del danno, quando però ormai i buoi erano fuggiti dalla stalla.
Nella notte tra domenica e lunedì la comunicazione 5 stelle ha abbandonato il canovaccio del “non commentiamo gli exit poll” e ha diramato una prima nota alle 22.30: “Risultiamo prima forza politica, siamo molto soddisfatti del fatto che entreremo nel consiglio regionale per la prima volta”.
In pochi hanno abboccato, così ecco che meno di un’ora dopo, quando i siti e le agenzie parlavano di “crollo”, una seconda pezza a cercare di salvare il salvabile: “I giornali titolano in modo scorretto flop M5s. Certo uno vuole sempre fare di più. Ma i numeri parlano chiaro, e in tutte le ultime elezioni il Movimento è sempre cresciuto rispetto alle stesse precedenti consultazioni”.
La mattina dopo il capo politico è stato netto: paragonare il voto delle politiche con quello delle amministrative sarebbe come sommare “pere a mele”.
Desogus, intervistato da Huffpost, la spiega con una certa lucidità : “Eravamo convinti di perdere sin dall’inizio, sapevamo che era una partita difficile, quindi metterci la faccia e mettersi a competere con Salvini non era utile. Sarebbe sembrata una gara a due e Di Maio sarebbe andato a perdere”. Spiegando di fatto il fuggi fuggi degli ultimi giorni dalla Sardegna: il leader è arrivato solo venerdì, per un evento in un hotel. Alessandro Di Battista non è nemmeno pervenuto. Alle 17 del pomeriggio Desogus ammette candidamente che il vicepremier ancora non si è fatto sentire.
È evidente che, al di là del carillon caricato sul solito motivetto della differenza tra amministrative e elezioni nazionali e il ritornello su pochi versus tanti candidati, un risultato di lista che stenta ad arrivare in doppia cifra preoccupa, e non poco.
E restituisce fiato alle trombe dell’ala più ortodossa, che continua a guardare a Roberto Fico. “La leadership di Di Maio certamente va rimessa in discussione”, va giù dura la senatrice Paola Nugnes, a cui risponde con altrettanta ruvidezza Sergio Battelli, presidente della commissione Affari europei della Camera: “No a picconatori, candidati tu a guidare il Movimento”.
Dopo il caso Diciotti, insomma, la benzina di risultati elettorali sotto le aspettative (comunque non di vittoria) continua a alimentare l’incendio dello scontro interno.
Anche perchè alle viste ci sono Basilicata e Piemonte. “Il Movimento è vivo e vegeto”, ha rincuorato tutti Di Maio. I prossimi due indizi daranno, forse, una prova.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 25th, 2019 Riccardo Fucile
IL “MODELLO ZINGARETTI” PUO’ CRESCERE… IN SARDEGNA IL PD PRIMO PARTITO
Non c’è quel testa a testa immaginato dagli exit polls, che ieri sera hanno regalato una notte di speranza ai dirigenti del Pd, come non succedeva ormai da tanto tempo.
E comunque i numeri che lentamente affluiscono dall’altra sponda del Tirreno rappresentano la conferma che esiste un embrione di centrosinistra e che su questo progetto si può lavorare per tornare a essere competitivi.
Progetto che poi — e forse non è un caso — coincide con quello immaginato da Nicola Zingaretti, quel modello inclusivo, aperto a esperienze civiche, che torna a guardare a sinistra e che punta senza mezzi termini a riconquistare gli elettori delusi dal (si spera) temporaneo innamoramento per i Cinquestelle. Massimo Zedda ne è stato un interprete perfetto e tutti nel Pd gliene danno atto.
Rispetto a quanto successo in Abruzzo, poi, c’è una novità non di poco conto.
In Sardegna, il Partito democratico nei parziali risulta essere il primo partito, per il contemporaneo tonfo del M5S e la redistribuzione di voti nel centrodestra, che ha fatto scendere Fi a vantaggio della Lega di Salvini, che comunque non fa il botto tanto atteso.
Se il centrosinistra, allargato a Leu, guadagna circa 15 punti rispetto alle politiche dello scorso anno, il Pd resta sugli stessi numeri, senza considerare le liste civiche alleate, infarcite di candidati dem a tutti gli effetti.
Insomma, non è detto che una coalizione allargata finisca necessariamente con il penalizzare il risultato di lista del partito “aggregatore”, anzi può funzionare da moltiplicatore.
Soprattutto, se a trainare c’è un candidato forte e innovativo, rispetto alla stagione precedente. È la tesi che Zingaretti sostiene con più forza, che affonda le radici nelle regionali da lui vinte nel Lazio lo scorso anno, in controtendenza rispetto alla contemporanea catastrofe del suo partito alle politiche.
