Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile SALVINI PARLA ORMAI DI CRISI DI GOVERNO, DI MAIO REPLICA: “SE NE ASSUMERA’ LA RESPONSABILITA’ DAVANTI AGLI ITALIANI”
Alle otto di sera in buvette alla Camera sbuca il ministro Danilo Toninelli: “Uno yogurt, grazie”.
Poi si guarda intorno, con aria stanca: “Sono venuto qui a rilassarmi un po’”. È l’epilogo di una giornata vissuta al cardiopalma con i venti di crisi di governo che soffiano sempre più forti intorno alla Tav: Matteo Salvini e Luigi Di Maio non sono mai stati così avversari.
Per la prima volta il ministro della Lega arriva a evocare lo show down: “Continuerò a fare il ministro in questa formazione a meno che i ‘no’ non diventino troppi. Vado fino in fondo”, dice in tv all’ora di cena.
Mezz’ora prima il capo politico M5s aveva tuonato: “Non sono disponibile a mettere in discussione il ‘no’. Per noi i bandi devono essere sospesi proprio perchè stiamo ridiscutendo l’opera, come previsto dal contratto”.
“Abbiamo solo chiesto la sospensione dei bandi per un’opera vecchia di 20 anni, lo abbiamo chiesto perchè previsto dal contratto siglato tra M5S e Lega. E cosa fa Salvini? Oltre a forzare una violazione del contratto minaccia pure di far cadere il governo? Se ne assuma le responsabilità di fronte a milioni di italiani. Io questo lo considero un comportamento irresponsabile, proprio mentre siamo in chiusura su due misure fondamentali come il reddito di cittadinanza e quota 100. Dovrà spiegare il suo comportamento anche ai truffati dalle banche”, durissimo in serata il vicepresidente e ministro Luigi Di Maio, in riferimento alle dichiarazioni di Matteo Salvini.
Mai lo scontro era arrivato pubblicamente a questo livello.
Ma facciamo un passo indietro. Il titolare dei Trasporti sta per andare all’assemblea dei parlamentari grillini. In pochi minuti nel bar arrivano tutti i ministri e tantissimi deputati e senatori: “Che facciamo, Danilo? Come va a finire questa storia?”. E lui non ha dubbi: “Il premier Conte ha detto tutto. Non c’è altro da aggiungere. L’analisi costi benefici è inconfutabile, è negativa”. Il resto lo dice il capogruppo dei senatori grillini, Stefano Patuanelli, reduce dal vertice notturno: “Sono giunto alla conclusione che se c’è Tav non c’è più governo”.
Il presidente del Consiglio si è appena schierato sul fronte del ‘no’ e ha difeso l’analisi costi-benefici come non era mai successo fino a questo momento legittimando il lavoro dello stesso Toninelli e dei tecnici da lui scelti e dando fiato alle trombe 5Stelle.
La presa di campo, annunciata in conferenza stampa a Palazzo Chigi, come a voler dire ai 5Stelle “io sono con voi”, manda su tutte le furie Salvini, allo scontro finale con Luigi Di Maio sulla pubblicazione dei bandi di gara, dopo una notte tormentata e infruttuosa con un vertice finito con un nulla di fatto.
“Nessun ministro della Lega firmerà mai per bloccare i bandi”, mette in chiaro il segretario del Carroccio dopo che le parole del presidente del Consiglio non avevano escluso questa possibilità .
Perchè il cuore della questione è questo: pubblicare o no i bandi di gara. Il presidente del Consiglio ammette pubblicamente lo “stallo politico”, pur escludendo, come è giusto che faccia un premier, “la crisi di governo”. L’11 marzo il Consiglio di amministrazione di Telt, la società metà italiana e metà francese che si occupa della realizzazione dell’Alta velocità , si riunirà e dovrà avere un’indicazione precisa dal governo.
Lo stesso Conte spiega però che “da una parte c’è la Lega che è favorevole, dall’altra c’è il Movimento 5 stelle che è contrario”. Questo “crea oggettivamente uno stallo”. Stallo che si manifesta nei comportamenti tra i due alleati. Si sorvegliano a vicenda, studiano le mosse dell’uno e dell’altro, e ribattono colpo su colpo. Il ‘sì’ leghista e il ‘no’ grillino vanno avanti per tutto il giorno.
