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ELEZIONI SPAGNA: AFFERMAZIONE SOCIALISTA, SCONFITTA DELLE DESTRE, GOVERNO POSSIBILE SOLO CON PODEMOS E INDIPENDENTISTI, VOX SI FERMA AL 10%, CROLLO DEI POPOLARI

Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile

SERVONO 176 SEGGI: PSOE 28,8% (122 SEGGI), POPOLARI 16,7% (65 SEGGI), CIUDADANOS   15,8% (57 SEGGI), PODEMOS   14,3% (42 SEGGI), VOX 10,2% (24 SEGGI)

La Spagna corre veloce verso un nuovo periodo di incertezza politica, con le sinistre (socialisti più Podemos) che vincono nettamente le elezioni ma non hanno i numeri per governare.-
Lo spoglio è quasi concluso e le tendenze sono ormai chiare e confermano sostanzialmente quello che dicevano i sondaggi della vigilia e gli exit poll diffusi alla chiusura delle urne.
La vittoria relativa va nettamente allo Psoe di Pedro Sanchez seguito come secondo partito dal Pp, i popolari guidati da Pablo Casado, quasi raggiunti da Ciudadanos.
Ma la maggioranza è un rebus: infatti nè le sinistre unite nè i due partiti di centrodestra (nemmeno aggiungendo Vox) raggiungono i 176 seggi necessari per governare.
La festa alla sede dello Psoe intanto è iniziata: strade chiuse, traffico tenuto a distanza e una discreta folla è già  davanti alla sede del partito socialista spagnolo a Madrid.
I dati dello scrutinio reale – che potranno ancora cambiare, ma non sostanzialmente – danno il Partito socialista di Sanchez in testa con 122-123 seggi, a seguire il conservatore Partito popolare con 65 seggi, terzo Ciudadanos (C’s) con 57 seggi, quarto Podemos (Up) con 42 seggi e infine l’estrema destra di Vox, che entra per la prima volta al Parlamento nazionale, avrebbe 24 seggi.
L’alleanza Psoe+Up arriverebbe quindi a 164-165 seggi mentre l’eventuale coalizione delle destre unite (come Casado ha ipotizzato alla vigilia, ovvero Pp+C’s+Vox) sarebbe ancora più lontana dalla maggioranza, fermandosi a 148 seggi.
Con questi dati un’eventuale alleanza Psoe-Up dovrebbe appoggiarsi anche al Partito nazionale basco (Pnv), Coalizion Canaria (CC) e ad altri partiti indipendentisti per racimolare i seggi che mancano.
Il Pnv ottiene 6 seggi, i catalani Erc e Jxcat rispettivamente 15 e 7, i baschi di Euskal Herria Bildu 5, Coalicion Canaria 2, Compromis 1, Prc 1 e Cpm 1.
Rispetto alle scorse elezioni, lo Psoe guadagna decine di seggi: ne aveva solo 85. Crollano come previsto dai sondaggi il Pp, che aveva 137 seggi nel 2016, e Podemos, che ne aveva 71.
Per Ciudadanos è una buona affermazione, migliorando rispetto ai 32 seggi di tre anni fa e anche rispetto ai 40 del 2015.

(da agenzie)

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L’ULTIMA BALLA STRATOSFERICA DI SALVINI CHE “SE VINCE LE EUROPEE GLI SCONTANO L’IVA”

Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile

FORSE PENSAVA AGLI ANNI DI GALERA CHE DOVRA’ SCONTARE QUANDO NON POTRA’ PIU ‘ GODERE DELL’IMPUNITA’

