Giugno 7th, 2019 Riccardo Fucile
LA LEGA NON E’ RIUSCITA AD AGGREGARE NESSUNO AL GRUPPO, IL M5S E’ RESTATO DA SOLO
La naturale dimensione del successone di Lega e MoVimento 5 Stelle alle elezioni europee è certificato oggi da un articolo a firma di Francesca Basso sul Corriere della Sera, nel quale si racconta che entrambi i partiti hanno molti problemi a trovare una collocazione perchè gli eletti sono troppo pochi:
La Lega con i suoi 28 eletti ostenta sicurezza, ma l’alleanza sovranista di estrema destra lanciata dal vicepremier Matteo Salvini l’8 aprile scorso, sotto l’insegna dell’Europa delle nazioni e della libertà (Enf), non è riuscita ad allargare il fronte quanto avrebbe voluto.
Non ha convinto il Pis del leader polacco Jaroslaw Kaczynski, che per evidenti motivi storici non può condividere le posizioni filorusse di Salvini e dei suoi alleati Marine Le Pen del Rassemblement National (ex Fronte nazionale) e di Jà¶rg Meuthen dell’Alternative fà¼r Deutschland (AfD)
La Lega non è riuscita nemmeno a strappare Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orbà¡n, dall’abbraccio del Ppe, che ha sospeso la formazione magiara prima delle elezioni. Anche il leader del Brexit Party, Nigel Farage, dopo un iniziale avvicinamento, si è tirato indietro.
Più critica la situazione del M5S: l’Efdd (Europa della libertà e della democrazia diretta) di cui ha fatto parte nella legislatura che si è chiusa ha perso gli esponenti francesi, polacchi e lituani oltre ai britannici di Farage.
I tentativi di alleanze prima delle elezioni non si sono concretizzati e ora il M5S sta valutando i gruppi in cui non ci sono già italiani e con affinità politiche. In base ai voti espressi a Strasburgo le maggiori vicinanze sarebbero con la sinistra (Gue) e i Verdi.
(da agenzie)
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Giugno 7th, 2019 Riccardo Fucile
“L’INTESA AVREBBE RESO PIU’ FRAGILE RENAULT”… “ELKANN NON MERITA CRITICHE, LUI VOLEVA CORRERE, NOI AVERE PIU’ GARANZIE, OGNUNO E’ RIMASTO FEDELE ALLA PROPRIA LINEA”
Dopo un Cda della Renault lungo e complicato, mercoledì sera, la Fca ha ritirato la sua offerta di fusione. Chi è responsabile di questo fallimento?
“La Fca ha fatto la scelta di ritirare la sua offerta. È una scelta che rispetto. Questa operazione rappresentava una bella opportunità sul piano industriale. Questo resta vero. Ma lo Stato, azionista di riferimento della Renault, aveva fissato delle condizioni che dovevano essere tutte soddisfatte. Siamo stati chiari fin dal principio. Volevamo degli impegni sulla preservazione dei livelli occupazionali e dei siti di produzione in Francia. Chiedevamo anche garanzie sulla governance del futuro gruppo, e auspicavamo che partecipasse al programma sulle batterie elettriche. Ma la prima delle nostre richieste era che questa fusione avvenisse nel quadro dell’alleanza tra Renault e Nissan. Questo presupponeva che i rappresentanti della Nissan all’interno del consiglio d’amministrazione della Renault votassero a favore del progetto. Mercoledì sera, questa condizione non era soddisfatta: il nostro partner si sarebbe astenuto in caso di voto nel Cda della Renault. Avremmo potuto prendere più tempo per ottenere il loro sostegno, necessario per lanciare la fusione su basi chiare e solide. Tanto più che il mio viaggio in Giappone alla fine di questa settimana, per il G20 dei ministri economici, mi permetteva di proseguire le discussioni con i nostri partner giapponesi. La Fca ha fatto una scelta diversa”.