Quindi “alla luce dei forti dubbi emersi — annuncia Conte – e me ne assumo la responsabilità , l’unica strada che credo sia d’obbligo è procedere ad un’interlocuzione con i partner di questo progetto, Francia e Ue, per condividere questi dubbi e le perplessità “. A bandi pubblicati o no? Ancora non è dato saperlo ma, spiega Conte, “stiamo valutando di non vedere compressi i finanziamenti” perchè se i bandi non dovessero essere pubblicati si perderebbero 300milioni di euro.
Palazzo Chigi, in breve tempo, diventa la war room della Tav. Telefonate, incontri, contrattazioni. Per Conte è un giovedì estremamente complesso, perchè tra Lega e M5S non c’è accordo e non si fa nulla per nasconderlo: si respira un clima di pre-crisi di Governo.
Intorno alle 11 di stamattina da Palazzo Chigi è partita anche una telefonata diretta a Torino nella sede di Telt, la società metà italiana e metà francese che si occupa della realizzazione della Tav Torino Lione. Il direttore generale Mario Virano ha preso il primo aereo per raggiungere Roma e incontrare il premier nel pomeriggio. Sul tavolo, naturalmente il dossier Tav i bandi di gara da 2,3 miliardi congelati dalla fine di luglio dell’anno scorso. Il premier ha approfondito con Virano, tra le altre cose, i tempi necessari per la pubblicazione dei bandi. Se è possibile o meno congelarli, e sul piano giuridico cosa ne comporta la pubblicazione, per poi confermare in conferenza stampa che sono in corso approfondimenti. L’idea ventilata da Di Maio di sospenderli in teoria non è ammessa. Comunque sia le possibilità sono tutte sul tavolo, compresa quella di aprire una crisi di governo se i due leader resteranno così distanti.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile LE IMMAGINI RUBATE DAI CENTRI DI DETENZIONE, LE TESTIMONIANZE DI CARCERIERI E CARCERATI INCHIODANO IL GOVERNO ITALIANO CHE RESPINGE I PROFUGHI NEI LAGER LIBICI E QUEI POLITICI CRIMINALI CHE ESULTANO PERCHE’ INTERVIENE LA GUARDIA COSTIERA LIBICA PER RIPORTARLI DAI LORO AGUZZINI
Guardate quelle immagini, ascoltate quelle testimonianze. Sono un contributo straordinario alla ricerca della verità . Una verità scomoda, angosciante, che chiama in causa l’Europa, l’Italia, indifferenti se non complici.
L’inchiesta di Piazza Pulita sui gironi infernali dei lager libici (in onda nella puntata di stasera), rappresenta un documento di straordinaria efficacia perchè per la prima volta escono da quelle carceri precluse a qualsiasi controllo internazionale, immagini che danno conto di una condizione disumana.
Immagini e testimonianze di vittime e aguzzini, racconti di persone sopravvissute a quella barbarie e racconti di carcerieri che esibiscono le loro prede e spiegano le modalità di tortura preferite.
Sul piano giornalistico, qual è il tratto peculiare dell’inchiesta di Piazza Pulita?
“Si tratta di una inchiesta esclusiva che abbiamo realizzato con metodi complessi. Oggi entrare in Libia è impensabile ma noi siamo riusciti attraverso le testimonianze di carcerieri e carcerati, a far arrivare quelle immagini qui da noi. Immagini ‘catturate’ anche attraverso telefonini affidati a persone di nostra fiducia che in quelle carceri sono entrati”.
Come definire quelle immagini?
“Sconvolgenti. Immagini che arrivano non dalle carceri ufficiali dove vengono tenuti i migranti. Da quelle carceri arrivano immagini ‘accettabili’ fatte filtrare dal regime libico. Quelle che mandiamo in onda nella nostra inchiesta sono immagini ‘rubate’ dentro i centri di detenzione illegali, che testimoniano situazioni e condizioni allucinanti”.
Qualche esempio?