Matteo Salvini non lascia (il coglionamento degli elettori), ma raddoppia.
Il Capitano, in un’intervista rilasciata a La Stampa, oggi riesce in un capolavoro di chiacchiera di prima qualità , sostenendo che l’Europa “non ci chiederà  l’IVA” se la Lega vince le elezioni.
Praticamente, il leader della Carroccio riesce nell’impresa di trovare un modo per questuare voti e anche per trovare la scusa dopo le elezioni: se ce li hanno chiesti lo stesso è perchè la Lega non ha vinto abbastanza, sembra già  voler dire.
Il colloquio con Andrea Malaguti comincia dalle accise
«Resisto perchè la gente in piazza mi chiede di andare avanti, di pensare al fisco, ai disabili, alla sanità . Alle cose concrete, insomma».
Concrete come le accise della benzina? Al primo consiglio dei ministri le taglio. Lo promise lei.
«Vero. Ma non potevo immaginare che ci sarebbe stata questa maggioranza, di cui pure vado orgoglioso. Ora stiamo valutando un intervento con tre scaglioni diversi e presto daremo un segnale».
E qui Salvini comincia subito a dare la colpa agli altri.
Poi continua:
Dove li trova i 23 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva?
«Sono serenissimo. Perchè credo il 27 maggio l’Europa cambierà  approccio. La politica europea va rivista interamente. Vedrete che dopo le elezioni nessuno ci verrà  a chiedere 23 miliardi».
In realtà , è il governo italiano che ha già  messo nero su bianco l’aumento dell’IVA e non l’Europa. E la necessità  dei conti in ordine, come ha appreso Salvini sulla sua pelle prima a giugno e poi durante le liti sulla Legge di Bilancio, nasce dalle “sanzioni” dei mercati, non da quelle dell’Europa.
Infine, c’è il capolavoro dei 600mila clandestini diventati 90mila:
Faccia finta di essere seduto sul divano e di vedere in tv un ministro che fino a ieri diceva: in Italia ci sono 600mila clandestini, e oggi si corregge: ce ne sono solo 90mila. Che penserebbe?
«Che è un uomo che all’opposizione aveva dei dati e oggi ne ha degli altri”
I dati sull’immigrazione sono in realtà  disponibili per la maggioranza e per l’opposizione sul sito del ministero dell’Interno dea tempo.

(da “NextQuotidiano”)

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TRE MILIONI DI EURO DI DONAZIONI SPARITI E FINITI AI FEDELISSIMI DI SALVINI, ORA DI MAIO SI SVEGLIA: “SITUAZIONE PESANTE, LA LEGA DEVE CHIARIRE”

Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile

L’INCHIESTA DOCUMENTATA DE L’ESPRESSO SVELA UN SISTEMA OSCURO DI GESTIONE DEI FONDI

L’annunciata inchiesta su L’Espresso sui tre milioni di euro di donazioni alla Lega misteriosamente spariti dalle casse del partito e ricomparsi nelle tasche di imprenditori vicini a Matteo Salvini è uscita oggi in edicola e immediatamente il Movimento cinque stelle è partito all’attacco: fonti interne infatti dichiarano che “l’inchiesta ulle donazioni presumibilmente destinate alla Lega e, secondo quanto scrive l’Espresso, gestite in modo controverso, è pesante. Lo è ancor di più se si unisce all’indagine per corruzione di Siri e ai rapporti del Carroccio con Paolo Arata, a sua volta vicino a Nicastri, secondo le carte un facilitatore della mafia in Sicilia. È tutto molto pesante, non abbiamo altre parole, è tutto molto pesante”
“Prima l’inchiesta per corruzione che vede coinvolto il sottosegretario leghista Armando Siri, adesso l’inchiesta de L’Espresso su un giro di donazioni poco chiare che sarebbero arrivate alla Lega. Siamo davanti a presunti giri di fondi oscuri, fatti di corruzione e legami di alcuni personaggi con ambienti mafiosi. È doverosa una spiegazione. E siamo certi che la Lega saprà  chiarire i fatti ai suoi elettori”. Così Manlio Di Stefano, sottosegretario M5s agli affari esteri.
Secondo l’inchiesta, questi soldi erano stati donati dai sostenitori leghisti proprio per Lega per Salvini Premier.
Tre milioni di euro scomparsi sia dalle casse del partito che da quelli delle società  da esso controllate, da Pontida Fin a Radio Padania.
Soldi finiti poi, rivela l’Espresso, nei conti di uomini vicinissimi a Salvini, come il tesoriere Giulio Centemero, i commercialisti bergamaschi Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, tutti e tre con ruoli nell’amministrazione dei conti del partito e fondatori dell’associazione Più Voci, quella finanziata dal costruttore Luca Parnasi con 250 mila euro.