Non stupisce quindi che dalle parti del candidato favorito per le primarie di domenica prossima trapeli un certo ottimismo per il futuro.
E si ritiene già una vittoria il fatto stesso di aver “convertito” alla necessità di alleanze larghe una buona parte degli ex sostenitori della vocazione maggioritaria a tutti i costi. Se non il turborenziano Giachetti, quanto meno Martina (che di Renzi fu il vicesegretario) ormai ne parla apertamente.
Poco importa che il candidato alla presidenza in Sardegna non fosse del Pd, che quello abruzzese abbia fatto di tutto per mostrarsi autonomo e che in Basilicata si sia dovuto pescare un professionista sconosciuto alla politica, per ricompattare la coalizione in vista delle regionali del 24 marzo.
Così come lasciano il tempo che trovano le polemiche sui big tenuti lontani in campagna elettorale. “Ancora non c’è un segretario in carica — ripete Zingaretti ai suoi — quando ci sarà , potremo lavorare meglio ai confini, le caratteristiche e i candidati della coalizione”.
Per il momento, i segnali importanti sono il ritorno di fatto a un bipolarismo destra-sinistra e la ricostituzione di un blocco di forze, che segna la fine definitiva di quello che il Governatore del Lazio chiama il “partito borioso” della stagione renziana.
“Sinistra e destra esistono ancora”, ha twittato Andrea Orlando, tra i principali sostenitori di Zingaretti: “Dobbiamo saper far vivere la sinistra in questo tempo nuovo, l’indignazione per le ingiustizie e la speranza per cambiare”.
E gli fa eco il cinguettio del leader di Mdp, Roberto Speranza: “C’è ancora tanto terreno da recuperare e tanta fiducia da riconquistare. Ma anche dalla Sardegna arriva un segnale incoraggiante di ripartenza. È sempre più urgente offrire un’alternativa credibile agli italiani”.
Chi conosce meglio il territorio sardo fa notare come il centrosinistra abbia subito una pesante frenata in una roccaforte storica come Sassari.
Mentre a Cagliari, città di cui è ancora sindaco, Zedda stacca solo di poco l’avversario Solinas. Ma sono dati che, visti in controluce, dimostrano come le preferenze per la coalizione siano state raccolte anche nei piccoli centri, che erano stati facile terreno di conquista per i Cinquestelle alle ultime politiche. È un ulteriore segnale della fluidità dell’elettorato e di come il centrosinistra possa tornare a essere in breve tempo un’alternativa credibile.
Certo, le elezioni europee sono dietro l’angolo, il vento di destra soffia ancora impetuoso ed è troppo presto per dare per spacciati i Cinquestelle.
Ma adesso, almeno, c’è una strada da percorrere.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 25th, 2019 Riccardo Fucile
PIOGGIA DI AVVISI DI GARANZIA IN PARTENZA: LE ELEZIONI SONO FINITE, LE PROMESSE DEI POLITICI PURE, IN ARRIVO LE MANGANELLATE
Otto pastori tra i 40 e i 65 anni sono stati denunciati dagli agenti del Commissariato di Quartu per violenza privata.
Il 19 febbraio scorso mentre manifestavano davanti al caseificio Podda, sulla ex statale 131 a Sestu, hanno cercato di impedire l’ingresso di una autocisterna che doveva consegnare il latte nello stabilimento.
Dopo una trattativa di alcune ore, i poliziotti avevano convinto i manifestanti a lasciare aperto il varco per il camion, contestualmente li avevano identificati e oggi sono scattate formalmente le denunce.
“Sono in corso ulteriori accertamenti su analoghi episodi — fa sapere la questura di Cagliari — e su altre manifestazioni con blocchi stradali verificatisi in tutta la provincia nei giorni scorsi, da cui potranno scaturire altre segnalazioni all’autorità giudiziaria“. Anche i carabinieri hanno già denunciato una decina di allevatori per aver obbligato gli autotrasportatori a versare latte a terra.
Intanto domani riprende il negoziato sul prezzo del latte di pecora, una vertenza che ha condizionato fortemente la campagna elettorale in Sardegna.
Il tavolo è stato spostato da Roma a Sassari, con la nomina del prefetto Giuseppe Marani a commissario della filiera lattiero-casearia.
La tregua promessa dai pastori per consentire il regolare svolgimento delle elezioni, tutto sommato ha tenuto: alcune proteste ci sono state, ma isolate, anche se in un caso si è alzato il tiro.