“Innanzitutto abbiamo, per la prima volta, la testimonianza di due carcerieri, uno dei quali si trova nella regione di Sabah, il quale spiega come i suoi schiavi, così li chiama, possano liberarsi solo attraverso il pagamento di un riscatto. E se questo riscatto non viene pagato vengono sottoposti a torture atroci. Lui stesso ce ne descrive una tra le sue preferite: utilizzare sul corpo dei suoi schiavi un ferro da stiro rovente. Un altro carceriere ci mostra schiave nigeriane come fossero bestiame al mercato, dandoci una quotazione, vendute come prostitute. Poi abbiamo la testimonianza di un migrante detenuto fuori da un carcere libico privato che spiega come, nell’ultimo anno, 90 persone sono morte in quel carcere per malattie”.
Sulla base di questa inchiesta, forte, sconvolgente, come definiresti la Libia oggi?
“Come un luogo perduto, nel quale si sta compiendo una vera e propria strage silenziosa, un Paese nel quale si consuma senza soluzione di continuità una sistematica violazione dei più elementari diritti umani. Il primo pensiero che ho è che quando noi, noi Italia, autorizziamo la Guardia costiera libica a soccorrere migranti in mare, in realtà stiamo decidendo di consegnarli a questo inferno. Ed è semplicemente incredibile, scoraggiante, pensare che venti anni fa abbiamo fatto una guerra nei Balcani in nome dei diritti umani, ritenendo intollerabile ciò che stava avvenendo ai danni della minoranza etnica albanese, mentre oggi immagini ancora più terribili trovano l’Europa indifferente e direi anche complice”.
Questa inchiesta, oltre che una pagina di grande giornalismo, rappresenta anche un documento politico. Cosa vorresti chiedere in proposito a chi ha responsabilità politiche e di governo?
“Al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, vorrei chiedere, innanzitutto, se è informato e nel caso non lo fosse di guardare anche questa inchiesta. In secondo luogo, se noi intendiamo continuare a finanziare la Libia con il risultato di continuare ad alimentare questo orrore, queste stragi di innocenti. Ma questa domanda dovrebbe essere rivolta anche all’opposizione. Oggi c’è un nuovo leader del Partito democratico, Nicola Zingaretti: qual è la sua posizione su ciò che sta accadendo in Libia? Ci sarà una continuità con la linea di Minniti o ci sarà uno scarto?”.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile SUI BANDI DICE: “VANNO SOSPESI”
“Non sono disposto a mettere in discussione il nostro ‘no’ alla tav”. 
Sono categoriche, a quanto si apprende, le parole di Luigi Di Maio. A poche ore dalla conferenza stampa di Conte, il vicepremier ha ribadito la contrarietà del movimento alla Torino-Lione all’assemblea dei parlamentari M5s in corso alla Camera.
I parlamentari hanno risposto con un lungo applauso. “Per me fa fede analisi del ministero delle Infrastrutture, che dice che è negativa l’opera”, ha continuato Di Maio. Sull’analisi costi-benefici Danilo Toninelli chiosa: “È inconfutabile”.
Giudizio netto del capogruppo M5s in Senato, Stefano Patuanelli: “Se c’è Tav non c’è governo, se c’è governo è perchè non c’è Tav”.
Il presidente del Consiglio intanto, sulla questione, passa la palla ai francesi.
In conferenza stampa non ha nascosto le sue perplessità sul progetto e ha affermato: “Alla luce di ciò che emerso, alla luce dei forti dubbi emersi, e me ne assumo la responsabilità , l’unica strada che credo sia d’obbligo è procedere ad un’interlocuzione con i partner di questo progetto, Francia e Ue, per condividere questi dubbi e le perplessità “.
All’interno del governo, dunque, ancora non c’è accordo, ma le posizioni dei due partiti appaiono piuttosto chiare: Lega e M5s è muro contro muro, con il Carroccio che vuole il prosieguo dell’opera a tutti i costi – e si oppone a un eventuale stop ai bandi – e i pentastellati che, al contrario, si giocano tutto sul “no” e puntano a bloccare i bandi.
E su quest’ultimo tema il vicepremier è tornato anche nel corso dell’assemblea: “Per noi i bandi devono essere sospesi Proprio perchè stiamo ridiscutendo l’opera, come previsto dal contratto”.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile ESAURITI GLI IMPEGNI DEL CONTRATTO, PIAZZATE LE RISPETTIVE BUFALE, TANTO VARREBBE MONETIZZARE DA UN LATO E LIMITARE I DANNI DALL’ALTRO
“Siamo a un bivio”, dice chiaro e tondo Francesco Silvestri. “Per noi qualunque soluzione che coinvolga il tunnel di base è irricevibile”, aggiunge Luca Carabetta, che sulla Torino-Lione è probabilmente l’uomo più ascoltato da Luigi Di Maio.