(da agenzie)

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CANTU’, SALVINI FA IL COMIZIO NELLA PIAZZA DELLA ‘NDRANGHETA E “DIMENTICA” DI CITARLA: “PARLIAMO D’ALTRO”

Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile

ESTORSIONI CON CONDANNE PER 100 ANNI DI RECLUSIONE, MA PER IL COMUNE LEGHISTA ERANO SOLO ATTI DI BULLISMO E NON SI E’ COSTITUITO PARTE CIVILE

Matteo Salvini arriva a Cantù all’ora di pranzo per lanciare la volata alla candidata sindaca leghista, ma dal palco di piazza Garibaldi, già  teatro delle estorsioni e dei pestaggi dei rampolli della ‘ndrangheta, non pronuncia la parola mafia: “Stiamo lavorando su tre dossier al Ministero: la droga, le truffe agli anziani e i maltrattamenti nei confronti degli animali”.
Parole che vengono accolte con un’ovazione dai tanti militanti e cittadini leghisti accorsi in piazza.
“Qui il problema è la pavimentazione, non la ‘ndrangheta” racconta   un signore.
Accanto a lui, la vicesindaca Alice Galbiati, che si candida a diventare la prima cittadina, si pone come obiettivo “più sicurezza, più decoro e più legalità ”.
Peccato, però, che nel processo di primo grado, terminato con una sentenza di circa 100 anni agli imputati condannati anche per associazione mafiosa, il Comune abbia scelto di non costituirsi parte civile.
Perchè, aveva sostenuto l’amministrazione di centrodestra, si trattava solamente di “atti di bullismo”

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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SONDAGGIO NOTO: IL 50% DEGLI ITALIANI PENSA CHE IL GOVERNO CADRA’ DOPO LE ELEZIONI EUROPEE

Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile

LA MAGGIOR PARTE DEGLI ELETTORI VEDE ELEZIONI ANTICIPATE

Il 50% degli italiani ha deciso che il destino del governo Lega-M5S è segnato.
Lo riporta un sondaggio Noto che questa mattina compare sulle pagine del quotidiano Il Giorno-Il Resto del Carlino-La Nazione.
Stando a questi dati, la metà  della popolazione italiana intervistata dal sondaggista Antonio Noto ritiene che l’esperienza di governo si chiuderà  all’indomani della data delle elezioni europee del 26 maggio 2019.
Soltanto il 38%, invece, è di opinione diversa, mentre il restante 12% dichiara di non avere un’opinione in merito.
Ma ancor più chiara per gli italiani è la mossa da fare all’indomani dell’eventuale caduta del governo. Quasi la metà  degli intervistati, infatti, ritiene che siano necessarie nuove elezioni. Sarebbero le seconde nel giro di un anno e mezzo, una circostanza che — nella storia repubblicana — si ripetuta per altre due volte: nel 1994 e nel 1996.
Il 28% degli intervistati, invece, si augura una coalizione di governo diversa da quella attualmente in campo, anche se l’ipotesi risulta essere decisamente impraticabile, almeno stando alla conformazione delle due camere: l’unica strada numericamente percorribile, infatti, per avere una maggioranza sarebbe quella che unisce M5S e Partito Democratico.
Il 10%, invece, sottolinea l’importanza di avere un nuovo governo tecnico. Ma si tratta di un’ipotesi decisamente minoritaria.
Il dato comunque più rilevante sembra essere quello della percezione politica comune di una caduta del governo all’indomani delle elezioni europee del 2019, che saranno per questo motivo uno snodo più che mai cruciale nell’agone politico italiano. Più che in altri Paesi europei.
L’apertura di una crisi è determinata, nella percezione degli italiani, dalle continue dichiarazioni bellicose da parte degli alleati di governo che, in alcuni retroscena, si spingono a indicare proprio nel 27 maggio (giorno successivo alle europee) la data probabile per la caduta del governo Lega-M5s.

(da agenzie)

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PIZZAROTTI: “IL MOVIMENTO NON C’E’ PIU’, ORMAI E’ IL PARTITO DI DI MAIO”

Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile

“NEL M5S MANCA IL DISSENSO”… “IL PD DEVE CAMBIARE TUTTO”