La Procura di Lanusei sta procedendo nei confronti di sei manifestanti accusati di aver provocato il blocco al porto di Arbatax, in Ogliastra, il 12 febbraio scorso, una protesta che causò il rallentamento dell’imbarco sulla nave in partenza per Civitavecchia.
Ai sei viene contestato il blocco stradale, reintrodotto come reato dal decreto sicurezza di Matteo Salvini. Avvisi di garanzia, almeno 10, stanno per partire anche dalla Procura di Nuoro.
(da agenzie)
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Febbraio 25th, 2019 Riccardo Fucile
E’ CONSENTITO SOLO CONTROLLARE LE CONDIZIONI DI VITA DEL DETENUTO SENZA ALCUN RIFERIMENTO ALLA SUA POSIZIONE PROCESSUALE: NEL CASO IL COLLOQUIO VIENE BLOCCATO E IL FATTO VA DENUNCIATO ALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA
Matteo Salvini si è recato in carcere a Piacenza, così come lui stesso ha raccontato, a portare la propria solidarietà all’imprenditore condannato per aver sparato a un uomo che si era introdotto nel suo cantiere a scopo di furto.
In spregio a una sentenza passata in giudicato, in spregio alla divisione dei poteri che è alla base della democrazia moderna, in spregio alla legge.
Salvini ha usufruito del potere di visita alle carceri che l’ordinamento penitenziario gli fornisce in quanto ministro. Ma tale potere è, da legge, volto a controllare le condizioni di detenzione nelle quali vivono i reclusi.
Una circolare del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, datata 8.11.2013, fondandosi su quanto disposto dallo stesso ordinamento penitenziario e dal suo regolamento di esecuzione afferma che le autorità in visita “possono rivolgere la parola ai detenuti e agli internati al fine di rendersi conto in maniera più completa delle condizioni di vita degli stessi (…). In particolare (…) il contenuto dell’eventuale interlocuzione che il visitatore qualificato intenda effettuare con il detenuto non potrà mai fare riferimento alle vicende processuali del medesimo, vicende che trovano istituzionalmente altre sedi, altre autorità , altre garanzie dove e attraverso le quali essere affrontate”.
Quelle autorità e quelle garanzie che Salvini disprezza pubblicamente con il suo agire.
Un agire che risponde, è evidente, a un piano preciso, a una strategia. Quella di giocare una partita a scacchi dando un sonoro calcio alla scacchiera.
Salvini portava al detenuto la propria solidarietà . Stando alle sue dichiarazioni non era lì per controllare le condizioni di vita interne ma per parlare pubblicamente, criticandolo, del processo. La medesima circolare — fonte normativa di secondo livello, ma pur sempre norma dello Stato prescrittiva a tutti gli effetti — dispone che qualora il visitatore travalichi i propri compiti di controllore della situazione detentiva le autorità penitenziarie, “dopo un primo richiamo finalizzato a rammentare detti limiti normativi”, si adoperino “per interrompere immediatamente il colloquio stesso”, salvo restando “il dovere di segnalazione all’Autorità giudiziaria, ove si ravvisino estremi di reato, oltre alle consuete segnalazioni al Dipartimento”.
Per quanto ancora un ministro della Repubblica continuerà a violare spavaldamente e arrogantemente le norme dello Stato, comprese quelle che impongono il silenzio elettorale il giorno del voto?
E, soprattutto, cosa sarà accaduto quando avrà smesso di farlo?
Che non ci sarà più nulla da violare perchè tali regole non esisteranno più (e con loro la democrazia) oppure che il popolo italiano si sarà ripreso quella sovranità che gli appartiene, non secondo la farsa populista cui stiamo tragicamente assistendo, quella farsa che vorrebbe incoronare l’eletto, ma invece nel senso vero e pieno del primo articolo della Costituzione, quello per cui essa è di tutti e quindi di nessuno in particolare, quello per cui la sovranità è custodita nello stato di diritto, nel fatto che anche l’autorità pubblica, il potere costituito è soggetto al rispetto delle leggi?
C’è da chiederselo con angoscia.