“Ma figurati se facciamo una crisi di governo su questo”, prova a smorzare un 5 stelle di rango passeggiando per Montecitorio.
Nonostante tutto, nonostante tutti, il Movimento avrebbe da perdere più di tutti in caso di un precipitare degli eventi sul Tav. Eppure mai come in queste ore a Palazzo si respira un’aria strana.
La dinamica della giornata sparge un odore strano.
L’ambasciatore francese Christian Masset è stato questa mattina a Palazzo Chigi. O almeno da lì è uscito insieme a Giuseppe Conte, perchè la comunicazione del premier tira su una cortina fumogena sullo svolgersi di un eventuale faccia a faccia.
Quello che di sicuro avviene nel pomeriggio tra lo stesso presidente del Consiglio e Mario Virano, direttore generale della Telt, la società partecipata che si occupa dell’opera.
Dopo il quale l’ex professore di Firenze annuncia un’inusuale conferenza stampa, che fino all’ultimo è rimasta incerta sulla definizione di luoghi e orari. Poi si materializza a Palazzo Chigi alle 17, dice che “il metodo è fondamentale”, che l’analisi costi-benefici commissionata da Danilo Toninelli è “il punto di riferimento per qualsiasi decisione”, e, infine, che fosse per lui la Torino Lione non si farebbe.
La tensione è alle stelle. Fiutando l’aria i due colonnelli del nord Zaia e Fontana diramano una nota subito prima che parli il premier: “Impensabile bloccare i bandi”.
Quando si alza dalla sala stampa di Palazzo Chigi e se ne va la comunicazione della Lega mette in scena una vera e propria contro conferenza per cercare di smussare quel che è appena successo: “Non ci sembra che Conte si sia schierato, rimane mediatore”. La situazione si avvita.
Intanto il capo politico dei 5 stelle annulla un impegno che lo avrebbe visto presente a Montecitorio nel primo pomeriggio, applaude il presidente del Consiglio con una nota probabilmente confezionata in anticipo e convoca alle 20 i gruppi parlamentari. Un altro segnale da leggere con attenzione.
Perchè la consuetudine prevede appuntamenti il lunedì sera, in orario molto tardo. E perchè di lì a mezz’ora a Palazzo Chigi si tiene un Consiglio dei ministri.
Un clima da pre-crisi, si sarebbe detto in tempi normali. Ma questi di normale hanno ben poco, i tempi gialloverdi dei demagoghi di governo uniti dalle circostanze e da una mano sottile di colla chiamata contratto di governo.
E si intrecciano ragionamenti e riflessioni, a cavallo tra lezioni di scienza politica ai tempi del sovranismo e chiacchiere da bar.
Contratto alla mano, i 5 stelle sarebbero quelli che rinuncerebbero alla fetta più grossa. Fuori dal sacco rimangono ancora tutti i principali provvedimenti legati all’ambiente, dopo i rospi ingoiati su Tap e trivelle, come l’acqua pubblica e le politiche dei rifiuti zero.
Senza contare il salario minimo, già ampiamente annunciata come prossima battaglia campale dei Di Maio boys.
Uno stop arriverebbe anche sulle riforme portate avanti da Riccardo Fraccaro su referendum e taglio dei parlamentari, e su qualunque possibilità di mettere mano al conflitto d’interesse.
Perchè lo spazio per gli stellati di tornare al governo sarebbe esilissimo.
La strada della crisi prevede un recupero dell’identità e un serrate i ranghi per disperdere l’emorragia dei sondaggi.
Ma molti buoi sono ormai scappati dalla stalla, e il rischio di trovarsi un centrodestra a valanga che può far spallucce a chicchessia in caso di ritorno alle urne è concreto.
In questo clima strano e complesso, e dalla war room di Di Maio che si predica maggior prudenza. Anche perchè la Lega rimarrebbe orfana della sola flat tax. Che con alleati diversi sarebbe sicuramente più a portata di mano.