“Il Movimento 5 stelle non esiste più. Oggi sono diventati il partito di Di Maio, non c’è dissenso all’interno”, dice Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, a Mezz’ora in più che aggiunge: “Di Battista è il Che Guevara dei 5 Stelle, mentre Fico è la parte di sinistra del movimento che però non ha mai risposto ai miei appelli. Oggi i 5 stelle sono schiavi dei consensi ed è evidente che devono tornare a parlare dei temi degli inizi”.
Il Capolista per la circoscrizione Nord est con Italia in Comune e + Europa parla dell’operato della sindaca Raggi: “Credo sia ostaggio di alcuni poteri”.
Cita il numero di assessori cambiati e domanda retorico “vengono da Livorno, Reggio Emilia, come se tra gli abitanti di Roma non ci fossero personaggi capaci”. conclude che “non riescono a costruirsi una classe dirigente competente”.
Sul Salva-Roma dice: “È evidente che Roma debba essere gestita diversamente”. Attacca poi la legge sulla legittima difesa: “È una legge strumentale”
Del Partito democratico dice: “È ostaggio di dinamiche interne, correnti e personalismi, lo vediamo nelle candidature. Se un partito va rinnovato, va aperto. Deve cambiare tutto”.
Sulle possibile caduta del governo dopo le europee non si sbilancia: “Dipenderà  da chi chiuderà  la Finanziaria. Magari gli farà  comodo far cadere tutto per avere una amministrazione tecnica ed arrivare a elezioni dopo, con la finanziaria fatta”.
Sulla sua candidatura come capolista alle europee spiega: “Tante volte ho detto di essere stato vicino alla componente Radicale. Alle ultime elezioni ho sostenuto dall’esterno + Europa, coerente con i miei valori, i miei ideali. Quando il movimento 5 stelle si inventò un referendum per uscire dall’Euro, mi dissi contrario. L’Europa va migliorata ma io non credo nell’uscita dall’Euro o dall’Europa. Io non vivo di politica, lavoro per quello in cui credo ed è una grande libertà ”

(da “Huffingtonpost”)

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DAGLI SCAFISTI DEL MARE AGLI SCAFISTI DELLO SPORT

Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile

LA FIGURACCIA DELLA MARATONA DI TRIESTE

Gli scafisti della politica navigano nelle acque sicure dove sanno che la pesca è buona.
Verificano le paure della gente e poi, individuatane una la ripropongono in tutte le salse sperando di poter ottenere sempre il solito effetto: quel misto di rabbia e indignazione che li elegge uomini forti al comando di un Paese che rischia sempre di sbandare e che finirebbe certo male se non ci fossero loro.
Questo fanno gli scafisti della politica.
Così nella nostra politica attuale, quella che ha individuato il mare come portatore unico di qualsiasi rischio e qualsiasi sfiga, hanno pensato che per accarezzare la xenofobia (e più sotto il razzismo, strisciante e unto) qualcuno deve avere pensato che se funzionano gli scafisti del Mediterraneo allora funzioneranno anche gli scafisti nello sport, e, che ne so, gli scafisti del commercio all’ingrosso, gli scafisti del succo d’arancia, gli scafisti dei pantaloncini corti oppure gli scafisti del trasporto pubblico.
Nella loro banalità  (e nella nostra) credono che basti infarcire con la parola qualsiasi tema, senza nemmeno prendersi la briga di analizzarlo con un po’ di serenità  per ottenere sempre il medesimo successo. Poi, ovviamente, sbagliano, e dicono che era tutto solo una provocazione.
Che poi la provocazione sia avvenuta sul colore della pelle sembra non interessare a nessuno, come se fosse un incidente di percorso
Così è successo a Trieste dove l’organizzazione dell’abituale maratona aveva pensato bene di vietare la partecipazione agli atleti africani per punire i presunti scafisti dell’atletica leggera che pagherebbero troppo poco i partecipanti non europei e per il loro bene.
Funziona così, il giochetto retorico è sempre lo stesso: negare un diritto e rivenderlo come una difesa è roba già  vista e stravista. Quando sono stati presi in castagna, loro e la loro stupida idea ci hanno detto che era una provocazione per sollevare il problema prima di ritornare sui propri passi.
E capire sinceramente quale sia il problema diventa difficilissimo da immaginare visto che da quelle parti si è parlato più che altro del colore della pelle degli uni rispetto agli altri.
E tutto ha il sapore del dietrofront per averla sparata davvero un po’ grossa.
Poi è arrivato il sottosegretario della Lega Giorgetti a dirci che sì, l’idea era una pessima idea, ma dobbiamo stare attenti agli scafisti dello sport. E tutti a riprenderlo come se avesse detto qualcosa di intelligente. E fa niente che non voglia dire niente.
Perchè di questo passo anche il nostro capo ufficio diventerà  lo scafista della fotocopiatrice e ci sarà  qualcuno che batterà  le mani, ammaestrato.