Un voto mercoledì sulla proposta della Fca serviva semplicemente ad aprire una nuova fase di discussioni. Questo lasciava tempo per proseguire il negoziato con la Nissan senza uccidere il progetto…
“In un’operazione di questa portata, dove sono in gioco centinaia di migliaia di posti di lavoro, più di 30 miliardi di euro di capitalizzazione di Borsa, tecnologie di avanguardia, non possiamo permetterci il lusso di avere qualcuno che non è pienamente convinto. Se alcuni partner esprimono delle reticenze, si può star certi che il progetto fallirà . Non volevamo prendere nessun rischio, nè per l’alleanza con la Nissan nè per la Renault. L’alleanza tra Renault e Nissan esiste da vent’anni. È uno degli elementi chiave del rafforzamento della Renault, cioè del nostro strumento industriale. La Renault sono circa 4 milioni di veicoli prodotti. Nissan e Mitsubishi, circa 7 milioni. Questa alleanza ci ha permesso di creare delle sinergie sulle piattaforme, di fare la corsa in testa sul piano delle tecnologie a bordo e dei veicoli elettrici. Prendersi il minimo rischio di indebolirla sarebbe stato irresponsabile”.
Questo fallimento rimette in discussione il ruolo di Jean-Dominique Senard alla testa della Renault?
“Jean-Dominique Senard ha la mia fiducia”.
Lei insiste sul rafforzamento dell’alleanza. Ma bisogna essere in due a volerlo e la Nissan dall’inizio dell’anno oppone resistenza agli sforzi di Jean-Dominique Senard. Non è stato un errore dare così tanto peso al gruppo giapponese nel negoziato fra la Renault e la Fca?
“L’azionista pubblico ha mostrato la sua lealtà verso il partner giapponese e la sua costanza nelle scelte strategiche fatte vent’anni fa. La lealtà e la costanza contano, anche nel mondo degli affari. Tuttavia, le cose non possono rimanere così. La governance attuale dev’essere più efficace e più rispettosa degli equilibri fra i due partner. Gli sviluppi tecnologici devono essere accelerati”.
Il fallimento delle trattative con la Fca non rischia di rendere più fragile la Renault, subordinando per di più la sua capacità di movimento strategica alla buona volontà della Nissan…?
“La Renault ha delle carte importanti! La Renault è una casa automobilistica solida, che è un passo avanti a tutte le altre nei veicoli elettrici, che possiede dei marchi forti, dalle auto economiche come la Dacia o la Lada fino alle auto sportive prestigiose come l’Alpine. E la Renault è in una situazione finanziaria sana. Quello che avrebbe reso più fragile la Renault sarebbe stato impegnarsi in un’operazione senza basi chiare, trasparenti e solide”.
La sua posizione però è paradossale: lei afferma che il ruolo dello Stato non è quello di gestire imprese commerciali, ma al tempo stesso il governo è onnipresente nel dossier Renault.
“Perchè lo Stato è l’azionista storico della Renault. Che cosa avrebbero detto se avessimo svenduto gli interessi industriali della Francia? Che cosa avrebbero detto se non avessimo tenuto contro delle preoccupazioni del nostro partner giapponese? La situazione attuale è che lo Stato possiede il 15 per cento della Renault. E deve assumersi le sue responsabilità “.
Non aveva nessuna stretta al cuore, all’idea che la Renault, l’antica Règie Nationale, potesse passare sotto il controllo di una società olandese?
“Quello che mi fa stringere il cuore è quando vedo delle fabbriche che chiudono e dei lavori nell’industria minacciati. E per garantire un futuro solido alla Renault e ai dipendenti della Renault, che siano a Clèon, a Sandouville o altrove, bisogna portare a termine la rivoluzione tecnologica in corso. Continuo a sostenere che questa operazione era un’opportunità industriale. Avere una sede in Olanda era un’idea che si poteva contemplare, considerando che la Francia conservava una sede operativa che copriva l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa. Guardate l’Airbus, che è uno straordinario successo. La sede sociale è ad Amsterdam. Ma la sede dello sviluppo aeronautico è a Tolosa”.
John Elkann, il presidente della Fca, è stato troppo intransigente e troppo goloso?