Ma sul cui costo pesano come macigni le clausole sull’Iva da disinnescare il prossimo autunno e l’imprevedibile reazione dei mercati in caso di avvitamento della situazione.
Certo è che entrambi i contraenti dell’accordo fondativo gialloverde la loro fetta consistente di torta l’hanno messa nel cassetto.
Citiamo in ordine sparso: sicurezza, immigrazione, legittima difesa, quota100, riforma dello sport, in casa del Carroccio; reddito di cittadinanza, anticorruzione e prescrizione, decreto dignità e riforma dei contratti, taglio delle pensioni d’oro e dei vitalizi, tutela dei truffati delle banche dalle parti dei 5 stelle.
Senza contare che il timing sarebbe perfetto per andare a votare con le europee.
Perchè procrastinando ci si scontrerebbe di nuovo con le obiezioni della difficoltà di votare in concomitanza con l’estate o a ridosso della manovra, fotogrammi di un fil già visto durante la lunga crisi del 2018.
E che il tema Tav è la pistola fumante per entrambi da sbandierare davanti ai rispettivi elettorati e cercare di uscirne il più puliti possibile.
Momento ideale vista anche la lenzuolata di nomine che hanno portato a casa i due vicepremier in pochissimi mesi.
Elencarle in fila è impressionante: Cassa depositi e prestiti, Consob, Rai, Ferrovie dello stato, Anas, Agenzia delle entrate, Agenzia del demanio, Anpal, Snam, Fincantieri, Inps, Inail.
E che, fatto salvo per Sace, i prossimi pezzi da novanta – Leonardo e Poste — arriveranno solo nel 2020.
Un’era geologica, considerando i tempi che viviamo, in cui la politica tritura tutto alla velocità di una fetta di pane e nutella pubblicata su Instagram.
Sulla bilancia i pro e i contro si soppesano e si compulsano, con i 5 stelle preoccupati di essere investiti dagli eventi nel pieno della riorganizzazione, quando ancora la regola del doppio mandato non è stata demolita, e che nella formulazione prospettata (quella che escluderebbe la sommatoria per i consiglieri comunali) spazzerebbe comunque via un’intera classe dirigente.
A partire dal capo. “In più non consideri una cosa”, ammicca sornione un leghista poco fuori dal Palazzo. Cosa? “Che il decretone non è ancora diventato legge. Se si va alla crisi sai quanto ci divertiamo?”.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile LA LETTERA SHOCK DEI LEGALI ALLA QUESTURA RACCONTA COS’E’ L’ITALIA DI SALVINI: “FUNZIONARI DELL’UFFICIO IMMIGRAZIONE DELLA QUESTURA DI NAPOLI NEGANO INGRESSO AGLI AVVOCATI PER ASSISTERE GLI IMMIGRATI NEL DISBRIGO DELLE PRATICHE”
La lettera parla chiaro e porta la firma del Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di
Napoli: l’avvocato Tafuri scrive direttamente al Questore De Iesu per avvertirlo che “è stato segnalato a questo Consiglio che i funzionari e il personale addetto all’Ufficio Immigrazione della Questura è solito denegare l’ingresso agli Avvocati che intendono assistere gli immigrati nel disbrigo delle relative pratiche”.
Evidentemente creare difficoltà agli stranieri, seguendo sempre quel filo poco visibile di razzismo, è una pratica che sta prendendo piede in tutto il Paese.
“Tale prassi — continua la lettera — che non ci risulta sia fondata su disposizioni normative (sarebbe incostituzionale, tra l’altro nda), pone gli immigrati stranieri in posizione di inferiorità e di difficoltà dia per l frequente scarsa conoscenza della normativa e sia per le comprensibili deficienze linguistiche e di espressione del pensiero e della volontà ”.
Ma è tollerabile questo atteggiamento? È davvero scritto nel terribile “decreto sicurezza”? No.
Infatti, scrive Tafuri: “Tali condotte risultano irrispettose verso la categoria forense e contrarie alla inviolabile e costituzionale funziona dell’Avvocato di difendere e assistere anche tecnicamente la persona che reclama i propri diritti”.