(da TPI)

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IL SUPREMATISMO BIANCO, INCUBO D’AMERICA

Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile

TRUMP HA TOLTO 10 MILIONI DI DOLLARI AI GRUPPI CHE COMBATTONO I RAZZISTI

Donald Trump lo ha definito “un crimine d’odio”. Ma le parole che il presidente Usa non riesce a pronunciare sono due “suprematismo bianco”.
Di questo universo impastato di odio antisemita, faceva parte John Earnest, il diciannovenne autore dell’attacco alla sinagoga di Poway, nella contea di San Diego, California, che ha provocato un morto e tre feriti. Come i suoi “eroi” anche Earnest ha postato prima dell’attacco il suo “manifesto”.
Il killer lo ha riempito con copia/incolla, tesi a volte posticce, parla di “rivoluzione”. In questo ha emulato Breton Tarrant, lo stragista della Nuova Zelanda diventato suo ispiratore e modello. Nelle lunghe pagine cita anche Robert Bower, l’assassino responsabile del massacro alla sinagoga di Pittsburgh avvenuta esattamente sei mesi fa.
Il manifesto di Earnest è zeppo di dichiarazioni d’odio contro ebrei, musulmani, afroamericani, ispanici, immigrati e femministe, così come altri gruppi e minoranze.
“Ogni ebreo è responsabile del genocidio meticolosamente pianificato della razza europea”, delira il diciannovenne terrorista.
Earnest ripropone anche la teoria, molto popolare negli ambienti di estrema desta americani, del “complotto giudaico”, e cioè del piano pilotato dagli ebrei di “sostituire” americani bianchi con immigrati provenienti da altri Paesi.
Nel documento, scrive il Washington Post, Earnest rivendica di aver dato fuoco un mese fa ad una moschea nella località  californiana di Escondido, a poche miglia dalla sinagoga in cui è avvenuta la sparatoria. Gli estremisti del “white power”si passano il testimone, indicano a chi li vuole seguire cosa fare.
Gli attentatori suprematisti amano l’esibizione mediatica, agiscono rivolgendosi sempre a un’audience a un pubblico che credono ricettivo alle loro idee, hanno sempre contatti con gruppi più o meno radicali. Le loro idee, le loro parole d’ordine, non sono estranee alle destre sovraniste in crescita in tutto il globo.
Il mondo degli Earnest, dei Tarrant, dei Bower, è il mondo dei “suprematisti bianchi”, che possono contare su oltre 1022 siti che fanno riferimento a idee e pratiche razziste, che indottrinano e addestrano, in Rete, gli affiliati e chi, anche se “cane sciolto” vuole farsi giustizia da sè: aprendo il fuoco contro un centro in cui si pratica l’aborto, aggredendo persone di colore, e aprendo la caccia all'”islamico”.
Gruppi che hanno come centro propulsivo gli Stati Uniti.
I suprematisti bianchi, sono cresciuti di numero dopo le presidenziali del 2016. Alcuni appartengono al gruppo Vanguard America, usano slogan razzisti, iconografie connesse a simboli del passato e ora sulla loro divisa, polo bianca e pantaloni khaki, molti hanno aggiunto il cappellino rosso con la scritta “Make America Great Again”, motto della campagna elettorale di Trump. Un’immagine che ha creato imbarazzo per la Casa Bianca.
Attualmente sono 1124 gruppi razzisti che sostengono idee come la supremazia bianca basata sulla teorica superiorità  di questa razza su afro-americani, ispanici, arabi o ebrei.
Queste credenze, basate sull’odio hanno fondamenta politiche e sociali, che a volte partono da una base religiosa spesso legata al cristianesimo fondamentalista Nel 2017, secondo i dati americani, il 60-70% degli omicidi di stampo politico, ideologico o religioso, sono stati messi in atto da suprematisti bianchi
o da gruppi di estrema destra, neonazisti. E sono largamente superiori a quelli commessi dagli estremisti islamici.
È stato stimato che un numero tra 150mila a 200mila persone si iscrivono a pubblicazioni razziste, partecipano alle loro marce e manifestazioni e donano denaro. Circa 150 programmi radiofonici e televisivi indipendenti vengono trasmessi settimanalmente e raggiungono centinaia di migliaia di simpatizzanti. Saint Tarrant, il nuovo cavaliere crociato che “pulisce il mondo dalla feccia musulmana”.
Ma anche James Mason, un membro del partito neonazista americano che idolatrava Hitler e Charles Manson, ispiratore del gruppo Atomwaffen, sospettato di diversi omicidi.
O ancora il norvegese Andres Breivik, autore della strage di Utoya, o lo youtuber da 53 milioni di follower PewDiePie, accusato di antisemitismo.
Sono questi gli eroi dei lupi solitari di destra che si radicalizzano in rete, nei canali come 8chan trovano manifesti preconfezionati per motivare le loro azioni e sul Deep Web comprano armi, abbigliamento militare per entrare in azione, magari utilizzando Bitcoin per evitare di essere rintracciati o per finanziare le loro ricerche «sul campo».
Il nemico sono gli “infedeli”, i musulmani, gli ebrei, i gay, le donne. I target: le moschee, le sinagoghe, i luoghi di ritrovo di chi invece vive liberamente la sua vita.
All’interno del movimento bianco suprematista, i gruppi neonazisti hanno registrato la crescita maggiore, aumentando del 22 per cento. I gruppi anti-musulmani sono saliti per un terzo anno consecutivo. Nella South Carolina, ad esempio, secondo il Southern Poverty Law Center, operano almeno 19 “hate groups”, cioè i gruppi che fanno dell’odio la propria cifra. Tra i gruppi che operano attivamente si includono: neonazisti, miliziani del Ku Klux Klan, nazionalisti bianchi, neoconfederati, teste rasate di taglio razzista, vigilanti frontalieri.