“John Elkann ha svolto il suo ruolo di presidente della Fca. Aveva la libertà di ritirare la sua offerta. Lui voleva andare avanti rapidamente, mentre noi volevamo prenderci più tempo per mettere in sicurezza un progetto che poteva avere impatti industriali e tecnologici considerevoli. Ognuno è rimasto fedele alla sua logica, nessuno merita critiche”.
Il matrimonio tra Renault e Fca non è andato in porto. Quello tra Psa e Fca è possibile?
“Ci saranno dei movimenti di concentrazione nell’industria automobilistica nei mesi e negli anni a venire. È indispensabile per finanziare gli investimenti nei veicoli elettrici, autonomi e connessi, che sono quantificati in decine di miliardi. Non sono al corrente di nuove operazioni”.
(da “La Repubblica”)
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Giugno 7th, 2019 Riccardo Fucile
CARLOTTA SAMI (UNHCR): “IN 24 ORE 700 PERSONE ALLA DERIVA NEL MEDITERRANEO”
La Asso 25, la nave commerciale che ieri pomeriggio ha salvato 62 migranti nel Mediterraneo, sbarchera’ a Pozzallo.
La destinazione e’ stata comunicata dalla Guardia costiera al comandante che ieri sera aveva cominciato a fare rotta verso Lampedusa.
La nave, rimorchiatore di appoggio alle piattaforme petrolifere off shore, e’ stata coinvolta ieri pomeriggio per dare soccorso ad un gommone che sembra fosse stato avvistato gia’ mercoledi da alcuni aerei in perlustrazione senza che pero’ alcun mezzo navale intervenisse.
I migranti a bordo erano riusciti a mettersi in contatto con il centralino Alarm phone mentre erano in zona Sar maltese ma nessuno sarebbe andato in loro soccorso e avrebbero passato la notte in mare.
I 62 a bordo della Asso 25 erano a bordo di una delle tante imbarcazioni fatte partire mercoledì dai trafficanti libici, tre delle quali con 370 persone salvate dalla Marina maltese, altre riportate indietro dai libici intervenuti quando alcuni erano già in acqua.
E Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, denuncia:” 700 persone alla deriva in 24 ore nel Mediterraneo. Non parliamo per decenza di pull factor. Nessuna Ong puo’ essere presente. E ancor peggio nessun sistema di soccorso. Stiamo perdendo vite umane e l’esperienza preziosa di anni di salvataggio che rendevano onore a chi li faceva’.
Non sono ancora chiari i contorni di questo salvataggio di cui e’ stata informata la sala operativa della Guardia costiera di Roma. Che questa mattina ha finalmente dato l’indicazione di dirigersi verso Pozzallo
E’ la prima volta, dall’emanazione delle direttive Salvini, che una nave commerciale soccorre migranti e li sbarca in Italia.
Del nuovo caso ieri sera era stata informata la Procura della Repubblica di Agrigento ma adesso la competenza passa a Ragusa.
(da agenzie)
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Giugno 7th, 2019 Riccardo Fucile
SCENDE IN STRADA INVECE CHE CHIAMARE LA POLIZIA O SPARARE IN ARIA E UCCIDE UNO DEI MALVIVENTI CHE STAVA FORZANDO LA SARACINESCA
Furto con sparatoria, nella notte, a Pavone Canavese, alle porte del quartiere San Bernardo di Ivrea.
Secondo le prime ricostruzioni il tabaccaio, che abita sopra il locale, ha sentito dei rumori ed è sceso armato.
Di fronte ai tre uomini muniti di palanchino, ha fatto fuoco, sparando sette colpi, dalla soglia della tabaccheria e colpendo al petto la vittima, un incensurato.
La sparatoria è avvenuta poco dopo le 3 in via Torino. Sarebbero stati sparati sette colpi. La vittima è un uomo originario della Moldavia. I due complici sono riusciti a scappare. Il tabaccaio è stato indagato per eccesso colposo di legittima difesa.
Questa mattina l’uomo, il 67enne Marcellino Iachi Bovin (detto “Franco”), è stato ascoltato in Procura a Ivrea ed è indagato per eccesso colposo di legittima: si è avvalso della facoltà di non rispondere.
(da agenzie)
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