E non solo: “Se è vero che non sussistono norme di legge e/o regolamentari che facciano divieto agli Avvocati muniti di mandato di assistere i propri clienti nella trattazione delle pratiche presso l’Ufficio immigrazione, La prego di volere interessare i Dirigenti e Funzionari competenti al fine di consentire l’esercizio della difesa e dell’assistenza degli Avvocati in favore di persone nei cui confronti come è noto, vi sono particolari esigenze che giustificano l’ausilio tecnico-giuridico.”
Insomma: come al solito non contano le norme ma conta il vento. La lettera è del 5 marzo. Siamo curiosi di sapere cosa ne pensa il Questore di Napoli ma soprattutto il ministro Salvini poichè la sicurezza travestita che invece è un respingimento (addirittura burocratico) è qualcosa che non è sopportabile. No.
(da Fanpage)
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Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile “LE MERCI POSSONO GIA’ VIAGGIARE TRA I DUE PAESI E IL TUNNEL DI BASE FA GUADAGNARE SOLO 30 MINUTI AI PASSEGGERI”
Se fermano il grande buco nella montagna, c’è un’alternativa?
“Sì”, risponde Alberto Poggio, membro della Commissione tecnica Torino-Lione, il gruppo di specialisti incaricato di supportare il Comune di Torino e i Comuni della Valle di Susa.
“La linea esistente del Frejus è già più che sufficiente a trasportare le merci che viaggiano tra l’Italia e la Francia, che sono in calo dal 1997 a oggi”.
Sono però necessari dei lavori di miglioramento, o una nuova galleria del Frejus, come proposto dal sindaco di Venaus?
Nuovi lavori sarebbero irrinunciabili comunque, anche se si facesse il tunnel di base, perchè questo sarebbe pronto, se va bene, tra 15 anni. E sono lavori che costano venti volte meno del tunnel e si possono completare in pochi anni. Sulla nuova galleria proposta, sono necessari approfondimenti tecnici.
Che lavori sono necessari?
Gli standard di sicurezza e di funzionalità della linea esistente sono già garantiti. Del resto, ci sono in Italia un migliaio di chilometri di gallerie con caratteristiche simili al Frejus. Si può e si deve migliorarli: soprattutto aumentando la facilità di evacuazione dei passeggeri in caso di incidente, realizzando uscite intermedie e gallerie di sicurezza.
La galleria esistente, dicono i fautori del Tav, non ha una sagoma sufficiente a far passare le merci.
Non è vero. La sagoma è già stata allargata e portata allo standard B+ che permette il transito, anche contemporaneamente nei due sensi di marcia, dei più grandi tra i container esistenti. Semmai il problema riguarda le gallerie tra Genova e Torino, che sono troppo strette.
Non possono passare però i “modalohr”, cioè i camion caricati sui treni.
Possono passare, ma non contemporaneamente nei due sensi di marcia, perchè nel tratto francese hanno risparmiato sui lavori di adeguamento della sagoma del tunnel. È comunque una modalità di trasporto marginale, non conveniente, che già oggi Italia e Francia sovvenzionano pagando il 67 per cento dei costi, ma senza riuscire a riempire i treni.
Un prefetto francese ha stabilito che nella galleria non possono passare contemporaneamente passeggeri e merci.
Una valutazione della sicurezza è ancora in corso. È una galleria a canna unica come lo sono anche i tunnel della Bologna-Firenze dove pure s’incrociano a 300 all’ora i treni dell’Alta velocità .
La linea esistente ha forti pendenze, sale fino a quota 1.300 metri, mentre il tunnel di base non supera i 600 metri.
I problemi di pendenza si possono superare utilizzando due o tre locomotori. Lo fanno normalmente gli svizzeri sulle loro linee. E comunque i treni merci stanno diventando più leggeri: trasportano sempre meno lamiere, carbone, cereali, oggi i beni trasportati hanno più volume e meno peso.
La linea esistente permette però il passaggio di treni meno lunghi.
Lo standard europeo di lunghezza è di 750 metri. Non è soddisfatto dalle linee esistenti, ma si può raggiungerlo facilmente costruendo (o allungando) i necessari binari di stazionamento per rendere possibili i sorpassi.
Il tunnel di base farebbe passare anche i passeggeri sul Tgv, riducendo i tempi di viaggio tra Torino e Lione, dunque anche tra Milano e Parigi.