I gruppi neonazi nel 2008 erano 159, otto anni dopo sono saliti a 1384. Tra i più attivi: American front, American guard, Hammerskins, National alliance, National socialist American labor party, National socialist vanguard, Nsdap/Ao, White aryan resistance. Il suprematismo bianco Usa corre anche sul web. Un recente studio del Simon Wiesenthal Center ha identificato più di 12mila gruppi di odio xenofobo e antisemita sul web. La League of the South sul proprio sito avverte: “Se ci chiamerete razzisti, la nostra risposta sarà : e allora?”.
L’amministrazione Trump ha tagliato i fondi per 10 milioni di dollari a diversi gruppi che combattono l’estremismo di destra negli Stati Uniti per un programma mirato alla de-radicalizzazione dei neonazisti.
Dagli Stati Uniti, il fenomeno dei gruppi anti-islamici, che sempre più prendono il connotato militante di gruppi anti-migranti, si è esteso nel Vecchio Continente, in particolare nel Nord ed Est Europa. Un esempio, sono i “Soldati di Odino”, un gruppo di estremisti di destra che pattuglia le strade della Finlandia con l’obiettivo di “proteggere gli abitanti del posto dagli immigrati”: una pratica che si sta iniziando a diffondere in altre nazioni scandinave e baltiche, suscitando preoccupazione nelle autorità . Questi autoproclamati “patrioti”, che prendono il proprio nome dal re degli dei della mitologia nordica, aspirano a diventare “gli occhi e le orecchie” dei poliziotti, i quali – secondo loro – farebbero oggi sempre più fatica a portare a termine i compiti assegnati.
Dal Nord-Est al cuore dell’Europa: Gran Bretagna e Germania. Nel Regno Unito, l’estrema destra (suprematista, razzista, isolazionista, anti-migranti) fa proseliti e ha un seguito crescente. Materiale estremista è disponibile ovunque sulla Rete. Un gruppo come National Action, quello che è nato per
“celebrare” la morte della deputata laburista Jo Cox, conta su un centinaio di militanti, ma i suoi video su YouTube hanno quasi 2800 adepti. Proclamano una “White Jihad”, una guerra santa bianca, che significa rendere omogenea e aderente “ai valori tradizionali inglesi” questa terra che oggi invece ospita persone provenienti da ogni angolo del mondo ed è un crogiolo di culture.
“I rifugiati non sono i benvenuti»”si legge in uno dei loro proclami che va di pari passo alla proclamazione che “Hitler aveva ragione, i rifugiati devono tornare a casa”. Thomas Mair, 54 anni, l’assassino (16 luglio 2016) di Cox, era legato al gruppo suprematista bianco Springbok Club, visceralmente ostile all’Europa e simpatizzante del vecchio apartheid sudafricano.
Le prove emerse al processo, conclusosi con la condanna all’ergastolo dell’assassino della quarantunenne deputata laburista, hanno dimostrato che Mair ha ucciso Jo Cox sulla spinta di un’ideologia neonazista, razzista e suprematista bianca.
La polizia aveva trovato nella sua abitazione simboli e libri sul Terzo Reich, sul Sudafrica dell’apartheid e su movimenti razzisti di altri Paesi. Prima di Mair, ad entrare in azione (nel 2013) era stato Pavlo Lapshin, neonazista ucraino trapiantato a Birmingham, che uccise un’anziano musulmano. e si preparava a piazzare esplosivi in varie moschee.
Lapshin era un suprematista, così come David Copeland, l’uomo che ha ucciso tre persone in una serie di attacchi dinamitardi e voleva dare inizio ad una guerra civile nel Paese. Un altro dinamitardo – Ryan McGee – era un estimatore del Ku Klux Klan. McGee è stato fermato in tempo per evitare una strage. Come Ian Forman, che stava pianificando di attaccare una moschea, e passava ore nella sua camera da letto indossando cimeli nazisti e postando messaggi razzisti sul web.
Il ministero dell’Interno britannico ha dichiaro fuori legge un gruppo dell’ultradestra inglese denominato “National Action”, accusato di progettare e istigare atti di violenza razzisti.
Dal Regno Unito alla Germania. Qui è nato il movimento “Pegida” i “patrioti europei contro l’islamizzazione dei paesi occidentali” (Patriotische Europà¤er gegen die Islamisierung des Abendlandes), movimento sta catalizzando l’attenzione di tutti i discorsi riguardanti l’islamismo e l’anti-islamismo in Germania.
Nel febbraio 2015, “Pegida” ha reintegrato nel suo comitato di direzione il leader del gruppo Lutz Bachmann, che si era dimesso il 21 gennaio dello stesso anno dopo che il giornale tedesco Bild aveva pubblicato una sua foto in cui mostrava un taglio di capelli e di baffi che ricordava quello di Hitler. “Gli estremisti di destra — si legge nel rapporto — hanno scoperto come condurre la loro guerra via Intemet, come usare la “elecronic warfare”. Simili tattiche hanno indotto le autorità  di alcuni Stati a mettere in guardia contro le derive terroristiche dello spettro dell’estrema destra. In più la potenziale violenza è coltivata dai peggior tipi di giochi elettronici, diventati arma politica vera e propria utilizzata abilmente dai neo-nazi. Questi siti hanno un pubblico fedele e ampio, costituito non di semplici curiosi, ma di persone che sull’odio hanno costruito il proprio rapporto col mondo e usano Internet per ritrovarsi, scambiarsi informazioni, infiammarsi reciprocamente, creare steccati, alzare barriere, scavare fossati. E assaltare moschee.
E’ l’internazionale del separatismo. Internazionale del terrore bianco.