Entrambi gli scenari sono possibili. Un’ipotesi e la sua opposta. Starà a noi, a tutti noi, decidere da che parte portare il nostro Paese. A cominciare dalle prossime elezioni europee.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 25th, 2019 Riccardo Fucile
AVETE SEMPRE PAGATO LE TASSE? PECCATO, PER VOI NON CAMBIERA’ NULLA… AVETE EVASO IL FISCO? ECCO SEI ESEMPI PER CUI CI FARETE UN BEL GUADAGNO
Eccovi sei cambiamenti, del Governo del cambiamento, che arriveranno con la Pace Fiscale per tutti i fatti contestati entro il 24 ottobre 2018
Il primo: l’agenzia delle Entrate ti accusa di non aver pagato le tasse (tipo Irpef , Iva)? Ti hanno mandato un accertamento? Niente paura. Basterà pagare l’evasione accertata senza alcun tipo di sanzione e interessi.
Il secondo: la guardia di finanza ha scoperto che hai dei ricavi mai denunciati? Il cosiddetto nero? Ti basterà pagare quello che avresti pagato se avessi deciso di pagare le tasse. Non pagherai le sanzioni e neanche gli interessi. Ma c’è di più: potrai pagare, se vuoi, anche in venti comode rate trimestrali
Non avete pagato le tasse? Avete evaso il fisco? Non avete messo in regola un vostro dipendente? Niente paura: ci pensa il governo gialloverde
Il terzo: una qualunque società di riscossione ti insegue per tributi diventati incontestabili? Potrai pagare il tuo debito originario sempre con zero sanzioni, zero interessi e, se vorrai anche qui, in comode rate entro novembre 2023.
Quarto: hai ricevuto una cartella esattoriale tra il 2000 e il 2010 per debiti con il fisco fino a mille euro? Niente paura: l’intero debito sarà annullato. Non devi nemmeno fare domanda: sarà il fisco stesso che azzererà tutte le cartelle esattoriali di questo tipo.
Quinto: sei un produttore di sigarette elettroniche che non ha mai pagato le tasse di settore dal 2014 al 2018? La Guardia di Finanza ti ha già scoperto e denunciato per quella evasione fiscale? Niente paura: pagherai solo il 5 per cento dell’evasione già accertata. (Ad esempio: hai evaso un milione, pagherai solo 50.000 euro). Ma attenzione, solo se sei un produttore di sigarette elettroniche. Se produci qualcos’altro no.
Sesto: devi mettere in regola la colf, la badante, il giardiniere o qualsiasi altro lavoratore occasionale? Adesso basterà dichiarare la data e le ore del suo lavoro solo al termine della prestazione, entro il terzo giorno del mese successivo. L’ispettore del lavoro ti accusa di farlo lavorare in nero? Si sbaglierà . Perchè la tua attenzione era quella di metterlo in regola entro il terzo giorno del mese successivo.
Per tutti quelli che in questo periodo, invece, hanno pagato le tasse normalmente, il governo del cambiamento non ha previsto nessun cambiamento.
Pif
(da “L’Espresso“)
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Febbraio 25th, 2019 Riccardo Fucile
L’ATTORE, AMERICANO DI SECONDA GENERAZIONE, E’ DI ORIGINI EGIZIANE…. “BOHEMIAN RHAPSODY” E’ LA STORIA DI IMMIGRATO GAY CHE HA VISSUTO LA SUA VITA SENZA PAURA E SENZA VERGOGNA
“Mia mamma è in sala: ti voglio bene. Mio papà mi sta guardando dall’alto”. Rami Malek ha vinto l’Oscar del cinema come miglior attore protagonista per il film “Bohemian Rhapsody” e il suo primo pensiero, nel discorso di ringraziamento, è andato ai genitori.
L’attore, americano di prima generazione, ha sottolineato le sue origini egiziane: “Sono il figlio di immigrati egiziani, americano di seconda generazione, non ero la scelta più ovvia ma a quanto pare ha funzionato”.
Nel messaggio anche un messaggio d’amore per la fidanzata Lucy Boynton, conosciuta sul set del film, dove lei interpreta Mary Austin, fidanzata e grande amore del leader della band: “Sei un’attrice incredibilmente talentuosa e mi hai rubato il cuore”.
Ma il ringraziamento più importante va alla storica band: “Grazie a voi, Queen. Grazie per avermi permesso di svolgere un piccolo ruolo nella vostra straordinaria eredità . Sarò in debito con voi per sempre. Abbiamo fatto un film su un uomo gay, un immigrato, che ha vissuto la sua vita per essere sè stesso, senza paura e senza vergogna. Il fatto che io lo stia celebrando, e celebrandolo stasera, è la prova che abbiamo bisogno di storie come questa”.
Le nomination come miglior attore protagonista di quest’anno includevano anche Christian Bale (Vice), Bradley Cooper (A star is born), Willem Dafoe (Van Gogh – Sulla soglia dell’Eternita), Viggo Mortensen (Green Book).
(da agenzie)
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