Guardi un orario ferroviario: vedrà che il Tgv parte da Milano e poi ferma a Novara, Vercelli, Torino, Oulx, Bardonecchia, Modane, Saint-Jean-de-Maurienne, Chambèry, Aix-les-Bains e infine Lione. Ci mette 3 ore e 44 minuti da Torino a Lione, 2 ore e 53 quando fa meno fermate. In 5 ore e 40 minuti porta da Torino a Parigi. Se volessero ridurre il tempo, basterebbe eliminare gran parte delle fermate, come fa il Frecciarossa tra Milano e Salerno. La verità è che non le vogliono ridurre, le fermate, perchè questo Tgv serve ai parigini per andare a sciare sulle Alpi. Se ci fosse il tunnel di base, non lo prenderebbero perchè il tunnel taglierebbe fuori tutte le località sciistiche. Nel tratto italiano, il Tgv non fa neppure la linea ad alta velocità che già c’è, la Milano-Torino, perchè preferisce la linea normale, che ha un canone molto più basso, e permette di fare le fermate di Novara e Vercelli, che portano passeggeri e fanno vendere biglietti. Insomma: non ha alcun senso spendere 9,6 miliardi per un tunnel che tra 15 anni farà passare merci che già ora possono viaggiare sulla linea esistente, e passeggeri che tra Torino e Lione guadagnerebbero mezz’ora di tempo.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile GRAZIE ALL’ALLEANZA ANCHE + EUROPA E ONDA VERDE E CIVICA ARRIVEREBBERO AL 4,6%
Secondo una rilevazione dell’istituto Bidimedia, se alle elezioni europee il PD si presentasse nella
lista “Siamo europei” assieme a +Europa e Onda Verde e Civica supererebbe nei consensi il Movimento Cinque Stelle
Il listone europeista proposto da Carlo Calenda, infatti, otterrebbe il 22,8 per cento.
Il M5s, invece, si fermerebbe al 21,5 per cento.
La lista europeista non eroderebbe consensi invece alla Lega, che otterrebbe il 32,6 per cento delle preferenze.
Forza Italia, nel sondaggio Bidimedia, ottiene 7,9 per cento, mentre Fratelli d’Italia il 4,3.
Per effetto dell’alleanza col PD nella lista unica, +Europa e Onda Verde e Civica supererebbero la soglia di sbarramento del 4 per cento, ottenendo il 4,6.
(da TPI)
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Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile MENTRE LE AUTOCISTERNE DEL LATTE VANNO A FUOCO
«Ho incontrato al Ministero i #pastorisardi, obiettivo: risolvere il problema entro 48 ore». Così parlò Matteo Salvini, era il 12 febbraio 2019, a poco più di due settimane dal voto delle regionali in Sardegna prometteva di portare il prezzo del latte di pecora ad un euro al litro.
Da quell’annuncio di giorni ne sono passati ventitrè, per un totale di 552 ore ma la soluzione promessa dal ministro dell’Interno non è arrivata.
Non solo: non c’è nessun accordo sul prezzo del latte perchè i pastori hanno bocciato la proposta di 72 centesimi di euro al litro.
Un prezzo considerato troppo basso visto che i costi di produzione si aggirano attorno ai 70 centesimi/litro.
Cosa è successo dal 12 febbraio ad oggi? Le elezioni regionali, che hanno dato la vittoria a Salvini e al candidato del centrodestra. E così il ministro dell’Interno non ha più bisogno di girare la Sardegna e farsi fotografare mentre mangia pecorino o annusa forme di fiore sardo.
Il punto è che da quando si sono chiusi i seggi Salvini ha smesso di parlare dei pastori, del prezzo del latte e del pecorino romano. E soprattutto sono trascorsi molto più dei due giorni promessi per trovare una soluzione al problema.
E così mentre la trattativa ufficiale sembra essersi completamente arenata le proteste continuano e sale la tensione.
Ieri mattina due uomini incappucciati hanno bloccato ad Irgoli (Nuoro) una cisterna della Sarda formaggi e dopo aver svuotato sull’asfalto tremila litri di latte hanno dato fuoco al camion. Non è il primo assalto del genere e già diversi episodi simili si sono verificati nei giorni scorsi.
Salvini tace anche su questi episodi, ormai la questione non gli interessa più.