(da “Huffingtonpost”)

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EXIT POLL SPAGNA: SOCIALISTI PRIMO PARTITO 28,1%, POPOLARI 17,8%, CIUDADANOS 16,1%, PODEMOS 14,1%, VOX 12,1%

Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile

MAGGIORANZA REBUS: POSSIBILE SOLO UN GOVERNO TRA SOCIALISTI, PODEMOS E INDIPENDENTISTI… I TRE PARTITI DI DESTRA TAGLIATI FUORI

Urne chiuse in Spagna per le elezioni politiche, e gli opinion poll di Gad3 – di cui è tutta da verificare l’affidabilità  – disegnano una situazione di stallo da un punto di vista politico. La vittoria relativa, come previsto, va allo Psoe di Pedro Sanchez seguiti dal Pp, i popolari guidati da Pablo Casado. Ma la maggioranza è incerta e dovrà  essere verificata con lo spoglio effettivo. Infatti nessuna delle maggioranze più plausibili raggiunge i 176 seggi necessari per la maggioranza.
Gli exit poll di Gad3 per Tve danno il Partito socialista (28,1%) tra 116 e 121 seggi e Unidos Podemos (Up, al 14,1%) tra 42 e 45, per un totale tra 158 e 166 deputati.
Sul fronte ‘destro’, il Partido Popular (17,8%) otterrebbe tra 69 e 73 seggi, Ciudadanos (C’s, al 16,1%) tra 48 e 49 e Vox 36-38.
Anche la destra se si unisse (come Casado ha ipotizzato alla vigilia) non avrebbe la maggioranza, fermandosi a un range tra 153 e 160 seggi.
Ora c’è l’attesa per i primi dati reali e le proiezioni. Se gli exit poll fossero confermati, un’eventuale alleanza Psoe-Up dovrebbe appoggiarsi anche ai partiti indipendentisti per racimolare i seggi che mancano.

(da agenzie)

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