Non stanno zitti i pastori che vorrebbero invece stemperare la tensione e hanno subito condannato l’assalto all’autocisterna.
Andrea Mulas — uno dei rappresentati del movimento dei pastori — lo ha definito «Un gesto che non solo ci offende ma ci danneggia in un momento particolarmente delicato». Il momento delicato è il vertice con il prefetto previsto domani a Sassari.
Si discuterà del prezzo del latte, la base di partenza sono sempre quei 72 centesimi di euro al litro che la maggior parte dei pastori considera una cifra troppo bassa e al di sotto dei costi di produzione.
Una proposta che per altro è stata rifiutata anche un mese fa, prima dell’intervento risolutivo di Salvini e di Centinaio.
L’obiettivo minimo sono almeno i 74 centesimi al litro che se non altro coprirebbero le spese ma i pastori puntano alla cifra di un euro al litro. Un accordo si potrebbe raggiungere se gli industriali accettassero un prezzo per il latte di pecora di 80 centesimi al litro, ma le posizioni sembrano ancora molto lontane.
Così come Salvini che dopo un insolito attivismo sul tema (per essere il ministro dell’Interno) ha lasciato cadere la questione.
Un prezzo che è stato promesso sia da Salvini che da Centinaio, che però ora nelle poche dichiarazioni sull’argomento frenano riguardo alla possibilità di raggiungerlo in tempi brevi.
Il timore è che una volta portato a casa il risultato elettorale la Lega abbia archiviato la protesta dei pastori e che quindi ora gli allevatori si trovino da soli contro gli industriali in una posizione di debolezza.
Il vicepremier nel frattempo ha iniziato un’altra battaglia: quella per le regionali del 24 marzo in Basilicata.
(da agenzie)
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Marzo 7th, 2019 Riccardo Fucile UNO E TRINO: IMPEGNATO IN PARLAMENTO, REMUNERATO A VILLA CLAUDIA DOVE IN SEI MESI HA EFFETTUATO CINQUANTA INTERVENTI E PURE DIPENDENTE DI TOR VERGATA
Pierpaolo Sileri, volto emergente del MoVimento 5 Stelle, presidente della commissione Sanità di
Palazzo Madama e possibile ministro in un eventuale rimpasto al posto di Giulia Grillo, continua a lavorare nelle cliniche private.
L’accusa gli arriva da Stefano Zurlo sul Giornale, il quale sostiene che il chirurgo ha fatto la spola con una clinica privata della Capitale e ha effettuato numerosi interventi chirurgici, almeno cinquanta nel solo periodo marzo-agosto 2018, realizzando fatturati importanti per lui e per la struttura che lo ospitava.
La scoperta è arrivata grazie alla politica, si fa per dire.
Il primo febbraio l’assessore alla Sanità della giunta Zingaretti, Alessio D’Amato, aveva replicato alle solite critiche dell’iperattivo senatore con parole acuminate: «Basta andare sul sito dottori.it e potrete vedere che il presidente della Commissione al Senato ha anche un doppio lavoro perchè fa attività in strutture private accreditate della Regione Lazio con visite a 150 euro ed è anche un dipendente di Tor Vergata. Quindi prima di fare certe affermazioni dovrebbe spiegarci un po’ la sua etica».
Nel frattempo le “prove” sono però sparite dal sito, ma gli accertamenti da parte della Asl Roma-1 sono in corso, anche se il metodo utilizzato è sorprendentemente soft: non l’acquisizione diretta di carte e documenti ma una semplice richiesta alla controparte.
Se ne saprà qualcosa in più mercoledì prossimo, quando il dossier Sileri atterrerà pure in Consiglio regionale.
Sileri è autore di linee guida internazionali di pratica clinica, ha vinto quattro premi. E, conclude il Giornale, si è triplicato:
Sileri oggi è uno e trino: svolge l’attività parlamentare, bacchettando a destra e sinistra, ma continua, pur in aspettativa, a fornire le proprie prestazioni professionali. A Tor Vergata, saltuariamente, a titolo gratuito.
A Nuova Villa Claudia, questo il nome della struttura come specificato da Aurigemma, invece è stato remunerato. Con buona pace dell’etica.
(da “NextQuotidiano”)
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